Biochimica sistematica
Lezione 9 27.11.2020
Gli adipociti producono e secernono numerose proteine le cui azioni si svolgono a distanza
(proteine ormono-simili) oppure localmente (secreti paracrini) coinvolte nell’omeostasi
energetica e in numerosi meccanismi di regolazione del sistema neuroendocrino ed
immunitario
Viene definita adipochina ogni molecola prodotta e secreta dal TA con ruolo autocrino,
paracrino o endocrino.
Tra le adipochine troviamo una varietà di fattori la cui lista si allunga di giorno in giorno. Esse
vengono classificate in base alla loro struttura e al loro ruolo funzionale e comprendono:
ormoni, citochine, chemochine, regolatori del metabolismo lipidico, regolatori dell’omeostasi
del glucosio, fattori di crescita, proteine del sistema alternativo del complemento, proteine
coinvolte nell’omeostasi vascolare e regolatrici della pressione, proteine coinvolte
nell’angiogenesi, proteine infiammatorie di fase acuta e di risposta allo stress e componenti
della matrice extracellulare.
ORMONI: leptina (leptos-magro)
La leptina è il prodotto proteico del gene ob (anche noto come Lep): è stato identificato nel topo nel
1994. È strutturalmente simile ai membri della famiglia di citochine di classe 2, che comprende l’IL-2
ed è prevalentemente prodotto dall’adipocita.
I recettori della leptina sono presenti anche a livello ipotalamico dove comporta l’aumento
della secrezione di petidi ad azione anoressica che riducono il senso della fame
aumentando il senso di sazietà.
Stimola la secrezione dell’ormone tireotropo con aumento dell’ormone tiroideo T3 che
stimola AMPK aumentando metabolismo ossidativo e dispendio energetico.
I topi in cui il gene leptina è mutato sono iperfagici, obesi e insulino-resistenti; tali
caratteristiche scompaiono in seguito al trattamento con leptina ricombinante
La leptina agisce sui OB-R dell’ipotalamo, facendo diminuire l’appetito. Determina: •
aumento del rilascio della noradrenalina • aumento di UCP nei mitocondri degli adipociti •
termogenesi
La leptina rende le cellule del muscolo e del fegato più sensibili all’insulina.
Topo ob/ob e db/db
AdipoR1 e AdipoR2, due sette recettori transmembrana strutturalmente correlati, sono stati
identificati per funzionare come recettori dell'adiponectina.
AdipoR1: espresso ubiquitariamente, presenta un’alta affinità per la parte globulare, attiva
la chinasi AMPK ed inibisce la gluconeogenesi;
AdipoR2: ha elevata affinità per la molecola completa, è espresso principalmente a livello
epatico, esita nell’attivazione di AMPK e nell’espressione della proteina disaccoppiante 2
(UCP 2), favorisce l’entrata del glucosio nella cellula e l’ossidazione degli acidi grassi (acil-
CoA ossidasi).
L’espressione di ambedue i recettori è regolata dall’insulina.
APPL1, una proteina adattatore, si lega ai recettori dell'adiponectina e media
positivamente la segnalazione dell'adiponectina nei mammiferi
L'insulina e l'adiponectina
interagiscono con i rispettivi
recettori, che innescano una
cascata di eventi di segnalazione.
Le azioni metaboliche dell'insulina
sono principalmente svolte dalla
via PI3K / AKT, con conseguente
aumento della sintesi proteica,
lipogenesi, assorbimento e utilizzo
del glucosio, sintesi del glicogeno
e riduzione della lipolisi e della
gluconeogenesi. L'interazione
dell'adiponectina con i suoi
recettori (Adipo R1 e R2) si traduce
nell'attivazione di più vie di
segnalazione tra cui IRS1 / 2, AMPK
e p38 MAPK. L'attivazione dell'IRS1
/ 2 mediante segnalazione
dell'adiponectina è un
meccanismo principale mediante
il quale l'adiponectina sensibilizza
l'azione dell'insulina nei tessuti che
rispondono all'insulina
Molecular mechanisms of adiponectin
action in skeletal muscle cells. In
skeletal muscle, AdipoR1 is the seven-
transmembrane receptor that
specifically binds to the globular form
of adiponectin (gAd). It activates the
phosphorylation of AMPKα, which is
the key molecule in gAd signal
pathway. AMPKα stimulate GLUT4
translocation to increase glucose
uptake in skeletal muscle cells via
unknown pathway. On the other
hand, phosphorylated AMPKα also
activate acetyl-CoA carboxylase to
increase fatty acid β oxidation. The
new linkage between gAd signaling
and mitochondria in muscle cells has
recently been found. Through AMPKα,
PGC1α is activated by
phosphorylation and deactylation,
which then activates several genes
related to mitochondrial biogenesis
and ROS defense system – the new
possible underlying mechanism of how
gAd improves insulin resistance.
