Sei sulla pagina 1di 17

Manuale di scrittura e comunicazione

MODI DELLA 3 LINGUISTICA


Scrivere oggi
Nella società moderna la parola parlata e l’immagine avrebbero preso un posto sempre più
importante. Un esperto canadese di mezzi di comunicazione parlava di un mondo che sarebbe
diventato un villaggio globale e che la comunicazione sarebbe avvenuta esclusivamente attraverso la
parola. Questa comunità si sarebbe estesa all’intero pianeta.
La scrittura ha acquistato un’importanza nuova in seguito allo sviluppo della tecnologia. I
messaggi scritti si moltiplicano e si modi cano in seguito allo sviluppo della posta elettronica, dei
messaggi telefonici, delle Chat. L’irruzione dei mezzi di comunicazione di massa non ha sancito la
morte della scrittura, ma hai cambiato la comunicazione orale e scritta in modo profondo.
La scrittura da un lato si è rinvigorita grazie alle nuove forme di comunicazione, dall’altro va
perdendo la sua identità di momento privilegiato di ri essione silenziosa e raccoglimento individuale.

Egocentrismo della lingua e comunicazione faccia a faccia


Il linguaggio è universale. L’universalità si riferisce alla comunicazione comunicazione parlata; la
scrittura arriva in 2º momento, e può anche non arrivare mai.
Passando alla lingua come facoltà individuale, constatiamo che la parola precede la scrittura nel
tempo; l scrittura si sviluppa a partire dalla comunicazione parlata.
Uno degli aspetti della comunicazione parlata è l’EGOCENTRISMO DELLA LINGUA. La lingua parte dal
nostro io, individuale ed irripetibile. È solo nel concreto della comunicazione che la lingua giunge
all’esistenza, e perché ciò avvenga è necessaria una persona che dica io.
La situazione base dello scambio linguistico è la COMUNICAZIONE FACCIA A FACCIA. L’io apre la
conversazione perché si rivolge a un tu, quando il tu risponde, diventa un io il quale usa il tu con il
personaggio che aveva aperto la comunicazione, e così via attraverso i “turni della conversazione”.
Perciò, la comunicazione è sì egocentrica, ma non concepibile senza un interlocutore. Io è l’aspetto
egocentrico della lingua, tu quello comunicativo, sociale.
L’io fonda la comunicazione concreta; la quale, proprio per la sua concretezza, si colloca in uno
spazio e tempo determinati.
La forma più antica di comunicazione è stata quella faccia a faccia: due o più persone che
prendono la parola a turno. La conversazione più banale consiste di tanti elementi: parole, tono della
voce, sgargi, espressione del viso, distanza, posizione e atteggiamenti del corpo, gesti. Alcuni di
questi elementi sono determinati da regole che non sono universali, e che seguiamo senza esserne
consapevoli.
Nella conversazione molte conoscenze sono sottintese. Sulle conoscenze comuni giocano fattori
che sfuggono almeno in parte alla coscienza e alle intenzioni dei parlanti: con denza, sincerità,
simpatia…..
L’atteggiamento del corpo rivela spesso informazioni importanti sui rapporti tra coloro che
parlano.
La comunicazione faccia a faccia si fonda sulla parola, ma si completa con i gesti e gli
atteggiamenti sici. Ci si esprime con il tono della voce, con la posizione del corpo, con i gesti delle
mani, con l’espressione del viso, con lo sguardo, con la distanza tra chi parla e l’interlocutore.
L’espressione del viso e la situazione fanno capire se certe frasi vanno prese sul serio o se vogliono
dire il contrario di ciò che suonano le parole.
Lo spazio ed il tempo della comunicazione permettono di servirsi di parole particolari che indicano
luoghi o oggetti.
Nel parlare la reazione dei presenti consente di aggiustare il tiro del discorso (feedback): la parola
consente di controllare se la comunicazione avviene senza intoppi o se ci sono incertezze e rischi di
incomprensione.

Altri tipi di comunicazione parlata


fi
fi
fl
fi
In altre forme di comunicazione faccia a faccia si prende la parola rispettando un turno
regolamento in modo formale, esplicito.
Altri tipi di comunicazione faccia a faccia prevedono che uno parli e altri ascolto.
Oppure, alcune situazioni di discorso prevedono che uno degli interlocutori faccia le domande e
l’altro risponda.

Intrecci di parlare e scrivere


Scrivere e parlare sono attività diverse.
• Molte volte un testo è scritto per essere letto ad alta voce.
• Discorsi parlati sono destinati ad essere riferiti dalla scrittura.

PARLATO E SCRITTO

Parlare e scrivere: due attività distinte


Le parole quando passano alla scrittura devono essere adattate.
Anche il discorso pubblico di una persona colta deve essere modi cato nel momento in cui passa alla
forma scritta. Quello che è normale nella comunicazione faccia a faccia si rivela inaccettabile nella
scrittura.
Nel corso della scrittura accade di cambiare progetto, ma si cancellano le parole che si erano
scelte in un primo momento e si lasciano solo quelle che sono sembrate migliori. Nel parlare, invece,
non è possibile tornare indietro, e dunque si seguono, uno dopo l’altro, due progetti di discorso
differenti, in cui il primo resta interrotto.

Alcune caratteristiche del parlato


Nel parlare, si impiegano formule di apertura del discorso: saluti, parole “vuote” (bene, dunque,
allora, cioè). Il parlato usa certe parole in modo diverso dallo scritto. E, dopo l’apertura, il parlato
abbonda di parole vuote di signi cato, che servono genericamente come intercalare o passaggio, o
per guadagnare tempo e cercare le parole successive, o hanno funzioni più complesse (così,
appunto, volevo dire, insomma, è vero, come dire, un momento, praticamente, sostanzialmente).
Nel parlare vanno evitate interruzioni troppo lunghe, e proprio per riempire il vuoto delle pause si
impiegano espressioni di questo tipo o anche suoni come mmh, eh, ehm.
La con gurazione complessiva del parlato è differente dallo scritto. Il parlato è molto più semplice
dello scritto (frasi più brevi). Il ventaglio delle parole utilizzate è più ristretto e si usano frequentemente
termini generici. Ci sono numerosi cambiamenti di progetto.
Questa concezione del parlato come una realizzazione impoverita subisce varie obiezioni.
Parlare e scrivere non si possono paragonare: entrambe le attività presentano un ampio ventaglio
di differenze.

Dal parlato allo scritto


La scrittura rappresenta i suoni della lingua parlata attraverso le lettere dell’alfabeto. La
corrispondenza tra lettere e suoni non è mai completa. La scrittura più che a fotografare ciò che
diciamo, serve a raggiungere risultati diversi da quelli che si ottengono parlando.
Una prima differenza consiste nel fatto che la scrittura ha una durata, mentre il parlato è
istantaneo, si consuma nel momento in cui è pronunciato.
In secondo luogo si comunica sia scrivendo sia parlando, ma in situazioni differenti. La
comunicazione scritta può rientrare in uno scambio a doppio senso o procedere a senso unico, ma
avviene in assenza di interlocutori. La distanza sica ha un risvolto sul piano dello spazio e del
tempo. Si scrive in assenza del destinatario ed il destinatario legge in assenza dello scrivente. La
scrittura fa sì che la comunicazione avvenga in assenza di coloro che si scambiano il messaggio, in
tempi e luoghi diversi per chi scrive e chi legge. Lo scrivere non è interattivo.
Un caso particolare è offerto dai vari programmi di Instant messalina, che mantengono e
riproducono alcuni meccanismi dell’oralità.
Sono diversi i tempi necessari a produrre e ricevere il messaggio.
fi
fi
fi
fi
Il messaggio scritto si af da solo alla parola e deve descrivere con la parola ciò che, parlando, si
comunica con i gesti e l’espressione del viso.
La scrittura è al di fuori della situazione concreta, del luogo e del tempo in cui avviene l’atto del
discorso parlato. La scrittura è più astratta della lingua parlata. Nonostante ciò, la scrittura è capace
di una potenza comunicativa pari a quella della parola parlata; potenza che raggiunge con mezzi
diversi e con risorse non sempre disponibili al parlato.
La scrittura tende alla concentrazione, alla densità.

