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MOVIMENTO ANTISCHIAVISTA
Verso la fine del settecento un diffuso movimento antischiavista cominciò a farsi
strada con forza in Europa, coerentemente con le nuove teorie economiche che
vedevano nel libero arbitrio il motore del progresso (Smith). Nel 1772 a Londra il
giudice capo della corte del re Lord Masfield sancì che un ex schiavo sul suolo
inglese era un uomo libero. Nel 1787 venne fondata la Società per l’abolizione del
commercio degli schiavi, che raccolse 60000 firme contro la schiavitù. Dopo
l’abolizione nel 1803 del traffico in Danimarca, e un tentativo di legge respinto nel
1791, nel 1807 la Gb abolì il commercio degli schiavi e nel 1833 approvò la legge
sulla loro emancipazione, che diede vita a polemiche xke per 7 anni gli schiavi erano
ancora legati ai padroni, generosamente indennizzati.
Nonostante tutto ci vollero anni e rivolte (clamorosa Baptist War 1831 in Giamaica)
per spegnere definitivamente la schiavitù, e l’economia inglese continuò a lungo a
trarre profitti dalle merci prodotte dagli schiavisti.
Dopodichè il capitolo parla del mercantilismo, basato su sistemi monopolistici, dazi e
sbatti vari atti a favorire la madrepatria (pd) pcnf.
IV – Dopo l’America
Con la perdita delle colonie americane e il declino delle caraibiche, gli interessi
imperiali si spostarono verso il Pacifico e l’Asia, mossi dalla ricerca di nuove risorse,
nuovi porti e dalla curiosità scientifica. Nei primi anni i britannici, che esplorarono
Tahiti con Cook, non tentarono nessun contatto coloniale; successivamente decisero
di creare delle colonie penali, avendo perso con l’America la propria principale
colonia penale: spedire i prigionieri così lontano per mare aveva un trilice vantaggio:
liberarsi di persone sgradite, ottenere con il loro lavoro forzato profitti, merci… e
successivamente trasformare questi criminali in una produttiva avanguardia coloniale,
per preparare la terra a futuri insediamenti.
La forma di governo doveva essere ovviamente diversa dalle colonie americane, ed
era un ibrido tra una colonia militare diretta da ufficiali, ma retta da un sistema legale
civile. La “Prima Flotta” contava 11 navi e 1.050 persone e attraccò in Australia il
26 genn 1788; i nuovi immigrati arrivarono nel periodo più caldo e la loro vita fu
durissima: la terra era arida, il bestiame non sopportò il caldo australe, e gli
insediamenti nei primi anni furono segnati da dure crisi, ma nel 1815 il futuro delle
colonie in nuova olanda era assicurato e due terzi dei coloni già liberi, anche a causa
dello straordinario aumento demografico, vista la bassa età dei reclusi e gli incentivi
alla famiglia.
Tutte le attività si svolsero però a scapito degli aborigeni, considerati “primitivi” e
privati delle terre: molti di loro morirono per malattie o denutrizione, nonostante il
grande aiuto che diedero ai coloni. Uno degli esempi più tristemente famosi fu quello
della Diemen’s Land, in cui gli aborigeni vennero circondati da una catena di 2 mila
uomini e poi isolati sull’inospitale Flinders Island, dove morirono rapidamente (idea
di George Robinson).
Solo nel 1830/40 nacque l’idea della protezione degli aborigeni e nel 1869 venne
introdotto il primo Aborigenal Protection Act, che in realtà più che tutelare gli
aborigeni li rinchiudeva in spazi ristretti.
Verso la metà degli anni ’50 alle colonie Australiane, che grazie al fenomeno
dell’emigrazione volontaria si erano ormai trasformate in colonie di uomini liberi,
(Nuovo galles del sud, victoria, sud austr..) venne concesso l’autogoverno
responsabile, con diritto di voto a tutti i maschi. Ma cosa si intende per autogoverno
responsabile? Nelle settler colonies, a maggioranza bianca, creò versioni in miniatura
del parlamento britannico, una bicamerala in cui l’assemblea era elettiva, mentre il
consiglio era composto da membri designati dal governatore generale. In tutto il
primo secolo comunque i poteri chiavi nelle settler colonies rimasero in mano al
parlamento imperiale.
