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Elena è la colpevole della guerra di

Troia, anche se lei verrà rapita.

Achille figura positiva, è l’archetipo


del guerriero.
Vi è la figura di Didone.

Non caduta nel peccato di lussuria, almeno non nei


confronti di Enea (vissuti a secoli di distanza), Didone si
è suicidata non per l’abbandono da parte di Enea, ma
per mantenersi fedele alla memoria dell’amico morto
rispetto alle pretese di una serie di principi che
volevano sposarla per secondi fini (il regno).

C’è una fonte testuale in un epigramma di un autore,


ausonio (poeta romano del IV secolo d.C.).

Se si trova il prefisso pseudo davanti ad un autore non


è certa l’attribuzione.

Rivendicazione di Didone che si riferisce al viandante,


accusa Virgilio (non direttamente) di inventare storie
false (non coincidenza cronologica).

C’è una polemica che Petrarca conduce contro Dante.


(??) dandogli del falsificatore della storia tramite la
figura di Didone.

Ha vinto la versione di Dante (forza della Commedia).

Dante ha avuto una funzione cruciale nella costruzione


dell’archetipo.

Sono soprattutto donne… (??)

Si parla della lussuria, legata alla fisicità (amanti).


Dante però da poca importanza alla lussuria. Metafora
della passione invece che passione stessa. Il corpo
femminile non lo descrive…

Pensando agli altri contrappassi i corpi ci sono eccome


(pensiamo ai corpi nel fango).

Unica dimensione sensoriale nel canto dei lussuriosi è quella sonora (il vento della passione). Spesso le anime sono nell’oscurità e
non si vedono. Anche questa è una cosa strana perché tutta la trattatistica sulla fisiologia delle passioni in questo periodo è diffusa.
La passione di per sé non era condannata, ma il fatto di cedere (indurre la figura umana ad una bestia – non essere razionale-
cedere alle tentazioni).
In tutta questa trattatistica la vista rispetto all’amore è il senso centrale (pensiamo agli autori dello stilnovo – sguardo).
Funzione della donna: sottrarsi all’irrazionalità maschile ed in qualche modo purificarsi (beatrice/donna -angelo).
L’oscurità avvolge le anime, i corpi delle figure femminili sono sempre coperti da abiti.
Queste figure comunque hanno una carica erotica alta.
Suscita un desiderio (cupiditas), in latino due parole per descrivere l’amore: amor e cupiditas (accezione negativa, quella che induce
al cedimento alla passione estrema).
C’è sempre l’acqua che scorre, scena primaverile.

Sembra di leggere un tentativo di avvicinamento da parte di Dante.

Il contesto evoca anche una sorta di abbandono.

Le figure femminili anche senza corpo provocano in lui un desiderio fisico di tipo erotico.
Una parte consistente delle figure femminili si
trovano all’inferno.

Pia è in purgatorio, è stata uccisa, ma sta


scontando un peccato.

Piccarda ha alle spalle un matrimonio forzato.

Due casi esemplari:

quello di Manto (appare nell’inferno e nel


limbo) e di femmina Balba. Secondo il mito
Manto è la figlia dell’indovino Tiresio. Anche
la figlia esercita l’arte dell’indovino. In una
delle versioni della tradizione sarebbe
all’origine della fondazione del nome di
Mantova (regione di origine di Virgilio).

Pone manto nella quarta bolgia canto 20. i c’è


una piccola influenza di Dante.

Appaiono stravolti, costretti a guardarsi le


spalle-le (testa montata al contrario).

Dopo la caduta di Tebe vaga e si stabilizza in


un posto isolato, bassa pianura del
Mantovano. Lei muore e sulle sue ossa verrà
edificata la città di Mantova.

A Dante questa figura interessa più come


espediente geografico, per esprimere la
collocazione di Mantova. Ci restituisce
un’immagine quasi bestiale (che vive da sola in solitudine). L’immagine di eremiti / bestie.

Qui Aronta stabilito nei monti sopra carrara, avrebbe previsto le sciagure di Roma dopo le guerre civile (previsto la fine
della Repubblica).

All’inizio è Virgilio a parlare.

Ci fa vedere il diverso trattamento dei due corpi, in uno descrive. (?).


