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Nuovi modi di commerciare, consumare, produrre

Fine ‘600-inizio ‘700: si assiste ad una straordinaria fase di dinamismo economico, in cui sono coinvolti vari settori, fra
cui soprattutto l’agricoltura, le manifatture ed il commercio, specie quello a lunga percorrenza. Gli europei si mettono in
viaggio verso terre esotiche per cercare nuove risorse, e l’e etto principale dei movimenti è di tracciare percorsi stabili
che danno vita ad una prima forma di globalizzazione. Da terre lontane arrivano nuovi beni di consumo, i quali fanno
nascere luoghi appositi di aggregazione come le botteghe del ca è → nuova società dei consumi e nascita di
un’opinione pubblica.
I circuiti globali sono quelli che hanno preso forma tra ‘500 e ‘600: uno ad est, verso le Indie orientali; l’altro di forma
triangolare, verso l’Africa e poi le Americhe. Verso l’inizio del ‘700, anche queste rotte attraversano una serie di
trasformazioni: innanzitutto, cambia il tipo di beni commerciati. Nelle Indie orientali diminuisce il commedio di spezie in
favore di tessuti, tè e ca è. Sul circuito triangolare invece, i mutamenti sono ben più profondi:

1. Man mano che aumenta la popolazione di insediamento coloniale aumenta anche la richiesta di beni prodotti in
Europa, il che incrementa il settore manifatturiero.
2. Dalle piantagioni del Sud America, dei Caraibi e del Nord America si esportano in Europa quantità crescenti di ca è,
zucchero, tabacco e cotone.
3. Aumenta vertiginosamente il commercio degli schiavi da impiegare come manodopera nelle piantagioni americane
e caraibiche → sebbene ci siano voci di europei anche autorevoli che condannano la tratta degli schiavi, l’opinione
dominante considera i neri come esseri inferiori. Uno dei paradossi del ‘700 europeo è proprio questo: le società
che più danno sostanza al concetto di libertà sono anche quelle che accettano e praticano l’idea di un’essenziale
disuguaglianza razziale.
↳ Le tre articolazioni commerciali che collegano Europa, America e Africa si saldano in un unico commercio
triangolare: dall’Europa partono navi cariche di merci di scambio utilizzate per l’acquisto di schiavi in Africa, da dove
esse ripartono per il Brasile, i Caraibi o la Virginia; lì gli schiavi vengono venduti nelle piantagioni, e le navi ripartono per
l’Europa cariche dei prodotti delle piantagioni stesse.

Altre novità:

1. I protagonisti di questi commerci non sono più olandesi, spagnoli e portoghesi: si a ermano i francesi e gli inglesi.
Quest’ultimi alla ne si imporranno sui francesi, in virtù della loro otta imbattibile.
2. I commercianti e i coloni si insediano stabilmente nelle aree interessate delle rotte, nora solo marginalmente
toccate dall’espansione europea.

Queste trasformazioni non produrrebbero una crescita economica da sole ma sono responsabili di innescare una serie
di e etti a catena collaterali, sempre in Gran Bretagna. Il settore interessato è quello agricolo, in quanto gli incrementi
di reddito prodotti dal commercio transoceanico permettono alla gente di mangiare più e meglio, il che causa un
aumento della domanda di beni agricoli → rivoluzione agricola. Essa deriva primariamente da una più razionale
organizzazione delle proprietà terriere in comune che vengono privatizzate e divise in enclosures, che verranno a loro
volta a date a degli a ttuari, i veri promotori delle innovazioni agricole. Cambia anche il sistema di rotazione delle
colture, che diventa pluriennale. Tutto ciò era già cominciato nel XVII secolo ma nel XVIII subisce una forte
accelerazione. Per e etto di queste trasformazioni, la produttività agricola inglese aumenta notevolmente, di
conseguenza si abbassano i costi (anche perché si iniziano a coltivare riso, mais e patate, più economiche del grano) ed
aumenta il potere di acquisto dei consumatori, che dunque possono dedicare una parte del loro reddito ad altri beni di
consumo.
Altro grande evento di questo periodo è la transizione demogra ca → contrariamente a quanto avveniva nei secoli
precedenti, in cui gli aumenti demogra ci erano sempre temporanei e inseriti in un ciclo di aumenti e crolli demogra ci
che seguivano incrementi e crolli dell’economia (modello malthusiano), il boom del XVIII secolo ha due peculiarità: è
rapido e non è interrotto da crisi di aumenti del tasso di mortalità. Quello che cambia è proprio che il tasso di mortalità
diminuisce discretamente, mentre rimane alto il tasso di natalità → boom demogra co. Questo è dovuto alla 1)
migliore disponibilità di beni alimentari, e al 2) miglioramento del tenore di vita e delle condizioni igieniche.
Sempre in Gran Bretagna in questo periodo si veri cano altri cambiamenti, innanzitutto nel settore tessile. Fino a quel
momento la domanda di tessuti in cotone era soddisfatta prevalentemente dalla produzione indiana, a costi molto
bassi; la possibilità di produrre tessuti di cotone direttamente in Inghilterra però spinge imprenditori e inventori a
mettere a punto sistemi di produzione della stessa quantità di merce a prezzi concorrenziali → 1733, invenzione della
navetta volante di John Kay, il primo rudimentale telaio meccanico, che fu seguito da tutta una serie di migliorie
successive. Parallelamente si sviluppò anche il settore siderurgico. La più importante invenzione del secolo fu la prima
macchina a vapore, nel 1782, che permetteva di produrre arti cialmente energia a ciclo continuo. Questo sancì la
rivoluzione industriale, de nita da Eric J. Hobsbawn, “la più grande trasformazione nella storia umana del
Neolitico”. Alcune caratteristiche:
- La sequenza di trasformazioni che avviene (inizialmente) in Gran Bretagna, a di erenza dei cicli precedenti, ha un
carattere cumulativo inarrestabile e costituisce un modello per il resto d’Europa.
- Questi mutamenti non sono di usi uniformemente in tutto il territorio e non avvengono allo stesso momento.
- Gli imprenditori, soprattutto quelli del settore tessile, hanno interesse a concentrare le macchine in un unico luogo,
meglio se vicino ad un porto: così nascono le prime unità produttive, le fabbriche, che vanno a sostituire i laboratori
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artigiani, e le prime aree industriali. Gli operai, quasi tutti ex artigiani, sono soggetti a orari e controlli molto rigidi.
Inoltre, le innovazioni tecnologiche adottate sono tutte labour saving, cioè volte a far risparmiare sulla manodopera
→ disoccupazione, nascono i primi movimenti luddisti, che sabotano i macchinari per protesta.

2. La rivoluzione americana
Alla ne della guerra dei Sette anni (1756-1763), la Gran Bretagna emerge come la più grande potenza mondiale: non
solo ora controlla aree strategiche nella Penisola indiana, ma ha posto la sua egemonia pure su tutta l’area coloniale
dell’America nord-orientale. Le esigenze dell’amministrazione e dell’esercito, già considerevoli durante la guerra, sono
però ulteriormente cresciute → come farvi fronte? L’idea, condivisa sia dal sovrano Giorgio III che dai suoi governi, è di
a rontare l’aumento delle spese con un aumento della pressione scale sui contribuenti delle colonie
nordamericane. Questa posizione sarebbe stata giusti cata dal fatto che l’area nordamericana sta vivendo un
momento di espansione demogra ca ed economica; tuttavia, il calcolo risulta sbagliato quando la pressione scale
porta ad una crisi politica. I governanti britannici cercano di piegare con durezza le resistenza incontrate, ma non
tengono conto di tre fattori che alimentano la fermezza dei coloni nel non voler cedere alle imposizioni della
madrepatria:

1. La tradizione teologica dei gruppi protestanti puritani vede l’America come una terra promessa che, assieme con i
suoi cittadini, deve essere protetta.
2. Questa visione religiosa si fonde con l’elaborazione teorica dell’Inghilterra post-rivoluzionaria secondo cui gli
individui sono dotati di diritti naturali inalienabili.
3. Entrambe queste due posizioni trovano sostegno nell’élite intellettuale, che ha assorbito i principi dell’Illuminismo
europeo.

La nuova politica scale viene messa in atto con due norme: il Revenue Act (1764), volto a limitare il contrabbando, e lo
Stamp Act (1765), che imponeva l’acquisto di un bollo da applicare su ogni documento u ciale. Il ricavato della vendita
dei bolli sarebbe servito allo Stato britannico per nanziare le truppe di stanza nelle colonie, quindi sarebbe rimasto su
suolo americano, ma questo non bastò a convincere i contribuenti americani, i quali cominciarono a protestare.
Le proteste si concentrarono nelle tredici colonie orientali, e l’argomento più forte che viene utilizzato è che un organo
legislativo come la Camera dei Comuni non può approvare tasse a danno di territori ai quali non viene riconosciuto il
diritto di mandarvi rappresentanti che possano difenderne gli interessi → “no taxation without representation”.
Di fronte al malumore delle colonie il governo di Londra revoca lo Stamp Act (1766) ma tiene duro.
Boston tea party: il 16 dicembre del 1773, un gruppo di coloni si introduce su alcuni navi della Compagnia E butta in
mare alcune casse di tè. Questo provoca una reazione durissima da parte del governo: il porto di Boston viene chiuso, il
Parlamento del Massachusetts abolito, ed il potere viene concentrato nel potere dei governatori e dei militari. A questo
punto, i ribelli rispondono convocando un Congresso dei rappresentanti delle colonie (Philadelphia, 1774), per
decidere il da farsi.
Le posizioni dei congressisti sono varie: ci sono i lealisti coinvolti come gli indipendentisti radicali; perciò, non si riesce a
prendere una decisione troppo netta. Il Congresso decide comunque di chiedere formalmente al governo britannico di
ritirare le norme repressive in atto e lo sollecita a manifestare un'apertura al compromesso. La risposta di Londra, però,
non soddisfa queste aspettative: all'inizio del 1775 i comandanti dell'esercito britannico di stanza nel Massachusetts
ricevono l'ordine di arrestare i leader dei ribelli, operazione che conduce a seri scontri a Lexington ed intorno a Boston
nella primavera dello stesso anno. Un secondo Congresso riunitosi sempre a Philadelphia il 10 maggio 1775 decide
di illustrare pubblicamente i motivi della ribellione armata in una Dichiarazione (6 luglio 1775). I rapporti si fanno
irreparabili quando il Congresso prende l'ulteriore, drastica decisione di battere moneta autonomamente e di
organizzare un proprio esercito, comandato da George Washington (1732-1799), un proprietario terriero della Virginia.
L'ipotesi di indipendenza, nora solo ventilata, viene de nitivamente presa in considerazione dal Congresso che
approva la Dichiarazione di indipendenza il 2 luglio 1776, rendendola pubblica due giorni dopo → 4 luglio 1776. Non
tutti ancora sono d'accordo col proclamare l'indipendenza dalla madrepatria, ma con essa, scoppia la vera e propria
guerra.
La Gran Bretagna manda nelle colonie un esercito ingente, ulteriormente supportato dagli stessi coloni lealisti
(indipendentisti contro lealisti → guerra anche civile); nonostante ciò, i coloni resistono bene, anche grazie alla
strategia adottata. Washington, infatti, evita quanto più possibile le battaglie campali, puntando a logorare i britannici
con incursioni a sorpresa. Importante anche il fatto che da un lato i soldati combattono per soldi o perché costretti,
mentre i coloni sono animati dalla volontà di proteggere le proprie famiglie e un ideale di libertà che rasenta il fanatismo.
Col passare dei mesi, la guerra volge a favore dei ribelli, anche perché aiutati da potenze straniere come la Spagna,
l'Olanda e la Francia, che nel 1778 riconosce l'indipendenza degli Stati Uniti. Nel 1781 si combatte la decisiva battaglia
di Yorktown: questa città in Virginia era stata occupata dai britannici e viene messa sotto assedio dalle forze congiunte
dei ribelli e dei francesi. Nel 1781 viene nalmente riconquistata, e ciò segna la ne della guerra. Infatti, il governo
britannico avvia le trattative di pace con i ribelli che il 3 settembre 1783 portano alla rma di un trattato in cui viene
riconosciuta l’indipendenza delle colonie nordamericane. Inoltre, la Gran Bretagna deve restituire la Florida alla
Spagna.
A questo punto per i leader politici dei territori indipendenti si apre una fase di discussione per decidere quale forma
istituzionale dare al nuovo Stato. Tra il 1776 e il 1780 le 13 ex colonie si sono già trasformate in Stati autonomi,
ciascuno dotandosi di una Costituzione scritta che riconosce come unica forma istituzionale la Repubblica e si basa
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su un parlamento elettivo. I rapporti tra gli Stati invece sono provvisoriamente regolati da un Congresso. Tuttavia, nel
maggio del 1787, I delegati degli Stati si riuniscono nuovamente a Philadelphia e in quella sede stabiliscono di scrivere
una Costituzione che con guri il nuovo Stato non come una confederazione, ma una federazione. Sotto la presidenza
di George Washington, la Costituzione viene ultimata nel settembre del 1787. Essa prevede una divisione dei poteri
netta: 1) il potere legislativo è in mano al Congresso, istituzione bicamerale diviso in Camera dei rappresentanti ed il
Senato; 2) il potere esecutivo è in mano ad un Presidente eletto ogni quattro anni; 3) il potere giudiziario è in mano alla
Corte suprema. Approvata dalla maggioranza degli Stati, sin dal marzo 1789 la Costituzione entra in vigore e viene
eletto il primo presidente, George Washington.
Il punto più delicato per la neonata Repubblica riguarda però l'equilibrio tra i poteri dei singoli Stati e del governo
centrale verso di essi. A favore di una preponderanza del governo centrale si schierano i cosiddetti federalisti, mentre
ad essi si contrappone lo schieramento repubblicano, sostenitore dei diritti degli Stati contro il governo centrale.
Quest'ultimo ottiene una signi cativa vittoria quando nel 1791 viene approvato il Bill of Rights, un pacchetto di 10
emendamenti alla Costituzione che stabiliscono i limiti che il governo centrale deve rispettare nei confronti dei singoli
individui e gli Stati membri. Inoltre, vanno stabiliti i criteri per l'attribuzione della cittadinanza e per l'espansione
territoriale. La prima può essere concessa per nascita o a chi, dopo aver vissuto per anni sul territorio dell’Unione, ne
faccia richiesta. Per quanto riguarda l'espansione dei con ni, le politiche sono del tutto essibili e mentre i nativi
vengono spinti sempre più verso ovest (spesso anche in modo brutale), si formano tre nuovi Stati: Tennessee,
Kentucky e Ohio. Donne, neri e nativi americani non hanno diritto di voto e sono completamente marginalizzati.