Wakefield )-> fregnaccia classe di possideenti e classe di manodopera. Importante
per l’Australia fu il fattore dell’esplorazione, che aprì l’interno del paese.
L’Australia si sviluppò comunque come una società altamente urbanizzata, ma con
grande importanza della pastorizia.
LA NUOVA ZELANDA
Diventa colonia verso il 1850, una settler colony molto diversa dall’Australia.
Rivendicata da James Cook, aveva un clima migliore ed era ricca di legname, con
un’attività commerciale già fiorente. Tutto cambiò quando nel 1840 la NZ divenne un
protettorato del Nuovo Galles del Sud, con il Trattato di Waitangi: veniva lasciata la
terra ai maori in cambio dell’eventuale vendita esclusiva ai britannici. Il trattato
venne poi disatteso portando alle guerre maori )-> vittoria bianca, perdita di terre e
prosperità, dimezzamento della popolazione però 4 seggi ai maori.
LE INDIE ORIENTALI
Situa diversa per la presenza di altre potenze (olanda, fr…) e la resistenza dei sovrani
locali, ma
importanti per le rotte e i traffici commerciali, che infatti si mantennero anche dopo la
restituzione all’Olanda. L’interesse della Gb era quello di proteggere l’India
dall’accerchiamento francese.
Poi Città del capo e conclude dicendo che sti cazzo di bvritannici si espansero
lottando co sti spagnoli per la Falkland e Gibilterra )-> grande importanza della
superiorità navale britannica.
VI – Crescita Globale
Nell’Ottocento la Gb divenne il più vasto impero europeo, dotato di una straordinaria
varietà di forme politiche e amministrative. Varietà che non è frutto di casualità: la
battuta di John Seeley, secondo il quale l’impero britannico venne acquisito in un
“momento di distrazione”, che ha influenzato molti storici non convince. Grandi
territori dell’Africa, decine di piccole isole del Pacifico, ampie porzioni
dell’arcipelago malese, l’India, gran parte della Birmania, Australia, Nz, Canada,
Hong Kong vennero annesse e in molti di questi luoghi la Gb combatté delle guerre
per mantenere i territori che aveva acquisito. → Ronaldo Robison e J.Gallagher
→ imperialismo del libero scambio → l’espansione coloniale britannica era un
processo in cui l’annessione formale era stata una via percorsa solo in caso di
assoluta necessità. L’imperialismo si era declinato sia con interventi “informali”
(Cina, America Sud…) che con annessioni formali. → colonialismo che privilegia i
rapporti economici, in cui la colonizzazione formale era una misura di ultima
istanza ma di certo non schifata: impero = denaro, potere e principi morali (missione
civilizzatrice).
L’ottocento fu tutto un secolo di grande spinta espansionistica + riorganizzazione
dell’impero (1854 ministero delle Colonie, …), impero eterogeneo, formato da:
• settler colonies
• territori conquistati o consegnati dai sovrani locali
• luoghi in cui i britannici “consigliavano” i governanti locali, senza assoggettarli
formalmente
• porti asiatici con un forte controllo economico • luoghi che rientravano nella “sfera
d’influenza” della Gran Bretagna
Uno dei principi più importanti del colonialismo dell’800 fu quello
dell’”autogoverno responsabile”, che partì dal Canada (elemento vitale nell’impero,
ne serviva la lealtà) per espandersi alle colonie giudicate mature → concessa
l’autorità di legiferare su questioni interne, con un sistema politico 2/3 elettivo 1/3
designato. Politica estera e difesa in mano alla Gb. [Canada circa 1850, australia
idem, Nz puru, Capo 1872 (prima autogoverno rappresentativo, con un governatore
designato con diritto di veto)].
L’autogoverno era visto bene perché era una forma di governo a buon mercato: le
colonie pagavano per la loro amministrazione e le loro truppe e le settler colonies
avevano bisogno dei mercati britannici → minima spesa, max rapporti commerciali.
Un solo caso di rinunzia all’autogoverno (Barbados, troppi negher).
Nel frattempo altri territori furono inglobati, alcuni nel corso di guerre (HK,
Mauritius, Seychelles), altri ceduti dai sovrani (Figi), altri comprati (Singapore) e
spesso trasformati in protettorati, gestiti da un commissario.