La lingua come sostituto dell’esperienza


In alcuni dei suoi usi la lingua parlata si collega strettamente alla realtà nella quale avviene la
comunicazione. La lingua è interna alla realtà, ma sa anche descrivere la realtà, adottando una
prospettiva ad essa esterna. È peraltro possibile tradurre in parole gli eventi nel momento stesso in cui
accadono.
Un’altra funzione della lingua consiste nel riprodurre l’esperienza reale, sostituendola. La lingua sa
fornire con le parole l’equivalente integrale di fatti materialmente assenti alla situazione comunicativa.
La lingua può riferire eventi del passato, o azioni immaginate o inventate o desiderate o sperate o
attribuite al futuro.

Le funzioni della scrittura


Esiste un intreccio tra parlato e scrivere. Non si scrive per riprodurre ciò che si dice, ma per
ottenere risultati diversi da quelli del parlato. Una quota importante della lingua parlata non serve a
comunicare dei contenuti, ma a realizzare l’intenzione di un contatto tra le persone.
Le funzioni della scrittura sono diverse da quelle della linea parlata; e anche quando la scrittura
copre un’area comune al parlato, la sua organizzazione è differente. Nella scrittura predomina una
funzione comunicativa orientata sui contenuti. Importante è anche lo scopo di modi care una
situazione ed ottenere un cambiamento. La parola scritta vale anche come sostituto
dell’esperienza.
Dati, fatti, informazioni, idee, proposte si possono esprimere in modo più o meno personale;
inoltre, in una comunicazione di contenuto intellettuale, o piena di fatti (o cose), si ri ette il nostro
sforzo di essere il più possibile razionali ed obbiettivi, ma agiscono anche altre spinte che esprimono
la tensione della volontà.
È normale nella scrittura informativa una varietà di scopi, come documentare informazione/i o
persuadere destinatario/i. Nello scrivere si riversa la volontà del mittente, il quale tende a fare in modo
che il destinatario si convinca della posizione sostenuta da chi scrive.

L’autonomia della scrittura


Il testo deve contenere ogni informazione al proprio interno, perché la parola scritta non offre la
possibilità di indicare con un gesto persone e luoghi, come invece è possibile nella comunicazione
faccia a faccia.
Lo scrivere esige un’iniziativa maggiore: la conversazione procede con il contributo di coloro che vi
partecipano, mentre a chi scrive tocca di percorrere da solo la traiettoria del discorso, da inizio a ne.

TIPI DI TESO

Tipi di testo
Se no a poco più di 10 anni fa era diffusa la convinzione che la scrittura fosse uno strumento in
declino in una società dominata dall’immagine e dalla voce, oggi non saremmo più pronti a
sottoscrivere quella malinconica sentenza di morte: la posta elettronica e gli SMS hanno segnato un
ritorno di massa alla scrittura.
Sono impegnative le occasioni in cui siamo noi, in 1ª persona, a farci produttori di messaggi scritti.
Sono queste le occasioni in cui dobbiamo ricorrere alle abilità speci camente necessarie per la
produzione della lingua scritta. Si richiede il dominio di messaggi più estesi, dotati di coerenza e
fi
fi
fi
fl
fi
fi
coesione interna, caratterizzati dall’intenzione di comunicare qualcosa in maniera adeguata al
contesto: solo i messaggi con queste caratteristiche possono essere de niti testi.
Esistono molti tipi di testo, a seconda degli scopi che il messaggio si propone di raggiungere. Si
possono indicare 5 grandi categorie testuali: testi narrativi (→ raccontare); testi descrittivi (→
descrivere); testi informativi (→ dare informazioni); testi argomentativi (→ sostenere una tesi); testi
regolativi (→ impartire regole). Ciascuna tipologia ha prerogative sue proprie. È, però, sempre
possibile la coesistenza all’interno di un testo di segmenti riconducibili a tipologie diverse.

La lista
All’interno di testi è cosa comune incontrare delle liste ben strutturate, ossia elenchi di tratti
elementari di testo correlati logicamente fra loro ed omogenei anche dal punto di vista linguistico-
sintattico.
Le liste possono essere disposte orizzontalmente o verticalmente.
Le singole voci di una lista possono essere incolonnate semplicemente una sotto l’altra.
Si può anche premettere ad ogni voce un contrassegno gra co oppure numeri marcati: si parla di
liste marcate/numerate. Le liste numerate danno risalto alla successione logica o cronologica. Lo
stesso effetto di progressione ed identi cabilità si può ottenere con i numeri romani o facendo ricorso
alle lettere dell’alfabeto; tuttavia queste due opzioni presentano dei problemi: i numeri romani creano
dif coltà nell’incolonnamento delle voci; la sequenza alfabetica ha il difetto di non essere aperta.
Può essere utile, a volte, far ricorso anche a liste di tipo composto, ossia liste le cui voci
contengono a loro volta liste secondarie.
Le voci di una lista devono essere scelte in modo da contenere informazioni analoghe e
presentare caratteristiche omogenee anche sul piano linguistico.

I testi regolativi
Sono testi che contengono norme, prescrizioni, istruzioni, regole di comportamento o d’uso.
Come destinatari, tendiamo a valutarne la qualità sulla base della chiarezza con cui sono
formulati.
La loro caratteristica più appariscente è il tono imperativo, che a livello testuale si realizza con
l’uso di forme verbali come:
• l’in nito → indicazioni a cui attenersi;

• l’imperativo: 2ª p.s. → formula diretta e vincolante, che sottolinea autorevolezza comandamento //

2ª p.p. → generica pluralità di destinatari, conferisce parvenza di rapporto interpersonale;


• il presente ind. in costruzioni impersonali → scienti cità, indicazioni inappellabili e di assoluta

af dabilità;
• il congiuntivo esortativo → alternativa all’imperativo.

Un caso particolare è costituito dall’uso dell’indicativo futuro: compare solo in associazione con
l’imperativo.

I testi informativi
Sono testi che contengono prevalentemente informazioni, dati, notizie e conoscenze.
Si de niscono testi informativo-espositivi nel caso che forniscano informazioni attraverso
spiegazioni.
Sono caratterizzati dal taglio prevalentemente obiettivo dell’esposizione.
È per sua peculiare caratteristica orientato sul contesto, che tratta in modo referenziale.
Per riconoscere un t.i. correttamente formulato, è possibile estendere all’intera categoria la regola
delle “5 wh-”.

Messaggio per segreteria telefonica. In un breve lasso di tempo, dobbiamo organizzare una scaletta
minima e comprensibile che consenta a chi ascolterà di richiamarci con cognizione di causa. È bene
indicare nome e cognome ed è fondamentale lasciare il nº di telefono, indicando in modo succinto il
motivo della chiamata.
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
Avvisi.

Annunci, inviti. É bene essere semplici, evitando inutili eccessi.

I testi descrittivi
Sono testi che, attraverso le parole, costruiscono l’immagine di qualcosa. Sono regolati da
categorie spaziali e sensoriali. Sono organizzati in maniera da presentare prima l’aspetto
complessivo e poi i suoi “connotati” speci ci: vanno dal generale al particolare.
Presente ed imperfetto sono i tempi verbali caratteristici di qualsiasi testo descrittivo.
La descrizione può essere:
• SOGGETTIVA → coinvolgimento emotivo dell’autore condiziona la scelta dell’aggettivazione;

• OGGETTIVA → condotta in modo distaccato; scopo principale è la riproduzione dell’oggetto così

come appare; sono arricchite da elementi informativi (edi ci, località e momenti).
Un testo descrittivo ben fatto, di regola, fornisce il più ef cace ed economico percorso di
osservazione di un oggetto. Un buon t.d. è il risultato di una selezione, e vi entrano di diritto gli
elementi che permettono la riconoscibilità dell’oggetto descritto.
Se la selezione degli elementi descritti privilegia intenzionalmente alcuni aspetti, il risultato è una
descrizione parziale e tendenziosa. Tipici prodotti di questo atteggiamento sono i messaggi
pubblicitari.

