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Atlante di Istologia
Atlante di Istologia
i
1 Colorazioni istologiche
Colorazioni Colorazioni istologiche elettive
Colorazioni istochimiche
Colorazioni immunoistochimiche
Colorazioni in immunofluorescenza
Preparati istologici
2
svolgere, vengono colorate per l’osservazione al microscopio ottico o a
fluorescenza.
Le colorazioni dei preparati oggetto del nostro Atlante sono state tutte
effettuate nei nostri laboratori e sono:
Istologiche
Istochimiche
Immunoistochimiche
Immunofluorescenti
3
Colorazioni istologiche
Ematossilina-Eosina (Em-Eo)
4
Figura 1.2 Ghiandola
sottomandibolare a
maggiore ingrandimento
in cui si evidenziano i
diversi colori del
citoplasma dei due tipi
ghiandolari. Em-Eo 100x
Tricromica di Mallory
5
Figura 1.5 Muscolo
scheletrico umano. I
nuclei sono colorati in
viola, le fibre muscolari in
rosa intenso e lo scarso
connettivo interposto fra
le fibre in rosa pallido. Gli
eritrociti contenuti nei
capillari sanguigni sono
di un rosa acceso. Em-
Eo 63x
6
Tricromica di Heidenhain (Mallory-Azan)
Tricromica di Masson
7
Figura 1.8 Fegato di
maiale. Il citoplasma
degli epatociti è colorato
in rosa tenue dall'orange
G, i sepimenti connettivali
in blu intenso dalla
miscela di Mallory.
Mallory-Azan 63x
8
Ignesti
9
nucleare è l’emallume di Mayer. Il tessuto muscolare è colorato in giallo-
arancio dall’Auranzia, il connettivo dal blu-turchino del Mallory (Figure
1.10 e 1.11).
10
Regolando la differenziazione di colorazione si possono mettere in
evidenza anche i centrioli, i confini cellulari, le liste di contorno, le
striature trasverse delle fibre muscolari ed alcuni granuli citoplasmatici
(Figure 1.12 e 1.13).
11
Colorazioni istologiche elettive
Gomori
12
Figura 1.15 Paratiroide
umana. Si nota la fitta
trama di fibre, molto
abbondanti nelle
paratiroidi, caratteristica
importante per
distinguere questa
ghiandola endocrina.
Gomori per le fibre
reticolari. 100x
Resorcin-fucsina di Weigert
13
Figura 1.17 Cartilagine
elastica umana. Weigert
per le fibre elastiche
100x.
14
passaggi nei solventi organici necessari per l’inclusione in paraffina e
che scioglierebbero irrimediabilmente le goccioline lipidiche. Il Sudan III
colora le goccioline lipidiche in giallo-arancio mentre il Sudan Black le
colora in nero (Figure 1.18 e 1.19).
Questo tessuto,a causa della sua durezza, crea molti problemi tecnici,
sia nell’inclusione che, soprattutto, nel taglio. Per questo motivo,
quando la metodica non lo sconsigli, si tende a decalcificare i pezzi in
modo da eliminarne la parte inorganica. I liquidi decalcificanti (EDTA,
Figura 1.20 Sezione
trasversale di tessuto
osseo ottenuta per
abrasione, senza nessun
trattamento chimico e
non colorato. Il
frammento di tessuto
osseo è stato compresso
fra due vetrini con una
goccia di balsamo del
Canada. 63x
15
acido nitrico, acido cloridrico) sono molto invasivi e a volte, se non usati
con estrema cura, rovinano irrimediabilmente il tessuto da analizzare.
Quando l’analisi del tessuto non permette la decalcificazione, si
possono ottenere dei buoni preparati con frammenti di tessuto osseo
abrasi e ridotti allo spessore di poche decine di µm che,
successivamente posti con una goccia di balsamo fra due vetrini, danno
una chiara visione dell’organizzazione del tessuto osseo in osteoni
(Figura 1.20).
Von Kossa
16
qualità e durevoli nel tempo. Si possono ottenere preparati da pezzi
colorati in toto e poi inclusi in paraffina e tagliati, oppure ottenuti dopo
colorazione per schiacciamento fra due vetrini o, infine, con metodi
tradizionali. Molto dipende dall’esperienza, dalla qualità dei prelievi e
dalla risoluzione di una serie di problematiche che possono emergere
durante l’allestimento del preparato.
Nissle
17
delle sue caratteristiche) in soluzione osmio-bicromica, in termostato a
25°C. Successivamente, il pezzo viene colorato con nitrato d’argento
all’1% in acqua. La reazione può durare fino a 3 giorni. A colorazione
avvenuta si includono i pezzi in paraffina o, se richiesto, in celloidina e si
tagliano sezioni molto spesse, intorno a 40-50 µm, per avere una visione
il più completa possibile del tessuto e dei vari costituenti cellulari.
Questa è una colorazione di difficile riuscita che, molte volte, presenta
problematiche praticamente irrisolvibili. In ogni caso, si ha una buona
colorazione quando le cellule nervose spiccano in nero intenso su un
fondo color tabacco. Proprio perchè di difficile e incostante riuscita sono
state proposte, da vari autori, diverse varianti (Golgi-Bubenaite, Golgi-
Cox, ecc.) ma le difficoltà di riuscita sono pressochè identiche (Figure
1.23 e 1.24).
18
Figura 1.24 Tenecefalo
umano. Neurone
multipolare colorato
secondo il metodo di
Cajal. Cajal 200x
Bielchowsky
Ruffini
19
Figura 1.25 Cute di
balena. Nel sottocutaneo,
e precisamente in una
papilla dermica che si
incunea fra le creste
epiteliali, si nota un
gruppo di terminazioni
nervose (Corpuscoli di
Pacini) che presentano
una terminazione
nervosa libera centrale
colorata in nero intenso
(frecce) circondate da
lamelle concentriche
connettivali atte ad
amplificare lo stimolo
minimo di macerazione e si ottengono ottimi preparati anche dopo tattile. Bielschowsky 100x
molti anni. A colorazione terminata si osserveranno le terminazioni e il
tessuto nervoso in generale colorati in nero intenso su un fondo violetto
(Figura 1.26).
20
Colorazioni elettive per il sangue
21
altro lavaggio in acqua distillata si possono colorare con Em-Eo o May
Grumwald-Giemsa (Figura 1.27).
22
Colorazioni istochimiche
Alcian blu
23
Figura 1.29 Orecchio
interno di embrione
umano. Ossificazione
indiretta. Il tessuto osseo
è colorato in magenta per
la forte presenza, come
in tutti i connettivi, di
glicosaminoglicani neutri,
la cartilagine, anche se in
degenerazione, è invece
colorata in blu per il forte
contenuto di
glicosaminoglicani acidi.
Alcian-Pas 100x
Reazione di Feulgen
24
Figura 1.30
Ossificazione indiretta in
un embrione umano. La
cartilagine è colorata in
blu intenso per la
presenza di
glucosamminoglicani
(GAG). Alcian blu 63x
Reazione di Hillarp
25
midollare del surrene che secernono adrenalina e noradrenalina. Queste
sostanze hanno, infatti, la proprietà di essere facilmente ossidate dal
bicromato formando un pigmento insolubile bruno-marrone (Figura
1.32).
26
Colorazioni immunoistochimiche
27
Figura 1.34 Fegato di
topo trasgenico
esprimente la proteina
GFP, che viene messa in
evidenza con questa
colorazione
immunoistochimica
mediante l’uso di un
anticorpo monoclonale
specifico per la GFP e
colorato dal DAB
(precipitato marrone).
Envision Dako 200x
28
Colorazioni in immunofluorescenza
29
sarà poi analizzato mediante microscopio a fluorescenza o
microscopio confocale. Figura 1.36 Fibroblasti
umani coltivati in vitro.
L'immagine, ottenuta con
un microscopio
confocale, mostra la
distribuzione di una
proteina di
transmembrana (MHC di
classe I, in rosso) e di
una proteina di origine
virale presente nel
citoplasma (in verde).
