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TESSUTO OSSEO
È la forma più specializzata di tessuto connettivo con prevalenza della parte di matrice
extracellulare rispetto alla parte cellulare. Ha funzione di movimento, sostegno,
protezione e metabolismo. La matrice extracellulare è il 35%, il 60% è costituito da Sali e il
5% da cellule. La matrice iinorganica è formata da cristalli di idrossiapatite ed altri sali. La
formula dell’idrossiapatite è la seguente:Ca2 (PO4)3OH. La componente organica è formata
da collageno, acqua, proteoglicani, lipidi, osteopontina, osteonectina e fibronectina.
La componente più abbondante è il collageno di tipo 1 costituito da due catena alpha2 e
una catena alpha1, c’è anche il collageno di tipo 2, costituito da 3 catene alpha e il
collageno di tipo, costituito alla stessa maniera di quello di tipo 1, ma con più residui
glicosilati e maggiore prevalenza di OHLys. Ci sono anche proteoglicani e glicoproteine.
Il collageno è organizzato in fibre flessibili ma inestensibili che generano una forte
resistenza alla trazione Le fibre sono a loro volta costituite da fibrille di 10-300 nm, e
queste a loro volta,sono formate da molecole di tropocollageno.Ogni molecola di
tropocollageno è formata da 3 catene di 1000 aa (1/3 glicina) L’unità tripeptidica ripetuta
più spesso è GlyxPro o GlyxHyp. Prolina e lisina sono spesso idrossilate. Esistono diverse
catene a che generano 20 tipi di fibre diverse. I legami che si formano sono chiamati legami
covalenti insoliti e si formano tra residui di istidina. lisina e idrossilisina .la qualità è il tipo
di legami che si formano cambiano con l’età (in generale aumentano i legami covalenti, ed
è per questo che più si invecchia, più si perde agilità, mentre invece i bambini sembrano
smontabili!).
La sintesi del collageno è un processo multifasico. Nel reticolo endoplasmatico rugoso
avvengono delle idrossilazioni in cui è coinvolta anche la vitamina C e si inizia ad avere
glicosilazione. La tripla elica inizia ad assemblarsi grazie a cisteine poste sui terminali
delle catene proteiche che con un processo definito autoassemblaggio ordinato formano
dei ponti disolfuro tra loro e la conseguente tripla elica. La tripla elica passa nell’apparato
di Golgi, dove viene ulteriormente glicosilata e viene trasportata nello spazio
extracellulare, dove avviene il taglio delle estremità e l’assemblaggio in fibrille di
collageno.
Il 10-15% della parte organica è costituita da eteroproteine, che sono note per avere carica
negativa e per associarsi all’idrossiapatite.
Vi sono diverse glicoproteine tra cui le BSP (Bone SialoProtein), che interagiscono con le
integrine di membrana.
L’osteopontina lega li osteoclasti e l’idrossiapatite
La trombospondina, invece, lega gli osteoblasti
L’osteocalcina è sintetizzata dagli osteoblasti come precursore con molti residui di acido
glutammico, che vengono carbossilati da un enzima vitamina K dipendente. I residui di
Glutammico carbossilati legano il calcio. Queste modifiche diminuiscono negli anziani. La
sintesi è stimolata dalla vitamina D che ha un ruolo, quindi, anche nella mineralizzazione
dell’osso.
Proteoglicani: sono proteine a cui sono legati covalentemente glicosaminoglicani, GAG.
Interagiscono con le fibre di collageno tramite la parte zuccherina. I GAG sono costituiti da
almeno un aminozicchero che viene ripetuto per molte volte, sono spesso solforati, sono
molto idrofilici e legano cationi. Il collageno è una macromolecola che può ben essere
usata per fare una correlazione tra struttura e funzione. Mutazioni geniche danno delle
patologie molto gravi perché viene ad alterarsi la struttura propria della proteina. Alcune
patologie sono l’osteogenesis imperfecta o la sindrome di Ehlers-Danlos, che determina la
formazione di strutture poco salde.
