Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Si tratta della copia digitale di un libro che per generazioni è stato conservata negli scaffali di una biblioteca prima di essere digitalizzato da Google
nell’ambito del progetto volto a rendere disponibili online i libri di tutto il mondo.
Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyright e diventare di pubblico dominio. Un libro di pubblico dominio è
un libro che non è mai stato protetto dal copyright o i cui termini legali di copyright sono scaduti. La classificazione di un libro come di pubblico
dominio può variare da paese a paese. I libri di pubblico dominio sono l’anello di congiunzione con il passato, rappresentano un patrimonio storico,
culturale e di conoscenza spesso difficile da scoprire.
Commenti, note e altre annotazioni a margine presenti nel volume originale compariranno in questo file, come testimonianza del lungo viaggio
percorso dal libro, dall’editore originale alla biblioteca, per giungere fino a te.
Google è orgoglioso di essere il partner delle biblioteche per digitalizzare i materiali di pubblico dominio e renderli universalmente disponibili.
I libri di pubblico dominio appartengono al pubblico e noi ne siamo solamente i custodi. Tuttavia questo lavoro è oneroso, pertanto, per poter
continuare ad offrire questo servizio abbiamo preso alcune iniziative per impedire l’utilizzo illecito da parte di soggetti commerciali, compresa
l’imposizione di restrizioni sull’invio di query automatizzate.
Inoltre ti chiediamo di:
+ Non fare un uso commerciale di questi file Abbiamo concepito Google Ricerca Libri per l’uso da parte dei singoli utenti privati e ti chiediamo
di utilizzare questi file per uso personale e non a fini commerciali.
+ Non inviare query automatizzate Non inviare a Google query automatizzate di alcun tipo. Se stai effettuando delle ricerche nel campo della
traduzione automatica, del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) o in altri campi dove necessiti di utilizzare grandi quantità di testo, ti
invitiamo a contattarci. Incoraggiamo l’uso dei materiali di pubblico dominio per questi scopi e potremmo esserti di aiuto.
+ Conserva la filigrana La "filigrana" (watermark) di Google che compare in ciascun file è essenziale per informare gli utenti su questo progetto
e aiutarli a trovare materiali aggiuntivi tramite Google Ricerca Libri. Non rimuoverla.
+ Fanne un uso legale Indipendentemente dall’utilizzo che ne farai, ricordati che è tua responsabilità accertati di farne un uso legale. Non
dare per scontato che, poiché un libro è di pubblico dominio per gli utenti degli Stati Uniti, sia di pubblico dominio anche per gli utenti di
altri paesi. I criteri che stabiliscono se un libro è protetto da copyright variano da Paese a Paese e non possiamo offrire indicazioni se un
determinato uso del libro è consentito. Non dare per scontato che poiché un libro compare in Google Ricerca Libri ciò significhi che può
essere utilizzato in qualsiasi modo e in qualsiasi Paese del mondo. Le sanzioni per le violazioni del copyright possono essere molto severe.
La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Google Ricerca Libri aiuta
i lettori a scoprire i libri di tutto il mondo e consente ad autori ed editori di raggiungere un pubblico più ampio. Puoi effettuare una ricerca sul Web
nell’intero testo di questo libro da http://books.google.com
CARRARA
PROGRESSO E REGRESSO
NA
Z
STRICA
Presso L. 7
micilio -
Plagio Ratto ) -
6.
Diffa.
0
dato ) 6.
• Vol. 5. ° ( SEZIONB SECONDA : delitti sociali CLASSE PRIMA :
delitti contro la pubblica giustizia Ambito - Frodi elet
torali Abuso di autorità Corruzione Concussione
-- -
DIRITTO CRIMINALE
DEL PROFESSORE
FRANCESCO CARRARA
O IV .
VOL.
R
OT
!
LUCCA
TIPOGRAFIA GIUSTI
1 87 4
Proprietà Letteraria
1
CARRARA
O PUSCOLI
P
VOL. IV.
1
1
H
1
1
I.
