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CAPITOLO 4

4.1 UNO SCHEMA SUI NESSI TRA SPIEGAZIONI E POLITICHE

Quasi tutte le teorie hanno avuto una certa influenza sulle politiche ovvero leggi, istituzioni, servizi
e interventi tesi alla prevenzione, al contenimento, alla repressione dei fenomeni e problemi
devianti, alla punizione o al trattamento del deviante.

PARADIMI E TEORIE IMPOSTAZIONE DELLE POLITICHE


Paradigma classico della scelta Beccaria vede il crimine come frutto di calcolo tra benefici e
Razionale costi della sanzione;
Del pensiero di Beccaria importanza ha la conoscenza delle
Beccaria leggi e delle sanzioni per orientare i comportamenti degli
individui.

Paradigma positivista della Fondamentale ridurre l’impatto della criminalità attraverso il


predisposizione naturale trattamento dei delinquenti. Si impongono le misure di
sicurezza basate sulla pericolosità del reo.
Lombroso Nascita dei manicomi giudiziari, ospedali psichiatrici
Misure di controllo esercitate dalle forze dell’ordine come la
“libertà vigilata”
Paradigma sociale delle carenze Riforme (o rivoluzioni) economiche per ridurre (o abolire) le
economiche, sociali e culturali diseguaglianze;
Sostegno ridurre/eliminare la povertà;
Henghels Sostegno alle istituzioni della socializzazione (famiglia e
Marx
scuola);
Bonger
Sviluppo di politiche sociali di inclusione attraverso i servizi
dello Stato (welfare)
Paradigma sociale Queste politiche di intervento devono porsi su una piano
dell’apprendimento e dei culturale ed educativo al fine di allontanare gli individui dai
condizionamenti forti modelli non convenzionali. Soprattutto con i giovani perché
si devono proporre dei modelli in grado di mettere in atto
Sciuterland (coletti bianchi) comportamenti conformi alla società.
Teoria dell’etichettamento Considera il controllo sociale come un fattore che aumenta
la criminalità. La soluzione per questa teoria è la
Beker depenalizzazione di questi crimini, ovvero l’abrogazione
Gofman delle norme. Cioè eliminare un articolo del Codice Penale,
Lamert cioè un crimine viene depenalizzato soprattutto quando non
Matza genera una vittima, ovvero non ritenuti offensivi per la
morale o per le altre persone.
ES: la prostituzione prima era ritenuto un crimine è stata
depenalizzata perché non genera una vittima in quanto offre
un attività di servizio
Teorie critiche e del realismo di È l’unione di tutte le teorie elaborate soffermandosi sulle
sinistra vittime e sulla vittimizzazione. Creare dei centri di ascolto e
di accoglienza e l’operato della polizia deve essere a tutela
dei più deboli e non selettivo (perché può creare ribellioni)
Teorie neoclassiche della Fa riferimento alla teoria classica.
responsabilità individuale Le teorie mettono al centro la responsabilità dell’individuo e
le politiche mettono in atto queste teorie in due piani:
Beker (nobel dell’economia)  PREVENZIONE SITUAZIONALE: l'obiettivo è ridurre le
Kelling opportunità di commissione del reato e aumentare i
Wilson rischi per chi fosse intenzionato a farlo.
 TOLLERENZA ZERO: si puniscono le minime
infrazioni, aumentando il senso di sicurezza (Kelling e
Wilson “esempio delle finestre”) (una finestra rotta
di un palazzo non viene riparata e chi l'ha rotta non
viene punito, altre ne saranno rotte alimentando un
clima di degrado ambientale che aumenterà la
propensione degli individui a violare anche altre
norme).
 RISPOSTA PENALE INCPACITANTE: L'obiettivo e
quello di allontanare dalla collettività il delinquente
per un tempo lungo affinché non possa commettere
altri reati e la società possa stare in sicurezza.