Altre patologie ossee, sia metaboliche che genetiche sono:
Rachitismo e osteomalacia (deficit di Vit.D)
Iperparatiroidismo (esteso riassorbimento osseo e calcolosi renale)
Osteoporosi (riduzione della massa di tessuto osseo) Implicate citochine come
interleuchina 1 e 6 e riduzione estrogeni. Rari casi dovuti a mutazioni nel gene per il
recettore della Vit.D o mutazioni nei geni COL1A1 COL1A2
Osteopetrosi (aumento della densità del tessuto osseo) dovuta ad incapacità di riassorbire
l’osso. Mutazioni nel gene che codifica anidrasi carbonica II
Gli osteoblasti sono cellule mononucleate di origine mesenchimale. Hanno recettori per il
paratormone e la vitamina D. Producono collageno I, osteocalcina e protoglicani.
Sindgizano la parte organica della matrice ossea. Gli Osteociti sono cellule che hanno
perso la capacità di dividersi e derivano dagli osteoblasti rimasti “intrappolati” nella
matrice ossea. Gli osteoclasti sono cellule giganti multinucleate, derivante da staminali
ematopoietiche. Hanno la funzione di riassorbire l’osso.
Il 10% del tessuto osseo viene sostituito ogni anno con questo meccanismo di
riassorbimento e apposizione. Il processo di rimodellamento osseo permette la
correlazione tra calcio e fosfati solubili del sangue e dell’osso. E quindi il comportamento
dell’osso è fondamentale per regolare l’omeostasi di questi due minerali. Quando la
concentrazione di calcio è extracellularmente di 1,4mM e di Pi è di 1,9 mM e il pH è a 7, 58
inizia l’apposizione di piccoli cristalli di fosfato di calcio. Dall’osteoblasto sono liberate
vescicole membranose extracellulari, VME, che contengono calcio libero, legato a proteine,
fosfato libero e legato a osteopontina ed altre proteine. Le vescicole si lisano a contatto con
la matrice nella quale libereranno tutto il loro contenuto. La fosfatasi alcalina interviene
disgregando derivati fosforilati legando il calcio e interagendo con il collageno.
Gli osteoblasti hanno recettori per vitamina D e paratormone, glii osteoclasti sono sotto
l’effetto della calcitonina. Gli osteoblasti sintetizzano citochine RANKL, che sono recepite
dagli osteoclasti tramite il recettore RANK. Nell’osteoclasto si attivano così delle vie di
trasduzione del segnale che portano alla maturazione di cellule multinucleate mature.
Sull’osteoclasto è attiva una pompa H+ ATPasica che acidifica l’ambiente extracellulare e
favorisce lo sfaldamento della matrice. Sono secreti anche enzimi lisosomiali che
digeriscono la parte organica della matrice. Il pH può arrivare sino a 4! Anche l’anidrasi
carbonica è coinvolta in questo processo in quanto favorisce l’acidificazione dell’ambiente
extracellulare a partire dall’acido carbonico. L’osteoblasto può determinare anche lo stop
dell’attività degli osteoclasti. L’osteoblasto ha recettori per gli estrogeni: sotto lo stimolo di
questi sono prodotte osteoprotegerina, OPG e il fattore di crescita tumorale beta.
L’osteoprotegerina antagonizza RANK, legando RANKL. TGFbeta ha peso molecolare 25
kDa e funziona come omodimero. Tutte le cellule umane hanno recettore per TGFbeta.
Stimola la sintesi di collageno e osteopontina negli osteoblasti. La sua sintesi è favorita da
leggeri abbassamenti di pH. In conclusione è possibile dire che gli estrogeni regolano la
sintesi di enzimi, fattori di crescita, proteine della matrice e citochine.
In circolo e nelle urine sono dosabili dei marker biochimici dell’attività degli osteoblasti: la
fosfatasi alcalina, l’osteocalcina, il frammento amino e carbossiterminale del collageno
immaturo.
Marker dell’attività osteoclastica: sono residui della degradazione del collageno, come
idrossilisina, idrossiprolina, piridolina e deossipiridolina. La piridolina deriva da 3
OHLys, mentre la deossipiridolina si forma dalla condensazione di due OHLys e una Lys.
DPD ha una specificità ossea 50 volte superiore a qualunque altro tessuto, ed è per questo
che viene definito come un marcatore elettivo dell’attività delle cellule ossee.
BIOCHIMICA DENTALE
I principali componenti del dente sono:
Lo smalto, all’esterno della parte di dente che emerge dalla gengiva
La dentina, rivestita di smalto nella parte di dente che emerge dalla gengiva, costituisce la
parte ossea delle radici dentali
La polpa, che sta all’interno della dentina.
