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4storia Verdun Crociate Nero
4storia Verdun Crociate Nero
1) Il trattato di Verdun
Carlo Magno divenne re dei franchi nel 768. Nell’800 viene incoronato imperatore dal
papa Leone III. <<L’impero carolingio traeva la sua autorità dalla forza militare e dalla
consacrazione religiosa>>1. Il territorio era suddiviso in contee, con a capo il conte.
Quando si trovavano nelle zone di confine erano invece denominate “marche” (ad
esempio la Marca spagnola che stava di fronte all’Emirato arabo di Cordoba o la Marca
orientale, cioè la futura Austria) con a capo il marchese. Il punto è che <<queste
strutture amministrative erano assai deboli, se paragonate con la numerosa e preparata
burocrazia bizantina. Esse erano affidate ai rapporti personali fra l’imperatore e i
maggiori capi-guerrieri franchi e si basavano sul giuramento di fedeltà che questi gli
avevano fatto. Tale rete di fedeltà si mostrò insufficiente a mantenere l’unità dell’impero
e si disperse nei decenni successivi alla morte di Carlo Magno, avvenuta il 28 gennaio
814>>2. Un elemento di debolezza dei franchi era la consuetudine a dividere
l’eredità. Il problema non si pose alla successione di Carlo Magno (morto, lo ripetiamo,
nell’814) perché a sopravvivergli era rimasto solamente Ludovico (detto il Pio).
<<Ludovico (814-840) lasciò invece tre figli che presero subito a contendersi con le
armi l’eredità paterna, giungendo nell’agosto 843 ad accordarsi con il trattato di
Verdun su una spartizione. Carlo il Calvo ebbe il Regno dei franchi occidentali. A
Ludovico detto il Germanico toccò il Regno dei franchi orientali. Lotario I, il figlio
maggiore, ebbe un dominio composto da due parti: il Regno d’Italia con le regioni
centro-settentrionali della penisola, cui restava associata la corona di imperatore, e
un “Regno di mezzo” situato tra quelli di Carlo e Ludovico. Quest’ultimo si rivelò
poco vitale e si frammentò nei diversi ducati e contee dei Paesi Bassi, di Lorena,
Borgogna e Provenza”>>3. Gli storici si sono interrogati (ed ancora continuano a farlo)
sul “senso” del trattato. Sicuramente si trattò di un passaggio molto importante. Per
alcuni storici è in quel momento che si iniziano a delineare quelle che sarebbero
diventate la Francia e la Germania. Rimangono molti dubbi su questa interpretazione o
comunque va sicuramente molto ridimensionata, vediamo perché. Nel territorio toccato a
Carlo il Calvo (la Francia, per capirci) la zona a nord aveva una prevalenza franca,
mentre nella zona a sud la popolazione era in prevalenza gallo-romana. Inoltre mancava
la Bretagna (la zona più vicina all’Inghilterra). La <<Germania>> era <<solo l’insieme
dei quattro ducati che prendevano nome dalle diverse popolazioni prevalenti ed
erano uniti dalla comune dipendenza dai dominatori franchi: i franchi stessi in
Franconia, i bavari in Baviera, gli svevi e gli alemanni in Svevia, i sassoni in
Sassonia>>4. Per quanto riguarda l’Italia: <<il regno includeva […] solo il Centro-nord
(tranne Venezia, che continuava a dipendere da Costantinopoli) e si arrestava al
Patrimonio di san Pietro, su cui il papato esercitava una sovranità temporale. Le
regioni meridionali restavano invece estranee al potere franco, con un Ducato
longobardo di Benevento forte, gli autonomi principati campani e la soggezione di
Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia alla sovranità bizantina e all’influenza
culturale greca>>5.
Il titolo imperiale era associato alla corona d’Italia.
1 De Bernardi A., Guarracino S., La realtà del passato, vol 1 Dal Medioevo al Seicento, Pearson, Milano-Torino, 2014, p. 3 (la
sottolineatura è mia).
