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ssa Gualniera 15/12/20

Ferite d’arma da fuoco e traumi stradali


Nelle ferite d’arma da fuoco a proiettile singolo il foro d’entrata è caratterizzato da margini
regolari, finemente sfrangiati e contusi e caratterizzato dalla presenza del cosiddetto orletto
abraso-escoriato dovuto all’effetto dell’introflessione a dito di guanto determinata dal
proiettile quando lo stesso impatta la superficie corporea. Se il proiettile avrà un impatto
perpendicolare rispetto alla superficie corporea, nel momento in cui la cute rientra su se
stessa, l’orletto che si va a realizzare per questa azione di attrito sarà concentrico rispetto al
foro. Nel momento in cui invece la direzione del proiettile è obliqua rispetto alla superficie
corporea l’orletto abraso-contuso sarà più esteso dal lato di provenienza del proiettile dando
così la possibilità di fare diagnosi sulla direzione dello sparo (in tal caso l’orletto sarà
eccentrico rispetto al foro d’entrata). Abbiamo anche la possibilità di riscontrare sulla cute un
orletto di detersione dovuto al fatto che il proiettile si porta con se le sostanze
untuose/nerastre presenti all’interno della canna, orletto che mancherà nel caso in cui ci fosse
una buona pulizia della canna oppure quando il proiettile attraversa degli indumenti prima di
impattare la superficie corporea.
Riguardo le caratteristiche del foro d’entrata in funzione della distanza da cui viene esploso
il colpo distinguiamo: sparo a contatto, che avviene con il mirino direttamente a contatto sulla
superficie cutanea, presenta un foro di forma stellata e una superficie cutanea circostante
caratterizzata da una contusione emorragica con la cosiddetta impronta a stampo del piano di
volata (essendo uno sparo a contatto l’effetto delle polveri non sarà riscontrabile nella
superficie cutanea ma nel contesto del tramite). Nello sparo a distanza ravvicinata, che
avviene con una distanza non superiore a 50 cm, sul bersaglio andremo a riscontrare gli
effetti secondari delle polveri da sparo rappresentati dall’ustione, dall’affumicatura e dal
tatuaggio, apprezzabili contemporaneamente o singolarmente in funzione della distanza da
cui viene esploso il colpo (sempre compreso nei 50 cm). L’ustione è determinata dall’effetto
diretto della fiamma che fuoriesce dalla bocca dell’arma che sarà apprezzabile per una
distanza non superiore a 5-10 cm, oltre questo limite fino a 20 cm troveremo l’effetto del
fumo (affumicatura) per deposito cutaneo delle particelle carboniose, tra i 20 e 50 cm invece
sarà apprezzabile il tatuaggio, rappresentato da microemorragie cutanee legate alle particelle
di polvere da sparo incombuste con un colore solitamente rosso scuro. Esiste anche il
“tatuaggio spurio” legato a particelle rappresentate da altri materiali (vetro, legno, ecc..) che
vengono attraversati dal proiettile prima che lo stesso raggiunga il bersaglio. Al foro d’entrata
fa seguito il tramite che può avere un termine a nicchia terminale oppure essere
caratterizzato dal lato opposto dalla presenza del foro d’uscita (tramite trapassante). Si
possono anche riscontrare dei tramiti multipli nonostante il foro d’entrata sia singolo, dovuti
alla frammentazione del proiettile nell’urto con le superfici ossee che andranno incontro a
frattura per l’impatto con il proiettile stesso. Solitamente il tramite trapassante ha un decorso
rettilineo ma se il proiettile è dotato di scarsa energia può subire delle deviazioni assumendo
addirittura un andamento circumgirante, come potrebbe succedere nell’attraversamento della
superficie anteriore del torace a livello di un arco costale con fuoriuscita dal dorso senza che
lo stesso in maniera trapassante abbia interessato la cavità toracica. Il tramite è caratterizzato
da infiltrazione emorragica dei tessuti e visceri che lo stesso attraversa, solitamente ha una
forma di cono con apice verso l’ingresso ma questa caratteristica è affidabile soltanto nel
coinvolgimento della superficie del cranio.