Teorie neopositiviste delle Sviluppo di screening precoci di anomalie e fragilità presenti


connotazioni genetiche e delle negli individui. Le politiche sociali ed educative mettono a
neuroscienze disposizioni servizi per le dipendenze o per il sostegno a
persone con disagio psichico utilizzando trattamenti
Lombroso farmacologici e la tecnologia di localizzazione (tutti gli
Conrad individui pericolosi sono sorvegliati o nelle loro abitazioni o
Scnaired attraverso persone vicine tramite microtelecamere)
piuttosto che sviluppare programmi psicosociali.
4.2 LA PRODUZIONE DI NORME E LA CREAZIONE DEL CRIMINE

Le definizioni degli individui come devianti possono variare nel tempo e nello spazio e non sempre
i criteri utilizzati sono oggettivi.
Alla visione conflittuale classica (legislazione = espressione dell’interesse delle classi dominanti) si
oppone la prospettiva dialettica = i contenuti delle norme sono influenzati e influenzabili dalla
dialettica tra le diverse forze contrapposte, possono avere ruolo anche le forze con meno potere
(es. riconoscimento dei diritti dei lavoratori).

Le caratteristiche oggettive dei problemi non hanno rilevanza decisiva nella creazione della norma.
Per giungere all’elaborazione/cambiamento di norme sono necessarie delle condizioni favorevoli:
percezione dei problemi a livello di senso comune
domande orientate in direzione del sistema politico
interventi di gruppi di interesse, movimenti collettivi, lobby, imprenditori morali, istituzioni,
studiosi ed esperti.

Per quanto riguarda la devianza hanno rilievo aspetti come:


Il ruolo degli imprenditori morali = figure che hanno la capacità di sollecitare orientare la
promulgazione di una legge.
Il ruolo dei componenti del sistema politico in quanto decisori pubblici, essendo i loro
interessi fondamentali per la produzione delle leggi. Essi spesso attuano seguendo i propri
interessi, ovvero il mantenimento e rafforzamento del consenso dei cittadini, garantito
dall’accoglimento delle richieste e dalla scelta delle misure per attuare. I decisori politici,
quindi, spesso fanno utilizzo strumentale delle questioni a fini di consenso,
indipendentemente dalle valutazioni degli esperti.
Il ruolo degli esperti, che elaborano dati e interpretazioni dei fenomeni, non sempre è
rilevante. Le soluzioni adottante sono il riflesso di altri elementi cui il sistema politico pone
attenzione: il senso comune, le posizioni dei movimenti e degli imprenditori morali e gli
interessi forti (es. economici).

I contenuti delle normative in materia di controllo delle devianze, negli ultimi anni, hanno
connotazioni definite:
1. aggravamento delle sanzioni per i reati di maggiore impatto sul sentimento di insicurezza,
maggiore severità nel trattamento dei minorenni, crescente valutazione retributiva e
simbolica;
2. misure di controllo rivolte a particolari gruppi portatori di caratteristiche devianti o
orientati al crimine;
3. rafforzamento dei poteri delle Polizie e aumento del numero delle prigioni, organizzate
con la funzione di incapacitare e neutralizzare i reclusi;
4. la difesa dai potenziali rischi come priorità, anche a costo di sacrificare i diritti civili e la
libertà dei sospettati. Sostegno alle politiche di prevenzione situazionale mediante la
maggior diffusione di sistemi pubblici e privati, valorizzazione dell’autodifesa.

In alcuni paesi, al contrario, sono maturate legislazioni che mostrano la rilevanza di forze non
dominanti e l’influenza di saperi esperti:
1. attenzione alle vittime come meritevoli di riparazioni dei danni materiali e morali,
2. difesa dei cittadini rispetto ai danni alla salute e all’ambiente,
3. depenalizzazione delle droghe leggere,
4. penalizzazione, non più delle persone che si prostituiscono, ma anche dei clienti e
rafforzamento delle misure di contrasto allo sfruttamento,
5. regolazione più severa dello spazio virtuale, contrasto ai reati e alle forme di violenza sui
social network.

