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PARLATO E SCRITTO
TIPI DI TESO
Tipi di testo
Se no a poco più di 10 anni fa era diffusa la convinzione che la scrittura fosse uno strumento in
declino in una società dominata dall’immagine e dalla voce, oggi non saremmo più pronti a
sottoscrivere quella malinconica sentenza di morte: la posta elettronica e gli SMS hanno segnato un
ritorno di massa alla scrittura.
Sono impegnative le occasioni in cui siamo noi, in 1ª persona, a farci produttori di messaggi scritti.
Sono queste le occasioni in cui dobbiamo ricorrere alle abilità speci camente necessarie per la
produzione della lingua scritta. Si richiede il dominio di messaggi più estesi, dotati di coerenza e
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coesione interna, caratterizzati dall’intenzione di comunicare qualcosa in maniera adeguata al
contesto: solo i messaggi con queste caratteristiche possono essere de niti testi.
Esistono molti tipi di testo, a seconda degli scopi che il messaggio si propone di raggiungere. Si
possono indicare 5 grandi categorie testuali: testi narrativi (→ raccontare); testi descrittivi (→
descrivere); testi informativi (→ dare informazioni); testi argomentativi (→ sostenere una tesi); testi
regolativi (→ impartire regole). Ciascuna tipologia ha prerogative sue proprie. È, però, sempre
possibile la coesistenza all’interno di un testo di segmenti riconducibili a tipologie diverse.
La lista
All’interno di testi è cosa comune incontrare delle liste ben strutturate, ossia elenchi di tratti
elementari di testo correlati logicamente fra loro ed omogenei anche dal punto di vista linguistico-
sintattico.
Le liste possono essere disposte orizzontalmente o verticalmente.
Le singole voci di una lista possono essere incolonnate semplicemente una sotto l’altra.
Si può anche premettere ad ogni voce un contrassegno gra co oppure numeri marcati: si parla di
liste marcate/numerate. Le liste numerate danno risalto alla successione logica o cronologica. Lo
stesso effetto di progressione ed identi cabilità si può ottenere con i numeri romani o facendo ricorso
alle lettere dell’alfabeto; tuttavia queste due opzioni presentano dei problemi: i numeri romani creano
dif coltà nell’incolonnamento delle voci; la sequenza alfabetica ha il difetto di non essere aperta.
Può essere utile, a volte, far ricorso anche a liste di tipo composto, ossia liste le cui voci
contengono a loro volta liste secondarie.
Le voci di una lista devono essere scelte in modo da contenere informazioni analoghe e
presentare caratteristiche omogenee anche sul piano linguistico.
I testi regolativi
Sono testi che contengono norme, prescrizioni, istruzioni, regole di comportamento o d’uso.
Come destinatari, tendiamo a valutarne la qualità sulla base della chiarezza con cui sono
formulati.
La loro caratteristica più appariscente è il tono imperativo, che a livello testuale si realizza con
l’uso di forme verbali come:
• l’in nito → indicazioni a cui attenersi;
af dabilità;
• il congiuntivo esortativo → alternativa all’imperativo.
Un caso particolare è costituito dall’uso dell’indicativo futuro: compare solo in associazione con
l’imperativo.
I testi informativi
Sono testi che contengono prevalentemente informazioni, dati, notizie e conoscenze.
Si de niscono testi informativo-espositivi nel caso che forniscano informazioni attraverso
spiegazioni.
Sono caratterizzati dal taglio prevalentemente obiettivo dell’esposizione.
È per sua peculiare caratteristica orientato sul contesto, che tratta in modo referenziale.
Per riconoscere un t.i. correttamente formulato, è possibile estendere all’intera categoria la regola
delle “5 wh-”.
Messaggio per segreteria telefonica. In un breve lasso di tempo, dobbiamo organizzare una scaletta
minima e comprensibile che consenta a chi ascolterà di richiamarci con cognizione di causa. È bene
indicare nome e cognome ed è fondamentale lasciare il nº di telefono, indicando in modo succinto il
motivo della chiamata.
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Avvisi.
I testi descrittivi
Sono testi che, attraverso le parole, costruiscono l’immagine di qualcosa. Sono regolati da
categorie spaziali e sensoriali. Sono organizzati in maniera da presentare prima l’aspetto
complessivo e poi i suoi “connotati” speci ci: vanno dal generale al particolare.
Presente ed imperfetto sono i tempi verbali caratteristici di qualsiasi testo descrittivo.