CITOCHINE: TNFα
Il TNFα è l’adipochina che meglio rappresenta il legame molecolare tra l’obesità e l’insulino-resistenza. Il
TNFα è una citochina pro-infiammatoria principalmente prodotta da monociti e macrofagi, ed ha un
ruolo fondamentale nelle patologie infiammatorie ed autoimmuni.
TNFα si lega a due recettori, TNF-R1 e TNF-R2. Il primo è ubiquitario, mentre il secondo è espresso
solamente nelle cellule del sistema immunitario.
Nei roditori il TNFα è coinvolto nella patofisiologia dell’insulino resistenza poiché è in grado di inibire
l’azione dell’insulina, riducendo la fosforilazione del substrato immediatamente a valle del recettore
IRS1.
L’espressione del TNFα è aumentata nel TA di animali obesi e/o diabetici: quando il segnale di TNFα
viene bloccato farmacologicamente, si ottengono un miglioramento dell’insulino-sensibilità e un
potenziamento del segnale insulinico intracellulare, sia nel muscolo scheletrico che nel TA.
Nell’uomo i livelli plasmatici e di espressione nel TA di TNFα sono aumentati nei soggetti obesi, e una
riduzione del peso corporeo è associata a una ridotta espressione dell’adipochina, associata a un
miglioramento dell’insulino-sensibilità.
CITOCHINE: IL-6
L’IL-6 è una citochina pro-infiammatoria della famiglia delle interleuchine prodotta da numerosi tipi
cellulari (fibroblasti, endotelio, monociti) e dal TA.
Si stima che in assenza di un processo infiammatorio acuto in corso, circa un terzo di IL-6 circolante
venga prodotto dal TA (frazione adipocitaria e stromo-vascolare).
Il TA viscerale produce una quantità di IL-6 tre volte superiore rispetto al TA sottocutaneo, e questo
spiega almeno parzialmente il contributo predominante dell’obesità centrale nella patogenesi delle
malattie cardiovascolari.
Le concentrazioni plasmatiche di IL-6 sono positivamente correlate con il BMI e con il grado di adiposità,
mentre il calo ponderale si associa a una riduzione di tali livelli.
Studi recenti indicano, inoltre, che l’IL-6 potrebbe essere coinvolta, assieme al TNFα, nell’insorgenza
dell’insulino-resistenza correlata all'obesità. I meccanismi implicati non sono ancora del tutto chiariti e il
ruolo dell’IL-6 nei diversi tessuti resta controverso. Alcuni studi fanno ipotizzare che l’IL-6 determini
insulino-resistenza nel fegato e nel TA favorendo la degradazione di IRS-1, mentre nel muscolo
scheletrico avrebbe effetti positivi sulla captazione del glucosio e quindi sull’insulino-sensibilità.
CITOCHINE: IL-18
Famiglia di piccole proteine chemotattiche di natura inducibile (cioè non sempre presenti nelle cellule
ma prodotte in risposta ad alcune modificazioni biologiche), coinvolte principalmente nella secrezione di
citochine, nei processi di migrazione e di attivazione dei leucociti e nel reclutamento di cellule
infiammatorie durante la risposta immunitaria fisiologica e patologica.
CCL2 (C-C motif chemokine ligand2), detta anche MCP-1 (monocyte chemoattractant protein-1): è una
proteina infiammatoria principalmente prodotta dai macrofagi ma anche dalle cellule endoteliali e dal
muscolo liscio, in risposta ad appropriati stimoli come l’IL-1, l’IL-4 o il TNFα. Potente fattore chemotattico
per il reclutamento dei monociti e dei linfociti nei tessuti, attraverso l’interazione con il recettore ad alta
affinità CCR2.