3. La rivoluzione francese

La formazione di un'opinione pubblica più consapevole aveva già notevolmente indebolito la monarchia e il prestigio del
re sin dalla metà del XVIII secolo, ma il vero punto critico della monarchia francese è l'emergenza scale, causata dalle
spese sostenute nelle guerre precedenti. Così nel 1786, d'accordo col sovrano Luigi XVI, il ministro delle nanze
prepara un progetto di riforma che prevede l'abolizione delle dogane interne, la liberalizzazione del commercio, e
soprattutto l'abolizione delle esenzioni scali di cui godono la nobiltà e il clero. Il parlamento di Parigi si oppone, poiché
desidera sia difendere i privilegi di nobiltà e clero, sia mantenere inalterati i rapporti di forza tra le istituzioni. Priva del
consenso dei parlamentari la riforma non può fare passi avanti, e così il sovrano tenta di scavalcare la situazione di
stallo prima cercando di sciogliere il Parlamento con la forza (senza però andare no in fondo) e poi convocando gli
Stati generali (1788) → un organismo di rappresentanza mai più riunito dal XVII secolo. Come da prassi gli Stati
generali vengono convocati per ordini, nobiltà, clero e terzo Stato, e da ciò consegue che con tutta probabilità saranno
sempre i primi due, detentori di privilegi, ad avere la meglio. Si stabilisce dunque che il Terzo Stato (che rappresenta la
maggioranza della popolazione) abbia un numero pari alla somma dei rappresentanti degli altri due ordini, ma sulle
procedure di voto non si raggiunge alcuna conclusione. La procedura di elezione dei rappresentanti prevede inoltre che
le assemblee elettorali sparse sul territorio francese manifestino la propria inso erenza attraverso la redazione dei
cachiers de doléances, il che contribuisce ad animare il dibattito politico.
Che cos’è il Terzo Stato? Di Emmanuel-Joseph Sieyès; libretto pubblicato nel 1789 che de nisce nobiltà e clero come
dei parassiti che gravano sulle spalle del Terzo Stato, e a erma anche che una nazione può de nirsi tale solo quando
tutti i suoi cittadini sono soggetti alle medesime leggi, senza privilegi.
Il 5 maggio 1789 vengono inaugurati gli Stati Generali a Versailles, ma scoppia subito un duro contrasto tra i
rappresentanti sulle modalità di voto; situazione che viene sbloccata da un atto di forza quando il 17 giugno i deputati
del Terzo Stato abbandonano la riunione e vanno a costituire un'Assemblea nazionale. Quest'ultima, trovando chiusa
la sala delle riunioni di Versailles si sposta nella sala vicino dove giura solennemente di non sciogliersi prima di aver
scritto una nuova Costituzione → giuramento della pallacorda. Il re mantiene un atteggiamento ambiguo: ordina ai
deputati degli altri ordini di unirsi al Terzo Stato, dando quindi origine alla più esplicita Assemblea nazionale
costituente; ma allo stesso tempo licenzia il ministro delle nanze Necker, molto amato dall'opinione pubblica, e dà
ordine ai militari di circondare Parigi. Il malumore politico poi si mescola con il disagio sociale, dovuto allo scarso
raccolto dell'annata precedente e al fatto che quello dell'anno corrente, molto buono, non è ancora stato reso
disponibile e quindi il prezzo del pane cresce. A Parigi scoppiano tumulti, e il 14 luglio, uno di questi si trasforma in
qualcosa di più grande.
Una nutrita folla si reca alla Bastiglia, una vecchia prigione-fortezza in cui si spera di trovare delle armi. Il comandante
della prigione cerca di bloccare l'attacco, ma le difese cedono ed egli viene trascinato fuori, ucciso, decapitato e la sua
testa in lzata su una lancia e portata in giro dalla folla inferocita → gesto simbolico molto potente, perché prima le
esecuzioni capitali potevano essere ordinate solo dal re e dai magistrati. Il re ne è infatti impressionato, tant'è che
solo due giorni dopo conferisce di nuovo l'incarico di ministro a Necker e il 17 luglio decide di mostrarsi pubblicamente
a favore della neonata rivoluzione. Nel frattempo, disordini sociali scoppiano anche nelle campagne; i mezzi per far
fronte all'emergenza sono due, viene costituita una milizia della Guardia nazionale, un corpo armato che ha
l'obiettivo di difendere la Rivoluzione ma anche mantenere l'ordine quanto più possibile, e inoltre, nel corso di una
riunione nella notte del 4 agosto, l'Assemblea nazionale decide di abolire tutti i privilegi feudali.
È una svolta epocale. Pochi giorni dopo, l'Assemblea approva anche la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del
cittadino, in cui si a ermano una serie di diritti sacri e inalienabili dell'uomo in quanto tale, e non come membro di una
casta. Il re però si oppone a entrambe queste decisioni, e convoca a Versailles un reggimento dell’esercito. I membri
dell'assemblea, dunque, iniziano a far pressioni sul capitano della Guardia nazionale, Lafayette, a nché riconduca il re
a Parigi con la forza. Il 5 ottobre, a spezzare l'esitazione di Lafayette, arriva un altro evento: alcune donne dei mercati
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centrali di Parigi si recano al Municipio a cercare pane e armi. Da lì proseguono verso Versailles, con 20.000 guardie
nazionali e lo stesso Lafayette al seguito, convincendo il re non solo a trasferirsi a Parigi con la famiglia, ma anche ad
approvare le riforme e la Dichiarazione. Nel frattempo, molti nobili fuggono con le famiglie verso l'Austria o vari paesi
tedeschi. Il 19 ottobre l'Assemblea nazionale sposta la sua sede a Versailles.
Assistiamo nel frattempo alla nascita dei moderni schieramenti politici (destra e sinistra, che corrispondono alle
posizioni moderata e radicale e alla disposizione dei deputati al presidente dell'Assemblea) e dei club; quest'ultimi
replicano o sostengono le posizioni dei gruppi attivi all'interno dell’Assemblea. Abbiamo il club dei giacobini, che sono
democratico-radicali; i foglianti, che rappresentano la destra moderata e i cordiglieri, costituitisi nel 1790, un gruppo di
sinistra estrema di cui fanno parte anche personaggi di spicco come Marat, Danton e Hébert.
Nel corso del 1790 l'Assemblea, impegnata nella redazione della Costituzione, vara una serie di importanti riforme, fra
cui: 1) la riforma amministrativa e giudiziaria; 2) l'abolizione dei titoli nobiliari e delle corporazioni; 3) si stabilisce la
con sca delle proprietà ecclesiastiche e che il clero sia obbligato a giurare sulla Costituzione → questo provoca uno
strappo con Papa Pio VI, il quale condanna pubblicamente la Rivoluzione.
Il 3 settembre 1791 viene approvata la Costituzione. Essa prevede che il nuovo Stato sarà una monarchia
costituzionale con ampi poteri al re, che è a capo dell’esecutivo, ma è comunque a ancato dall'Assemblea e limitato
dalla Costituzione. Il 13 settembre 1791 il re approva la costituzione, ma non senza problemi: alcuni mesi prima, infatti,
egli aveva tentato la fuga verso l'Austria con la famiglia. Fermato e riconosciuto, era stato ricondotto a Parigi, ma ciò
aveva comunque evidenziato l'elemento debole nella nuova architettura istituzionale: il re non era disposto ad
accettare altro che una monarchia assoluta.
Nel settembre del 1791 si tengono le elezioni per l'Assemblea legislativa. Essa è suddivisa in schieramenti politici, con
un gruppo di centro, la destra del club dei foglianti (con a capo Lafayette) più moderata e favorevole all'assetto
monarchico-costituzionale, e la sinistra, composta da cordiglieri e giacobini (di cui faceva parte un sottogruppo di
rappresentanti del dipartimento della Gironda chiamato dei girondini, con a capo Brissot). All'aumentare delle tensioni
con Austria e Prussia, che sono ostili alla Rivoluzione, aumenta sempre di più la spaccatura fra questi partiti: il re e la
corte (che sperano in una restaurazione dell'assolutismo) così come i girondini di Brissot (che cercano invece di sanare
le tensioni interne) sono favorevoli alla guerra, mentre i più restii sono i giacobini con a capo Robespierre.
Alla ne, il 20 aprile 1792 il re rma la dichiarazione di guerra contro l'Austria, al anco della quale si schierò la
Prussia. I primi momenti del con itto sembrano preludere la vittoria delle forze austro-prussiane e Parigi è nel caos più
totale, così il governo annuncia una leva di volontari a cui si aggiungono 70.000 soldati reclutati forzatamente. È proprio
nell’esercito (formato da molti battaglioni di repubblicani convinti) che inizia circolare la voce di un tradimento di re Luigi
XVI, che starebbe cospirando con prussiani e austriaci → il più rapido a sfruttare la protesta che sta montando contro il
re è proprio Robespierre, che in un discorso delinea un programma alternativo che prevede di abbattere la monarchia,
sostituire l'Assemblea con una Convenzione eletta a su ragio universale maschile, ed eliminare tutti i traditori.
Questa linea politica trova l'appoggio dei san-culottes, e anche i girondini di Brissot, per non perdere i consensi, la
appoggiano. L'iniziativa prende corpo con l'assalto del 10 agosto 1792 al Palazzo delle Tuileries da parte dei sanculotti,
ed inizia ad essere attuato il programma di Robespierre: il re viene imprigionato, e l'Assemblea sostituita dalla
Convenzione. Di nuovo si a ermano come partiti predominanti i girondini e i giacobini → si nota come l'orientamento si
sta sempre più radicalizzando.
Poco dopo, l'esercito francese ha riportato una vittoria importante a Valmy, su un esercito prussiano indebolito da
un’epidemia. Lo stesso giorno, il 21 settembre 1792, la convenzione dichiara decaduta la monarchia e proclama la
Repubblica. Verso la ne dell'anno la guerra volge a favore dei francesi, che si spingono oltre i con ni nazionali
dichiarando di voler prestare aiuto ai popoli che vorranno sollevarsi contro il potere regio, e nel dicembre del 1792 il re
viene messo a processo. Il processo inizia l'11 dicembre 1792: la Convenzione lo giudica colpevole, e lo condanna a
morte per decapitazione sulla ghigliottina, che avviene il 21 gennaio 1793 → Brissot e i girondini hanno assunto una
posizione contraria all'esecuzione del re, e ciò li ha messi in una luce ambigua presso l'opinione pubblica; essi cercano
infatti di trovare soluzioni che li rilancino politicamente, mentre i giacobini cercano di sfruttare la crescente
insoddisfazione del popolo e in particolare dei sanculotti. I due gruppi spingono la Convenzione ad approvare una serie
di misure estreme, in primo luogo per quanto riguarda la repressione del dissenso → viene istituito il Tribunale
rivoluzionario, che dovrà giudicare i reati contro la sovranità popolare.
La situazione va evolvendosi anche sul fronte militare. Le potenze europee si stanno schierando al anco di Prussia e
Austria per formare una grande coalizione antifrancese, il che de agra ulteriormente quando la Convenzione dichiara
guerra alla Gran Bretagna, alle Province Unite e alla Spagna. Ironicamente, l'esercito francese non ha abbastanza
uomini ma conta di poterne trovare altri tramite leva obbligatoria → ciò non viene preso molto bene soprattutto nelle
campagne, infatti scoppia una grave rivolta in Vandea il 10 marzo 1793. Sia a causa della leva che non produce i
risultati sperati sia a causa della diserzione del comandante Dumouriez, eroe di Valmy e a ne all'ambiente girondino,
l'esercito francese viene scon tto a Neerwinden in Belgio, solo sei giorni dopo. I giacobini ne appro ttano per
addossare ai girondini la colpa della disfatta. Altro problema è l'in azione e solo dopo molte resistenze la Convenzione
approva delle misure per calmierare i prezzi. A questo punto, il gruppo girondino non cerca più mediazioni e ritiene che
sia necessaria un'azione repressiva; tentativo che riesce in molti dipartimenti francesi, ma non a Parigi, dove vengono
anticipati → il 31 maggio 1793 una folla di sanculotti assalta la Convenzione con l'obiettivo di espellere i girondini e fare
approvare misure di politica sociale a favore dei più poveri. Dopo qualche giorno, la Convenzione cede e i girondini
vengono arrestati. Il governo e la Convenzione passano sotto il controllo dei giacobini di Robespierre.
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La repubblica del terrore
La fase del governo giacobino si apre con l'approvazione di una nuova Costituzione che però non entrerà mai in vigore.
Nel corso dell'estate del 1793 la Convenzione trasferisce il potere esecutivo al Comitato di salute pubblica, composto
fra gli altri da Robespierre, Saint-Just e Couthon, mentre la Convenzione stessa rimane come organo legislativo
provvisorio. I giacobini costruiscono una dittatura radicale che non segue più le regole di rappresentanza parlamentare,
ma anzi vorrebbe cambiare totalmente la struttura sociale, la mentalità e l'etica del paese. Il compito è reso molto arduo
dalla grave crisi interna: infatti, da un lato in diverse province scoppiano aspre rivolte “federaliste” guidate dai capi
girondini locali; dall'altro si aggravano le insurrezioni già in corso in Vandea e Bretagna. Sono quattro i modi in cui i
giacobini cercano di far fronte alla situazione:

1. Il ricorso al Terrore come strumento di governo, che si traduce in sistematiche azioni di violenza repressiva di ogni
dissenso. La gamma di reati politici per cui si può essere denunciati al Tribunale rivoluzionario è ampliata dalla
"legge dei sospetti”. Oltre ai capi girondini, anche i membri dei gruppi politici più vicini a Robespierre vengono
ghigliottinati: Hébert, Danton e Desmoulins.
2. Si cerca di assecondare le richieste dei sanculotti introducendo un calmiere di prezzi e salari.
3. Si avvia un procedimento di scristianizzazione, con l'introduzione di un calendario rivoluzionario, il culto della
Ragione e quello per l'Essere Supremo, voluto da Robespierre.
4. Ampliamento dell'esercito con una coscrizione obbligatoria decretata il 23 agosto 1793. La riorganizzazione militare
da e ettivamente buoni frutti, infatti i francesi riescono a riprendere Dunkerque, a respingere gli spagnoli oltre i
Pirenei e l'esercito sabaudo dietro le Alpi.

Questi parziali successi, anziché ammorbidire l'azione repressiva di Robespierre, la inaspriscono: tra giugno e luglio
1793 vengono giustiziate più di 2500 persone. La situazione è ormai insostenibile: sanculotti, classe media e militari
sono ostili al regime, e infatti la convergenza tra i tre rende possibile un colpo di Stato messo in atto il 9 termidoro
atto II (27 luglio 1794). Robespierre, Saint-Just, Couthon e altri 19 capi giacobini vengono arrestati e ghigliottinati
senza processo.
Durante la rivoluzione francese emerge per la prima volta l'idea che la miriade di individui che dovrebbero partecipare
alla vita politica lo faccia fondendosi in un'unica entità, e quando questa aspettativa viene disattesa, torna facile il
ricorso alla violenza; essa però non è l'unico mezzo a cui si ricorre per forgiare l'identità nazionale → istruzione
pubblica e sistema di feste pubbliche. Questo è fondamentale anche perché ci sono altre linee di frattura ancora più
profonde che percorrono l'esperienza rivoluzionaria, in particolare legati alle barriere di genere, razza e classe.

1. Genere → nei primi anni la crisi rivoluzionaria sembra o rire spazi impensati al protagonismo femminile, ma già la
Costituzione del 1791 esclude totalmente le donne dalla partecipazione politica e dalle elezioni. É anche in reazione
a questo testo permeato di sessismo che Olympe de Gouges da alle stampe una Dichiarazione dei diritti della
donna e della cittadina e si fa promotrice di istanze che si traducono nella costituzione di società politiche
strettamente femminili, che chiedono a gran voce il riconoscimento alle donne dei diritti fondamentali. Queste
associazioni saranno sciolte nel 1793 dai leader giacobini. Olympe, assieme ad altre quattro donne (Maria
Antonietta, Charlotte Corday e Madame Roland) sarà giustiziata alla ghigliottina.
2. Razza → la forza della Dichiarazione dei diritti dell'uomo distrugge gli equilibri in una delle più ricche colonie
francesi, Santo Domingo. Sulla parte francese dell'isola vige uno spietato sistema schiavistico, ma l'ordine viene
turbato quando scoppia il primo con itto fra bianchi e mulatti, liberi ma privi di diritti, che reclamano un'estensione
dei diritti anche alla loro categoria. Ciò viene ri utato, e nell'agosto del 1791 scoppia anche una rivolta degli schiavi
neri guidati dall'ex schiavo Touissant Louverture e appoggiato da Spagna e Gran Bretagna. Nel 1792 l'Assemblea
approva l'uguaglianza giuridica dei mulatti, ma ormai è tardi: l'isola è attraversata da scontri feroci e migliaia di
schiavi neri reclamano la propria libertà. Essa viene concessa dalla Convenzione, che abolisce la schiavitù nel 1793,
per mantenere la colonia caraibica → la misura è successo perché Louverture giura fedeltà alla Repubblica.
Diventato alla ne un dittatore autoritario, l'esperienza abolizionista nirà quando Napoleone ristabilisce la schiavitù
nelle colonie francesi, anche se fallisce il tentativo di riprendersi l'isola che dichiarerà l'indipendenza della
Repubblica di Haiti nel 1802.
3. Classe → l’intolleranza verso le usanze dei contadini sfocia nella rivolta in Vandea nel marzo del 1793, come
risposta alla coscrizione militare obbligatoria e ai ripetuti attacchi al cattolicesimo, di cui i contadini facevano un loro
elemento identitario. La Convenzione risponde con una repressione brutale, tanto che alla ne della rivolta, che è
del resto una sanguinosa guerra civile, si contano circa 100.000 contadini morti. Tale brutalità, infatti, porterà la
resistenza a rianimarsi con la seconda rivolta in Vandea, che termina solo nel 1795 con un armistizio al seguito del
quale i ribelli vandeani riconoscono la Repubblica e il governo reintegra i preti refrattari e si impegna a non chiedere
imposte alla regione per 10 anni.
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4. La francia e l’europa
Dopo l'esecuzione di Robespierre, i club giacobini vengono chiusi e i massacri sono all'ordine del giorno; l'in azione è
fuori controllo, e l'instabilità economico-sociale non fa che accentuare l'inquietudine politica. Perciò si tenta di trovare
un punto di equilibrio attraverso la redazione di una nuova Costituzione che va a sostituire quella del 1793, mai entrata
in vigore → essa viene approvata il 22 agosto del 1795. Risulta più lunga e complessa della precedente, e si basa su
una rigida separazione dei poteri. Prevede un Parlamento bicamerale con una Camera che hai il compito di scrivere le
leggi (Consiglio dei Cinquecento) e un'altra che hai il compito di veri carle e approvarle (Consiglio degli Anziani); le
due camere poi eleggono i membri del Direttorio, un organo super esecutivo che nomina i ministri e detiene il vero
potere. Il sistema elettorale è censitario e prevede lezioni a doppio grado. La risposta dell'opinione pubblica non è
positiva: molti, infatti, criticano il carattere spudoratamente oligarchico del nuovo assetto costituzionale → insurrezioni.
A sinistra, l’agitazione trova modo di esprimersi in due tentativi di insurrezione promossi dai sanculotti fra l'aprile e il
maggio del 1795, entrambi repressi nel sangue. Un anno più tardi viene scoperta una congiura detta degli Eguali,
coordinata dall'ex giacobino François Noel Babeuf, che puntava a rovesciare il Direttorio ed abolire la proprietà privata;
venne sventata, ed il suo promotore giustiziato. A destra l'inquietudine si manifesta di nuovo in Vandea dove un gruppo
di lomonarchici cerca di provocare una nuova insurrezione; anche a Parigi i lomonarchici organizzano una rivolta, ma
essa viene repressa da Napoleone Bonaparte a cannonate. La nuova tecnica di risoluzione delle crisi politiche pare
ormai essere il colpo di Stato: ne avviene uno nell'aprile e uno nel maggio del 1797 quando il Direttorio guidato da
Paul Barras annulla due volte le elezioni che avevano registrato una vittoria dei lomonarchici prima, e della sinistra
giacobina poi. È evidente l'importanza dell'esercito e dei generali in questo contesto.

L’esercito francese e le repubbliche sorelle


L'ascesa politica dei militari che caratterizza questa fase tra il 1794 ed il 1799 è resa possibile da una trasformazione nel
modo di organizzare l'esercito e di fare la guerra. Fino al 1791, infatti, l'esercito francese era composto da mercenari e
da soldati arruolati a forza, mentre gli uf ciali erano esclusivamente nobili; ciò inizia a cambiare quando i nobili emigrano,
il che dà opportunità a tutti quei giovani generali di più modesta estrazione di mettere in luce le proprie qualità. Anche
l'esperienza del volontariato militare dà un contributo essenziale: infatti, l'esperienza della leva obbligatoria non era stata
accolta positivamente il più delle volte, mentre il numero molto alto di soldati volontari che sapevano bene per cosa
combattessero era probabilmente ciò che rendeva l'esercito francese speciale, in qualche modo → l'energia bellica
dell'esercito francese è ciò che gli consente di ribaltare le sorti della guerra contro Austria e Prussia, e anche di
spingersi aldilà dei territori nazionali. Questa operazione di conquista ha un carattere ambiguo: nelle terre
direttamente annesse alla Repubblica vengono introdotti ordinamenti francesi; nelle terre non annesse invece si
istituiscono delle repubbliche, le cui istituzioni ricalcano quelle dettate dalla Costituzione del 1795. Tuttavia, l'ambiguità
sta nel fatto che sia i territori annessi sia le "repubbliche sorelle" (ex Paesi Bassi austriaci, Olanda, Svizzera e Italia)
sono sottoposte a un rigido controllo politico e militare, nonostante la conquista fosse stata condotta in nome della
libertà. Ad ogni modo, è così che i generali iniziano ad acquisire un peso politico particolare: stabiliscono con i propri
eserciti un rapporto di strettissima fedeltà, e ciò sta alla base della forza politica di cui godono all’epoca del Direttorio;
ad esempio Napoleone Bonaparte.

Il “triennio repubblicano” in Italia


Volendo sferrare un duro attacco all’Austria, all’inizio del 1796 l’esercito francese comandato da Napoleone muove sul
fronte italiano e ottiene una serie di successi importanti sia contro l’esercito sabaudo che austriaco. Alla ne, verranno
stipulati dei trattati di pace ulteriormente rinforzati dal trattato di Campoformio (17 novembre 1797) in cui la Francia
cede Venezia e i territori del nord-est italiano all’Austria, ma in compenso reclama l’intera penisola, con l'eccezione di
Sardegna e Sicilia. L'Italia viene così divisa fra territori direttamente controllati dall'autorità francese, le nuove
"repubbliche sorelle”; addirittura Papa Pio VI, nel 1798, viene deportato come prigioniero politico a Valence dove morirà
solo un anno dopo. Una parte della popolazione accoglierà con ostilità i francesi, mentre altri, soprattutto la borghesia,
accolgono positivamente i primi cambiamenti che l'occupazione francese porta con sé, soprattutto una serie di libertà
di opinione e stampa che prima erano impensabili. Tuttavia, al fronte di queste innovazioni, le repubbliche sorelle non
godono di autonomia politica, dato che i loro organismi sono controllati dalle autorità civili e militari francesi; inoltre, i
territori sono soggetti a una forte pressione scale e a ripetute requisizioni, atti di violenza e prepotenza, il che provoca
una traumatica disillusione nei patrioti italiani che avevano visto nei francesi un'opportunità di libertà.