Cortesia di Silvia Bruno,
Dipartimento di Medicina
Sperimentale, Università
di Genova.
30
Figura 1.38 Milza
umana. Follicolo linfoide
secondario. Sono stati
evidenziati i linfociti B
componenti il follicolo
che esprimono sulla
membrana plasmatica le
molecole CD27 (in rosso)
e IgD (in verde). In blu
(colorante fluorescente
DAPI) sono evidenziati i
nuclei di tutte le cellule
componenti il follicolo.
Nel quadrante in basso a
destra abbiamo la
sovrapposizione dei
diversi colori: le cellule
che esprimono solo
CD27 sono state
evidenziate con la
colorazione virtuale rosa
(blu + rosso), quelle che
esprimono solo IgD in
azzurro (blu + verde). Se
ne deduce che in questo
follicolo non sono
presenti linfociti B che
esprimono sulla
membrana plasmatica sia
CD27 che IgD (che
sarebbero evidenziate in
bianco: blu + rosso +
verde). Cortesia di Silvia
Bruno, Dipartimento di
Medicina Sperimentale,
Università di Genova.
31
2
Tessuto epiteliale Epiteli monostratificati, epiteli
stratificati, epiteli ghiandolari, epiteli
particolarmente differenziati
32
due superfici) e sensoriale. Questo comporta un cambiamento della
morfologia del tessuto a seconda della diversa funzione.
Epiteli di rivestimento
33
Sono epiteli monostratificati i seguenti epiteli:
๏ epitelio pseudostratificato.
๏ epitelio di transizione.
Epitelio ghiandolare
34
Epiteli monostratificati
35
Figura 2.2 Rene di topo.
Epitelio pavimentoso
semplice della capsula di
Bowman nel corpuscolo
renale. Em-Eo 100x
36
Figura 2.4 Rene di
coniglio. Sezione
longitudinale. E' evidente
l'epitelio pavimentoso
semplice che tappezza le
pareti del tratto
discendente sottile
dell'ansa di Henle. Em-
Eo 100x
37
Figura 2.6 Rete testis
umana. L'epitelio
pavimentoso semplice
tappezza i canalicoli della
rete testis. Em-Eo 200x
38
Figura 2.7 Sezione
semifine di rene di topo.
Epitelio cubico semplice
dei tubuli renali. Si
notano tubuli contorti
prossimali (frecce)
distinguibili per la
presenza di microvilli nel
dominio apicale delle
cellule. Em-Eo 200x
39
Figura 2.9 Ghiandola
tiroide umana. Epitelio
cubico semplice a
maggiore ingrandimento.
Em-Eo 200x
40
Figura 2.11 Ghiandola
parotide umana. Forte
ingrandimento di dotto
escretore tappezzato da
epitelio cubico o
isoprismatico semplice.
Notare anche i due
piccoli vasi sanguigni la
cui parete è formata
internamente da uno
strato di cellule
fortemente appiattite che
formano l'endotelio dei
vasi. Em-Eo 400x
È formato da cellule molto più alte che larghe disposte a formare una
palizzata e che hanno un nucleo ovale posto nel primo terzo della
cellula, nella parte più vicina alla lamina basale. Questo tipo di epitelio è
molto diffuso, ha molteplici funzioni e per questo può avere diverse
specializzazioni sulla sua superficie. Nel canale intestinale, per esempio,
l’epitelio cilindrico semplice riveste la superficie luminale della tonaca
mucosa e le cellule che lo compongono presentano sulla faccia apicale
numerosi microvilli, cioè espansioni digitiformi della membrana
citoplasmatica, atti ad aumentare la superficie di assorbimento e a
facilitare gli scambi di sostanze. Nella salpinge l’epitelio cilindrico
semplice è ciliato perchè la sua funzione non è più di scambio, ma quella
di creare correnti amorfe atte a favorire la discesa dell’oocita verso
41
l’utero e, nello stesso tempo, ad ostacolare la risalita degli spermatozooi
lungo l’ovidotto. L’epitelio cilindrico semplice lo ritroviamo, senza
specializzazioni, anche a rivestire dotti escretori, tratti dei bronchi, tratti
del tubulo renale. (Figure 2.12-2-18)
42
Figura 2.13 Colon di
ratto. Forte
ingrandimento di epitelio
cilindrico semplice in cui
si notano l'orletto striato,
colorato in azzurro e
posto all'apice delle
cellule cilindriche, e
numerose cellule
caliciformi mucipare.
Inoltre, è ben evidente la
membrana basale. Azan-
Mallory 400x
43
Figura 2.15 Giunzione
stomaco-esofagea di
coniglio. Notare il
passaggio fra l'epitelio
pavimentoso
pluristratificato
dell'esofago e l'epitelio
cilindrico semplice dello
stomaco. Tricromica di
Mallory 63x
44
Figura 2.17 Salpinge
umana. Le tube uterine
sono tappezzate da un
epitelio cilindrico
semplice ciliato. Em-Eo
100x
45
Epitelio pseudostratificato (o pluriseriato)
46
Figura 2.19 Trachea
umana. Epitelio
pseudostratificato ciliato.
Em-Eo 100x
47
L’epitelio pseudostratificato con stereociglia è presente
nell’epididimo. Sulla superficie delle cellule che compongono questo
epitelio sono presenti dei prolungamenti a ciuffo, le stereociglia, che
hanno la funzione di raccogliere e nutrire gli spermatozoi dispersi nel
lume dell’epididimo. (Figure 2.21-2.23)
48
Figura 2.22 Epididimo
umano. Epitelio
pseudostratificato o
pluriseriato con
stereociglia. Notare la
presenza delle cellule di
rimpiazzo, appoggiate
alla membrana basale,
indicate dalle frecce. Em-
Eo 200x
49
Epiteli stratificati
50
Figura 2.25 Transizione
ano-rettale umana.Tratto
dell'intestino crasso in cui
si ha il passaggio
(freccia) tra l'epitelio
cilindrico semplice del
retto (a destra) e quello
pavimentoso stratificato
dell'ano (a sinistra). Em-
Eo 63x
51
Figura 2.27 Epitelio
pavimentoso stratificato
cheratinizzato umano. Il
tessuto epiteliale si
addentra nel derma
grazie alle creste
epiteliali, da cui si
dipartono, in ordine: a.
strato germinativo,
formato da un singolo
strato di cellule cubiche o
cilindriche; b. strato
spinoso, cosi detto
perchè i numerosi strati
di cellule, cubiche o
appiattite, che lo
formano, presentano dei
prolungamenti
citoplasmatici simili a
spine; c. strato
granuloso, formato da
due o tre strati di cellule
appiattite con granuli di
cheratoialina ben
evidenti; d. strato lucido,
qualche volta può essere
assente, è formato da
cellule appiattite che,
avendo perso il nucleo,
appaiono incolori. e.
strato corneo, composto
da numerosi strati di
cellule molto appiattite,
prive di nucleo e
completamente
cheratinizzate.Em-Eo
100x
52
Figura 2.28 Epitelio
pavimentoso stratificato.
Forte ingrandimento degli
strati: spinoso, granuloso,
lucido. corneo. Si noti
che, con questo
ingrandimento, le
estroflessioni
citoplasmatiche dello
strato spinoso non sono
molto evidenti, per
evidenziarle sono
necessarie colorazioni
specifiche dei contorni
cellulari, come ad
esempio l'ematossilina
ferrica. Em-Eo 200x
53
Figura 2.30 Feto umano.
Epitelio pavimentoso
stratificato di una
porzione di naso.
Reazione
immunoistochimica con
un anticorpo
monoclonale che
riconosce l'antigene
CD156 espresso dalle
cellule dello strato
germinativo degli epiteli
pluristratificat che
vengono colorate in
marrone intenso. DAB-
Em 100x
54
Figura 2.31 Ghiandola
sottomandibolare umana,
dotto escretore. Il numero
degli strati cellulari è
sempre molto ridotto, due
o tre al massimo. Em-Eo
200x
55
Epitelio cilindrico o batiprismatico pluristratificato
56
Figura 2.34 Uretra
peniena umana. Epitelio
cilindrico pluristratificato.
