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LEGISLAZIONE DEL TURISMO

DIRITTO PUBBLICO = è quella parte del diritto che si occupa dei rapporti
che intercorrono tra l’autorità pubblica da un lato e i soggetti privati
dall’altro, cioè tra due soggetti che non si trovano in condizione di parità ,
posto che l’autorità pubblica di norma porta avanti degli interessi collettivi
che tendenzialmente prevalgono sull’interesse privato.

DIRITTO PRIVATO = è quella parte del diritto che si occupa dei rapporti che
intercorrono tra soggetti privati o anche tra un soggetto pubblico ed un
soggetto privato che si trovino, tuttavia, in condizioni di parità .

Il DIRITTO DEL TURISMO ricade in ambedue i settori, dimostrandosi


“interdisciplinare”.

PRINCIPALI ARGOMENTI DELLE ISTITUZIONI DI DIRITTO PUBBLICO


Ordinamento giuridico: lo Stato
Forma di Stato
Forma di governo
Fonti del diritto
Parlamento
Governo
Presidente della Repubblica
Libertà fondamentali
Pubblica amministrazione
Ordinamento regionale
Ordinamento europeo
Potere giudiziario
Corte costituzionale

LA COSTITUZIONE
La Costituzione si colloca al vertice del sistema delle fonti ed è il testo
normativo che individua l’assetto fondamentale di un dato ordinamento.
La Costituzione delinea:
1) Forma di Stato (rapporto tra Governanti e Governati)
2) Forma di governo (rapporto tra organi di vertice di un dato ordinamento)
3) Sistema delle fonti del diritto

CARATTERISTICHE DELLE COSTITUZIONI


1) SCRITTA O NON SCRITTA (CONSUETUDINARIA)
2) FLESSIBILE O RIGIDA
3) CONCESSA O VOTATA
4) BREVI O LUNGHE
COSTITUZIONE IN SENSO FORMALE O MATERIALE

DALLO STATUTO ALBERTINO ALLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA


STATUTO ALBERTINO (1848) = scritto, flessibile, concesso e breve

PATTO DI SALERNO (1944) = tregua istituzionale

PRIMA COSTITUZIONE PROVVISORIA (d.l. lgt. n. 151 del 1944)
Art. 1 - «Dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali
saranno scelte dal popolo italiano che a tal fine eleggerà , a suffragio universale diretto e segreto, una
Assemblea Costituente per deliberare la nuova costituzione dello Stato.
I modi e le procedure saranno stabiliti con successivo provvedimento».

SECONDA COSTITUZIONE PROVVISORIA (d.lgs. lgt. n. 98 del 1946)

Art. 1 - «Contemporaneamente alle elezioni per l’Assemblea


Costituente il popolo sarà chiamato a decidere mediante referendum sulla
forma istituzionale dello Stato (Repubblica o Monarchia)».

Art. 2 - «Qualora la maggioranza degli elettori votanti si pronunci in


favore della Repubblica, l’Assemblea, dopo la sua costituzione, come suo
primo atto, eleggerà il Capo provvisorio dello Stato, che eserciterà le sue
funzioni, fino a quando sarà nominato il Capo dello Stato a norma della
Costituzione deliberata dall’Assemblea.
[…]
Qualora la maggioranza degli elettori votanti si pronunci in favore della
Monarchia, continuerà l’attuale regime Luogotenenziale fino alla entrata
in vigore delle deliberazioni dell’Assemblea sulla nuova Costituzione e sul
Capo dello Stato».

REFERENDUM ISTITUZIONALE e VOTAZIONI (2 giugno 1946) = scelta
istituzionale ed elezione Assemblea costituente (556 membri)

ESITO REFERENDUM ISTITUZIONALE


REPUBBLICA MONARCHIA
12.717.923 voti 10.719.284 voti +
1.498.136 bianche/nulle=
12.217.420

COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA (entra in vigore il 1° gennaio
1948) = scritta, votata, rigida, lunga, programmatica, aperta

STRUTTURA DELLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA


PRINCIPI FONDAMENTALI
Artt. da 1 a 12

PARTE PRIMA
DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI
Artt. da 13 a 54
titolo I: Rapporti civili
titolo II: Rapporti etico-sociali
titolo III: Rapporti economici
titolo IV: Rapporti politici

PARTE SECONDA
ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA
Artt. da 55 a 139
titolo I: Il Parlamento
titolo II: Il Presidente della Repubblica
titolo III: Il Governo
titolo IV: La Magistratura
titolo V: Le Regioni, le Province, i Comuni
titolo VI: Garanzie costituzionali
FONTI DEL DIRITTO
1) FONTI DI PRODUZIONE DEL DIRITTO
2) FONTI SULLA PRODUZIONE DEL DIRITTO (es. art. 70-72 Cost.)
3) FONTI DI COGNIZIONE DEL DIRITTO (GU – BUR)

FONTE DI PRODUZIONE DEL DIRITTO = ciascun ATTO o FATTO abilitato


dall’ordinamento giuridico a porre in essere norme giuridiche e, pertanto,
a innovare l’ordinamento giuridico stesso.

FONTE-ATTO
FONTE-FATTO

FONTE SULLA PRODUZIONE DEL DIRITTO = si tratta di quelle fonti che


individuano i soggetti titolari del potere normativo e il procedimento che
deve essere seguito per la formazione delle norme giuridiche

FONTE SULLA COGNIZIONE DEL DIRITTO = si tratta dei testi che danno
notizia legale e conoscibilità delle norme giuridiche

FONTE-ATTO = manifestazioni di volontà espresse da un soggetto


legittimato dall’ordinamento, e in particolare dalla Costituzione, a porre in
essere norme giuridiche (infra).

FONTE-FATTO = consiste in comportamenti oggettivi (fatti che vengono


denominati consuetudini o usi) o in atti posti in essere da soggetti esterni
al nostro ordinamento che sono considerati come presupposti per la
formazione-produzione di norme interne.

Coincidono con le fonti non scritte (consuetudini) o con le fonti-atto di altri
ordinamenti esterni al nostro

LA CONSUETUDINE
Fonte-fatto per eccellenza, coincide con il diritto non scritto, nasce in
presenza di due condizioni:
1) Elemento oggettivo = diuturnitas, longa repetitio
+
2) Elemento soggettivo = opinio iuris ac necessitatis
TIPOLOGIE DI CONSUETUDINE
1) Consuetudine di diritto comune (livello più basso della gerarchia delle
fonti)
2) Consuetudine costituzionale (rango costituzionale)
3) Consuetudine internazionale (rango costituzionale)
Art. 10. Cost., comma 1
L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto
internazionale generalmente riconosciute.

CRITERI PER INDIVIDUARE GLI “ATTI GIURIDICI NORMATIVI”


CRITERI FORMALI
1) Denominazione dell’atto
2) Individuazione dell’organo competente a porre in essere l’atto
3) Procedimento da seguire
CRITERI SOSTANZIALI
1) Generalità
2) Astrattezza
3) Innovatività
GERARCHIA DELLE FONTI
F. SOVRAPRIMARIA → COSTITUZIONE + Consuetudine costituz.
+ Consuetudine internaz.
+ Legge costituzionale
+ Legge revisione cost.
+ Statuto reg. speciale

F. PRIMARIA → LEGGE ORDINARIA + Decreto legge
+ Decreto legislativo
+ Legge atipica
+ Legge rinforzata
+ Referendum abrog.
+ Regolamento parlamen.
+ Legge regionale
+ Statuto reg. ordinaria

F. SECONDARIA → REGOLAMENTO
DELL’ESECUTIVO + Regolamento regionale
+ Fonti enti locali
(statuti e regolamenti)

F. TERZIARIA → CONSUETUDINE DI DIRITTO COMUNE (USI)
REGOLAMENTI DELL’ESECUTIVO → Regolamenti del Governo
(fonte secondaria)

Regolamenti ministeriali e
interministeriali
(fonte sub-secondaria o terziaria)
FONTI EUROPEE E FONTI INTERNAZIONALI: rinvio dell’argomento a lezioni successive)

ANTINOMIE TRA LE FONTI


CRITERI RISOLUTIVI DELLE ANTINOMIE
1) Criterio gerarchico
2) Criterio cronologico
3) Criterio di competenza
4) Criterio di specialità

1) CRITERIO GERARCHICO
La fonte superiore prevale su quella inferiore
(annullamento, erga omnes, ex tunc)

2) CRITERIO CRONOLOGICO
La fonte successiva prevale su quella precedente
(abrogazione, erga omnes o inter partes, ex nunc)

ABROGAZIONE
Disposizioni preliminari al Codice civile (Preleggi)
Regio Decreto n. 262 del 1942
Art. 15 Abrogazione delle leggi
Le leggi non sono abrogate che da leggi posteriori per dichiarazione espressa del
legislatore, o per incompatibilità tra le nuove disposizioni e le precedenti o perché la
nuova legge regola l'intera materia già regolata dalla legge anteriore.
TIPOLOGIE DI ABROGAZIONE
1) Abrogazione espressa (erga omnes)
2) Abrogazione tacita (inter partes)
3) Abrogazione implicita (inter partes)

PRINCIPIO DI IRRETROATTIVITA’ DELLA LEGGE


Disposizioni preliminari al Codice civile (Preleggi)
Regio Decreto n. 262 del 1942
Art. 11 Efficacia della legge nel tempo
La legge non dispone che per l'avvenire: essa non ha effetto retroattivo (Cost. 25).
Principio derogabile espressamente eccetto che in materia penale di sfavore

PRINCIPIO DI IRRETROATTIVITA’ DELLA LEGGE PENALE DI SFAVORE


Art. 25. Cost.
Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge.
Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore
prima del fatto commesso.
Nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza se non nei casi previsti dalla
legge

3) CRITERIO DELLA COMPETENZA


Opera laddove vi siano fonti alle quali viene riservata, attribuita la disciplina di una
certa materia (una fonte sarà competente, l’altra incompetente a disciplinare la
materia).
Es. – Regolamenti parlamentari
– Leggi regionali
– Fonti europee
4) CRITERIO DELLA SPECIALITA’
La legge speciale deroga alla legge generale
(deroga, ex nunc, erga omnes o inter partes)

RISERVA DI LEGGE
Riserva di legge = strumento con cui la Costituzione regola il concorso delle fonti nella
disciplina di una determinata materia.
Si tratta dei casi in cui la Costituzione prevede che certe materie, ritenute di
particolare importanza e delicatezza, debbano essere disciplinate dalla legge
escludendo altre fonti.

TIPOLOGIE DI RISERVE
1) RISERVA AD ALTRI ATTI
Legge costituzionale (es. artt. 81, 116, 132, 137, 138 Cost.)
Regolamento parlamentare

2) RISERVA DI LEGGE FORMALE ORDINARIA → ammessa solo la legge ordinaria


approvata dal Parlamento (es. artt. 76, 77, 80, 81 Cost.)

3) RISERVA DI LEGGE SEMPLICE → ammesse le fonti primarie (legge del Parlamento,


decreto legge, decreto legislativo)
a) ASSOLUTA → solo le fonti primarie con esclusione delle fonti secondarie (es.
art. 13 Cost.)
b) RELATIVA → le fonti primarie devono porre i principi della materia ma il
dettaglio può essere disciplinato dalle fonti secondarie (es. artt. 23, 97 Cost.)
4) RISERVA DI LEGGE RINFORZATA
a) PER CONTENUTO → sono indicati dei contenuti ai quali la fonte primaria deve attenersi (es. artt. 14,
16, 21 Cost.)
b) PER PROCEDIMENTO → è previsto un procedimento legislativo più gravoso
rispetto a quello ordinario (es. artt. 7, 79, 116, 132, 133 Cost.)

FUNZIONI FONDAMENTALI DELLO STATO


Principio della separazione dei poteri
1) Funzione legislativa (Parlamento)
2) Funzione esecutivo-amministrativa (Governo)
3) Funzione giurisdizionale (Giudici)
Si aggiunge una quarta funzione che condiziona quella legislativa e quella esecutiva:
4) Funzione di indirizzo politico

VALIDITA’ DELLA SEDUTA E MODALITA’ DI VOTO


Art. 64 Cost.
[…]
[…]
Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento non sono valide se non è
presente la maggioranza dei loro componenti e se non sono adottate a maggioranza
dei presenti, salvo che la Costituzione prescriva una maggioranza speciale.
Validità della seduta deliberativa → metà più uno dei componenti (quorum
strutturale/numero legale)
Validità della delibera → metà più uno dei presenti (quorum funzionale)
Maggioranza semplice o relativa → metà più uno dei presenti
Maggioranza assoluta → metà più uno dei componenti
Maggioranza qualificata → porzione più elevata dei componenti (ad es. 2/3 dei
componenti)
Astensioni → parlamentari computaƟ per quorum strutturale (numero legale) ma non
per quorum funzionale
Voto palese/ voto segreto
(per alzata di mano, per appello nominale, mediante procedimento elettronico, per
schede)

LA FUNZIONE LEGISLATIVA
Art. 70. Cost.
La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.

PROCEDIMENTI LEGISLATIVI
1) Procedimento di formazione della legge ordinaria
2) Procedimento di formazione della legge di revisione costituzionale e delle altre
leggi costituzionali
3) Procedimento di formazione delle leggi rinforzate

PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE DELLA LEGGE ORDINARIA


1) FASE DELL’INIZIATIVA LEGISLATIVA
2) FASE COSTITUTIVA
3) FASE PERFETTIVA–INTEGRATIVA D’EFFICACIA

FASE DELL’INIZIATIVA LEGISLATIVA


Art. 71 Cost.
L’iniziativa delle leggi appartiene al Governo, a ciascun membro delle Camere ed
agli organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale.
Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno
cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli.
Art. 99 Cost.
Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è composto, nei modi stabiliti
dalla legge, di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che
tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa.
[…]
Ha l’iniziativa legislativa e può contribuire alla elaborazione della legislazione
economica e sociale secondo i principî ed entro i limiti stabiliti dalla legge

Art. 121 Cost.


Sono organi della Regione: il Consiglio regionale, la Giunta e il suo Presidente.
Il Consiglio regionale esercita le potestà legislative attribuite alla Regione e le
altre funzioni conferitegli dalla Costituzione e dalle leggi. Può fare proposte di legge
alle Camere.

1) Ciascun parlamentare
2) Governo
3) 50.000 elettori
4) CNEL
5) Ciascun Consiglio regionale

FASE COSTITUTIVA (sub-procedimenti)


1) Procedimento ordinario-normale (Commissione in sede REFERENTE)
2) Procedimento decentrato (Commissione in sede LEGISLATIVA-DELIBERANTE)
3) Procedimento misto (Commissione in sede REDIGENTE)
4) Procedimento d’urgenza

Art. 72 Cost.
Ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo
regolamento, esaminato da una commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva
articolo per articolo e con votazione finale.
Il regolamento stabilisce procedimenti abbreviati per i disegni di legge dei quali
è dichiarata l’urgenza.
Può altresì stabilire in quali casi e forme l’esame e l’approvazione dei disegni di
legge sono deferiti a commissioni, anche permanenti, composte in modo da
rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari. Anche in tali casi, fino al
momento della sua approvazione definitiva, il disegno di legge è rimesso alla Camera,
se il Governo o un decimo dei componenti della Camera o un quinto della
commissione richiedono che sia discusso o votato dalla Camera stessa oppure che sia
sottoposto alla sua approvazione finale con sole dichiarazioni di voto. Il regolamento
determina le forme di pubblicità dei lavori delle commissioni.
La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera
è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per
quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di
approvazione di bilanci e consuntivi.

FASE PERFETTIVA-INTEGRATIVA D’EFFICACIA



PROMULGAZIONE E PUBBLICAZIONE
Art. 73 Cost.
Le leggi sono promulgate dal Presidente della Repubblica entro un mese
dall’approvazione.
Se le Camere, ciascuna a maggioranza assoluta dei propri componenti, ne
dichiarano l’urgenza, la legge è promulgata nel termine da essa stabilito.
Le leggi sono pubblicate subito dopo la promulgazione ed entrano in vigore il quindicesimo giorno
successivo alla loro pubblicazione, salvo che le leggi stesse stabiliscano un termine diverso.
Art. 74 Cost.
Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio
motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione.
Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata.

PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE DELLA LEGGE COSTITUZIONALE E DI REVISIONE


COSTITUZIONALE
Art. 138 Cost.
Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate
da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre
mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda
votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi
dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera
o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a
referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda
votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

Art. 139.
La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale.
LIMITI ALLA REVISIONE COSTITUZIONALE → Art. 139 Cost. e limiƟ impliciƟ (principi
fondamentali e diritti inviolabili)

LEGGI RINFORZATE → leggi che devono seguire procedimento rinforzato rispeƩo a


quello ordinario (es. artt. 7, 8, 79, 81, 116, 132, 133)
Art. 116 Cost.
[…]
[…]
Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di
cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del
medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di
pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su
iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principî di cui
all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei
componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.

LA POTESTA’ NORMATIVA DEL GOVERNO


1) DECRETI LEGISLATIVI
2) DECRETI LEGGE
3) REGOLAMENTI DELL’ESECUTIVO
DECRETO LEGISLATIVO
Art. 76 Cost.
L’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non
con determinazione di principî e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per
oggetti definiti.

