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HARVARD LAW LIBRARY
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I volumi IV. & V. si vendono anco separatamente dar tre precedenti volumi .
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VOL. II .
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Proprietà Letteraria
XV.
IL DIRITTO PENALE
LA PROCEDURA PENALE
VOL. V. 1
IL DIRITTO PENALE
LA PROCEDURA PENALE ( 1 )
.
XVI .
UNITA DI GIURISPRUDENZA
UNITÀ DI GIURISPRUDENZA
-~ -~~
172 iz
F Ꭱ Ꭺ Ꮇ Ꮇ Ꭼ N T I
SULLA
Ꮲ Ꭼ N Ꭺ Ꭰ Ꮖ Ꮇ Ꮊ Ꭱ Ꭲ Ꭼ
FRAMMENTI
I.
II.
VOL. V. 6
- 82 _____
III.
LETTERE
1.a
Onorevole Presidente
2.a
Onorevole Collega
IV.
Oooo
V.
I
- 101 w
mo popolo.
Qual è la morale che si cava da questa deplora
bile istoria ? Io ne concludo una novella prova che
la pena di morte è inutile , anzi , disutile .
Io dico in primo luogo, che se Lemaire fosse stato
condannato ad una reclusione perpetua, la sua im
perturbabilità sarebbe scomparsa ; dico anzi, che se
avesse preveduto con certezza che la sua pena do
vesse esser quella della reclusione perpetua, egli
non avrebbe commesso il delitto . I grandi scellerati
perdono innanzi tutto ogni fede nella vita avvenire ;
si assuefanno a contemplare la morte con occhio
indifferente come una necessità della vita ; il tedio
delle umane miserie si congiunge, negli animi loro
corrotti, ad un'ambizione feroce, e giungono ad aspi
rare al palco, come altri aspira ad un impiego, ad
un trono, o ad una corona accademica. Per frenare
costoro niente vale l'apparato del supplizio, che in
vece gli esalta. Una pena di perpetuo confine gli
avvilirebbe ; si sentono nobilitati dalla scure o dal
laccio. Costoro, si dirà, sono i meno ; ed io rispondo
che in faccia appunto a costoro abbisogna la società
di più energica repressione , e che la repressione
che più temono è la vita nel carcere. Fu grande
104 -
IL DELITTO
IL MATRIMONIO ECCLESIASTICO
W –D
IL DELITTO
IL MATRIMONIO ECCLESIASTICO
Boo00
---
do ecclesiastico eserciti a nome ed interesse di quel
la una azione contro i genitori per costringerli a
darle uno stato civile. Questa azione sia pure, se
vuolsi , anche azione penale : nulla avvi di nuovo in
ciò, perchè la soppressione di stato e la occulta
zione di fanciullo, sono titoli di reato che già esi
stono nei codici dei popoli culti, e nei quali la co
scienza pubblica è ormai assuefatta a riconoscere 1I
una criminosità ed una legittimità di punizione. Le
·
migliori scuole hanno ormai insegnato che il titolo 11
di soppressione di stato è bene adattabile anche al
fatto malvagio di chi vuol togliere al fanciullo lo
stato di figlio naturale, poichè anche a questo stato
la legge civile annette dei diritti che si violano col
sopprimerlo. Allora voi potrete dire io proteggo un
diritto col punire i genitori, proteggo il diritto che
hanno i figli ad avere dai loro genitori quello stato
naturale di famiglia che i genitori hanno libera
potestà di dar loro e che col fatto volontario della
procreazione hanno incorso il dovere di dare . Ma
per tradurre innanzi alla giustizia criminale aspet
tate che io abbia avuto figli : aspettate che i figli
ottenuti io abbia barbaramente gettati sul lastrico .
Ma finchè non ho figli ; e finchè i figli che Dio mi
ha dato li riconosco come miei, e adempio verso di
loro tutti i doveri morali e giuridici che mi incom
bono, io non sono delinquente. La legge vostra avrà
allora un colore giuridico : sarete logici, perchè prov
vederete ad un bisogno porgendo vero ed efficace
riparo ai mali che lamentate : mentre col punire il
sacramento voi non date riparo alcuno a quei mali ;
agite senza diritto ed opprimete le coscienze quali
―――――― 118 ―――――
DIVIDUITÀ
VOL. V. 10
DIVIDUITÀ
DELL'AZIONE DI INGIURIA
..