Lo strato più profondo
dell'epitelio è formato da
piccole cellule cubiche,
mentre lo strato
superficiale da cellule
cilindriche alte. Em-Eo
100x
57
Figura 2.36 Laringe
umana. Uno dei rarissimi
casi in cui ritroviamo un
epitelio di rivestimento
cilindrico pluristratificato
ciliato. Em-Eo 200x
58
Figura 2.37 Mammella
umana. Epitelio cilindrico
stratificato di un dotto
escretore di ghiandola
mammaria umana. Em-
Eo 250x
59
vi sono alcuni strati di cellule allungate (dette clavate o piriformi), infine lo
strato più superficiale è costituito da cellule, qualche volta binucleate,
ortogonali rispetto alle clavate e con la superficie superiore convessa
60
incastonate nelle ombrelliformi, permette a questo epitelio di aumentare
la sua superficie in concordanza con la dilatazione dell’organo che
riveste. (Figure 2.38-2.42)
61
Figura 2.42 Uretere
umano. Epitelio di
transizione o polimorfo.
Sono ben distinguibili i
diversi strati di cellule e
sulla superficie libera due
cellule cupoliformi
binucleate (frecce). Em-
Eo 200x
62
Epiteli ghiandolari
63
Ghiandole esocrine
64
(2) Secrezione apocrina: con il secreto si ha perdita di parte del
citoplasma, circondato da membrana plasmatica, che così diventa
parte integrante del prodotto di secrezione. Fanno parte di questo
gruppo la ghiandola mammaria (limitatamente al meccanismo di
secrezione dei lipidi), le ghiandole sudoripare a lume ampio.
65
Figura 2.44 Intestino
tenue umano. Forte
ingrandimento in cui si
apprezzano le cellule
caliciformi inframmezzate
alle cellule epiteliali con
abbondante contenuto
intracellulare di muco
denso incolore. Em-Eo
200x
66
Figura 2.46 Colon di
ratto. Forte
ingrandimento
dell'epitelio di
rivestimento dell'intestino
crasso con
inframmezzate cellule
mucipare caliciformi
(colorate in blu intenso).
Alcian Blu- Em 200x
67
Figura 2.48 Intestino
tenue di ratto. Sezione
trasversale di villi
intestinali in cui si notano
numerose cellule
mucipare caliciformi.
Alcian blu- Em 100x
68
Figura 2.50 Endometrio
di utero umano in fase
proliferativa. Altro
esempio di lamina
epiteliale secernente.
Em-Eo 63x
69
Figura 2.52 Cute umana.
Sezione trasversale di
cuoio capelluto in cui si
notano i vari follicoli
piliferi circondati da
ghiandole sebacee. Em-
Eo 63x
70
Figura 2.54 Palpebra
umana. Ghiandole tarsali
o del Meibonio. Queste
sono ghiandole esocrine
a secrezione sebecea
che hanno la
caratteristica di essere
riunite a grappolo intorno
ad un unico dotto
escretore, di solito molto
allungato. Sboccano in
corrispondenza della
zona di transizione tra
cute e congiuntiva. Azan-
Mallory 63x.
71
Figura 2.56 Pancreas
umano. Componente
esocrina del pancreas.
Ghiandola acinosa
composta costituita da
acini pancreatici ad
attività esocrina
esclusivamente sierosa.
Le ghiandole acinose si
riconoscono dagli
adenomeri rotondi o
rotondeggianti con un
lume appena evidente. Si
definisce composta sia
per la notevole
aggregazione degli
adenomeri, che per la
presenza di numerosi
dotti escretori di varie
dimensioni. Il tipo di
secrezione sierosa della
ghiandola viene
evidenziato
istologicamente
dall'intensa colorazione
del citoplasma delle
cellule secernenti dovuta
alla presenza di un
reticolo endoplasmatico
rugoso molto sviluppato,
ricco di ribosomi e quindi
molto affine all'emallume
usato come colorante
acidofilo. Em-Eo 100x
72
Figura 2.58 Ghiandola
parotide umana.
Ghiandola esocrina
acinosa, composta a
secrezione sierosa. Si
noti la differenza
morfologica tra i dotti
escretori (a), dotati di un
epitelio ben differenziato
cubico o cilindrico e un
lume ben evidente, e gli
adenomeri (b) composti
da cellule secernenti più
colorate, con un
citoplasma in cui sono
ben visibili granuli di
secreto. Gli adenomeri
presentano un lume (c)
molto piccolo e poco
evidente. Em- Eo 200x
73
Figura 2.60 Colon di
ratto. Ghiandole
intestinali o cripte del
Lieberkuhn a forte
ingrandimento: sono
ghiandole tubulari
semplici che sfociano
sulla superficie libera del
lume intestinale. L'epitelio
è cilindrico semplice con
orletto striato con
inframezzate numerose
cellule mucipare
caliciformi. Azan Mallory
200x
74
Figura 2.62 Cute umana.
Ghiandola sudoripara
eccrina. Ghiandola
esocrina tubulo
glomerulare semplice.
Em-Eo 40x
75
Figura 2.64 Cute umana.
Ghiandola sudoripara
apocrina: ghiandola
tubulo glomerulare
ramificata a lume ampio.
A forte ingrandimento si
nota come, nonostante il
lume ghiandolare sia
molto ampio, il tubulo
ramificato si avvolga più
volte su se stesso. Em-
Eo 100x
76
Figura 2.66 Duodeno
umano. Ghiandole del
Brunner a forte
ingrandimento. Si noti
come il lume delle
ghiandole sia ben visibile,
caratteristica tipica delle
ghiandole tubulari, che le
rende distinguibili anche
in sezione trasversale
dalle ghiandole acinose.
Il citoplasma degli
adenomeri ghiandolari è
molto chiaro. Altra
caratteristica che rende
inconfondibile le
ghiandole a secrezione
mucosa è quella di
essere composte da
cellule con nucleo
fortemente schiacciato
alla base, conseguenza
dell'accumulo dei granuli
di secreto nel citoplasma.
Em-Eo 200x
77
Figura 2.68 Ghiandola
sottolinguale umana a più
forte ingrandimento. Si
notino gli adenomeri
allungati e dotati di un
lume ben visibile per il
rilascio del secreto. Le
cellule presentano un
nucleo allungato e
fortemente schiacciato
alla base e un citoplasma
incolore. Ignesti 100x
78
Figura 2.70 Ghiandola
sottomandibolare umana.
Ghiandola esocrina
tubulo acinosa composta
a secrezione mista (sia
sierosa che mucosa).
Em-Eo 63x
79
Figura 2.72 Prostata
umana. Ghiandola tubulo
alveolare composta. A
piccolo ingrandimento si
notano le caratteristiche
peculiari di questo tipo di
ghiandole: adenomeri più
o meno allungati e lumi
ghiandolari
estremamente evidenti.