Atto avente forza di legge (fonte primaria) approvato dal Governo su delega del
Parlamento.
La legge delega del Parlamento deve contenere tre elementi:
1) principi e criteri direttivi
2) oggetto
3) termine
DECRETO LEGGE
Art. 77 Cost.
Il Governo non può , senza delegazione delle Camere, emanare decreti che
abbiano valore di legge ordinaria.
Quando, in casi straordinari di necessità e d’urgenza, il Governo adotta, sotto la
sua responsabilità , provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso
presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente
convocate e si riuniscono entro cinque giorni.
I decreti perdono efficacia sin dall’inizio, se non sono convertiti in legge entro
sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Le Camere possono tuttavia regolare con
legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti.

Atto avente forza di legge (fonte primaria) approvato dal Governo sotto la sua
responsabilità .
Presupposti: casi straordinari di necessità e urgenza
Devono essere convertiti in legge dal Parlamento entro 60 giorni dalla pubblicazione
altrimenti decadono ex tunc

REGOLAMENTI DELL’ESECUTIVO
Disciplinati dalla legge n 400 del 1988, art. 17
Si distinguono:
Regolamenti del Governo → intero Consiglio dei Ministri (fonte secondaria)

Regolamenti ministeriali ed interministeriali → adottati da uno o più Ministri
(subordinati ai regolamenti del Governo)

PROCEDIMENTO DI APPROVAZIONE DEI REGOLAMENTI DEL GOVERNO


1) Iniziativa di uno o più Ministri
2) Parere del Consiglio di Stato (obbligatorio ma non vincolante)
3) Delibera del Consiglio dei Ministri
4) Emanazione da parte del PdR con decreto
5) Controllo della Corte dei Conti
6) Pubblicazione in GU
7) Entrata in vigore (dopo vacatio legis)

TIPOLOGIE DI REGOLAMENTI DEL GOVERNO


1) Regolamenti di esecuzione
2) Regolamenti di attuazione e integrazione
3) Regolamenti indipendenti
4) Regolamenti di organizzazione
5) Regolamenti delegati-autorizzati (di delegificazione)

PROCEDIMENTO DI APPROVAZIONE DEI REGOLAMENTI MINISTERIALI ED INTERMINISTERIALI


1) Iniziativa da parte di uno o più Ministri
2) Parere del Consiglio di Stato (obbligatorio ma non vincolante)
3) Trasmissione al Presidente del Consiglio dei Ministri
3) Emanati dal singolo Ministro (o più ) con decreto
4) Controllo della Corte dei Conti
5) Pubblicazione in GU
6) Entrata in vigore

DPCM

Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri → Regolamento ministeriale
L’ORDINAMENTO REGIONALE E LE FONTI REGIONALI
1) STATO UNITARIO
2) STATO COMPOSTO → REGIONALE O FEDERALE
L’Assemblea costituente struttura l’ordinamento italiano come un ordinamento
regionale composto da 4 (in seguito 5) Regioni a Statuto speciale e 14 (in seguito 15)
Regioni a Statuto ordinario.

Regioni a Statuto speciale già presenti
Regioni a Statuto ordinario create artificialmente (vecchi compartimenti statistici)
Già i PRINCIPI FONDAMENTALI della Costituzione riconoscono il sistema delle
AUTONOMIE LOCALI

Art. 5 Cost.
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua
nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo;
adegua i principî ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del
decentramento.
In particolare, gli enti territoriali sono disciplinati nel Titolo V della Parte Seconda della
Costituzione

PARTE SECONDA
ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA
TITOLO V – Le Regioni, le Province, i Comuni
Dall’Art. 114 Cost → all’Art. 133 Cost.

Si dà avvio all’esperienza delle Regioni ordinarie solo a partire dal 1970, fino ad allora
tale parte della Costituzione rimane congelata

Questa parte della Costituzione è stata oggetto di due profonde revisioni:
1) la prima con legge cost. n. 1 del 1999 che ha rivisto la potestà statutaria e la forma
di governo delle Regioni introducendo l’elezione diretta del Presidente
2) la seconda con la legge costituzionale n. 3 del 2001 che ha rivisto ampiamente il
sistema Stato-Regioni e il relativo riparto delle competenze.

FONTI DELLE REGIONI


1) STATUTO DELLE REGIONI SPECIALI
2) STATUTO DELLE REGIONI ORDINARIE
3) LEGGE REGIONALE
4) REGOLAMENTI REGIONALI
1) STATUTO DELLE REGIONI SPECIALI

LEGGE COSTITUZIONALE (deroga alla Costituzione)
2) STATUTO DELLE REGIONI ORDINARIE

Art. 123 Cost.


Ciascuna Regione ha uno statuto che, in armonia con la Costituzione, ne
determina la forma di governo e i principî fondamentali di organizzazione e
funzionamento. Lo statuto regola l’esercizio del diritto di iniziativa e del referendum
su leggi e provvedimenti amministrativi della Regione e la pubblicazione delle leggi e
dei regolamenti regionali.
Lo statuto è approvato e modificato dal Consiglio regionale con legge approvata
a maggioranza assoluta dei suoi componenti, con due deliberazioni successive
adottate ad intervallo non minore di due mesi. Per tale legge non è richiesta l’apposizione del visto da
parte del Commissario del Governo. Il Governo della Repubblica può promuovere la questione di
legittimità costituzionale sugli statuti regionali dinanzi alla Corte costituzionale entro trenta giorni
dalla loro pubblicazione.
Lo statuto è sottoposto a referendum popolare qualora entro tre mesi dalla sua
pubblicazione ne faccia richiesta un cinquantesimo degli elettori della Regione o un
quinto dei componenti il Consiglio regionale. Lo statuto sottoposto a referendum non
è promulgato se non è approvato dalla maggioranza dei voti validi.
In ogni Regione, lo statuto disciplina il Consiglio delle autonomie locali, quale
organo di consultazione fra la Regione e gli enti locali.

SI TRATTA DI UNA LEGGE REGIONALE RINFORZATA



Principale manifestazione dell’autonomia organizzativa della Regione (delinea la
forma di governo regionale)

Approvato dal Consiglio regionale con doppia delibera a maggioranza assoluta a
distanza non minore di due mesi con possibilità di ricorso del Governo alla Corte
costituzionale e indizione di referendum (ricorda art. 138 Cost.)
3) LEGGE REGIONALE

FONTE PRIMARIA (eventuale contrasto con legge statale si risolve con criterio della
competenza)

Approvata dal Consiglio regionale

Iniziativa, istruttoria in Commissione, discussione e approvazione da parte del
Consiglio, promulgazione Presidente della Regione, pubblicazione, vacatio legis,
entrata in vigore

Procedimento è disciplinato dai relativi Statuti

RIPARTO DELLE COMPETENZE LEGISLATIVE STATO-REGIONI


PRIMA DELLA RIFORMA DEL TITOLO V
Art. 117 Cost. (versione originaria)
La Regione emana per le seguenti materie norme legislative nei limiti dei principî
fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempreché le norme stesse non siano in
contrasto con l’interesse nazionale e con quello di altre Regioni:
ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi dipendenti dalla Regione;
circoscrizioni comunali; polizia locale urbana e rurale; fiere e mercati; beneficenza pubblica ed
assistenza sanitaria ed ospedaliera; istruzione artigiana e professionale e assistenza scolastica; musei
e biblioteche di enti locali; urbanistica; turismo ed industria alberghiera; tranvie e linee
automobilistiche di interesse regionale; viabilità , acquedotti e lavori pubblici di interesse regionale;
navigazione e porti lacuali; acque minerali e termali; cave e torbiere; caccia; pesca nelle acque interne;
agricoltura e foreste; artigianato.
Altre materie indicate da leggi costituzionali.
Le leggi della Repubblica possono demandare alla Regione il potere di emanare
norme per la loro attuazione.

1) POTESTA’ LEGISLATIVA CONCORRENTE STATO-REGIONI: materie in cui


legiferavano le Regioni nel rispetto dei principi fondamentali della materia
determinati dallo Stato (Stato pone i principi fondamentale e la Regione tutto il
dettaglio)

2) POTESTA’ LEGISLATIVA ESCLUSIVA DELLO STATO: tutto ciò che non rientrava
nell’elenco era di competenza dello Stato (la c.d. competenza generale era dello
Stato)
LIMITI ALLA LEGGE REGIONALE PRIMA DELLA RIFORMA:
- principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato
- interesse nazionale
- interesse di altre Regioni
- norme fondamentali delle leggi statali di riforma economico-sociale
- obblighi internazionali
- principi generali dell’ordinamento giuridico

DOPO LA RIFORMA DEL TITOLO V


Art. 117 Cost. (attuale versione)
La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della
Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli
obblighi internazionali.
Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie:
a) politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con
l’Unione europea; diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non
appartenenti all’Unione europea;
b) immigrazione;
c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose;
d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi, munizioni ed esplosivi;
e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema
valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; armonizzazione dei bilanci
pubblici; perequazione delle risorse finanziarie;
f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del
Parlamento europeo;
g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici
nazionali;
h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale;
i) cittadinanza, stato civile e anagrafi;
l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia
amministrativa;
m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e
sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;
n) norme generali sull’istruzione;
o) previdenza sociale;
p) legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni,
Province e Città metropolitane;
q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale;
r) pesi, misure e determinazione del tempo; coordinamento informativo statistico e
informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale; opere
dell’ingegno;
s) tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.

Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: rapporti internazionali


e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del
lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della
istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e
tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute;
alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti
e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della
comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia;
previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del
sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e
organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito
a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.
Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che
per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.
Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non
espressamente riservata alla legislazione dello Stato.
Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di loro
competenza, partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi
comunitari e provvedono all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali e
degli atti dell’Unione europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge
dello Stato, che disciplina le modalità di esercizio del potere sostitutivo in caso di
inadempienza.
La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva,
salva delega alle Regioni. La potestà regolamentare spetta alle Regioni in ogni altra
materia. I Comuni, le Province e le Città metropolitane hanno potestà regolamentare
in ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro
attribuite.
[….]

LIMITI ALLA LEGGE REGIONALE E ALLA LEGGE STATALE (primo comma):


- rispetto della Costituzione
- vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario
- obblighi internazionali

1) POTESTÀ LEGISLATIVA ESCLUSIVA STATALE: materie riservate alla competenza
esclusiva dello Stato (secondo comma). Legifera solo lo Stato, materie dove serve
disciplina unitaria e uniforma in tutto l’ordinamento.
2) POTESTÀ LEGISLATIVA CONCORRENTE STATO-REGIONI: materie in cui legiferano
le Regioni nel rispetto dei principi fondamentali della materia determinati dallo Stato
(terzo comma). Lo Stato pone i principi fondamentali della materia, la Regione tutto
il dettaglio.
3) POTESTÀ LEGISLATIVA RESIDUALE-ESCLUSIVA DELLE REGIONI: competenza
legislativa delle Regioni nelle materie rimanenti (quarto comma). Tutto ciò che
residua, che non è nei due elenchi precedenti è competenza della Regione.

ROVESCIAMENTO DEL RIPARTO



LA COMPETENZA GENERALE NON È PIÙ DELLO STATO MA DELLA REGIONE
LE COMPETENZE ENUMERATE NON SONO PIÙ QUELLE REGIONALI MA QUELLE
STATALI

EVENTUALI CONTRASTI SI RISOLVONO CON IL CRITERIO DELLA COMPETENZA
ASPETTI PROBLEMATICI
1) INDIVIDUAZIONE DELLA MATERIA (criterio della prevalenza)
2) DETERMINAZIONE DEI PRINCIPI FONDAMENTALI E DEI DETTAGLI
3) QUALI SONO LE COMPETENZE RESIDUALI
4) PRESENZA DI MATERIE TRASVERSALI (MATERIE NON MATERIE)

ad. es.: “tutela della concorrenza”;


“determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti
civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio”
“tutela dell’ambiente”
5) CHIAMATA IN SUSSIDIARIETA’ → se sussistono esigenze unitarie queste possono
giustificare deroghe alla normale ripartizione delle competenze (sia amministrative
che legislative), con possibilità per lo Stato di attrarre le competenze che sarebbero
delle Regioni.
LA CONFERENZA STATO-REGIONI
IL RIPARTO DELLE COMPETENZE TRA LO STATO E LE REGIONI GENERA NUMEROSI
CONFLITTI

Per far fronte ai contrasti (che generano contenzioso tra lo Stato e le Regioni davanti
alla Corte costituzionale) viene invocato

IL PRINCIPIO DELLA LEALE COLLABORAZIONE TRA LO STATO E LE REGIONI

Posto che non abbiamo in Parlamento una Camera rappresentativa delle Regioni, gli
strumenti di raccordo sono dati dal SISTEMA DELLE CONFERENZE:

- CONFERENZA STATO-REGIONI
- CONFERENZA STATO-CITTA’ E AUTONOMIE LOCALI
- CONFERENZA UNIFICATA

CONFERENZA STATO-REGIONI

ORGANO CHE OPERA PER FAVORIRE LA COOPERAZIONE TRA L’ATTIVITA’ DELLO
STATO E QUELLA DELLE REGIONI

SI TRATTA DELLA SEDE PRIVILEGIATA PER LA NEGOZIAZIONE POLITICA TRA
L’AMMINISTRAZIONE CENTRALE E IL SISTEMA DELLE AUTONOMIE REGIONALI
COMPOSIZIONE:

È presieduta dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, su delega del
Presidente del Consiglio dei Ministri.
È composta dai 20 Presidenti delle Regioni a Statuto ordinario e speciale e dai 2
Presidenti delle Province autonome di Trento e Bolzano.
Alle sedute partecipano, su invito del Presidente, i Ministri interessati agli argomenti
in discussione.
FUNZIONI:

L’attività della Conferenza Stato-Regioni è regolata dal d.lgs. n. 281/1997 e si
estrinseca con:
- PARERI
- INTESE
- DELIBERAZIONI
- ACCORDI
- RACCORDI, INFORMAZIONE E COLLABORAZIONE STATO-REGIONI
- INTERSCAMBIO DI DATI E INFORMAZIONI
- ISTITUZIONE DI COMITATI E GRUPPI DI LAVORO
ATTIVITÀ CONSULTIVA (I PARERI)

La funzione consultiva a favore del Governo si esplica attraverso l’espressione di


pareri.
Il parere della Conferenza è obbligatorio su tutti gli schemi di disegni di legge, di
decreto legislativo o di regolamento del Governo nelle materie che risultino di
interesse delle Regioni e Province autonome e quando è previsto da specifiche
disposizioni normative.
Il parere deve essere espresso entro un termine di venti giorni; qualora ragioni di
urgenza, dichiarate dal Presidente del Consiglio dei Ministri, non consentano la
consultazione preventiva della Conferenza, il Governo tiene conto del parere della
stessa Conferenza espresso dopo l’adozione del provvedimento da parte del Consiglio
dei Ministri.
La Conferenza è inoltre sentita successivamente nel caso in cui il Governo adotti un
decreto-legge; in tale ipotesi il Governo tiene conto del parere della Conferenza in
sede di esame parlamentare della legge di conversione.

ATTIVITÀ DI RACCORDO (INTESE E ACCORDI)


La Conferenza Stato-Regioni svolge una intensa attività di raccordo e di concertazione
volta ad armonizzare l’azione statale e quella regionale. Tale attività si sostanzia
prevalentemente in intese ed accordi.
Le intese
Le intese sono espresse in tutti casi in cui la legislazione vigente preveda che venga
sancita “un’intesa” con la Conferenza Stato-Regioni, su una proposta di iniziativa
dell’Amministrazione centrale; consiste nella determinazione concordata,
all’unanimità , da parte del Governo e di tutti i Presidenti delle Regioni e delle Province
autonome dei contenuti dei provvedimenti medesimi. Nell’ipotesi in cui non si
raggiunga l'intesa entro trenta giorni dalla prima seduta in cui l’oggetto è posto
all'ordine del giorno, il Consiglio dei Ministri provvede in sostituzione motivando.
Gli accordi
L'accordo rappresenta lo strumento con il quale Governo, Regioni e Province
Autonome, in sede di Conferenza Stato-Regioni, coordinano l’esercizio delle rispettive
competenze e lo svolgimento di attività di interesse comune in attuazione del
principio di leale collaborazione; l'accordo si pone il fine di realizzare obiettivi di
funzionalità , economicità ed efficacia dell’azione amministrativa.
Anche per gli accordi, come per le intese, è necessaria l'unanimità dei consensi di tutti
componenti e quindi dello Stato e di tutte le Regioni e delle Province autonome.

Come ha affermato la Corte costituzionale (sent. n. 165/2011):


«Questa Corte ha affermato, con giurisprudenza costante, che, nei casi di
attrazione in sussidiarietà di funzioni relative a materie rientranti nella
competenza concorrente di Stato e Regioni, è necessario, per garantire il
coinvolgimento delle Regioni interessate, il raggiungimento di un’intesa, in
modo da contemperare le ragioni dell’esercizio unitario di date competenze
e la garanzia delle funzioni costituzionalmente attribuite alle Regioni. La
previsione dell’intesa, imposta dal principio di leale collaborazione, implica
che non sia legittima una norma contenente una «drastica previsione» della
decisività della volontà di una sola parte, in caso di dissenso, ma che siano
necessarie «idonee procedure per consentire reiterate trattative volte a
superare le divergenze». Solo nell’ipotesi di un ulteriore esito negativo di tali
procedure mirate all’accordo, può essere rimessa al Governo una decisione
unilaterale».

IN CASO DI ATTRAZIONE IN SUSSIDIARIETA’, LE REGIONI VANNO COINVOLTE


ATTRAVERSO L’INTESA CHE VA “RICERCATA” CON TRATTATIVE REITERATE.