2 Ibidem.
3 Ivi, pp. 3-4 (quasi tutto il neretto e la sottolineatura sono miei).
4 Ivi, p. 5 (il neretto è mio).
5 Ibidem (il secondo neretto è mio).
1
Per quanto riguarda la futura Francia <<nel regno dei franchi occidentali la dinastia
carolingia durò formalmente fino al 987. Già alla fine del IX secolo però i re carolingi
avevano di fatto perduta la sovranità sulla metà meridionale del regno. La
Borgogna e la Provenza, che avevano fatto parte dei domini di Lotario, erano
divenute un regno indipendente, che in seguito orbiterà piuttosto sulla monarchia
tedesca che su quella francese. Nel sud-ovest si erano costituiti alcuni ducati e
contee dotati di larga autonomia, a partire da quello di Aquitania. Il regno di
Francia si divise in circa trenta signorie, che sarebbero divenute cinquanta alla fine
del X secolo>>6. Anche al nord il potere dei re era indebolito al punto che <<in diverse
occasioni la corona fu loro strappata dai conti di Parigi>>7.
20 De Bernardi A., Guarracino S., La realtà del passato, vol 1 Dal Medioevo al Seicento, cit., p. 81 (il neretto è mio).
21 Ibidem.
22 Ivi, p. 82.
23 Federico I di Svevia, in Treccani storia, cit., p. 603 (il neretto è mio).
24 Scisma, in Treccani storia, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma, 2010, vol. 3, p. 392 (il
neretto è mio).
5
katholiko’s che significava “universale”, la seconda ortodossa, secondo la parola greca
che vuol dire “in possesso della retta dottrina”>>25. In effetti la Chiesa bizantina era più
conservatrice di quella occidentale. Il conflitto tra la chiesa romana e quella
ortodossa era legata a molti fattori: la rivalità nell’opera di conversione dei popoli
slavi; il rifiuto del patriarca di Costantinopoli di riconoscere il primato del papa; la
diversa interpretazione del dogma della trinità; una diversa visione di come andava
somministrata la comunione. Tutti questi contrasti si manifestano in modo
esplosivo <<nella crisi iconoclasta dell’VIII secolo, provocata dal rifiuto delle
immagini sacre da parte di consistenti settori del clero bizantino, e si accentuò fino
a produrre, nel 1054, la rottura definitiva: con lo scisma d’Oriente la chiesa di
Costantinopoli si separò dalla chiesa cattolica romana, dando origine alla chiesa
cristiana ortodossa>>26. In quella occasione <<il papa e il patriarca si scomunicarono
a vicenda, portando la cristianità a una rottura che aveva origini lontane e non è stata più
sanata>>27.
6) Le crociate
Partiamo dalla definizione: <<spedizioni armate condotte dai cristiani d’occidente
nei secc. XI-XIII per liberare i luoghi santi dagli infedeli; il nome deriva dall’uso
dei partecipanti di fregiarsi con una croce>>28. Prima di descriverle, diciamo subito
che all’origine delle crociate c’erano <<un insieme di motivi sociali, economici,
istituzionali e religiosi: la C[rociata] poteva assicurare terre e potere alla nobiltà,
mercati e commercio alle città marinare, prestigio al papato, e nel contempo
rappresentava una grande e concreta manifestazione di profonda religiosità>>29.
Ora concentriamoci su un Concilio: quello di Clermont-Ferrand del 1095. In quella
occasione <<il pontefice Urbano II, dopo aver deplorato le lotte fratricide tra i cristiani,
esortò chi vi era stato coinvolto a intraprendere un pellegrinaggio in Terrasanta come
mezzo di purificazione dei peccati e come occasione per recare aiuto alla Chiesa
orientale minacciata dagli infedeli>>30. Mi sembra interessante dare conto delle
interpretazioni di quel concilio. Del discorso fatto dal papa abbiamo la versione di
quattro cronisti, che scrivono in un momento successivo alla conquista di Gerusalemme
da parte dei crociati. Normalmente nei manuali e nei testi di storia si afferma che con
quelle parole (e qui cito uno dei manuali più usati nei licei, scritto da Giardina,
Sabbatucci e Vidotto) <<il pontefice Urbano II additò alla cristianità il vero nemico da
combattere […]. Combattere i miscredenti e rioccupare la Palestina era il dovere
prioritario di ogni vero cristiano, che in tal modo espiava anche i propri peccati>>31. Su
questa interpretazione (cioè che il papa abbia di fatto indetto la prima crociata) non tutti
sono d’accordo. Vediamo altre due interpretazioni. Secondo lo storico Andreolli <<ad
una spedizione in Oriente si era pensato fin dalla fine del X secolo ma la chiesa non
aveva mai bandito una C[crociata] anche perché i cristiani erano generalmente rispettati
dagli arabi. Anche l’appello lanciato dal papa Urbano II (1095) perché si soccorressero i
cristiani d’Oriente, non invocava probabilmente un’azione armata>>32. Forse ancora più