Nell’ambito di queste lesioni da sparo il medico al momento dell’osservazione deve
descrivere accuratamente le caratteristiche delle stesse per consentire poi al medico legale
incaricato di essere in grado di dare delle risposte nel momento in cui sarà chiamato a
rispondere ai quesiti posti dal giudice.
Il foro d’uscita rispetto al foro d’entrata presenta dei margini più ampi, estroflessi, forma
ovale, a fessura (in cui il foro addirittura simula una ferita da punta), stellato oppure anche
rotondo. Dai margini può fuoriuscire del tessuto adiposo o fibroso trascinato all’esterno
dall’azione del proiettile. Molto indicativo ai fini della diagnosi è la mancanza dell’orletto
abraso-contuso, dell’affumicatura e di tutti gli altri effetti secondari della polvere da sparo
che invece riscontriamo sul foro d’entrata. Un’eccezione in cui è possibile riscontrare un
orletto abraso-contuso sul foro d’uscita, che quindi può creare problemi di diagnosi
differenziale con il foro d’entrata, è quella che si verifica quando il proiettile dopo aver
percorso il tramite non riesce a superare la cute per l’eventuale resistenza offerta da un mezzo
rigido sul quale la cute poggia (es: soggetto poggiato ad un muro con la schiena). In alcuni
casi possiamo avere più fori d’uscita in presenza di un solo foro d’entrata, come quando si
determina la formazione di proiettili secondari intracorporei per frammentazione del proiettile
iniziale.
Nel caso di lesioni da sparo prodotte da armi a carica multipla quali ad esempio un fucile da
caccia troveremo più fori d’entrata prodotte dai pallini contenuti nella cartuccia, salvo i casi
in cui il colpo sia stato esploso a contatto o a distanza particolarmente ravvicinata. Nello
sparo a contatto i pallini raggiungono il bersaglio come un complesso unico a palla
determinando un foro d’entrata unico a margini festonati, il tramite invece sarà multiplo per
via della dispersione dei pallini. I fori d’uscita saranno variabili in funzione del numero di
proiettili che fuoriescono dal tramite. Per quanto riguarda gli effetti sulla superficie corporea,
a distanza inferiore di un metro è possibile riscontrare l’ustione, a distanza inferiore di un
metro e mezzo sarà possibile apprezzare l’affumicatura, a distanza inferiore di 2 metri si
potrebbe riscontrare la presenza del tatuaggio, a distanze superiori a 2 metri possiamo
riscontrare la cosiddetta lesività da borraggio per l’impatto del contenitore di plastica che
contiene i pallini (borra) sulla superficie corporea ( in questo caso avremo 1 foro d’entrata
con tante ferite puntiformi), infine se la distanza di sparo è superiore a 3-4 metri la massa dei
pallini distanziati tra loro, definita rosata, determinerà sulla cute ferite multiple puntiformi,
cioè singoli fori d’entrata ciascuno dei quali circondati da un orletto abraso-contuso. Se la
morfologia della ferita da rosata è circolare il colpo sarà stato esploso perpendicolarmente
alla superficie cutanea, se invece la disposizione è eccentrica il colpo sarà stato esploso in
maniera obliqua. Nello sparo a contatto troveremo l’impronta del piano di volata lasciata
dalla parte terminale della canna. I tramiti raramente sono rettilinei in quanto i pallini
vengono facilmente deviati dai tessuti intracorporei. Raramente troviamo fori d’uscita se non
in caso di pallettoni (pallini particolarmente grossi).
Nella descrizione delle lesioni che siamo chiamati a svolgere su certificati e cartelle cliniche
viene considerata la posizione anatomica del soggetto senza considerare particolari
atteggiamenti del capo e degli arti (estesi lungo il tronco con palmi delle mani rivolte in
avanti). Per capire la natura del ferimento ( omicidio, suicidio o evento accidentale) si deve
tener conto: del numero e delle caratteristiche delle lesioni, con particolare riferimento a sede,
direzione e distanza dello sparo; di eventuali tracce biologiche riscontrabili sul ferito; dei
segni di colluttazione e dei dati circostanziali (utili nel caso di suicidio) come lesioni da
svenamento, numero dei colpi, denudamento area colpita, presenza di schizzi di sangue sulla
vittima o sull’arma e la presenza di polvere da sparo sulla mano della vittima. Nel caso di
presunto suicidio i colpi vengono esplosi a contatto, sulla tempia, nella regione precordiale
denudata, nel cavo orale; le ferite sono solitamente singole tranne casi eccezionali di
fallimento del primo sparo; si riscontrano ferite di piccole dimensioni tra 1° e 2° dito della
mano legate all’azione dell’arma. Nel caso di presunto omicidio le lesioni saranno numerose,
prodotte dall’utilizzo di 2 armi differenti (nel caso di 2 soggetti coinvolti nell’omicidio),
distanza di sparo non compatibile con l’ipotesi di suicidio. Nell’ipotesi accidentale si tratta di
eventi che si verificano in corso di battute di caccia o nelle attività di manutenzione e pulizia
delle armi.
Nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un soggetto con queste lesioni bisogna segnalare
all’autorità giudiziaria trattandosi di lesioni personali perseguibili d’ufficio in quanto
commesse con l’uso di armi, quindi obbligo di referto per l’esercente un servizio di pubblica
necessità, obbligo di denuncia/rapporto per il pubblico ufficiale e per l’incaricato di pubblico
servizio.
Incidenti Stradali
La traumatologia stradale si occupa delle modalità con cui si realizza il sinistro, e ovviamente gli
effetti che vengono riportati dai pedoni (considerando un incidente tipico veicolo-pedone), e quindi
dei meccanismi locali di tipo contusivo, discontinuo, di tipo dislocativo ed eventualmente
necrotizzanti.
La traumatologia stradale non si occupa solo degli incidenti tipici ovvero quelli dove sono coinvolti
vetture e pedoni, ma prende in considerazione anche gli incidenti in cui sono coinvolte più vetture,
oppure anche gli incidenti aviari e navali.
Nell'incidente tipico, ovviamente teniamo conto anche delle eventuali lesioni che possono interessare
i conducenti e gli eventuali passeggeri.
Le indagini medico-legali in questo contesto non si limitano solamente allo studio delle lesività
traumatiche delle vittime per accertare le cause di morte, ma anche allo studio della dinamica
dell’evento, la quale assume un ruolo importante per definire alcuni eventi come l’omicidio stradale, o
ancora per definire eventuali stati di ebbrezza o intossicazione da parte di sostanze stupefacenti del
conducente e, in generale, delle persone coinvolte nel sinistro, e questo può condurre a dei risvolti
penalistici o civilistici per quanto concerne il risarcimento del danno. Possiamo inoltre ricavare delle
informazioni che consentono di risalire all’investitore, soprattutto nei casi in cui il conducente si sia
dato alla fuga e mediante l’analisi dell’impronta stampo del battistrada, o i frammenti della vernice
del veicolo, possiamo risalire al mezzo che ha determinato l’incidente.
La lesività varia in funzione del mezzo investitore, saranno diverse le lesioni tra un’autovettura e
l’altra, oppure da un fuoristrada, o ancora da un furgone, o da un camion.
Solitamente nell’incidente tipico di pedone-autovettura si conoscono cinque fasi, ognuna delle quali
caratterizzata da un certo tipo di lesione, che a volte ci permette di ricostruire la dinamica:
1. Fase dell’urto;
2. Fase dell’abbattimento al suolo o proiezione;
3. Fase della propulsione o dell’accostamento;
4. Fase dell’arrotamento o sormontamento;
5. Fase del trascinamento.
Fase d’urto:
È quella fase in cui l’autovettura urta il pedone, in cui prevalgono delle lesioni contusive, che sono il
risultato delle forze meccaniche che individueremo nell’area di contatto tra il veicolo e il corpo.
Sarà possibile riscontrare ad esempio delle ecchimosi a stampo, le quali possono ricalcare la
morfologia del paraurti, del fanalino, lo stemma dell’auto, o la mascherina; queste lesioni possono
essere utili nel processo di riconoscimento del mezzo investitore.
Potremmo avere anche lesioni discontinuative, come fratture degli arti, soprattutto fratture degli arti
inferiori. La distanza delle lesioni, rispetto al piano d’appoggio dell’investito, può essere utile per
trarre informazioni sulla dinamica dell’incidente, in particolare ci può indicare se il veicolo era in
frenata. Infatti, in questi casi, per abbassamento dell’avantreno avremo anche un abbassamento del
paraurti e così avremo delle lesioni in zone più basse dell’arto inferiore. Ovviamente bisognerà anche
considerare l’altezza del pedone e l’altezza dell’autovettura (se avessimo un furgone le parti
interessate dall’urto saranno sicuramente più alte, ad esempio lesioni a livello delle cosce o del
bacino).