4.3 IL CONTROLLO SELETTIVO COME FONDAMENTO DELLA CRIMINALIZZAZIONE E DELLA DEVIANZA


SECONDARIA

Non esiste deviante se quell’etichetta non gli è applicata dall’interazione con altre persone o con le
istituzioni di controllo. Persone che hanno commesso dei reati ma non scoperte non fanno un
soggetto un criminale. -> Al contrario, può essere definito e trattato come criminale chiunque sia
stato accusato di reato che non ha mai commesso.

La definizione legislativa dei confini tra lecito e illecito va integrata con il processo di applicazione
di tali norme. A dare sostanza alle leggi di diritto positivo sono le scelte compiute da attori diversi
con ruoli istituzionali diversi, come le forze dell’ordine e la magistratura.
Si tratta di scelte volte all’effettività (esercizio, applicazione) della norma.
Se si tratta di una norma semplice, che introduce un divieto o un obbligo e definisce la
sanzione relativa, l’effettività della norma consiste in misure di controllo che inducano
l’osservanza di essa.
Se si tratta di una norma complessa, che prevede la prevenzione o il contenimento o il
trattamento di un fenomeno.
L’efficacia della norma si misura in base a quanto essa abbia raggiunto gli obbiettivi dichiarati,
soddisfatto le richieste dei cittadini, risolto problemi.
Nesso tra effettività ed efficacia: non può essere efficace una norma che non viene applicata ma,
non necessariamente, una norma effettiva è efficace.
In alcuni casi il rapporto tra effettività ed efficacia è lineare = la sua effettività è garanzia di
efficacia.
Molti sono i casi di non raggiungimento degli obiettivi dichiarati nel momento di elaborazione della
norma (es. proibizionismo in materia di droghe ha peggiorato la situazione).

Gli attori implicati sono orientati da procedure formalmente definite ma, anche, condizionati da
alcuni elementi (che rendono possibile la selettività): interpretazione delle norme, margini di
discrezionalità, risorse disponibili, cultura, idee, conoscenze e competenze.

Altro elemento importante all’origine della selettività è lo stereotipo del criminale-> tendenza a
selezionare, da un insieme di individui che mettono in atto comportamenti simili, le persone più
vicine allo stereotipo dominante; ciò è perpetuato da agenzie di controllo, dalla magistratura, dalle
istituzioni carcerarie.
Al contrario, i gruppi sociali privilegiati godono di immunità.

Politiche attuariali = in riferimento alla statistica attuariale, si esercita controllo non su singoli
individui ma su gruppi potenzialmente pericolosi, mediante sorveglianza, incapacitazione e
repressione. Il singolo deviante verrà preso in considerazione a partire dagli attributi della
categoria a cui appartiene (es. le minoranze etniche, gli immigrati).
L’agire della polizia è stato oggetto di ricerche quantitative e qualitative. Queste hanno
sottolineato come gli agenti si basino per i controlli sull’aspetto, il viso, il colore della pelle, la
nazionalità, la provenienza, il comportamento (conferma delle modalità selettive di esercizio del
controllo). Le pratiche della polizia nei confronti degli stranieri sono discriminatorie, fanno parte
del razzismo istituzionale.

4.4 IL (GIUSTO?) PROCESSO


Per parlare di processo penale è d’obbligo tornare al pensiero di Beccaria alla scuola classica e al
concetto di “giusto processo”.

I suoi principi possono essere riassunti così:


i reati e le pene devono essere stabiliti dalla legge
tutti gli uomini sono uguali di fronte alla legge e la legge è uguale per tutti
i giudici devono agire in modo imparziale
le prove della colpevolezza di un individuo devono essere raccolte a partire da fatti
rispettando delle procedure
da queste procedure è da escludere la tortura
il tempo entro il quale raccogliere le prove deve essere il minore possibile
le persone inquisite devono essere informate delle prove raccolte a loro carico
nessuno deve essere privato della libertà prima di essere condannati (con eccezioni) su
principio della presunzione di innocenza
la discrezionalità dei giudici nello stabilire la pena deve essere nulla
la pena deve essere espiata interamente
i processi sono pubblici

