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BILE
Il flusso biliare è di circa 600-800 ml/24h (è molto importante da valutare in situazioni particolari in
cui si deve stimare il bilancio elettrolitico in un paziente con un drenaggio biliare esterno → perde
sostanze e acqua e dobbiamo tenere in considerazione di questo quantitativo perso).
Slide:
- 450-600 ml: prodotti dagli epatociti a livello dei canalicoli biliari
frazione canalicolare sale biliare-dipendente
frazione canalicolare sale-biliare-indipendente
- 150-200 ml: prodotti dai colangiociti a livello dei duttuli e dotti biliari (frazione duttulare)
dipendente dalla secrezione di bicarbonati, cloro e acqua
Negli epatociti e nei colangiociti vi sono trasportatori deputati a favorire la secrezione di soluti e di
acqua con conseguente formazione della bile; alterazioni congenite od acquisite di questi
trasportatori provocano malattie colestatiche.
I sali biliari hanno 2 ordini di funzioni:
1) guidare la secrezione biliare: questa è composta al 50% da una secrezione acido biliare-
dipendente (i sali biliari vengono secreti attivamente da proteine e si portano dietro l’acqua), e
l’altro 50% è acido biliare-indipendente;
2) sospensione del colesterolo. I Sali biliari, infatti, sono molecole anfipatiche (hanno un lato
idrofilo e uno idrofobo) e quindi permettono la formazione di micelle con lato interno idrofobo
e lato esterno idrofilo: in questo modo permettono di tenere in sospensione i lipidi, quindi il
colesterolo.
Slide:
Derivano dal metabolismo epatico del colesterolo:
- lipoproteine a bassa densità (LDL);
- lipoproteine ad alta densità (HDL);
- neo-colesterologenesi epatica.
Sono i principali soluti che richiamano acqua nei canalicoli biliari e formano la bile.
Costituiscono le micelle che:
- nella bile solubilizzano il colesterolo impedendone la precipitazione e la formazione dei calcoli
di colesterolo;
- nell’intestino favoriscono l’assorbimento dei lipidi e delle vitamine liposolubili.
Sono sottoposti a pressoché completo (95%) riassorbimento attraverso:
- circolo cole-epatico;
- circolo entero-epatico.
Slide saltata:
L’eliminazione renale con le urine dei Sali biliari è molto scarsa per due motivi:
- il legame con le proteine del plasma riduce la filtrazione glomerulare;
- il riassorbimento tubulare è altamente efficiente.
Pool circolante dei sali biliari: 2-4 gr.
Sintesi e perdita giornaliera con feci/urine dei sali biliari: 500 mg.
Per ogni pasto il pool dei sali biliari ricircola 3-4 volte.
In 24 ore: 10-15 ricircoli del pool dei sali biliari.
Questa è una rappresentazione grafica della sintesi degli acidi biliari: gli acidi biliari sono captati
dall’intestino e poi tornano al fegato attraverso il sangue portale. A livello intestinale (scoperta degli
ultimi 10 anni), si è visto che gli acidi biliari portati all’interno della cellula ileale determinano la
secrezione di una citochina (FGF19, Fibroblast Growth Factor-19) (enterormone) che torna al fegato
e blocca l’enzima chiave della produzione degli acidi biliari, CYP7A (citocromo 7α-idrossilasi) →
quindi vi è una regolazione a feedback negativo nella secrezione degli acidi biliari.
Dietro la loro secrezione ci sono molti enzimi, fattori, scambiatori di membrana. (nds: il prof. afferma
che non va saputa ai fini dell’esame).
Slide saltata:
Il circolo enteroepatico della bilirubina
Dati recenti suggeriscono che la circolazione enteroepatica della bilirubina potrebbe esercitare effetti
metabolici benefici e aumentare lo stato antiossidante e la risposta immunitaria.
Condizioni che riducono lievemente l’attività di UGT1A1, come la sindrome di Gilbert (variante
genetica benigna) o l’ittero fisiologico neonatale proteggono da diverse malattie metaboliche,
infettive, allergiche tumorali.
CALCOLI BILIARI
La litiasi delle vie biliari rappresenta quel processo patologico che porta alla formazione di calcoli
all’interno delle vie biliari.