Nel momento in cui il pedone investito viene proiettato lateralmente non si susseguiranno le ulteriori
fasi. Al momento dell’urto può anche succedere che il pedone può essere imbarcato nell’autovettura,
con successiva proiezione al suolo in sede posteriore. In quest’ultimo caso le lesioni che si realizzano,
interessano prevalentemente il capo, il torace e il bacino. Il capo verrà interessato perché il pedone
caricato sul cofano, va a urtare contro il parabrezza, potendone determinare lo sfondamento. Possono
mancare le altre fasi, perché dopo il caricamento, il pedone viene sbalzato lateralmente o
posteriormente rispetto all’autovettura.
Fase di abbattimento o proiezione:
In questa fase il corpo viene proiettato in avanti abbattendosi al suolo. Quindi alle lesioni che si
generano durante la fase dell’urto, si aggiungono lesioni che sono legate all’impatto del corpo con il
suolo.
Le lesioni che potremo riscontrare saranno delle ferite, fratture (anche craniche), lesioni al tronco e
agli arti superiori. In questa fase si possono sviluppare delle abrasioni, delle escoriazioni, o ancora
delle ferite lacero-contuse legate allo strisciamento contro il suolo. Spesso nelle ferite lacero-contuse e
nelle escoriazioni si realizzano le infiltrazioni da parte di particelle provenienti dal manto stradale, che
assumono delle caratteristiche simili al tatuaggio.
Fase della propulsione o dell’accostamento:
Si realizza quando il pedone, proiettato al suolo, si trova ancora sulla traiettoria del veicolo, in
particolar modo con le porzioni inferiori dell’autovettura con le quali verrà a contatto.
In questa fase abbiamo delle lesioni tipiche, come ecchimosi, escoriazioni e ferite lacere che si
determinano a livello delle strutture corporee che sono a contatto con le parti dell’autovettura.
Potremmo riscontrare sugli indumenti e sulle regioni cutanee delle untuosità derivanti dalle parti
meccaniche del veicolo.
Le escoriazioni che si realizzano in questa fase, sono delle lesioni che avvengono immediatamente
prima della fase dell’arrotamento.
Fase dell’arrotamento o sormontamento:
Fase in cui il pedone viene sovrastato dall’autovettura.
In questa fase abbiamo l’azione lesiva esercitata dal battistrada, sugli indumenti e soprattutto sulla
cute che esercitano delle lacerazioni e degli scollamenti cutanei. A queste lesioni si aggiungeranno le
lesioni ad organi interni, che saranno lesioni da schiacciamento soprattutto agli organi parenchimatosi,
quindi fegato e reni; ma possiamo avere anche lesioni ad organi cavi che si trovano in stato di
pienezza, come lo stomaco, l’utero gravidico, o la vescica.
Sempre in questa fase possono realizzarsi fratture da schiacciamento, come quelle del torace, dei
segmenti vertebrali, e del bacino.
Per quanto riguarda la cute, a volte è possibile rinvenire la traccia del battistrada del mezzo
investitore, che saranno impronte a stampo negativo, perché il vuoto del battistrada viene riprodotto in
forma di ecchimosi ex-vacuo sulla cute.
Fase del trascinamento:
È una fase che può conseguire all’arrotamento, che si realizza qualora parti del corpo o degli
indumenti s’impigliano nelle parti meccaniche del mezzo e che favoriscono il trascinamento del
soggetto.
In questa fase si vengono a formare delle vaste aree escoriate, in alcuni casi fino al raggiungimento
dei piani ossei sottostanti; eventualmente in queste aree escoriate possiamo individuare il verso di
propulsione.