La prostata si distingue
dall'altra ghiandola tubulo
alveolare, la ghiandola
mammaria, innanzi tutto
per la forte componente
muscolare che circonda
gli adenomeri e per la
presenza di formazioni
circolari di sali di calcio
inorganici che sono
sempre presenti nei lumi
ghiandolari, anche se
molto variabili in forma e
numero (frecce). Em-Eo
63x
80
Figura 2.74 Ghiandola
mammaria umana in
lattazione. Ghiandola
tubulo alveolare
composta in piena
attività: nei numerosi dotti
escretori si nota il secreto
prodotto dalla ghiandola
(latte, frecce). A
differenza della prostata ,
la componente
muscolare è
scarsamente
rappresentata e gli alveoli
sono più fittamente stipati
all'interno del tessuto
ghiandolare. Em-Eo 63x
81
Ghiandole endocrine
(Figure 2.76-2.97)
82
Figura 2.76 Pancreas
umano, isolotto del
Langherans. La parte
endocrina del pancreas è
organizzata in cordoni
epiteliali solidi raccolti a
gomitolo a formare un
isolotto ad attività
endocrina immerso in
tessuto esocrino formato
da acini pancreatici. Em-
Eo 100x
83
Figura 2.78 Tiroide
umana. Ghiandola
endocrina a follicoli
chiusi. I follicoli sono
tappezzati da un epitelio
cubico semplice (tireociti)
e ripieni di sostanza
colloide. La tiroide è
l'unico esempio di
ghiandola endocrina a
follicoli chiusi. Em-Eo
100x
84
Figura 2.80 Testicolo
umano. Cellule del
Leyding (area
tratteggiata) fra tre tubuli
contorti e vicino ad un
capillare sanguigno
(freccia), per potervi
immettere facilmente il
testosterone. Em-Eo
200x
85
Figura 2.82 Ipofisi
umana. In questa
immagine si riconoscono
le due parti che
compongono l'ipofisi: la
neuroipofisi formata da
tessuto nervoso (a
sinistra), poco colorata, e
l'adenoipofisi formata da
tessuto epiteliale (a
destra), molto ben
colorata. A dividere la
neuropipofisi dalla
adenoipofisi abbiamo la
pars intermedia, poco
sviluppata nell'uomo.
Tricromica di Masson 63x
86
Figura 2.84 Paratiroide
umana. Ghiandola
endocrina a cordoni
epiteliali solidi. Le
paratiroidi si riconoscono,
oltre che per i cordoni di
cellule endocrine, anche
per la forte presenza di
capillari sanguigni ed i
sottili sepimenti
connettivali. Em-Eo 63x
87
Figura 2.86 Ghiandola
surrenale di coniglio. Le
ghiandole surrenali
presentano una zona
corticale rivestita da una
capsula connettivale e
una zona midollare più
interna. La corticale è
divisa in tre zone:
glomerulare, fascicolata e
reticolare. La midollare è
posta più internamente e
si riconosce perchè più
chiara e ricca di vasi. La
ghiandola surrenale è
una ghiandola endocrina
che secerne due tipologie
di ormoni: nella corticale
vengono prodotti ormoni
stereoidei
(mineralcorticoidi,
glucocorticoidi e
androgeni) e nella
midollare catecolamine
(adrenalina e
noradrenalina).
Tricromica di Mallory 63x
Figura 2.87 Ghiandola surrenale di coniglio. Ghiandola endocrina a cordoni epiteliali solidi. Al di sotto della
spessa capsula connettivale, colorata in blu-verde intenso, i cordoni epiteliali solidi, per un breve tratto, hanno
un decorso glomerulare, cioè si avvolgono su sè stessi come a formare un gomitolo; successivamente si
distendono e le cellule si impilano parallelamente le une vicine alle altre formando delle colonne ben evidenti:
questa è la zona fascicolata, molto più estesa di quella glomerulare.Tricromica di Mallory 100x
88
Figura 2.88 Ghiandola
surrenale di coniglio. Si
evidenziano parte della
zona reticolare e parte
della midollare. Nella
zona reticolare i cordoni
cellulari si dispongono
nello spazio a formare
una rete. Tricromica di
Mallory 100x
89
Figura 2.90 Ghiandola
surrenale di uomo.
Midollare del surrene.
Anche la midollare è
organizzata in cordoni
cellulari. Con questa
colorazione istochimica
sono state messe in
evidenza le cellule
cromaffini, colorate in
marrone. Queste cellule
vengono dette cromaffini
per la capacità di far
precipitare i sali di cromo
grazie alla presenza di
catecolamine (adrenalina
e noradrenalina). IHc
100x
90
Figura 2.92 Ovaio di
topo. In questa immagine
sono presenti ghiandole
endocrine a cordoni
epiteliali solidi: i corpi
lutei. Em-Eo 63x
91
Figura 2.94 Ovario
umano: corpo luteo
gravidico a più forte
ingrandimento. Si noti la
disposizione cordonale
delle cellule luteiniche.
Em-Eo 100x
92
Figura 2.96 Ovario di
topo a più forte
ingrandimento. Si notino i
follicoli nei diversi stadi
maturativi e la teche
interna ed esterna che
circondano il follicolo.
Em-Eo 100x
93
Epiteli particolarmente differenziati
Lo smalto
94
Figura 2.99 Palato duro
di cane. Sezione
trasversale di palato in
cui si notano due denti
tagliati trasversalmente e
incastonati nella
mandibola in via di
ossificazione. Azan-
Mallory 40x
95
depositano lo smalto sono definite adamantoblasti (o ameloblasti): esse
hanno un nucleo allungato, posto alla base del corpo cellulare cilindrico,
un citoplasma ricco di vescicole di secreto, con reticolo endoplasmatico
e mitocondri molto sviluppati.
Il cristallino
(con due poli e una parte più larga centrale detta equatore), non
vascolarizzato, posto tra la camera posteriore e l’umor vitreo dell’occhio.
Il cristallino ha la funzione di far convergere l’immagine sulla retina. Esso
è formato da una capsula esterna di tessuto connettivo elastico (capsula
del cristallino), da un epitelio cubico semplice (epitelio anteriore del
cristallino), e dalla sostanza del cristallino formata da fibre del cristallino
sia corticali che nucleari (poste centralmente), che rappresentano cellule
epiteliali altamente differenziate. Le fibre corticali del cristallino
96
contengono nuclei e organelli che invece vengono persi nelle fibre
nucleari.
97
Figura 2.104 Cristallino
di topo. Reazione
immunoistochimica che
mette in evidenza con un
precipitato marrone l'E-
Caderina (frecce). Le
caderine sono proteine
transmembrana che
mediano l'adesione
cellulare in presenza di
ioni Ca (proteine Ca
dipendenti). Le caderine
sono le principali proteine
di adesione responsabili
del mantenimento
dell'organizzazione
bidimensionale delle
cellule che compongono
gli epiteli. Esistono
Le unghie
diversi tipi di caderine,
Le unghie sono specializzazioni di derivazione epiteliale atte alla l'E-Caderina è tipica degli
protezione del tessuto cutaneo che riveste le estremità degli arti. Sono epiteli. HRP Em 400x
composte da una porzione più dura, esterna, formata da lamelle
98
concentriche di cellule epiteliali corneificate con nuclei degenerati, detta
“corpo dell’unghia”, e una parte più profonda, ricca di vasi sanguigni,
tappezzata da un epitelio pavimentoso stratificato privo dello strato
granuloso e di quello lucido, detto “letto ungueale”. Alla base del letto
ungueale abbiamo una zona semisferica più chiara, perchè ricca di
vescicole di aria, detta lunula e al cui margine riconosciamo quella parte
di epitelio germinativo che permette l’accrescimento dell’unghia e che
viene chiamato “matrice dell’unghia”.
I peli
99
Figura 2.107 Bulbo
pilifero umano a forte
ingrandimento. Em-Eo
100x
100
i nuclei e a disporsi le une sulle altre come le tegole di un tetto. A livello
del bulbo pilifero alloggiano le cellule che formano la matrice, cellule che
garantiscono l’accrescimento del pelo e che, differenziandosi, daranno
origine ai vari strati che lo formano.
101
3
Tessuto connettivo Tessuto connetivo mucoso, tessuto
connettivo propriamente detto,
tessuti connettivi altamente
specializzati
102
Il tessuto connettivo (e quindi tutte le sue diverse tipologie) deriva dal
mesenchima. Le cellule mesenchimali, di origine mesodermica, sono di
forma irregolare, generalmente allungate e presentano una sostanza
intercellulare amorfa, priva di fibre. Le cellule mesenchimali sono
pluripotenti, hanno cioè la capacità di differenziarsi in ciascuno dei
diversi tipi di cellule connettivali (fibroblasti, condroblasti, osteoblasti,
mastociti, adipociti, globuli bianchi e macrofagi), oltre che in fibrocellule
muscolari.
