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GLOTTOLOGIA A / LINGUISTICA GENERALE A

26/09/19

Aula VII di Giurisprudenza/Aula Magna Sotterranea

Pagina web prof. Sonia Cristofaro, file della lezione scaricabili di volta in volta ed elementi bibliografici. Link:
https://studiumanistici.unipv.it/?pagina=docenti&id=121 Riferimenti a molti manuali con alcuni argomenti
trattati, in italiano o inglese. Testi per approfondimenti. Due liste di riferimenti bibliografici, una base per la
preparazione all’esame e una più lunga non per esami ma più tecnica.

Modulo A comune a tutti gli studenti di Lettere, poi Glottologia B o Linguistica generale B. In generale,
Glottologia per lettere classiche e Linguistica generale per moderne. In realtà la scelta è libera.

Esame: voto globale dei due moduli consiste della media dei voti di A e B. Modulo A: tre prove in itinere,
dalla terza settimana di corso, circa 10 ottobre. Alla fine del modulo A, considera i due voti migliori e la
media sarà il voto del primo modulo. Verifiche: 11 ottobre, 25 ottobre, 7 novembre. Esercizi sugli argomenti
trattati, risolvere in classe prima di verifiche esercizi simili. Tutorato: Ilaria Colucci, ore aggiuntive con la
tutor per supporto per gli esercizi. Per glottologia, solo prove scritte in itinere per A e B; per linguistica
generale, per B prove scritte/orali.

Tutorati: martedì prima delle prove h12-13 aula L2.

INTRODUZIONE ALLO STUDIO DEL LINGUAGGIO

Panoramica sulla materia: fenomeni linguistici interessanti. Materia nuova, tradizione dell’università
italiana di dividere glottologia da linguistica generale. Glottologia se orientamento più conforme per lettere
classiche, linguistica generale se moderne, ma materia di base è la stessa; si differisce nella gamma di
fenomeni utilizzati.

Studio delle lingue. Idea tradizionalmente insegnata della grammatica di una lingua è di una grammatica
NORMATIVA, regole di cosa si può o non si può dire. Grammatica come insieme di regole che descrivono il
funzionamento di una lingua. I linguisti si occupano di altri problemi. Questa è una generalizzazione A
POSTERIORI, le regole sono state messe a punto da qualcuno osservando che nelle lingue ci sono norme e
fenomeni es. casi per lingue antiche, preposizioni per moderne.

ESEMPIO. Perché costruzione verbo avere + participio passato? [4] Perché latino ha i casi, le desinenze, e
certi per determinati contesti? L’italiano non le ha e funziona perfettamente. Questioni non banali,
confronto tra italiano e latino, da cui deriva. Italiano “amai” o “ho amato” è “amavi” in latino. Perché
l’italiano ha una nuova forma di passato? Parlanti hanno deciso di cambiare strategia per descrivere il
passato. In italiano, utilizzo del verbo avere per la descrizione della forma passata. Stesso verbo per
POSSESSO di qualcosa e azione PASSATA: sembra non esserci alcuna particolare connessione. Altre lingue
fanno così, inglese, francese e tedesco, perché? I linguisti si preoccupano delle ragioni di questi fenomeni.
Verbo avere e non essere, regole ci dicono cosa fare per utilizzare correttamente la lingua. Quindi, “ho delle
lettere scritte” reinterpretato come “ho scritto delle lettere” (si può pensare che le abbia scritte io), quindi il
possesso di qualcosa è passato ad indicare il fatto di aver compiuto l’azione descritta dal participio passato.
Ciò avviene in molte lingue.

Qual è l’origine dei fenomeni descritti dalle regole? Ragioni dell’organizzazione grammaticale delle lingue.
Glottologia B: evoluzione STORICA delle lingue, come una lingua comincia ad utilizzare ad es. verbo avere
da possesso a passato. Caratteristiche di una lingua sviluppate nel corso del tempo. Le lingue si evolvono in
modalità analoghe, meccanismi di evoluzione ricorrenti che si manifestano in tutte le lingue. La ragione è
da trovare nel funzionamento della mente, questa l’idea dei linguisti.