Questa
uesta tenebrosa ed empirica regola della indivi
duità del delitto e dei suoi contenuti , io ho com
battuto forse dieci volte , e più, nei miei scritti ovun
que me la sono trovata innanzi ; e sempre la com
batterò quante volte io ne abbia occasione , perchè
è un errore solenne . Errore che tocca all' assurdo in
quanto pone come regola assoluta la individuità giu
ridica del delitto anche quando non ricorre la indi
viduità ontologica . Vero assurdo , perchè esprime
una contradizione . Ciò che è ontologicamente dividuo
non può farsi per umano placito individuo, perchè
non giace nella cerchia dello umano potere di fare
che quello che è non sia tale quale è.
Ed ora che vidi in un caso pratico sostenersi la
tesi della individuità dell' actio injuriarum, ripiglio
la penna per tornare a combattere il vecchio ne
mico, nella fiducia di dimostrare che anche in que
sta sua applicazione quella formula è erronea.
La questione della dividuità o individuità della
actio injuriarum può svolgersi sotto due forme
―― 148 ――――――
PENSIERI
SULLA
SULLA
VOL. V. 12
QUESTIONI SUL TENTATIVO
I.
II.
CPLS
E qui volgendomi a coloro che caldamente pro
pugnano non potersi ammettere tentato omicidio
con eccesso di difesa, io dimando loro : qual'è la
opinione che voi tenete per vera in ordine alla que
stione generale del tentativo nell' impeto ? Negate
voi la possibilità del tentato omicidio in rissa, op
pure voi l'ammettete ? Se voi la negate io sono
con voi, e siete eminentemente logici quando negate
ancora la possibilità del tentato omicidio nella di
fesa eccedente. Con lo identico ordine di ragiona
mento col quale voi dite non potersi obiettare il ten
tato omicidio a chi soltanto feriva nell' impeto di
uno sdegno subitaneo e veemente perchè egli am
menava colpi per menar colpi e per dare sfogo
alla rabbia convulsa che lo agitava, ma senza pre
figgersi uno scopo finale piuttostochè un altro ; con
lo identico ordine ( io dissi ) di ragionamento voi
rettamente potete ripetere che chi feriva per pro
pria difesa, feriva per liberarsi dal male che gli
sovrastava ; feriva per difendersi : ma non intende
va a procacciare piuttosto la morte dello aggres
sore che il semplice ferimento, non avendo alcun
fine oltre quello di recare quel male che era ne
cessario ad assicurare la propria difesa. La parifi
cazione è incriticabile .
Ma se al contrario voi siete di coloro che sosten
gono il tentativo nell' impeto, io mi permetto di
dirvi che siete inconseguenti quando negate il ten
tativo nello eccesso di difesa. Ripeto che qui la ne
gazione del tentativo non procede da un principio
199
III.
( TEORICA )
Biagi ?
§. 20. Ecco la questione che io denuncio alla Cor
te Suprema come viziosa : e talmente viziosa da
farne con alacre fiducia sperare nella cassazione
del verdetto Lucchese, affinchè il rinvio ad un' altra
Corte apra l'adito a più maturo esame della col
pevolezza del ricorrente, ed a più giusto e più ve
ridico pronunciato .
§. 21. E perchè questo vizio emerga più chiaro
in tutte le sue molteplici forme , io lo denunzio alla
Corte con i tre seguenti motivi.
