Sei sulla pagina 1di 1

Il Gelsomino notturno è una poesia dedicata all’amico Gabriele Briganti che si sposa.

Lui immagina questa


prima notte di nozze con la nuova compagna, e se da un lato pensa alla notte di nozze, dall’altro pensa ai
suoi cari defunti, e per questo non riesce ad avere un rapporto stabile con altre donne, ma solo con le
donne che sin da subito hanno fatto parte della sua vita, cioè le sue sorelle. E infatti, lui vede la decisione di
sua sorella Ida di sposarsi, come un tradimento, come una sofferenza, per questo nelle lettere dedicate alla
sorella, è presente dell’astio, del risentimento nei confronti di questa sorella che ha deciso di stare con un
uomo “estraneo” al nucleo familiare, mentre al contempo, sua sorella maggiore Mariù non vede di buon
occhio il tentativo di Pascoli di sposarsi con sua cugina, in quanto gelosa del fratello minore, per questo lui
sceglie di non “tradire” sua sorella e questo gli genera sofferenza per non aver mai provato realmente
questa “passione” generata da questo sentimento amoroso. In questa prima notte di nozze, Pascoli
immagina che venga concepito il figlio, evidenziato dall’ultimo verso, in cui “umanizza” il fiore,
accostandolo alla donna fecondata che, con una felicità mai provata prima, sente nel suo grembo una
nuova vita. Il poeta in questo caso, fa da “spettatore” lontano “alla casa che bisbiglia” che tradisce la
presenza di qualcuno ancora sveglio. Successivamente, nota una luce accesa nella sala al pianterreno per
poi spostarsi al primo piano, dove vi è la camera da letto, per poi spegnersi definitivamente, immaginandosi
un’atmosfera di profonda intimità. La poesia si apre con l’apertura di questi “fiori notturni”, che sono i
gelsomini notturni, dei fiori che si caratterizzano anche per il loro forte odore, e nell’ora in cui sbocciano
questi fiori che invitano all’amore, pensa ai suoi cari, contrapponendo un’immagine mortuaria a
un’immagine che invita all’amore. Questo motivo, sarà ricorrente in buona parte della poesia, come ad
esempio l’immagine dell’erba che nasce sopra le fosse dove sono sepolte i suoi cari defunti. Nella seconda
strofa ricorre ancora una volta l’immagine del nido, in cui “i nidi” che dormono sono gli uccellini che sono
protetti dalle ali dei loro genitori, e in ciò lui si identifica in una protezione che non ha mai avuto e paragona
questo quadretto agli occhi che dormono “protetti” dalle ciglia.

“Dai calici aperti si esala”: È un’allusione al processo di fecondazione nel mondo vegetale, e a sua volta
vuole alludere al processo di fecondazione che si svolge nel mondo umano.

“l’odore di fragole rosse” presente nella terza strofa, è una sinestesia che Pascoli utilizza per alludere
all’atto sessuale che il suo amico sta per compiere e che a lui, invece è precluso e sconosciuto, come si
evidenzia nel verso successivo, in cui dall’esterno vede questo “lume che splende”, e lui non può essere che
felice per l’amico.

“L’ape tardiva” è una personificazione, all’interno della quale probabilmente si identifica lo stesso Pascoli, e
con essa sancisce di fatto la sua definitiva e drammatica esclusione da questo mondo amoroso, in quanto è
passata quell’età e “trovando già prese le celle”, cioè che non c’è più posto per lui.

Nella fine della quarta strofa è presente un parallelismo tra la “Chioccetta”, che rappresenta la
costellazione delle Pleiadi e la chioccia che fa muovere i “pulcini” che in questo caso sarebbero le stelle che
pigolano, e questo pigolio rappresenta la sinestesia con la quale “lo sciame luminoso delle stelle” evoca
questa sensazione fonica.

Infine, nell’ultima strofa, quando la notte è passata, immagina che, “dentro l’urna molle e segreta” si covi
questo bambino, ed è ancora interessante ritrovare quest’analogia tra il “rito di fecondazione” della
chioccia e della donna che tiene in grembo questa nuova vita.

Potrebbero piacerti anche