25 De Bernardi A., Guarracino S., La realtà del passato, vol 1 Dal Medioevo al Seicento, cit., p. 5.
26 Atlante storico del mondo, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 2008, p. 67 (il neretto è mio).
27 De Bernardi A., Guarracino S., La realtà del passato, vol 1 Dal Medioevo al Seicento, cit., p. 6.
28 Andreolli B., Crociate, in L’Enciclopedia, vol. 5, Utet, Torino, 2003, pp. 713-717, p. 713 (il neretto è mio).
29 Ibidem (il neretto è mio).
30 Vitolo G., Medioevo. I caratteri originali di un’età di transizione, cit., p. 319.
31 Giardina A., Sabbatucci G., Vidotto V., Il mosaico e gli specchi, vol 3, Dal feudalesimo alla guerra dei trent’anni, Laterza,
Roma-Bari, 2012, p. 73.
32 Andreolli B., Crociate, in L’Enciclopedia, vol. 5, cit., p. 713.
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netto è Giovanni Vitolo, uno dei più autorevoli medievisti italiani: <<si sarebbe trattato,
invece, di una generica esortazione del pontefice al pellegrinaggio, la quale avrebbe
prodotto un risultato, che egli stesso non era in grado di immaginare. Non era questa la
prima volta – né sarebbe stata l’ultima – in cui le parole o le azioni di un uomo avevano
la capacità di far esplodere le contraddizioni e i bisogni che la società del tempo
esprimeva in maniera ancora confusa. Se le parole del pontefice a Clermont-Ferrand
ebbero una vasta risonanza, fu perché la società europea della fine dell’XI secolo
era pervasa da un forte slancio espansivo, che, come abbiamo visto, si manifestava in
ogni campo: la popolazione era in aumento, nuove terre venivano messe a coltura, i
mercanti, soprattutto italiani, contendevano ai musulmani il controllo dei commerci
mediterranei, i cadetti delle famiglie aristocratiche erano alla ricerca affannosa di
un’adeguata sistemazione e quindi di nuove terre da conquistare. Tutto era poi condito
da un miscuglio confuso di ottimismo e di profonda inquietudine religiosa>>33. Inoltre è
sempre Vitolo a precisare che <<la richiesta di aiuto contro i Turchi, che l’imperatore
bizantino Alessio Comneno avrebbe rivolto ai cristiani d’Occidente, appare difficilmente
credibile, dato che egli aveva da temere più dagli occidentali che dai Turchi>>34. In
linea di massima possiamo dire che nell’XI secolo lo stato arabo era in crisi. <<Nella
Spagna era già cominciata (sec. X) la reconquista dei territori occupati dagli arabi
nel sec. VIII [che sarebbe terminata con la presa di Granada nel 1492]; nel
Mediterraneo occidentale Pisa toglieva la Corsica (sec. XI) e la Sardegna agli arabi,
mentre tra il 1061 e il 1091, Ruggero d’Altavilla occupava la Sicilia, araba dal sec. IX.
Nell’impero bizantino, invece, sotto la dinastia dei Comneni (1057) la situazione era
divenuta delicata a causa dell’avanzata dei turchi selgiuchidi in Palestina, Siria e
Anatolia>>35. Prima di affrontare in modo diretto le crociate è interessante fare una
riflessione sulla Palestina. Questa <<era, ed è, una regione piccola e di scarsa
rilevanza economica, ma la sua importanza ideologica, come abbiamo più volte
constatato, è sempre stata enorme. Ben tre religioni l’hanno scelta come punto di
riferimento simbolico: per gli ebrei, la Palestina è la terra promessa, il luogo dove
sorgono il Muro del pianto e il Tempio; per i cristiani, è la regione dove è nato il Cristo e
dove si trova il suo Santo Sepolcro; per i musulmani, è il paese della montagna di
Abramo, da dove Maometto salì al cielo. Questa caratteristica di terra costruita
mentalmente dall’uomo spiega anche il significato da “epopea” che le crociate assunsero
nella storia dell’Occidente>>36. E’ molto interessante anche notare che <<nei territori
a loro sottomessi i musulmani assicuravano ai cristiani libertà di culto e forme di
autonomia, che i loro correligionari residenti nei territori cristiani non si sognavano
neppure>>37.