CESARINI
VOL . IV . 1
等
000
Or
1)
22
K
mas
CE S A R IN I
E
00 > 50000
Non
on sempre i discorsi inaugurali dei pubblici Mi
nisteri si limitano a presentare uno sterile riassunto
di numeri : non sempre servono di veicolo a cruc
ciose recriminazioni contro le Corti ; o ad invettive
contro i giurati perchè ascoltarono la voce della loro
coscienza anzichè inebriarsi alle inspirazioni dell'ac
cusa ; od a rimproveri contro le Curie che troppo
audaci combattono sotto la propria bandiera ; o con
tro i legislatori che non abbastanza indietreggiano:
od a patetiche profezie di rovine sociali minacciate
dal fantasma della esagerata moltiplicazione dei mal
fattori. Spesso gli uomini dotti che onorano quelli
alti scanni sanno scordare che un' aberrazione le
gislativa ( la quale speriamo veder presto corretta )
osò infeudare quel nobile ufficio al potere escutivo,
quasi cambiandolo in un capitanato di birri ; sanno
scaldarsi alla fede nel progresso umanitario, ed al
santo amore del vero ; e purgati da ogni veduta di
calcolo partigiano, lanciandosi nel sereno e purissimo
ambiente della scienza, recano al pubblico i frutti
dei loro studi e delle loro pratiche osservazioni, con
utile ammaestramento dei giuristi e dei legislatori.
Allora nel giorno della solenne inaugurazione pa
troni ed accusatori ravvivano i loro cuori ad un ri
sorto sentimento di fratellanza ; e stringendosi re
ciprocamente la mano, genuflessi dinanzi all' altare
della giustizia, si riconoscono tutti sacerdoti della
stessa Divinità.
Questo avvenne in Lucca nel giorno 4 gen
naio 1872 quando innanzi quella Corte si udirono
le parole inaugurali ( 1 ) del Commendatore Carlo
Cesarini Regio Procuratore Generale : parole bel
lissime e giustamente misurate , quantunque appa
rissero troppo brevi al desiderio di chi le ascoltava.
Scelse lo illustre oratore per tema del suo di
scorso il bisogno di riforme nelle procedure penali
( bisogno profondamente sentito ed altamente recla
mato da tutti in faccia ad un codice improvvisato
senza sufficiente maturità e larghezza di discussio
ne ) e toccando i principali vizi degli attuali proce
dimenti penali, venne suggerendo i rimedi, con in
tendimento costantemente liberale ed umanitario.
Non può essere materia di questo scritto un esa
me analitico di tutte e singole le emende proposte
dal Cesarini ; e soltanto diremo che in generale
I DISCORSI DI APERTURA
5
I DISCORSI DI APERTURA
Dooms
CA P. I.
Psicologia
CA P. II .
R e a Z i on e.
CAP . III .
I fiori CONFORTI .
3
65
CA P. IV .
I fiori CESARINI .
Io la penso cosi.
Nè questo è tutto. Dal sistema che io censuro na
sce anche l'altro inconveniente del moltiplico erro
CAP . V.
I giudizi istantanei.
VOL . IV . 7
98
CA P. VI .
Istruzione segreta.
CA P. VII .
Istruzione segreta.
( STORIA )
САР . VIII .
Istruzione segreta.
( Segue STORIA )
CA P. IX .
I Conservatori .
Concedasi che i novatori non abbiano grande ap
poggio dalla storia : ciò poco monta, perchè nella
storia si devono studiare gli umani errori per evi
tarli e non per pigliarne coraggio a farsene imita
tori. Guai alla povera umanità se un diritto dovesse
perdere ogni speranza del proprio riconoscimento
per la sola ragione che una diecina di secoli lo
avessero calpestato ! Certo è però che essi hanno
solido fondamento nei precetti della legge naturale
quando insistono perchè sia mantenuta anche du
rante il processo scritto eguaglianza perfetta fra lo
accusatore ( o l' inquisitore che è suo strumento ) e
l'accusato anche durante la procedura scritta : egua
glianza, che conduce alla libera comunicazione, alla
libera difesa, ed al libero patronato anche durante
questo periodo. E certo è pure che essi hanno un
solido fondamento quando sulla scorta dei fatti im
pugnano che il dualismo razionale dell'accusa e
della difesa, abbia neppure una ombra di verità nel
dualismo apparente e prestigioso che vuolsi trovare
ormai costruito sopra questi due ufficiali, Pubblico
Ministero e Giudice istruttore. Ciò basta perchè la
loro tesi offra una serietà imponente, nè possa ri
cacciarsi alla lesta fra i voli di fantasie giovanili.