La descrizione può essere:
• SOGGETTIVA → coinvolgimento emotivo dell’autore condiziona la scelta dell’aggettivazione;
come appare; sono arricchite da elementi informativi (edi ci, località e momenti).
Un testo descrittivo ben fatto, di regola, fornisce il più ef cace ed economico percorso di
osservazione di un oggetto. Un buon t.d. è il risultato di una selezione, e vi entrano di diritto gli
elementi che permettono la riconoscibilità dell’oggetto descritto.
Se la selezione degli elementi descritti privilegia intenzionalmente alcuni aspetti, il risultato è una
descrizione parziale e tendenziosa. Tipici prodotti di questo atteggiamento sono i messaggi
pubblicitari.
I testi narrativi
É ogni testo, scritto o orale, nel quale un narratore racconta una storia.
Alcune caratteristiche sono:
• presenza di personaggi che dialogano tra loro, che agiscono ed esprimono pensieri;
• organizzazione di azioni, pensieri, dialoghi in sequenze di eventi collegate lungo la parabola che
mondo fantastico.
‘Funzione narrativa’ è data l’azione compiuta da un personaggio che ha il compito di introdurne
un’altra. Inoltre, in ogni narrazione è presente un processo di cambiamento.
Le azioni sono le costanti della narrazione: due personaggi si incontrano e questo provoca delle
conseguenze; la mancanza di un oggetto provoca sempre una ricerca o una conquista; la difesa di un
oggetto genera ostacoli; la trasgressione di un divieto il castigo …
La narrazione non va identi cata totalmente con il romanzo, ma si estende, ad esempio, alla
comunicazione di massa, alla letteratura di consumo, al cinema, alla pittura, alla musica (soprattutto
operistica).
Il testo narrativo si effe si una trama.
La parola testo deriva da TEXTUS ‘tessuto’: si sviluppa un’immagine nota per indicare il gioco di
intreccio con cui le parole che costituiscono un’opera sono viste come i li di un tessuto.
Se proviamo a smontare un t.n., generalmente riusciamo a scoprirne la struttura, l’impalcatura sulla
quale si regge. Non è detto che questa sia sempre prevista in anticipo dall’autore.
La FABULA è l’insieme dei fatti che costruiscono la narrazione secondo l’ordine cronologico che il
lettore quasi sempre può ricostruire solo a posteriori.
L’INTRECCIO è l’insieme degli eventi narrati secondo l’ordine in cui sono presentati nell’opera;
riguarda l’organizzazione dinamica degli elementi del racconto.
Ci sono tempi verbali che sono “narrativi” per eccellenza:
• imperfetto → azione che si svolge con lentezza;
o maiuscoletto;
• uso di corpi tipogra ci di misura diversa. In caratteri più piccoli si scrive un’indicazione di
stampate in un corpo tipogra co più piccolo, a piè di pagina o in fondo al capitolo o al libro. Nelle
note si espongono punti particolari, discussioni con altri autori, argomenti che hanno a che fare per
qualche motivo con quanto si dice nel testo.
luogo…;
• riformulare: cioè, vale a dire, in altre parole, ossia, detto diversante…;
• esempli care: per esempio, in particolare, così…;
• aggiungere un’idea, un fatto, un argomento: inoltre, si osservi poi, si noti, in particolare, che, si
aggiunga…;
• sottolineare la trattazione di un argomento: circa, quanto a, per quanto riguarda….
La lettura attiva le conoscenze del lettore in almeno due sensi. Un testo si può capire in quanto
presuppone nel lettore delle conoscenze generali, che non hanno bisogno di essere richiamate in
modo esplicito. Il testo attiva nel lettore le conoscenze speci che fornitegli in precedenza; in questo
caso, richiede una lettura sequenziale. Attraverso questi modi, si salda l’informazione nuova.
Il rapporto testo-lettore è di tipo interattivo: il lettore è chiamato a un ruolo attivo, e in certo modo
dialoga con il testo assumendo un atteggiamento critico. Questo atteggiamento critico parte dalla
comprensione: il lettore è un interprete che dialoga con il testo, e alla sua interpretazione si collega il
giudizio di assenso o dissenso.
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Riformulare per iscritto un testo scritto: parafrasi, appunti, schede e riassunto
La comprensione di un testo è la premessa per alcune operazioni utili per i nostri scopi.
RIFORMULARE signi ca formulare nuovamente esponendo in modo diverso i contenuti di un testo di
partenza; si tratta di un’operazione linguistica e concettuale.