Lo smalto è per il 96% costituito da componente mineralizzata, per il 4% da acqua e
matrice organica. Non contiene cellule. Le cellule che producono la matrice organica sono
gli ameloblasti che sintetizzano due tipi di proteine: l’amelogenina, ricca di prolina,
leucina e glutamico e le enameline, glicoproteine fosforilate leganti il calcio. Nello smalto
sono presenti cristalli di idrossiapatite e fluoruri.
La dentina è meno mineralizzata dello smalto. Gli odontoblasti partecipano alla sintesi
delle sue componenti strutturali. Nei denti non esiste il fenomeno del rimodellamento
osseo. Gli odontoblasti non vengono però incorporati nella struttura quindi, anche la
dentina così come lo smalto è un tessuto acellulare.
La polpa è un tessuto connettivo particolare, gelatinoso, idratato. Ci sono esosamine, acido
sialico, fuciosio e cellule tra cui alcune difendono il dente da infezioni. Ci sono anche vasi
sanguigni e terminazioni nervose.
La carie dentaria è un processo patologico ad eziologia multifattoriale. L’ospite deve
essere suscettibile, la sua dieta deve essere ricca di carboidrati fermentabili, ci deve essere
la presenza di microrganismi cariogeni come lo streptococco mutans che è capace di
sintetizzare polisaccaridi ectracellulari a partire dal saccarosio. Sintetizza acido
lipoteicoico che favorisce l’adesione al dente tramite cariche negative che interagiscono
con le cariche positive degli aminoacidi delle proteine dello smalto. Produce anche acido
lattico che erode lo smalto. Fluoruro è usato come antibatterico perché si puòsostituire al
calcio diminuendo l’adesività.
Biochimica recettoriale
La maggior parte dei recettori sono a sette tratti transmembrana o a canali ionico. I
recettori a sette tratti trasnmembrana sono pià di 2000 e sono presenti in tutti gli eucarioti.
Hanno funzioni biologiche diverse come diverse sono le molecole segnalatrici, ovvero i
loro ligandi.: proteine, peptidi, lipidi, e altre molecole. Tutti i recettori hanno una struttura
simile tra loro.
Il 50 % dei farmaci, e il 25% dei farmaci più conosciuti agiscono su recettori a sette tratti
transmembrana, che da ora in poi chiameremo recettoti 7TM. Di questi sono sei le famiglie
recettoriali individuate e di queste sono state studiate le prime tre.
A: comprende i recettori visivi ed olfattivi , è la famiglia più vasta
B: comprende il recettore del glucagone e di ormoni gastrointestinali, come la secretina, è
costituita in toto da 25 recettori
C: piccola famiglia che comprende i recettori per il gusto e il recettore metabotropico del
glutamato (gusto umami)
Esistono tutt’oggi, circa 200 recettori orfani, dei quali è ignoto il ligando.
Della famiglia A è praticamente conosciuto tutto a livllo molecolare. Della famiglia B dsi sa
che ha un dominio aminoterminale particolarmete lungo, mentre nella famiglia C sono
estesi entrambi i domoini terminali.
L’effettore a valle dei recettori è la proteina g trimerica, costituita dalle subunità alpha,
beta e gamma. Ci sono 20 geni per alpha, 5 per beta e sei per gamma.
In teoria sono dunque possibili sino a 1000 combinazioni diverse. Il loro ruolo è quello di
amplificale e diversificare il segnale. Ci sono tre tipo di proteina G e differiscon tra loro in
base alla subunità alpha.
AlphaS: attiva l’adenilato ciclasi, AlphaI/0: inibisce l’adenilato ciclasi, apre i canali del
potassio, chiude quelli del calcio, AlphaQ: attiva la fosfolipasi C.
Le subunità alpha e gamma sono legate da parti lipidiche alla membrana. Alpha rilascia
GDP, lega GTP e si attiva, staccandosi e transducendo il segnale a valle. Beta e gamma
restano tra loro attaccate e possono anch’esse avere un ruolo nella trasduzione del segnale.
Un ligando può innescare reazioni diverse a seconda del recettore e quindi del tipo di
proteina G attivata e quindi dai bersagli enzimatici attivati in risposta allo stimolo
primario dalla cellula.
Ad es. l’adrenalina sul recettore beta, accoppiato a una proteina GalphaS attiva l’adenilato
ciclasi, sul recettore alpha, accoppiato a GalphaI la inibisce!