I testi narrativi
É ogni testo, scritto o orale, nel quale un narratore racconta una storia.
Alcune caratteristiche sono:
• presenza di personaggi che dialogano tra loro, che agiscono ed esprimono pensieri;
• organizzazione di azioni, pensieri, dialoghi in sequenze di eventi collegate lungo la parabola che

da una situazione iniziale conduce ad una conclusione delle vicende;


• intento da parte dell’autore di comunicare, di interessare il lettore o l’ascoltatore, di dar vita a un

mondo fantastico.
‘Funzione narrativa’ è data l’azione compiuta da un personaggio che ha il compito di introdurne
un’altra. Inoltre, in ogni narrazione è presente un processo di cambiamento.
Le azioni sono le costanti della narrazione: due personaggi si incontrano e questo provoca delle
conseguenze; la mancanza di un oggetto provoca sempre una ricerca o una conquista; la difesa di un
oggetto genera ostacoli; la trasgressione di un divieto il castigo …
La narrazione non va identi cata totalmente con il romanzo, ma si estende, ad esempio, alla
comunicazione di massa, alla letteratura di consumo, al cinema, alla pittura, alla musica (soprattutto
operistica).
Il testo narrativo si effe si una trama.
La parola testo deriva da TEXTUS ‘tessuto’: si sviluppa un’immagine nota per indicare il gioco di
intreccio con cui le parole che costituiscono un’opera sono viste come i li di un tessuto.
Se proviamo a smontare un t.n., generalmente riusciamo a scoprirne la struttura, l’impalcatura sulla
quale si regge. Non è detto che questa sia sempre prevista in anticipo dall’autore.
La FABULA è l’insieme dei fatti che costruiscono la narrazione secondo l’ordine cronologico che il
lettore quasi sempre può ricostruire solo a posteriori.
L’INTRECCIO è l’insieme degli eventi narrati secondo l’ordine in cui sono presentati nell’opera;
riguarda l’organizzazione dinamica degli elementi del racconto.
Ci sono tempi verbali che sono “narrativi” per eccellenza:
• imperfetto → azione che si svolge con lentezza;

• passato remoto → determina azione, svolta narrativa;

• passato prossimo → situazione/azione durativa nel tempo;

• condizionale passato → futuro nel passato.

Nei testi commentativi prevalgono:


• presente → azione contemporanea e de nita;
fi
fi
fi
fi
fi
fi
• passato prossimo → fatto puntuale, azione avvenuta;
• futuro semplice → certezza, ordine, supposizione.
La disposizione cronologica dei fatti e il loro intreccio tendono ad avvicinarsi no a coincidere nelle
narrazioni semplici. Non è detto però che in ogni narrazione ci sia sempre un sistema semplice e
lineare.
Si può narrare in 1ª persona. Raramente troviamo narrazioni in 2ª persona, e sono generalmente
raf nati esperimenti. Il romanzo classico è in 3ª persona.
Chi narra può accelerare la velocità del racconto, può interrompere la continuità temporale, può
saltare uno o più eventi/momenti. Può rallentare la velocità della narrazione ricorrendo a descrizioni o
digressioni di commento del narratore. Può scegliere uno o più punti di vista. Può scrivere un romanzo
di situazione o può costruire un romanzo di carattere o costume.
Il personaggio è l’elemento fondamentale di ogni storia.

DALLO SCRITTO ALLO SCRITTO

Lettura come identificazione dei blocchi di testo: capitoli, paragrafi, capoversi


Le ragioni per cui si legge sono molte, e collegate alla motivazione del lettore. La lettura mette in
azione complesse operazioni mentali ed attiva aspettative e procedure che sono oggetto di studio da
parte dei psicologi. Prima d cominciare a leggere, il lettore si orienta guardando le informazioni di
contorno al testo, quelle che permettono di capire l’organizzazione e gli argomenti del libro in modo
più analitico di quanto non si riesca a ricavare dal titolo. Per rendersi conto se l’opera è interessante
per i propri scopi, una lettura dell’indice è forse l’operazione più importante.
La lettura può essere sequenziale (→ dalla prima all’ultima pagina); ci può essere una
consultazione di un libro; ci può essere uno scorrimento per dare uno sguardo globale al
contenuto di un libro; si può attraversare un libro per la ricerca mirata di un punto particolare.
Un testo a stampa o videoscritto possiede alcune caratteristiche che aiutano il lettore a identi care
lo svolgimento dell’esposizione. Un testo lungo si divide in capitoli e paragra , che normalmente
possiedono un titolo e sono dotati di un numero progressivo.
Titoli dei capitoli e dei paragra segnalano esplicitamente il contenuto e l’ordine dell’esposizione:
testi unitari, le cui suddivisioni interne contrassegnano l’organizzazione espositiva.
I CAPITOLI sono blocchi di testo all’interno del libro. I PARAGRAFI sono blocchi di testo all’interno dei
capitoli. Entrambi servono a ripartire la materia per blocchi ampi
Un’altra classi cazione è la divisione del testo in blocchi più piccoli dei paragra , che sono i
CAPOVERSI (o a capo). Il RIENTRO serve a confermare l’a capo. Fare punto e andare a capo è un
segnale signi cativo: dentro la trattazione unitaria di un paragrafo, l’argomento compie una svolta.
Quindi, l’esposizione di snoda in unità grandi, medie e piccole.

Lettura come individuazione della gerarchia degli argomenti


Un testo che vuole raggiungere l’ef cacia comunicativa segnala il diverso grado di importanza dei
contenuti in parecchi modi, allo scopo di indicarne la gerarchia:
• uso di caratteri tipogra ci diversi, per mettere in rilievo certe parole. Si usano: grassetto, corsivo

o maiuscoletto;
• uso di corpi tipogra ci di misura diversa. In caratteri più piccoli si scrive un’indicazione di

dettaglio o particolare o collegata tangenzialmente alla linea principale;


• distinzione fra il testo propriamente detto e le note. Le note, distinte da un nº progressivo, sono

stampate in un corpo tipogra co più piccolo, a piè di pagina o in fondo al capitolo o al libro. Nelle
note si espongono punti particolari, discussioni con altri autori, argomenti che hanno a che fare per
qualche motivo con quanto si dice nel testo.

Leggere e capire: connessioni linguistiche tra e nei capoversi


L’organizzazione formale trova una corrispondenza in quella del contenuto. Il discorso si sviluppa
secondo una progressione coerente, avvalendosi delle suddivisioni utili alla migliore esposizione del
contenuto.
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
f
fi
fi
Allo snodarsi dei capoversi corrispondono parole o gruppi di parole che indicano tanto i passaggi
da un capoverso all’altro, quanto i rapporti tra i fatti/concetti all’interno dello stesso capoverso.
Questa è la funzione di preposizioni, congiunzioni, avverbi e parole o gruppi di parole che
esprimono i rapporti interni a un’esposizione: prima e dopo; causa ed effetto; somiglianza e differenza;
bilanciamento tra un’affermazione generale ed una considerazione particolare. La possibilità di
esprimere rapporti e sfumature all’interno di un’esposizione sono af date alle parole si cui si è detto, in
funzione di CONNETTIVO (o connettore o legamento). Alcune delle loro funzioni fondamentali sono:
• congiungere
✦ unendo: e, anche, pure, oltre a ciò…
✦ unendo e negando: né, neanche, neppure, nemmeno…
✦ separando: o, oppure, altrimenti …;
• mettere in relazione: sia … sia, né … né, così … come …;
• contrapporre: ma, però, invece, tuttavia, mente…;
• stabilire rapporti nel tempo
✦ contemporaneità: contemporaneamente, nello stesso momento/istante/tempo, in quel momento,

mentre, nel frattempo;


✦ anteriorità: prima, preliminarmente…;
✦ successione: poi, dopo, successivamente, in seguito…;
• stabilire rapporti nello spazio: davanti, dietro, di lato, anteriormente, posteriormente, sopra, sotto,

all’interno, all’esterno, accanto…;