Fattori di rischio
• Fattori dietetici: obesità,
sovrappeso che a loro volta si
associano a diete ipercaloriche, ad
alto contenuto di carboidrati
raffinati (dolci soprattutto, zuccheri
o ricche di carboidrati), a basso
contenuto di fibre. Si può associare
anche a ripetute e rapide perdite di
peso. Nel passato si è visto che nelle
diete fortemente ipocaloriche
prescritte 25 anni fa (sotto 800-500
calorie) (prescritte a pz obesi e sovrappeso): i soggetti perdevano peso rapidamente ma erano
fortemente soggetti alla formazione di calcoli. Questa è una cosa da tenere presente soprattutto
nei pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica o ad una dieta molto drastica, tale per cui si verifica
un rapido calo di peso. Se questo è prevedibile, possiamo prevenire la formazione di calcoli
somministrando acido sodio-desossicolico (ndr: non sono sicura che il nome del farmaco sia
esattamente questo), anche se in Italia il suo utilizzo è off label;
• Dislipidemia: ipertrigliceridemia, correlata ad una alimentazione scorretta o a forme
familiari;
• Fattori ormonali:
- gravidanze: rappresentano un duplice fattore di rischio: (1) alterazione della secrezione
ormonale → aumento di estrogeni e progesterone che presenta ha effetti miorilassanti sulla
muscolatura liscia → impatto sulla motilità di tutto il tratto gastroenterico, compresa la
colecisti, essendo formata da muscolo liscio. (2) Altro aspetto su cui va ad agire la gravidanza,
non sempre, ma soprattutto oggi per l’aumento dell’età media delle gravide, è l’incremento
ponderale di una certa portata, non sempre smaltito tra una gravidanza e l’altra; il peso in più
costituisce un fattore di rischio per la litiasi biliare (gli anglosassoni dicevano che il paziente
emblema della litiasi era: donna, 40enne, sovrappeso);
- contraccettivi orali, anche se le forme moderne hanno un dosaggio inferiore rispetto ai
precedenti;
- terapia di rimpiazzo con estrogeni.
• Stili di vita: sedentarietà;
• Farmaci: octreotide è l’emblema del farmaco che causa litiasi. L’acromegalico è stato a lungo
un modello di studio e si è visto che l’octreotide, utilizzata per questi soggetti, rallentava molto
il transito intestinale, compreso quello del colon, e questo si associava a una alterazione della
composizione biliare con deposizione di colesterolo e formazione del calcolo. Altro farmaco
rilevante è il ceftriaxone (cefalosporina utilizzata per via iniettiva) che può precipitare
all’interno della bile → quindi non si parla di precipitazione di colesterolo, bensì di cristalli di
farmaco, e può favorire così un processo di nucleazione e di formazione del calcolo attorno a
questi cristalli precipitati.
[integrazione da internet: Dall'1,4% al 7,8% dei bambini trattati con ceftriaxone ha una litiasi renale
ecograficamente evidente entro 7 giorni dall'inizio della terapia. 6-8 La maggior parte resta
asintomatica, ma alcuni bambini possono avere ematuria, anuria, iperazotemia e sintomi di una colica
renale].
Forest Plot degli studi dimostranti l’associazione tra malattia litiasica e NAFL
Si propone uno studio sull’associazione tra la malattia litiasica e il fegato grasso (NAFL, Non-
Alcoholic Fatty Liver) e si è visto che il comune denominatore è il metabolismo: questo è servito per
sospettare nel paziente con calcoli che sotto ci possa essere un problema metabolico. Se non è stata già
fatta un’indagine metabolica è bene fare una valutazione del fegato e del metabolismo glucidico.
Epidemiologia
La differenza tra uomo e donna è abbastanza evidente (dovuto per lo più al discorso ormonale
precedentemente affrontato).
Prevalenza:
- Femmine 18,9%;
- Maschi 9,5%.
Incidenza: media 0,67 casi/100/anno; M:F = 0,81 casi/100/anno.
È presente una relazione lineare tra progressione dell’età e prevalenza della litiasi in entrambi i sessi.