SE NON SI RAGGIUNGE L’INTESA, E’ AMMESSA LA DECISIONE UNILATERALE DEL
GOVERNO.

REGOLAMENTI REGIONALI = FONTE SECONDARIA



Art. 117, sesto comma, Cost.
“La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva,
salva delega alle Regioni. La potestà regolamentare spetta alle Regioni in ogni altra
materia. I Comuni, le Province e le Città metropolitane hanno potestà regolamentare
in ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro
attribuite”.

SOGGETTO che li approva:
in passato venivano approvati dal Consiglio regionale ora è decisione che spetta alle
Regioni attraverso i propri Statuti (maggior parte ha attribuito alla Giunta)

SETTORI:
principio del parallelismo (dove Stato ha competenza legislativa esclusiva ha anche la
competenza regolamentare; tutto il resto è di competenza regolamentare della
Regione; salvo delega dello Stato a favore delle Regioni)

POTESTA’ LEGISLATIVA DELLE REGIONI A STATUTO SPECIALE


Bisogna fare riferimento ai rispettivi Statuti speciali

Non sono stati oggetto di revisione costituzionale dopo il 2001 e sono ancora ispirati
alla vecchia logica (per cui la competenza generale è dello Stato) ma da sempre
esistono competenze esclusive enumerate delle Regioni speciali

1) COMPETENZA ESCLUSIVA DELLE REGIONI SPECIALI → elenco di materie dove la
competenza è solamente delle Regioni
2) COMPETENZA CONCORRENTE STATO-REGIONI → elenco di materie dove legifera
la Regione nel rispetto dei principi fondamentali posti dallo Stato
3) COMPETENZA INTEGRATIVA-ATTUATIVA → elenco in cui è consentito alle Regioni
di adeguare la legislazione statale alle specifiche esigenze regionali
4) COMPETENZA ESCLUSIVA STATALE → ciò che residua, ce non è negli elenchi è di
competenza dello Stato
Salvo art. 10 legge cost. n 3 del 2001 secondo cui
“sino all’adeguamento dei rispettivi Statuti, le disposizioni della presente legge
costituzionale si applicano anche alle Regioni a Statuto speciale e alle Province
autonome di Trento e Bolzano per le parti in cui prevedono forme di autonomia più
ampie rispetto a quelle già attribuite”

CLAUSOLA DI MAGGIOR FAVORE

FONTI DELL’UNIONE EUROPEA


DIRITTO ORIGINARIO:
1) Trattati istitutivi e modifiche (Trattati CECA, CEE, EURATOM; Trattato di
Maastricht; Trattato di Amsterdam; Trattato di Nizza; Trattato di Lisbona)
DIRITTO DERIVATO:
1) Regolamenti UE → - portata generale
- obbligatori in tutti i loro elementi
- direttamente applicabili
2) Direttive UE → - vincolano lo Stato per quanto riguarda il risultato da
raggiungere, lasciando libertà in merito alla forma e ai mezzi
- portata particolare
- obbligazione di risultato
- necessità di recepimento
3) Decisioni UE → - obbligatorie in tutti i loro elementi
- direttamente applicabile
- portata particolare

Principio del primato → comporta la prevalenza delle fonti europee sulle fonti statali
che devono essere disapplicate sulla base del criterio della competenza (se la
questione riguarda anche l’ordinamento europeo applico fonte europea e disapplico
quella statale; se la questione è solo interna applico la fonte statale)
Salvo controlimiti
CORTE COSTITUZIONALE
Organo cui compete il controllo giurisdizionale del rispetto della Costituzione (a
garanzia della sua rigidità ) → in modo che le fonƟ primarie non possano violare la
Costituzione
COMPOSIZIONE → 15 GIUDICI
di cui: - 5 eletti dal Parlamento in seduta comune
- 5 eletti dalle supreme magistrature (Cassazione, Consiglio di Stato,
Corte dei conti)
- 5 nominati dal Presidente della Repubblica
scelti tra: - professori ordinari in materie giuridiche,
- avvocati che esercitano la professione da almeno venti anni,
- magistrati delle supreme giurisdizioni

FUNZIONI
1) controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi
forza di legge, dello Stato e delle Regioni
2) conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e
tra le Regioni
3) accuse promosse contro il Presidente della Repubblica
4) ammissibilità del referendum abrogativo

GIUDIZIO DI LEGITTIMITA’ COSTITUZIONALE



La Corte costituzionale è chiamata a valutare se le fonti primarie (leggi e atti aventi
forza di legge dello Stato e delle Regioni) rispettino la Costituzione

Se le fonti primarie violano la Costituzione la Corte dichiarerà “l’illegittimità
costituzionale di tale fonte”
ACCESSO ALLA CORTE COSTITUZIONALE

1) PROCEDIMENTO IN VIA INCIDENTALE
2) PROCEDIMENTO IN VIA PRINCIPALE (DIRETTA)
PROCEDIMENTO IN VIA INCIDENTALE

Sorge nell’ambito di un processo in corso e viene promosso dal Giudice di tale
processo che si rivolge alla Corte dopo aver valutato due requisiti:
1) RILEVANZA
2) NON MANIFESTA INFONDATEZZA
Si tratta di un giudizio → CONCRETO – INDISPONIBILE – SUCCESSIVO

Giudice a quo sospende il processo, si rivolge alla Corte con un’ordinanza di rinvio e
rimane in attesa della decisione della Corte costituzionale

PROCEDIMENTO IN VIA PRINCIPALE (DIRETTA)



Riguarda l’impugnativa che può essere promossa dallo Stato contro le leggi regionali
o dalla Regione contro le leggi statali o di altre Regioni

Art. 127 Cost.
Il Governo, quando ritenga che una legge regionale ecceda la competenza della
Regione, può promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte
costituzionale entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione.
La Regione, quando ritenga che una legge o un atto avente valore di legge dello Stato o di un’altra
Regione leda la sua sfera di competenza, può promuovere la questione di legittimità costituzionale
dinanzi alla Corte costituzionale entro sessanta giorni dalla pubblicazione della legge o dell’atto avente
valore di legge.

STATO IMPUGNA LEGGE REGIONALE ENTRO 60 GG DALLA PUBBLICAZIONE
REGIONE IMPUGNA LEGGE STATALE ENTRO 60 GG DALLA PUBBLICAZIONE

MENTRE LA REGIONE IMPUGNA LA LEGGE STATALE CHE LEDE, INVADE LE SUE
COMPETENZE (DEVE DIMOSTRARE L’INTERESSE A RICORRERE)
LO STATO IMPUGNA LA LEGGE REGIONALE PER QUALSIASI VIOLAZIONE DELLA
COSTITUZIONE (SIA PER INVASIONE DELLE COMPETENZE DELLO STATO SIA PER ALTRE
RAGIONI)
Si tratta di un giudizio → ASTRATTO, DISPONIBILE, SUCCESSIVO

Lo Stato o la Regione promuovono un ricorso innanzi alla Corte costituzionale

SENTENZE DELLA CORTE COSTITUZIONALE


1) SENTENZA DI RIGETTO
2) SENTENZA DI ACCOGLIMENTO
1) SENTENZA DI RIGETTO → La Corte riƟene infondata la questione di legittimità
costituzionale, si esprime sulla questione per come posta dal giudice o dagli enti
(Stato-Regione) rigettandola. Non si esprime sulla legge impugnata.

EFFETTI: la legge continua a rimanere e a produrre effetti nell’ordinamento
(eventualmente può essere nuovamente impugnata da un altro giudice in via
incidentale ma non dallo Stato/Regione in via principale in quanto sarà scaduto il
termine dei 60 gg).
2) SENTENZA DI ACCOGLIMENTO → la Corte accoglie il dubbio di legiƫmità
costituzionale sollevato e dichiara l’illegittimità costituzionale della legge. La Corte
riconosce che la legge viola la Costituzione e ne pronuncia l’illegittimità

EFFETTI: la norma cessa di avere efficacia nei confronti di tutti (erga omnes)

- PRO FUTURO (nessuno può più fare riferimento a quella legge
- PARZIALE RETROATTIVITA’ (in relazione ai rapporti pendenti, ancora aperti)
- LIMITE DEL GIUDICATO (non opera per i rapporti già chiusi, esauriti)
- ECCETTO IN CASO DI SENTENZA PENALE IRREVOCABILE DI CONDANNA (retroattività
assoluta).

IL TURISMO NELLA COSTITUZIONE


Come è disciplinato, tutelato, riconosciuto il “turismo” all’interno della nostra
Costituzione?
Cos’è il turismo dal punto di vista giuridico?
È un valore?
È un obiettivo?
È un diritto?
È un fenomeno individuale o un fenomeno collettivo?
Quali valori costituzionali esprime il turismo?
COSTITUZIONE ATTUALE → non cita il turismo

La parola turismo o simili non è presente nel testo costituzionale.
COSTITUZIONE PRIMA DELLA RIFORMA DEL 2001

Art. 117 Cost.
Art. 117 Cost. (versione del 1948 ora revisionata)
“La Regione emana per le seguenti materie norme legislative nei limiti dei principî fondamentali
stabiliti dalle leggi dello Stato, sempreché le norme stesse non
siano in contrasto con l'interesse nazionale e con quello di altre Regioni:
ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi dipendenti dalla Regione;
circoscrizioni comunali;
polizia locale urbana e rurale;
fiere e mercati;
beneficenza pubblica ed assistenza sanitaria ed ospedaliera;
istruzione artigiana e professionale e assistenza scolastica;
musei e biblioteche di enti locali;
urbanistica;
turismo ed industria alberghiera;
[…]”.

PRIMA DELLA RIFORMA



TURISMO CITATO IN COSTITUZIONE ART. 117

MATERIE DI COMPETENZA CONCORRENTE DELLE REGIONI

In materia di turismo, quindi, lo Stato doveva porre i principi fondamentali ed il resto
veniva disciplinato dalle Regioni
DOPO LA RIFORMA DEL 2001

TURISMO NON COMPARE PIU’

NO ELENCO COMPETENZE ESCLUSIVE STATO
NO ELENCO COMPETENZE CONCORRENTI STATO-REGIONI

QUINDI?

LA MATERIA TURISMO ORA DEVE CONSIDERARSI
COMPETENZA RESIDUALE/ESCLUSIVA DELLE REGIONI

A SEGUITO DELLA RIFORMA DEL TITOLO V DEL 2001 IL TURISMO DA COMPETENZA
CONCORRENTE STATO-REGIONE E’ DIVENTATO COMPETENZA RESIDUALE (rinvio
prossima lezione)
Regioni a Statuto speciale → vedi relaƟvi Statuti speciali (infra)

ARTICOLI DELLA COSTITUZIONE DI RIFERIMENTO


Questo non significa che la Costituzione ignori il fenomeno del turismo.

Altri articoli, pur non citando espressamente il turismo, danno allo stesso un
riconoscimento a livello costituzionale

Artt. 9 – 16 – 32 – 34 – 41 – 117 Cost.
Art. 9 Cost.:
“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future
generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.

TUTELA DEL PAESAGGIO, DEL PATRIMONIO STORICO E ARTISTICO, DELL’AMBIENTE,
DELL’ECOSISTEMA
Art. 16 Cost.:
“Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del
territorio nazionale, salvo le limitazioni che la leggi stabilisce in via generale per motivi
di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni
politiche.
Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli
obblighi di legge”.

LIBERTA’ DI CIRCOLAZIONE E DI SOGGIORNO
Art. 32 Cost.:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse
della collettività , e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per
disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal
rispetto della persona umana”.

DIRITTO ALLA SALUTE

Art. 34 Cost.:
“La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più
alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie
ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”.

DIRITTO ALL’ISTRUZIONE
Art. 41 Cost.:
“L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla
salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà , alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica
pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.

LIBERTA’ DI INIZIATIVA ECONOMICA
Art. 117 Cost.: rinvio (relativo al riparto di competenze Stato-Regioni)
GLI ARTICOLI DI RIFERIMENTO CAMBIANO A SECONDA DELLA PROSPETTIVA
1) PUNTO DI VISTA DELL’IMPRENDITORE

Turismo come attività economica
(attività ricettive turistiche, alberghiere ed extralberghiere; agenzie di viaggio e
turismo; professioni turistiche; imprese di trasposto)

ART. 41 = TURISMO COME ATTIVITA’ ECONOMICA
(che deve essere libera salvo i limiti imposti dalla legge)

2) PUNTO DI VISTA DELLE METE TURISTICHE, DEI LUOGHI



Turismo come paesaggio e ambiente da tutelare

ART. 9 = TURISMO RICOLLEGATO ALLA TUTELA DEL PAESAGGIO, DEL PATRIMONIO
STORICO E ARTISTICO, DELL’AMBIENTE, DELL’ECOSISTEMA
(destinazioni turistiche come valore, patrimonio dell’intera collettività , espressione di
un interesse pubblico → ammesse misure che limitano il turismo = “turismo
sostenibile”)
3) PUNTO DI VISTA DEL TURISTA

ART. 16 = TURISMO COME LIBERTA’ DI CIRCOLAZIONE E SOGGIORNO IN ITALIA E
ALL’ESTERO
ART. 41, COMMA 2 = TURISMO COME TUTELA DEL CONSUMATORE
(limiti alle attività economiche che devono rispettare l’utilità sociale, la salute,
l’ambiente, la sicurezza, la libertà e la dignità umana)

Anche ART. 32 e ART. 34 (infra)

TUTELA DELLA SALUTE (es. turismo termale, benessere fisico-psichico)
DIRITTO ALL’ISTRUZIONE (es. turismo studentesco, viaggi-studio, Erasmus)
REGIONI A STATUTO SPECIALE → GLI STATUTI CITANO ESPRESSAMENTE IL TURISMO
COME COMPETENZA ESCLUSIVA (non c’è stata revisione)
SARDEGNA – FRIULI-VENEZIA GIULIA – TRENTINO ALTO-ADIGE = il turismo è collegato
all’industria alberghiera

PROSPETTIVA ECONOMICA
SICILIA – VALLE D’AOSTA = il turismo è collegato anche alla tutela del paesaggio

PROSPETTIVA DELLE METE TURISTICHE, DEL PAESAGGIO, DELL’AMBIENTE

ESISTE UN DIRITTO DEL TURISTA A FRUIRE DEL PATRIMONIO CULTURALE?


DEVE ESSERCI UNA GARANZIA MINIMA DI ACCESSO AI MUSEI?

2015 → sciopero dipendenti Ministero beni culturali

Chiusura vari siti archeologici e musei di Roma

limitazione diritti dei turisti

BILANCIAMENTO TRA DIRITTI CONTRAPPOSTI

Diritto di sciopero (art. 40 Cost.)
Tutela del patrimonio storico e artistico (art. 9)
Diritti dei turisti (art. 16).

DECRETO LEGGE N. 146/2015 (convertito in legge n. 182/2015) aggiunge, all’elenco
dei servizi pubblici essenziali,

“l’apertura al pubblico di musei e luoghi di cultura”.
Ne deriva che l’esercizio del diritto di sciopero risulta subordinato ad una serie di
procedure previste dalla legge 146 del 1990 (appunto relativa a “Norme sull’esercizio
del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e sulla salvaguardia dei diritti della
persona”) in modo da contemperare il diritto di sciopero, da un lato, con il diritto alla
fruizione da parte dei cittadini di servizi considerati indispensabili.
Se l’apertura al pubblico di musei e luoghi di cultura è riconducibile ai servizi pubblici
essenziali si potrebbe allora parlare di un vero e proprio diritto della persona alla
fruizione del patrimonio artistico, culturale.

IL TURISMO PUO’ GENERARE CONTRASTI TRA INTERESSI



BILANCIAMENTO DEI DIRITTI cioè di fronte a due diversi diritti che entrano tra loro in contrasto si
tratta di fare un contemperamento, un bilanciamento e di stabilire di volta in volta quale dei due debba
prevalere o soccombere

Es.: contrasto tra interessi dell’imprenditore e tutela delle mete turistiche

LIBERTA’ ECONOMICA (art. 41 Cost.) CONTRO TUTELA DEL PAESAGGIO (art. 9 Cost.)
ECOMOSTRI (es. complesso turistico alberghiero “Fuenti” in Costiera Amalfitana, 150
metri, 7 piani in zona soggetta a vincolo paesaggistico).