Esistono proteine di supporto, dette di impalcatura (scaffold proteins) che facilitano
l’interazione tra recettori ed effettori e limitano il processo di seganalazione a una singola
zona della cellula, evitando la dispersione del segnale (AKAPS: A kinase anchoring,
proteins), e ogni cellula ha le sue scaffold caratteristiche.
Un’altra proteina fondamentale nella segnalazione dei recettori 7TM è la beta arrestina che
disaccoppia il recettore dalla sua proteina G. Lega enzimi della cascata delle MAP chinasi
facilitando alcuni processi di segnalazione. La beta arrestina funge quindi anche da
proteina scaffold. La possibilità di spegnere una via di trasduzione è importante così come
accenderla.
Desensitizzazione o desensibilizzazione
Si pensava che fosse un processo esclusivamente neuronale, ma è stato dimostrato che non
è così: ci sono diversi meccanismi che portano alla desensibilizzazione, altrimenti detta
desensitizzazione o adattamento della cellula bersaglio: abbassamento del numero di
recettori disponibili (sia tramiteinternalizzazione e degradazione dei presenti, si aattravero
un più raffinato meccanismo di controllo dell’espressione genica che ne riduce la velocità
di sintesi ex novo), modificazioni nelle proteine G, fosforilazione del recettore. La
fosforilazione avviene per 2 vie: omologa ed eterologa: Eterologa se il recettore viene
fosforilato da PKA o PKC. Il recettore avvia una via di trasduzione che porta alla sua
stessa fosforilazione. Nella omologa le subinità beta gamma attivano GRK (Gcoupled
Receptor Kinase), una serin-treonin chinasi che fosforila il recettore. L’inattivazione
completa richiede come componente addizionale la beta arrestina.
GRK1 È conosciuta come rodopsina chinasi, mentre GRK2 è la chinasi del recettore beta
adrenergico.
Esistono 4 geni per l’arrestina: di questi due sono espressi esclusivamente nella retina,
mentre altri due sono per lo più ubiquitari. La beta arrestina ha diverse funzioni, tra le
quali quella del disaccoppiamento, dell’interazione con diverse proteine segnale,
dell’internalizzazione del recettore mediante endocitosi clatrina-dipendente e
ubiquitinazione del recettore ( e successiva internalizzazione, secondo un meccanismo
scoperto di recente). Il distacco delle vescicole è diretto da dinamina.
Un'altra tappa regolativa è lo spegnimento della subunità alpha che avviene tramite
proteine RGS: regolatrici della segnalazione delle G proteins: Sono proteine che attivano la
GTPasi , hanno un ruolo cruciale nello spegnimento di risposte mediate da proteine G. Ci
sono circa 25 proteine RGS codificate nel genoma umano: ognuna interagisce con una
serie di proteine G.
BIOCHIMICA SENSORIALE
I sensi più caratterizzati sono vista e olfatto; per l’udito si sa molto poco.
I sistemi sensoriali si basano su neuroni sensoriali specializzati che usano meccanismi di
traduzione del segnale per trasmettere impulsi al SNC.
I recettori sensoriali sono:
FOTORECETTORI = rispondono alla luce(es. rodopsina)
MECCANORECETTORI = rispondono a deformazioni meccaniche.
TERMORECETTORI = rispondono a variazioni di temperatura.
CHEMORECETTORI = rispondono alla presenza di diverse molecole; sono
coinvolti nella trasmissione dei segnali gustativi ed olfattivi.
Olfatto, vista e gusto dipendono da recettori a 7 tratti transmembrana legati a proteine G
che regolano apertura/chiusura dei canali ionici tramite l’uso di molecole cicliche. Questi
canali sono detti CNG e sono attivati da cAMP e cGMP a loro volta attivati da proteine G.
cAMP e cGMP sono degradati da fosfodiesterasi che rompono il legame fosfodiesterico e
liberano AMP e GMP nn ciclici.
Quando i CNG sono attivati, si genera corrente ionica.
La traduzione del segnale per la vista è ben noto. La rodopsina è il primo recettore
sensoriale individuato ed il suo gene è stato il primo ad essere clonato e sequenziato. La
parte dell’occhio coinvolta nella traduzione del segnale visivo è la retina che ricopre la
parte posteriore dell’occhio. La retina possiede due tipi di cellule: i coni e i bastoncelli. I
coni sono rotondi e sono responsabili della vista a colori; i bastoncelli hanno forma
allungata e sono responsabile del contrasto fra chiaro e scuro e sono sensibili anche a bassi
livelli di luce.