Sono questi i principi che hanno permeato la costruzione dei moderni sistemi penali e processuali
in Europa e in altre parti del mondo, a partire dalla seconda metà del Settecento.
La prima criticità è connessa alla difficoltà di costruzione di un sistema che fondi in maniera
oggettiva il principio della proporzionalità tra reati e sanzioni.
Per i reati diversi da quelli predatori o strumentali emerge con evidenza il limite
dell’individuazione dell’unica causa del comportamento deviante nella razionalità che caratterizza
l’Homo aeconomicus: ricordiamo i reati espressivi.
E di rischio più o meno elevato di incorrere nelle sanzioni, più che di certezza delle pene, occorre
parlare, evidenziando in questo modo il terzo elemento, la terza criticità da considerare: la non
consistenza empirica della sequenza delitto-pena su cui si fonda molta della pretesa efficacia
deterrente della sanzione.
È constatazione scontata che vi sia, da parte di chi compie un reato, non solo un calcolo basato sul
rapporto tra i benefici ottenuti con il reato e i costi rappresentati dalle sanzioni, ma anche una
valutazione sulla più o meno ampia probabilità che quel costo si paghi in concreto.

Molte ricerche hanno messo alla prova, nella realtà, i principi sanciti dalla prospettiva del
paradigma classico, mostrando i limiti dello schematismo di fondo del ragionamento originale. Ci
riferiamo agli studi che si sono occupati di verificare l’effettiva efficacia deterrente delle sanzioni
ponendole in relazione a reati, tipi di autori e caratteristiche della pena.

Quanto alla infallibilità della pena, ovvero -> l’assoluta corrispondenza tra sanzione prevista in
astratto e sanzione applicata in concreto, si può dire che è stata progressivamente messa in
discussione dagli orientamenti di politica penale che sono discesi dai paradigmi successivi a quello
classico.

Tre sono gli elementi entrati in campo:


1. l’affermarsi, con il paradigma positivista, della necessità di considerare le differenze tra gli
individui autori di atti illeciti, di guardare cioè ai rei piuttosto che solo ai reati.
2. la progressiva attenzione posta, nel quadro del paradigma sociale, alle condizioni dei
soggetti.
3. l’affermarsi dell’opportunità di attribuire alla pena una funzione rieducativa.

L’insieme di questi elementi ha portato, nel corso del tempo, al passaggio dalla definizione netta e
univoca della sanzione corrispondente a ciascun reato alla indicazione di un minimo e un massimo,
la cosiddetta forbice edittale.

Nel corso del tempo si sono elaborati numerosi criteri che possono aiutare il giudice a scegliere la
sanzione specifica:
• le caratteristiche specifiche del fatto-reato;
• la presenza di circostanze e situazione che possono configurare attenuanti o aggravanti;
• la gravità del danno;
• la natura del reato;
• il grado di premeditazione;
• i motivi per cui l’imputato ha agito;
• il grado di consapevolezza delle conseguenze;
• le condizioni di vita individuale.
Tutti i riferimenti alla persona, in via di principio, sono dunque oggi rilevanti per la scelta di una
pena.

4.5 IL CARCERE E LE ALTRE ISTITUZIONI TOTALI AL SERVIZIO DELLA NEUTRALIZZAZIONE DEI


DEVIANTI
Istituzioni totali = agiscono sugli individui in maniera totale, impedendo lo scambio sociale e
l’uscita verso il mondo esterno.
Sono studiate da Goffman e da Basaglia in Italia (es. è il carcere).
Obiettivo è la modificazione del Sé, progressivo annullamento dei tratti peculiari degli internati.
Uno dei principali obiettivi dichiarati, la rieducazione, è mancato.
L’internamento provoca la fissazione dell’identità deviante, il passaggio a criminalità secondaria.
Il soggetto, uscito da queste istituzioni, si ritrova vittima di stigmatizzazione e non riuscirà a
tornare nella posizione in cui era prima.