ESEMPI DI BILANCIAMENTI OPERATI DALLA CORTE COSTITUZIONALE


1) Sentenza n. 388 del 1992
2) Sentenza n. 96 del 2012
3) Sentenza n. 171 del 2012

CASI IN CUI TRA ART. 9 E ART. 41

LA CORTE FA PREVALERE ART. 9
4) Sentenza n. 88 del 2007

CASO IN CUI TRA ART. 9 E ART. 41

LA CORTE RISCONTRA COINCIDENZA
5) Sentenza n. 104 del 2014
6) Sentenza n. 140 del 2015

CASI IN CUI TRA ART. 9 E ART. 41

LA CORTE PIU’ ATTENTA AD ART. 41 E TUTELA MENO ART. 9

1) Sentenza n. 388 del 1992 (MC DONALD’S)


DECRETO LEGGE (CONVERTITO IN LEGGE)

dichiarava incompatibile con le esigenze di tutela dei valori ambientali di talune zone
del centro cittadino l’attività di ristorazione veloce con menù limitato e non
tradizionale

consentiva all’autorità comunale di precludere determinate attività imprenditoriali
nel proprio territorio.
SINDACO DI ROMA

VIETA APERTURA MC DONALD’S IN CENTRO STORICO
CONTROVERSIA TAR LAZIO

SOLLEVA QUESTIONE LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE (QLC) DAVANTI ALLA CORTE
COSTITUZIONALE

LEGGE DI CONVERSIONE DEL DECRETO

VIOLA ART. 41 COST.? → libertà di iniziativa economica/libera concorrenza e della pari
uguaglianza con chi già esercita tale attività
La Corte RIGETTA la questione ritenendola infondata e afferma che il decreto legge in
oggetto ha cercato:

“di assicurare la tutela delle tradizioni locali e delle aree di particolare interesse site
nei territori comunali, caratterizzati da un nucleo edilizio ed abitativo riconducibile al
concetto di centro storico il quale rappresenta l’immagine della città ed esprime anche
l’essenziale della nostra storia civile ed artistica e della nostra cultura”.
Sempre ad avviso della Corte

“gli interessi che si tutelano trovano fondamento nell’art. 9 Cost., che impegna la
Repubblica ad assicurare, tra l’altro, la tutela del patrimonio culturale nazionale e
dell’ambiente, ad assecondare la formazione culturale dei cittadini e ad arricchire

quella esistente, a realizzare il progresso spirituale e ad acuire la sensibilità dei


cittadini come persone”
così che, conclude la Corte,

“in tale situazione non risulta violato l’art. 41, 1 e 2 comma, Cost.” in quanto “esso,
pur affermando la libertà di iniziativa economica privata, consente l’apposizione di
limiti al suo esercizio”.
IN QUESTO CASO L’ART. 41 COST. SI PIEGA DAVANTI ALL’ART. 9 COST.
TRA L’ALTRO LO STESSO ART. 41 DISPONE CHE LA LIBERTA’ DI INIZIATIVA ECONOMICA
PUO’ ESSERE SOTTOPOSTA A LIMITI

2) Sentenza n. 96 del 2012 (AGRITURISMO UMBRIA)


AGRITURISMO
L’agriturismo → “turismo rurale”

riguarda quell’insieme di attività non solo agricole, ma anche artigianali,
enogastronomiche, di ricettività alberghiera ed extralberghiera, di ristorazione, di
servizi ricreativi e didattici, finalizzate ad offrire al turista la possibilità di vivere il
mondo rurale, in zone di campagna o montane, in parchi o riserve naturali, lontano
dai centri abitati.
FONTI COMPETENTI A OCCUPARSI DI AGRITURISMO

FONTI STATALI
FONTI REGIONALI

posto che vi sono profili riconducibili a materie diverse
LEGGE NAZIONALE SULL’AGRITURISMO (L. n. 96 del 2006)

adottata dallo Stato in base alle competenze statali:
- ambiente e beni culturali,
- tutela della concorrenza,
- governo del territorio,
- alimentazione e salute
(benchè turismo e agricoltura siano competenze esclusive delle Regioni)

- riconnette le attività agrituristiche al settore dell’agricoltura
(più che alle attività artigianali, professionali, commerciali o imprenditoriali)
- si applica esclusivamente all’imprenditore agricolo
- richiede che l’esercizio agrituristico sia strettamente funzionale all’attività agricola.

In presenza dei requisiti previsti dalla legge statale



l’impresa agricola

chiede l’iscrizione in appositi registri regionali

e in seguito chiede al Comune autorizzazione a svolgere attività agrituristica con la
possibilità di spenderne il nome davanti alla clientela

IMPRESA AGRICOLA → ISCRIZIONE IN REGISTRI REGIONALI → AUTORIZZAZIONE DEL
COMUNE → PUO’ SVOLGERE ATTIVITA’ AGRITURISTICA → SPENDERE NOME E
AGEVOLAZIONI FISCALI
Accanto alla Legge statale (n. 96 del 2006)

LEGGI REGIONALI

attraverso le quali le singole Regioni, nel quadro delineato a livello generale dalla l.
96/2006, possono dettare criteri, limiti ed obblighi amministrativi per lo svolgimento
dell’attività agrituristica in funzione delle particolari caratteristiche del territorio

REGOLE SPECIFICHE - PARTICOLAREGGIATE
Caso di specie

LEGGE REGIONE UMBRIA (L. n. 28/1997)

in materia di attività agrituristiche

prevede che possono essere usate soltanto le strutture esistenti nell’azienda prima
dell’entrata in vigore della legge medesima

senza, quindi, la possibilità di costruire nuovi fabbricati finalizzati all’attività
agrituristica

CONTROVERSIA INNANZI AL TAR UMBRIA


Si instaura un processo dinnanzi al TAR Umbria

ricorso presentato da una ditta che chiede l’annullamento di due provvedimenti
adottati dalla Comunità montana umbra che negano la possibilità di utilizzo a fini
agrituristici di un edificio costruito successivamente all’entrata in vigore della legge
regionale

IL TAR SOLLEVA QUESTIONE DI LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE

LEGGE REGIONALE VIOLA ARTT. 3, 9 E 41 COST.?

- congela l’esercizio dell’attività agrituristica impedendo in modo ingiustificato la
libertà di iniziativa economica (art. 41 Cost.),
- crea altresì un oligopolio a favore degli agriturismi già esistenti (art. 3 Cost.)
- porta ad un progressivo abbandono delle campagne con deterioramento del
territorio e dell’ambiente (art. 9 Cost.)
DECISIONE DELLA CORTE

La Corte costituzionale

premesso che le leggi regionali devono attenersi ai principi fissati dalla legge statale
n. 96 del 2006 (legge nazionale sull’agriturismo)

ricorda che la stessa legge statale
“contiene un principio fondamentale, la cui ratio è quella di promuovere l’attività
agrituristica, senza tuttavia consentire edificazioni nuove ed estranee allo svolgimento
delle attività agricole in senso stretto, allo scopo di garantire il mantenimento della
natura peculiare del territorio e preservarlo dalla proliferazione di fabbricati sorti in
vista soltanto dell’esercizio di attività ricettive in immobili non facenti parte, ab
origine, dell’azienda agricola”.
“La norma statale” osserva la Corte “si limita all’enunciazione di un principio,
destinato a trovare specifiche attuazioni nelle legislazioni delle diverse Regioni, in
conformità alle caratteristiche morfologiche, storiche e culturali di ciascuna di esse”.

L’obiettivo della legge ad avviso della Corte è anche quello di


“prevenire il sorgere e il moltiplicarsi di attività puramente turistiche, che finiscano col
il prevalere su quelle agricole, con l’effetto pratico di uno snaturamento del territorio,
usufruendo peraltro delle agevolazioni fiscali previste per le vere e proprie attività
ricettive connesse al prevalente esercizio dell’impresa agricola”.
Si tratta di principio che spetta poi alle singole Regioni specificare in base alle proprie
peculiarità .
La Regione Umbria ha fissato una data precisa al fine di bloccare nuove costruzioni
destinate a fini agrituristici nei territori delle campagne umbre.
La Corte dapprima osserva che ciò non inibisce l’ingresso nel mercato di nuovi
operatori o di nuove iniziative ma che prescrive l’esigenza che si faccia uso dei
fabbricati già esistenti sui fondi rustici.
Le attività anche nuove possono essere avviate ma avvalendosi di edifici già presenti
e nel rispetto del prevalente carattere di attività agricola.
Da ultimo, nel rigettare quindi la questione posta dal TAR, la Corte, nel bilanciare le
esigenze dell’art. 41 Cost. con quelle dell’art. 9 Cost., fa prevalere la tutela del
paesaggio affermando che:
“emerge in modo evidente l’interesse primario, sia della comunità nazionale, sia di
quella regionale, a che le campagne non diventino luoghi di edificazioni massicce, che
facciano ad esse perdere la loro intrinseca natura, per trasformarle in parchi turistici,
nei quali l’attività agricola non sarebbe più reale e operante, ma solo fittizia e
subalterna ad attività alberghiere. Ciò determinerebbe l’alterazione del paesaggio,
che deve essere invece tutelato e mantenuto, pur nella cura e nel rinnovamento delle
strutture esistenti, nella sua essenziale natura agreste”.

Ecco che l’attività agrituristica, riconducibile alle iniziative imprenditoriali, deve
misurarsi con la tutela del paesaggio, così come devono fare eventuali altre attività di
natura commerciale.

ANCHE IN QUESTO CASO NEL BILANCIAMENTO L’ART. 41 CEDE DI FRONTE ALLE
ESIGENZE DELL’ART. 9

3) Sentenza n. 171 del 2012


(LAZIO – STRUTTURE RICETTIVE IN AREE NATURALI PROTETTE)
LEGGE REGIONE LAZIO (in base a materia turismo)

CONSENTE INSTALLARE PREFABBRICATI

quali bungalow, capanni, gusci e tukul, case mobili, nonché roulotte, caravan,
maxicaravan

ANCHE ALL’INTERNO DI AREE NATURALI PROTETTE

senza forme di controllo e senza il parere dell’ente gestore del parco.
GOVERNO IMPUGNA LEGGE REGIONE LAZIO
(giudizio in via principale Stato verso la legge regionale)

Ad avviso dello Stato, la legge regionale sarebbe illegittima in quanto violerebbe la
competenza legislativa esclusiva statale in materia di

TUTELA DELL’AMBIENTE E DELL’ECOSISTEMA
La Corte riconosce che la disciplina delle aree protette rientra nella: TUTELA
DELL’AMBIENTE DI COMPETENZA ESCLUSIVA STATALE

ricorda come non si tratti di una materia in senso stretto ma di un valore
costituzionalmente protetto, di una materia trasversale e che gli interventi regionali
possono solo ampliare e non peggiorare i livelli di tutela posti dallo Stato.
A livello statale

LEGGE N. 394/1991 (Legge quadro sulle aree protette)

fissa dei principi generali importanti che le Regioni devono rispettare.

In particolare è disposto che nei parchi sono vietate le opere e le attività che possono
compromettere la tutela del paesaggio e degli ambienti naturali con riguardo alla flora
e alla fauna protette.

La Corte conclude ritenendo la legge regionale in contrasto con la legge statale che
“in attuazione degli art. 9 e art. 32 della Costituzione detta principi fondamentali per
l’istituzione e gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e promuovere
la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese”.
La Corte dichiara incostituzionale la legge della Regione Lazio perché lesiva, in
contrasto con i principi fondamentali posti dalla legge statale a tutela dell’ambiente.

NEL BILANCIAMENTO L’ART. 41 CEDE DI FRONTE AGLI ARTT. 9 E 32 COST.
QUESTO É UN ESEMPIO IN CUI ENTRA IN GIOCO UNA MATERIA TRASVERSALE

AMBIENTE = MATERIA TRASVERSALE IN FORZA DELLA QUALE LO STATO OPERA
ANCHE IN SETTORI CHE SAREBBERO DELLE REGIONI

Ecco che, ad esempio, per tutelare l’ambiente si possono regolare:
l’edilizia abitativa, l’uso del territorio, il servizio di smaltimento dei rifiuti, la
circolazione nei centri storici, l’impiego di concimi, il taglio dei boschi etc.

Questo porta a frequenti sovrapposizioni tra leggi dello Stato e leggi delle Regioni,
intrecci di interessi, che spesso spetta alla Corte costituzionale risolvere

Di norma la Corte valuta di volta in volta la materia d’interesse prevalente e se non
sussiste una prevalenza l’intervento dello Stato è ammesso ma deve ispirarsi al
principio di leale collaborazione prevedendo di norma la necessità di cercare l’intesa
con la Regione in sede di Conferenza Stato-Regioni.

Casi finora considerati:


1) Sentenza n. 388 del 1992
2) Sentenza n. 96 del 2012
3) Sentenza n. 171 del 2012

NEL BILANCIAMENTO TRA LIBERTA’ DI INIZIATIVA ECONOMICA (ART. 41 COST.) E
TUTELA DELL’AMBIENTE E DEL PAESAGGIO (ART. 9 COST.)

LA CORTE FA PREVALERE I SECONDI
Sul punto si può ricordare anche quanto afferma il codice del turismo (d.lgs. n. 79 del
2011) all’art. 24:
“La realizzazione di iniziative turistiche finalizzate ad incentivare la valorizzazione del
patrimonio storico-artistico, archeologico, architettonico e paesaggistico presente sul
territorio italiano” va fatta “nel rispetto dell’articolo 9 della Costituzione e del codice
dei beni culturali e del paesaggio di cui al d.lgs. n. 42 del 2004”.
Le attività imprenditoriali nelle zone turistiche non possono prescindere dal rispetto
dell’ambiente, del paesaggio, della tutela dei beni architettonici, di modo che in linea
di massima i valori espressi dall’art. 41 Cost. dovrebbero cedere nel bilanciamento se
confliggenti con i valori dell’art. 9 Cost.
IMPOSTAZIONE SECONDO CUI:
L’ART. 41 COST. DEVE CEDERE DI FRONTE ALLE ESIGENZE DELL’ART. 9 COST.

LA NATURA MIRABILE DI UN LUOGO DEVE ESSERE PROTETTA E NON PUO’ ESSERE
OFFESA DA INTERVENTI CON ESSA INCONCILIABILI
Purtroppo non sempre questo accade (deroghe illegittime ed elusioni illegali,
ecomostri realizzati o che si volevano realizzare)

ES. COMPLESSO ARCHEOLOGICO DI POMPEI



Nel 2008 il Governo adotta un D.P.C.M. (Decreto del Presidente del Consiglio =
Regolamento ministeriale) recante

“Dichiarazione dello STATO DI EMERGENZA in relazione alla situazione di grave
pericolo in atto nell’area archeologica di Pompei”

In caso di emergenze

ORDINANZE IN DEROGA alle disposizioni di legge, ma nei limiti e secondo i criteri
indicati con la dichiarazione dello stato di emergenza e nel rispetto dei principi
generali dell’ordinamento giuridico.
SITO ARCHEOLOGICO POMPEI

Dichiarazione dello stato di emergenza

Per due anni sito gestito da un COMMISSARIO STRAORDINARIO anziché
dall’amministrazione statale ordinariamente competente (che sarebbe il Ministero
per i beni culturali e ambientali con le sue articolazioni)

Con potere di adottare provvedimenti in deroga alla normativa vigente

4) Sentenza n. 88 del 2007 (VILLAGGI TURISTICI IN AREE DEMANIALI MARITTIME


DEGRADATE)
CASO IN CUI LE ESIGENZE ECONOMICHE SI CONCILIANO CON LA TUTELA
DELL’AMBIENTE
LEGGE STATALE

Disciplina in modo dettagliato gli INSEDIAMENTI TURISTICI DI QUALITA’ DI INTERESSE
NAZIONALE

Impugnata da varie Regioni (Vda, Campania, Emilia Romagna, FvG) → via
diretta/principale

SECONDO LE REGIONI LA LEGGE STATALE INVADE LA LORO COMPETENZA IN MATERIA
DI TURISMO

La legge statale in particolare è diretta a favorire la costruzione di villaggi turistici di
qualità su aree demaniali marittime al fine di recuperare e bonificare aree
compromesse dal punto di vista ambientale.

VALORIZZAZIONE SIA DELL’ATTIVITÀ TURISTICA CHE DELLA TUTELA AMBIENTALE.

ASPETTO ECONOMICO E ASPETTO AMBIENTALE COINCIDONO
Legge statale incide su materie di competenza regionale MA la Corte ravvisa

L’ESIGENZA DI UN INTERVENTO DI CARATTERE UNITARIO al fine di valorizzare al
meglio l’attività turistica sul piano economico interno e internazionale nonché per la
riqualificazione paesaggistica di aree degradate, secondo il principio dello sviluppo
sostenibile.

La Corte afferma che


“allorché sia ravvisabile un’esigenza di esercizio unitario a livello statale di
determinate funzioni amministrative, lo Stato è abilitato a disciplinare siffatto
esercizio per legge, e ciò anche se quelle stesse funzioni siano riconducibili a materie
di legislazione concorrente o residuale. In tal caso, i principi di sussidiarietà e di
adeguatezza, in forza dei quali si verifica l’ascesa della funzione normativa, dal livello
regionale a quello statale, convivono con il normale riparto delle competenze
contenuto nel Titolo V della Costituzione e possono giustificarne una deroga. Sempre
che, naturalmente, la valutazione dell’interesse pubblico sottostante all’assunzione di
funzioni regionali da parte dello Stato sia proporzionata, assistita da ragionevolezza
alla stregua di uno scrutinio stretto di costituzionalità e sia previsto un coinvolgimento
della Regione interessata”.

ESEMPIO DI “CHIAMATA IN SUSSIDIARIETA’”

PER ESIGENZE UNITARIE LO STATO ATTRAE LE COMPETENZE LEGISLATIVE E
AMMINISTRATIVE ANCHE NELLE MATERIE DI COMPETENZA DELLE REGIONI
(ED E’ SUFFICIENTE CHE LA LEGGE PREVEDA IL COINVOLGIMENTO DELLE REGIONI
NELLA FASE AMMINISTRATIVA)
IN QUESTO CASO PERALTRO LE ESIGENZE DELL’ART. 41 COST. E QUELLE DELL’ART. 9
NON SONO CONTRAPPOSTE MA SI CONCILIANO

L’ESERCIZIO DELL’ATTIVITA’ IMPRENDITORIALE HA UN EFFETTO MIGLIORATIVO SIA
SUL TURISMO CHE SULL’AMBIENTE
Segnalo che in questa pronuncia uno dei commi viene dichiarato incostituzionale
proprio perché conferiva al Ministro il compito di adottare un regolamento senza
prevedere il coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni

1) dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 1, comma 586, della legge 23 dicembre 2005, n. 266
(Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2006),
nella
parte in cui non prevede che il regolamento interministeriale sia preceduto dall'intesa Stato-Regioni

STATO NON RISPETTA LA LEALE COLLABORAZIONE

5) Sentenza n. 104 del 2014 (VALLE D’AOSTA – CENTRI COMMERCIALI IN CENTRO


STORICO)
LEGGE VALLE D’AOSTA

Vietava, nei centri storici, l’apertura e il trasferimento di centri commerciali allo scopo
di preservare la tradizione commerciale.