• stabilire un rapporto di causa-effetto: poiché, dunque, quindi, insomma…;
• segnalare una conclusione: perciò, dunque, quindi, pertanto, insomma, in conclusione…;
• indicare una causa dalla quale non deriva un effetto: benché, anche se, per quanto, tuttavia…;
• mettere in rilievo una conseguenza: così che, tanto che, tanto da…;
• individuare il ne: af nché, perché, con lo scopo di, con/nell’intento di…;
• istituire un confronto
✦ di somiglianza: così … come, analogamente, allo stesso modo, non diversamente…;
✦ di contrasto: al contrario, a differenza di, diversamente…;
✦ di bilanciamento: da una parte … dall’altra, d’altro canto…;
• esprimere la modalità della condizione, possibile o impossibile, probabile o improbabile: se, se

allora, qualora, purché, a patto che, nell’eventualità/ipotesi che…;


• scandire una lista, enumerare: prima di tutto … poi … in ne, anzitutto … inoltre, in primo/…

luogo…;
• riformulare: cioè, vale a dire, in altre parole, ossia, detto diversante…;
• esempli care: per esempio, in particolare, così…;
• aggiungere un’idea, un fatto, un argomento: inoltre, si osservi poi, si noti, in particolare, che, si

aggiunga…;
• sottolineare la trattazione di un argomento: circa, quanto a, per quanto riguarda….

Libro e lettore: la lettura interattiva


Se il testo è importante per gli scopi del lettore, la lettura sarà attenta e interessata; sarà integrale,
e forse anche lenta. Il grado di dif coltà della lettura dipende dal modo in cui il testo è scritto e dalla
preparazione speci ca che esso richiede.
È necessario:
• sapere che cosa ci si può aspettare da un testo e che cosa no. L’inizio di un lavoro, la quarta di

copertina, un riassunto chiariscono generalmente gli scopi del testo;


• sapere con chiarezza che cosa vogliamo dal testo.

La lettura attiva le conoscenze del lettore in almeno due sensi. Un testo si può capire in quanto
presuppone nel lettore delle conoscenze generali, che non hanno bisogno di essere richiamate in
modo esplicito. Il testo attiva nel lettore le conoscenze speci che fornitegli in precedenza; in questo
caso, richiede una lettura sequenziale. Attraverso questi modi, si salda l’informazione nuova.
Il rapporto testo-lettore è di tipo interattivo: il lettore è chiamato a un ruolo attivo, e in certo modo
dialoga con il testo assumendo un atteggiamento critico. Questo atteggiamento critico parte dalla
comprensione: il lettore è un interprete che dialoga con il testo, e alla sua interpretazione si collega il
giudizio di assenso o dissenso.
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
Riformulare per iscritto un testo scritto: parafrasi, appunti, schede e riassunto
La comprensione di un testo è la premessa per alcune operazioni utili per i nostri scopi.
RIFORMULARE signi ca formulare nuovamente esponendo in modo diverso i contenuti di un testo di
partenza; si tratta di un’operazione linguistica e concettuale.
La PARAFRASI è la riscrittura integrale di un testo originale A in un testo derivato B.
Comunemente si fa oggetto di parafrasi un testo scritto che presenti delle di coltà di contenuto. Il
testo B riproduce integralmente il contenuto del testo A ed è altrettanto lungo, o anche più lungo. La
parafrasi è un’attività equivalente alla traduzione. Ha lo scopo di spiegare il testo A. È un tipo
particolare di interpretazione.
Il RIASSUNTO consiste nel trasformare un testo A in un testo B più breve di quello originale.
Gli APPUNTI possono essere in forma meno organizzata se è suf ciente una serie di appunti
schematici; servono semplicemente a risalire al testo A. Gli appunti sono meno sommari quando
servono a sostituire il testo il testo A. Quanto più sono organizzati, tanto più gli appunti si avvicinano
alla forma del riassunto.
Su ogni SCHEDA si trascrive un’unità di informazione.

Che rapporto c'è tra le parole del testo B e quelle del testo A? Se gli appunti hanno una funzione
puramente strumentale, le parole usate nell’appunto possono essere o indifferentemente non essere
del testo A. Se, invece, gli appunti servono a sostituire il testo A, le parole e le espressioni sono
riprese fedelmente dal testo (precedute e seguite dalle virgolette basse).

Il riassunto: criteri per condensare l’informazione


Non si può riassumere un testo A senza averlo capito ed interpretato. È necessario avere chiaro
che cosa il testo A si proponga e quali siano le unità principali del contenuto,
Il riassunto deve contenere le informazioni richieste dalle 5 wh-: chi, che cosa, quando, dove,
perché. Nel testo B gurano personaggi e azione/evento/informazione, luogo, tempo e motivi. Il
riassunto deve contenere l’informazione di base. Nella sua forma pura, il riassunto rispetta il taglio
espositivo del testo A.
In un testo professionale B con uiscono le informazioni di una pluralità di testi: si passa dal
riassunto alla sintesi.
La dif coltà principale del riassunto consiste nell’individuare l’informazione principale del testo A e
nel separarla da informazioni che possono essere taciute.
Non tutti i testi si possono riassumere: gli articoli di legge, i testi regolativi.
Alcuni criteri da seguire:
• tagliare le espressioni del testo A che equivalgono a lungaggini inutili o espedienti linguistici destinati

a gon are l’esposizione; eliminare giri di parole inutili;


• le note e le parti in corpo minore possono essere omesse;
• conservare le unità di informazione messe in rilievo dai corpi tipogra ci come il grassetto;
• attenzione all’indice dei capitoli e dei paragra , che esprime il contenuto principale;
• la successione dei capoversi è un indicatore signi cativo delle unità e sottounità di contenuto.

Un riassunto fedele è la regola quando il testo A è un’opera letteraria.


Il riassunto può essere mirato concentrarsi cioè su un aspetto particolare del testo A.
Vari tipi di testo possono essere preceduti/seguiti da un riassunto, detto autoriassunto.
Una parte del testo originale da riassumere è invariabile, e dunque non può essere riformulata.
È bene riformulare con parole proprie il testo originale, utilizzandone le stesse parole quando la
ricerca di un’espressione diversa porterebbe a risultati insoddisfacenti (utilizzare virgolette basse).

LA PRODUZIONE DEL TESTO:


avviamento alla composizione libera e
alla scrittura con documentazione

Sulla composizione di un testo autonomo


fi
fi
fi
fi
fl
fi
fi
fi
fi
ffi
Nella composizione dei testi il metodo di lavoro prevede 3 fasi:
• IDEAZIONE (o piano o progetto o scaletta). È utile buttar giù in forma di schema i passaggi principali
dell’argomento. Si possono scrivere i vari punti come vengono in mente, disponendo intorno a un
nucleo centrale i diversi aspetti del problema, oppure scrivendoli in forma di lista. Lo scopo
consiste nel formulare un’ipotesi di intelaiatura del testo da scrivere. La scaletta può esser
buttata giù senza troppe preoccupazioni di ordine e forma. La scaletta fornisce uno scheletro utile
alla distribuzione delle unità e sottounità del testo. La scaletta è una guida alla stesura. Il testo
modi ca e migliora la scaletta, ma questa permette di avviarne correttamente la costruzione. La
scaletta è un momento intermedio importante tra la ri essione puramente mentale e la stesura di un
testo compiuto.
I punti salienti di questa 1ª fase sono, quindi: composizione di una scaletta, riorganizzazione delle
informazioni e loro raggruppamento, disposizione gerarchica delle informazioni secondo il criterio
che si ritiene più opportuno;
• STESURA. Conviene cominciare a scrivere senza preoccuparsi troppo dell’inizio: se si comincia a
scrivere dall’inizio è dif cile, è bene entrare direttamente nel cuore dell’argomento. Dopo aver scritto
l’inizio, si aggiungeranno le informazioni contenute nella scaletta e raggruppate secondo l’ordine
dato dopo la composizione della scaletta. Bisognerà - dal momento che le informazioni sono già
state pensate, selezionate e gerarchizzate - stare attenti alla combinazione dei singoli elementi, dei
periodi e del testo nel suo insieme, ricordando che il testo che si sta scrivendo dovrà essere
scandito secondo un inizio, un centro e una conclusione;
• REVISIONE. È necessario correggersi non solo per rimediare a errori linguistici o ortogra ci, ma per
valutare se il testo è scritto bene, se è chiaro, se mira all’essenziale, se il tono è giusto. È
consigliabile far passare un po’ di tempo per riprendere in mano il testo, rileggerlo e correggerlo: un
po’ di intervallo temporale aiuta a guardare il testo in modo più distaccato. L’ideale sarebbe riuscire
leggere il testo come se fosse stato scritto da un altro, e anche mettersi mentalmente nei panni del
destinatario. Per raggiungere questo obbiettivo: in iggere la lettura del testo a un familiare o a un
amico; rileggersi a distanza di tempo; rileggersi ad alta voce.