103
Anche l’organizzazione e la natura delle fibre varia in base alla funzione
del tessuto connettivo preso in esame. Al di sotto di tutti gli epiteli, siano
essi semplici o stratificati, è presente un connettivo lasso ricco di fibre
reticolari che, oltre a formare una base di sostegno per le cellule,
permette ai capillari di raggiungere più facilmente l’epitelio. Se il tessuto
connettivo deve resistere a trazione o a distensione, come nei tendini, è
ricco di fibre collagene e di fibre elastiche disposte ordinatamente. Se il
Fibre collagene
Sono secrete dai fibroblasti e sono presenti nella maggior parte dei
tessuti connettivi. Sono formate da una famiglia di proteine secrete
come procollagene e poi processate a tropocollagene nell’ambiente
extracellulare, tropocollagene che si assembla a formare fibre che
variano molto per quantità e che possono apparire come sottili filamenti
o come spesse fibre fortemente intrecciate di spessore variabile (fino a a
10 µm). La lunghezza delle fibre collagene non è ben determinabile,
corrono in tutte le direzioni e, a seconda delle loro funzioni, sono
104
organizzate in fibre parallele, intrecciate o incrociate. Se non sono
distese appaiono con un andamento leggermente ondulato.
Fibre elastiche
105
andamento marcatamente ondulato. Per uno studio accurato sulla
presenza di fibre elastiche si deve ricorrere a colorazioni elettive per
l’elastina, come la resorcin fucsina di Weigert che, su un fondo
praticamente incolore, fa spiccare l’elastina in viola-nero intenso.
Fibre reticolari
Sostanza fondamentale
106
Durante le preparazioni istologiche questa sostanza si solubilizza ed è
quindi impossibile ritrovarla colorata nei preparati. Al criostato, tagliando
a circa -30°C e colorando con la PAS reazione o con coloranti basici, si
colora molto debolmente. Nella cartilagine e nel tessuto osseo, il ricco
contenuto di glicosaminoglicani (GAG) e la consistenza della matrice
amorfa permette una buona resistenza ai fissativi e ai solventi chimici,
per cui si avrà una buona colorazione con l’Alcian Blu, grazie alla
capacità di questo colorante di legare i condroitinsolfati (un tipo di GAG).
L’Ematossilina ferrica, come colorazione istologica, e l’Alcian-Pas, come
colorazione istochimica, sono le colorazioni che normalmente si usano
per dimostrare la sostanza fondamentale. L’Ematossilina ferrica mette in
evidenza, non selettivamente, la sostanza intercellulare presente tra le
cellule epiteliali o tra le fibre connettivali con una colorazione nera
intensa. L’Alcian-Pas è una doppia colorazione istochimica per i
glicosaminoglicani: l’Alcian mette in evidenza, con una colorazione blu
intensa, quelli acidi, mentre la Pas, con il reattivo di Schiff, mette in
evidenza quelli neutri colorandoli in rosso-rosa. La cartilagine ialina
matura è colorata molto intensamente dall’Alcian Blu per la presenza di
condroitinsolfato ed eparansolfato, entrambi molto acidi.
107
Tessuto connettivo mucoso
108
Figura 3.2 Embrione di
topo. Lingua a più forte
ingrandimento. Si notino
le differenze
morfologiche fra i
rabdomioblasti, piccole
cellule allungate con il
citoplasma molto colorato
precursori delle cellule
muscolari vere e proprie
e le cellule mesenchimali
non ancora differenziate
che sono rotondeggianti
e con citoplasma poco
colorato. Azan Mallory
200x
Figura 3.2 Funicolo ombelicale umano. Nel funicolo ombelicale è presente il tessuto connettivo mucoso
maturo o gelatina di Wharton. In questo tipo di tessuto connettivo le fibre sono immerse in abbondante
sostanza amorfa così da poter essere flessibili ed elastiche e permettere il passaggio di tutte quelle cellule atte
alla protezione dell'organismo. Le caratteristiche della sua struttura permettono una certa compressione e
deformazione dell'organo senza compromissione dell'afflusso sanguifero al feto e ne garantiscono il rapido
ritorno alla forma originaria. Azan Mallory 64x
109
Tessuto connettivo propriamente detto
110
Figura 3.5 Esofago di
coniglio. Tessuto
connettivo lasso.
Nell'esofago abbiamo un
tessuto connettivo lasso
che, nonostante la
pesenza di
un'abbondante
componente cellulare e di
numerosi vasi, presenta
un consistente contenuto
di fibre collagene atte ad
assolvere la funzione di
sostegno dei tessuti
circostanti. Ignesti 100x
111
Figura 3.7 Intestino di
topo. Fitta rete
connettivale (colorata in
azzurro) che avvolge le
fibrocellule muscolari
liscie dell'intestino. Azan-
Mallory 100x
112
Tessuto connettivo reticolare
113
Nella vita embrionale, durante la trasformazione da tessuto
mesenchimale a tessuto connettivo, le fibre reticolari sono le prime ad
apparire e solo successivamente gran parte di esse vengono sostituite
da fibre collagene.
114
Figura 3.12 Milza
umana. Fibre connettivali
reticolari che circondano
un piccolo capillare
sanguigno. Bielschowsky
200x
115
Figura 3.14 Cute
palmare umana, sezione
trasversale. Fibre
collagene reticolari,
colorate in nero intenso
dall'argento metallico,
che concorrono alla
formazione della
membrana basale.
Bielschowski 100x
116
Macroscopicamente, il connettivo elastico è facilmente distinguibile per
la leggera colorazione giallognola che l’elastina dà a questo tessuto; a
livello microscopico invece, lo possiamo riconoscere solo grazie a
colorazioni specifiche elettive a base di resorcin-fucsina (Weigert) o di
117
aldeide-fucsina (Halmi) che danno a questo tessuto la classica
colorazione viola-nera intensa. (Figura 3.15-3.19)
118
Figura 3.19 Esofago di
coniglio. Fibre elastiche
(colorate in viola scuro)
sezionate
trasversalmente presenti
nel connettivo della
tonaca mucosa. Weigert
100x
119
Tessuto connettivo denso
120
(derma). Le cellule sono meno numerose rispetto al connettivo lasso.
121
Figura 3.24 Cute di
balena. Tessuto
connettivo denso a fibre
intrecciate del derma
cutaneo. Le fibre, per
poter opporre una
resistenza maggiore,
sono spesse, intrecciate
e ricche di collagene.
Azan Mallory 64x
122
Figura 3.26 Tendine
umano. Tessuto
connettivo denso a fibre
parallele. Le fibre
connettivali hanno un
andamento regolare e
parallelo per avere una
buona resistenza alla
trazione; hanno anche un
andamento leggermente
sinusoidale per la forte
presenza di componente
elastica. Em-Eo64x
123
Tessuti connettivi altamente specializzati
๏ Tessuto adiposo
๏ Tessuto cartilagineo
๏ Tessuto osseo
๏ Tessuto linfoide
๏ Sangue
Tessuto adiposo
124
energetica il tessuto adiposo bianco presenta funzione di isolamento
termico, di riempitivo e di protezione di alcune strutture anatomiche,
come nelle cavità orbitarie e nelle logge renali.
125
Figura 3.29 Mandibola di
feto umano a termine.
Tessuto adiposo
uniloculare a più forte
ingrandimento. Azan
Mallory 200x
126
Figura 3.31 Tessuto
adiposo di marmotta. Si
nota del grasso
uniloculare bianco,
riconoscibile per lo
scarso citoplasma e il
nucleo fortemente
schiacciato in periferia,
con inframezzate, cellule
adipose dal nucleo
rotondo e centrale e
citoplasma più evidente e
ben distribuito all'interno
della cellula in cui sono
presenti tante piccole
goccioline lipidiche.