217 -
MOTIVO PRIMO
(1) Fra i molti giudicati dai quali può dirsi stabilito come
costante Giurisprudenza che la dichiarazione del concorso
della premeditazione non esaurisca lo estremo intenzionale
dello assassinio se altresì non è esplicitamente dichiarato che
lo agente aveva PREMEDITATO DI UCCIDERE il nemico , e non sol
tanto premeditato di offenderlo o di ferirlo, è notabile come
una singolarità la circostanza che questo giustissimo princi
pio si promulgasse quasi nel medesimo giorno dalle Corti
Supreme di due distanti provincie di Italia , l ' una ad insa
puta dell'altra . Alludo al giudicato della Corte di Cassazione
di Torino del 24 febbraio 1866 ( Giornale la Legge n. 32 )
ed al giudicato della Corte di Cassazione di Palermo del 26
febbraio 1866. Ambedue questi giudicati annullarono i ver
detti a loro deferiti , osservando che non esauriva gli ele
menti di fatto della premeditazione la dichiarazione che
il giudicabile avesse agito col premeditato disegno di at
tentare alla vita del nemico , perchè questa formula inclu
deva il possibile del disegno diretto a semplicemente ferire.
218
MOTIVO SECONDO
IV .
( TEORICA )
ARTICOLO I.
――― 233
ARTICOLO II.
·
per la durata della malattia consecutiva , superiore
a giorni trenta, o per deturpamento della faccia o
per grave offesa dell' organo della vista e dell' udito.
E qui finiscono le dichiarazioni di fatto relative al
punto che si discute .
Ma basta leggere quel ventesimo ritenuto dell' ap
pellata sentenza per capire che qui i meritissimi
Giudici niente portarono la mente loro sulla ricerca
della intenzione. Essi qui mirarono a render co
stante lo elemento materiale del tentativo punibile ;
cioè la potenza dell' atto a ledere gravemente, per
l'alternativa di tre distinti possibili ; cioè la durata,
la offesa di un organo, e la deturpazione. Malamen
te ( come ho già notato di sopra ) ed anzi pessima
mente ed a ritroso della logica , costituirono anche
questo elemento materiale ; perchè è illogico dedur
re il certo dal condizionale ; è illogico il dire se
Tizio avesse fatto diversamente da quello che fece
poteva uccidere ; dunque il fatto diverso che non
aveva potenza di uccidere ebbe potenza di uccide
re perchè poteva esser fatto diversamente. E que
sto fu il ragionamento dei primi giudici, ma su ciò
non voglio adesso tornare.
Ma quello che è certo si è che in quel ritenuto
non si fa parola d'intenzione diretta ad usufruire
piuttosto l' una che l'altra di quelle potenze di gra
vità od alcuna di tutte le tre.
Ed io sono in diritto di domandare :
Dove è che la sentenza dichiari che il Vivarelli
PREVEDESSE Come conseguenza del suo fatto la de
bilitazione di un organo della Fazzini ; e che vo
LESSE precisamente ottenere questo effetto ?
La sentenza è muta, e non mi risponde .
- 251 ―――
|
--- 254 ―――
1.º Causa.
Si ebbe il coraggio di asserire che nel fatto in
questione la causa a delinquere mostrava che il
Vivarelli non poteva appagarsi di fare alla Serafina
un semplice dispetto col guastarle la veste dome
nicale , ma doveva propriamente cercare il suo sfo
go in un danno grave e permanente sulla persona
e corpo di lei. Sa ognuno quanto è docile la carta
bianca : essa se ne sta impassibile sotto la mano del
l'accusatore, dell' Avvocato, e del Giudice, a ricevere
tutto quello che vi si scrive , fosse anche la più fan
tastica esagerazione .
Era dunque facile scrivere su quel foglio di carta
che la causa a delinquere mostrava l'animo di le
dere gravemente : facilissimo era lo scriverlo , e quel
buon figliolo di quel foglio di carta pigliavasi in
groppa senza mormorare quella visione. Ma non era
altrettanto facile dimostrare il gratuito asserto ;
laonde fu necessità limitarsi allo asserto, e rispar
miarsi il tentativo della dimostrazione.
2.º I mezzi.
Quando i mezzi si contemplano nel confronto con
uno evento che dai medesimi nel caso concreto non
conseguì, possono presentare con lo evento stesso
due modi diversi di rapporto : cioè un rapporto di
mera possibilità ; ed un rapporto di probabilità.