Premessa alla composizione libera


La lettura è stato ed è il vero serbatoio della scrittura, la risorsa che l’alimenta e l’arricchisce. Il
lettore assimila tante parole ed espressioni (e idee) che entrano a far parte della sua competenza
linguistica e si renderanno disponibili anche molto tempo dopo.
La scrittura, poi, oltre che con la lettura si costruisce con l’esercizio, un’attività legata ai doveri
scolastici, ma che può anche essere praticata anche per libera scelta.

Il testo argomentativo breve


L’argomento e la tesi. Il titolo dovrà contenere un argomento e una tesi e quindi l’autore dovrà
attenersi nella stesura alla tesi indicata argomentando per sostenere ciò che è espresso nella tesi del
titolo. La tesi delimita l’argomento ed induce a guardarlo da un certo punto di vista. Lo svolgimento
dovrà essere coerente all’argomento e unitario.
I testi argomentativi dovranno essere sviluppati secondo un inizio, un centro ed una ne.
Uno SVOLGIMENTO BREVE prevede che l’argomento si sviluppi in 3 sottounità. L’ossatura del
t.a., perciò, prevede: un’introduzione generale collegata all’argomento e alla tesi; 3 sottounità nelle
quali si svilupperanno le argomentazioni; una conclusione contenente una o più frasi che ribadiscono
la linea centrale del testo stesso. Le 3 sottounità devono aderire all’argomento enunciato dal titolo. La
lunghezza approssimativa del t.a.b. si indica in circa 1000 battute.

Il discorso argomentativo e le sue premesse. ARGOMENTARE signi ca proporre dei ragionamenti che
hanno come scopo principale convincere l’interlocutore o gli interlocutori a cui ci si rivolge.
L’argomentazione mette in campo un complesso di ragionamenti collegati tra loro allo scopo di
convalidare o confutare una tesi.
Il proposito principale di un t.a. è quello di persuadere per poter far accettare nuove tesi,
attraverso argomenti più o meno convincenti/forti.
L’argomentazione non è un ragionamento impersonale perché si basa sull’e etto che provoca.
fi
fi
fl
fl
fi
ff
fi
fi
Principali tecniche argomentative. A seconda del tema che dobbiamo trattare dovremo scegliere
degli argomenti adeguati e disporli nel modo più ef cace. Ci sono diverse tecniche argomentative a
seconda dei casi: si potrà far leva su un argomento e scomporlo in tutti i suoi aspetti per poi trarre
una conclusione probante; si può ricorrere all’analogia; ci si può basare su argomenti pragmatici; si
può far leva sul ridicolo; si può far pesare la propria autorità; si può ricorrere alla ritorsione.
Bisogna organizzare gli argomenti, gli esempi, i riferimenti di vario genere, cercando di dar loro
l’ordine espositivo più adatto al caso.
La scala degli argomenti è in crescendo: avvio pacato e descrittivo; indagine di argomentazioni
avverse; argomentazioni e controargomentazioni; esempi pratici e personali; proposte costruttive; tesi
ribadita.

La lingua dell’argomentazione. Nei testi argomentativi chi scrive palesa la sua voce con espressioni
che ne rilevano la presenza: credo di poter sostenere; a mio parere; ritengo giusto; mi pare
opportuno.
Anche il destinatario deve essere presente nel t.a.. Uno degli espedienti più tipici per richiamare
l’attenzione del destinatario e coinvolgerlo nel discorso è ricorrere ad un formulario personalizzato:
certamente vi sarete trovati nella situazione di; forse vi domanderete perché, potreste controbattere
che; vorreste intervenire per.
Ci sono però tt.aa. nei quali si lasciano parlare i fatti e si tende a mantenere un livello di discorso
impersonale.
Nei tt.aa. prevalgono i connettivi, specialmente quelli di tipo logico: perciò; appunto; insomma;
senza dubbio; tuttavia; nondimeno; sebbene….
Il registro linguistico dei tt.aa. è quello accademico.

Il testo argomentativo medio


La discussione dell’argomento e della tesi si sviluppano in modo un po’ più dettagliato.
L’ampiezza del t.a.m. si de nisce come doppia di quella del t.a.b.. Le 3 sottounità diventano 3 unità
che restano fedeli all’argomento e alla tesi.
Un’unità di contenuto offre un’informazione maggiore di una sottounità grazie all’uso di esempi,
brevi racconti ed aneddoti, che sorreggono l’unità stessa e le danno concretezza. La composizione
si arricchisce di una componente narrativa all’interno di un’intelaiatura che resta argumentativa. Le
unità testuale sono strutturate secondo una gerarchia dalla meno alla più importante.

Il flusso dell’informazione: argomento principale all’inizio o nel corso del testo?


Nella scrittura professionale si deve evitare la tecnica dell’informazione ritardata: è bene chiarire
subito l’oggetto e lo scopo del testo.
Si può iniziare in 2 modi:
• semplice enunciazione dell’argomento (e quindi, ampliamento del titolo);
• enunciazione dell’argomento accompagna dalla posizione o tesi sostenuta da chi scrive.
La posizione iniziale o nale dell’informazione condiziona il processo interpretativo.

Dal testo libero al testo con documentazione


Per DOCUMENTAZIONE si intende quell’insieme di notizie di cui possa aver bisogno nella redazione
di un testo professionale.
Le enciclopedie forniscono notizie di base, permettono di controllare ciò che sappiamo o offrono
una prima informazione su un argomento sconosciuto. L’enciclopedia è utile, quindi, per controllare o
apprendere una data o un fatto. Un’opera, invece, fornisce notizie più particolari.
È importante sapersi muovere e sfruttare le fonti della documentazione, e cioè quelle opere che
consentono di risalire all’informazione su un problema.

Fra generale e particolare


Una caratteristica notata consiste nell’alternanza di generale e particolare. La mente ed il
discorso si muovono spontaneamente su 2 piani diversi: il riferimento a circostanze individuali si
fi
fi
fi
alterna a considerazioni riguardanti fatti o ri essioni che interpretano e riempiono di signi cato un
episodio circoscritto.
Si possono individuare 2 movimenti opposti: dal generale al particolare e dal particolare al
generale.
L’argomento è più generale della tesi. Un testo che sviluppa un titolo sarà tanto migliore quanto più
giocherà sull’intreccio fra generale e particolare. Ma si tenga presente che un testo può anche
intrecciare di continuo i 2 piani.
L’argomento di un testo va dichiarato esplicitamente all’inizio; e se il testo è di una certa lunghezza,
ogni capoverso sarà organizzato in modo analogo.
Questa organizzazione concettuale si ri ette sull’esposizione: un testo offre, normalmente,
un’informazione più ampia la 1ª vola che affronta un argomento; quest’ultimo è poi richiamato, in
seguito, in modo più breve.
La citazione di un autore può rafforzare la tesi argomentata dal testo. L’importante è che gli autori
citati siano autorevoli.