Spedizione in Egitto
All'inizio del 1798 l'unico altro nemico rimasto alla Francia è la Gran Bretagna; impossibile però attaccarla via mare, così
Napoleone mette a punto un piano: conquistare l'Egitto, territorio ottomano, per impossessarsi delle rotte commerciali
verso l’India. Il Direttorio è ben contento di allontanare i generali dalla Francia, così Napoleone partì con un seguito,
oltre che di soldati, di cartogra , disegnatori e archeologi → questo perché vuole unire il successo militare a quello
culturale, che garantisce prestigio. Scon tte le truppe turche nella battaglia delle Piramidi (21 luglio 1798), l'esercito
napoleonico sottopone l'Egitto a un'occupazione dura e violenta. Gli inglesi però non restano a guardare e l’ammiraglio
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Horatio Nelson distrugge la otta francese ad Abukir, ragion per cui la spedizione francese può considerarsi, dal punto
di vista militare, un fallimento. Dal punto di vista culturale, invece, vengono fatti ritrovamenti importanti come la stele di
Rosetta.
Alla ne del 1798, Russia e Austria aderiscono ad una seconda coalizione antifrancese a anco della Gran Bretagna.
Uno dei principali teatri di guerra è l'Italia, dove già le "repubbliche sorelle" avevano iniziato a implodere e a rivoltarsi
contro l'occupazione francese, sia per il carattere violento repressivo di quest'ultima, sia per l'aspetto modernizzante
che era fortemente osteggiato. Nel dicembre del 1799 la presenza francese in Italia viene ridimensionata al punto che
solo Genova, peraltro assediata, ancora resiste; ovunque si sono ria ermate le antiche istituzioni pre-repubblicane. Già
nell'aprile del 1799 il Direttorio era in crisi: emerge Sieyès come gura politica, che spera di annullare la Costituzione del
1795 con un colpo di Stato militare → designa Napoleone per questo scopo, ma la situazione di sfugge di mano
quando tra il 9 ed il 10 novembre Napoleone e ettivamente scioglie il Parlamento, ma per imporre un consolato
provvisorio di tre membri. Sieyès verrà in un secondo momento escluso da questo disegno politico quando il 25
dicembre 1799 entra in vigore la nuova Costituzione, che prevede che Napoleone venga proclamato primo console.
Egli ha tutto il potere esecutivo, mentre gli altri due consoli, Cambacérès e Lebrun, hanno solo ruolo consultivo.

5. Napoleone

Le prerogative costituzionali del primo console sono cospicue: a lui spetta il potere esecutivo e gran parte del potere
legislativo; c'è ancora un Parlamento bicamerale che svolge le sue funzioni secondo un sistema simile a quello previsto
nella Costituzione del 1795, ma è fortemente ridimensionato. Solo dopo che questa nuova Costituzione è entrata in
vigore viene organizzato un plebiscito, il cui risultato è pilotato verso un risultato obbligato, sebbene comunque meno
lusinghiero di quanto Napoleone sperasse. Una volta in carica, il regime deve preoccuparsi delle minacce militari: la
Russia si è ritirata dalla seconda coalizione antifrancese, cosicché l'esercito francese batte facilmente gli austriaci a
Marengo, nel 1800 → il 9 febbraio del 1801 viene stipulata la pace di Lunèville, sulla base della quale è riconosciuto
alla Francia il controllo dell'Italia centro-settentrionale. Inoltre, il 27 marzo 1802 Napoleone rma la pace di Amiens con
la Gran Bretagna, che prevede l'evacuazione dei britannici da Malta e la restituzione dell'Egitto all'impero ottomano.
Sfruttando questa situazione favorevole, egli si fa nominare primo console a vita, il che viene confermato da un altro
plebiscito che si tiene fra maggio e luglio del 1802.
La pace però non durò a lungo; i britannici infatti non evacuano Malta, ma anzi, nel maggio del 1803 la Gran Bretagna
dichiara guerra alla Francia. Napoleone avvia i preparativi per un attacco via mare e gli inglesi, dal canto loro, adottano
una particolare strategia → nell'estate del 1803 viene ordito un complotto, sostenuto dai britannici, per uccidere
Napoleone. I congiurati sono scoperti e arrestati e, una volta interrogati, rivelano che la congiura era stata ordita da un
principe della famiglia Borbone. Senza prove, Napoleone individua il responsabile nel duca d’Enghien, lo fa rapire,
giudicare colpevole e giustiziare nel 1804. Ciò suscita un moto di indignazione fuori dalla Francia, ma all'interno
l'episodio è giudicato favorevolmente: Napoleone sfrutta questa popolarità con l'ennesima spallata alla Costituzione,
che viene modi cata il 18 maggio 1804 per conferire al primo console e alla sua famiglia dignità imperiale.
Sull'imperatore, perciò, si andrà a concentrare tutto il potere esecutivo, e ciò è ulteriormente avallato da un terzo
plebiscito confermativo.
L'importanza dell'esperienza napoleonica sta soprattutto nelle riforme compiute tra il 1800 e il 1804, che riorganizzano
gli aspetti essenziali della struttura statale francese.
Le norme introdotte portano a compimento un ra orzamento del potere centrale nei confronti delle articolazioni
periferiche, facilitato dal fatto che il nuovo potere assoluto non deve più dialogare con gli istituti cetuali →
accentramento. Alcune riforme:

1. Viene istituita la gura del prefetto, posto a capo dei dipartimenti, con il compito di controllare l'ordine pubblico e
l'applicazione delle leggi.
2. Si procede alla centralizzazione del sistema giudiziario.
3. Viene riformato il sistema scolastico: importanti i licei, ma si trascura l'istruzione primaria, il che vuol dire che nelle
aree rurali l'istruzione è ancora in mano ai preti → Data l'importanza che la religione cattolica ancora ha presso
molti francesi, Napoleone ha bisogno di trovare un punto di accordo col ponte ce: viene stipulato il Concordato tra
il ponte ce e lo Stato francese il 16 luglio 1801, attraverso cui Pio VII riconosce la Repubblica francese, vengono
trovate soluzioni per quanto riguarda la fedeltà dei singoli ecclesiastici e la loro nomina, e la religione cattolica viene
de nita "la religione della maggior parte dei francesi”. Si nota come la separazione tra Stato e chiesa rimanga
comunque molto netta.

Fondamentale anche la redazione del Codice civile, un testo che ssa le norme legislative che regolano il rapporto fra i
cittadini. Fu approvato il 21 marzo 1804. Due aspetti particolarmente rilevanti riguardano il diritto individuale di
proprietà e il matrimonio, riconosciuto come l'atto fondamentale fra le relazioni che devono strutturare la società. Il
matrimonio previsto dal codice napoleonico è però fortemente sbilanciato, e i rapporti di forza convergono tutti sul
padre, riconosciuto come padre della famiglia.
La fase che segue l'autoincoronazione di Napoleone come imperatore (2 dicembre 1804) è caratterizzata da un
incessante catena di guerre, sia provocata dalle potenze straniere che vogliono ridimensionare il potere francese, sia da
Napoleone stesso, che ha l'ambizione di rivaleggiare con Carlo Magno o Carlo V. L'antagonista più tenace è la Gran
Bretagna, la quale è formalmente in guerra con la Francia dal 1803; I preparativi per un assalto navale vengono
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accantonati presto da Napoleone visto il grosso rischio che comporta attaccare direttamente la fortissima otta
britannica → battaglia di Trafalgar (21 ottobre 1805), Napoleone subisce una pesante scon tta vicino a Cadice
dall’ammiraglio Horatio Nelson, che in quell'occasione muore in battaglia. Sul continente però, l'esercito francese non
ha rivali.
Tra aprile e agosto 1805 si è formata la terza coalizione antifrancese, formata da Austria, Russia e Gran Bretagna.
Non riuscendo a battere quest'ultima, Napoleone volge le sue forze contro gli austriaci, che scon gge a Ulm, per poi
entrare a Vienna il 13 novembre 1805. Anche l'ultima resistenza austriaca viene stroncata al anco dei russi nella
battaglia di Austerlitz il 2 dicembre. Dopo la scon tta viene rmato il 26 dicembre il trattato di pace di Pressburg; in
quella sede, la maggior parte degli Stati tedeschi rompe i rapporti diplomatici con l'Austria e si alleano con la Francia.
Nel 1806 il Sacro Romano Impero viene sciolto e al suo posto nasce la Confederazione del Reno, un organismo da cui
è esclusa l'Austria e che diventa un protettorato francese; a quel punto l'imperatore Francesco II d’Asburgo è costretto
a cambiare nome in Francesco I, imperatore d’Austria.
Nonostante la disfatta austriaca, il sovrano prussiano Federico Guglielmo III, ducioso nelle capacità del suo esercito, si
fa avanti per diventare il massimo antagonista dell'espansionismo francese → dichiara guerra a Napoleone nel
settembre del 1806. Ciò ha risultati ridicoli perché i prussiani vengono sbaragliarti prima a Jena e poi ad Auerstedt; il 27
ottobre i francesi entrano a Berlino. A questo punto rimangono solo i russi: essi sono scon tti due volte, l'8 febbraio a
Eylau e poi di nuovo il 14 giugno a Friedland → lo zar Alessandro I decide di aprire le trattative di pace, che portano
all'accordo di Tilsit nel luglio dello stesso anno. Napoleone accoglie la richiesta dello zar di ricostituire uno Stato
prussiano autonomo con a capo Federico Guglielmo III, ma che sia fortemente ridimensionato rispetto a prima; inoltre,
lo zar ottiene da Napoleone appoggio militare nel caso di un eventuale guerra fra Russia e Impero ottomano.
Sistemate le cose ad est, Napoleone rivolge le sue mire verso il Portogallo, alleato della Gran Bretagna. Tuttavia, nel
1808, accade qualcosa di inaspettato: una crisi interna travolge la monarchia spagnola, nora alleata della Francia, e
scoppiano delle insurrezioni popolari contro la politica lofrancese di Carlo IV di Borbone → si crea un vuoto di potere,
risolto con una prova di forza di Napoleone che installa sul trono suo fratello Giuseppe. Questo fa arrabbiare ancora di
più l'opinione pubblica e la ribellione diventa una guerra incessante (aiutata dalla Gran Bretagna) combattuta non con
battaglie campali, in cui l'esercito francese era superiore, ma atti di guerrilla che s ancano il nemico. La ribellione
spagnola dura quasi sei anni, e di essa appro tta immediatamente l'imperatore Francesco I d’Austria.
Nell'aprile del 1809, infatti, l'Austria e il Tirolo (sotto la guida di Andreas Hofer) sferrano un attacco congiunto alla
Bavaria, alleata dei francesi; questo tentativo però fallisce, tant'è che Napoleone, rientrato dalla Spagna, li scon gge e
arriva a prendere Vienna il 13 maggio 1809. Dati i risultati deludenti, il governo austriaco cade e viene sostituito dal
nuovo capo di governo Klemens von Metternich, che si occupa delle trattative di pace con i francesi → con la pace di
Schoenbrunn del 14 ottobre 1809, l'Austria perde moltissimi territori (fra cui l'Istria, che va alla Francia) ma Metternich
ottiene che Napoleone ripudi la moglie Giuseppina, da cui non aveva avuto eredi, per sposare Maria Luisa d'Austria,
glia dell'imperatore Francesco I. Si sposano il 1 aprile del 1810 e da lei Napoleone ha l'erede tanto atteso.
Importante citare la strategia con cui Napoleone muove guerra alla Gran Bretagna, non potendo attaccarla direttamente
→ il blocco continentale. Sin dal novembre 1806 Napoleone ha concepito una politica di ritorsione che prevede il
sequestro delle merci britanniche, l'arresto dei cittadini inglesi sul continente, il divieto di attacco nei porti inglesi etc.
Tutto ciò al ne di stroncare l'economia britannica e solo in seguito tentare un attacco militare. Questa politica però non
sortisce l'e etto sperato, perché non tutte le nazioni che aderiscono al blocco ne rispettano le regole.
Napoleone a da la gestione di molti Stati satellite sotto il controllo francese ai suoi parenti, diretti o indiretti; per
legittimare il regno, reintroduce i titoli nobiliari, chiamati da lui titoli imperiali → hanno solo valore onori co, non sono
accompagnati da privilegi. L'impatto dell'esperienza napoleonica in Europa è profondo e si fa sentire in due direzioni: 1)
in molte aree del continente europeo le istituzioni francesi fungono da modello o vengono introdotte nel quadro degli
Stati satellite; 2) di contro, l’occupazione napoleonica suscita reazioni difensive e contribuisce alla di usione di
sentimenti nazional-patrottici. Vediamo nel dettaglio in che modo.