Vi erano poi casi particolari, come l’India, che pur con un governo simile a quello di
una colonia aveva una propria amministrazione a Londra, il ministero per l’India e
gestiva numerosi territori coloniali e l’Irlanda, che pur vicino casa era lontanissima
dall’autogoverno responsabile e fonte di problemi per tutto il secolo.
Vi erano poi aree importanti in cui la GB non era presente in modo formale ma aveva
notevole influenza, aree importanti dal pdv strategico o commerciale (→ Argentina e
Brasile, trattati di libero scambio; Siam, idem; Bahrein, Kuwait, Oman).
Uno dei possedimenti più complicati fu l’Egitto: il coinvolgimento della Gb era
anteriore all’occupazione del 1882, ed era legato all’impero ottomano alle rotte
commerciali per l’India: la Gb vedeva nell’impero ottomano una barriera alle mire
francesi e russe sulle rotte verso l’India, anche se poi si faceva i cazzi suoi (1878
ottenne la cessione di Cipro, 1838 trattato di libero scambio).
Con l’apertura di Suez l’Egitto divenne ancora più importanti per i britannici (1869)
→ nel 1878 Gb e Fr istituirono una commissione di controllo sulle amministrazioni
statali egiziane, per proteggere gli interessi degli investitori, visto l’enorme debito del
paese → 1882 insurrezioni nazionaliste → bombardamento porto di Alessandria →
nuovi disordini → occupazione → settembre 1882, Egitto sotto il controllo britannico
→ inizio di un periodo di intensa espanzione, la “zuffa per l’Africa”, con la scusa
dell’antischiavismo (aprire nuovi canali commerciali, esibire la potenza britannica,
fermare altre incursioni francesi -Lagos 1861).
In quel periodo (pre 1850) fu forte l’attività di esplorazione: David Livingstone tra i
due oceani, Speke scoprì il lago Tanganika e raggiunse l’Uganda, la regione del Capo
era una perfetta stazione di sosta per i viaggi verso l’India e dopo la scoperta dei
diamanti e dell’oro le annessioni aumentarono notevolmente, rendendolo un punto
focale dell’interesse britannico.
Anche in Africa il metodo di colonizzazione favorito fu commerciale, con le
compagnie (Royal Niger Company – British East Africa Company – B. S.A.
Company – B. National Borneo Company) ad aprire la strada → strano, l’Africa era
un’area meno redditizia → problema dei potentati locali e dell’islam, che miravano a
espandersi dentro l’Africa stessa! → per evitare scontri e casini perciò si ricorse al
“dominio indiretto”, con protettorati, accordi e mantenimento delle gerarchie locali
(Niger, Zanzibar, Zambesia…).
In ogni caso per tutto il secolo vi furono episodi di resistenza, non solo in Africa e
guerre e conflitti coloniali si succedettero senza interruzione (afghanistan, zulu, Irish
Land League, Morant Bay Giamaica) ed ebbero vasta eco sulla stampa → segno
importanza impero.
Ma quali furono le spinte che alimentarono il colonialismo nell’ottocento? – fattori
economici e strategici
– riemergere di forti rivalità con le potenze europee (post conferenza di Berlino, 1884
→ via libera all’”occupazione effettiva” dell’Africa, con l’affacciarsi della Germania
di Bismark in campo coloniale)
– necessità di creare zone cuscinetto – invincibile supremazia sui mari – necessità di
garantire alle navi stazioni di sosta – // di creare porti per i rifornimenti di carbone –
canale di Suez – timori verso l’espansionismo Russo (per territori a nord dell’India)
– ragioni economiche: Australia, NZ, India, S.A, Singapore, Hong Kong e le
piantagioni di Figi e Mauritius di canna furono fonte di ricchezza; dalle colonie si
esportavano materie prime, prodotti agricoli e minerali. Vi erano però due problemi:
a) in alcune colonie la produzione era lenta e il rendimento modesto → aumentavano
però il prestigio b) con la grande depressione del 1870 andò in crisi il sistema del
libero scambio, alla base dell’economia coloniale Br e inoltre le colonie, che
concentravano la produzione solo su un determinato prodotto erano più vulnerabili
all’oscillazione dei mercati
– nuove tecnologie: era più facile e veloce attraversare gli oceani, il telegrafo rese le
comunicazioni immediate, le ferrovie si spinsero fin dentro i continenti, divenne
possibile refrigerare i prodotti deperibili durante le traversate, le armi erano più
temibili → inizialmente > costi → preferenza al protettorato, forma di
colonialismo economico.