OCCHIO ALLA PAROLA

Associazioni discutibili tra parole


I dialetti sono numerosi: dai dialetti af orano spesso verso l’italiano parole ed espressioni che
circolano n una zona più o meno ristretta.
Nella scelta delle parole, però, i problemi più numerosi non vengono tanto dalla pressione
dell’italiano locale, quanto dalla limitatezza del vocabolario individuale, e dalla scelta sbagliata di una
parola.

Metafore e modi di dire


Esistono casi di doppia interpretazione applicabili a frasi che si possono intendere alla lettere o in
senso gurato. Le espressioni gurate possono concentrasi in una sola parola oppure svilupparsi
lungo un testo intero.

Anglomania
Molto frequente è l’uso (e l’abuso) di parole ed espressioni inglesi in ambienti come quelli aziendali.
Quando l’italiano dispone di un termine che corrisponda bene all’inglese, è da scegliersi l’italiano.
La presenza dell’inglese in italiano ha tanti aspetti: un problema più serio dell’ostentazione
provinciale è quello della traduzione della terminologia tecnica importata dai paesi in lingua inglese.

Nota grammaticale sulle parole straniere in italiano


Bar, autobus, computer e tante altre parole, come sport, fanno parte del vocabolario italiano. Non
bisogna applicare la regola del plurale inglese (aggiunta della -s) alle parole inglesi utilizzate in un testo
italiano. In italiano si prende, quando è necessario, una parola di altra lingua, ma non le si applicano le
regole grammaticali della lingua straniera. La regola si applica anche alle parole latine.

SCRIVERE (E PARLARE) PER SOPRAVVIVERE ALL’UNIVERSITÀ

Scrivere e parlare nell’università italiana. Gli appunti


Un sistema ideale di istruzione dovrebbe provvedere alla padronanza dell’oralità e della scrittura.
Con la riforma universitaria del 2010 si è arrivati ad un equilibrio migliore tra oralità e scrittura con
l’introduzione dello scritto almeno in occasioni sporadiche.
La scrittura è usata dagli studenti a scopi personali; gli studenti sono soliti scrivere per prendere
appunti, e gli appunti funzionano solo per chi li ha presi.
Gli appunti trascrivono in forma coincisa o un testo scritto o un’esposizione a voce; dunque,
dallo scritto (il testo originale) allo scritto, o dall’orale allo scritto. Gli appunti sono un’attività
fi
fi
fi
fi
fl
fl
fi
strettamente connessa al riassumere e, dunque, alla capacità di sintetizzare le parti essenziali di
un’esposizione.
La velocità del discorso orale è troppo grande perché tutto ciò che dice un parlante si possa
trascrivere: per riprodurre interamente un discorso orale è necessario servirsi della stenogra a, una
scrittura speciale formata da segni convenzionali.
Gli appunti rientrano nella regola delle cinque wh-: si registrano data, titolo, autore (o autori) del
discorso, contenuto. Scopo degli appunti è riprodurre il discorso nei suoi punti salienti. Quando di
una parte del discorso si cerca di scrivere il più possibile, si ricorre ad alcuni espedienti che
abbreviano i tempi dello scrivere: abbreviazioni, frecce, simboli, colori, …
Mentre la stenogra a è una tecnica che deve essere appresa, l’abilità di prendere appunti si forma
spontaneamente, omettendo articoli e preposizioni, modi cando i tempi verbali e l’uso di ausiliari
essere e avere, oppure impiegando segni matematici, abbreviazioni che possono essere facilmente
sciolti o reintegrati nel testo con una lettura a distanza di poco tempo.
Tra i metodi di studio, uno dei più ef caci consiste nel rielaborare o nel sistemare gli appunti,
ovvero di aggiustare e integrare il contenuto.

L’elaborato conclusivo di un esame


L’argomento dell’elaborato deve essere circoscritto, tale dunque da potersi esporre in un testo
di 10-15 cartelle. La funzione più importante consiste nel rendere lo studente partecipe in maniera
attiva degli strumenti d lavoro di una disciplina: opere di consultazione, studi speci ci, attrezzature.
Nella formazione universitaria si distinguono 2 momenti: l’acquisizione di conoscenze attraverso la
lezione e le eventuali esercitazioni in laboratorio e l’esame, che misura l’apprendimento.
Un lavoro in proprio, che si esprime in un elaborato di ne esame, richiede la corretta trattazione di
un argomento, condotto con l’aiuto di strumenti adeguati.
Ogni atto comunicativo deve tener conto del pubblico al quale si rivolge. L’elaborato non dovrà
disperdersi in indicazioni generiche o in de nizioni di termini tecnici noti agli specialisti.
Queste considerazioni valgono tanto per le indagini sperimentali di laboratorio che per la ricerca
che si conduce in biblioteca o per quelle indagini di mercato o sociologiche o psicologiche o
linguistiche realizzate con interviste sul campo: la selezione del campione, la formulazione del
questionario e le tecniche con cui esso è proposto chiariscono il metodo di lavoro. I risultati delle
interviste offrono i dati, che devono essere raccolti e valutati alla luce della bibliogra a disponibile
sull’argomento. I criteri di lavoro (il metodo), la raccolta dei dati e la loro interpretazione in rapporto a
quella/e presenti in bibliogra a conducono ai risultati della tesina.
La tesina consisterà:
• nella de nizione del problema, raccolta dei dati e criteri per la loro valutazione, strumenti di lavoro
usati;
• nella discussione ed interpretazione dei dati, rapportati alla bibliogra a;
• nelle conclusioni;
• nella bibliogra a. È importante delimitare bibliogra a da tener presente: ci si limiterà di norma alla
bibliogra a più recente, quella che fornisce lo stato attuale delle conoscenze.

La tesi compilativa
Si propone si rendere conto della discussione su un problema. Scopo della tesina è una
presentazione ragionata dei punti di vista su un problema.
Come usare la bibliogra a? Il modo semplice consiste nel riassumere i diversi contributi uno dopo
l’altro, magari disponendoli in ordine cronologico; la tesina si risolverà in un’esposizione sempli cata
dei lavoro originali. Più complicata, ma più produttiva, è una trattazione che isoli gli argomenti discussi
da almeno 2 degli autori ponderati; si tratta, dunque, di classi care per problemi.

Esposizione orale ed i tempi dell’esposizione


1. Prepararsi con serietà, evitare di improvvisare
2. Conoscere preliminarmente il tempo assegnato alla propria relazione
3.Scrivere il testo e provarlo
4. Scandire le parole e non avere fretta
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
In genere, è consigliabile leggere il testo quando si è poco esperti e quando il tempo assegnato è
ridotto.
Un caso a sé, è la presentazione di una personalità di qualche rilievo. Non bisogna prevaricare né
con il tempo né con il registro del discorso. Il pubblico desidera avere solo qualche notizia sul
personaggio invitato. Bisogna essere brevi, dare informazioni puntuali su dati rilevanti della carriera, le
sue caratteristiche principali e così via. È buona regola non superare i 10/15 minuti.
Una relazione scritta per una lettura andrà riscritta nel caso si pensi di pubblicarla a stampa.
Va tenuto ben presente il pubblico e la conoscenza che esso ha del problema. Per contenuto,
taglio e lingua il discorso deve adattarsi al pubblico, non ripetere ciò che i presenti già sanno e, nello
stesso tempo, fornire delle novità comprensibili.
Quanto al testo scritto che fa da guida all’esposizione orale, un suggerimento è quello di discorò in
blocchi distinti, che permettono un più semplice orientamento, nel caso che si stacchi spesso lo
sguardo dal foglio e lo si rivolga al destinatario. La segnalazione in blocchi segnala passaggi logici che
allargano progressivamente il campo dell’argomento.