In molti paesi la politica carceraria è la -> saldatura tra le esigenze del sistema politico e i
sentimenti diffusi. In questo clima si verifica l’abbandono dell’ideale della riabilitazione, con lo
scopo di isolare i pericolosi e neutralizzarli.

Negli USA, come in Italia, i tassi di incarcerazione non sono giustificabili con i tassi di criminalità.
Questo dipende dall’aggravamento delle pene e dalle politiche repressive in materia di droga.
Negli USA in carcere si ha l’abbandono del modello correzionale, della riabilitazione e
rieducazione.
L’idea del trattamento dell’individuo lascia il posto a incapacitazione e isolamento.
In Italia vi è un mix di orientamenti differenti. L’incarcerazione riveste il ruolo di segregazione ed
esclusione temporanea. In questo contesto si osserva una grande distanza tra “diritto sulla carta”
e “diritto in azione”, dovuto dalla pena: da un lato con finalità rieducative, dall’altro il
contenimento e la somministrazione di sofferenza (in una logica retributiva).

La vita sotterranea dell’istituzione è regolata da numerose norme informali: restrizione delle


opportunità di espressione dei bisogni e dei diritti, sistema di privilegi, somministrazione di premi
e sanzioni informali.
Le norme formali sono applicate in maniera selettiva, si contrattano, si violano senza conseguenze.
Anche l’accesso alle opportunità che il carcere presenta è regolato informalmente.

La polizia penitenziaria stenta a uniformarsi ai mandati formulati nelle norme scritte.


È importante ricordarsi del “relativismo penitenziario” = ogni istituzione carceraria è un universo a
sé. È per queste ragioni che il carcere si conforma come scuola di criminalità: nel 68% dei casi i
detenuti tornano a delinquere.

4.6 LE POLITICHE SOCIALI DI PREVENZIONE E GESTIONE DELLE DEVIANZE NELLO


SCENARIO CONTEMPORANEO
Negli ultimi decenni del secolo scorso le pratiche di prevenzione si sono progressivamente
ridimensionate.

I fattori all’origine di questo ridimensionamento:


la crescente complessità delle problematiche da affrontare,
le difficoltà economiche della maggioranza degli Stati,
i conseguenti tagli a servizi e personale.

In questo clima e in questo contesto si è affacciata la concezione della prevenzione che adotta una
prospettiva diversa -> La concezione di prevenzione che si fonda sulla modificazione dei contesti in
cui certi comportamenti hanno luogo, ha poi trovato applicazione anche nella ricerca di
contenimento di altre forme di devianza che si manifestano in luoghi pubblici, come l’alcolismo o
la tossicodipendenza o ancora la prostituzione di strada.
Qui la creazione di ostacoli alla presenza di persone e comportamenti sgraditi si è associata
all’applicazione di forme diverse di sanzioni, spesso di natura amministrativa, tese a scoraggiare il
perpetuarsi delle azioni.

Misure e interventi coinvolgono le amministrazioni locali, forze dell’ordine, imprese private e


singoli cittadini:
interventi di design ambientale per rendere gli spazi pubblici più frequentati e sorvegliabili
per rendere più difficile l’accesso a banche e negozi di pregio
misure di protezione dei bersagli ponendo ostacoli all’ingresso e all’uscita
misure di sorveglianza a distanza attraverso videosorveglianza
intensificazione controlli delle forze dell’ordine
programmi di informazione e di responsabilizzazione dei cittadini soprattutto per anziani,
donne e bambini.
Si sono sviluppate politiche di prevenzione delle inciviltà che provocano alcune presenze in luoghi
pubblici > strumenti sanzionatori rivolti a categorie di persone ritenute pericolose o fastidiose
(barboni, zingari, stranieri, poveri).
In questo scenario le politiche e i servizi sociali che si propongono di prevenire e gestire in maniera
non solamente sanzionatoria o repressiva situazione socialmente problematiche vivono una fase
di forte criticità.

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