Già sopra ho accennato che i conservatori non
osano ( nè seriamente lo potrebbero ) attaccare que
sta tesi nella razionalità del suo cardine ; ma ricor
rono ad obiezioni empiriche ; e specialmente con
trappongono al diritto dell'imputato la collisione di
170
quello col diritto che hanno i consociati ad ottenere
la scoperta del reato e la punizione del colpevole.
In sostanza essi contrappongono tutela giurica a
tutela giuridica. Il diritto dello individuo innocente
( essi dicono ) deve tutelarsi finchè lo permette la
tutela dei diritti dei consociati che è prevalente.
Questa collisione ( soggiungono ) è inevitabile se si
accorda allo imputato la balia di figurare come parte
nel procedimento scritto. Dunque ciò non può am
mettersi. E tanto meno si deve ammettere perchè
alla tutela giuridica dello individuo imputato prov
veggono bastantemente gli ordini veglianti mercè
il dualismo del Pubblico Ministero e del Giudice
istruttore , il quale ( asseriscono essi ) è magistra
to indipendente .
Questo sistema di replica scindesi dunque natu
ralmente in due concetti 1.º alla tutela giuridica
dell'imputato bastano i provvedimenti attuali
2.0 concedere provvedimenti ulteriori metterebbe ad
inevitabile repentaglio la tutela giuridica dei con
sociati, e distruggerebbe ogni speranza di pubbli
ca sicurezza.
In queste due proposizioni si concentra tutto l'ar
mamentario degli oppositori di ogni riforma. Io
ne raccolgo la formula dall' ultimo discorso del
Cesarini , che è il più ragionevole e il più
moderato fra gli oppositori. Queste due proposizio
ni vogliono dunque essere partitamente esaminate
e discusse.
Nel presente e nel seguente capitolo esaminerò
la prima proposizione. Quello che siavi di vero o
di meno vero nella seconda proposizione formerà
argomento del cap. 11 .
171
egli vero che i provvedimenti attuali sieno suf
ficienti alla tutela giuridica dell'imputato ? Volesse
Iddio che lo fossero : ma se fuvvi mai utopia nel
mondo questa è la più fantastica fra le utopie.
Lo afferma il Cesarini ; e lo afferma in pie
nissima buona fede;;; e lo affermarlo forma il più bel
lo elogio dell'anima sua ( 1 ) . Ma il Cesarini ha
nel suo uffizio uno specchio : contempla in quello la
propria figura, e cade nella illusione che tutti i Pro
curatori del Re somiglino a lui ; e che tutti al pari
di lui siano dotti , siano umani, siano leali, siano su
periori ad ogni passione, ed alle azioni loro piglino
per sola guida lo amore della giustizia ; e siano
scevri dalla più terribile fra le passioni che possono
perturbare la mente di un ufficiale giudiciario, vo
glio dire l'ambizione di distinguersi e correre in
nanzi agli altri con un eccesso di zelo . Egli si im
magina che tutti rispettino la indipendenza dei giu
dici istruttori e della loro coscienza, e che anche i
giudici istruttori siano esenti da pericolose passioni .
In tale preconcetto è ben naturale che egli trovi
sufficienti alla tutela giuridica dell'imputato le com
binate potestà di quei due pubblici ufficiali.