La PARAFRASI è la riscrittura integrale di un testo originale A in un testo derivato B.
Comunemente si fa oggetto di parafrasi un testo scritto che presenti delle di coltà di contenuto. Il
testo B riproduce integralmente il contenuto del testo A ed è altrettanto lungo, o anche più lungo. La
parafrasi è un’attività equivalente alla traduzione. Ha lo scopo di spiegare il testo A. È un tipo
particolare di interpretazione.
Il RIASSUNTO consiste nel trasformare un testo A in un testo B più breve di quello originale.
Gli APPUNTI possono essere in forma meno organizzata se è suf ciente una serie di appunti
schematici; servono semplicemente a risalire al testo A. Gli appunti sono meno sommari quando
servono a sostituire il testo il testo A. Quanto più sono organizzati, tanto più gli appunti si avvicinano
alla forma del riassunto.
Su ogni SCHEDA si trascrive un’unità di informazione.
Che rapporto c'è tra le parole del testo B e quelle del testo A? Se gli appunti hanno una funzione
puramente strumentale, le parole usate nell’appunto possono essere o indifferentemente non essere
del testo A. Se, invece, gli appunti servono a sostituire il testo A, le parole e le espressioni sono
riprese fedelmente dal testo (precedute e seguite dalle virgolette basse).
Il discorso argomentativo e le sue premesse. ARGOMENTARE signi ca proporre dei ragionamenti che
hanno come scopo principale convincere l’interlocutore o gli interlocutori a cui ci si rivolge.
L’argomentazione mette in campo un complesso di ragionamenti collegati tra loro allo scopo di
convalidare o confutare una tesi.
Il proposito principale di un t.a. è quello di persuadere per poter far accettare nuove tesi,
attraverso argomenti più o meno convincenti/forti.
L’argomentazione non è un ragionamento impersonale perché si basa sull’e etto che provoca.
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Principali tecniche argomentative. A seconda del tema che dobbiamo trattare dovremo scegliere
degli argomenti adeguati e disporli nel modo più ef cace. Ci sono diverse tecniche argomentative a
seconda dei casi: si potrà far leva su un argomento e scomporlo in tutti i suoi aspetti per poi trarre
una conclusione probante; si può ricorrere all’analogia; ci si può basare su argomenti pragmatici; si
può far leva sul ridicolo; si può far pesare la propria autorità; si può ricorrere alla ritorsione.
Bisogna organizzare gli argomenti, gli esempi, i riferimenti di vario genere, cercando di dar loro
l’ordine espositivo più adatto al caso.
La scala degli argomenti è in crescendo: avvio pacato e descrittivo; indagine di argomentazioni
avverse; argomentazioni e controargomentazioni; esempi pratici e personali; proposte costruttive; tesi
ribadita.
La lingua dell’argomentazione. Nei testi argomentativi chi scrive palesa la sua voce con espressioni
che ne rilevano la presenza: credo di poter sostenere; a mio parere; ritengo giusto; mi pare
opportuno.
Anche il destinatario deve essere presente nel t.a.. Uno degli espedienti più tipici per richiamare
l’attenzione del destinatario e coinvolgerlo nel discorso è ricorrere ad un formulario personalizzato:
certamente vi sarete trovati nella situazione di; forse vi domanderete perché, potreste controbattere
che; vorreste intervenire per.
Ci sono però tt.aa. nei quali si lasciano parlare i fatti e si tende a mantenere un livello di discorso
impersonale.
Nei tt.aa. prevalgono i connettivi, specialmente quelli di tipo logico: perciò; appunto; insomma;
senza dubbio; tuttavia; nondimeno; sebbene….
Il registro linguistico dei tt.aa. è quello accademico.
Anglomania
Molto frequente è l’uso (e l’abuso) di parole ed espressioni inglesi in ambienti come quelli aziendali.
Quando l’italiano dispone di un termine che corrisponda bene all’inglese, è da scegliersi l’italiano.
La presenza dell’inglese in italiano ha tanti aspetti: un problema più serio dell’ostentazione
provinciale è quello della traduzione della terminologia tecnica importata dai paesi in lingua inglese.
La tesi compilativa
Si propone si rendere conto della discussione su un problema. Scopo della tesina è una
presentazione ragionata dei punti di vista su un problema.