Trattandosi di traumatismi multipli e complessi è spesso difficile riuscire a distinguere le lesioni


prodotte nelle singole fasi dell’investimento. A volte, è anche molto difficile riuscire a definire la
vitalità delle lesioni, ed esempio nei casi di incidenti in cui un soggetto viene investito più volte e sarà
difficile stabilire le lesioni quando si sono formate e soprattutto quando è sopraggiunta la morte, se
per il primo mezzo o per il secondo, questo ha dei risvolti ovviamente di natura legale, nel momento
in cui dobbiamo accusare un soggetto di omicidio colposo.
Per quanto riguarda invece le lesioni a cui possono andare incontro gli occupanti dell’autovettura , è
chiaro che molte di esse sono condizionate dall’impiego di dispositivi di sicurezza (cinture di
sicurezza, air bag, ecc.) e anche dal loro corretto utilizzo o meno. Ma a queste cose si aggiungono altri
fattori, come l’altezza del guidatore, la posizione del sedile rispetto al volante, o ancora il grado di
deformazione dell’autovettura che potrebbe vanificare il fatto di indossare la cintura di sicurezza.
Un caso tipico di lesione degli occupanti l’autovettura è quello del colpo di frusta, che
paradossalmente viene ad essere accentuata dalla presenza delle cinture di sicurezza, perché il torace
viene bloccato mentre il capo rimane mobile, con la possibilità che si possano verificare delle lesioni
vertebrali. Altre lesioni che possono correlarsi alla presenza della cintura di sicurezza sono quelle alla
regione claveare, in questi casi avremo anche la torsione della spalla controlaterale con la possibilità
che quest’ultima possa impattare con le strutture interne dell’abitacolo.
Le lesioni dirette sono quelle legate all’effetto meccanico indotto dalla cintura in corrispondenza delle
zone di pressione, e quindi in questo caso potremmo avere: ematomi addominali, mammari.
Le lesioni indirette si realizzano per la mobilizzazione degli organi, per i meccanismi di
accelerazione, decelerazione e trasmissione delle forze attraverso la parete addominale, e queste
lesioni si realizzano per incidenti ad alta velocità.
Tra le lesioni indirette abbiamo ritroviamo il colpo di frusta, che nei casi più lievi induce una semplice
distrazione dei legamenti vertebrali, mentre nei casi più gravi può arrivare fino alla realizzazione di
fratture con coinvolgimento midollare.
A livello del tratto lombare possiamo avere dei traumi, perché solitamente il bacino è bloccato dalla
cintura di sicurezza, e quindi possiamo avere dei traumi da torsione, come una flesso-rotazione
anteriore che può determinare delle fratture da compressione antero laterali del corpo vertebrale di
tipo cuneiforme.
A livello toracico possiamo osservare lesioni della gabbia toracica, per lo più fratture costali prodotte
con meccanismo diretto ad opera della compressione della cintura di sicurezza.
Le lesioni epatiche o comunque le lesioni agli organi interni, si realizzano in incidenti ad alta velocita,
in soggetti non sottoposti a cinture di sicurezza.
Anche gli air-bag possono determinare delle lesioni, come lesioni che interessano il volto o il capo,
sottoforma di abrasione o contusioni. Invece, raramente avremo lesioni oculari, anche in questi casi
dipende tutto dalla posizione del soggetto rispetto al punto di apertura dell’air-bag al momento
dell’impatto. L’air-bag, potrebbe determinare delle lesioni di tipo otoiatrico, le quali si manifesteranno
con ipoacusia di tipo transitorio.
Lesioni particolari possono interessare soggetti di età minore se non vengono collocati in maniera
adeguata e sicura sugli appositi seggiolini, anche in conseguenza delle possibili proiezioni che questi
possono subire rispetto alle varie parti dell’autovettura nel momento dell’incidente.
Alcuni casi gravi possono sopraggiungere quando gli occupanti sono bloccati dalle cinture di
sicurezza, e l’autovettura prende fuoco e in questi casi possiamo avere ustioni di vario grado.
È molto importante, mentre si presta soccorso ai soggetti coinvolti nell’incidente, redigere un’attenta
descrizione delle lesioni riportate; in quanto l’esclusione in sede di soccorso di queste lesioni potrebbe
determinare una sottostima in sede di risarcimento. Molto spesso, lesioni al cavo orale o di elementi
dentari, passano misconosciute in sede di pronto soccorso e quindi non vengono annotate, e non
venendo annotate non possono essere ammesse al risarcimento.

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