CXCL5 è una proteina appartenente alla famiglia CXC delle chemochine; è secreta dai macrofagi della
frazione stromo-vascolare del tessuto adiposo ed è associata positivamente all’infiammazione e alla
resistenza all’insulina. CXCL5 è direttamente regolata da TNFα, sia nel TA che nei macrofagi, attraverso
l’attivazione di nuclear factor κB (NFκB); CXCL5 rappresenta pertanto un ottimo candidato per mediare
gli effetti indiretti di TNFα sullo stato infiammatorio del TA e quindi sull’insulino-resistenza . I livelli circolanti di
CXCL5 diminuiscono in seguito a perdita di peso, con effetti positivi sull’insulino-sensibilità.
REGOLATORI DEL METABOLISMO LIPIDICO:
LIPOCALINA 2
La lipocalina 2 appartiene alla superfamiglia delle lipocaline, che comprende anche RBP4.
La funzione di lipocalina 2 è quella di legare e trasportare nel circolo sanguigno piccole
sostanze lipofile come retinoidi, acido arachidonico e steroidi.
È abbondantemente espressa nel TA e i suoi livelli plasmatici sono positivamente correlati
con l’adiposità, l’iperglicemia, l’insulino-resistenza e i livelli sierici di proteina C reattiva in
modelli animali e nell’uomo.
Tuttavia, il ruolo preciso di questa adipochina nel processo infiammatorio legato all’obesità
resta da chiarire.
REGOLATORI DELL’OMEOSTASI DEL
GLUCOSIO: RESISTINA
Membro della famiglia delle molecole resistinosimili ricche di cisteine (RELMs), associate all’attivazione di
processi infiammatori, stimolando l’espressione di TNFα e di IL-6 nelle cellule mononucleate e
contrastando direttamente gli effetti antiinfiammatori dell’adiponectina sulle cellule endoteliali.
Nel topo la produzione di resistina è esclusivamente a carico degli adipociti, mentre nell’uomo questo
fattore viene prodotto principalmente da macrofagi e monociti.
L’espressione della resistina viene indotta da citochine proinfiammatorie (IL-1, IL-6, TNFα), e nel TA viene
inibita dall’agonista del peroxisome proliferator-activated receptor γ (PPARγ) rosiglitazone, per cui
l’effetto anti-infiammatorio di questo farmaco potrebbe essere almeno in parte mediato dalla riduzione
dell’espressione del gene della resistina.
La resistina deve il nome alla sua capacità di indurre insulino-resistenza nel topo: nei topi in cui manca
questa proteina hanno bassi livelli plasmatici di glucosio in condizioni normali e una migliore tolleranza al
glucosio in condizioni di obesità. La capacità della resistina di modulare il metabolismo è dovuta
all’attivazione del suppressor of cytokine signalling 3 (SOCS3), un inibitore del segnale insulinico, negli
adipociti. Tuttavia, non ci sono chiare dimostrazioni che questa azione si verifichi anche nell’uomo.
REGOLATORI DELL’OMEOSTASI DEL
GLUCOSIO: RBP4
Retinol-binding protein 4 (RBP4) è un fattore sintetizzato dal fegato, responsabile del trasporto
plasmatico del retinolo (vitamina A), secreto anche dagli adipociti e dai macrofagi, ed è
considerato un marcatore di espansione del TA intra-addominale.
RBP4 è un importante regolatore dell’omeostasi del glucosio; è infatti in grado di inibire con
modalità autocrina e paracrina la fosforilazione di IRS-1 e la sua espressione è inversamente
correlata con quella del GLUT4. I livelli plasmatici di questo fattore aumentano nei modelli animali
insulino-resistenti e la somministrazione di RBP4 ricombinante provoca una diminuzione
dell’insulino-sensibilità attraverso l’induzione degli enzimi epatici coinvolti nella gluconeogenesi
(PEPCK e G6Pase).
I livelli di RBP4 aumentano anche nei pazienti obesi e diabetici di tipo 2 e si associano a sindrome
metabolica, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e aumento del BMI.
Gli approcci terapeutici volti ad abbassare i livelli di questo fattore potrebbero dunque risultare
utili nel trattamento dell’insulino-resistenza correlata all’obesità .