Un rapporto meramente possibile presentano i
mezzi con un dato evento, se quantunque sia caso
raro ed eccezionale, pure non è conclusa la possi
bilità che dai mezzi medesimi consegua lo evento
in questione . Presentano invece un rapporto proba
-- 271 -
3.º Il tempo.
4.º Il luogo.
Ad evitare inutili ripetizioni riunisco insieme la
trattazione delle circostanze di luogo e di tempo,
che con mia grande maraviglia trovo agglomerate
nella sentenza Aretina fra le circostanze che nella
mente di quei giudici avvalorarono il premeditato
disegno di gravemente ferire. E dico che grande
meraviglia in me desta il trovare colà quelle due
circostanze, perchè ( vedi pensiero uman come spes
so erra ) quelle due circostanze che ai giudici Aretini
parvero indizi inducenti la premeditazione a ferire,
pajono a me ( e non credo di errare ) argomenti
esclusivi di siffatta premeditazione, e circostanze
che mirabilmente quadrano col disegno di sciupare
una veste , e di arrecare uno scorno .
Si comprende di facile che chi agogna recare ad
altri pungentissimo oltraggio scelga il luogo pub
1
·
1
!
280
8
blico ed il tempo nel quale quel luogo è più popo
loso. Benissimo dunque al disegno di fare un ol
traggio alla Serafina si addiceva lo scegliere come
teatro dell' onta la via dell' Anfiteatro : e di scegliere
quell' ora nella quale era più popolato il Caffè del
Vapore giacente in faccia al suo palazzo ; e quel
l'ora nella quale sciogliendosi le sacre funzioni era
la via medesima popolatissima e rigurgitante di
genti di ogni condizione.
Si comprende di facile che chi ha fatto disegno
di recare un dispetto a una femmina col guastarle
l'abito, non debba andarne in cerca pei campi o in
giorno lavorativo quando indossa conformemente
alle sue condizioni ed abitudini un abito misero e
forse logoro e brutto , ma debba aspettare la occa
sione nella quale colei si reca alle sacre festività
in un giorno di Domenica , indossando, come ap
punto volgarmente si dice, il suo domenicale.
Nulla dunque di tanto logico e di tanto spontaneo
quanto lo argomentare così : se il Vivarelli a gettare
quell' acido sulle vesti di Serafina aspettò il solenne
giorno festivo e la ora solenne della uscita dalle
sacre funzioni , ed elesse la pubblica strada mentre
rigurgitava di popolo , egli dovette mirare a recarle
uno scorno appo tutte le sue compagne ed un
danno negli oggetti migliori del suo abbigliamento.
Questa pareva a noi buona logica.
Ma non è altrettanto buona logica il supporre in
un giudicabile , che non è poi furente nè smarrito
dello intelletto , un disegno pazzo e da vero demen
te ; molto più quando tale disegno vuolsi lungamente
e freddamente premeditato.
- 281
ARTICOLO III.
- la causa a de
scono e della reità dello imputato
―――― le minaccie precedenti di danni perso
linquere
- la qualità - la quantità
nali verso la Fazzini
-
del liquido adoperato il tempo - il modo col quale
fu sulla Fazzini versato — li effetti dannosi che
alla medesima sarebbero derivati, ove ( come dallo
agente volevasi ) fosse essa rimasta colpita nella
faccia o sulla testa ――――― le premure e i mezzi posti
in essere per preparare discolpe anche prima che
il fatto fosse commesso ____ e per cancellare le trac
cie del liquido caduto sulla via : circostanze tutte
emerse dai fatti sopra ritenuti. Ecco tutto.
-
Ma della causa a delinquere delle minaccie -
del luogo - del tempo -e del modo, abbiamo già
sopra discorso nel precedente articolo, e mostrato
che questi argomenti o sono equivoci , o persuadono
anche i più schivi che l'Avvocato Giuseppe Vivarelli
non spinse nè le sue previsioni nè la sua volontà
oltre all' effetto ed al fine che ottenne ; quello cioè
di sciupare un vestito.