Detto questo, è comunque indubbio l’impeto religioso che muoveva i crociati: accanto
alla voglia di conquista di nuove terre c’era un fervore religioso che si riversò anche
contro gli ebrei. Di questo fanatismo si fece interprete Pietro l’eremita che mise insieme,
nel 1095, la cosiddetta “crociata dei poveri”. Si trattava di un gruppo di poveri ed
emarginati, assolutamente privi di qualsiasi forma di organizzazione. Dopo aver
massacrato gli ebrei strada facendo, vennero massacrati dai Turchi. Urbano II,
preoccupato dalla partenza di fanatici che rischiavano di sconvolgere l’ordine sociale,
33 Vitolo G., Medioevo. I caratteri originali di un’età di transizione, cit., p. 319 (il neretto è mio).
34 Ibidem.
35 Andreolli B., Crociate, in L’Enciclopedia, vol. 5, cit., p. 713 (la sottolineatura ed una parte del neretto sono miei).
36 Giardina A., Sabbatucci G., Vidotto V., Il mosaico e gli specchi, vol 3, Dal feudalesimo alla guerra dei trent’anni, Laterza,
Roma-Bari, 2012, pp. 73-74 (il neretto è mio).
37 Vitolo G., Medioevo. I caratteri originali di un’età di transizione, cit., p. 320 (il neretto è mio).
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promosse la partenza di una crociata “ufficiale”, che si mosse nel 1096. Questa volta a
partire era il fior fiore della feudalità: dal fratello del re di Francia a Goffredo di
Buglione, duca delle Bassa Lorena. Tutti loro si riunirono a Costantinopoli dove
l’imperatore Alessio Comneno fa di tutto per farli partire il prima possibile. Arrivano ad
un accordo: <<l’imperatore avrebbe fornito ai crociati viveri ed armi, ottenendo in
cambio la restituzione dei territori appartenuti in precedenza all’impero e il
riconoscimento della sua superiore autorità sulle formazioni politiche eventualmente
nate dalla vittoria dei Franchi>>38. Questa crociata nel 1099 <<dopo cinque settimane
di assedio […] giunse alla conquista di Gerusalemme, che fu accompagnata dal
massacro quasi totale della popolazione musulmana ed ebraica>>39. A capo del
Regno di Gerusalemme era Goffredo di Buglione, ma l’anno dopo muore lasciando il
Regno al fratello Baldovino. Fu lui a consolidare il Regno. Alla base del suo potere
possiamo individuare i crociati che non erano tornati e che avevano ricevuto un feudo
dal sovrano. I legami feudali, però, non riuscirono a creare una solidarietà nella
classe dominante, che aveva molte rivalità al suo interno. Un aiuto importante veniva
dai crociati che arrivavano ad ondate piuttosto regolari e dagli ordini monastico-militari
tipo gli ospedalieri di san Giovanni (oggi Cavalieri di Malta), i Templari ed i Cavalieri
Teutonici. Infine un altro aiuto importante veniva dalle città marinare italiane: Venezia,
Genova e Pisa. La prima crociata la possiamo datare dal 1096 al 1099. Il suo
successo è legato soprattutto alle lacerazioni del mondo musulmano. Poco dopo la
fine della crociata la situazione muta e nel 1144 cade Edessa (attuale Urfa, in
Turchia) capitale del principato conquistato da Baldovino di Francia (fratello di
Goffredo di Buglione). Bernardo di Chiaravalle organizza la seconda crociata (1147-
1149) riuscendo a mobilitare i più potenti sovrani occidentali (l’imperatore tedesco
Corrado III, il re di Francia Luigi VII, il re di Sicilia Ruggero II). Il problema della
seconda crociata era l’assoluta mancanza di unità d’azione, al punto che Ruggero II
preferì attaccare Bisanzio! Inevitabile, quindi, la sconfitta. Nel 1187 cade
Gerusalemme. L’effetto della caduta di Gerusalemme è una nuova mobilitazione che
porta alla terza crociata (1189-1192) dove partecipano tutti i più grandi protagonisti
dell’Occidente. Parte anche Federico I Barbarossa in persona, che muore nel 1190
proprio durante la crociata. Ad impegnarsi in modo risoluto fu soprattutto Riccardo Cuor
di Leone, re d’Inghilterra, che riesce a conquistare San Giovanni d’Acri (nell’attuale
Israele) e Cipro. Gerusalemme rimane in mano ai musulmani. Al di là del fervore di
alcuni sovrani e cavalieri, ormai le crociate diventano <<un elemento di un più
complesso gioco politico, che coinvolgeva il papato, l’impero e tutte le altre
formazioni politiche del tempo>>40. In generale <<nel bilancio delle crociate vanno
calcolate anche le conseguenze molto negative come la diffusione dello spirito
d’intolleranza, l’irrigidimento ulteriore dei musulmani nei confronti dell’Europa,
la rovina della Cristianità bizantina>>41. Tutto questo è particolarmente evidente
esaminando la quarta crociata (1202-1204). A promuoverla fu il papa Innocenzo III
(1198-1216) Egli <<Riprese e sistemò le concezioni teocratiche di Gregorio VII. Il papa
per I[nnocenzoIII] è vicario di Cristo, che è re dei re; il potere spirituale è superiore al
temporale, come l'anima al corpo, il Sole alla Luna; entrambe le spade spettano al
pontefice, ma egli concede l'uso d'una di esse all'imperatore, che è l'advocatus Ecclesiae.