- La Gran Bretagna: l'ininterrotto stato di guerra con la Francia fa in modo che gli inglesi de niscano la propria identità
nazionale in particolare in opposizione al nemico, che fra l'altro è un paese cattolico e quindi “papista". Per un
brevissimo periodo l'opinione pubblica inglese cominciò a guardare più favorevolmente alla Francia rivoluzionaria,
dopo il 1789, ma poi il rapido radicalizzarsi e l'avvento di Napoleone rianimò i vecchi stereotipi: i francesi sono visti
come un popolo servile e aggressivo. Ciò fu ulteriormente confermato dalla rivolta dei 1798 che riaccende la
questione irlandese → dal 1782 l'Irlanda gode di una parziale autonomia, anni dopo il parlamento irlandese viene
esteso ai cattolici (anche se essi non potevano essere eletti come membri), ma ciò non reprime il desiderio
indipendentista che esplode nel 1798, supportato militarmente anche dal Direttorio francese. La ribellione però viene
repressa duramente, e ne consegue la piena annessione dell'Irlanda al Regno Unito. Inoltre, il Parlamento irlandese è
abolito e ai cattolici vengono revocati tutti i diritti.
- La Spagna: la rivolta spagnola, supportata anche dalla Gran Bretagna, è animata da varie componenti politiche. C'è
una corrente tradizionalista, che vuole che si lotti contro i francesi in difesa della casa reale spagnola e delle tradizioni
religiose; ce n'è un'altra che si forma come reazione alla dura occupazione militare e che ha forte orientamento
nazionalista e xenofobo; in ne, ce n'è una che chiede che la lotta antifrancese si trasformi nell'occasione per dare
alla Spagna una Costituzione per garantire libertà a tutti cittadini → nel 1810 la ribellione spinge la Giunta
centrale di Cadice a convocare le cortes (organo di rappresentanza delle varie giunte insurrezionali) con l'intento di
preparare una Costituzione per la futura Spagna libera. All’interno delle cortes prevale il gruppo politico dei liberales,
i quali, nel 1812, riescono a fare approvare la Costituzione di Cadice. Essa prevede un Parlamento monocamerale
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eletto a su ragio universale maschile, che riserva ampi poteri al sovrano come capo dell’esecutivo. La Costituzione
fa della monarchia e della religione cattolica i valori fondanti della nazione spagnola.
- La Prussia: in Prussia la reazione all'occupazione napoleonica è meno dura, ma non per questo meno signi cativa.
Dopo le scon tte di Jena e Auerstedt I ceti dirigenti prussiani sono in stato di choc, e proprio da questo trauma
collettivo nascono le ri essioni di Carl von Clausewitz sulle ragioni del successo militare di Napoleone in modo da
rendere l'esercito prussiano altrettanto forte. A questo ne lavorano due spinte, una intellettuale, volta a sollecitare la
rinascita dello spirito nazionale tedesco; l'altra politica, dato che due governi che si succedono cercano entrambi di
introdurre riforme per modi care le istituzioni delle comunità rurali. Questo perché entrambi i capi di governo hanno
capito che il motivo della debolezza dell'esercito prussiano sta soprattutto nella fragilità del rapporto fra il "popolo" e
lo Stato → il sovrano è vicino alla nobiltà, ma tutti gli altri gruppi sociali sono stati marginalizzati. È dunque necessario
intervenire sulle istituzioni rurali, e infatti il 9 ottobre 1807 Stein emana l'Atto di emancipazione con cui abolisce la
servitù della gleba. Hardenberg continua su quella strada, abolendo tutte le esenzioni scali per i proprietari terrieri;
tuttavia, con la nuova serie di guerre che coinvolgono la Prussia, le riforme si interrompono.
- L’Italia: nel 1810 la penisola italiana, sebbene divisa in tre aree (territori annessi, il regno d'Italia ed il regno di Napoli)
ha nalmente degli assetti normativi e istituzionali omogenei, ricalcati sul modello francese. Alcune modi che: i due
regni napoleonici hanno una struttura fortemente centralizzata; inoltre, in tutte e tre le aree è introdotto il Codice
civile. Tanto nel regno d'Italia come in quello di Napoli viene organizzato poi un esercito autonomo, attraverso il
sistema della coscrizione. Il Concordato con la Santa Sede viene sottoscritto dalla Repubblica italiana nel 1803.
Ovunque vengono aboliti o limitati i privilegi cetuali → nel regno di Napoli con la legge del 2 agosto 1806 si
aboliscono le giurisdizioni feudali e i privilegi a esse connessi; una cosa simile avviene nella Sicilia borbonica, (quindi
non controllata da Napoleone ma dall'ex re di Napoli, Ferdinando IV di Borbone) Dove nel 1812 l'antico Parlamento
siciliano viene riformato sulla base di una nuova Costituzione che introduce un sistema parlamentare modellato su
quello inglese. Anche qui si aboliscono i privilegi feudali. Queste riforme sono in gran parte accolte
favorevolmente: il disagio sociale nasce prevalentemente dalla forte pressione scale a cui sono soggetti gli Stati
napoleonici, e dalla leva obbligatoria, che molto spesso porta i soldati a disertare e unirsi a gruppi di fuorilegge →
fenomeno del brigantaggio. Inoltre, ciò porta alla di usione di sentimenti nazionali antifrancesi, sulla spinta dei quali
nascono le prime associazioni segrete lounitarie.

Campagna di Russia, scon tta e morte → tra le nazioni che non hanno particolarmente risentito dell'espansionismo
napoleonico c'è la Russia, che è stata solo parzialmente limitata dalla pace di Tilsit del 1807 e che, sebbene abbia
aderito al blocco continentale, non lo rispetta a atto. Questo porta la Francia a temere una possibile alleanza fra Russia
e Gran Bretagna, così nei primi mesi del 1812, Napoleone decide di giocare in anticipo e di attaccare militarmente la
Russia, con un esercito di 700.000 soldati francesi e alleati (Grande Armée). La spedizione inizia il 24 giugno del 1812.
L'esercito russo però, sotto il comando del generale Mikhail Kutusov, adotta una strategia difensiva e cace → continue
ritirate in modo da evitare battaglie campali e la tattica della terra bruciata, così che Napoleone e i suoi hanno problemi
di approvvigionamento. Il 7 settembre 1812 la Grande Armée riesce nalmente a scontrarsi con i russi a Borodino, ma
la battaglia non è risolutiva; Mosca viene abbandonata dai russi, e quando Napoleone entra in città la trova in amme. A
quel punto l'esercito napoleonico è decimato da epidemie e diserzioni, e l'inverno è alle porte: il 19 ottobre Napoleone
si convince a ordinare la ritirata. Durante tutta la via del ritorno, l'esercito francese è decimato dalla fame, dal freddo,
dalle malattie e dagli attacchi dei russi. Il 30 dicembre il generale prussiano Hans von Yorck von Wartenburg, che
comanda il contingente che la Russia aveva dovuto schierare al anco di Napoleone come da accordi, stipula una pace
separata con la Russia; un mese dopo anche Federico Guglielmo III stipula con lo zar Alessandro I un trattato di
cooperazione antifrancese.
Nell'estate del 1813 per iniziativa della Gran Bretagna si organizza una nuova coalizione antifrancese a cui aderiscono
Prussia, Russia, Svezia e Austria; il 16-19 ottobre a Lipsia si combatte la battaglia decisiva che sancisce la vittoria della
coalizione su Napoleone. La Francia è invasa dall'esercito della coalizione, che il 30 marzo occupa Parigi. Il 6 aprile
1814 il Senato francese dichiara decaduto Napoleone e nomina re Luigi XVIII di Borbone, fratello di Luigi XVI; in ne, l'11
aprile con il trattato di Fontainebleu, Napoleone rinuncia al regno e viene esiliato all'Isola d’Elba. Il 30 maggio 1814
viene rmata la pace di Parigi, con cui la Francia viene ricondotta ai suoi con ni originali così come era nel 1792, e
torno ad essere una monarchia sotto Luigi XVIII, il quale però concede una Costituzione. Il 1° novembre 1815 si apre
il Congresso di Vienna per decidere i nuovi assetti geopolitici europei. Napoleone però non si è ancora rassegnato,
e infatti il 1° fugge dall'isola d’Elba → iniziano i "Cento giorni" di Napoleone. Sbarcato a Cannes con un migliaio di
uomini, si dirige verso Parigi, rendendo noto con proclami di essere interessato solo a mantenere il suo potere sulla
Francia. Austria, Russia, Prussia e Gran Bretagna si allarmano e aderiscono subito ad una nuova coalizione, che ha la
meglio il 18 giugno 1815 a Waterloo: stavolta è davvero la ne. Viene stipulata una seconda pace di Parigi il 20
novembre 1815, stavolta meno vantaggiosa della precedente; a seguito di ciò i regni Napoleone si sfaldano. L'ultimo
accadere è il regno di Napoli. Poco prima, Napoleone era stato deportato dai britannici sull'isolotto di Sant'Elena: qui vi
morirà il 5 maggio del 1821.
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6. La restaurazione

Da quando Napoleone viene esiliato all'Elba nel 1814, Vienna inizia a riempirsi di diplomatici, u ciali, politici, re e
regine, che accorrono per rispondere alla chiamata di un urgente incontro diplomatico fra le potenze europee promosse
da coloro che hanno scon tto Napoleone → l'Austria soprattutto, rappresentata da Francesco I e dal cancelliere
Metternich; poi la Russia, la Prussia e la Gran Bretagna. Poi ci sono svariati altri Stati europei, fra cui la Francia
nuovamente borbonica, rappresentata dal ministro degli esteri Talleyrand. Il congresso viene inaugurato il 1° novembre
1814 e nisce il 9 giugno 1815. Il criterio fondamentale adottato per la ristrutturazione dell'Europa è il principio di
legittimità → esso implica la restaurazione dei poteri “legittimi” laddove essi erano stati scalzati dalla Rivoluzione
francese e da Napoleone; tutto ciò con l'intento di riportare l'intera Europa agli assetti che vigevano prima del
1789, anche se questo criterio viene spesso disatteso. Comunque, i mutamenti politici che abbiamo sono signi cativi:

- La Russia ingloba il Regno di Polonia e la Finlandia, sottratta alla Svezia.


- La Prussia a est riottiene la Posnania e a ovest i territori renani che nel periodo napoleonico erano stati inclusi nel
Regno di Vestfalia.
- L’Austria riprende tutti i territori precedentemente persi, con l'aggiunta del Regno Lombarrdo-Veneto. Cede i Paesi
Bassi austriaci, che insieme all'Olanda vanno a costituire il nuovo Regno dei Paesi Bassi.
- In Germania, al posto della Confederazione del Reno precedentemente abolita, si costituisce la Confederazione
germanica → un organismo sovranazionale che racchiude 39 Stati fra cui l'Austria, la Prussia, la Danimarca e altri
Stati minori. Possiede un organo centrale di coordinamento, la Dieta della Federazione, costituita dagli ambasciatori
degli stati membri, che si occupa della politica militare e commerciale.
- In Spagna torna sul trono Federico VII di Borbone, che come prima cosa abolisce la Costituzione di Cadice.
- In Italia la situazione è molto frammentata. Viene ampliato il Regno di Sardegna che, sotto Vittorio Emanuele I,
riottiene Nizza e Savoia e incorpora i territori genovesi; il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla è a dato all'ex
moglie di Napoleone Maria Luisa d’Austria; il Ducato di Modena è a dato a Francesco IV d’Austria-Este; il Ducato
di Massa e Carrara è a dato alla madre di Francesco IV, Maria Beatrice Cybo-d’Este; il Granducato di Toscana è
restituito a Ferdinando III d’Asburgo-Lorena; lo Stato della Chiesa è ricostituito sotto il regno di Papa Pio VII,
rientrato a Roma dalla prigionia in Francia. Il Regno delle due Sicilie, strutturato in una compagnia
amministrativamente uni cata, viene restituito a Ferdinando IV di Borbone, che ora prende il nome di Ferdinando I
delle Due Sicilie.