La colonizzazione fu però profondamente diversa negli effetti e nelle forme e
profondamente segnata dalla questione razziale, con un forte movimento
dell’imperialismo “civilizzatore”. In ogni caso l’ottocento fu un periodo di grandi
trasformazioni, espansioni e sperimentazioni: la superficie dell’impero crebbe a
dismisura e i modelli di governo si moltiplicarono e differenziarono profondamente.
IX – Genere e sessualità
L’impero fu dominato dagli interessi di colonizzatori maschili, e visto come
un’impresa virile, irta di difficoltà da “piegare” con vigore. Tra gli emigranti, sia
colonizzatori bianchi che manodopera non bianca, vi erano uno squilibrio incredibile
tra donne e uomini, influenzato però spesso dal tipo della colonia.
Le donne erano viste inadatte ai climi e alla vita coloniale, e il concetto delle “sfere
separate”, pubblico agli uomini e privato/casa alle donne andava forte in quegli anni:
negli altri continenti i colonizzatori trovavano spesso norme sociali e sessuali
radicalmente differenti → fortissima condanna dei britannici verso i “maltrattamenti”
verso le donne (pratiche culturali indigene, spesso in effetti veri maltrattamenti) e
celamento dei casi di maggiore parità. → Leggi contro le pratiche più crudeli, spesso
però ignorate, nascoste e di difficile applicabilità (es: età minima matrimonio quando
non c’erano certificati di nascita).
I colonizzatori scelsero però di rado di collaborare con i gruppi riformisti locali, e le
riforme spesso sollevarono spinose questioni nei colonizzati, per il rischio di
occidentalizzazione dei costumi.
Per alcuni storici l’arrivo delle donne britanniche alterò le pratiche e le consuetudini
coloniali, introducendo snobismi, rigidità e formalismi, suscitando nuove forme di
intolleranza → le trasformazioni erano in realtà giù in corso, i processi furono solo
accelerati.
Arrivo delle donne:
✗ meno rapporti extraconiugali
✗ aumento dei bambini → mutamento delle condizioni abitative, espansione delle
comunità britanniche
✗ presenza femminile = ingentilimento di ambienti rudi maschili (spesso
incoraggiata, con schemi di ricongiungimento familiare anche nelle carcari), fattore
stabilizzante
La mascolinità rimase comunque sempre un valore fondamentale nelle colonie, il
lavoro degli uomini era molto più facile di quello delle donne e venivano lodati i
ribelli virili, mentre gli uomini “effeminati” venivano derisi e temuti, per paura di
contagio e dello spettro dell’omosessuale, che in molte popolazioni dell’impero era
accettato e comune.
Diffusa era l’omosocialità: gli uomini vivevano, parlavano, lavoravano… con altri
uomini, particolarmente nell’esercito, in cui la prostituzione (con controlli medici alle
donne) giocava un
ruolo vitale come baluardo antiggay, anche in un’epoca bacchettona come l’età
vittoriana.
I costumi sessuali più liberi degli indigeni, generarono un sentimento ipocrita, tra
desiderio e repulsione (→ caso esibizione della Venere ottentotta, ossessione verso la
straripante sessualità esotica e simbolo del ruolo chiave delle donne nei rapporti di
potere dell’impero). Indigene = carnalità animalesca, seducente e sensuale,
ossessione viva dal ’500, clima di biasimo e incomprensione, che spiega la
considerevole attenzione politica dedicata a regolamentare la sessualità.
Caso dei bimbi misti, spesso discriminati: -America Nord, alla famiglia materna -
India, comunità anglo-indiana, sperata da entrambe le due. Le unioni miste
favorivano gli uomini, e le donne erano prive di qualsiasi garanzia, vi furono
pochissimi matrimoni.
LAVORO
Sul piano del lavoro, vi erano profonde differenze tra le donne in madrepatria e nelle
colonie: con la perdita di posti nel tessile, molte erano destinate all’agricoltura, di
pura sussistenza o di piantagione. Vi erano però molte più donne rispetto alla
madrepatria impegnate in lavori manuali pesanti, e le legislazioni protettive
arrivarono solo nel ’900. A volte (+ Africa) erano domestiche e/o prostitute.