Ma mi permetta lo illustre giureconsulto che io
contrapponga alla sua entusiastica affermazione, il
giudizio e la esperienza di tutti coloro che per con
durre la vita nelle palestre forensi sono in grado
meglio di lui di conoscere la realtà dei fatti ; e di
apprendere dai contatti e dagli attriti con gli uo
mini a non confondere ciò che dovrebbe essere con
ch
NU stessa passione nello animo dello identico giovine
genera il tedio di una vita oscura e dimenticata ; il
nela tedio di una umile posizione ; e quanto più forte è
in lui la coscienza del proprio ingegno tanto più la
i intolleranza del presente dispregio lo rende facile a
transigere intorno ai mezzi che i tempi impongono
affinchè il suo nome brilli di quello splendore che
credesi meritato. Si troverà spesso chi resiste alle
ella di
minacce, perchè troppo bella è la gloria del martirio :
ma facilmente le blandizie ecciteranno una servile
passività , perchè non vi è gloria brillante nel mante
nersi un nome senza titoli e senza decorazioni ; o nel
restare immobile senza promozioni confuso fra i più
u
inetti colleghi . Questa osservazione io raccolgo dagli
scritti di un Magistrato ottuagenario che fu splendore
IROS
dell'ufficio del Pubblico Ministero, e che in fronte
agli aurei volumi da lui pubblicati ha fregiato il suo
-lan2
nome col ricordo delle persecuzioni patite, conside
randole come più luminose delle croci e dei titoli .
JULI
Du a li sт о.
19
verno provvisorio Toscano, fra tante bellissiine e .
ME
sulle leggi penali toscane quelle riforme che toglien.
done via quanto aveva sentore del dispotismo ces or
S
zione di vera libertà , gli uomini chiamati al nobile
ufficio ( immuni da ogni pressione così esterna co
l'a
me interna ) offrirebbero per questo lato la più com
fede
pleta indipendenza dal potere esecutivo . E nel tem
Coc
po medesimo per la sua posizione e la sua probità
offrirebbe guarentigia di non vendersi alle corru SIC
CI
zioni dei colpevoli, come pur troppo è a temersi
( sia pure in pochi) in alcuno dei liberi esercenti OLE
TEL
il patronato dei rei. Questa Magistratura, nel mio
200
pensiero, dovrebbe avere tutta quella somma di po
nell
teri che si racchiude nella formula inquisizione de WU
CAP . XI .
I pericol.i.
[
mente le facoltà mentali dell'offeso. Ecco il caso.
Due giovani di civile famiglia vennero fra loro a
contesa, ed uno di loro riportò un colpo nel capo.
La lesione era insignificante. Ma il leso era impie
gato nell'uffizio del Procuratore del Re, e troppo
bene conosceva la legge e lo interesse proprio. Si
mise in letto : e quando pronti accorsero i suoi com
pagni di uffizio lo trovarono in uno stato di comple
to delirio. Non tardò a chiamarsi l' officioso perito
fiscale, che ( come era ben naturale ) in pochi mi
nuti si persuase che quella lesione era accompa
gnata da perturbazione delle facoltà mentali. Quindi
subitanea emissione del mandato di arresto, e pre
visione dello invio per una lesione, che in rei veri
tate era leggerissima, alla maggiore competenza.
Senza una accidentalità provvidenziale quel feritore
era rovinato, ed andava ad essere ingiustamente
225
CONCLUSIONE
I M MORALITÀ
DEL
CARCERE PREVENTIVO
I M MORALITÀ
VOL. IV. 20
V.
FOGLIO DI LAVORO
PER
PER
II .
III .
IV .
gono i processi mostri per sei, per otto, e per più capi
di accusa, dei quali poscia alcuni vengono abbando
nati dallo stesso Pubblico Ministero ; altri vengono
poi eliminati dalle sezioni d'invio ; ed i rimasti si
sciolgono in un verodetto di assoluzione tranne
quell'uno che dava esordio alla inquisizione. Ma
questo delitto era forse flagrante, forse confessato
o per lo meno di facilissima verificazione : sicchè se
il processo si fosse limitato attorno a quell' uno, in
pochi giorni se ne poteva vedere più che compita
la istruzione. Ma frattanto la custodia preventiva si
prolungò oltre misura. Ed il prolungamento ebbe
le sue cagioni in quei sospetti che riuscirono fatui.
Ma col sistema iniquo della negazione dello scom
pato è impossibile tener conto di questi errori gia
diciarii : e li chiamo errori giudiciarii : perchè tali
sono pur sempre quantunque più scusabili e più
inevitabili gli equivoci che sottopongono un cittadino
a molestie indebite sebbene non giungano all’apo
geo dello errore giudiciario che si personifica nella
definitiva condanna di un innocente. Quando altro
non fosse basterebbe la storia di questi fatti, che per
necessità inevitabile si riproducono frequentemente,
perchè a renderne meno gravi le conseguenze la
legge dovesse con positivo precetto rendere obbli
gatorio lo scomputo a favore del condannato.