Queste cellule trasformano i segnali chimici in segnali elettrici: il segnale si trasmette dai
neuroni bipolari ai neuroni gangliari al nervo ottico. Quando la luce colpisce i coni o i
bastoncelli, nella cellula si innescano reazioni chimiche che fanno rilasciare
neurotrasmettitori che a loro volta stimolan neuroni bipolari e poi gangliari; questi
neuroni integrano segnali che derivano da diversi fotorecettori e li inviano alla corteccia
cerebrale tramite il nervo ottico.
La prima parte della visione è detta FOTOTRASDUZIONE = il segnale chimico è
trasformato in segnale elettrico tramite coni e bastoncelli.
La retina ha 3 milioni di coni e 100 milioni di bastoncelli. Nei bastoncelli ci sono :
dischi che contengono rodopsina.
citoplasma ricco di mitocondri che producono ATP.
nucleo.
RODOPSINA = ha una parte proteica(opsina) ed una parte non proteica (retinale = è una
parte cromofora).
L’opsina è costituita da 7 tratti transmembrana. Dopo la trascrizione, il suo messaggero è
modificato nel Golgi e nel ER e poi viene portato ai dischi membranosi.
I coni hanno i dischi membranosi contenenti rodopsina nella parte apicale.
Coni e bastoncelli hanno un potenziale elettrico fatto da una pompa ATPasi NA/K nella
parte esterna della membrana. In condizioni di buio nelle cellule è attiva la guanilato
ciclasi ce produce cGMP che mantiene aperti i canali ionici determinando una corrente
cationica; quando invece la rodopsina interagisce con la luce, viene attivata una
fosfodiesterasi che fa diminuire i livelli di cGMP provocando la chiusura dei canali ionici.
VISTA
I tipi cellulari coinvolti nel senso della vista sono i coni e i bastoncelli. Il potenziale di
membrana viene prodotto da una pompa sodio/potassio ATPasi. Un canale ionico
controllato da cGMP modifica il potenziale di membrana. Al buio aumenta cGMP, e i
recettori di membrana si iperpolarizzano. Gli enzimi coinvolti prncipalmente sono la
guanilato ciclasi e la fosfodiesterasi. La rodopsina è il recettore a 7TM coinvolto nella
visione. È stato il primo recettore che è stato purificato e cristallizzato. Il gene è stato
clonato e sequenzaiato nel 1984. La rodopsina assorbe la luce molto efficacemente intorno
ai 500 nm. Essa ha una parte non proteica, un cromoforo derivato dalla vitamina, cis11
retinale. È legato covalentemente, tramite una bse di schiff alla lisina 256, presente slla
settima alpha elica. La luce cusa l’isomerizzazione dell 11 cis retinale a tutto trans retinale.
L’atomo di azoto presente sulla bsse di schiff si sposta di 5 armstrong. Per aumentrare la
concentrazione di rodopsina la membrana delle cellule visive è organizzata in dischi
membranosi. La proteina g associata alla rodopsina è la trasducina, che con la sua
attivazione attiva la fosfodiesterasi, normalmente legata ad un inibitore, il quale viene
rimosso proprio dalla sub. alpha della trasducina. cGMP diminuisce e i canali ionici
pesenti sulla membrana, normalmente aperti, vengono chiusi e come risultato si ha una
iperpolarizzazione del bastoncello. C’è una grossa amplificazione del segnale, basti
pensare che la fosfodiesterasi idrolizza 4200 molecole di cGMP al secondo. Ogni molecola
di rodopsina eccitata attiva 500 molecole di trasducina. Il legame del cGMP al canale
ionico è cooperativo e quindi anche una piccola variazione nella concentrazione di cGMP
determina una considerevole variazione nella conduttanza ionicaIl risultato di questa
amplificazione è la sensibilità alla luce. L’assorbimento di un singolo fotone chiude un
migliaio di canali e cambia il potenziale di membrana di 1mV. Il sistema visivo risponde in
pochi millisecondi a variazioni di luce e colore.Possiamo percepire movimenti continui a
circa 1000 fotogrammi al secondo. Per ottenere una risposta rapida il segnale deve essere
bloccato rapidamente ed il sistema deve tornare allo stato iniziale. Il sistema deve
spegnersi altrettanto efficacemente. I coni adattano più in fretta del bastoncello e per
intensità luminose più elevate. . Il recupero è legato alla concentrazione di calcio. Con il
recupero si ripristinano l’attività gtpasica della subunità alpha della trasducina, il
riassemblamento dell’inibitore della PDE a quest’ultima, l’attivazione della guanilato
ciclasi, attivazione della rodopsina chinasi (inibita dalla proteina che lega il calcio se le
concentrazioni di calcio sono molto alte).