Nelle settler colonies le donne bianche lavoravano nel servizio domestico per poi
spostarsi verso commerciale e servizi, nelle dependent colonies erano una esigua
minoranza impegnata più che altro in bar, alberghi e bordelli, qualche infermiera.
Lavoro femminile visto come mancanza di rispettabilità e ricerca di indipendenza.
Difficile per le donne delle colonie lavorare in Gb, + facile per gli uomini, nei lavori
manuali + alcuni membri elitari che si stabilivano in Gb, divenendo parte integrante
della società.
Alcune donne (ricche) si diedero alla vita dell’esploratrice, pubblicando poi i loro
racconti.
La crescente presenza femminile nell’impero diede vita ad allarmismi legati alla
presunta incontenibilità sessuale degli indigeni, incapaci di frenare la loro bramosia
verso donne bianche. White Women’s Protection Ordinance, pena capitale per gli
indigeni che provaveno a scopà na bianca + sanzioni per le bianche che si
intrattenevano coi nativi o sollecitavano la loro attenzione erotica → fortissimi timori
che una donna bianca scegliesse di esplorare la sessualità con un nativo.
D’altro canto, vi era un gran numero di stupri di bianchi verso donne indigene, grazie
a una giustizia indulgente e alle idee di promiscuità sessuale di sti popoli.
In ogni caso va ricordato lo sforzo compiuto dalle donne per promuovere
l’eguaglianza dei sessi nelle colonie:
– nelle sc Austr e Nz le donne guadagnarono il diritto di voto nel 1893/1908, e trikke
e ballake e cazzi e mazzi.
– In India nel 1935 diritto di voto alle o21 con requisiti di proprietà o istruzione – in
Palestina lotte per la rappresentanza politica, concessa negli anni ’20 – donne
fondamentali nelle lotte contro il colonialismo
Le donne br vedevano però queste donne non come compagne di lotta, ma come
popoli deboli da aiutare. (visione femminista imperialista).
X – Contestare l’impero
L’impero britannico raggiunse il top dell’espansione a inizio ’900, dopo la IGM
grazie ai mandati della Società delle Nazioni, ma il ’900 fu un secolo di contrazione
dell’impero, grazie anche al lento e disomogeneo, ma cruciale, formarsi di movimenti
nazionalisti anticoloniali.
D’ispirazione occidentale, i movimenti nazionalisti si seppero reinventare in varie
forme nelle
diverse regioni, sotto il fil rouge della contestazione alla legittimità del dominio
coloniale → misure violente e repressive dei funzionari britannici.
Non c’è una vera data d’inizio ai movimenti, ma nel ’900 la protesta si diffuse a
macchia d’olio e divenne sempre più arduo negare le spinte nazionalistiche dei
movimenti, sempre più efficaci e organizzati.
La guerra anglo-boera (1899-1902), con le sue tattiche spietate, e la IGM
destabilizzarono i rapporti interni all’impero; il forte ricorso alle truppe coloniali
suscitò proteste e critiche, con la richiesta di avere un ruolo maggiore nelle
conduzione della guerra. (1917 conferenza con i leader dei dominions). Per quanto
riguarda le dependent colonies, cazzi furono relativi all’India e all’Irlanda: la prima
sperava di essere ricompensata con una maggiore autonomia dell’aiuto offerto in
guerra, nella seconda nel 1916 vi fu l’”insurrezione di Pasqua” → rivolta+governo
provvisorio a Dublino, nata sperando di andare bene visto che l’attenzione di tutti era
al fronte fu repressa durissimamente e nel sangue, suscitando lo sdegno dell’opinione
pubblica irlandese, che si avvicinò alla causa nazionalista. Vi furono inoltre disordini
anche in SA, Egitto, Turchia, Afgh, India… subito dopo il fine guerra.
Ben diverso fu ovviamente il nazionalismo nei dominions, dotati di autogoverno e
forte unità razziale, che chiedevano un maggior spazio di autodeterminazione, e
nelle dependent colonies.
(Unico caso bianco difficile in Irlanda: 1918, vince il Partito repubblicano Sinn Fein,
crea un proprio parlamento+repubblica, poi crea un parlamento al nord (I.N.)
unionista e uno del Sud, che non giurò però fedeltà alla corona → spietata guerra
civile → solo nel 1921 l’I.S divenne un dominion, sotto il nome di Stato Libero
d’Irlanda).