REGOLATORI DELL’OMEOSTASI DEL GLUCOSIO:
OMENTINA e VISFATINA
L’omentina è una proteina in grado di regolare l’azione dell’insulina ed è espressa principalmente nella frazione
stromo-vascolare dei depositi adiposi. L’omentina aumenta l’insulino-sensibilità stimolando la fosforilazione di AKT,
l’effettore finale del segnale insulinico. I livelli plasmatici di omentina sono infatti inversamente correlati con il grado
di obesità e di insulino-resistenza, risultando diminuiti nei pazienti con ridotta tolleranza glucidica o diabete mellito di
tipo 2.
La visfatina (anche conosciuta come nicotinamide phosphoribosyltransferase o NAMPT) è secreta principalmente
dal TA viscerale ed è presente sia nel plasma umano che in quello murino. I livelli plasmatici di visfatina sono
fortemente correlati con la massa grassa e nell’obesità l’espressione della proteina è aumentata soltanto nel TA
viscerale. Nel topo la visfatina regola il livello plasmatico del glucosio, verosimilmente attivando il sistema di
trasduzione del segnale dell’insulina. Livelli aumentati di visfatina / Nampt circolanti sono stati riportati nelle malattie
metaboliche, come l'obesità e il diabete di tipo 2. Inoltre, i livelli circolanti di visfatina / Nampt sono correlati ai
marker di infiammazione sistemica. Nelle malattie cardiovascolari, visfatina / Nampt è stata inizialmente proposta
come marker clinico di aterosclerosi, disfunzione endoteliale e danno vascolare, con un potenziale valore
prognostico. Gli effetti di Visfatin / Nampt sulla secrezione di citochine e chemochine, sopravvivenza dei macrofagi,
reclutamento dei leucociti da parte delle cellule endoteliali, infiammazione della muscolatura liscia vascolare e
destabilizzazione della placca fanno di questa adipochina un fattore attivo nello sviluppo e nella progressione
dell'aterosclerosi.
PROTEINE INFIAMMATORIE DI FASE ACUTA:
APTOGLOBINA
glicoproteina plasmatica coinvolta nella fase acuta della risposta infiammatoria ed è stata
caratterizzata originariamente nel fegato.
La funzione più nota e caratteristica dell’Hp è quella di legare con elevata affinità l’emoglobina
liberata per emolisi. Hp è prodotta anche dal TA: la sua espressione in questo tessuto, specifica degli
adipociti, è indotta dal TNFα e aumenta in presenza di obesità
Nell’uomo, l’Hp sierica è direttamente correlata alla percentuale di grasso corporeo, al BMI, all’età e
ai livelli sierici di leptina e di proteina proteina C reattiva.
Studi recenti hanno messo in evidenza il potenziale chemotattico di Hp e la sua capacità di attrarre
macrofagi attraverso l’interazione con il recettore delle chemochine CCR2: la presenza di Hp
aumentata nel TA degli obesi sembrerebbe quindi contribuire al reclutamento macrofagico e alla
patogenesi dell’infiammazione.
L’Hp può essere considerata a tutti gli effetti un’adipochina e un nuovo marcatore di adiposità e può
dunque essere inserita a pieno titolo nel gruppo di quelle molecole la cui espressione è regolata
dall’obesità e che, verosimilmente, orchestrano la relazione tra obesità e infiammazione.
Termogenesi e tessuto adiposo bruno
La degradazione ossidativa dei substrati energetici ha una resa (in termini di ATP
prodotto) non suoeriore al 40%. La restante parte è liberata come calore. Il calore
prodotto è in eccesso rsispetto a quello necessario per mantenere temperatura
corporea costante, per cui viene dissipato all’esterno. Pertanto il BAT è molto limitato
nell’adulto
La sua distribuzione è principalmente riscontrabile negli animali che vanno in letargo, ed
è scarsamente presente nell'uomo (è più presente nei neonati). La maggiore
distribuzione del BAT nell'uomo è riconoscibile in sede paracervicale, sopraclavicolare,
interscapolare, e perirenale. In queste sedi sono posti in prossimità dei vasi sanguigni per
diffondere il calore attraverso il flusso ematico verso le varie aree corporee.
La sua principale funzione è quella di produrre calore in risposta a basse temperature
(termoregolazione).
Metabolismo
Le cellule BAT differiscono dalle cellule del tessuto adiposo bianco (WAT). Le prime cellule contengono
numerosi piccoli vacuoli lipidici e un gran numero di mitocondri ben sviluppati, mentre le seconde sono
caratterizzate da un unico grande vacuolo lipidico e pochi mitocondri.
l segno distintivo delle cellule BAT a livello molecolare sia negli animali che negli esseri umani è l'alto livello
di espressione della proteina di disaccoppiamento-1 (UCP1).