Altro ruolo fondamentale viene espresso dalla iperproduzione di muco: viene prodotto in tutte le
mucose, ovviamente anche da quella intestinale, ma se è troppo ci sarà un problema.
Questo a fianco è uno studio condotto da Carey, uno dei massimi esperti di litiasi biliare (1981), in cui
sono stati studiati i cani della prateria: questi sono stati messi in dieta litogenica, per favorire la
formazione di calcoli, e quello che è stato osservato è che col progredire dei giorni (la colecisti veniva
prelevata e studiata), c’era un incremento progressivo dei cani messi in dieta litogenica di produzione
di muco con precipitazione di cristalli di colesterolo all’interno del muco, e quindi veniva dimostrata
per la prima volta che l’ipersecrezione di muco era fondamentale per la formazione della litiasi biliare
e che questa era stimolata dalla dieta litogenica (una dieta ricca di carboidrati o di grassi saturi).
Altro studio fondamentale, in cui si mostrano pazienti in bianco (senza calcoli) e in grigio (con calcoli):
si vede che nella bile le differenze di immunoglobuline e di attività di enzimi (aminopeptidasi,
aptoglobina, α1-glicoproteinasi) facilitano la precipitazione del calcolo → disequilibrio tra fattori anti
e pro-nucleanti: tra quelli che mantengono in sospensione il colesterolo e quelli che ne facilitano la
precipitazione.
Ritornando allo schema iniziale, vediamo anche i fosfolipidi e gli
acidi biliari: il caso dei fosfolipidi è molto interessante → negli anni
90’ in Francia è stata descritta un’intera famiglia in cui tutta la linea
femminile aveva i calcoli, colestasi in gravidanza, alterazione della
gamma-GT e calcolosi intraepatica. Sono stati studiati i geni, e in
questa famiglia si è vista un’alterazione dei polimorfismi del gene
MDR3 (trasportatore di fosfolipidi localizzati sulla membrana
canalicolare dei colangiociti) e che è stato visto difettoso in bambini
che avevano una colestasi intraepatica familiare, caratterizzata da
un’elevazione della gamma-GT. Quindi, questa alterazione genetica
correlava a questa entità patologica; il punto in comune era una riduzione dei fosfolipidi nella bile,
quindi veniva meno uno dei fattori importanti per mantenere l’integrità della micella (formata da sali
biliari, fosfolipidi e colesterolo)→ Quando viene meno l’integrità della micella, anche i sali biliari sono
più liberi e possono essere più detergenti con irritazione delle pareti delle vie biliari e quindi della
mucosa.
Oltre all’eccesso quindi del colesterolo, anche una carenza degli altri soluti, che contribuiscono
a mantenere in sospensione il colesterolo, può favorire il processo patologico di litiasi (carenza
di fosfolipidi o acidi biliari).
Riassunto.
Per la formazione dei calcoli biliari, i fattori fondamentali sono:
- sovrasaturazione di colesterolo, che può dipendere dall’eccesso di secrezione o da un deficit
relativo di fosfolipidi e sali biliari che determinano una sovrasaturazione di colesterolo;
- disequilibrio tra i fattori pro e anti-nucleanti;
- stasi biliare: alterazione della motilità colecistica che può favorire la crescita del calcolo. In
alcuni frangenti anche l’alterazione della motilità intestinale.
Si parla molto oggi di
disbiosi intestinale e
microbiota. Soggetti con
calcoli hanno spesso e
volentieri anche delle
alterazioni a carico
proprio della flora
intestinale. Un
microbiota che è in
grado di intervenire sulla
formazione degli acidi
biliari. Circa 20 anni fa
era stato dimostrato che
alcuni ceppi intestinali
erano produttori di 7α-idrossilasi, e potevano intervenire sul metabolismo degli acidi biliari secondari
e cambiare il profilo della composizione degli acidi biliari e interferire anche sulla sintesi degli acidi
biliari.
Condizioni cliniche
Circa l’85% dei pazienti con litiasi della via biliare è asintomatico.
La malattia è indicata dalla colica e dalle possibili complicanze.