GOVERNO IMPUGNA (giudizio in via principale)

La Corte riconosce che tale legge, vietando l’apertura di centri commerciali nei centri storici, incide
sull’accesso degli operatori economici al mercato LIMITANDO LA
LIBERTÀ DI INIZIATIVA ECONOMICA di coloro che intendono svolgere attività di
vendita.

LEGGE VALLE D’AOSTA INCOSTITUZIONALE

In questo caso la tutela dei centri storici finisce col cedere di fronte alla libertà di
iniziativa economica, senza che la Corte presti particolare attenzione all’impatto che
un centro commerciale può avere sull’identità di un centro storico.

6) Sentenza n. 140 del 2015 (COMMERCIO AMBULANTE)


DUE DECRETI LEGGE (convertiti in legge)

Per tutela dell’ambiente

Pone limiti per il COMMERCIO AMBULANTE (chioschi, camion bar, bancarelle)

deturpa le aree pubbliche aventi valore archeologico, storico, artistico e
paesaggistico, con il fine di garantire il decoro dei complessi monumentali, delle città
d’arte e dei centri storici.
LEGGE IMPUGNATA DA CAMPANIA E VENETO (via principale)

Concorrenza di competenze:
- “tutela dei beni culturali” (esclusiva statale)
- “valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione delle
attività culturali” (concorrente)
- “commercio” e “artigianato” (residuale regionale)
“Orbene, in tale contesto, l’impossibilità di comporre il concorso di competenze statali
e regionali mediante l’applicazione del principio di prevalenza, in assenza di criteri
contemplati in Costituzione e avendo riguardo alla natura unitaria delle esigenze di
tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, giustifica l’applicazione del principio
di leale collaborazione, che deve, in ogni caso, permeare di sé i rapporti tra lo Stato e
il sistema delle autonomie”

NO TECNICA DEL BILANCIAMENTO CHE FA PREVALERE LA TUTELA DEL PAESAGGIO

SALVAGUARDIA E DECORO DEI MONUMENTI E CENTRI STORICI SULLO STESSO PIANO
DELLO SVILUPPO ECONOMICO

INCOSTITUZIONALE NELLA PARTE IN CUI NON PREVEDE L’INTESA O STRUMENTI
IDONEI A GARANTIRE UNA LEALE COLLABORAZIONE
(cioè non coinvolge le Regioni nell’attuazione amministrativa)
CASI N. 5 E N. 6 → CORTE PIU’ SENSIBILE PER LE ESIGENZE DEL MERCATO

TURISMO DAL PUNTO DI VISTA DEL TURISTA



Art. 16 e art. 41, secondo comma, Cost.

Ma è un “DIRITTO FONDAMENTALE”?

Esiste il “DIRITTO AL TURISMO”?
CODICE DEL TURISMO (d.lgs. n. 79 del 2011)

All’art. 22 prevede la realizzazione di circuiti nazionali di eccellenza, individuandoli in base a temi
omogenei
Art. 22 Codice del turismo – CIRCUITI NAZIONALI DI ECCELLENZA A SOSTEGNO
DELL’OFFERTA TURISTICA

1. Al fine di superare la frammentazione della promozione e della strutturazione dell’offerta per


promuovere circuiti virtuosi, in grado di collegare tutta l’Italia e di contribuire strategicamente a
creare un’offerta tematica idonea a soddisfare le molteplici esigenze dei turisti nazionali e
internazionali, sono realizzati circuiti nazionali di eccellenza a sostegno dell’offerta e dell’immagine
turistica d’Italia, corrispondenti ai contesti turistici omogenei o rappresentanti realtà analoghe e
costituenti eccellenze italiane, nonché veri e propri itinerari tematici lungo tutto il territorio
nazionale.

2. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro delegato, di concerto con i
Ministri degli affari esteri, dell'ambiente della tutela del territorio e del mare, dello sviluppo
economico, per i beni e le attività culturali, delle politiche agricole alimentari e forestali, della
gioventù e per le politiche europee, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo
Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, si definiscono i circuiti nazionali di
eccellenza, i percorsi, i prodotti e gli itinerari tematici omogenei che collegano regioni diverse lungo
tutto il territorio nazionale, anche tenendo conto della capacità ricettiva dei luoghi interessati. Essi
sono individuati come segue:
a) turismo della montagna;
b) turismo del mare;
c) turismo dei laghi e dei fiumi;
d) turismo della cultura;
e) turismo religioso;
f) turismo della natura e faunistico;
g) turismo dell'enogastronomia;
h) turismo termale e del benessere;
i) turismo dello sport e del golf;
l) turismo congressuale;
m) turismo giovanile;
n) turismo del made in Italy e della relativa attività industriale ed artigianale;
o) turismo delle arti e dello spettacolo.

3. Il Presidente del Consiglio dei Ministri o il Ministro delegato promuove i circuiti nazionali di
eccellenza nel contesto nazionale ed internazionale, anche con la partecipazione degli enti locali,
delle regioni, delle associazioni di categoria e dei soggetti pubblici e privati interessati che
concorrono alla formazione dell'offerta.

VARI TIPI DI TURISMO



ES.:
Turismo come svago - Turismo lavorativo - Turismo culturale - Turismo gastronomico
- Turismo sportivo - Turismo folcloristico - Turismo per i bambini – Turismo per gli
anziani - Turismo religioso
Possiamo dire che tra i motivi che inducono a viaggiare vi sono in particolare anche
motivazioni legate:

- BENESSERE PSICO-FISICO
- ARRICCHIMENTO CULTURALE

ACCANTO AD ART. 16 COST. E ART. 41, CO. 2, COST.

ART. 32 Cost. = DIRITTO ALLA SALUTE
ART. 34 COST. = DIRITTO ALL’ISTRUZIONE
Es.
– Vacanze termali con contributi pubblici per chi necessità di cure mediche.
– Viaggi studio come programmi formativi scolastici.

DIRITTO ALLA SALUTE E DIRITTO ALL’ISTRUZIONE



TIPICI DIRITTI SOCIALI

DIRITTI DI PRESTAZIONE CHE CHIEDONO INTERVENTI POSITIVI DELLO STATO

(diritto alla previdenza, diritto all’assistenza, diritto alla salute, diritto all’istruzione).

TURISMO SI CONFIGURA COME UN “BISOGNO SOCIALE” CHE CONTRIBUISCE AL
GODIMENTO DI ALCUNI DIRITTI SOCIALI

TURISMO COME STRUMENTO PER REALIZZARE I DIRITTI SOCIALI
In passato →TURISMO IN OTTICA ECONOMICA

Successivamente

INTERVENTI PUBBLICI PER SODDISFARE INTERESSI DELLA COLLETTIVITA’

TURISMO COME STRUMENTO PER LO SVILUPPO DELLA PERSONA E PROGRESSO
DELLA SOCIETA’

Politiche del territorio con finalità turistiche, per favorire lo sviluppo di zone a
vocazione turistica, valorizzare le risorse artistiche, razionalizzare l’offerta turistica,
incrementare le strutture ricettive.

TURISMO SOCIALE = TURISMO COME STRUMENTO PER AFFERMARE I DIRITTI SOCIALI

DIRITTI SOCIALI (tipici dello Stato sociale-Welfare State)

diritti della persona che per la loro realizzazione richiedono anche l’intervento dello
Stato laddove non siano conseguibili con la sola azione dei privati

Si ricollegano agli art. 2 e 3 della Costituzione

ART. 2 COST. PRINCIPIO PERSONALISTA


“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo,
sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità , e richiede l’adempimento
dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”

PERSONA AL CENTRO DEL SISTEMA

Lo Stato sociale è proprio caratterizzato dalla sua vocazione a prevedere forme di
intervento dello Stato per assicurare a tutti la fruizione dei diritti che rappresentano
un costo, in modo da riequilibrare la situazione e le differenze che esistono in natura
(art. 3 secondo comma).

Posto che non tutti hanno le possibilità di fruire dei diversi diritti è previsto
l’intervento dello Stato
ART. 3 COST. PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA FORMALE E SOSTANZIALE
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni
personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo
della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese”.

COMMA 1 = UGUAGLIANZA FORMALE
COMMA 2 = UGUAGLIANZA SOSTANZIALE

CON SERVIZI, CONTRIBUTI, AGEVOLAZIONI FISCALI
LO STATO CERCA DI RIDURRE LE DISEGUAGLIANZE

Es. Borse di studio, assegni alle famiglie, provvidenze, assistenza e previdenza
sociale…

IN SOSTANZA ANCHE IL TURISMO PUO’ ESSERE UNO STRUMENTO PER GARANTIRE I
DIRITTI SOCIALI

MA IL TURISMO PUO’ ESSERE CONSIDERATO ESSO STESSO, IN QUANTO TALE, QUALE


LIBERTA’ O DIRITTO SOCIALE?

Ora, se è pacifico che all’interno della categoria dei diritti sociali rientrino i classici
diritti di prestazione relativi a beni essenziali per la vita (salute, lavoro, istruzione,
previdenza e assistenza)

SI POSSONO RICONDURRE ANCHE I DIRITTI DI LIBERTA’ E PARTECIPAZIONE?

i diritti di partecipazione politica, i diritti dei consumatori, i diritti alle pari opportunità ,
il diritto ad un ambiente salubre, il diritto all’identità sessuale

DILATAZIONE DEL CONCETTO DI DIRITTO SOCIALE = concetto più esteso e
comprensivo che potrebbe quindi ricomprendere anche un

DIRITTO SOCIALE AL TURISMO
DUE TEORIE IN DOTTRINA:
1) TURISMO COME DIRITTO SOCIALE
Secondo una prima impostazione, il turismo dovrebbe qualificarsi quale diritto sociale
e quindi implicherebbe un diritto ad un servizio, all’erogazione di un servizio da parte
dello Stato che dovrebbe garantire anche alle persone prive di capacità economica la
fruizione di tale diritto.

PRETESA VERSO LO STATO
2) TURISMO COME LIBERTA’ DELL’INDIVIDUO
Secondo una diversa impostazione, il turismo, invece (come l’arte, lo sport, lo
spettacolo) si attesterebbe tra le preferenze di vita del singolo e non
rappresenterebbe un’esigenza fondamentale per lo sviluppo dell’individuo.
Lo Stato dovrebbe semplicemente promuovere il turismo ma non dovrebbe erogare
nessun servizio. In questo caso cioè il turismo rappresenterebbe una libertà
dell’individuo ma non un diritto che deve essere garantito e non potrebbe esservi
alcuna pretesa nei confronti delle pubbliche istituzioni.

NESSUNA PRETESA VERSO LO STATO
RIEPILOGANDO:
a) TURISMO COME DIRITTO SOCIALE

“Diritto al turismo” in quanto tale, con autonoma configurazione e con pretesa di
intervento dello Stato per la sua realizzazione

ECCESSIVO
b) TURISMO COME LIBERTA’ INDIVIDUALE

“Turismo” come semplice libertà o preferenza del singolo che lo Stato non è chiamato
ad assicurare, garantire in alcun modo

RIDUTTIVO
c) TURISMO COME STRUMENTO PER REALIZZARE I DIRITTI SOCIALI

Il turismo diventa strumento attraverso il quale contribuire a dare spessore e
consistenza ai classici diritti sociali, quali il diritto alla salute o il diritto all’istruzione.

Turismo visto come fenomeno che contribuisce al benessere psico-fisico della
persona, alla sua elevazione culturale e anche alla sua integrazione sociale.
Possiamo trovare dei riferimenti in tal senso anche nel Codice del Turismo

TURISMO CULTURALE (Artt. 24-25-26)
TURISMO SOCIALE (Art. 27)
TURISMO TERMALE E DEL BENESSERE (ART. 28)

ATTUALMENTE ANCORA PIU’ IMPOPOLARE PARLARE DI UN



“VERO E PROPRIO DIRITTO AL TURISMO”,

COME PRETESA ALLA SUA EROGAZIONE DA PARTE DELLO STATO

In che senso?

CRISI ECONOMICA – RIDOTTE CAPACITA’ FINANZIARIE PUBBLICHE CHE GIA’ VEDONO
IN DIFFICOLTA’ I CLASSICI DIRITTI SOCIALI (i cui minimi devono essere assicurati)

GARANZIA DIRITTI E’ LEGATA A LORO SOSTENIBILITA’ E DISPONIBILITA’ DI BILANCIO.

LE FONTI DEL DIRITTO IN MATERIA DI TURISMO


Dalla teoria alla pratica

fonti astrattamente denominate (legge del Parlamento, decreto legge, decreto
legislativo, legge regionale, regolamento del Governo piuttosto che della Regione o
degli enti locali)

si traducono in fonti concrete.
Le fonti del diritto in materia di turismo più in particolare sono:
1) Fonti statali
2) Fonti regionali
3) Fonti degli enti locali
4) Fonti internazionali
5) Fonti dell’Unione europea
1) FONTI STATALI
- Fonti costituzionali:
Costituzione (vari articoli già individuati) e Statuti delle Regioni speciali
- Fonti primarie (ad esempio):
Legge n. 217 del 1983 (Legge quadro per il turismo e interventi per il potenziamento
e la qualificazione dell’offerta turistica
Legge n. 135 del 2001 (Riforma della legislazione nazionale del turismo – Legge
quadro)
Decreto legislativo n. 23 del 2011, art. 4 (Imposta di soggiorno)
Decreto legislativo n. 79 del 2011 (Codice della normativa statale in tema di
ordinamento e mercato del turismo – c.d. “Codice del turismo”)
Legge n. 106 del 2014 (Conversione decreto legge n. 83 del 2014, tutela del
patrimonio culturale, sviluppo della cultura e rilancio del turismo)
Legge n. 182 del 2015 (Conversione decreto legge n. 146 del 2015, fruizione del
patrimonio storico e artistico della Nazione)
Decreto legislativo n. 62 del 2018 (Attuazione della direttiva (UE) 2015/2302 relativa
ai pacchetti turistici e ai servizi turistici collegati)

- Fonti secondarie (ad esempio):


Regolamento D.p.c.m. 13 settembre 2002 (Recepimento accordo Stato-Regioni 2002
per armonizzazione, valorizzazione, sviluppo del sistema turistico)
Regolamento D.p.c.m. 8 settembre 2005 (Istituzione del Comitato nazionale per il
turismo)
Regolamento D.p.c.m. 26 luglio 2006 (Istituzione del comitato delle politiche
turistiche)

2) FONTI REGIONALI (ad esempio, tra le più recenti):


Campania: l.r. n. 18 del 2014 (Organizzazione del sistema turistico in Campania)
Lombardia: l.r. n. 27 del 2015 (Politiche regionali in materia di turismo e attrattività
del territorio lombardo)
Liguria: l.r. n. 16 del 2014 (Testo unico in materia di strutture ricettive e norme in
materia di imprese turistiche)
Toscana: l.r. n. 86 del 2016 (Testo unico del sistema turistico regionale)
Umbria: l.r. n. 13 del 2013 (Testo unico in materia di turismo e relative modifiche)
Veneto: l.r. n. 11 del 2013 (Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto)
3) FONTI ENTI LOCALI (ad es. regolamenti dei Comuni)

4) FONTI INTERNAZIONALI (ad esempio):


Convenzione internazionale relativa ai contratti di viaggio del 1962, resa esecutiva in
Italia con legge n. 1084 del 1977
Statuto dell’Organizzazione mondiale del turismo (OMT), reso esecutivo in Italia con
legge n. 1018 del 1977
Convenzione europea sulla responsabilità degli albergatori per le cose portate dai
clienti in albergo del 1962, resa esecutiva in Italia con legge n. 316 del 1978

5) FONTI EUROPEE
- Regolamenti (direttamente applicabili - ad esempio):
Regolamento n. 261 del 2004 che pone regole comuni su compensazione e assistenza
ai passeggeri in caso di negato imbarco, cancellazione dei voli o ritardo prolungato
Regolamento n. 450 del 2008 istitutivo del codice doganale comunitario
Regolamento n. 692 del 2011 relativo alle statistiche europee sul turismo.

- Direttive (da recepire da parte dello Stato con atti interni – ad esempio):
1) Direttiva in materia di servizi di albergo e simili e terreni per campeggio n. 368 del
1968
2) Direttiva sulle attività di accompagnatore turistico e di interprete turistico n. 368
del 1975 attuata con d.lgs. n. 391/1991
3) Direttiva sui viaggi, le vacanze e i circuiti “tutto compreso” n. 314 del 1990, (attuata
dal Codice del turismo)
4) Direttiva sui contratti di multiproprietà n. 122 del 2008
5) Direttiva relativa ai pacchetti turistici e ai servizi turistici collegati n. 2302 del 2015
TURISMO: RIPARTO DELLE COMPETENZE TRA STATO E REGIONI
REGIONI A STATUTO SPECIALE
Gli Statuti speciali elencano dall’origine il TURISMO tra:

le COMPETENZE PRIMARIE

Quindi il turismo è ed è sempre stato MATERIA DI COMPETENZA
PRIMARIA/ESCLUSIVA delle Regioni speciali.