38 Ivi, p. 321.
39 Ibidem (il neretto e la sottolineatura sono miei).
40 Ivi, p. 326 (il neretto è mio).
41 Giardina A., Sabbatucci G., Vidotto V., Il mosaico e gli specchi, vol 3, Dal feudalesimo alla guerra dei trent’anni, cit., p. 78 (una
parte del neretto è mio).
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Dovendo sorvegliare, ratione peccati, tutti gli uomini, il papa ha il supremo controllo su
tutte le azioni e può intervenire in ogni campo. A tali dottrine informò la sua
politica>>42. Non stupisce quindi che <<si fece promotore di una grande crociata,
con il duplice obiettivo di recuperare Gerusalemme ai cristiani e di ricondurre la
Chiesa d’Oriente sotto la sovranità pontificia>>43. A quest’ultimo obiettivo ci era
arrivato anche per la situazione dell’impero bizantino, economicamente schiacciato dal
predominio commerciale dei veneziani e molto indebolito dal potere dell’aristocrazia
fondiaria e dalle minacce esterne di slavi, barbari delle steppe, i vicini stati musulmani e
gli avventurieri normanni e francesi. Quando i crociati si riuniscono a Venezia nel 1202
vengono trasportati gratuitamente dal doge di Venezia. Dopo essere passati per Zara, il
doge convince i crociati a cambiare programma e puntare alla conquista di
Costantinopoli. A favorire la decisione fu Alessio: pretendente al trono imperiale
d’Oriente <<prometteva lauti compensi, partecipazione alla crociata e riunificazione
delle due Chiese sotto l’egemonia papale>>44. Nel 1203 i crociati si impadroniscono
di Costantinopoli e mettono al trono Alessio che però non è in grado di smorzare i
sentimenti di ostilità della popolazione verso gli occidentali e la Chiesa di Roma. Il
controllo allora lo assumono direttamente i crociati che saccheggiano la città, del resto
<<tra i crociati […] non erano in pochi a pensare che i bizantini, come dice un testo
dell’epoca, “non fossero per niente cristiani, e che ucciderli non fosse un male”>>45. In
questa situazione viene insediato un Impero latino d’Oriente molto debole, diviso
anche territorialmente: <<un quarto di esso, unitamente al titolo imperiale, fu
assegnato a Baldovino di Fiandra. Degli altri tre quarti la metà toccò a Venezia insieme
alla basilica di Santa Sofia, mentre la parte restante fu divisa in vari domini, assegnati in
feudo ai capi dei contingenti armati che avevano partecipato all’impresa. I più importanti
furono il regno di Tessalonica, il principato di Acaia e il ducato di Atene>>46. A rendere
debole questa formazione politica erano anche l’irriducibile ostilità della popolazione
verso gli occidentali e la Chiesa cattolica e l’insofferenza di Genova e Pisa verso il
predominio politico ed economico di Venezia nella zona. Nel 1261 Genova si allea con
Michele Paleologo, signore di Nicea (il più forte Stato bizantino che si era sottratto al
dominio occidentale) e riescono a rifondare l’impero bizantino con a capo lo stesso
Michele Paleologo, dando origine alla dinastia dei Paleologhi che rimangono la potere
fino alla conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi nel 1453. Così già nel 1261
<<fu ristabilita la vecchia ortodossia greca, scissa da Roma. Le conseguenze del
Sacco di Costantinopoli, però, rimasero: i bizantini non avrebbero mai dimenticato
la violenza dei crociati, che sancì, di fatto, la definitiva spaccatura del mondo
cristiano>>47.