Per poter essere riutilizzato il retinale deve diventare nuovamente 11-cis. Questo avviene
fuori dai recettori a livello dell’epitelio pigmentato attraverso un lungo processo ( che
può durare da secondi a minuti)
L’uomo non può sintetizzare il retinale da precursori semplici ma lo deve ottenere dalla
dieta sotto forma di vitamina A
Chi ha carenza di vitamina A, tipicamente ha un deficit nella risposta all’abbagliamento
(non riesce a sostituire velocemente il retinale).
La vitamina A è un alcol primario esterificato. Ne esistono 3 forme attive: l’acido retinoico,
l’11 cis retinale e il beta carotene
Il retinolo può diventare acido retinoico per ossidazione del gruppo aldeidico a gruppo
acido. È un ormone che agisce a livello epiteliale ed influenza crescita, differenziamento e
trasformazione. Il beta carotene è un antiossidante. La vitamina A circola legata a retinol
BP. La vitamina A è presente in prodotti alimentari di origine animale. Il beta carotene si
trova nella frutta e nella verdure gialla e verdela risposta dei coni è sì più rapida, ma anche
meno sensibile. I coni hanno diverse isoforme di pigmento, trasducina, PDE, arrestiina,
RGS. Ci sono 3 proteine fototrcettrici diverse, 3 opsine, una sensibile al rosso, una al verde
e una al blu. Il retinale, invece è sempre lo stesso. L’uomo distingue colori e sfumature
integrando i segnali che provengono da questi tre tipi di coni. I 3 recettori sono tutti 7TM.
Hanno il 40% di identità con la rodopsina. Fotorecettore del blu mostra una identità del
40% con i fotorecettori del verde e del rosso
Fotorecettore del rosso e del verde sono identici per il 95%. Differiscono solo in 15
posizioni su 364. I geni per i pigmenti rosso e verde sono sul cromosoma X umano,
adiacenti tra loro. La cecità per i colori è un fenomeno ereditabile abbastanza comune
nell’uomo, dovuto a ricombinazione omologa ineguale tra queste regioni cromosomiche.
OLFATTO
Il 4 % del genoma umano codifica per recettori olfattivi. L’uomo può riconoscere fino a
10000 odori diversi. I recettori, 7TM sono legati a proteine Golf. Gli odori sono molecole
organiche di piccole dimensioni. Distinguiamo gli odori tra loro in base ai lori funzionali,
alla lunghezza delle catene, alla stereoselettività e alla concentrazione: l’indolo a basse
concentrazioni ha un odore floreale, mentre ad alte concentrazioni ha odore di putrido….
L’anosmia specifica è l’incapacità di riconoscere gli odori solo di alcuni composti causata
da mutazioni nei geni che codificano per singoli recettori olfattivi. Studi su ciglia di
epitelio olfattivo di ratto hanno dimostrato che cAMP aumentava solo se era presente
cGMP. Il clonaggio e l’identificazione di una subunità alfa presente solo nell’epitelio
olfattivo (Golf) ha portato i suoi scopritori, Buck e Axel, a vincere il Nobel.
Nel topo ci sono 1000 recettori olfattivi diversi, nell’uomo solo 350. La maggior parte dei
geni OR (60%) sono, infatti, nell’uomo, degli pseudogeni. L’uo
mo infatti non è capace di percepire tutti gli odori.
Ogni neurone olfattivo esprime un unico OR. GOlf attiva la guanilato ciclasi, si aprono i
canali del calcio, mentre esce il cloro e si ha depolarizzazione cellulare. I canali del cloro
olfattivi sono molto presenti perché amplificano il segnale di depolarizzazione. Ogni
neurone esprime un recettore ma le diverse sosanze stiolano pià recettori
contemporaneamente, attivando una combinazione unica e caratteristica sia
qualitativamente che quantitativamente (ogni odore stimola una combinazione di recettori
specifica, con una sua propria intensità specifica).