La tesi di laurea
La scelta del docente e dell’argomento; il piano di lavoro. La tesi consiste in un testo he va da poche
decine a parecchie centinaia di pagine. La tesi triennale ha dimensioni piuttosto ridotte, mentre più
ampia è la tesi da presentare per conseguire la laurea specialistica. Come è variabile la quantità, lo è
anche la qualità: l’elaborato può essere complilativo, e risolversi in una rassegna più ampia
dell’elaborato d’esame; può essere di ricerca o sperimentale, e condurre a risultati nuovi. I modi
d’organizzazione del discorso sono i più diversi, e dipendono dalle consuetudini della disciplina, dalle
inclinazioni del docente che l’assegna e naturalmente dallo studente che ne è autore.
La varietà nel livello qualitativo e quantitativo della tesi è massima; non meno svariati sono i criteri di
assegnazione dei punteggi.
Una buona preparazione di base, curiosità e motivazione sono i requisiti che garantiscono a un
laureando che la sua tesi rappresenti un’occasione formativa utile dal punto di vista culturale e
professionale.
Il lavoro dell’elaborato richiede la convergenza di due volontà, quella del laureando e quella del
docente, che concordano nell’individuare un argomento.

La documentazione. Concordato l’argomento del lavoro, generalmente il relatore fornisce al


laureando almeno alcune indicazioni d’avvio. Innanzitutto, è necessario raccogliere la documentazione
sull’argomento. La documentazione è indispensabile. Per documentazione di intende la bibliogra a
e la letteratura sull’argomento. Nelle discipline umanistiche si distingue la letteratura primaria dalla
letteratura secondaria.
Le esigenze della tesi conducono il laureando a utilizzare le biblioteche.
È necessario conoscere le opere che raccolgono la documentazione sull’argomento. Si dispone di
repertori bibliogra ci che riuniscono e aggiornano periodicamente l’informazione su un argomento.
È bene conoscere i principi di base che regolano il funzionamento delle biblioteche. Le biblioteche
normalmente hanno un catalogo a schede per autore. È anche bene conoscere l’organizzazione
concreta della/e biblioteca/he in cui si lavora: ogni biblioteca forma un mondo a sé con caratteristiche
proprie. Particolarmente utile è la sezione della biblioteca dedicata alla consultazione; l’accesso diretto
alla consultazione consente di muoversi liberalmente, senza dover consegnare la richiesta al banco
della distribuzione. Le biblioteche meglio organizzate hanno, oltre al catalogo per autore, anche un
catalogo per soggetti.
Le bibliogra e e gli altri strumenti di lavoro raccolgono tutta (o quasi) l’informazione esistente su un
argomento.
L’infomatizzazione è penetrata per no nella struttura ancora ottocentesca delle biblioteche italiane.
I programmi usati per catalogare una biblioteca si fondano su una base di dati e sono azionati con
alcune operazioni molto semplici. Tramite il collegamento del computer alle banche di dati di tutto il
mondo, è possibile accedere all’informazione globale. Un altro strumento di lavoro che si af anca al
libro è offerto dai CD-ROM: il vantaggio non è solo di disporre di tanti testi in un piccolo dico, ma nel
fatto che tutti i testi possono essere interrogati per ottenere in pochi secondi informazioni. Molte
fi
fi
fi
fi
fi
biblioteche stanno informatizzando i loro testi rendendoli accessibili e stampabili in tempo reale a
chiunque.

La schedatura. L’informazione s’individua spesso attraverso un processo graduale: il lavoro di


ricerca comporta sempre un ciclo di controlli e ritorni indietro. D’altro lato, più si procede nella ricerca
più si moltiplicano le indicazioni per ulteriori letture. Il lavoro si svolge a più livelli: l’analisi delle fonti
primarie o l’esperimento di laboratorio procedono in parallelo con lo studio della letteratura
secondaria. L’informazione, in ne, deve essere vagliata e anche selezionata.
Bisogna scrivere, prendere appunti, riassumere, ssare alcune idee o ipotesi personali, cercare
veri che e correzioni, integrare la documentazione. È necessario usare razionalmente le schede;
questo fa sì che il lavoro sia più ef ciente. Qualunque supporto scrittorio è migliore del quaderno a
fogli ssi. L’utilità dei fogli mobili sta nel fatto che possono essere rimescolati in rapporto alle
necessità.
Esistono anche le SCHEDE, fate di cartoncino e con formato B6. Le schede si utilizzano per funzioni
diverse:
• la scheda bibliogra ca. Ogni voce bibliogra ca, cioè ogni titolo da cercare in biblioteca, si trascrive
su una scheda a sé stante: un titolo per una scheda e una scheda per un titolo. I contenuti della s.b.
sono i dati bibliogra ci esatti, completati dalla segnatura dell’opera in biblioteca;
• la scheda riassuntiva di una “voce” bibliogra ca. Estrae da ogni libro o articolo gli elementi
informativi che interessano la ricerca. Essa va compilata secondo la tecnica del riassunto; in
alternativa al riassunto, è possibile scegliere la citazione, avendo cura di mettere tra virgolette le
parole dell’autore, e fuori virgolette i raccordi ed i passaggi da una citazione all’altra. Nella citazione
non è suf ciente stare attenti alle virgolette; è necessario che ciò che è racchiuso tra virgolette sia
esatto al 100%, compresi i segni di punteggiatura, le maiuscole e le minuscole. Le schede
conterranno, insieme con la resa fedele del pensiero della fonte, anche i giudizi: da un lavoro si può
dissentire in modo ragionato oppure si possono ricavare conseguenze e applicazioni che l’autore
non ha visto;
• la scheda per argomenti argomenti o problemi. Una volta individuate le piste che si intendono
seguire e si avrà un’ipotesi di distribuzione della materia in capitoli (e paragra ), invece di riassumere
prima l’articolo di X e poi quello di Y e così via, si intesterà una scheda ad un argomento per
raccogliervi ciò che la letteratura secondaria ha documentato o discusso su di esso. Da un lavoro di
lettura attiva e critica, si può mettere a confronto ed a contrasto le posizioni che emergono dalla
letteratura secondaria e far interagire letteratura secondaria con ricerca primaria.

L’argomento, i destinatari, la gestione dell’informazione. L’interesse per un argomento della ricerca si


forma lentamente, a mano a mano che si individua il margine di intervento personale in campi sui quali
è stato detto tutto ciò che era possibile dire.
A partire dall’argomento si sviluppa l’organizzazione della ricerca. Se l’argomento è troppo
generale, la tesi cadrà nel generico.
Un suggerimento è esplicitare n dall’inizio l’argomento del lavoro, spiegando il problema, ma
anche gli strumenti concettuali, bibliogra ci e sperimentali impeti per risolverlo o per proporre
un’ipotesi di soluzione.
inizialmente è consigliabile abbozzare un’introduzione che varrà da piano dell’opera e da indice, e
segnerà un via. L’introduzione de nitiva andrà scritta a lavoro nito, e servirà anche ad attirare
l’attenzione dei lettori. L’introduzione provvisoria si collega ad una prima lista, abbozzata, dei capitoli.
Anche la conclusione di scrive alla ne, e non dovrebbe solo ripetere in maniera riassuntiva ciò che
si è scritto in precedenza, ma ribadire i risultati del lavoro.
La tesi di laurea mira a un linguaggio tecnico.
Il pubblico dei lettori dell’elaborato di esame e delle tesi si può de nire con precisione: si limita a
due persone, altrettanti docenti universitari, il relatore ed il correlatore, il controrelatore. Questo
pubblico è ristretto ma quali cato. A questo pubblico reale si deve aggiungere il pubblico
potenziale dei colleghi del/lla professor/ressa o di altri giovani laureandi o laureai.
Una tesi di laurea deve individuare con chiarezza il rapporto tra l’informazione preesistente su un
argomento e nota al lettore esperto al quale si rivolge, e l’apporto nuovo dovuto alle ricerche
dell’autore.
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
Una buona prosa professionale richiede attenzione e sensibilità particolari, perché è esposta ai
rischi della piattezza: le azioni sono poche, i verbi sono privi di contenuto dinamico, intenso è l’uso dei
sostantivi astratti. Occorre evitare, da un lato, la caduta nel linguaggio burocratico, dall’altro lo stile
brillante di tipo giornalistico.
Occorre puntare su una presentazione chiara, precisa, incisiva dei problemi, sulla buona gestione
dei dati, sull’esposizione ef cace delle argomentazioni.
Gli argomenti si possono ordinare secondo un criterio cronologico o spaziale; ma più spesso la
loro rilevanza sarà concettuale. Si abbia l’avvertenza di esporli in ordine crescente d’importanza,
gerarchizzandoli concettualmente e riservando alla ne i più importanti.
Essenziale è l’arte di presentare i dati: si discute con le parole, ma c’è tutto da guadagnare quando
si espongono i dati in tabelle numeriche o in gra ci. Simili illustrazioni af ancano ed integrano la
discussione fatta a parole.
Quanto allo stile espositivo, si eviti una presenza dell’io.