Queste cellule formano il
tessuto adiposo
multiloculare o grasso
bruno. Nei mammiferi,
questo tessuto è
generalmente presente
nei feti, nei primi mesi di
vita e in quegli animali
che vanno in letargo e
che devono, quindi,
avere una buona riserva
di calore per periodi
molto lunghi. Negli altri
mammiferi adulti il grasso
bruno è poco
rappresentato. Em-Eo
200x
127
Figura 3.33 Omento
umano. Tessuto adiposo
uniloculare che circonda
un piccolo vaso. Questo
preparato è stato
ottenuto per
congelamento e tagliato
al criostato a -40°C per
evitare i passaggi con
solventi, come xilolo o
benzolo, che avrebbero
sciolto la gocciolina
lipidica.
Successivamente la
fettina è stata colorata
con il metodo del Sudan
Black, che è una
colorazione elettiva per il
tessuto adiposo. Sudan
Black 64x
128
Tessuto cartilagineo
๏ cartilagine ialina,
๏ cartilagine elastica,
๏ cartilagine fibrosa,
๏ cartilagine cellulare.
Cartilagine ialina
129
proteoglicani si trova nella matrice che circonda i gruppi isogeni (matrice
extracellulare territoriale), mentre la restante parte di matrice
La cartilagine è più o meno basofila, per cui dal punto di vista dell’affinità
tintoriale è facilmente riconoscibile dagli altri tessuti connettivi, sempre
acidofili.
130
Figura 3.36 Fossette
nasali di embrione
umano. Cartilagine ialina
immatura. La matrice
extracellulare reagisce
con l'alcian blu perchè
composta da mucine
fortemente acide
(sialomucine e
ialomucine). Alcian blu
40x
131
Figura 3.37 Piede di
embrione umano.
Cartilagine ialina
immatura con un centro
di ossificazione. Azan-
Mallory 200x
132
Figura 3.39 Polmone di
delfino. Bronco
polmonare in cui si
distingue, colorata in
viola intenso, la
cartilagine ialina che
forma gli anelli e le
placche di sostegno.
DAB-Em 100x
133
Figura 3.41 Trachea
umana. Cartilagine ialina
matura. Sono ben
evidenti i numerosi gruppi
isogeni formati da
numerose cellule e la
forte acidità della matrice
cartilaginea. Em-Eo 100x
Cartilagine elastica
134
Figura 3.42 Epiglottide
umana. Cartilagine
elastica. Si noti la scarsa
presenza di gruppi
isogeni e di matrice,
sicuramente meno
abbondante che nella
cartilagine ialina, e le
lacune con i condrociti,
generalmente più
voluminose che nella
cartilagine ialina. La
matrice extracellulare
ricca di fibre elastiche è
colorata in nero dalla
resorcin-fucsina di
Weigert. Weigert Em-Eo
63x
135
Cartilagine fibrosa
136
Figura 3.45 Disco
intervertebrale umano. Le
cellule cartilaginee sono
alloggiate nelle lacune e
impilate le une sulle altre
e circondate da denso
tessuto collagene. Più il
tessuto tende ad essere
fibroso e più la
colorazione passa dal
viola, tipico della
cartilagine, al rosso-
marrone tipico del
collagene. Em-Eo 100x
Cartilagine cellulare
137
otricolare dei roditori. (Figure 3.35-3.46)
Tessuto osseo
Periostio
138
Endostio
Cellule osteoprogenitrici
Osteoblasti
Osteociti
139
diversi prolungamenti. Essi sono alloggiati nelle lacune ossee dalle quali
si dipartono, in ogni direzione, numerosi canalicoli microscopici.
Attraverso questi canalicoli i prolungamenti citoplasmatici di osteociti
diversi prendono contatto tra di loro tramite giunzioni comunicanti e con
capillari sanguigni presenti nei canali ossei, permettendo così scambi
metabolici tra gli osteociti stessi e tra osteociti e sangue. Gli osteociti
provvedono al mantenimento della matrice extracellulare dell’osso.
Osteoclasti
140
Tessuto osseo non lamellare (o trabecolare)
141
Il tessuto osseo compatto è molto duro, attraversato da numerosi canali
contenenti vasi sanguigni e dotti linfatici visibili solo al microscopio.
142
od obliquamente, detti canali di Wolkmann, anch’essi contenenti capillari
sanguigni. Le sostanze nutritizie arrivano agli osteociti tramite la rete
capillare e distribuite mediante la fitta rete di prolungamenti
citoplasmatici che li collegano. Gli spazi che si creano fra i diversi
osteoni sono occupati da frammenti di osso lamellare di forma e
dimensioni variabili detti sistemi interstiziali. I confini fra gli osteoni e i
sistemi interstiziali sono facilmente rilevabili da uno strato di tessuto
connettivo rifrangente detto linea cementante. La superficie ossea a
143
osteociti sono distribuiti nelle lamelle in maniera disomogenea e con
144
Figura 3.50 Femore di
topo. Epifisi di femore
tagliata trasversalmente.
L'ossificazione
endocondrale è
terminata, si notano le
trabecole di osso
lamellare spugnoso con,
all'interno, il midollo
osseo. Em-Dab 63x
145
Figura 3.52 Epifisi di
femore umano
decalcificato. Tessuto
osseo lamellare
spugnoso di epifisi di
osso lungo. Si noti il
sistema lamellare
incompleto delle
trabecole ossee e il ricco
contenuto di midollo
osseo interno. Em-Eo
40x
Osteogenesi
146
Ossificazione diretta
Ossificazione indiretta
147
dell’osso; nell’epifisi (centri di ossificazione secondari) il solo processo di
ossificazione endocondrale.
Ossificazione endocondrale
148
5. Zona di degenerazione, la calcificazione della matrice porta a
degenerazione dei condrociti. Gli spazi delle lacune lasciate vuote
vengono popolati da vasi sanguigni e da cellule osteoprogenitrici che
si poi si raggruppano sulle formazioni di cartilagine calcificata residue
e su cui depositeranno tessuto osseo non lamellare a fibre intrecciate
che successivamente si riorganizzerà in tessuto osseo lamellare.
Ossificazione pericondrale/periostale
149
Figura 3.55 Mandibola
umana. Bottone
cartilagineo
dell'ossificazione
mantellare in
regressione. Azan-
Mallory 100x
150
Figura 3.57 Osso
facciale umano.
Ossificazione diretta o
intramembranosa. Si
notino le linee interna
(dell'endostio) ed esterna
(del periostio) di cellule
osteogenitrici. Mallory
100x
151
Figura 3.59 Epifisi di
osso lungo umano.
Sezione di tibia umana
ottenuta tagliando
trasversalmente l'epifisi
inferiore. Al centro si
notano, immersi in
tessuto cartilagineo ialino
immaturo, i primi centri di
ossificazione secondaria
endocondrale. Azan-
Mallory 63x
152
Figura 3.61 Tibia di feto
umano. Epifisi di tibia non
decalcificata e tagliata
trasversalmente. A destra
le trabecole di osso
spugnoso sono costituite
da matrice mineralizzata
(colorata in marrone
nero), a sinistra, invece,
le trabecole sono ancora
prive di materiale
inorganico per cui
appaiono rosa pallido.
All'interno delle trabecole
abbiamo midollo osseo
rosso. Colorazione
specifica per il tessuto
osseo mineralizzato. Von
Kossa-Em-Eo 63x
153
Tessuto linfoide
154
Negli organi linfoidi primari hanno luogo tutte le tappe differenziative
che, a partire dalle cellule staminali già orientate verso la linea linfoide,
portano alla produzione di linfociti vergini maturi (B nel midollo osseo; T
nel timo) (fase antigene indipendente).
i linfociti B che sono generati e maturano nel midollo osseo (negli uccelli
si generano e maturano nella borsa di Fabrizio, da qui il loro nome);
i linfociti T che sono generati nel midollo osseo ma che maturano nel
timo (da cui il loro nome)
Midollo osseo
155
Il midollo osseo, all’inizio della vita fetale, compare dapprima nella
clavicola per poi diffondersi in tutte le altre ossa. Durante lo sviluppo
fetale e per un periodo di diversi anni abbiamo prevalentemente midollo
osseo rosso. Dopo lo sviluppo dell’individuo gran parte del midollo
perde le sue proprietà emopoietiche mentre aumenta la componente
adipocitaria e connettivale che fa cambiare il suo colore fino a diventare
bianco-giallino, abbiamo quindi il midollo osseo giallo. Questo fa sì che,
nell’adulto, la funzione emopoietica sia ristretta ad alcune zone della
diploe della volta cranica, dello sterno, delle coste, delle creste iliache e
alle parti centrali di alcune ossa brevi, dove è presente midollo osseo
rosso.