REGIONI A STATUTO ORDINARIO


PRIMA DELLA RIFORMA DEL 2001
ART. 117 COST. elencava il TURISMO:

tra le COMPETENZE CONCORRENTI insieme all’industria alberghiera.

Spettava, quindi, allo Stato porre i principi fondamentali della materia nel rispetto dei
quali era competenza delle singole Regioni ordinarie intervenire.

LEGGI STATALI DI PRINCIPIO (LEGGI QUADRO) che disciplinavano a livello generale la
materia:
1) PRIMA LEGGE QUADRO
Legge n. 217 del 1983 (Legge quadro per il turismo e interventi per il potenziamento
e la qualificazione dell’offerta turistica)
2) SECONDA LEGGE QUADRO (subentra e abroga la prima)
Legge n. 135 del 2001 (Riforma della legislazione nazionale del turismo)

N.B. Tale legge viene approvata nel marzo del 2001…Perché anomalo?
Nel marzo del 2001 si approva una legge quadro in materia di turismo

Proprio mentre si sta approvando la revisione costituzionale che entrerà in vigore nel
mese di ottobre del 2001 e che sposta la materia turismo da concorrente a residuale!

DOPO LA RIFORMA DEL 2001


Nuovo 117 COST.:

Non elenca Più il TURISMO tra le COMPETENZE CONCORRENTI
Non è stato ricondotto alle COMPETENZE ESCLUSIVE dello STATO
(NO PRIMO ELENCO – NO SECONDO ELENCO)

l’espressione “turismo e industria alberghiera”

IL TURISMO E’ DIVENTATO COMPETENZA ESCLUSIVA-RESIDUALE DELLE REGIONI
ORDINARIE

La competenza delle Regioni in materia dovrebbe pertanto essere totale e più ampia
rispetto al passato.

PRIMA DELLA RIFORMA, INFATTI, LE LEGGI REGIONALI DOVEVANO ATTENERSI AI
PRINCIPI FONDAMENTALI POSTI DALLO STATO, A SEGUITO DELLA RIFORMA, INVECE,
QUESTO LIMITE NON È PIÙ PRESENTE

Non essendo competenza esclusiva dello Stato (comma 2, art. 117),
non essendo competenza concorrente Stato-regioni (comma 3, art 117)
rientra nelle competenze residuali (innominate) di cui al comma 4
“Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento a ogni materia non
espressamente riservata alla legislazione dello Stato”.

Si tratta di competenza legislativa delle Regioni che la esercitano senza essere
soggette alla legislazione statale di principio dello Stato.

LA “VICENDA” DEI PRINCIPI FONDAMENTALI IN MATERIA DI TURISMO


Sebbene a seguito della riforma del 2001 la materia turismo sia diventata da
concorrente a residuale per cui la legislazione regionale non è più subordinata ai
principi fondamentali dettati in materia dallo Stato, risulta comunque importante
ricordare la vicenda relativa ai principi fondamentali in materia di turismo per i riflessi
che anche oggi si manifestano.
PRIMA DELLA RIFORMA DEL 2001
1) LEGGE N. 217/1983 (prima “Legge Quadro”)
pone i principi fondamentali della materia
Successivamente, per avere una maggiore condivisione con le Regioni in materia, si
approva il

2) DECRETO LEGISLATIVO N. 112/1998
(di trasferimento delle funzioni dallo Stato alle Regioni)

il quale prevede che le linee guida relative ai principi e agli obiettivi per la
valorizzazione e lo sviluppo del sistema turistico venissero fissate con

DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI (DPCM) ADOTTATO
D’INTESA CON LA CONFERENZA STATO REGIONI

DPCM = REGOLAMENTO MINISTERIALE (FONTE SUB-SECONDARIA)
In seguito viene approvata la

3) LEGGE N. 135 DEL 2001 (seconda “Legge quadro”)
sempre nell’intento di condivisione con le Regioni, ribadisce che i principi e gli
obiettivi in materia di turismo venissero fissati in un DPCM D’INTESA CON LA
CONFERENZA, sentite le associazioni di categoria e con parere delle commissioni
parlamentari.

ancora DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri → regolamento
ministeriale)

In sostanza prima della riforma del 2001



il D.LGS. del 1998
la SECONDA LEGGE QUADRO del 2001

affidano ad un

REGOLAMENTO MINISTERIALE IL COMPITO DI FISSARE I PRINCIPI FONDAMENTALI
DELLA MATERIA CONCORRENTE TURISMO

Inoltre, la SECONDA LEGGE QUADRO disponeva l’abrogazione della PRIMA LEGGE
QUADRO del 1983 a seguito dell’entrata in vigore del regolamento
LA SECONDA LEGGE QUADRO DISPONE CHE UN REGOLAMENTO FISSI I PRINCIPI
FONDAMENTALI IN MATERIA DI TURISMO CON EFFETTO ABROGATIVO SULLA PRIMA
LEGGE QUADRO

DI CHE REGOLAMENTO SI TRATTA??

REGOLAMENTO MINISTERIALE DI DELEGIFICAZIONE
QUALI PROFILI PROBLEMATICI SI PONGONO?

L’art. 117 prevedeva (e prevede) che i principi fondamentali fossero posti dalla legge
statale

Poneva (e pone), quindi, una RISERVA DI LEGGE

In generale i regolamenti di delegificazione sono ammessi salvo che la Costituzione
non riservi la disciplina alla fonte primaria.

L’art. 117 prevede (e questo sia prima che dopo la riforma del 2001) che i principi
fondamentali siano fissati dalla legge, quindi pone una riserva di legge che esclude la
competenza dei regolamenti del Governo

LA LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE DELLA LEGGE QUADRO SUL PUNTO ERA ALQUANTO
DUBBIA.

DOPO LA RIFORMA DEL 2001


COSA SUCCEDE DOPO LA RIFORMA DEL TITOLO V CHE SPOSTA LA MATERIA TURISMO
ALLA COMPETENZA RESIDUALE DELLA REGIONE?

E’ AMMISSIBILE CHE UN REGOLAMENTO STATALE FISSI I PRINCIPI FONDAMENTALI IN
MATERIA DI TURISMO?

NO

PERCHE’?
IN PRATICA A QUESTO PUNTO I PRINCIPI FONDAMENTALI NON DEVONO PIÙ ESSERE
POSTI NÈ DALLA LEGGE STATALE E ANCORA MENO DALLA FONTE SECONDARIA!
Oggi l’approvazione di un regolamento statale in materia di turismo risulta non
ammissibile per due motivi:
- in primo luogo, perché il turismo è diventato competenza residuale dove non sono
previsti i principi fondamentali dello Stato neanche attraverso la legge
- in secondo luogo, perché l’art. 117, comma 6, non prevede che lo Stato approvi
regolamenti nelle materie di competenza delle Regioni (salvo il discorso della
chiamata in sussidiarietà ).
A questo punto di fronte alla legge statale di marzo 2001 che disponeva
l’approvazione del regolamento e alla riforma costituzionale di ottobre 2001 che,
invece, di fatto non lo consentiva, il procedimento statale di approvazione del
regolamento avrebbe dovuto interrompersi.

E, invece, il procedimento approvativo continua fino alla fine e sfocia nel

DPCM 13 settembre 2002 (Regolamento ministeriale) con delle caratteristiche,
tuttavia, che tengono in considerazione i cambiamenti intervenuti con la riforma
costituzionale.
E questo da almeno tre punti di vista:
1) In primo luogo dal punto di vista della procedura: la legge statale, come abbiamo
detto, prevedeva l’approvazione del regolamento d’intesa con la Conferenza

Invece si decide di approvare un regolamento che recepisce, in luogo dell’intesa,
l’accordo tra lo Stato e le Regioni. Si tratta dell’accordo del 14 febbraio 2002
Non si tratta della stessa cosa:
l’intesa è l’atto di collaborazione che lo Stato e le Regioni devono concludere per
previsione legislativa (cioè è la legge che dispone e impone espressamente l’intesa)
l’accordo, invece, è l’atto di collaborazione che lo Stato e le Regioni concludono
volontariamente, senza che lo imponga la legge, ma in base ad una loro leale
collaborazione.
LA LEGGE PREVEDEVA L’INTESA, MENTRE SI È SCELTA LA FORMA DELL’ACCORDO
(come a dimostrare che è una procedura concordata, non imposta dalla legge).
2) In secondo luogo, va segnalato che le Regioni hanno concluso l’accordo facendo
comunque inserire nel Preambolo l’affermazione in base alla quale “il turismo è
materia di esclusiva competenza regionale” e che pertanto l’accordo sarebbe stato
recepito senza modifiche unilaterali
3) In terzo luogo, l’accordo anziché introdurre principi comuni per tutte le Regioni
prevede che le Regioni d’intesa tra loro avrebbero definito i principi dei vari settori
della materia
In conclusione, si è usato il DPCM ma tenendo conto della riforma costituzionale,
soprattutto laddove si prevede che le norme di principio non siano più concordate
con lo Stato ma siano frutto di intesa tra le Regioni approvate poi con leggi regionali.

SENTENZA N. 197 DEL 2003 DELLA CORTE COSTITUZIONALE


In proposito, la Corte costituzionale nella sentenza n. 197 del 2003, proprio con
riferimento alla legge n. 135 del 2001 (seconda legge quadro approvata poco prima
della riforma del 2001), ha affermato che
“a decorrere dall’entrata in vigore del nuovo Titolo V della Costituzione, le Regioni ben
possono esercitare in materia di turismo tutte quelle attribuzioni di cui ritengano di
essere titolari, approvando una disciplina legislativa, che può anche essere sostitutiva
di quella statale di principio”.

Cioè, finché non intervengono le Regioni, la legge statale continua ad operare salvo il
potere delle Regioni di intervenire con normativa che va a sostituirsi a quella statale.
La persistenza nell’ordinamento delle fonti statali non preclude, afferma la Corte,
l’adozione di apposite normative regionali in materia e, tuttavia, precisa la Corte in
conclusione
“non può comunque legittimare in futuro l’Esecutivo a dettare i principi e gli obiettivi
sulla base di una semplice intesa con le Regioni in una materia che è divenuta di
competenza esclusiva delle Regioni”.

LIMITI ALLA POTESTA’ LEGISLATIVA DELLE REGIONI IN MATERIA DI TURISMO


Dopo la riforma del Titolo V, anche le Regioni ordinarie come le Regioni a Statuto
speciale hanno competenza piena, esclusiva in materia di turismo

TURISMO = COMPETENZA ESCLUSIVA REGIONI ORDINARIE E REGIONI SPECIALI = NO
PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA MATERIA POSTI DALLO STATO

Tuttavia, il quadro risulta più complicato posto che, in realtà , anche dopo la riforma
del 2001

LO STATO HA APPROVATO DISCIPLINE LEGISLATIVE INVASIVE DELLA COMPETENZA
REGIONALE IN MATERIA DI TURISMO

IN CHE MODO?
QUATTRO POSSIBILI MODI:
1) ATTRAVERSO LEGGI ADOTTATE IN BASE AD ALTRE MATERIE DI COMPETENZA
DELLO STATO CHE TOCCANO IL TURISMO
2) PERCHE’ CIO’ CHE PRIMA ERA RICONDOTTO AL TURISMO ORA E’ CONFLUITO IN
ALTRE MATERIE
3) PERCHE’ LA LEGGE E’ RICONDUCIBILE A PIU’ MATERIE (TRA CUI TURISMO) MA
NESSUNA VIENE RITENUTA PREVALENTE E LA CORTE AMMETTE L’INTERVENTO
STATALE
4) IN NOME DEI PRINCIPI DI SUSSIDIARIETÀ ED ADEGUATEZZA EX ART. 118 COST.
ATTRAVERSO PIU’ MECCANISMI LO STATO PUO’ APPROVARE LEGGI CHE INCIDONO
SUL SETTORE TURISMO CHE A LIVELLO TEORICO DOVREBBE ESSERE DI COMPETENZA
ESCLUSIVA DELLA REGIONE

QUINDI LA COMPETENZA ESCLUSIVA DELLE REGIONI IN MATERIA DI TURISMO
INCONTRA DI FATTO NUMEROSI LIMITI

1) ALTRE MATERIE DI COMPETENZA STATALE CHE INCIDONO SULLA MATERIA


TURISMO
In effetti, la competenza dello Stato può basarsi su altre materie e andare
ciononostante ad intrecciarsi con la competenza regionale in materia di turismo
limitandola.
Se noi scorriamo le materie di competenza dello Stato vediamo che ce ne sono varie
che di fatto toccano il turismo e, quindi, in nome di altre competenze lo Stato finisce
coll’invadere il settore del turismo che sarebbe regionale.
Così, tra le MATERIE DI COMPETENZA ESCLUSIVA DELLO STATO (117, secondo
comma, lettera l), Cost.) ci sono:
a) L’ORDINAMENTO CIVILE
b) L’ORDINAMENTO PENALE
c) LA GIURISDIZIONE E LE NORME PROCESSUALI
a) L’ORDINAMENTO CIVILE
Tutto ciò che attiene al DIRITTO PRIVATO ma che tocca il settore del turismo è di
competenza dello Stato: ad esempio in base alla materia “ordinamento civile” spetta
allo Stato disciplinare il contratto d’albergo o il contratto di viaggio che chiaramente
incidono sul settore del turismo.
b) L’ORDINAMENTO PENALE
In nome della propria competenza esclusiva in materia di ORDINAMENTO PENALE,
spetta allo Stato dettare le norme contro il turismo sessuale in danno dei minori. Ecco
che questa legge non va ricondotta al turismo ma all’ordinamento penale.
c) LA GIURISDIZIONE E LE NORME PROCESSUALI
È in nome della competenza esclusiva statale in materia di giurisdizione e norme
processuali che lo Stato detta le norme giurisdizionali e processuali anche del settore
del turismo.

In sostanza, se andiamo a togliere:


il DIRITTO PRIVATO che compete allo Stato,
il DIRITTO PENALE sempre dello Stato
il DIRITTO PROCESSUALE pure dello Stato
si può ritenere che il versante in cui opera la piena potestà legislativa delle Regioni
nella materia del turismo sia quello AMMINISTRATIVO
(tolto però il diritto processuale amministrativo che pure rientra tra le competenze
statali della giustizia amministrativa).

Diciamo quindi che spetta alle Regioni l’ambito del

DIRITTO AMMINISTRATIVO SOSTANZIALE

che riguarderà , ad esempio, la disciplina dell’azione delle pubbliche amministrazioni
in vari settori come la promozione turistica del territorio; i controlli sulla qualità delle
imprese turistiche; i controlli sulla capacità professionale degli operatori.
Viceversa tra le MATERIE DI COMPETENZA CONCORRENTE possono incidere sul
turismo le materie:
a) PROFESSIONI
b) GOVERNO DEL TERRITORIO (che ricomprende l’urbanistica)
c) VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI E AMBIENTALI
d) PROMOZIONE E ORGANIZZAZIONE DI ATTIVITÀ CULTURALI
Inoltre, come sappiamo, tra le materie di competenza esclusiva e concorrente dello
Stato vi sono quelle c.d. “TRASVERSALI”, MATERIE-NON MATERIE, quelle che cioè
pongono obiettivi, valori da conseguire in nome dei quali lo Stato è legittimato ad
intervenire in qualsivoglia ambito, compreso quello del turismo:
a) TUTELA DELLA CONCORRENZA (lett. e – esclusiva statale)
b) TUTELA DELL’AMBIENTE DELL’ECOSISTEMA E DEI BENI CULTURALI (lett. s –
esclusiva statale)
c) TUTELA DELLA SALUTE (concorrente Stato-Regioni)

2) SPOSTAMENTO DA TURISMO AD ALTRE MATERIE


COSA DEL SETTORE TURISMO RIENTRA NELLA MATERIA TURISMO E COSA INVECE
CONFLUISCE IN ALTRE MATERIE?
COSA RIENTRA A PIENO TITOLO E COSA FUORIESCE?
Prima della riforma del 2001, il turismo – allora ripeto competenza concorrente –
comprendeva ad esempio:
a. IL SETTORE DELLA PROMOZIONE E DELL’ACCOGLIENZA TURISTICA;
b. IL SETTORE DELLE ATTIVITÀ DI RICEZIONE TURISTICA (alberghiere ed
extralberghiere);
c. IL SETTORE DELLE PROFESSIONI TURISTICHE;
d. IL SETTORE DELLE IMPRESE DI PRODUZIONE, ORGANIZZAZIONE E
INTERMEDIAZIONE DI VIAGGI;
e. IL SETTORE DELLE ASSOCIAZIONI SENZA SCOPO DI LUCRO A FINI TURISTICI;
f. IL SETTORE DELLA ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITÀ SPORTIVE DI BASE O NON
AGONISTICHE.
A seguito della riforma del Titolo V questa consistenza va, invece, rivista, cercando di
capire cosa dei settori sopra citati ora sia diventato competenza esclusiva regionale
“turismo” e cosa, invece, sia transitato staccandosi dalla materia turismo per passare
ad altra materia in base al nuovo elenco.
Ad esempio:
PROFESSIONI TURISTICHE
Il settore delle professioni turistiche
PRIMA era ricondotto all’interno della competenza concorrente “TURISMO”
ORA si è staccato dalla materia residuale turismo

per confluire in quella concorrente “PROFESSIONI”!
Come confermato dalla Corte costituzionale in varie sentenze.