L’epitelio olfattivo è diviso in 3-4 zone di espressione e ciascun recettore è presente in una
sola zona. Circa 5000 neuroni esprimono un recettore. I neuroni olfattivi formano
glomeruli sinaptici. In ogni glomerulo sinaptico ci sono dai 5000 ai 20000 neuroni e circa
2000 glomeruli formano un bulbo olfattivo. Ogni glomerulo riceve imput da cellule che
esprimono un unico recettore. Questo vuol dire che nel bulbo ci sono circa 2000 glomeruli
ma ogni glomerulo raccoglierà tramite gli assoni i segnali provenienti da un determinato
gruppo di cellule neurali.La figura esplica a pieno il concetto:
GUSTO
UDITO
TATTO
Come il gusto anche il tatto è una combinazione di sistemi sensoriali che vengono espressi
in un organo comune
Il tatto comprende sensibilità a pressione, temperatura, dolore.
Una serie di sensori specializzati (recettori) traduce i diversi tipi di pressione e contatto in
potenziali d'azione afferenti.
Le cellule di Merkel sono i più semplici sensori di tatto localizzati nello strato basale
dell'epidermide.sse registrano semplicemente la pressione esercitata sulla cute (sensori P).
Al confine fra epidermide e derma sono situati i corpuscoli tattili di Meissner.
Essi rispondono in modo particolarmente intenso alle variazioni di pressione sulla cute,
ma reagiscono poco se questa rimane costante.
Corpuscoli di Ruffini
I corpuscoli di Ruffini sono situati nella profondità del derma.
Essi misurano la tensione del derma e sono ancora più sensibili alle variazioni di tensione.
Corpuscoli di Vater-Pacini
Ancora più in profondità rispetto ai corpuscoli di Ruffini, precisamente nel tessuto
adiposo ipodermico, è possibile notare, già a occhio nudo, i corpuscoli di Vater-Pacini.
Essi rispondono solo a stimoli tattili che variano rapidamente, ma non a una pressione
costante
Su ogni centimetro quadarato di pelle si trovano mediamene 130 recettori tattili
Il tatto, come il gusto è una combinazione di sistemi sensoriali espressi in un organo
comune, la pelle
Due componenti fondamentali sono la percezoione della temperatura e della pressione.
Nella trasduzione del segnale sono probabilmente coinvolti canali ionici.
Il senso del tatto è strettamente connesso alla sensazione di dolore
E’ stato di recente isolato un recettore responsabile della percezione del dolore, che
funziona come un canale cationico
Recettore VR1
Calore ed acidità stimolano una classe di neuroni specializzati, detti nocicettori
Questi neuroni inviano segnali ai centri del midollo spinale e del cervello che elaborano il
dolore.Quali sono le basi molecolari del dolore?
Identificazione in eucarioti di canali ionici controllati da stimoli meccanici
Il primo recettore espresso nei nocicettori identificato è VR1
Tale recettore è stato recentemente clonato, confermando la sua attitudine funzionale allo
stimolo polimodale del dolore, ossia al calore, alle sostanze acide e alla capsaicina
VR1 è stato isolato sfruttando la sua capacità di legare la capsaicina, molecola responsabile
del sapore piccante dei cibi speziati
La capsaicina è un acido gasso monoinsaturo presente in diverse concentrazioni in piante
del genere Capsicum (ad esempio nel peperoncino piccante). È irritante nei mammiferi,
incluso l'uomo, e produce una sensazione di bruciore nelle mucose, bocca inclusa, dove
passa in soluzione e stimola i recettori del dolore.
VR1 è un canale cationico che risponde a stimoli multipli (calore, basso pH e capsaicina )
La presenza dello stimolo causa l’apertura del canale ionico e l’ingresso di calcio nella
cellula
Si innesca così la cascata di eventi molecolari che conduce alla sensazione del dolore
Il recettore VR1 è un membro della famiglia dei canali TRP
Il recettore VR1 attivo è formato da 4 subunità
L’apertura del canale ionico è causata anche da temperature superiori a 40°C e dall’acidità.
Le risposte alla capsaicina e agli altri stimoli nocivi non sono indipendenti tra loro.
Es: la risposta al calore è maggiore a valori di pH bassi
Topi knock-out che non esprimono VR1non rifiutano cibo che contiene elevate
concentrazioni di capsaicina e sono meno sensibili ad un livello di calore normalmente
dannoso.