156
il comparto vascolare, costituito da seni venosi o sinusoidi che, oltre ad
avere funzione trofica, permettono la costante migrazione nel torrente
157
sinusoidi troviamo i megacariociti, grosse cellule che per gemmazione e
distacco di parte del citoplasma producono le piastrine.
158
fissazione e decalcificazione del tessuto osseo si possono ottenere
sezioni al microtomo, oppure si possono ottenere discreti preparati per
schiacciamento o tramite strisci di frammenti di tessuto. Le colorazioni
più usate sono quelle tipiche del sangue Em-Eo o May Grumwald-
Giemsa. Figure 3.63-3.67)
Timo
159
Il timo è estremamente attivo durante l’infanzia; a partire dalla pubertà
va incontro ad un processo di regressione che comporta una
160
circondato da tessuto connettivo e adipociti. (Figure 3.68-3.71)
Milza
161
La polpa bianca è caratterizzata da noduli linfatici, formazioni ovoidali
composte da linfociti B, e da guaine periarteriolari composte, invece, da
linfociti T. L’arteriola risulta solitamente centrale rispetto al manicotto
162
Figura 3.74 Milza di
coniglio. Si notano i
manicotti periarteriolari
(tratteggiati) che formano
la polpa bianca della
milza, sia in sezione
trasversale che
longitudinale. Le frecce
indicano le arteriole
centrali in visione sia
trasversale che
longitudinale. Em-Eo 63x
163
uniformemente nell’organo. Al microscopio questa zona si riconosce
perchè più chiara, per la minor concentrazione di linfociti, e per la forte
presenza di vasi sanguigni. (Figure 3.72-3.76)
Linfonodi
164
uniforme sono detti follicoli primari non attivati, quando invece,
presentano una parte centrale più chiara (il centro germinativo del
Fleming) circondata da una zona più scura (il mantello) vengono detti
follicoli secondari attivati.
I linfociti entrano nel linfonodo attraverso due vie: per mezzo dei vasi
linfatici afferenti se presenti nella linfa o per mezzo delle venule ad
endotelio alto (HEV) se presenti nel sangue.
165
La linfa entra nel linfonodo mediante vasi linfatici (collettori
prelinfonodali) che attraversano la capsula, si riversa nel seno
166
attraverso l’ilo. La linfa che raggiunge il linfonodo può anche attraversare
direttamente il parenchima dell’organo per poi confluire nel collettore
postlinfonodale. Questo tipo di flusso della linfa attraverso il linfonodo
permette a cellule che hanno fagocitato l’antigene (ad esempio cellule
dendritiche) o a microbi liberi di fermarsi nel linfonodo e permettere
l’inizio di una risposta immune. (Figure 3.77-3.79)
167
Figura 3.80 Tonsilla
linguale umana. Porzione
di tonsilla linguale
facilmente distinguibile
per la presenza di un
nodulo linfatico e di una
ampia zona linfocitaria
subito al di sotto di un
epitelio pavimentoso
pluristratificato. Em-Eo
40x
168
Figura 3.82 Tonsilla
faringea umana. La
tonsilla faringea si
distingue da quelle
palatine perchè presenta
un epitelio
pseudostratificato ciliato
tipico della rinofaringe.
Em-E0 40x
169
Figura 3.84 Appendice
vermiforme umana. Si
notano le ghiandole
intestinali (tubulari
semplici), l'epitelio
cilindrico semplice con
cellule mucipare
caliciformi e il follicolo
linfatico. Em-Eo 40x
170
Figura 3.86 Colon
umano. Nodulo linfatico.
Em-Eo 40x
171
Infiltrazioni linfocitarie
172
Figura 3.90 Polmone di
delfino. Forte infiltrato
linfocitario in un bronco
polmonare Azan- Mallory
100x
173
Figura 3.92 Cute umana.
Infiltrato linfocitario in
paziente affetto da Lupus
Eritematoso. Alcian Blu-
Em 100x
174
Figura 3.94 Vescica
urinaria umana, trigono.
Infiltrato linfoide subito al
di sotto dell'urotelio. Em-
Eo 40x
Il sangue
Eritrociti
175
Figura 3.95 Striscio di
sangue umano. Gli
eritrociti sono colorati in
rosa. La colorazione più
tenue della parte centrale
degli eritrociti è dovuta
alla conformazione
biconcava tipica di
queste cellule. I
frammenti di cellula più
scuri sono piastrine. Em-
Eo 400x
176
dimensione dei globuli rossi permette loro di raggiungere anche i
capillari più periferici, mentre la caratteristica forma biconcava fa sì che
queste cellule abbiano, a parità di dimensione, una maggiore superficie
di scambio.
Piastrine
Leucociti
Sono cellule con un nucleo ben evidente che nel sangue hanno una
forma arrotondata, nel connettivo, invece, assumono un aspetto
ameboide. Esistono cinque tipi di leucociti che sono classificati in base
alla presenza o meno di granuli citoplasmatici (granulari e agranulari ) e
alla forma del nucleo (leucociti monomorfonucleati o leucociti
polimorfonucleati ).
Neutrofili
177
Figura 3.97 Striscio di
sangue umano. Al centro
è presente un leucocita
granulare (neutrofilo) con
nucleo polilobato. Em-Eo
400x
Eosinofili
178
Figura 3.98 Striscio di
sangue umano.
Leucocita granulare
basofilo (granulocita
basofilo) riconoscibile per
la grossolana
granulazione
citoplasmatica colorata
dall'emallume (colorante
basico) in viola intenso. Il
nucleo è nascosto dalla
granulazione basofila.
Em-Eo 400x
Basofili
179
tende a nascondere il nucleo a forma di U o di S. Sono circa lo 0,5-1%
dei leucociti circolanti. I grossi granuli basofili, contenenti eparina e
istamina, sono ricchi di lisosomi che, a differenza di eosinofili e neutrofili,
rilasciano il loro contenuto all’esterno e non nei vacuoli fagocitati.
Linfociti
Monociti
180
accentuata dall’età della cellula, così da avere un aspetto che và dal
rene al ferro di cavallo. Il citoplasma è privo di granuli visibili al
microscopio ottico anche se ricco di lisosomi primari. Di passaggio nel
181
Figura 3.103 Striscio di
sangue umano. Sono
visibili in alto un
granulocita basofilo e in
basso un linfocita. Em-Eo
400x
182
4
Tessuto muscolare Tessuto muscolare scheletrico,
tessuto muscolare striato cardiaco,
tessuto muscolare liscio
183
๏ il tessuto muscolare striato cardiaco,
184
Tessuto muscolare striato scheletrico
185
Figura 4.2 Muscolo
striato scheletrico umano
a più forte ingrandimento.
Si distinguono: i sottili
sepimenti connettivali
che circondano le singole
fibre muscolari
(endomisio), i nuclei
fortemente allungati e
posizionati
perifericamente e le strie
trasversali. Em-Eo 200x
186
Figura 4.4 Muscolo
striato umano a più forte
ingrandimento. Sono
chiare le strie trasversali
che caratterizzano le
fibre, sono visibili anche
alcuni nuclei che
appaiono allungati e
periferici. Ematossilina
Ferrica 200x
187
contrarre e allungare velocemente senza danni. La contrazione di
questo tipo di muscolatura è generalmente volontaria.
188
Figura 4.8 Lingua
umana. Tessuto
muscolare striato
scheletrico. Tricromica di
Mallory 200x
189
Tessuto muscolare striato cardiaco
190
Figura 4.9 Tessuto
muscolare striato
cardiaco umano. Visione
d'insieme. Nonostante il
piccolo ingrandimento si
notano alcune
caratteristiche tipiche di
questo tessuto: il
miocardiocita presenta
un nucleo posto
centralmente ed un
andamento irregolare.