2.• La seconda parte del quesito contempla quei
detenuti che dopo lunga carcerazione preventiva ne
uscirono con una dichiarazione di non luogo a pro
cedere o con una definitiva assoluzione. Qui la que
stione si svolge non più in una ragione di scomputo,
ma in una ragione d'indennità . Quel disgraziato
che tanto sofferse nella prigione, che tanti danni
- 317
patrimoniali incontro, e da tanti dolori vide bersa
gliata la sua innocente famiglia per un equivoco
della polizia giudiciaria, o per la ostinata allurina
zione di qualche ufficiale, non è desso una vittima ?
E se tale esso è per opera degli agenti dello Stato,
non è desso lo Stato nel debito morale e giuridico
di riparare i danni ingiustamente recati ? A questo
quesito finchè si guarda in astratto non è possibile
dare una negativa risposta, perchè se la società
impone a tutti i cittadini come legge generale che
chiunque ha cagionato ad altri un danno ne debba
la refezione, non può rinnegare questo precetto di
universale giustizia rispetto a sè medesima. Non mi
fermano gli obietti che si fanno contro l'accettazione
di questo principio. Quando il medesimo fu nella
seduta del 3 giugno 1863 portato in discussione
avanti la illustre Accademia di legislazione di To
losa ( Annales de l'Académie de Toulouse, an
née 1863, pag. 199 et suiv .) sebbene fra quei dot
tissimi giureconsulti taluno si facesse ad impugnare
con sottili ragionamenti il principio del debito di
indennità nella sua radice, il principio parve si am -
mettesse da quello illustre consesso . Non è mancato
però chi lo abbia osteggiato facendo appello alla
nota regola non videtur damnum inferre qui suo
jure utitur ; e ponendo che la società suo jure utitur
anche quando arresta un innocente per i sospetti
nati contro di lui , se ne concluse che non dovesse
refezione di danni . Ma lo equivoco di questo ragio
namento consiste nel confondere ciò che fit contra
jus, e ciò che fit sine jure. La società non agisce
contra jus quando arresta lo innocente del quale
ha ragione di sospettare ; ma quando poi viene a
348
conoscersi che esso era innocente ne risulta che la
medesima agi sine jure ; ed è repugnante applicare
la regola suo jure utitur a chi sebbene non agisse
contra jus viene però a constare che agi sine jure.
La distinzione non è mia, ma di Fichte. Ed è
su questa distinzione che la moderna scuola ale
manna ha costruito la differenza fra lo stato di
legittima difesa e lo stato di necessità : escusanti
ambedue ma per diverso fondamento e con effetti
difformi. Chi agisce nello stato di legittima difesa
agisce jure ; e perciò non solo non è passibile di
pena, ma neppure incorre debito di indennità. L'ag
gredito che per salvare la vita propria spense quella
del suo assassino non solo è immune da pena ma
neppure è tenuto a riparazione verso la vedova o
gli orfani dell' ucciso. Chi per lo contrario agisce
nello stato di necessità non agisce contra jus, per
chè la necessità lo giustifica stante la collisione dei
diritti, e perciò va esente da pena : ma poichè non
agisce jure così può rimanere stretto dal debito delle
riparazioni civili . Chi ruba un pane nella necessità.
di fame per camparsi dalla imminente morte è nello
stato di necessità : esso non agisce contra jus per
chè la necessità lo scusa, e perciò non incorre pena.
Ma neppure agisce jure, perchè la sua fame non
gli dà diritto sul pane altrui , nè crea nel proprie
tario del pane una obbligazione di subirne lo spo
glio. Quel sottrattore agi sine jure, e questa sua
situazione giuridica porta all' effetto che se alla di
mane egli ritorni in florido stato di patrimonio gli
corre l'obbligo di indennizzare il proprietario del
pane, sine jure da lui spogliato.
349
V.
355
occhi chiusi i meglio raccomandati, ma quelli che
danno migliori guarentigie della loro attitudine e
probità. E a questo fine niente meglio potrebbe
servire quanto destinare l'impieghi nella carcere
ad un posto di riposo per i vecchi e benemeriti
Carabinieri .