Tre righe: forma latina (amavi); traduzione che distingue i vari elementi che compongono la parola latina:
radice, modo tempo persona (ind. perf. 1sg); traduzione italiana (amai, ho amato). La seconda riga fa
vedere la struttura della costruzione originaria, segmento per segmento: GLOSSE, ovvero traduzione più
specifica parola per parola es. perfetto per PERF., indicativo per IND. Glossa è la traduzione della radice (in
latino e greco le desinenze, ad esempio): informazioni sulla struttura della forma.

ESEMPIO. L’evoluzione del futuro in greco. [5] In greco antico, grapso; scrivere, fut. Ind. 1sg; scriverò. In
greco moderno, tha grafho. Questo perché in greco medievale, thélei nà grapho. Nà somiglia a ina,
preposizione per lo scopo (verbo volere). “Vuole affinchè io scriva”; è necessario/bisogna che io scriva 
“scriverò”. Tha deriva da thélei + nà. Perché il greco moderno ha cambiato strategia? è diventata
predominante e ha soppiantato l’altra forma. Cosa analoga è accaduta tra latino e italiano.

Non è necessario sapere i dettagli di questi esempi. È importante però sapere che, ad esempio, una forma
di futuro si sviluppa a partire da qualcos’altro. Che tipo di domande ci si possono fare a partire dai dati
linguistici?

In italiano i nomi non cambiano la forma a seconda della FUNZIONE che rivestono. I pronomi si comportano
in maniera diversa. Sistemi di caso [7] Quando la prima persona è compl. ogg. non è la stessa forma, in
realtà la lingua ha conservato un sistema analogo, variano la forma a seconda della funzione. La lingua
italiana quindi mantiene i casi, ma a livello dei PRONOMI. Es. la fanciulla ascolta il poeta: capiamo soggetto
e complemento oggetto dall’ORDINE dalle parole, in latino ciò non era importante. Non ha più il sistema di
casi, ma subentra l’importanza dell’ordine.

ESEMPIO. Lingua australiana, popolazioni native che sopravvivono ancora ora, con lingue che esistono
alcune ancora oggi, molte sterminate ed estinte con le sue popolazioni. Lingue completamente diverse
dalle lingue europee (le lingue vengono da famiglie, es. italiano IE, indoeuropeo; australiano, famiglia
australiana). Nguma, ASS (casi). Il padre è in un caso soggetto e in uno complemento oggetto, come il
neutro. [8] Ma ragionando secondo modalità di greco-latino, la prima frase ha un verbo intransitivo (ridere,
padre soggetto); seconda, transitivo (madre sogg., padre compl. ogg.). Nelle lingue conosciute, quando una
parola è soggetto ha sempre la stessa forma es. “io mangio la mela”, non “me mangio la mela”. C’è una
stessa forma per soggetto di verbi intransitivi e compl. ogg. di verbi transitivi (forma dell’ASSOLUTIVO).
Fenomeno generale diffuso tra le lingue con sistemi di casi, circa la metà funziona così invece che come il
latino o il greco. Due modi per ottenere lo stesso modo, ovvero distinguere tra soggetto e complemento
oggetto nella frase transitiva. Ciò vale per tutti i vocaboli: una certa forma per transitivo, un’altra per
intransitivo.

Si pensa la struttura della lingua non abbia a che fare con la mentalità o condizioni culturali dei parlanti.
Alcune lingue hanno sistemi di nomi di parentela molto più intricati dei nostri: verticali (nonno, etc),
orizzontali (padre, madre), intermedi (cugini, etc). Alcune lingue hanno termini specifici per designare nomi
di parentela che noi non abbiamo (es. marito del cugino del nonno), nomi che dipendono da fattori
culturali, ambientali, di mentalità ma non dipendono da aspetti grammaticali.

Lingue completamente indipendenti presentano lo stesso tipo di fenomeni. Sviluppo del futuro utilizzando
il verbo andare in inglese [10] e così in francese, es. “Je vais manger”, oppure “Le pot va tomber”: “Il vaso
cadrà”, non “Il vaso sta andando a cadere” [11]. Entrambe le lingue però in modo diverso utilizzano lo
stesso verbo andare. Nello swahili, lingua africana [12] originariamente “Vuole venire” e poi ha dato origine
a una forma di futuro, come è accaduto in greco. Le due lingue, seppur differenti, hanno fatto uno stesso
tipo di futuro. Perché?

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