Em-Eo 63x
191
Figura 4.11 Tessuto
muscolare striato
cardiaco umano.
Utilizzando una
colorazione elettiva per le
listarelle di chiusura e per
i contorni cellulari si
mettono in evidenza sia
le strie che i dischi
intercalari. Ematossilina
Ferrica 100x
192
Figura 4.13 Tessuto
muscolare striato
cardiaco umano. Sezione
semifine di muscolo
cardiaco in cui sono
facilmente distinguibili sia
le strie trasversali, che i
dischi intercalari, posti
come sistema di
congiunzione cellula-
cellula. Em-Eo 100x
193
Tseeuto muscolare liscio
194
Figura 4.15 Tuba uterina
umana. Muscolatura
liscia plessiforme della
tuba uterina. Si nota
l'organizzazione spaziale
disordinata delle lamine
di muscolatura liscia. Em-
Eo 63x
195
Figura 4.17 T Tonaca
muscolare di intestino
umano. Sono evidenti
fibrocellule muscolari
lisce a sezione
longitudinale e
trasversale. I nuclei
appaiono centrali rispetto
alla fibrocellula
muscolare in entrambi i
casi. Questa disposizione
in due strati muscolari
uno circolare e l'altro
longitudinale è tipica
della tonaca muscolare di
gran parte degli organi
cavi. Em-Eo 100x
196
Figura 4.19 Tonaca
muscolare di intestino
umano. Sezione
trasversale di muscolo
liscio. Nelle fibrocellule è
ben evidente la posizione
centrale del nucleo. Em-
Eo 400x
197
Figura 4.21 Intestino di
topo in sezione
trasversale a più forte
ingrandimento. Si notano
chiaramente i due strati
di tessuto muscolare,
circolare interno e
longitudinale esterno,
adatti a permettere i
movimenti peristaltici
tipici dell'intestino.
Tricromica di Mallory
100x
198
5
Tessuto nervoso Il neurone, le cellule della neuroglia, i
gangli. il sistema recettoriale
199
L’unità funzionale del tessuto nervoso è una cellula altamente
specializzata che presenta una precisa architettura e la capacità di
poter essere eccitata e trasmettere impulsi: il neurone. Il neurone è
coadiuvato nelle sua funzioni da altre tipi cellulari che nel loro
insieme prendono il nome di neuroglia (nevroglia) o semplicemente
glia. Il rapporto numerico neuroni-cellule della glia è di circa 1 a 10.
200
Il neurone
201
I neuroni, a seconda del numero di dendriti, si possono dividere in:
202
Figura 5.1 Telencefalo di
maiale. Neuroni
piramidali della corteccia
telencefalica (o
cerebrale). Golgi -Cox
63x
203
Figura 5.3 Tronco
encefalico umano.
Neuroni multipolari nel
midollo allungato. Nei
pirenofori dei neuroni si
nota chiaramente la zona
tigroide del Nissle. I
nuclei più piccoli e
rotondi sono delle cellule
della neuroglia. Nissle
200x
204
Figura 5.5 Tronco
encefalico umano, ponte.
Neuroni multipolari della
zona nigrosum tagliati
trasversalmente. Em-Eo
63x
205
Figura 5.7 Cervelletto di
topo a più forte
ingrandimento. Visione in
toto delle cellule del
Purkinje. Golgi-Cox 100x
206
Figura 5.9 Midollo
spinale di gatto. Sezione
trasversale in cui si
apprezzano: al centro il
canale ependimale e la
sostanza grigia ricca di
neuroni multipolari, in
periferia la sostanza
bianca con le fibre
nervose. Bielschowsky
63x
207
Le cellule della neuroglia
Fibre mieliniche: si possono trovare sia nel SNC che nel SNP. Nel SNC
ogni oligodendrocita può avvolgere un tratto di più assoni mentre nel
SNP ogni tratto dell’assone è avvolto da una singola cellula di Schwann.
Fibre amieliniche: in questo tipo di fibre gli assoni non sono avvolti da
guaina mielinica, ma più assoni sono sprofondati nel citoplasma di
cellule di Schwann. Nell’uomo troviamo questo tipo di fibre soprattutto
nel Sistema Nervoso Autonomo.
208
Fibre nude: quando le fibre nervose non sono avvolte da alcun tipo di
rivestimento. Le troviamo all’origine dell’assone dal pirenoforo, nel SNC
dove sono circondate da astrociti e in terminazioni nervose libere.
Astrociti
Cellule ependimali
209
Figura 5.11 Nervo
sciatico di topo, sezione
longitudinale. Preparato
ottenuto per
dissociazione (cioè
separazione dagli altri
tessuti). Le fibre nervose,
generalmente poco
colorate, hanno il
classico andamento
sinusoidale. I nuclei che
si vedono sono quelli
delle cellule di Schwann.
Em-Eo 100x
210
dell’ependima tipico, sono cilindriche, poggiano su di una membrana
basale e presentano apicalmente numerosi microvilli. Sono coinvolte
nella produzione del liquido cerebrospinale (o cefalorachidiano o
liquor).
211
Figura 5.15 Surrene
umano. Piccoli fasci
nervosi e singole fibrille
nella midollare del
surrene, colorati in nero
da una colorazione
elettiva per le fibre
nervose. Bielschowsky
100x
212
Figura 5.17 Terminazioni
neuromuscolari di rana a
più forte ingrandimento.
Si nota chiaramente
l'espansione a forma di
bottone della
terminazione nervosa
(placca motrice) sulle
fibre muscolati striate.
Ruffini 200x
213
I gangli
214
neuroni, sono all’interno di altri organi e sono privi di capsula
connettivale vengono detti “gangli intramurali”
215
Figura 5.21 Ganglio
mesenterico umano. In
questo tipo di ganglio le
fibre sono meno
rappresentate rispetto al
ganglio spinale e sono
distribuite regolarmente
in tutto il ganglio ed i
neuroni presentano una
distribuzione uniforme.
Azan-Mallory 63x
216
Figura 5.23 Ganglio del
sistema nervoso
autonomo a forte
ingrandimento. Si noti la
scarsità di cellule satelliti
intorno ai neuroni. Em-Eo
200x
217
Il sistema recettoriale
218
Mazzone. Sono organizzate in modo che, alla terminazione nervosa
libera, sia associato un sistema di lamelle connettivali, per lo più
concentriche, atte ad amplificare lo stimolo.
Il tessuto nervoso, sia per la sua struttura sia per il fatto che,
generalmente, è compenetrato in organi di diversa natura, è molto
difficile da evidenziare con colorazioni istologiche convenzionali. Si
devono perciò usare fissativi particolari e colorazioni elettive per il
tessuto nervoso di difficile esecuzione e riuscita mai certa.
Generalmente si tende a colorare piccoli pezzi di tessuto in toto, per
poi includerli e tagliarli in sezioni molto spesse così da poter seguire,
almeno per un certo tratto, il decorso delle fibre.
219
Figura 5.26 Corpuscolo
di Pacini a più forte
ingrandimento. Si nota la
terminazione nervosa,
posta al centro, e l'ampio
strato di connettivo
lamellare che la circonda.
Em-Eo 200x
220
Figura 5.28 Cute di
balena. Corpuscoli del
Pacini organizzati a
grappolo e circondati da
capillari sanguigni. Nei
mammiferi marini i
corpuscoli del Pacini non
hanno tanto una funzione
tattile, quanto il compito
di segnalare il
cambiamento di
pressione. In questo
modo l'afflusso di sangue
ai vasi aumenta man
mano che aumenta la
profondità a cui si trova
l'animale e quindi la
pressione esterna . Ciò
contribuisce, in modo
determinante, alla
regolazione termica
corporea. Bielschowsky
100x
221
Figura 5.29 Bulbo
oculare di uomo. Si
distinguono la retina,
l'epitelio pigmentato, la
coroide e la sclera. Em-
Eo 40x
222