Le soluzioni adottate dei congressisti sono pensate soprattutto in funzione antifrancese, come protezione da possibili
ritorni di amma rivoluzionari o bonapartisti. Inoltre, il sistema nato a Vienna è ra orzato da accordi diplomatici fra le
varie potenze volti al mantenimento dello status quo. Due sono i trattati più rilevanti: 1) il Patto della Santa Alleanza,
rmato il 26 settembre 1815 da Austria, Prussia e Russia e a cui aderiscono successivamente Francia, Regno di
Sardegna, Svezia e Paesi Bassi (ma non il Regno Unito) che prevede che le truppe dei paesi aderenti possano
intervenire per mantenere l'ordine stabilito a Vienna ovunque necessario, anche interferendo negli a ari interni di altri
paesi; 2) il Patto della Quadruplice Alleanza, siglato il 20 novembre 1815 tra Gran Bretagna, Austria, Russia e Prussia,
che impegna i contraenti a escludere i Bonaparte dal trono francese e a mantenere le clausole del trattato di pace con
la Francia.
Dal punto di vista politico-istituzionale gli Stati della Restaurazione sono quasi tutti delle monarchie amministrative, cioè
danno piena sovranità al monarca, che è coadiuvato da una serie di apparati di funzionari e ministri. Fanno eccezione
Gran Bretagna e Francia → 1) la Gran Bretagna si regge sui pilastri della Constitution, che non è un testo scritto bensì
un insieme di norme e pratiche politiche; questi pilastri sono: il re, la Camera dei Comuni (nella quale siedono
rappresentanti maschi eletti sulla base del reddito) e la Camera dei Lord (composta da nobili, membri della famiglia
reale e dai vescovi anglicani). Gradualmente la Camera dei Comuni acquista sempre più rilievo politico nell'attività di
legiferare e infatti il sistema politico inglese si considera una monarchia parlamentare. 2) La Francia dispone dal 1814
di una carta costituzionale concessa da Luigi XVIII, che prevede un Parlamento bicamerale composto da una Camera
bassa ed una Camera alta; esso però ha solo la facoltà di approvare o respingere le leggi proposte dal re e non ha la
facoltà di modi carle. Il re è il capo del governo, e infatti quella francese è una monarchia costituzionale. Sono
comunque mantenute una serie di importanti norme come l'uguaglianza dei cittadini, la libertà di culto, di espressione e
di stampa.
L'esperienza della Rivoluzione francese sollecita in questi anni ed anche prima l'elaborazione di un pensiero politico che
fa del principio della tradizione il fondamento di una vita collettiva più paci ca e meno sanguinaria di quella imposta
durante gli anni della Rivoluzione stessa. È un orientamento che risale all'intellettuale inglese Edward Burke → egli
a erma che la di erenza tra un buon regime politico come quello inglese e un pessimo come quello imposto dai
rivoluzionari francesi è che mentre il primo si è evoluto gradualmente, il secondo è stato imposto rompendo con tutte le
precedenti tradizioni. In tal modo, i francesi si sono dimenticati dei lavori della storia e della forza delle tradizioni → ciò
che in questi anni inizia ad essere chiamato “lo spirito dei popoli”.
Società segrete: da notare come in questo periodo, nei paesi in cui non ci sono restrizioni della libertà di associazione
e parola, il dibattito delle idee viene ospitato sulle pagine dei giornali o nei club, o ancora nelle associazioni private.
Laddove invece la censura non lo consente, nascono le prime associazioni segrete, tra cui la più importante è la
Carboneria. Essa deriva da un modello associativo massonico e si struttura attraverso un reticolo di nuclei operativi
detti “vendite”, i cui membri sono chiamati “buoni cugini”.
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L’idea di “nazione”: l’idea di nazione è una delle principali innovazioni nel linguaggio politico dell'ottocento europeo. Il
termine infatti comincia a designare, piuttosto che una realtà geogra ca, la collettività che ha il diritto di esercitare
la sovranità politica su uno speci co territorio. Questo spostamento concettuale avviene durante la Rivoluzione
francese, e la di usione di questo nuovo linguaggio è assicurata da due processi: 1) uno è di natura imitativa, infatti
altrove i gruppi antiassolutisti imitano i rivoluzionari francesi; 2) l'altro è di natura reattiva, in risposta alle forze
napoleoniche occupanti i territori europei. Un altro elemento che si impone, no a connotare permanentemente l'idea di
nazione, è che si comincia a considerarla come una comunità composta da tutti coloro che condividono gli stessi
tratti etnici, la stessa storia, lingua e cultura. → in virtù di questa presunta comunanza, a tale collettività si riconosce
il diritto di esercitare la sovranità su un territorio che si pensa che storicamente le appartenga. Il linguaggio
nazionalistico è stato ostacolato da varie di coltà (per esempio che la comunanza etno-linguistica non assicura una
comunanza di sentimenti e progetti politici; o il fatto che esso è stato duramente osteggiato a partire dal 1815 in quanto
è considerato un linguaggio eversivo) ma ad ogni modo il messaggio nazionalista diviene linguaggio politico
fondamentale dell'Ottocento europeo. Anche perché si intreccia saldamente con il movimento intellettuale del
Romanticismo. → esso contribuisce a creare una mitogra a attraverso cui la nazione è reimmaginata attraverso
sistemi di parentela e ruoli di genere demercati etc.
In questo periodo si sviluppano due correnti del pensiero politico, radicalmente contrapposte: l'orientamento liberale e
quello democratico. 1) Il primo si sviluppa dal presupposto che l'attuazione del libero mercato porterebbe degli enormi
bene ci in quanto si eliminerebbero quelle normative che ostacolano gli imprenditori che in questa narrazione vengono
visti come eroi; inoltre i liberali vogliono valorizzare la "società civile" e proteggere le libertà dei privati, anche ma non
solo con il consolidamento di istituzioni costituzionali o parlamentari che operino all'interno di "Stati di diritto", in cui
cioè le leggi siano uguali per tutti. La più grande eccezione e contraddizione riguarda l'esercizio dei diritti politici. Il
liberismo trova anche un'altra forma di espressione nella sottocorrente del cattolicesimo liberale, che si fa risalire a
Lamennais, pesantemente condannata dal Papa. 2) L’orientamento democratico invece prevede assetti politici
repubblicani e vorrebbe estendere il diritto di voto a tutti maschi adulti, senza distinzione di classe.

7. Tornano le rivoluzioni (1820-21 e 1830-31)

Tra il 1820 e il 1849, ben tre cicli rivoluzionari distinti si susseguono fra America ed Europa. I primi due hanno un
carattere politico, orientato da movimenti di ispirazione nazional-liberale; nel terzo, invece, si cominciano a sentire
circolare parole che incitano a una trasformazione democratica degli assetti politici, se non addirittura ad una vera e
propria rivoluzione sociale. La prima ondata di rivoluzioni ha inizio nell’America latina, da dove si trasmette all’Europa
attraverso la Spagna; poi, tra il 1820 ed il 1825, una vera e propria sequenza di rivoluzioni scuote l’Europa, mostrando
caratteristiche comuni:

1. Sono quasi tutte collegate da un regolare sistema diffusivo, vale a dire che le notizie si propagano attraverso i
giornali ed il modello rivoluzionario viene accolto e replicato.
2. I militari hanno un ruolo decisivo → adottano la tecnica del colpo di Stato per restaurare o introdurre libertà
costituzionali.
3. Le società segrete sono strutture organizzative essenziali per coordinare i tentativi rivoluzionari.
4. I temi dell’indipendenza e della sovranità nazionale sono al centro del discorso politico.
5. Tutti i movimenti rivoluzionari sono indeboliti da spaccature interne.

America Latina: la prima amma rivoluzionaria si accende in America Latina. Le società coloniali dell’America Centrale
e meridionale sono dominate dai creoli (bianchi nati in territorio americano), ricchi possessori di piantagioni ma sempre
più inso erenti nei confronti dell’amministrazione e del prelievo scale. Nel 1808 quando la Spagna viene occupata da
Napoleone, le élite di alcune aree coloniali ne appro ttano per cercare di recidere i rapporti con la madrepatria. Nel
1811 a Caracas si forma una giunta di governo capeggiata da Francisco de Miranda che proclama l’indipendenza della
Repubblica del Venezuela. Negli anni seguenti i gruppi di ribelli che si formano ovunque hanno anche l’appoggio del
Regno Unito. La rivolta a nord è guidata da Simón Bolivar (impostosi dopo la morte di de Miranda), mentre a sud guida
la ribellione José de San Martín → egli nel 1816 proclama l’indipendenza dell’Argentina; l’anno seguente organizza
una spedizione in Cile e ne proclama l’indipendenza nel 1818. Nel 1819 viene costituito lo Stato federato di Gran
Colombia (un’area che comprende Venezuela, Colombia ed Ecuador). Nel 1821 il Messico conquista la sua autonomia,
così come gli stati compresi fra esso e la Colombia, che si uniscono nella Federazione delle Province Unite
dell’America centrale. Tra il 1822 ed il 1824 le truppe guidate da Bolívar e da San Martín scon ggono l’esercito
spagnolo in Perù, proclamandone l’indipendenza; inoltre, anche il Brasile si sgancia dal Portogallo, diventando un
impero indipendente sotto il regno di Pedro I di Braganza. Dopo la liberazione però, l’ipotesi di una grande federazione
sudamericana a modello degli Stati Uniti svanisce; anzi, persino le federazioni già esistenti si sgretolano sotto il
prevalere di interessi e rivalità nazionali. Dappertutto viene abolita la schiavitù, ma persistono le disuguaglianze sociali:
del nuovo assetto politico appro tteranno subito Stati Uniti e Regno Unito, che infatti riconoscono immediatamente
l’indipendenza dei nuovi stati sudamericani.
Spagna: nel 1814 il re di Spagna, Ferdinando VII di Borbone, ha revocato la Costituzione di Cadice, con l’intenzione di
ricostituire un regime neoassolutista. La sua è una mossa politica che delude l’opinione pubblica, e traditi si sentono
anche quei soldati che il sovrano pensa di inviare per reprimere le rivolte in America Latina; infatti, le truppe concentrate
a Cadice si ribellano il 1° gennaio sotto la guida di Rafael de Riego e Antonio Quiroga. → il loro programma è il
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ripristino della Costituzione. Per gestire la situazione, Ferdinando VII acconsente e convoca le elezioni. Tuttavia, il
movimento rivoluzionario è disunito e in esso si contrappongono liberali moderati a democratici che vorrebbero
introdurre riforme sociali; tutto è comunque frenato bruscamente da un intervento esterno della Santa Alleanza, che in
seguito al Congresso di Verona (30 ottobre 1822), a da alla Francia il compito di reprimere la rivolta. L’esercito francese
scon sse i ribelli davanti a Cadice, e immediatamente la Costituzione viene nuovamente revocata.
Italia: in Italia le rivolte scoppiano nell’estremo nord e nell’estremo sud della penisola.

• A sud, l’esempio della rivoluzione spagnola chiama all’azione i gruppi carbonari presenti nel Regno delle Due Sicilie;
infatti, nella notte fra il 1° e il 2 luglio 1820 una trentina di carbonari della vendita di Nola e 127 sottou ciali e soldati si
muovono verso Avellino per chiedere una Costituzione. Per la connivenza del generale borbonico Guglielmo Pepe
(che appoggia la rivolta) e per la reazione morbida del re Ferdinando I di Borbone, l’insurrezione ha successo → il 9
luglio le truppe rivoluzionarie entrano a Napoli. Francesco di Borbone viene nominato da suo padre suo sostituto e
promuove un governo liberale, che fa approvare la Costituzione spagnola del 1812. I problemi si presentano quando
appena due giorni dopo, a Palermo scoppia una rivolta autonomista → fallita, poiché Napoli invia un contingente
militare che fa capitolare Palermo i primi di ottobre.
• A nord, il fermento rivoluzionario si trasmette nel Piemonte, dove gruppi di carbonari puntano alla concessione di una
Costituzione e a muovere guerra all’Austria. L’insurrezione scoppia tra il 9 ed il 10 marzo 1821 ad Alessandria, e si
propaga nei giorni seguenti a Torino, costringendo il re Vittorio Emanuele I ad abdicare in favore del fratello Carlo
Felice; tuttavia, a causa della temporanea assenza di quest’ultimo, nomina reggente il nipote Carlo Alberto, il quale
il 13 marzo annuncia la concessione della Costituzione spagnola del 1812. Carlo Felice però sconfessa
immediatamente la decisione di Carlo Alberto, ordinandogli di recarsi a Novara, egli obbedisce, abbandonando i
rivoluzionari al loro destino.

Come niscono i moti del 1820-21 in Italia? Il 27 ottobre 1820 si riunisce a Troppau un congresso delle potenze
europee, con l’intento di valutare la situazione creatasi in Spagna e nel Regno delle Due Sicilie; il 26 gennaio 1821 poi si
apre un altro congresso a Lubiana, al quale partecipa anche Ferdinando I delle Due Sicilie, intenzionato a chiedere un
intervento militare austriaco che metta termine all’esperienza costituzionale in atto nel suo regno. La richiesta viene
accettata, e il 4 febbraio gli austriaci varcano il Po, muovendo verso sud. Scon ggono l’esercito napoletano comandato
da Guglielmo Pepe, e il 24 marzo 1821 sono a Napoli. Contemporaneamente, un altro corpo di spedizione austriaco è
inviato in Piemonte a sostenere le truppe di Carlo Felice → l’esercito costituzionalista è facilmente scon tto a Novara, e
il 10 aprile 1821 gli austriaci sono a Torino.
Balcani: in Serbia un primo tentativo indipendentista, scoppiato nel 1804, viene represso nel 1813; una seconda serie
di insurrezioni, che ha luogo fra il 1815 ed il 1816, porta ad un signi cativo mutamento negli assetti amministrativi
dell’area: il sultano ottomano attribuisce a Miloš Obrenovich, capo della rivolta, il titolo di capo della regione serba →
la sovranità resta ottomana, ma alla Serbia è riconosciuta un’ampia autonomia. Intanto a Odessa sin dal 1814 alcuni
mercanti greci fondano una società segreta che vuole raccogliere tutti i cristiano-ortodossi animati da sentimenti
indipendentisti, la “Società degli Amici” → dal 1820 ne diventa capo Alèxandros Ypsillàntis, aiutante di campo dello
zar Alessandro I, che spera di convincere a sostenere un’insurrezione nelle comunità greche in Moldavia e Valacchia
con un proclama. Nonostante egli sia costretto a scappare in Austria e lì arrestato, la rivolta scoppia nel Peloponneso e
in diverse isole dell’Egeo → e cacemente coordinata dalla Società, ha successo e conduce nel 1822 alla
proclamazione dell’indipendenza della Grecia. La rivolta greca riesce nel suo intento anche perché è sostenuta da
larghi strati della popolazione, incoraggiata dal clero e addirittura da volontari stranieri. La lotta per l’indipendenza non
avrà un vero punto di svolta no al 1827, grazie all’intervento congiunto di Regno Unito, Francia e Russia → rmano un
trattato con il quale si impegnano a garantire l’autonomia della Grecia, e concretamente inviano delle squadre navali
che scon ggono la otta turca a Navarino il 20 ottobre 1827.
Pace di Adrianopoli: rmata nel settembre del 1829, è il trattato che risolve le insurrezioni nell’Impero Ottomano.
Quest’ultimo riconosce uno Stato greco indipendente (a cui, nel 1832, le potenze europee impongono l’adozione di un
monarca tedesco, Ottone I, che si ri uterà di concedere una Costituzione no al 1843), un Principato autonomo di
Serbia guidato da Obrenovich, e due distinti Principati di Moldavia e Valacchia. Questi tre rimangono formalmente sotto
il controllo ottomano, ma la forte autonomia concessa fa si che si possa considerare la Pace di Adrianopoli un tassello
importante nella dissoluzione dell’Impero.
Si arriva ora al secondo ciclo rivoluzionario, che ha inizio nel 1830 e segue il medesimo schema di usivo (da ovest
verso est) coinvolgendo il Regno di Francia, il Regno dei Paesi Bassi, l’Italia e la Polonia. In questa seconda ondata,
accanto a rivolte promosse da organizzazioni segrete, ve ne sono altre più propriamente “di piazza”, come avviene in
Francia.
Regno di Francia, “Rivoluzione di luglio”: nel 1824, al defunto re Luigi XVIII succede suo fratello Carlo X di Borbone.
Il suo orientamento punta ad una ricostruzione di un regime monarchico neoassolutista → autorizza indennizzi per tutti i
nobili che, fuggendo dalla Rivoluzione francese, avevano perso terre e beni; introduce la pena di morte per il reato di
sacrilegio e norme che limitano la libertà di stampa . Un segnale del dissenso che smuove l’opinione pubblica, però,
arriva quando con le elezioni del 1827 si a erma alla Camera dei deputati una maggioranza liberale. Dopo una breve
esperienza di governo liberale, l’8 agosto 1829 Carlo X decide di forzare la situazione, nominando Primo ministro Jules
de Polignac, leader dei monarchici di destra. La tensione che questo gesto genera spinge il re a sciogliere la Camera il
16 maggio 1830 e indire nuove elezioni, sperando in un risultato a lui più favorevole: aspettative disattese, perché le
elezioni ra orzano nuovamente la maggioranza liberale. Pensando comunque di aver consolidato il suo prestigio con
l’occupazione militare dell’Algeria, Carlo X emana quattro ordinanze con le quali sospende la libertà di stampa,
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scioglie la Camera appena eletta, modi ca la legge elettorale e induce nuovamente le nuove elezioni. Il popolo a
quel punto scende in piazza, e seguono intensi scontri con l’esercito regio che durano dal 27 al 29 luglio 1830. Il 30
luglio i capi liberali (Thiers e Mignet), per scongiurare un esito repubblicano/democratico, proclamano Luigi Filippo
d’Orléans (cugino di Carlo X) capo di un esecutivo provvisorio → come prima cosa, Luigi Filippo fa redigere una nuova
Costituzione che fra le altre cose impone che la Francia abbia un assetto monarchico → dopo l’abdicazione di Carlo X,
lui è l’unico ad avere i requisiti per diventare re, e così viene proclamato “re dei francesi”. Rispetto a quella del 1814, la
Costituzione del 1830 introduce una serie di novità:

1. La religione cattolica non è più la religione dello Stato


2. La censura sulla stampa è proibita
3. Anche il Parlamento può formulare leggi
4. Il re non può emanare ordinanze per sospendere dei principi costituzionali
5. Viene adottato il tricolore rosso-bianco-blu come bandiera nazionale

Belgio, “Rivoluzione d’agosto”: il Regno dei Paesi Bassi, costituito nel 1815, è frutto delle decisioni prese dal
Congresso di Vienna; tuttavia, appare presto evidentemente che riunire dei territori rimasti divisi per tre secoli non è
stata una gran mossa. Gli abitanti del Belgio (ex Paesi Bassi austriaci) hanno caratteristiche culturali di erenti dai loro
concittadini olandesi: sono cattolici, laddove gli olandesi sono calvinisti; parlano francese, e sono spinti da interessi
politico-economici di tipo conservatore, mentre gli olandesi guardano a politiche liberiste. Inoltre, i belgi si sono sentiti
discriminati dal re Guglielmo I e dai suoi governi a maggioranza olandese, che non proteggono i loro interessi. Le
tensioni si accumulano no a esplodere nel 1830, sulla spinta della Rivoluzione di luglio in Francia e di un famoso
melodramma di Daniel Auber che metteva in scena la rivolta di Masaniello a Napoli → la folla inneggiante
all'indipendenza del Belgio prende possesso di alcuni edi ci governativi, e si scontra duramente con l'esercito regio per
le strade di Bruxelles. Il 4 ottobre 1830 il governo provvisorio proclama l'indipendenza del Belgio, riconosciuta nel
gennaio del 1831 dalle maggiori potenze europee in una conferenza che si svolge a Londra. Come per la Grecia, al
Belgio viene imposto un assetto monarchico sotto la guida di un principe tedesco, Leopoldo di Sassonia-Coburgo-
Gotha, che sale al trono il 21 luglio 1831. Il riconoscimento del Belgio come nazione autonoma e neutrale viene
perfezionato con un trattato del 1839 rmato da Regno Unito, Francia, Austria, Russia e Prussia.
Polonia: nel 1815 il Congresso di Vienna aveva stabilito la formazione di un Regno di Polonia, il cui re è lo zar di Russia
Alessandro I. Inizialmente al regno polacco, che dispone di una sua Costituzione, sono riconosciute istituzioni proprie e
una certa autonomia; col passare del tempo però, Alessandro I e ancora di più il suo successore Nicola I pongono lo
Stato polacco sotto un più diretto controllo russo → la tensione esplode quando lo zar nomina un russo alla carica di
governatore della Polonia. Il 29 novembre 1830 il con itto scoppia quando un gruppo di soldati di Varsavia
prende le armi e costringe il governatore alla fuga, mentre nei giorni seguenti gran parte dell'esercito polacco si
schiera con i rivoltosi. Nel gennaio 1831 il governo provvisorio di chiara Nicola I decaduto dal trono di Polonia; la
reazione però non si fa attendere, e a febbraio un ingente esercito russo si dirige verso Varsavia. La resistenza polacca
spera in un aiuto di Regno Unito e Francia, che però non arriverà mai, e così nel settembre del 1831 i ribelli sono
scon tti, la Costituzione polacca abolita e molti polacchi fuggono per scampare alle misure punitive.
Italia: nei primi mesi del 1831 un tentativo insurrezionale scoppia in Italia, coinvolgendo i Ducati padani e lo Stato della
chiesa. Tutto parte dalla congiura che coinvolge due giovani modenesi, Enrico Misley e Ciro Menotti, e il duca di
Modena Francesco IV d’Austria-Este, che però li tradisce e fa arrestare Menotti. L'insurrezione scoppia ugualmente e
porta alla formazione dello Stato delle Province Unite Italiane, proclamato il 4 marzo 1831; i patrioti sperano in un
intervento della Francia, che però si ri uta di interferire con la repressione austriaca, e così la situazione viene
ripristinata molto velocemente quando il governo provvisorio rma la resa alla ne di marzo 1831.

8. Il risorgimento italiano

Nei primi due cicli rivoluzionari che scuotono l'Europa, l'Italia è sempre coinvolta → sono segni chiari di un'ampia
diffusione del movimento politico che si ispira alle nuove idee di nazione. Tuttavia, il processo non è facile: i
tentativi rivoluzionari sono eventi che hanno luogo nelle città e a cui le campagne guardano con apatia; inoltre, tra gli
stessi rivoluzionari ve ne sono alcuni che antepongono interessi regionali o municipali agli obiettivi nazionali. A
rilanciare questo movimento però interviene un fenomeno tipico di tutta l'Europa romantica, cioè la produzione di opere
artistiche di varia natura che rielaborano in vari modi il mito della nazione italiana. Succede poi che i testi di
ispirazione nazional-patriottica che iniziano a circolare in questo periodo sono il frutto del lavoro di alcune delle menti
più brillanti della penisola, tutti testi che disegnano un quadro coerente di cosa sia la nazione italiana. Essa è
riconosciuta come una realtà legata da fattori bio-culturali, di comune cultura, lingua, religione e passato. Le storie
narrate in questo periodo hanno elementi ricorrenti, come le tre gure dell'eroe nazionale, il traditore e l'eroina
nazionale.
In Italia poi, il movimento nazionale è internamente diviso in due correnti, quella democratica e quella liberal-
moderata:

- Mazzini e la Giovine Italia, all'interno dell'universo democratico sin dal 1831 si impone la gura di Giuseppe Mazzini
e la sua rete organizzativa, la Giovine Italia. Egli si avvicina alla politica a liandosi a una vendita carbonara genovese;
nel 1831 è però costretto all'esilio in seguito ad un arresto, stabilendosi a Marsiglia. Proprio lì nel luglio dello stesso
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anno, Mazzini fonda la Giovine Italia → un'associazione politica, diversa dal modello carbonaro, che basi la sua
attività sulla propaganda diretta tramite la di usione di opuscoli che spieghino i punti fondamentali del programma
dell’associazione. L'obiettivo di Mazzini è di costituire in Italia una Repubblica unitaria e democratica. Questo
secondo lui può essere raggiunto tramite un'insurrezione militare (le cui premesse la Giovine Italia contribuisce a
creare), a cui deve seguire una lotta per bande contro gli eserciti regolari; nel periodo della guerra la direzione
politica dovrebbe essere a data ad un'autorità dittatoriale che però, a guerra conclusa, dovrebbe cedere il proprio
potere ad un'assemblea costituente eletta dal popolo. La Giovine Italia viene considerata una società eversiva e i
suoi membri sono bollati come terroristi, ma essa mostra buone capacità di reclutamento nelle città, mentre nelle
campagne l’iniziativa non riesce a sfondare → questo in gran parte perché i contadini erano analfabeti, ma fare
propaganda orale era pericoloso. L’associazione organizza due tentativi insurrezionali, uno nel 1833 e uno nel 1834,
in Piemonte e a Genova: il primo tentativo però fallisce ed il secondo viene scoperto. Mazzini deve trasferirsi in
Svizzera, dove fonda la Giovine Europa, con obiettivi ancora più ambiziosi di autodeterminazione dei popoli europei
oppressi; tuttavia, questa iniziativa viene stroncata sul nascere da un'ondata di arresti. Nel 1837 Mazzini si trasferisce
a Londra, dove rifonda la Giovine Italia → il programma è sempre incentrato sull'obiettivo di unità nazionale, ma egli
si è fatto anche più sensibile alle rivendicazioni operaie, la cui causa compare ora negli impegni dell’associazione.
- Gioberti ed il Neoguel smo, in questo periodo comincia a consolidarsi un'alternativa più cauta alla concezione
radicale della rivoluzione nazionale, moderata e di ispirazione monarchico-costituzionale. Il programma politico che
darà voce a questa parte di opinione pubblica arriva con la pubblicazione del libro “Del primato morale e civile
degli italiani" scritto dal sacerdote piemontese Vincenzo Gioberti → in questo libro di grandissimo successo,
Gioberti a erma che la comunità italiana fonda la sua identità sulle credenze cristiane e la guida papale, il che le
conferisce un primato morale sugli altri popoli. Gioberti, dunque, immagina che una nascita della nazione italiana
possa avvenire attraverso la costituzione di una unione confederale degli Stati esistenti, la cui presidenza si
attribuita al Papa → da qui il termine neoguel smo. Secondo lui le riforme da introdurre non dovrebbero essere
molte e solo di natura istituzionale. I critici del pensiero di Gioberti fanno notare che esso non tiene conto di due
fattori: 1) il carattere reazionario del Papa in carica, Gregorio XVI; 2) il problema dell’Austria. Cesare Balbo commenta
il libro di Gioberti avanzando la teoria dell'inorientamento dell'Austria, cioè secondo cui l'Austria, in virtù del fatto
che conquista nuovi territori con la dissoluzione dell'impero ottomano, dovrebbe cedere il Lombardo-Veneto per
bontà d’animo. Tutto ciò è completamente campato per aria e infatti la posizione di Gioberti sembra un’utopia.

Invece iniziano ad avvenire dei cambiamenti in favore di questa posizione politica verso gli anni 40 dell’Ottocento. Tra il
1843 e il 1845 falliscono tre tentativi insurrezionali di ispirazione mazziniana, il che fa si che la popolarità di Mazzini sia
ai minimi storici. Nel 1846 poi muore il Papa, e gli succede Pio IX il 17 giugno, che sembra n da subito incarnare la
gura del Papa liberale immaginata da Gioberti; nel frattempo, in Toscana, il granduca Leopoldo II attenua la censura e
fa riforme. Alla ne del 1847 si avviarono colloqui diplomatici fra lo Stato Ponti cio, il Granducato di Toscana e il Regno
di Sardegna. Inaspettatamente, iniziano a realizzarsi dei punti importanti del programma neoguelfo.