Come usare la bibliogra a? Il modo semplice consiste nel riassumere i diversi contributi uno dopo
l’altro, magari disponendoli in ordine cronologico; la tesina si risolverà in un’esposizione sempli cata
dei lavoro originali. Più complicata, ma più produttiva, è una trattazione che isoli gli argomenti discussi
da almeno 2 degli autori ponderati; si tratta, dunque, di classi care per problemi.
La tesi di laurea
La scelta del docente e dell’argomento; il piano di lavoro. La tesi consiste in un testo he va da poche
decine a parecchie centinaia di pagine. La tesi triennale ha dimensioni piuttosto ridotte, mentre più
ampia è la tesi da presentare per conseguire la laurea specialistica. Come è variabile la quantità, lo è
anche la qualità: l’elaborato può essere complilativo, e risolversi in una rassegna più ampia
dell’elaborato d’esame; può essere di ricerca o sperimentale, e condurre a risultati nuovi. I modi
d’organizzazione del discorso sono i più diversi, e dipendono dalle consuetudini della disciplina, dalle
inclinazioni del docente che l’assegna e naturalmente dallo studente che ne è autore.
La varietà nel livello qualitativo e quantitativo della tesi è massima; non meno svariati sono i criteri di
assegnazione dei punteggi.
Una buona preparazione di base, curiosità e motivazione sono i requisiti che garantiscono a un
laureando che la sua tesi rappresenti un’occasione formativa utile dal punto di vista culturale e
professionale.
Il lavoro dell’elaborato richiede la convergenza di due volontà, quella del laureando e quella del
docente, che concordano nell’individuare un argomento.
La citazione. In un elaborato, come in qualunque altro testo professionale, è essenziale che chi
scrive resti distinguibile dall’argomento o dalle persone intorno a ci scrive.
La citazione ha, oltre a quella morale, una ragione tecnica: quella di permettere al lettore di risalire
al testo citato, per controllarlo, per saperne di più, per rifare per proprio conto il cammino dell’autore.
La citazione permette di veri care le basi del discorso.
Il pensiero altrui può essere riportato in diversi modi, grazie ai procedimenti della parafrasi, del
riassunto e della citazione.
La citazione può essere fatta in corpo, cioè all’interno del testo, o fuori corpo. Il secondo
sistema, che si usa quando la citazione è di lunghezza oltre le 2 righe e si vuole conferire un certo
spicco, stacca anche visivamente il discorso dell’autore della tesi da quello dell’autore citato:
quest’ultimo è riportato con una riga di bianco prima e sopo la citazione; e la citazione sarà scritta o
con una rientranza, o in corpo minore o con un’interlinea minore.
La citazione, nel rispetto della fedeltà alla lettera e al pensiero, va tagliata in modo da armonizzare
al testo che la accoglie. Quindi, se sarà necessario effettuare un cambio di persona ad un verbo,
questo andrà posto in corsivo. È bene che il giudizio, o la discussione argomentata, segua
l’esposizione della tesi (e che si eviti la denigrazione personale di un autore).
Formule tipiche del lessico argomentativo sono: avanzare un’ipotesi (propria); sollevare un dubbio o
muovere un’obiezione a una tesi altrui o propria, per formularne o enunciarne una migliore o più
fondata (con le argomentazioni razionali e fattuali del caso); nella discussione della letteratura
secondaria si sollevano o si pongono problemi (e speriamo che almeno di alcuni si offra o si avanzi o
prospetti la soluzione, o almeno una soluzione possibile o plausibile). Nulla vieta di obiettare alla
posizione o alla tesi di critici anche autorevoli.
Per prendere posizione si utilizzeranno diversi modi di esprimere l’io, quelli che meglio si prestano
alla comunicazione scienti ca: a mio giudizio; a mio avviso; ad avviso di chi scrive o secondo
l’opinione di chi scrive.
Chi scrive vuole spesso marcare una singola parola o un’espressione. Sono da evitare il più
possibile le enfatizzazioni segnalate dalle virgolette e ogni modo sono da bandire le allusività alle quali
si ricorre terminando un periodo con tre puntini sospensivi. Anche il punto esclamativo dovrebbe
essere esiliato dalla scrittura professionale; i punti interrogativi non dovranno essere troppi. La
sottolineature della parola (tramite il corsivo) dovrebbe essere impiegata: nella citazione dei titoli di
un’opera letteraria o musicale o cinematogra ca; nella citazione di una parola in quanto tale; nella
citazione di parole in lingua diversa dall’italiana (a meno che la parola non faccia parte stabilmente del
vocabolario italiano); nelle citazioni di altri autori, per mettere in rilievo una parola o una frase (in tal
caso, alla ne della citazione si scrive, tra quadre: “corsivo mio” o “corsivi miei”).