Così nella sentenza n. 222 del 2008, la Corte costituzionale rigetta il ricorso della
regione Veneto contro la legge statale che aveva liberalizzato l’attività di guida
turistica.
Nella sentenza n. 271 del 2009, la regione Emilia-Romagna in base alla competenza residuale turismo
aveva istituito e disciplinato con legge la nuova professione di “animatore turistico” prevedendo
l’abilitazione. Il Governo impugna la legge e la
Corte costituzionale boccia la legge regionale.
La Corte costituzionale afferma che
“quale che sia il settore in cui una determinata professione si esplichi, la
determinazione dei principi fondamentali della relativa disciplina spetta sempre allo
Stato, nell’esercizio della propria competenza concorrente”
“l’attribuzione della materia ‘professioni’ alla competenza concorrente dello Stato
prescinde dal settore nel quale l’attività professionale si esplica e corrisponde
all’esigenza di una disciplina uniforme sul piano nazionale che sia coerente con i
principi dell’ordinamento comunitario”.
In seguito la Corte ha affermato che
“l’individuazione delle figure professionali del settore turistico, con i relativi profili e
titoli abilitanti, costituisce un limite di ordine generale, invalicabile dalla legge
regionale ed è riservata, per il suo carattere necessariamente unitario, allo Stato”.
Così la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale:
- della legge della Puglia che istituiva le figure di “interprete turistico, operatore
congressuale e giuda turistica sportiva” (sent. n. 132 del 2010)
- di alcune disposizioni del Testo unico della regione Umbria relative al “direttore
tecnico di agenzia di viaggio” e alla “guida turistica” (sent. n. 178 del 2014)
- della legge della Campania istitutiva delle figure professionali di guida archeologica
subacquea e interprete turistico (sent. n. 117 del 2015).

ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ SPORTIVE


Il settore dell’organizzazione delle attività sportive di base o non agonistiche (e
realizzazione relativi impianti e attrezzature)

è transitato dalla materia concorrente “turismo”

a quella di competenza concorrente “ordinamento sportivo” (Corte cost. n. 424 del
2004).
PORTI TURISTICI
Più complesso il discorso della materia a cui ricondurre la disciplina dei porti turistici
che oggi potrebbe ricadere entro :

la competenza residuale “turismo”
oppure entro
la materia concorrente “porti e aeroporti civili”.

In un primo tempo, la Corte costituzionale ha ritenuto che il settore dei porti turistici
continuasse a rientrare nella materia turismo ora di competenza esclusiva regionale
(sent. n. 90 del 2006).

Più di recente, con riferimento ai “marina resorts” la Corte sembra aver cambiato
impostazione.
I “marina resorts” ai sensi della legge statale n. 164 del 2014 sono “strutture
organizzate per la sosta e il pernottamento di turisti all’interno delle proprie unità da
diporto ormeggiate nello specchio acqueo appositamente attrezzato”. Si tratta di
“strutture ricettive all’aria aperta”.

Si potrebbe dire che i marina resorts assomigliano ai porti turistici con la differenza di
avere una funzione ricettiva e appositi servizi per la sosta lunga e il pernottamento.

Ora, al di là del merito della pronuncia dove comunque la Corte riconduce i porti
turistici alla materia turismo, è interessante riportare il passaggio in cui la Corte
afferma che
“uno stretto intreccio si ravvisa con il regime delle strutture dedicate alla nautica da
diporto (cioè navigazione a scopo sportivo e ricreativo quindi relativa ai porti
turistici)”. “Questo settore rientra nella competenza concorrente in materia di “porti”
rispetto alla quale spetta allo Stato definire i principi fondamentali”.
Riepilogando dopo la riforma del 2001:
PROFESSIONI TURISTICHE = DA TURISMO A PROFESSIONI
ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ SPORTIVE = DA TURISMO A ORDINAMENTO
SPORTIVO
PORTI TURISTICI = DA TURISMO A CONFIGURAZIONE PIU’ INCERTA (TURISMO
OPPURE PORTI)

In sostanza possiamo dire che la competenza regionale in materia di turismo risulta
ridimensionata dal passaggio di determinati settori ad altra materia ritenuta più
pertinente.

3) PLURALISMO DI MATERIE (TRA CUI TURISMO) MA NESSUNA PREVALENTE E SI


AMMETTE LA LEGGE STATALE
Se una determinata legge è riconducibile a più materie si applica il criterio della
prevalenza cioè si cerca di stabilire quale materia predomina sulle altre

Tuttavia se nessuna viene ritenuta prevalente → è legittimo l’intervento dello Stato a
condizione che rispetti il principio di leale collaborazione
ESEMPIO:
Sentenza n. 21 del 2016 (sempre sui MARINA RESORTS)
La Regione Campania impugna la legge statale perché prevede che i requisiti per la
configurazione dei marina resorts sia competenza del Governo senza coinvolgimento
delle Regioni.

La Corte riconosce che la disciplina in oggetto riguarda più materie:

- turismo e industria alberghiera (competenza esclusiva regioni);
- sistema tributario dello Stato (perché fissa l’IVA agevolata per le strutture che
rientrano nei marina resorts - competenza esclusiva statale);
- nautica da diporto (porti – competenza concorrente);
- livelli omogenei di tutela della sicurezza e dell’ambiente in tutto il territorio
nazionale (competenza esclusiva statale).
Poiché,
“la disposizione impugnata si pone all’incrocio di varie materie, alcune di spettanza
delle Regioni, altre dello Stato. Tali molteplici competenze sono legate in un nodo
inestricabile (…) che non consente di identificare la prevalenza di una sulle altre, dal
punto di vista sia qualitativo, sia quantitativo. Deve, pertanto, trovare applicazione il
principio generale, costantemente ribadito dalla giurisprudenza di questa Corte (…),
per cui, in ambiti caratterizzati da una pluralità di competenze, qualora non risulti
possibile comporre il concorso di competenze statali e regionali mediante un criterio
di prevalenza, non è costituzionalmente illegittimo l’intervento del legislatore
statale, purché agisca nel rispetto del principio di leale collaborazione che deve in
ogni caso permeare di sé i rapporti tra lo Stato e il sistema delle autonomie (…) e che
può ritenersi congruamente attuato mediante la previsione dell’intesa”.

Con riferimento all’oggetto della questione, tuttavia,


“Poiché la disposizione impugnata demanda esclusivamente al Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministero dei beni e delle attività culturali e
del turismo, il compito di stabilire i requisiti necessari a qualificare i Marina Resorts
come strutture turistico-ricettive all’aria aperta, senza prevedere alcuna forma di
coinvolgimento delle Regioni. In tal modo essa vìola il principio di leale
collaborazione che, nella specie, ha riguardo agli interessi implicati e alla peculiare
rilevanza di quelli connessi alla potestà legislativa residuale delle Regioni. Una tale
collaborazione può dirsi adeguatamente attuata solo mediante la previa acquisizione
dell’intesa nella Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le
Province autonome di Trento e Bolzano, da considerare luogo di espressione e insieme
di sintesi degli interessi regionali e statali coinvolti”.
VARIE MATERIE – NESSUNA PREVALENTE

AMMESSO L’INTERVENTO LEGISLATIVO DELLO STATO

NEL RISPETTO DEL PRINCIPIO DI LEALE COLLABORAZIONE

INTESA IN SEDE DI CONFERENZA STATO-REGIONI

LA LEGGE IN OGGETTO PREVEDE CHE I REQUISITI PER QUALIFICARE I MARINA
RESORTS SIANO DEMANDATI SOLO A STRUTTURE DEL GOVERNO SENZA
COINVOLGERE LE REGIONI

INCOSTITUZIONALE NELLA PARTE IN CUI NON PREVEDE L’INTESA

4) “INVASIONE DELLO STATO” IN MATERIA DI TURISMO IN FORZA DEI PRINCIPI DI


SUSSIDIARIETA’ E ADEGUATEZZA (CHIAMATA IN SUSSIDIARIETÀ)
La competenza delle Regioni in materia di turismo può essere ridotta anche per:

APPLICAZIONE DEI PRINCIPI DI SUSSIDIARIETÀ ED ADEGUATEZZA per il conferimento
delle funzioni amministrative (art. 118 Cost.)

ESIGENZE DI UNITARIETÀ

le funzioni amministrative che sarebbero di regola del livello più vicino al cittadino
possono essere attratte dal livello più alto

Tale attrazione OLTRE CHE PER IL PIANO AMMINISTRATIVO vale anche per QUELLO
LEGISLATIVO (C. cost. n. 303/2003)

Quindi, l’esigenza di allocare talune funzioni amministrative (anche nel settore del
turismo) a livello statale in base al principio di sussidiarietà per inadeguatezza dei
livelli amministrativi degli enti territoriali minori implica da parte dello Stato anche
l’esercizio della relativa funzione legislativa.

LEGIFERA LO STATO ANCHE IN MATERIE DI COMPETENZA DELLE REGIONI

purchè nel rispetto della LEALE COLLABORAZIONE → la legge deve prevedere il
coinvolgimento delle Regioni nel processo applicativo

ESEMPI DI ATTRAZIONE IN SUSSIDIARIETA’ NEL SETTORE DEL TURISMO


1) Sentenza n. 90 del 2006 (MARINA RESORTS)
2) Sentenza n. 76 del 2009 (SVILUPPO STRATEGICO PRODOTTI TURISTICI)

la Corte costituzionale nell’affermare che il settore dei “porti turistici” rientra nella
competenza residuale regionale “turismo” quanto a individuazione e regime delle
concessioni, riconosce anche che

“quanto sin qui affermato non esclude, ovviamente, che lo Stato possa procedere, in
futuro, con la necessaria partecipazione della Regione interessata, in ossequio al
principio di leale collaborazione, a riconoscere a taluni porti turistici, per la loro
dimensione ed importanza, carattere di rilevanza economica internazionale o di
preminente interesse nazionale, che sia idoneo a giustificare la competenza legislativa
ed amministrativa dello Stato su tali porti e sulle connesse aree portuali”.

IN CASO DI PORTI DI RILEVANZA INTERNAZIONALE O DI PREMINENTE INTERESSE
NAZIONALE

GIUSTIFICA COMPETENZA LEGISLATIVA E AMMINISTRATIVA DELLO STATO (salvo
coinvolgimento delle Regioni)

2) Sentenza n. 76 del 2009 (Sviluppo strategico prodotti turistici)



La Corte, dopo aver ribadito che la materia “turismo” è di competenza della Regione
afferma che

“tuttavia, l’esigenza di un esercizio unitario a livello statale di determinate funzioni
amministrative (al fine di aumentare i flussi turistici e far nascere nuove imprese del
settore), abilita lo Stato a disciplinare siffatto esercizio per legge…e ciò anche se quelle
funzioni siano riconducibili a materie di legislazione concorrente o residuale…in tal
caso i principi di sussidiarietà e di adeguatezza (in forza dei quali si verifica l’ascesa
della funzione normativa dal livello regionale a quello statale) possono giustificare una
deroga al normale riparto di competenze contenuto nel Titolo V della Parte II della
Costituzione”
Tale deroga, però è consentita

“a condizione che la valutazione dell’interesse pubblico sottostante all’assunzione di
funzioni regionali da parte dello Stato sia proporzionata, assistita da ragionevolezza
alla stregua di uno scrutinio stretto di costituzionalità e rispettosa del principio di leale
collaborazione con le Regioni”.

ULTERIORE CASO IN CUI L’INTERVENTO DELLO STATO E’ GIUSTIFICATO DA


MOLTEPLICI RAGIONI
Sentenza n. 140 del 2015 (ENIT)

ENIT → “Ente nazionale del turismo”

Con D.L n. 83/2014 → lo Stato lo trasforma in ente pubblico economico (ne cambia
personalità giuridica e struttura)

RICORSO IN VIA PRINCIPALE CAMPANIA

Impugna le norme sulla formazione dello Statuto di tale ente

per lesione COMPETENZA REGIONALE IN MATERIA DI “TURISMO”
La Corte rigetta il ricorso affermando che

“rispetto alla denunciata violazione della competenza residuale delle regioni in
materia di ‘turismo’, va innanzitutto ribadito che l’intervento del legislatore statale
appare giustificato in virtù del rilievo del turismo nell’à mbito dell’economia italiana e
dell’estrema varietà dell’offerta turistica italiana, la cui valorizzazione presuppone un’attività
promozionale unitaria, perché essa scaturisce solamente dalla combinazione delle offerte turistiche
delle varie Regioni. Pertanto, rispetto alla non contestata esigenza promozionale unitaria del turismo,
interventi di riassetto ed
organizzativi del tipo di quello prefigurato – incidendo profondamente in un settore
dominato da soggetti che realizzano finalità dello Stato – devono essere ascritti alla
materia «ordinamento e organizzazione amministrativa […] degli enti pubblici
nazionali», di competenza esclusiva statale ex art. 117, secondo comma, lettera g),
Cost.”

ALTRO ESEMPIO DI MATERIA STATALE CHE INCIDE SUL TURISMO
In altro passaggio della stessa pronuncia la Corte afferma che

“se si ravvisa una concorrenza di competenze (nel caso di specie, tutela dei beni
culturali, valorizzazione dei beni culturali, commercio, artigianato, turismo) senza che
sia individuabile un ambito materiale che possa considerarsi prevalente sugli altri,
la natura unitaria delle esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale
implica l’applicazione del principio di leale collaborazione”.

AMMESSO INTERVENTO LEGISLATIVO E AMMINISTRATIVO DELLO STATO ANCHE IN
MATERIE REGIONALI

MA COINVOLGO LE REGIONI NELL FASE AMMINISTRATIVA
RIEPILOGANDO
COME ABBIAMO VISTO, LA COLLOCAZIONE DEL TURISMO TRA LE MATERIE DI
COMPETENZA PIENA DELLE REGIONI NON ESCLUDE LA POSSIBILITÀ CHE LO STATO
INTERVENGA IN MATERIA:
1) O IN FORZA ALL’INTERFERENZA DI ALTRE MATERIE STATALI (ESCLUSIVE,
CONCORRENTI, TRASVERSALI)
2) O IN FORZA DELLO SPOSTAMENTO DI CERTI SETTORI PRIMA DEL TURISMO VERSO
ALTRE NUOVE COMPETENZE
3) O IN FORZA DELLA PRESENZA DI PIU’ MATERIE NESSUNA PREVALENTE NEL
RISPETTO DELLA LEALE COLLABORAZIONE
4) O IN FORZA DELLA CHIAMATA IN SUSSIDIARIETÀ NEL RISPETTO DELLA LEALE
COLLABORAZIONE
IL CODICE STATALE DEL TURISMO
Quanto sin qui analizzato

Può giustificare l’adozione da parte dello Stato del

DECRETO LEGISLATIVO N. 79 DEL 2011

“Codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo”
che disciplina in maniera organica la materia turismo

C.D. “CODICE STATALE DEL TURISMO” ????

CODICE = Testo normativo organico e completo a disciplina di una certa materia
(di solito su delega del Parlamento al Governo si adotta con decreto legislativo)
- In base al meccanismo 1) ALTRE COMPETENZE DELLO STATO:
La competenza statale sull’ordinamento civile (con tutta la disciplina dei contratti del
turismo) potrebbe al più far parte del codice del consumo o del codice civile
- In base al meccanismo 2) PASSAGGIO AD ALTRO TITOLO:
Quello che riguarda altra materia (come le professioni) dovrebbe rientrare in un’altra
fonte come una legge statale che disciplini i principi fondamentali in materia di
professioni lasciando il dettaglio alle Regioni.
- In base al meccanismo 3) PREVALENZA MATERIE:
Risulta predominante la materia turismo
- In base al meccanismo 4) CHIAMATA IN SUSSIDIARIETA’:
Il principio di sussidiarietà dovrebbe comunque rappresentare l’eccezione o
riguardare solo qualche aspetto della materia e non l’intero settore. La chiamata in
sussidiarietà dovrebbe quindi essere una disciplina circoscritta e isolata, di certo non
tale da configurare un vero e proprio codice

CODICE

si può immaginare dove lo Stato ha COMPETENZA ESCLUSIVA (penale, civile, enti
locali)

- NON dove lo Stato ha competenza concorrente e deve quindi porre solo i principi
fondamentali
- NON di certo dove la competenza è esclusiva regionale!!

RICORSO DELLE REGIONI
IL CODICE DEL TURISMO E
LA SENTENZA N. 80 DEL 2012 DELLA CORTE COSTITUZIONALE
TOSCANA, PUGLIA, UMBRIA E VENETO

impugnano il CODICE DEL TURISMO (d.lgs.) per violazione della loro competenza e
degli artt. 76 e 77 Cost.