Le principali manifestazioni cliniche nei sintomatici sono:
• dolore acuto: con esordio brusco localizzato all’ipocondrio destro/epigastrio; può rimanere
localizzato all’addome anteriore o in alcuni casi anche irradiarsi posteriormente verso la
schiena e la spalla omolaterale. Il dolore raggiunge solitamente un apice nell’arco di circa 30
minuti. Se la colica è semplice (non colica complicata) il dolore regredisce nell’arco di qualche
ora: questo è un dato estremamente utile che permette di effettuare diagnosi differenziale. In
generale conoscere la semeiotica del dolore è fondamentale ed è di grande aiuto nel processo
diagnostico. Spesso il dolore della colica biliare si presenta fra le 2 e le 3 di notte: il paziente si
addormenta e viene, verso quest’orario, svegliato dal dolore acuto (nessuno sa perché
effettivamente questo avvenga). Questa caratteristica pone spesso la litiasi biliare in diagnosi
differenziale con l’ulcera duodenale. È un dolore che costringe al riposo e non scompare alla
defecazione;
• Sintomi vegetativi: come vomito e nausea; si manifestano in generale in presenza di un dolore
molto intenso, sono pertanto sintomi considerati aspecifici, che non permettono di fare diagnosi
ma possono accompagnare il dolore della colica biliare classica.
Colecistite acuta
La colecistite acuta si distingue dalla colica biliare principalmente per le caratteristiche del dolore.
Innanzitutto, si valuta la durata del dolore: la colica è caratterizzata da un dolore acuto che tende a
regredire, nella colecistite invece il dolore è prolungato (non dura solo qualche ora ma ad esempio
tutta la giornata).
Il paziente con colecistite inoltre non ha appetito perché, generalmente, ogni qual volta provi ad
ingerire del cibo lamenta dolore quindi, per difesa, diventa inappetente.
Quello che fa la differenza generalmente è la febbre.
Il paziente, quando insorge il dolore intenso e la febbre, di norma si reca in pronto soccorso, dove viene
fatto l’emocromo, da cui risulterà leucocitosi e innalzamento della PCR, parametri che permettono già
di porre un sospetto clinico di colecistite acuta. Il sospetto viene poi confermato tramite eco FAST o
TC (se non è disponibile l’eco fast).
Nella maggior parte dei casi la colecistite acuta è litiasica, cioè correlata a presenza di calcoli.
Uno dei segni semeiologici fondamentali nel percorso diagnostico è il segno di Murphy, che nella
colecistite acuta risulta positivo.
Il segno di Murphy si effettua ponendo la mano sotto l’arcata costale destra (in corrispondenza del
punto cistico*) e chiedendo al paziente di inspirare; se durante l’inspirazione il paziente lamenta dolore
intenso (tale spesso da interrompere bruscamente l’inspirazione) allora il segno è positivo. Il paziente
può, durante questa manovra, sviluppare anche dei segni di difesa diffusi tipo Blumberg, in questi casi
bisogna ipotizzare che si sia complicata ulteriormente la situazione.
*Il punto cistico è un punto che si trova all’incrocio tra la linea dell’arcata costale e la linea che
congiunge l’ombelico all’ascellare interiore (nds. da semeiotica il punto cistico è definito come quel
punto che nasce dall’intersezione del margine esterno destro del muscolo retto dell’addome con
l’arcata costale destra).
Slide:
Diminuito assorbimento liquidi endoluminali, edema della regione dell’ostruzione (infiammazione
meccanica) formazione di lisolecitina per l’azione delle fosfolipasi (infiammazione chimica)a,
infezione batterica (infiammazione batterica). Addome scarsamente trattabile, resistenza al quadrante
superiore destro (dolore peritoneale dovuto alla stimolazione dei rami anteriori del nervo frenico, che
innerva il peritoneo diaframmatico).
Altri sintomi: vomito e nausea.
Febbricola, raramente ittero (la bilirubina difficilmente supera 4-5 mg/dl).
Colecisti palpabile e arresto respiratorio alla palpazione durante inspirazione profonda per dolore
(segno di Murphy).
Leucocitosi neutrofila (10-15.000 cellule per mm^3), positività agli indici di flogosi (proteina C
reattiva, PCR) e aumento modesto delle transaminasi, della ɣ-glutamiltranspeptidasi e fosfatasi
alcalina.