1931, creazione del moderno Commonwealth e riconoscimento dei dominions come
stati indipendenti, vincolati solo per propria scelta dalle leggi britanniche.
Tutto ciò non si estese agli altri numerosi possedimenti coloniali britannici.
India
Nazionalismo importante già nel pre IGM (Indian National Congress 1885, borghesia
urbana), affiancato dalla rinascita di un induismo militante, con la riaffermazione di
valori tradizionali e la critica del modello occidentale. → Partito del Congresso,
1906, l’obiettivo è lo swaraj (autogoverno) per l’India → dopo alcune sommosse
violente, il governo indiano adottò un modello basato su concessioni da un lato
& interventi repressivi dall’altro, destinato a durare per decenni e a infuocare la
militanza anticoloniale.
1914 → guerra → pesanti imposizioni fiscali + scontento soldati → ascesa
nazionalismo.
1917, ascesa del movimento Satyagraha, che intendeva dimostrare che l’India era
pronta per l’autogoverno con forme di resistenza non violenta. Tra il 1915 e il 1917
Gandhi percorse il paese predicando trikke e ballake… .
Fine della guerra, meschinità delle offerte britanniche → 1919, anno cruciale! Il
mantenimento dei repressivi Rowlatt Acts, limitanti la libertà in tempo di guerra,
suscitarono un’ondata di proteste, e nell’aprile del 1919 si verificò il massacro
di Jallianwalla Bagh, nella città di Amristar, in cui il generale Dyer fece aprire il
fuoco contro i manifestanti, uccidendone 38 e ferendone 1.100, e dopo l’aggressione
a una missionaria bianca ordinò pubbliche fustigazioni dei sospetti e emanando
il crawling order nella strada dove era stata aggredita → costretto a dimettersi, ma
osannato.
1920 → Governement of India Act, creazione di una diarchia nel governo delle
province, assegnando agli indiani 3 su 7 ministeri, ma i più “leggeri” (educazione,
salute, agricoltura).
’20/’30 → escalation dei disordini a sfondo nazionalista, > violenze
urbane/manifestazioni, la risposta del governo divenne sempre più militare e
repressiva, nonostante la posizione di Gandhi. Intanto si rafforzarono e unirono le
proteste dei contadini (raccolti incerti e aumento prezzi) e dei sindacati.
1935 → Government of India Act, che cercò una soluzione, (diarchia anche al
governo centrale, autonomia province, suffragio esteso) fallendo completamente →
clamoroso successo del Congresso alle elezioni del 1937 nelle province, 7 su 11.
IIGM → dimissione dei governatori, xké la Gb dichiarò guerra ancora una volta
fregnandosene dell’India.
1942 → campagna “Quit India”, partito del Congresso messo fuori legge+vertici
arrestati → violente rivolte popolari. // Chandra Bose fondò appoggiato dai
giapponesi l’Indian National Army e dichiarò guerra agli alleati.
!945 → rilascio dei leader del Congresso, era ormai chiaro che l’indipendenza
dell’India era inevitabile: crescente violenza tra induisti e musulmani, disordini a
sfondo nazionalista accelerarono il trasferimento di potere, e il risultato finale fu la
partizione dell’India in Unione Indiana e Repubblica Islamica del Pakistan, entrambi
con lo statuto di dominions, nell’agosto 1947 → violenze spaventose post divisione,
ma i due stati sopravvissero.
Negher e altri
Visione di un impero arrogante e crudele, con un crescente divario tra condizione
economiche e politiche occidentali e le loro.
Indie occidentali: autogoverno limitato, con restrizioni tangibili. Le condizioni della
manodopera favorirono la crescita dei sindacati, che furono terreno fertile per la
crescita di leader nazionalisti.
Kenya: ricchi bianchi privilegiati/popolo indigeno sempre più ai margini → crescente
risentimento. Le dure condizioni durante alla guerra spinsero sempre più alla
migrazione verso le città, luoghi fecondi per lo sviluppo del movimento nazionalista.
India e Irlanda bahanculu Crisi in Malesia, Kenya, Cipro, disordini nell’Africa
occidentale…
Medio Oriente: forte opposizione, indignazione dopo la spartizione di terreni islamici
tra le superpotenze dopo la IGM, che dimostrava lo scarso peso dei popoli
colonizzati.