La Corte costituzionale osserva, in primo luogo, che con il decreto legislativo in
oggetto il Governo ha esercitato due deleghe distinte:
1) con la prima è stato approvato il Codice del turismo
2) con la seconda sono state apportate modifiche al Codice del consumo (in
particolare in relazione ai contratti di multiproprietà e delle vacanze a lungo termine)

NO PROBLEMI SECONDA DELEGA



RIGUARDA ORDINAMENTO CIVILE → riconducibile al diriƩo privato (pur con incidenza
sul turismo)

competenza statale esclusiva
PRIMA DELEGA

Secondo le Regioni NON LEGITTIMA L’ADOZIONE DI UN CODICE STATALE DEL
TURISMO

eccepiscono INCOSTITUZIONALITA’ INTERO CODICE

In effetti, la delega del Parlamento (legge n. 246 del 2005) prevede

la formazione di corpi normativi organici che riordinano una certa disciplina SOLO SE
DEVONO ESSERE MANTENUTE IN VIGORE LEGGI ANTERIORI AL 1970

PARLAMENTO ASSEGNA AL GOVERNO IL COMPITO DI ARMONIZZARE LE VARIE LEGGI
ESISTENTI IN UNA MATERIA QUANDO ESISTONO LEGGI ANTECEDENTI AL 1970

IN MATERIA DI TURISMO NON CI SONO LEGGI ANTERIORE AL 1970 DA MANTENERE
IN VIGORE

SI POTREBBE RITENERE ILLEGITTIMO L’INTERO CODICE PERCHÉ NE MANCA
L’OGGETTO
La Corte, tuttavia, non accoglie questa tesi e ritiene legittima la realizzazione del
riordino attraverso il Codice statale purchè il legislatore delegato:
1) realizzi un’opera di riordino SENZA INTRODURRE INNOVAZIONI IN MATERIE DI
COMPETENZA REGIONALE
2) introduca INNOVAZIONI CON RIFERIMENTO AGLI AMBITI DI ESCLUSIVA
COMPETENZA STATALE O PER LA TUTELA DI INTERESSI DI SICURO RILIEVO NAZIONALE
“il legislatore delegato ben poteva raggruppare e riordinare le norme statali incidenti
sulla materia del turismo, negli ambiti di sua competenza esclusiva e per la tutela di
interessi di sicuro rilievo nazionale”
La delega, invece, non consente al Governo di disciplinare ex novo i rapporti StatoRegioni neanche
sulla base della chiamata in sussidiarietà
“che, qualificandosi – ai sensi dell’art. 118, primo comma, Cost. e secondo la
giurisprudenza di questa Corte – come forma non ordinaria di esercizio, da parte dello
Stato, di funzioni amministrative e legislative attribuite alle Regioni da norme
costituzionali, richiede in tal senso una precisa manifestazione di volontà legislativa
del Parlamento, con indicazione, tra l’altro, di adeguate forme collaborative, del tutto
assente nella legge di delegazione n. 246 del 2005”.
All’esito del suo giudizio, la Corte costituzionale arriva a dichiarare

INCOSTITUZIONALI 19 ARTICOLI DEL CODICE DEL TURISMO
IL CODICE DEL TURISMO RISULTA AMPIAMENTE AMPUTATO E QUINDI
FRAMMENTARIO E PRECARIO

tanto che l’unica parte organica risulta quella sul versante del diritto privato dei
contratti del turismo organizzato (di competenza statale)

LE COMPETENZE AMMINISTRATIVE IN MATERIA DI TURISMO


Se fino ad ora ci siamo occupati del turismo dal PUNTO DI VISTA NORMATIVO

assetto delle competenze sul PIANO AMMINISTRATIVO
FUNZIONE LEGISLATIVA = PORRE LEGGI GENERALI E ASTRATTE

FUNZIONE AMMINISTRATIVA = ATTUARE LE LEGGI E APPLICARE IN CONCRETO
QUELLE REGOLE ALLE FATTISPECIE CONCRETE

Attraverso gli organi della pubblica amministrazione si dà quindi applicazione alla
legge attraverso atti e provvedimenti amministrativi concreti.
ES.
LEGGE SU AGRITURISMO → prevede che l’impresa agricola per poter svolgere attività
di agriturismo deve avere l’autorizzazione del Comune

AUTORIZZAZIONE DEL COMUNE E’ PROVVEDIMENTO AMMINISTRATIVO
Più in particolare, in campo turistico, tutta l’attività di

PROMOZIONE, INFORMAZIONE E ACCOGLIENZA TURISTICA

svolta dagli enti pubblici è riconducibile alle funzioni amministrative.

Per quanto riguarda la funzione amministrativa


PRIMA DELLA RIFORMA DEL 2001
PRINCIPIO DEL PARALLELISMO

STATO → FUNZIONE AMMINISTRATIVA DOVE AVEVA LEGISLATIVA ESCLUSIVA
REGIONE → FUNZIONE AMMINISTRATIVA DOVE AVEVA LEGISLATIVA CONCORRENTE

SALVO DELEGA

TURISMO = COMPETENZA LEGISLATIVA CONCORRENTE REGIONALE

FUNZIONE AMMINISTRATIVA DELLE REGIONI SALVO DELEGA AGLI ENTI LOCALI
DOPO LA RIFORMA DEL 2001
NUOVO 118 COST.

PREFERENZA PER LIVELLO LOCALE → PRINCIPIO DI AMMINISTRAZIONE LOCALE

SALVO CHIAMATA IN SUSSIDIARIETA’
In primis COMUNI

L’art. 118 prevede, infatti, l’amministrazione locale e dispone che
“Le funzioni amministrative sono attribuite ai comuni, salvo che, per assicurarne
l’esercizio unitario, siano conferite a province, città metropolitane, regioni e stato,
sulla base dei principi di sussidiarietà , differenziazione e adeguatezza” (sussidiarietà
verticale).
Inoltre, vanno favorite le INIZIATIVE PRIVATE per lo svolgimento delle funzioni
amministrative (sussidiarietà orizzontale).

TURISMO → COMPETENZA LEGISLATIVA REGIONALE RESIDUALE



LA REGIONE CON LEGGE ATTRIBUISCE LE FUNZIONI AMMINISTRATIVE

CON PREFERENZA AI COMUNI

OPPURE A CITTA’ METROPOLITANE/PROVINCIA O A REGIONE STESSA IN BASE A
PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’
LO SPAZIO PER L’AMMINISTRAZIONE STATALE IN MATERIA DI TURISMO DI REGOLA
NON DOVREBBE SUSSISTERE

SALVO CHIAMATA IN SUSSIDIARIETA’

PUÒ SUSSISTERE SOLO SE QUESTI COMPITI NON POSSONO ESSERE ADEGUATAMENTE
SVOLTI A LIVELLO LOCALE O REGIONALE E VI SIANO ESIGENZE DI UNITARIETA’
IN REALTA’ L’ATTIVITA’ AMMINISTRATIVA DELLO STATO NEL SETTORE DEL TURISMO
NON E’ MAI MANCATA E NON MANCA TUTTORA

BREVE RICOSTRUZIONE STORICA (ALLOCAZIONE FUNZIONI AMMINISTRATIVE IN


MATERIA DI TURISMO)
DISTINGUIAMO 4 FASI STORICHE

1) PRIMA DEL ‘900
2) DAL ‘900 ALL’AVVENTO DELLE REGIONI
3)DAGLI ANNI ’70 AGLI ANNI ’90 (AVVENTO DELLE REGIONI)
4) DALLA SECONDA META’ DEGLI ANNI ’90 AD OGGI
INTERVENTI E ORGANIZZAZIONI DI TIPO PRIVATISTICO

PRO LOCO (nate nel 1881)
CLUB ALPINO (nato nel 1863)
TOURING CLUB ITALIANO (nato nel 1894).
2) DAL ‘900 ALL’AVVENTO DELLE REGIONI
Successivamente inizia ad affermarsi una

MAGGIORE PRESENZA DELLO STATO E DEGLI ENTI PUBBLICI TERRITORIALI (COMUNIPROVINCE,
laddove le Regioni ordinarie non sono ancora state istituite)

quindi, accanto ad iniziative private (di associazioni), abbiamo anche un più forte
intervento pubblico.

1919: ENIT (Ente nazionale per l’incremento delle industrie turistiche)
1926: AACST (Aziende autonome di cura, soggiorno e turismo → istituite presso i
territori a particolare vocazione turistica dipendenti dallo Stato)
1935: EPT (Enti provinciali del turismo → presenti presso ogni capoluogo di Provincia
come enti dipendenti dello Stato)

Interventi, quindi, pubblici di dimensione nazionale e locale accanto ai già presenti
interventi di tipo privatistico.

STRUTTURE AMMINISTRATIVA A LIVELLO CENTRALE



VARIE STRUTTURE GOVERNATIVE CON COMPETENZE NEL TURISMO

- 1931 → il Commissariato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri
- 1934 → il Ministero per la stampa e la propaganda
- 1937 → il Ministero per la cultura popolare
- 1943 → il Sottosegretario di Stato per l’interno
- 1944 → il Sottosegretario per la stampa e le informazioni che prende poi il nome di
Sottosegretario di Stato per la stampa, spettacolo e turismo
- 1947 → il Commissariato per il turismo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri
Finchè si giunge ad istituire:
- 1959 → “MINISTERO DEL TURISMO E DELLO SPETTACOLO”
(legge n. 617 del 1959) con competenze in materia di turismo, spettacolo e sport
3) DAGLI ANNI ’70 AGLI ANNI ’90 (AVVENTO DELLE REGIONI)
Con l’istituzione delle Regioni ordinarie negli anni ‘70

PRINCIPIO DEL PARALLELISMO → il turismo è competenza legislativa concorrente
quindi la relativa funzione amministrativa è delle Regioni (salvo delega a enti locali)

le funzioni amministrative nel settore del turismo vengono trasferite

DALLO STATO ALLE REGIONI

Lo Stato mantiene poteri di indirizzo e coordinamento delle attività regionali
Le Regioni ereditano le strutture decentrate dello Stato:

EPT (enti provinciali del turismo)
AACTS (Aziende autonome di cura, turismo e soggiorno)

Nel 1983 la prima legge quadro scioglie gli EPT e le AACTS e prevede:

le APT (Aziende di promozione turistica → enƟ dipendenƟ dalle Regioni)
gli IAT (Uffici di informazione e accoglienza turistica)

Spettava alle Regioni istituirli concretamente e individuare gli ambiti territoriali
turisticamente rilevanti

Le Regioni approvano le proprie leggi regionali e istituiscono le proprie Agenzie di promozione
turistica.
Quindi, tra gli anni ‘70 e gli anni ’90

LE REGIONI ESERCITANO LE FUNZIONI AMMINISTRATIVE

PRIMA ATTRAVERSO GLI EPT E LE AACTS (ereditati dallo Stato)

POI ATTRAVERSO LE APT E GLI IAT (introdotte dalla legge quadro e istituite con legge
regionale)

A QUESTO PUNTO SI GIUSTIFICANO ANCORA LE STRUTTURE MINISTERIALI??

IN TEORIA NO

MA IN PRATICA le strutture ministeriali non vengono toccate e questo comporta
rapporti conflittuali tra amministrazione centrale e ordinamenti regionali.

4) DALLA SECONDA META’ DEGLI ANNI ’90 AD OGGI


Nel 1993 tramite REFERENDUM ABROGATIVO

viene abrogata la legge istitutiva del MINISTERO DEL TURISMO

funzioni trasferite al Dipartimento del turismo presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri
Il sistema amministrativo viene, inoltre, riformato (PRIMA CON LEGGI BASSANINI
DEGLI ANNI ’90 E POI CON RIFORMA DEL 2001)

PRINCIPIO DI AMMINISTRAZIONE LOCALE

in primis COMUNE → SALVO ESERCIZIO UNITARIO (CHIAMATA IN SUSSIDIARIETA’)
IN SOSTANZA A PARTIRE DALLA SECONDA METÀ DEGLI ANNI ’90, LE REGIONI DEVONO
CONFERIRE LE FUNZIONI AMMINISTRATIVE IN MATERIA DI TURISMO AGLI ENTI
LOCALI (COMUNI O PROVINCE) MENTRE NON DOVREBBERO PERMANERE POTERI
STATALI
In alcuni casi le leggi regionali devolvono alle Province in altri casi ai Comuni, ad
esempio:
VENETO → nel 2001 trasferisce i compiƟ di promozione, informazione e accoglienza
turistica alle Province e sopprime le APT
PUGLIA → nel 2000 delega le funzioni amministraƟve in materia di turismo ai Comuni
TOSCANA → nel 1999 sopprime le APT e isƟtuisce le Agenzie per il turismo dipendenƟ
dalle Province
ANCHE SE IN TEMPI PIÙ RECENTI (anche in conseguenza delle vicende che hanno
portato al ridimensionamento delle Province) SI STA ASSISTENDO A UN
RIACCENTRAMENTO DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE IN CAPO ALLE REGIONI CON
MODELLI ORGANIZZATIVI CHE COINVOLGONO GLI ENTI PRIVATI (INFRA)

RIFORMA AMMINISTRAZIONE CENTRALE IN MATERIA DI TURISMO


- 1993 soppressione del Ministero del turismo (referendum abrogativo)
- 1994 Dipartimento del turismo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (1994)
- 1997 competenze nel turismo conferite al Ministero delle attività produttive
- 2006 Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo presso la Presidenza
del Consiglio dei Ministri
- 2009 Ministero del turismo senza portafoglio
- 2011 Dipartimento per gli affari regionali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri
- 2013 MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI E DEL TURISMO (MIBACT)

- 2018 MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI, FORESTALI E DEL
TURISMO (MIPAAFT)

- 2019 MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI

- 2021 MINISTERO DEL TURISMO (D.L. N. 22/2021)

- NUOVO GOVERNO???
Già dall’istituzione delle Regioni e a maggior ragione dopo la riforma del 2001

NON DOVREBBE TROVARE LEGITTIMAZIONE UN MINISTRO DEL TURISMO

LE REGIONI DOVREBBERO ESERCITARE LE FUNZIONI AMMINISTRATIVE UNITARIE (che
non possono essere allocate a livello comunale) SENZA L’AZIONE STATALE

GLI STRUMENTI DI RACCORDO STATO-REGIONI IN MATERIA DI TURISMO


COORDINAMENTO E CONFRONTO TRA STATO E REGIONI

- 1988 CONFERENZA PERMANENTE STATO-REGIONI

Si tratta quindi della sede per i rapporti Stato-regioni anche nel settore del turismo

Laddove, in particolare, l’azione dello Stato ricade in materia di turismo è necessario
ricorrere all’intesa con le Regioni in sede di Conferenza, nel rispetto del principio di
leale collaborazione per un idoneo coinvolgimento delle Regioni durante la
formazione di atti governativi.
ESISTONO ALTRI ORGANISMI STATALI DI COORDINAMENTO IN MATERIA DI TURISMO
- 2005 COMITATO NAZIONALE PER IL TURISMO con il compito di coordinare le
politiche del settore del turismo

La Corte costituzionale con la sentenza n. 214 del 2006 accoglie il ricorso delle Regioni
dichiarando l’illegittimità di tale organismo.
Nonostante la sentenza della Corte costituzionale del 2006

nel 2011 il Codice del turismo ha nuovamente istituito il

COMITATO PERMANENTE DI PROMOZIONE DEL TURISMO IN ITALIA

confermando la tendenza dello Stato a istituire organismi che interferiscono nel
settore amministrativo del turismo

FUNZIONI AMMINISTRATIVE IN MATERIA DI TURISMO: ESPERIENZE REGIONALI E


LOCALI
1) GESTIONE DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE IN MATERIA DI TURISMO A LIVELLO
REGIONALE
NON ESISTE UN MODELLO UNICO

ciascuna Regione è competente in materia, si tratta di andare a vedere come ognuna
ha affrontato le funzioni amministrative in oggetto.

Dal punto di vista politico-amministrativo, ogni Regione svolge un’attività di indirizzo
e di coordinamento attraverso le apposite strutture della Giunta e, quindi, tramite

L’ASSESSORATO REGIONALE al TURISMO con i relativi uffici amministrativi.
A livello organizzativo, la gestione delle funzioni amministrative è affidata a soggetti
diversi.
Esempi:
- PUGLIA → ARET
(Agenzia regionale del turismo - Pugliapromozione)
dipende dalla Regione e ha personalità giuridica di diritto pubblico
- VENETO → COMITATO REGIONALE PER LE POLITICHE TURISTICHE
il Comitato è composto dall’Assessore regionale per il turismo, dal Presidente
dell’unione regionale delle Province venete (UPI Veneto), dal rappresentante della
sezione regionale dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani (ANCI), dal
Presidente dell’Unione regionale delle Camere di commercio, industria e artigianato
e agricoltura (Unionecamere Veneto), dai rappresentanti dei consorzi delle imprese
turistiche.
- BOLZANO → SOCIETA’ “ALTO ADIGE MARKETING”
società con partecipazione regionale al 50%

In sostanza:
- alcune Regioni si limitano a prevedere ORGANI DI COORDINAMENTO
POLITICO;
- alcune Regioni istituiscono apposite strutture di consulenza, indirizzo e
programmazione dipendenti dalle Regioni (AGENZIE REGIONALI)
- alcune Regioni ricorrono ad organizzazioni di gestione e quindi a società con
partecipazione regionale (SOCIETÀ REGIONALI)
2) FORME DI GESTIONE A LIVELLO LOCALE
In un primo tempo, si distinguevano due modelli:
1) le leggi regionali che andavano ad individuare solo l’ente territoriale
competente (Comune o Provincia) → poi spettava all’ente locale decidere il modello
organizzativo più appropriato (azienda speciale, società a capitale misto o solo
pubblico, organizzazione privata etc.)
2) le leggi regionali che conferivano le competenze all’ente e configuravano
anche il modello organizzativo che l’ente locale doveva utilizzare.
Più recentemente, LE NUOVE LEGGI REGIONALI VANNO TUTTE NEL SENSO DI
ESCLUDERE IL RUOLO AUTONOMO DEGLI ENTI LOCALI, ACCENTRANDO A LIVELLO
REGIONALE LA PROMOZIONE E L’INFORMAZIONE TURISTICA.
Peraltro, a fronte della crisi economica e della conseguente riduzione dei contributi
pubblici destinati al turismo, le Regioni tendono a cercare nuovi modelli organizzativi
che coinvolgono i SOGGETTI PRIVATI.

OGNI REGIONE HA PROPRIA ORGANIZZAZIONE → DI NORMA CON AMPIO
COINVOLGIMENTO DI SOGGETTI PRIVATI

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