Nel 60-70% dei pazienti dopo il primo attacco di colecistite acuta la sintomatologia regredisce
spontaneamente.
Idrope
L’idrope è un quadro più particolare, che identifica una distensione della colecisti. Per definire questa
condizione ci si basa su due parametri: il diametro longitudinale e quello trasversale della colecisti. Per
parlare di idrope, infatti, il diametro longitudinale deve superare i 10 cm e quello trasversale i 5 cm; se
non si superano questi valori, non possiamo parlare di idrope della colecisti.
L’idrope generalmente determina un ostacolo all’efflusso della bile.
Nella valutazione delle dimensioni della colecisti bisogna sempre considerare che, come per gli altri
organi, esiste una certa variabilità individuale.
Slide: idrope (mucocele)
Spesso asintomatica, ma i pazienti avvertono una dolenzia a carico del quadrante di destra; la colecisti
è palpabile come una massa che si può estendere fino alla fossa iliaca.
Empiema
L’empiema è caratterizzato da una rilevante infezione della bile all’interno della colecisti.
A volte, tramite ecografia, si possono apprezzare all’interno della colecisti delle bolle d’aria, prodotte
dai batteri (condizioni che fortunatamente non si evidenziano più così spesso ormai).
Questo quadro può evolvere in colecistite enfisematosa e gangrena della parete che, a sua volta, può
determinare perforazione della colecisti stessa. Se si perfora la parete, la bile, qualora non venga
tamponata dal fegato, può raggiungere la cavità peritoneale e causare la cosiddetta peritonite biliare.
Questa condizione peggiorerà ulteriormente determinando una rilevante difesa dell’addome nel
paziente e il Blumberg risulterà francamente positivo.
Slide:
Quadro clinico tipico della sepsi con febbre alta, brividi scuotenti, intenso dolore all’ipocondrio
destro, leucocitosi neutrofila, elevazione degli indici di flogosi, prostrazione.
Slide:
Colecistite enfisematosa
Esordio come colecistite acuta (litiasica o alitiasica); infezione sostenuta da batteri gas-produttori
(Clostridium welkii o perfrigens ed Escherichia coli), complicata da ischemia o gangrena della parete
colecistica. Favoriscono questa complicanza condizioni cliniche quali il diabete, la vasculite, la
torsione della colecisti con occlusione arteriosa.
Ileo biliare
L’infiammazione cronica della colecisti (generalmente causata da un calcolo) può portare ad erosione
progressiva della parete, determinando un accollamento della colecisti agli organi vicini. Ricordando
che medialmente alla colecisti si trova il duodeno e inferiormente l’intestino e colon, possono
verificarsi principalmente due eventi:
1) si crea una fistola tra il fondo della colecisti e il colon: la connessione favorisce il passaggio
della bile direttamente nel lume del colon. In questo caso si avrà essenzialmente un
malassorbimento, perché la bile non entrerà più nel duodeno, ma si dirigerà preferenzialmente
nel colon e il paziente manifesterà diarrea e calo ponderale;
2) Si crea una fistola con il duodeno; nel caso in cui il calcolo migri dalla colecisti verso il
duodeno e riesca a raggiungere il colon, il paziente probabilmente neanche se ne accorgerà. Se
però il calcolo, fuoriuscito dalla colecisti, si va a localizzare a livello della valvola ileocecale,
il paziente andrà incontro ad un’occlusione intestinale, quadro che determina la necessità di un
intervento di rimozione del calcolo (una decina di anni fa è stato brillantemente risolto il
problema dell’occlusione, senza ricorso alla chirurgia, utilizzando la litotrissia extracorporea,
che si basa sulla frantumazione del calcolo dall’esterno tramite onde d’urto).