Qui troviamo una figura importante,
che balbetta senza nome. Non
corrisponde ad alcun personaggio né
storico né letterario è una pura
invenzione Dantesca. Qui ci descrive
qualche particolare del corpo.
Qui scontano i peccati gli accidiosi
(stato d’animo di abbandono mentale
in cui cadevano soprattutto i monaci).
Corrono incessantemente lungo il
sentiero gridando.
Nei canti precedenti Dante si è
stancato a causa del percorso e della
digressione amorosa fatta con Virgilio.
Il tempo c’è solo nel purgatorio, infatti
si dorme.
……….
Virgilio interviene e scopre il ventre
della donna, rivelando la sua identità.

Le donne che parlano sono sempre


donne che mostrano una abilità
oratoria. La donna prima balbettava
quando diventa una creatura
meravigliosa anche il suo modo di
parlare muta.

Passaggio sulla femmina Balba,


rappresentazione allegorica.

La donna sarebbe per natura incline al peccato, corrotta per natura e potenzialmente corruttrice, come Eva.

La notte, il buio indicano il pericolo della tentazione.

Santa Lucia: compare tre volte nella commedia, una per cantica. Viene solo evocata, Dante la incontra solo nel
paradiso. Nel primo canto, nel limbo, viene evocata da Virgilio senza pronunciare il nome. Virgilio dice che tre donne
paradisiache l’hanno mandato (Beatrice va da Santa Lucia e Santa Lucia va da Maria). Maria ha la funzione di
mediatrice tra uomini e Dio, in quanto madre.

Santa lucia compare nel 9 del purgatorio, come sogno nella mente di Dante, sottoforma di aquila. Aquila era lucia che
era intervenuta in un momento di difficoltà, raccogliendolo tra le braccia addormentato e l’ha trasportato con le ali
adagiandolo davanti alla porta del purgatorio. È un gesto materno, diverso dall’immagine di Didone e dall’immagine di
Beatrice.

L’aquila ha una serie di significati, rappresenta la grazia, l’intervento diretto in un momento di difficoltà.

Queste donne hanno sempre un carattere sessuale, affettivo.


Associate ad un doppio ruolo di
donna- amante – madre.
Dante continua a manifestare un
desiderio costante per queste figure
femminili.

Dante si auto investe di un ruolo


universale.

Ieri abbiamo presentato la figura di


Matelda, figura allegorica e dopo la
figura della femmina Balba. In realtà
nei canti viene presentata prima la
femmina Balba.

Queste due figure hanno in comune il


fatto che cantino. Il canto affascina
Dante, non riusciva più a staccare le
orecchie (canto delle sirene).

La poesia è canto, c’è un rapporto. La


funzione dei canti è profondamente
diversa. Femmina Balba cerca di
traviarlo, Matelda invece lo affascina
con il suo canto. La grossa differenza è
il segno morale, ma la tecnica è la
stessa.

Matelda - grazia divina, Balba -


diavolo.

La seduzione in entrambi i casi è


consapevole, la voce è uno strumento
che usano.

Con il suo sguardo modifica la


percezione del corpo che vede. Dante
ci dice che bisogna sottrarsi all’amore
e cambiare questo sguardo in modo
che il corpo che stiamo guardando non sia eternamente trasformato in qualcosa di minaccioso o seducente.

Qualche strumento essenziale…

Genere letterario = è la categoria attraverso la quale si classificano le tipologie testuali, con le loro caratteristiche di
linguaggio (prosa, poesia…), forma (romanzo, novella, poema...) e contenuto Metrica (o Versificazione)

«La versificazione è l'insieme di norme e consuetudini che presiedono alla produzione del verso, unità metrica
fondamentale tanto sei sistemi quantitativi (tipicamente, quelli delle letterature classiche greca e latina) tanto nei
sistemi accentuativi come quello italiano» (C. Ciociola)

Prosodia = insieme di regole che determinano l'accentazione dei versi; siccome la misura del verso italiano dipende
dalla posizione dell'ultimo accento tonico, le regole della prosodia determinano anche l'identificazione del verso
(tronco, piano, sdrucciolo).

La commedia di Dante

È un poema allegorico in terzine di endecasillabi a rima incatenata, scritto in lingua volgare (fiorentino illustre).

Ha una struttura tripartita: 3 cantiche, composte complessivamente di 100 canti. 34 + 1 di introduzione 33 33.
Boccaccio ha inserito l’aggettivo divina alla commedia.

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