La citazione. In un elaborato, come in qualunque altro testo professionale, è essenziale che chi
scrive resti distinguibile dall’argomento o dalle persone intorno a ci scrive.
La citazione ha, oltre a quella morale, una ragione tecnica: quella di permettere al lettore di risalire
al testo citato, per controllarlo, per saperne di più, per rifare per proprio conto il cammino dell’autore.
La citazione permette di veri care le basi del discorso.
Il pensiero altrui può essere riportato in diversi modi, grazie ai procedimenti della parafrasi, del
riassunto e della citazione.
La citazione può essere fatta in corpo, cioè all’interno del testo, o fuori corpo. Il secondo
sistema, che si usa quando la citazione è di lunghezza oltre le 2 righe e si vuole conferire un certo
spicco, stacca anche visivamente il discorso dell’autore della tesi da quello dell’autore citato:
quest’ultimo è riportato con una riga di bianco prima e sopo la citazione; e la citazione sarà scritta o
con una rientranza, o in corpo minore o con un’interlinea minore.
La citazione, nel rispetto della fedeltà alla lettera e al pensiero, va tagliata in modo da armonizzare
al testo che la accoglie. Quindi, se sarà necessario effettuare un cambio di persona ad un verbo,
questo andrà posto in corsivo. È bene che il giudizio, o la discussione argomentata, segua
l’esposizione della tesi (e che si eviti la denigrazione personale di un autore).
Formule tipiche del lessico argomentativo sono: avanzare un’ipotesi (propria); sollevare un dubbio o
muovere un’obiezione a una tesi altrui o propria, per formularne o enunciarne una migliore o più
fondata (con le argomentazioni razionali e fattuali del caso); nella discussione della letteratura
secondaria si sollevano o si pongono problemi (e speriamo che almeno di alcuni si offra o si avanzi o
prospetti la soluzione, o almeno una soluzione possibile o plausibile). Nulla vieta di obiettare alla
posizione o alla tesi di critici anche autorevoli.
Per prendere posizione si utilizzeranno diversi modi di esprimere l’io, quelli che meglio si prestano
alla comunicazione scienti ca: a mio giudizio; a mio avviso; ad avviso di chi scrive o secondo
l’opinione di chi scrive.
Chi scrive vuole spesso marcare una singola parola o un’espressione. Sono da evitare il più
possibile le enfatizzazioni segnalate dalle virgolette e ogni modo sono da bandire le allusività alle quali
si ricorre terminando un periodo con tre puntini sospensivi. Anche il punto esclamativo dovrebbe
essere esiliato dalla scrittura professionale; i punti interrogativi non dovranno essere troppi. La
sottolineature della parola (tramite il corsivo) dovrebbe essere impiegata: nella citazione dei titoli di
un’opera letteraria o musicale o cinematogra ca; nella citazione di una parola in quanto tale; nella
citazione di parole in lingua diversa dall’italiana (a meno che la parola non faccia parte stabilmente del
vocabolario italiano); nelle citazioni di altri autori, per mettere in rilievo una parola o una frase (in tal
caso, alla ne della citazione si scrive, tra quadre: “corsivo mio” o “corsivi miei”).
Le virgolate semplici o apici [‘ ‘] si riservano alla spiegazione dei signi cati, quasi una de nizione di
vocabolario.

La distribuzione dell’informazione tra testo e note. Nello stile accademico si usa un doppio piano di
discorso, quello del testo propriamente detto e quello delle note.
Le note possono essere di 3 tipi:
• nota di pura documentazione bibliogra ca; lo studioso, anche se citato nel testo, si ripete in
nota nella forma indicata (nome puntato e cognome);
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
• note che includono altre informazioni;
• note che danno in traduzione italiana una citazione riportata in lingua originale nel testo, o
viceversa che riportano in lingua originale una citazione riportata in italiano nel testo.
Nelle note, l’autore dichiara il proprio rapporto con le fonti d’informazione, cosa essenziale per
capire l’apporto nuovo del suo lavoro, e per consentire al lettore di risalire alle fonti stesse. I lavori altrui
e la documentazione vanno citati solo quando i contenuti siano estranei alle conoscenze comuni.

La revisione. Un testo ampio e complesso come una tesi di laurea richiede una revisione attenta, e
anzi una pluralità di revisioni.
La revisione è necessaria quando i capitoli si accumulano: perché occorre non solo veri care i
capitoli uno per uno, ma anche controllare se il tutto regge.
Per revisione si intendono 2 operazioni diverse, entrambe importanti:
• un controllo di super cie, dedicato alla forma dell’espressione, alle note, all’eliminazione di errori
linguistici o di battitura, all’impostazione gra ca del lavoro;
• un controllo in profondità, esercitato sulla qualità concettuale e la distribuzione all’interno di ciascun
capitolo, con attenzione al ruolo di ogni capitolo nell’economia complessiva del testo. Questo lavoro
dovrebbe condurre al risultato di migliorare, chiarire, correggere inesattezze o errori, completare, ma
anche eliminare contraddizioni, ripetizioni di contenuto distanza e discorsi fuori tema. Questo è
anche il momento buono per dotare il testo di rinvii interni da una parte all’altra.
Queste considerazioni vanno rapportate con le modalità di scrittura. Si raccomanda la tesi. È utile
ricordare alcune regole semiserie dettate nel ’46 dallo scrittore G.Orwell:
• non usare mai una metafora, una similitudine o un’altra gura retorica;
• non usare mai una parola lingua dove va bene una parola più corta;
• non usare la forma passiva quando è possibile usare quella attiva;
• non usare mai una parola straniera, un termine scienti co o gergale se si può pensare ad un
equivalente nella lingua d’ogni giorno.

Impostazione gra ca ed accessori. Il problema della presentazione gra ca del testo e della sua
stampa sarà bene porselo solo alla ne. Si consiglia:
• di accettare le impostazioni prede nite del programma, che sistemano la pagina in modo più
accettabile;
• di riservare un le a ogni capitolo o paragrafo del lavoro;
• di usare la numerazione automatica delle note: le note vano numerate progressivamente capitolo
per capitolo;
• di sprecare molta carta.
Quanto alla sistemazione gra ca nale, pochi suggerimenti: la lunghezza dell’elaborato nale è una
variabile individuale, ma dipende anche dalle consuetudini disciplinari. Non bisogna ricorrere
all’espediente di gon are il volume del lavoro lasciando margini bianchi troppo estesi ed usando
un’interlinea molto larga. Va anche evitata l’interlinea 1; consigliabili sono 1,5 e 2.
Le parti indispensabili del testo sono:
• il frontespizio della tesi;
• l’indice, che riporta i titoli dei capitoli e dei paragra , con le pagine d’inizio dei soli capitoli. L’indice
può anche andare alla ne;
• il testo. Prima del cap. iniziale, può esserci una Premessa (o Introduzione). Dopo l’ultimo cap., può
esserci la/e Conclusione/i;
• la bibliogra a.
Le parti accessorie sono:
• i ringraziamenti. Si scrivono al termine dell’introduzione o in una pagina che preceda l’introduzione;
• i titoletti correnti. Si dispongono sulla parte superiore delle pagine pari e dispari e possono riportare
il titolo del capitolo, quello de paragrafo;
• uno o più indici analitici. In una tesi non dovrebbe mancare l’indice dei nomi propri o un doppio
indice dei nomi propri;
• il riassunto della tesi.
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi
fi

Potrebbero piacerti anche