Ma non basta scegliere impiegati buoni se non
si tolgono dalla necessità di diventare cattivi . E a
questo fine bisogna pagarli bene . Intendasi una vol
ta questo magico segreto, il disconoscimento del
quale va ad essere la rovina d'Italia. Esigete da
gl' impiegati la massima probità, la massima fedeltà
ed il massimo lavoro e capacità possibile . Ma to
glieteli dalle insidie della fame. Altrimenti la pro
bità vacilla, la fedeltà svanisce, il lavoro diviene
svogliato, e la capacità non serve ad altro che a
meglio ingannare i padroni .
Per ultimo in quanto ai guardiani siate inesora
bili nelle remozioni. Farebbe ridere se non facesse
piangere il vedere talvolta un guardiano traslocato
da uno ad altro stabilimento perchè sospetto d'in
fedeltà, o perchè stupido, o perchè dedito alla ubria
chezza, od ha troppa familiarità coi detenuti. Trop
po elevati sono gl' interessi sociali consegnati alla
tutela di questo genere d' impiegati perchè sulle
condizioni morali dei medesimi si possa transige
re. Qui bisogna tenere in rispetto la celebre sen
tenza di Cesare. Accusata la moglie sua come adul
tera ed assoluta, veniva invitato a ripigliarsela: ma
egli rispondeva che la moglie di Cesare non deve
neppure aver patito sospetto. E come possono i
cittadini guardare i muri delle prigioni come un
argine che repelle da loro i malfatlori, quando veg
356
CONVENIENZA
I.
III .
IMPRESSIONI
I.
Achille Agnoletti.
Quual
al uomo è desso costui che ha potuto compiere
un fatto cosi miserando da aggelare ogni cuore al
l'udirne la tremenda novella ? Ebbe egli forse dalla
natura matrigna una indole ferina e satanica che
lo formasse ad un atto così disumano qual è la
strage premeditata dell'unico suo pargoletto ? No :
era vivace, impetuosa ed eccentrica la tempra del
l'anima sua, ma niente mai si scorse in lui di ten
denze sanguinarie e feroci, ed anzi il contrario si
rilevava dalla eccessiva aspirazione del bello che fu
la soverchiante passione onde ebbe origine la sua
rovina. Forse una serie di minori delitti lo venne
preparando col crescere degli anni al più truce e
nefasto ? No : l'Agnoletti condusse vita scompigliata
ed improvvida ; e sebbene moti repentini di sdegno,
quasi tosto calmati , potessero talvolta recare a lui
Le periz i .e.
III .
La pena di morte.
Il Pubblico.
V.
La P ro v a.
VI .
I delitti accessori.
VII .
Il vero det t o .
INDIPENDENZA
VOL . IV . 27
INDIPENDENZA
* G
0003E0000
1
|
IX .
INDIVIDUITÀ
IN CRI MI N A L E
INDIVIDUITÀ
DELLA GIURISDIZIONE DI APPELLO IN CRIMINALE
ILLUSTRE COLLEGA
III .
LE TRE CONCUBINE
LE TRE CONCUBINE (1 )
La situazione.
II .
Le cause.
III .
Li in convenienti.
IV .
I z į mi ed i i.
UN NUOVO DELITTO
UN NUOVO DELITTO
ivi In Ita
lia è ancora molto discutibile, se in tal fatto si pos
sono riscontrare gli elementi sufficienti ad un' azio
523
I COMPARI
1
533
tesse ottenerne coi modi regolari la legittima prova
in processo. Talvolta bensì la improntitudine ed il
cinismo si spinsero all'apice ; ed i compari galeotti
indossarono la candida veste di testimoni ; e la giu
stizia li conobbe e non arrossi di affratellarsi con
loro, e stringendone la sozza mano assumerli come
guide dei passi suoi . Così potè applicarsi a certi
giudizi criminali quel verso di Dante Si vide
di giustizia orribil arte ; e per questi metodi in
fernali si venne la morale pubblica contaminando,
e troppe volte si raggiunsero quei due funesti ef
fetti che per natura loro sono sempre inseparabili
fratelli, la impunità dei più scellerati colpevoli e
l'olocausto degli innocenti.