Le virgolate semplici o apici [‘ ‘] si riservano alla spiegazione dei signi cati, quasi una de nizione di
vocabolario.
La distribuzione dell’informazione tra testo e note. Nello stile accademico si usa un doppio piano di
discorso, quello del testo propriamente detto e quello delle note.
Le note possono essere di 3 tipi:
• nota di pura documentazione bibliogra ca; lo studioso, anche se citato nel testo, si ripete in
nota nella forma indicata (nome puntato e cognome);
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• note che includono altre informazioni;
• note che danno in traduzione italiana una citazione riportata in lingua originale nel testo, o
viceversa che riportano in lingua originale una citazione riportata in italiano nel testo.
Nelle note, l’autore dichiara il proprio rapporto con le fonti d’informazione, cosa essenziale per
capire l’apporto nuovo del suo lavoro, e per consentire al lettore di risalire alle fonti stesse. I lavori altrui
e la documentazione vanno citati solo quando i contenuti siano estranei alle conoscenze comuni.
La revisione. Un testo ampio e complesso come una tesi di laurea richiede una revisione attenta, e
anzi una pluralità di revisioni.
La revisione è necessaria quando i capitoli si accumulano: perché occorre non solo veri care i
capitoli uno per uno, ma anche controllare se il tutto regge.
Per revisione si intendono 2 operazioni diverse, entrambe importanti:
• un controllo di super cie, dedicato alla forma dell’espressione, alle note, all’eliminazione di errori
linguistici o di battitura, all’impostazione gra ca del lavoro;
• un controllo in profondità, esercitato sulla qualità concettuale e la distribuzione all’interno di ciascun
capitolo, con attenzione al ruolo di ogni capitolo nell’economia complessiva del testo. Questo lavoro
dovrebbe condurre al risultato di migliorare, chiarire, correggere inesattezze o errori, completare, ma
anche eliminare contraddizioni, ripetizioni di contenuto distanza e discorsi fuori tema. Questo è
anche il momento buono per dotare il testo di rinvii interni da una parte all’altra.
Queste considerazioni vanno rapportate con le modalità di scrittura. Si raccomanda la tesi. È utile
ricordare alcune regole semiserie dettate nel ’46 dallo scrittore G.Orwell:
• non usare mai una metafora, una similitudine o un’altra gura retorica;
• non usare mai una parola lingua dove va bene una parola più corta;
• non usare la forma passiva quando è possibile usare quella attiva;
• non usare mai una parola straniera, un termine scienti co o gergale se si può pensare ad un
equivalente nella lingua d’ogni giorno.
Impostazione gra ca ed accessori. Il problema della presentazione gra ca del testo e della sua
stampa sarà bene porselo solo alla ne. Si consiglia:
• di accettare le impostazioni prede nite del programma, che sistemano la pagina in modo più
accettabile;
• di riservare un le a ogni capitolo o paragrafo del lavoro;
• di usare la numerazione automatica delle note: le note vano numerate progressivamente capitolo
per capitolo;
• di sprecare molta carta.
Quanto alla sistemazione gra ca nale, pochi suggerimenti: la lunghezza dell’elaborato nale è una
variabile individuale, ma dipende anche dalle consuetudini disciplinari. Non bisogna ricorrere
all’espediente di gon are il volume del lavoro lasciando margini bianchi troppo estesi ed usando
un’interlinea molto larga. Va anche evitata l’interlinea 1; consigliabili sono 1,5 e 2.
Le parti indispensabili del testo sono:
• il frontespizio della tesi;
• l’indice, che riporta i titoli dei capitoli e dei paragra , con le pagine d’inizio dei soli capitoli. L’indice
può anche andare alla ne;
• il testo. Prima del cap. iniziale, può esserci una Premessa (o Introduzione). Dopo l’ultimo cap., può
esserci la/e Conclusione/i;
• la bibliogra a.
Le parti accessorie sono:
• i ringraziamenti. Si scrivono al termine dell’introduzione o in una pagina che preceda l’introduzione;
• i titoletti correnti. Si dispongono sulla parte superiore delle pagine pari e dispari e possono riportare
il titolo del capitolo, quello de paragrafo;
• uno o più indici analitici. In una tesi non dovrebbe mancare l’indice dei nomi propri o un doppio
indice dei nomi propri;
• il riassunto della tesi.
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