L’incidenza del cancro alla colecisti è fortunatamente bassa, mediamente inferiore ai 2/100.000
Fattori di rischio per il cancro della colecisti
Il rischio relativo di sviluppo di
cancro può dipendere da alcuni fattori
come:
• diametro del calcolo. Calcoli
più piccoli (sotto i 3cm)
comportano un rischio relativo
di 2 volte/2 volte e mezzo
mentre la presenza di calcoli
più grandi (>3cm) determina
un rischio fino a 10 volte;
quindi, si ha un rilevante
incremento del rischio;
• durata della condizione. È chiaro che avere un calcolo da più di 20 anni, di grandi dimensioni
e che ha avuto più tempo per irritare la colecisti, predispone a un rischio maggiore rispetto
all’avere un calcolo da meno tempo;
• obesità. L’obesità è sempre un fattore di rischio per qualunque tipologia di tumore;
• Infezioni. Tralasciando l’Helicobacter bilis, che ormai non viene più ricercato, bisogna tenere
presente l’infezione da salmonella. Nei soggetti che hanno avuto salmonellosi, può rimanere
un serbatoio di salmonella all’interno della colecisti e determinare un fattore di rischio per il
cancro.
Ricordando ciò che è stato detto all’inizio della lezione riguardo l’associazione tra malattia litiasica e
fegato grasso, che a sua volta è una spia di malattia metabolica; non stupisce quindi più tanto che i
portatori di calcoli biliari sono soggetti per il 40% a maggiore mortalità per malattie cardiovascolari.
Pertanto, bisogna porre molta attenzione, in questi pazienti, a tutti quei fattori legati a dislipidemie e
in generale al sistema cardiovascolare.
Slide:
I portatori di calcoli biliari sono soggetti per:
- Il 30% a maggiore mortalità per qualsiasi causa (HR 1.3, 95%CI 1.1-1.5);
- Il 40% a maggiore mortalità per malattie cardiovascolari (HR aggiustato 1.4, 95% CI 1.2-
1.7);
- Il 30% a maggiore mortalità per cancro (HR aggiustato 1.3, 95% CI 0,98-1,8).
Il primo grafico mostra l’incremento del rischio di mortalità per cancro nei pazienti che hanno subito
colecistectomia.
Indicazioni chirurgiche
Le indicazioni alla colecistectomia sono poche:
- presenza di calcoli di dimensioni superiori a 3 cm. Bisogna però sempre considerare il
rapporto rischio beneficio: se si trova un calcolo di 3 cm in un soggetto piuttosto anziano, il
rapporto non sempre è a favore dell’intervento, potrebbe essere invece a favore di una attenta
osservazione;
- Colica complicata: se la colica è complicata (non parliamo di colica semplice) quindi
accompagnata ad esempio da colecistite, colangite, pancreatite, etc. è sufficiente che si
manifesti un solo episodio di questi per far scattare l’indicazione all’intervento.
Per quanto riguarda la colica semplice, le indicazioni sono più sfumate, non esiste infatti una soglia o
un cut off che valga per tutti. Generalmente ci si orienta in base al numero di eventi verificatisi nel
corso del tempo: una sola colica non è sufficiente per l’indicazione chirurgica. Non ci si basa su un
valore ben preciso ma tendenzialmente si interviene chirurgicamente nel caso in cui si ripetano 3-5
coliche in un anno.
Nella pratica clinica, inoltre, è sempre importante considerare eventuali elementi personali del soggetto
in questione, ad esempio: se un paziente viaggia spesso per lavoro in paesi del terzo mondo, nonostante
non sussista strettamente l’indicazione (magari ha avuto solo una colica) si può pensare di sottoporre
ugualmente il soggetto a colecistectomia, per scongiurare la possibilità che possa incorrere in un
episodio acuto in un paese che non fornisce assistenza sanitaria ottimale.
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Colecisti a porcellana
Deposizione di calcio nella parete della colecisti.
Diagnosi: ecografia e radiografia diretta dell’addome.
Utile la colecistectomia profilattica per un maggior rischio di sviluppo di carcinoma della colecisti.
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Colecistopatia alitiasica
Disfunzione della motilità della colecisti in assenza di litiasi.
Si hanno:
- ricorrenti episodi di dolore biliare in assenza di calcoli;
- presenza di anomalie contrattili della colecisti;
- insorgenza della sintomatologia dolorosa dopo infusione di CCK;
- anormalità degli enzimi di citolisi e di colestasi.
La colecistectomia di solito porta alla scomparsa della sintomatologia.