Non mancò peraltro anche tra gli antichi giuristi
chi acceso di santo zelo si scagliasse contro simili
iniquità. Non mancarono i confutatori dello inqui
sitore Spagnuolo. Alcuni tra questi recisamente pro
clamarono doversi anche nelle procedure penali
mantenere salda la massima che il male non deve
farsi sotto il pretesto di raggiungere un bene ; altri
scesero ad esaminare la questione sotto il punto di
vista politico, e sotto il punto di vista giuridico.
Sotto il primo osservavano che con quel metodo si
preparavano più larghe speranze d'impunità ai mal
fattori più scellerati , più destri e più esperti nella
nequizia ; i quali ai tanti mezzi possibili di stornare
dal capo loro il meritato flagello o di renderne i
colpi più lievi, vedevano pur questo di rendere alla
giustizia alcuno di quelli che essi chiamavano im
portanti servizi. E sotto il punto di vista giuridico
osservarono che quel sistema poneva a grandissimo
repentaglio la verità ; alla quale soltanto ( e non alla
536
(C) Molto meno può dirsi che alla nostra tesi osteg
gi la terza eccezione dell'art. 5 perchè la nuova
legge regoli l'intera materia già regolata dalla
legge anteriore. Ove ai nostri danni si facesse ap
pello a questa terza eccezione, molte e tutte peren
torie sarebbero le nostre repliche.
In primo luogo non ammetterei che la formula
intera materia, adoperata all'art. 5, debba intendersi
nel senso di materia generale, perchè ciò condur
rebbe all'assurdo, e sarebbe palpabile assurdo . Infatti
se quella formula s'intendesse nel senso di materia
generale bisognerebbe dire che il codice di com
mercio avrebbe abolito tutte le leggi commerciali
anteriori, il codice di procedura civile tutte le for
me procedurali anteriori , e via cosi discorrendo : e
dire che le ha abolite quantunque in niente le ab
bia contradette ; e quantunque le vecchie disposi
zioni siano buonissime, sante, e lodevoli ; e quan
tunque siano conciliabilissime con tutte e singole le
disposizioni della legge novella. E lo assurdo sta
rebbe in questo che con siffatto modo d'intendere
si cancellerebbe il presupposto dello stesso articolo 5.
Perchè (vogliasi o no) l' art. 5 non dovendo essere
una superfluità bisogna dire che ha presupposto
potervi essere leggi commerciali anteriori che re
stino in vigore dopo la promulgazione del nuovo
codice di commercio ; leggi civili anteriori che ri
mangano in vigore dopo la promulgazione del nuovo
Codice civile ; e cosi del resto. Senza presupporre
ciò l' art. 5 sarebbe una poesia, una lezione Acca
demica : e questo è l'assurdo. Bisogna dunque in
tendere quella formula nel senso di materia spe
ciale interamente regolata, come fra poco dirò.
559
OSSERVAZIONI ( 1 )
VOL . IV . 37
DELLE INGIURIE AI DEFUNTI ( 1 )
wooso goosom
IN GIURIA
PROVOCAZIONE A DUELLO
DELLA INGIURIA MATERIALE
DI PROVOCARE A DUELLO
Stimatissimo Signore.
Cap. I. Psicologia 27
Cap. II. Reazione . 38
Cap. III. I fiori CONFORTI 52
Cap . IV. I fiori CESARINI >> 74
Cap. V. I giudizi istantanei 90
Cap. VI. Istruzione segreta . > 119
Cap . VII . Istruzione segreta (STO
RIA ) » 134
Cap . VIII . Istruzione segreta ( se
gue STORIA ) . . » 155
Cap . IX. I conservatori . >> 169
Cap. X. Dualismo . . » 180
Cap . XI. I pericoli . » 203
Conclusione . » 262
I. La situazione » 471
II. Le cause » 475
III . Li inconvenienti » 486
IV . I rimedii . » 492
888
EUGENIO E FILIPPO CAMMELLI
EDITORI LIBR AI E COMMISSIONARI
IN FIRENZE , PIAZZA DELLA SIG NORIA