Le crociate successive non sono molto importanti e le possiamo trattare in modo più
sintetico. Come prima cosa ci possiamo chiedere: quante furono, in tutto, le crociate?
Sulla risposta gli storici si dividono tra chi ne conta 7 e chi 8.
La quinta crociata (1217-1221) guidata dal re d’Ungheria ebbe esito disastroso.
La sesta (1248-1254) e la settima (1270) sono legate indissolubilmente alla figura del re
di Francia Luigi IX, <<santificato dalla Chiesa dopo la sua morte. Il sovrano
42 Innocenzo III, in Treccani on line, scaricabile da: http://www.treccani.it/enciclopedia/innocenzo-iii-papa/ (la sottolineatura è mia).
43 Vitolo G., Medioevo. I caratteri originali di un’età di transizione, cit., p. 326 (il neretto è mio).
44 Ivi, p. 327.
45 Giardina A., Sabbatucci G., Vidotto V., Il mosaico e gli specchi, vol 3, Dal feudalesimo alla guerra dei trent’anni, cit., p. 78 (la
sottolineatura è mia).
46 Vitolo G., Medioevo. I caratteri originali di un’età di transizione, cit., p. 327.
47 Giardina A., Sabbatucci G., Vidotto V., Il mosaico e gli specchi, vol 3, Dal feudalesimo alla guerra dei trent’anni, cit., p. 78 (il
neretto è mio).
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francese può essere considerato l’ultimo vero esponente del movimento crociato,
dato che egli credette veramente nella perdurante validità dell’ideale della crociata.
Questo però non valse a impedire l’esito disastroso delle due spedizioni da lui
guidate>>48. Tra la quinta e la sesta crociata si situa una spedizione (1228-1229) sotto
il comando di Federico II di Svevia. Il manuale scritto da Giardina, Sabbatucci e Vidotto
la definisce a tutti gli effetti una crociata, quindi considerata come sesta. Quale era la sua
particolarità in virtù della quale secondo alcuni storici (tra cui il nostro Vitolo) non si
può definire “crociata”? Federico II era un sovrano colto ed aveva una simpatia
intellettuale verso il sultano del Cairo. Grazie a questa simpatia Federico II fa qualcosa
che rappresenta una sconfessione dell’ideale stesso della crociata: stringe un patto con il
sultano del Cairo grazie al quale Gerusalemme viene restituita nel 1229 ai cristiani
senza alcun combattimento, ma si sarebbero dovute smantellare tutte le fortificazioni.
Priva di difese, la città nel 1244 ricade in mano ai turchi. Nel 1291 cadono le ultime
città in mano ai cristiani (Tiro, Sidone, Beirut e S. Giovanni d’Acri). Una volta
tramontata l’idea di Crociata si fa strada l’idea di “missione” <<ossia di convertire gli
infedeli con la predicazione, come per la prima volta fece Francesco d’Assisi durante la
quinta crociata. Le C[rociate] dei secc. XIV e XV ebbero l’aspetto di campagne
difensive contro i turchi […]. Caduta Costantinopoli (1453), dell’ideale crociato rimase
solo il ricordo trasfigurato>>49.
BIBLIOGRAFIA
Andreolli B., Crociate, in L’Enciclopedia, vol. 5, Utet, Torino, 2003, pp. 713-717.
Atlante storico del mondo, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 2008.
De Bernardi A., Guarracino S., L’operazione storica, vol 1 Il Medioevo, Mondadori,
Milano, 1986.
De Bernardi A., Guarracino S., La realtà del passato, vol 1 Dal Medioevo al Seicento,
Pearson, Milano-Torino, 2014.
Federico I di Svevia, in Treccani storia, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da
Giovanni Treccani, Roma, 2010, vol. 1, pp. 602-603.
Giardina A., Sabbatucci G., Vidotto V., Il mosaico e gli specchi, vol 3 Dal feudalesimo
alla guerra dei trent’anni, Laterza, Roma-Bari, 2012.
Innocenzo III, in Treccani on line, scaricabile da:
http://www.treccani.it/enciclopedia/innocenzo-iii-papa/
Scisma, in Treccani storia, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni
Treccani, Roma, 2010, vol. 3, p. 392.
Vitolo G., Medioevo. I caratteri originali di un’età di transizione, Sansoni, Milano,
2000.
48 Vitolo G., Medioevo. I caratteri originali di un’età di transizione, cit., p. 328 (il neretto è mio).
49 Andreolli B., Crociate, in L’Enciclopedia, vol. 5, cit., p. 717.
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