Resta dunque, a completare la storia di tante fiabe,
che noi guardiamo più rapidamente che si potrà
1.º Le premure per preparare discolpe - 2.º i mezzi
adoperati per cancellare le traccie - 3.º la quantità
del liquido ―――― 4.º la qualità del liquido ; e 5.º final
mente a corona della nostra apologia, il sindacato
della vita anteatta del Vivarelli.
5. Vita anteatta.
In una questione intenzionale sa ognuno di qual
pondo sia la considerazione dei costumi, del carat
tere morale e degli antecedenti del giudicabile : cir
costanze che sono sempre determinanti ; e tanto più
308 ___
ACCUSATO E PATRONO
ACCUSATO E PATRONO
10000 米
FRODE E TRUFFA
FRODE E TRUFFA
1000 20000
QUESTIONI
J.JA---
I.
1.
- 350 -
2.
}
358
II.
III.
I Giurati e la pena.
IV.
Scandali immaginarii.
•
418
DAR Yor
V.
Scandali reali
PROGRESSI
I.
L'obi ettiv
obiett ivo delle fugaci osservazioni che pubblico
sotto questa rubrica è la libertà della Curia nello
esercizio del patrocinio. I nuovi ordini hanno isti
tuito un sistema di oppressione a danno delle Curie,
che non era a tempo dei governi dispotici . Piccole
restrizioni, minuzie in apparenza ; ma tutte conver
genti a mettere il patronato sotto la mano di ferro
dei Procuratori del Re, ed a spogliare le Curie dei
loro più belli attributi . Oggi dirò una parola della
consultazione gratuita. L'ufficio di consultazione
gratuita sotto il dispotismo Toscano si esercitava
dalle Camere degli Avvocati presso le respettive
Corti del Granducato. Questo ufficio serviva a dare
ai poveri gratuitamente pareri sui diritti che essi
credevano potere esercitare , ed i pareri si davano
con maturo studio nelle sessioni settimanali rego
larmente tenute da un collegio di Avvocati eletti
VOL. V. 28
――――― 434 ―――
II.
III.
IV .
•α
V.
CASSAZIONE
I
1
1
CASSAZIONE
50000
CONSUMAZIONE
---
II.
Di qui le conseguenze .
1.º Che il derubato non ha l'obbligo di giustificare
il dominio, e tutto ha provato quando ha provato che
la cosa sottratta era nel suo pacifico possesso .
2. Che il ladro ha consumato il furto quando si
è posto in possesso della cosa involata col contret
tarla, quantunque non l'abbia mai ridotta nella sua
proprietà, o gli sia stata immediatamente ritolta, o
l'abbia volontariamente restituita.
La violazione del possesso, e così la semplice
contrettazione, esaurisce la consumazione mate
riale del furto .
Nel titolo di appropriazione indebita è certa la
regola diametralmente opposta.
L'obiettivo giuridico di questo delitto non è il
possesso. Esso non si consuma con lo spogliare il
proprietario della detenzione della cosa sua. Sareb
be assurdo ( proprio assurdo ) il dirlo , mentre il ti
tolo stesso presuppone come sua condizione sostan
ziale che il fatto avvenga in un momento nel quale
il proprietario non gode il materiale possesso della
cosa usurpata.
Nel titolo di appropriazione indebita il diritto vio
lato, che ne costituisce la oggettività giuridica e la
essenzialità, è unicamente la proprietà. Dunque il
momento consumativo di questo reato non può tro
varsi in un atto nel quale si estrinsechi il solo pos
sesso, ma ha bisogno di un atto nel quale si estrin
sechi l'esercizio della proprietà .
Gli atti di possesso dello inventore potranno va
lutarsi come avviamento ad usurpare la proprietà,
ma non come esercizio o acquisto attuale della pro
490 ――――
CAUSE
DI
I.
1
---- 506 ――――――
II.
Difesa propria.
UN DUBBIO
FRODE -- PRODIGALITÀ
PRODIGALIT A SIMULAZIONE
———
FRODE PRODIGALITÀ SIMULAZIONE
I.
II.
III.
BIBLIOGRAFIE
|
1
.
BIBLIOGRAFIE
***e
I.
II.
VOL. V. 37
--
- 578
III.
IV.
V.
VI.
VII.
1
A
- 591
VIII.