Egitto: repressione spietata, con forte controllo sulla stampa e indipendenza nel 1922,
eccetto però Suez e politica estera (chiavi dell’economia) → ire dei nazionalisti,
privati di un autentico controllo sull’economia del proprio paese.
1922 crisi coi dominions, che rifiutarono una ventilata guerra antiturchia.
Palestina, l’inadeguatezza inglese diede il via alla violenza tra arabi (privati di
territori) ed ebrei, in seguito al flusso di migrazione sionista → gli arabi si sentirono
traditi dalle dimensioni dell’immigrazione, gli ebrei dal perdere tempo nel
formalizzare il loro diritto a una patria: in entrambi i casi la Gb non rispettò le
promesse e solo dopo la IIGM la regione ottenne un’effettiva indipendenza.
Africa Subsahariana, passi verso l’indipendenza → 1897, African Association –
1925 African National Congress (esempio di influenza reciproca dei paesi nelle loro
lotte contro il dominio britannico) – moltiplicarsi di sbatti, disordini e rivolte, spesso
alimentate e scaturite dalle condizioni di lavoro e le differenze economiche
fortissime.
1945 → congresso dei leader panafricani a Manchester, perseguire obiettivi socialisti
e non violenti nelle colonie e porre l’indipendenza africana al primo posto.
Penisola Malese
1926 → Singapore Malay Union, si organizza all’interno della comunità malese
indigena, con scioeri e disordini antibritannici.
Post 1938 → intenso periodo di attività nazionalista, represso con durezza.
Una caratteristica era la mancanza di un terreno di lotta unitario tra comunità cinese
immigrata e comunità malese indigena → alimentata e sfruttata dalla Gb
Birmania
forma particolare di nazionalismo, anch’essa determinata dal colonialismo. Le
organizzazione nazionaliste non avevano una visione univoca sul futuro della
Birmania, ma de seguro volevano separarsi dall’India. L’esclusione nel 1919 della
Birmania alle poche apertura concesse all’India diede vita ad azioni violente di lotta
→ diarchia 1921 → poco successo, 1930 attacchi antibritannici e puru antindiani.
Vero nodo di separazione → buddismo vs laicismo birmano.
1935 → Birman Government Act, separò la Birmania dall’India ed estese
considerevolmente il suo autogoverno → IIGM, combattono coi giapponesi → xké?
Crisi dell’Inghilterra nello scenario asiatico orientale, segni di debolezza che
alimentarono il nazionalismo di quelle aree.
Critiche interne
Partito Liberale → Home Rule in Irlanda, politica però di compromesso. / Partito
laburista → anch’esso critico ma contraddittorio. / La politica marxista offrì un’altra
prospettiva anticoloniale, legame capitalismo/colonialismo. 1927, Comintern, Lega
vs imperialismo e oppressione coloniale, inoltre l’Urss continuò a incoraggiare e
finanziare i movimenti nazionali nelle regioni a dominio europeo.
Ad accrescere la disgregazione furono, oltre ai motivi economici, anche le
discriminazioni razziali, imposte in tutto l’impero: là dove gli immigrati vennero visti
beneficiari del colonialismo ai danni della popolazione indigena (bianchi/cines in
Malesia/indiani in Birmania) sorsero forti tensioni tra le etnie, provocando effetti
drammatici dopo la decolonizzazione.
Anche le divisioni sessuali furono importanti, portando le donne a calcare le scene
della politica, ma nella maggior parte dei casi le loro rivendicazioni vennero
subordinate alla causa nazionalista, che le vedeva come madri della nazione, e non
certo come compagne di lotta. → dibattiti: che fare della condizione della donna dopo
la decolonizzazione? > libertà = occidentalizzazione?
Fattori di escalation dei nazionalismi anticoloniali novecenteschi:
– crescente risentimento per le discriminazioni razziali ed economiche
– presenza di governi coloniali inetti e rozzamente insensibili
– diffusione dalle aree urbane alle aree rurali, che aumentò le possibilità di riuscita
– incapacità dei britannici di capire e fronteggiare forme inediti di protesta, mix tra
tradizione e modalità occidentali
In ogni caso le idee su come portare avanti e sugli obiettivi dell’indipendenza erano
profondamente diversi tra i vari gruppi politico/religiosi/etnici che la Gb aveva spesso
unito indiscriminatamente sotto un’unica entità politica. (Es India, Ambedkar vs
Gandhi che non era anticaste).