L'UCP1 si trova nella membrana interna dei mitocondri delle cellule BAT. UCP1 disaccoppia la respirazione
mitocondriale dalla sintesi di adenosina-5′-trifosfato (ATP). Quando attivato, dissipa il gradiente di protoni
elettrochimico che si accumula attraverso la membrana mitocondriale interna durante l'ossidazione degli
acidi grassi.
La presenza di UCP1 attivo abolisce l'inibizione del feedback negativo esercitata da alti livelli di ATP e / o
bassi livelli di ADP sul ciclo di Krebs e sulla respirazione, portando a un tasso molto elevato l’ossidazione
degli acidi grassi che produce direttamente calore.
A causa della sua grande quantità di proteine attive UCP1, BAT è quindi l'unico organo che può
letteralmente "bruciare" i grassi.
Il fenomeno di imbrunimento del
IMBRUNIMENTO DEL WAT WAT può essere indotto da una
moltitudine di fattori endogeni,
farmacologici e nutrizionali, i quali
possono agire direttamente a
livello di adipocita, stimolando
l’espressione di UCP1 o di geni
che ne regolano positivamente
la trascrizione
FATTORI FARMACOLOGICI ED ENDOGENI
Numerosi fattori che possono condurre all’imbrunimento del WAT sono raggruppati nella classe degli
attivatori del sistema nervoso simpatico (SNS).
L’attivazione del SNS stimola, negli adipociti bianchi, i fenomeni di lipolisi e di ossidazione degli acidi grassi
ed è inoltre associata alla sovraespressione di geni coinvolti nella funzionalità mitocondriale e nella
termogenesi tipica degli adipociti bruni.
Tra gli attivatori del simpatico distinguiamo gli agonisti β3-adrenergici (noraepinefrina) e i neuropeptidi
endogeni.
I neuropeptidi più importanti nella stimolazione centra le del sistema simpatico sono la leptina (LEP), il
peptide TLQP-21 derivante dal nerve growth factor inducible (VGF) e il fattore neurotrofico cerebrale (BDNF,
brain-derived neurotrophic factor).
L’imbrunimento degli adipociti bianchi può essere anche favorito da ligandi agonisti del PPARg (come il
rosiglitazone) e del PPARa (come il bezafibrato): stimolano la biogenesi dei mitocondri la sovraespressione di
UCP1 e altri geni coinvolti nel catabolismo lipidico inducendo l’espressione di PGC-1a.
La molecola 5-aminoimidazolo-4-carbossiamide ribonucleoside (AICAR) è un composto in grado di attivare
l’AMPK, che a sua volta attiva per fosforilazione PGC-1a.
FATTORI ENDOCRINI MUSCOLARI: IRISINA
GLUT5
GLUT2
Il fegato è l’organo principale se non esclusivo della detossificazione dei composti tossici
come ammoniaca e bilirubina (endogeni) e sostanza xenobiotiche (farmaci, veleni)
I processi di detossificazione consistono in una serie di reazioni di idrossilazione e
coniugazione mirate a rendere questi composti idrosolubili per facilitarne l’escrezione
renale
L’ammoniaca viene convertita in urea, idrosolubile non tossica, la bilirubina viene
trasformata nel coniugato idrosolubile bilirubina-diglucuronide
Xenobiotici: due fasi
1. Produzione gruppi reattivi perlopiù ossidrilici che nella fase 2
2. Usati per reazioni di coniugazioni con sostanze idrofile come l’acido glucuronico, il
solfato, il glutatione, la glicina
Reazioni di fase 1: CYP 450
Possono essere reazioni di idrolisi, riduzione, ossidazione. Quelle più importanti sono mediate dalle
monoossigenasi citocromo P450-dipendenti (picco Abs 450 nm).
CYP450 monossigenasi costituiscono una famiglia di flavoproteine a localizzazione microsomiale
(frammenti del RE), che si comportano da ossidasi a funzione mista utilizzando il CYP P450 come
componente finale di una catena di trasporto di elettroni trasferiti poi all’Ossigeno come accettore
finale utilizzando NADPH come agente riducente.
