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-Traumatismi (ossa, articolazioni) -

-Introduzione:
In aggiunta ai traumi muscolari ve ne sono altri due tipi, i traumi ossei e i traumi articolari. I primi
si traducono in fratture ossee, traumi cranici e lesioni della colonna vertebrale; i secondi, invece, si
identificano nelle distorsioni, nelle lussazioni e nelle tendinopatie. Questi tipi di traumi possono
presentarsi in seguito a cadute, incidenti sportivi o stradali, aggressioni, incidenti sul lavoro o
domestici e possono essere riconosciuti grazie a dei sintomi specifici e ricorrenti quali: dolore,
emorragia, dispnea, disorientamento, perdita di conoscenza, shock, ematoma, infiammazione,
edema e difficoltà a muoversi.

-Traumatismi dell'apparato osseo:


I) Frattura ossea: interruzione della continuità di un osso dovuta alla rottura dello stesso in
seguito ad un intervento esterno abbastanza forte da superare la resistenza di quest’ultimo.
Le fratture vengono classificate in base a quattro criteri:
-Il primo determina che la frattura sia completa, incompleta o frammentaria. Sarà completa
quando esisteranno due o più frammenti ben distinti, incompleta quando la frattura non sarà
talmente estesa da separare l’osso in più parti e frammentaria quando l’osso sarà stato ridotto in
molteplici frammenti.
-Il secondo determina che il trauma sia diretto (ovvero che la frattura si sia verificata nel punto
esatto in cui è stata esercitata la forza esterna che lo ha causato) o indiretto (quando invece la
frattura risiede in un punto più lontano.
-Il terzo riguarda la posizione dei segmenti fratturati, che determina che la frattura sia composta
(quando le due parti di osso restano nella loro naturale sede anatomica) o scomposta (quando i
segmenti ossei non sono allineati e sono fuori posto rispetto alla loro sede naturale);
-Il quarto, il più determinante, distingue una frattura aperta (o esposta), che comporta cioè la
fuoriuscita dell’osso dalla cute e la conseguente probabile infezione, e una frattura chiusa che,
invece, non compromette il piano cutaneo. Detto questo, va comunque messo in chiaro che
entrambe le fratture possono evolversi in lesioni vascolari o nervose.
Ad ogni modo, per identificare un frattura bisogna prestare attenzione ad alcuni segnali come il
dolore, la tumefazione, l’impotenza funzionale e le posizioni patologiche acquisite.

II) Trauma cranico: lesione provocata da una forza che colpisce la scatola cranica la cui
principale causa è un incidente stradale.
Poiché i traumatismi cranici espongono sempre al rischio di ledere in modo più o meno grave al
cervello e non è sempre facile determinare l’entità del danno riportato basandosi sulle lesioni
visibili esternamente è bene non sottovalutarli. Comunque, quando il trauma cranico si manifesta
in modo evidente lo fa con fuoriuscite di sangue e liquido cefalorachidiano (un liquido acquoso e
chiaro) dall’orecchio o dal naso. Un’altra eventualità è che l’occhio sia iniettato di sangue e che poi
le palpebre diventino nere o che le pupille si dilatino o che abbiano dimensioni differenti.

-Traumatismi dell’apparato articolare:


I) Distorsione: temporanea fuoriuscita di un capo articolare dalla propria sede naturale, seguita
da un immediato ritorno in sede spontaneo.
Le cause del trauma sono principalmente dovute a movimenti bruschi di torsione e rotazione,
solitamente durante una pratica sportiva; è anche questo il motivo per cui le articolazioni più
frequentemente colpite da distorsione sono la caviglia, ginocchio e spalla e i sintomi sono:
impotenza funzionale, dolore, tumefazione edematosa o emorragica e calore.
Essa viene classificata in tre gradi:
1° grado: quando non vi è una rottura dei legamenti ma uno stiramento degli stessi.
2° grado: quando i legamenti della capsula articolare si rompono completamente o parzialmente,
ma l’articolazione si mantiene stabile.
3° grado: riguarda le lacerazioni capsulo-legamentose più gravi, che causano l'instabilità
dell'articolazione per eccessivo allontanamento e dislocazione dei capi articolari.

II) Lussazione: spostamento permanente dei capi articolari di un’articolazione fuori dalla propria
sede fisiologica
Essa è detta completa quando le superfici dei capi articolari interessati dall'infortunio non si
toccano più, mentre si definisce incompleta o sublussazione quando tra le superfici articolari viene
mantenuto un rapporto di contatto. È inoltre più frequente che si verifichi nella spalla, nelle dita,
nel gomito, nelle ginocchia e nei fianchi in seguito ad un incidente, solitamente di carattere
sportivo.
Infine, i sintomi riscontrati sono: dolore intenso, gonfiore e calore e deformazione visibile
dell’articolazione.
III) Tendinopatie: infiammazioni delle strutture tendinee dovute ad eccessiva sollecitazione,
microtraumi ripetuti nel tempo o cattivo allenamento.
I tendini più colpiti da tendinopatia sono: i tendini dei muscoli costituenti la cuffia dei rotatori
(spalla), i tendini dei muscoli estensori e flessori dell'avambraccio (gomito), i tendini dei muscoli
estensori o flessori della mano, i tendini dei muscoli con inserzione sul pube (bacino), il tendine del
muscolo medio gluteo (anca), il tendine rotuleo (ginocchio) e il tendine d'Achille (gamba-piede).
Ne esistono diversi tipi quali:
-L’entesopatia ovvero la sofferenza di un’entesi, cioè il segmento di tendine che collega
quest'ultimo a un osso del corpo umano, che può essere infiammato o rotto o lacerato.

- La tendinite ovvero l’infiammazione di un tendine caratterizzata da dolore e da incapacità


funzionale oltre che da arrossamento e gonfiore.
-La tendinosi ovvero la sofferenza cronica a carico di un tendine che scaturisce dalla
degenerazione della normale struttura tendinea.
-La tenosinovite ovvero l’infiammazione della guaina sinoviale di un tendine seguita dal
restringimento della stessa e dall'impossibilità del tendine in essa contenuto di scorrere come
dovrebbe e cioè senza attriti di alcun genere.
-La rottura di un tendine che è un grave infortunio che impone il ricorso a un intervento di
chirurgia ripartiva, in quanto è impossibile un processo di guarigione spontanea.

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