Sono cromoproteine con gruppo prostetico eme, costituito da protoporfirina XI contenente Fe2+ che
può legare O2, 4 atomi di N dell’anello porfirinico e lo zolfo del residuo cisteinico dell’apoproteina.
Meccanismo di azione
Circa il 50% dei farmaci vengono metabolizzati dalle isoforme del citocromo P450. Essi agiscono anche sul
metabolismo degli ormoni steroidei, conversione della vitamina D, sugli agenti cancerogeni e sugli inquinanti.
I principali citocromi P450 nel metabolismo dei farmaci sono membri delle famiglie CYP1, CYP2 e CYP3.
A causa del gran numero di isoforme del citocromo P450 scoperte (circa 150), è importante avere una
nomenclatura sistematica per gli enzimi e i loro geni.
La nomenclatura si fonda esclusivamente sull’omologia della sequenza amminoacidica e non ha implicazioni
funzionali.
Il simbolo abbreviato CYP indica un citocromo P450. Questo è seguito da un numero arabo che designa la
famiglia; i citocromi P450 fanno parte della stessa famiglia se presentano il 40% o più di identità di sequenza di
amminoacidi. Il numero arabo è seguito da una lettera maiuscola che indica la sottofamiglia. I CYP450 sono
nella stessa sottofamiglia se presentano identità di sequenza superiore al 55%.
Esempio: CYP1A1 denota un citocromo P450 che è un membro della famiglia 1 e sottofamiglia A ed è il
primo membro individuale di quella sottofamiglia.
Reazioni promosse dai CYP: l’inserimento di un atomo di O nel
composto come reazione propedeutica alla fase 2
Reazioni di fase 2:
coniugazione con glicina,
solfato, acido glucuronico,
glutatione, acido acetico o
metile, è il processo che il
fegato impiega non solo per
detossificare composti
tossici endogeni ed esogeni
ma anche per inattivare o
avviare all’eliminazione
ormoni di natura idrofobica
Reazioni di fase 2:
Coniugazione con la Glicina
Utilizzata per facilitare eliminazione di acidi aromatici come l’acido benzoico e salicilico.
L’acido per reagire deve essere attivato e ciò avviene tramite Coenzima A
L’acido benzoico e l’acido salicilico formano, con la Gly, le corrispondenti ammidi dette acido
Ippurico e l’acido Salicilurico
gli acidi carbossilici alifatici, aromatici ed eterociclici formano derivati ammidici meno tossici, più
solubili e facilmente escreti con le urine o la bile
Reazioni di fase 2:
Coniugazione con il Solfato
Rappresenta la principale via
metabolica per composti quali
catecolammine, steroidi, acidi
biliari, tiroxina, farmaci fenolici
in genere e xenobiotici vari.
Consiste nel trasferimento dello
ione solfato dalla 3’-
fosfoadenosina-5’-fosfosolfato
(PAPS) ad un accettore. Il
solfato viene prima attivato a
3-fosfoadenosina-5’-
fosfosolfato (PAPS) a spese di
due molecole di ATP.
La reazione è catalizzata da
Solfotransferasi citosoliche
(SULT).
Coniugazione con
Glutatione
Il farmaco si coniuga con il glutatione ad opera di una Glutatione S-transferasi (GST)
X + GSH X-S-G
X è un qualunque elettrofilo che viene inattivato impedendo la sua reazione con acidi
nucleici e proteine il coniugato eliminato tramite urine
La GST è una famiglia multigenica presente nel fegato
di cui si conoscono due isoforme uame:
– GSTM1 particolarmente attiva verso derivati antitumorali.
– GSTT1 attiva su piccole molecole organiche quali solventi idrocarburi alogenati.
Coniugazione con acido acetico e
mediante metilazione
Acetilazione: Riguarda soprattutto gruppi amminici primari sia aromatici che alifatici, amminoacidi,
idrazine e solfonammidi. La reazione avviene ad opera di una transacetilasi che trasferisce il residuo
acetilico dal Acetil-S-CoA.
Il glucosio-6-fosfato è isomerizzato a glucosio-1-fosfato, che poi reagisce con l'uridina trifosfato (UTP)
per formarsi uridina difosfato glucosio (UDPGlc) in una reazione catalizzata dalla pirofosforilasi UDPGlc,
come avviene nella sintesi del glicogeno. UDPGlc è ossidato al carbonio 6 da UDPGlc deidrogenasi
NAD-dipendente.