9. Le rivoluzioni del 1848-49

Siamo ad un punto in cui la tensione in Europa è altissima, e talvolta scoppia in con itti armati → come in Svizzera,
dove si assiste a uno scontro tra una lega di cantoni separatisti e il resto della Confederazione, con la vittoria di
quest’ultima; o in Galizia, regione austriaca, dove un tentativo di insurrezione polacca viene represso brutalmente dai
contadini alzati dalle stesse autorità → questo episodio spaventa moltissimo i proprietari terrieri, a maggior ragione
che c'è un malcontento crescente fra il popolo a causa delle cattive annate agricole della caduta della domanda
industriale, che ha fatto licenziare molti operai. Verso la ne del 1847, la gente in Europa muore di fame, e quindi per
forza di cose tornano anche le rivolte popolari.
Italia: tutto nasce dal 12 gennaio del 1848, quando a Palermo un gruppo di autonomisti siciliani prepara un'insurrezione
che ha successo e sembra volersi trasmettere a macchia d'olio alla parte continentale del Regno. Il re Ferdinando II
reagisce come aveva fatto suo nonno Ferdinando I, cioè giocando d’anticipo: il 29 gennaio annuncia di voler concedere
una Costituzione al Regno delle due Sicilie, il che fa scattare un e etto domino → altri sovrani italiani fanno lo stesso
per accattivarsi la simpatia dell'opinione pubblica e non essere da meno a Ferdinando II. L'8 febbraio il re di Sardegna,
Carlo Alberto di Savoia, concede uno statuto costituzionale (Statuto Albertino); L'11 febbraio fa lo stesso il granduca
di Toscana Leopoldo II; in ne, il 14 febbraio, anche Papa Pio IX annuncia una serie di riforme che si traducono nella
concessione di uno Statuto per lo Stato ponti cio.
Francia: da tempo una parte cospicua dell'opinione pubblica si è allontanata dal re Luigi Filippo e dalla classe politica
che lo sostiene, e da tempo vengono avanzate richieste di ampliamento del su ragio, puntualmente disattese. Il
momento cruciale arriva nel 1848 → i gruppi politici di opposizione erano soliti organizzare campagne di banchetti,
cioè riunioni conviviali private, per raccogliere consensi a favore di una riforma elettorale; il governo però decide di
proibire un banchetto previsto per il 22 febbraio. I radicali, quindi, promuovono una manifestazione di protesta
inizialmente paci ca, ma la sera del 23 febbraio l'esercito apre il fuoco sui manifestanti → la reazione è violenta e
partono gli scontri. Nella tarda mattinata del 24 febbraio Luigi Filippo capisce di non avere più il controllo della
situazione; quindi, abdica in favore di suo nipote di soli nove anni e fugge dalla Francia. La folla di dimostranti
sopraggiunge in parlamento prima che si può strati care la successione, e viene istituito un governo provvisorio guidato
dal poeta Alphonse Lamartine, che proclama subito la Repubblica (la seconda Repubblica francese, dopo la prima
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istituita nel 1792). Nelle settimane seguenti il governo vara una serie di riforme come l'abolizione della schiavitù, la
libertà di stampa e di associazione e la riforma della legge elettorale.
Impero austriaco: il modello rivoluzionario viene replicato a Vienna; infatti, il 13 marzo 1848 una grande folla si riversa
per le strade della capitale chiedendo riforme come quelle attuate in Francia ed in Italia. L'imperatore Ferdinando I, per
scongiurare una rivolta, licenzia Metternich ed il giorno seguente promette una Costituzione: la situazione si è però
propagata, infatti il 15 marzo 1848 a Budapest si forma un governo autonomo guidato dal patriota ungherese Lajos
Kosuth, mentre a Venezia e Milano partono una serie di rivolte indipendentiste. Dopo cinque giorni di scontri (le Cinque
Giornate di Milano) Milano viene liberata e gli austriaci sono costretti a ritirarsi nel “Quadrilatero" → l'area compresa
fra le città di Mantova, Verona, Legnano e Peschiera. Il 22 marzo anche a Venezia viene liberata, ed è proclamata la
Repubblica di Venezia guidata da Daniele Manin. Appro ttando della debolezza dell’Austria sui fronti ungheresi e
italiano, il 23 marzo il re di Sardegna Carlo Alberto decide di dichiararle guerra → prima guerra d’indipendenza.
↳ L’imperatore austriaco deve smorzare almeno uno dei due fronti, e infatti l’11 aprile 1848 concede al governo
ungherese una larga autonomia. Viene approvata una Costituzione ungherese, con un Parlamento eletto a su ragio
censuario, e vengono aboliti sia i privilegi scali che le servitù feudali che gravano sui contadini. Inoltre, l’imperatore
convoca un’Assemblea costituente imperiale che dovrebbe essere eletta a su ragio ristretto → ciò solleva altre
proteste; dunque, è costretto a cedere alle richieste di un su ragio universale maschile. Le inquietudini per l’impero
austriaco però non sono nite, e infatti il 2 giugno 1848 a Praga si apre un Congresso dei popoli slavi dell’Impero, con
obiettivi federali e di forte autonomia per gli Stati membri.
Prussia e Germania: il 18 marzo 18848, mentre insorge anche Milano, a Berlino scoppia una rivolta che viene
duramente repressa dall’esercito, causando anche la morte di molti manifestanti. Il giorno seguente una nuova
manifestazione spinge il re ad allontanare l’esercito dalla città. Il 25 marzo il re di Prussia Federico Guglielmo IV
autorizza l’elezione di un’Assemblea costituente prussiana, eletta a su ragio universale maschile a doppio turno, e
adotta la bandiera del movimento nazionalista tedesco. Fra marzo e aprile, gli Stati della Confederazione germanica
autorizzano l’elezione a su ragio censitario dei rappresentanti da mandare all’Assemblea nazionale tedesca →
assemblea che si riunisce a Francoforte il 18 maggio e coincide con lo scioglimento della Confederazione germanica.
Nel frattempo, in Posnania, l’area della Polonia occupata dalla Prussia, i nazionalisti polacchi iniziano a chiedere al
governo prussiano e all’Assemblea di Francoforte una larga autonomia → un preludio di tentativo indipendentista che
viene represso duramente, con l’esercito polacco che viene completamente scon tto il 9 maggio 1848.
Moldavia e Valacchia: anche i principati danubiani, sulla spinta delle rivoluzioni che hanno investito l’Europa,
rivendicano la loro autonomia da Russia e Impero ottomano, formando governi indipendentisti provvisori. Le forze
congiunte dei due imperi però porranno ne all’esperienza rivoluzionaria.
Il periodo denominato “la primavera dei popoli” si conclude bruscamente un pò dappertutto. In che modo?
In Francia, il 23 aprile 1848 si tengono le elezioni a su ragio universale maschile dell’Assemblea costituente, e i risultati
sono sconcertanti: è vero sì che la maggioranza politica va ai repubblicani moderati, ma viene anche eletta una
cospicua rappresentanza di orientamento monarchico, mentre i radicali e i socialisti sono in minoranza → ciò è
spiegabile perché le campagne hanno reagito negativamente alle misure del governo, in particolare alla sovrattassa per
nanziare gli Ateliers Nationaux; a ciò inoltre si aggiunge l'intensa propaganda antirepubblicana di notabili e clero nelle
campagne. Il 15 maggio 1848, durante una manifestazione dei radicali, una folla entra nel palazzo dell'assemblea e
cerca di imporre la formazione di un comitato di salute pubblica che istituisca una tassa sulla ricchezza → il
tentativo è represso e i radicali, ormai considerati pericolosi, sono esclusi dal nuovo governo che si è appena formato. Il
22 giugno il governo repubblicano-moderato decide di chiudere gli Ateliers, ma senza considerare l'ondata di
disoccupazione che questa mossa avrebbe generato; infatti, il giorno dopo una gran folla si riversa per le strade di
Parigi, dando origine a una rivolta armata, che viene repressa nel sangue. In tutto ciò però lo Stato rimane una
Repubblica: il 21 novembre 1848 viene promulgata la Costituzione, e come previsto nel testo, il 10 dicembre si tengono
le elezioni presidenziali. Il candidato che si impone con una solida maggioranza è Luigi Napoleone Bonaparte → le
sue derive semi-autoritarie sono chiare sin dal maggio del 1849, quando alle elezioni per l'Assemblea legislativa radicali
e socialisti, che nel frattempo si erano riorganizzati, ottengono un buon risultato elettorale. Di fronte a questo
spostamento a sinistra, Bonaparte intensi ca gli interventi repressivi, in particolare escludendo le fasce più povere dal
voto e limitando la libertà di stampa.
Nell'Impero austriaco i luoghi critici sono Vienna, l'Ungheria e Praga, dove si era precedentemente riunito il Congresso
dei popoli slavi → esperienza che si risolve in un nulla di fatto quando, nonostante le resistenze e le proteste dei
praghesi, l’esercito austriaco riprende completamente il controllo sulla città. Una cosa simile avviene in Ungheria, dove
il 5 luglio 1848 si era riunito il Parlamento nazionale ungherese, attraversato da forti vene indipendentiste; consci di
ciò e volendo mettere ne all’autonomismo ungherese, nel mese di settembre gli austriaci cercano di attuare una
repressione come a Praga, ma stavolta va diversamente → gli ungheresi, forti di un Comitato di difesa nazionale
guidato da Kosuth, attaccano Vienna. L'impresa è agevolata dal fatto che anche l'opinione pubblica austriaca li
supporta con proteste e lotta armata. La situazione cambia alla ne d'ottobre, quando l'esercito imperiale riesce a
riprendere controllo di Vienna e costringe gli ungheresi a ritirarsi. Il 2 dicembre l'imperatore Ferdinando abdica in favore
del nipote Francesco Giuseppe, che il 7 marzo 1849 scioglie l'Assemblea costituente imperiale per emanare una
Costituzione redatta dai suoi collaboratori personali (che comunque sarà abolita nel 1851) e inoltre risponde alla
proclamazione di indipendenza da parte dell'Ungheria chiedendo aiuto allo zar di Russia → l'esercito russo a
giugno 1849 entra in Ungheria e scon gge gli ungheresi a Vilagos, mettendo ne all'esperienza indipendentista.
Per quanto riguarda il Lombardo-Veneto, va fatto un discorso a parte. Eravamo rimasti che Carlo Alberto di Sardegna
aveva dichiarato guerra all'Austria, appro ttando della debolezza interna di quest'ultima, iniziando la prima guerra di
indipendenza con l'obiettivo di prendersi le terre che vanno dal Ticino all’Adriatico. La guerra volse rapidamente a
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sfavore quando gli austriaci lanciarono una contro ensiva che culminò, il 25 luglio 1848, nella scon tta dell'esercito
sabaudo a Custoza. In seguito a ciò gli austriaci si ripresero Milano e la Lombardia. Le tensioni però continuarono,
infatti nel marzo del 1849, visto che l'Austria è in di coltà contro l'Ungheria, il governo piemontese d'accordo con Carlo
Alberto sferra una seconda o ensiva che però fallisce immediatamente. Carlo Alberto, dunque, abdica in favore del
glio Vittorio Emanuele II, che mantiene in vigore lo Statuto Albertino.
Inizialmente, quando gli austriaci si ripresero Milano nel 1848, non riuscirono a riconquistare Venezia, che aveva
continuato a resistere strenuamente e si era anche dotata di istituzioni democratiche nonostante il continuo assedio
austriaco. Le speranze erano che l'assedio fosse rotto dall'arrivo delle truppe ungheresi: speranze che furono disattese
quando arrivò la notizia che anche l'Ungheria era capitolata contro i russi. Nell'agosto del 1849, Venezia è infatti
costretta a cedere e tornare sotto l'imperatore d’Austria.
Nel resto d'Italia, durante la primavera del 1848 il sogno neoguelfo di una federazione italiana era davvero sembrato a
portata di mano, con l'appoggio militare della Toscana, dello Stato Ponti cio e Regno delle due Sicilie al Regno di
Sardegna nella guerra contro l’Austria. Il 29 aprile 1848 però Papa Pio IX si tira indietro, a ermando di non voler
appoggiare una guerra fra cattolici, e immediatamente si s lano anche il granduca di Toscana e Ferdinando II di
Borbone → questa mossa, tuttavia, produce dei contraccolpi all'interno dei primi due regni, sull'onda della delusione
per tali decisioni.

• A Roma, la situazione precipita il 15 novembre 1848, quando un gruppo di patrioti uccide il ministro dello Stato
ponti cio Pellegrino Rossi, che ai loro occhi era colpevole di tradimento; temendo per la sua vita, il 24 novembre Pio
IX fugge a Gaeta. In sua assenza viene convocata l'elezione di un'Assemblea costituente che il 9 febbraio 1849
proclama l'istituzione della Repubblica romana, di cui il potere esecutivo è attribuito ad un triunvirato con a capo
Mazzini. Il governo inizia subito a fare riforme che però non faranno in tempo ad entrare in vigore, perché alla ne di
aprile una guarnigione francese sbarca a Civitavecchia per ristabilire il potere papale, mossa che aiuterà Bonaparte ad
attirarsi le simpatie di una parte di opinione pubblica. I romani, aiutati anche da volontari sopraggiunti come
Garibaldi, oppongono strenua resistenza ma alla ne il 3 luglio i francesi entrano a Roma e la riconquistano,
permettendo al Papa di tornare.
• Nell'autunno del 1848 in Toscana le pressioni popolari inducono il granduca Leopoldo II a nominare un governo di
orientamento democratico, guidato da Giuseppe Montanelli e da Francesco Domenico Guerrazzi; tuttavia, questo
governo è talmente indebolito da contrasti interni che non riesce nemmeno a dotarsi di una chiara linea politica. I
primi di maggio 1849 gli austriaci si dirigono a Livorno e poi conquistano Firenze, permettendo al granduca di
riprendere pieno possesso dei suoi poteri.

Le Costituzioni precedentemente concesse sono revocate: in Italia, ormai, solo il Regno di Sardegna conserva uno
Statuto costituzionale.
In Prussia, l'Assemblea riunitasi il 22 maggio 1848 ha vita breve → il 5 dicembre 1848 il re di Prussia, Federico
Guglielmo IV, la scioglie e procede all'emanazione di una Costituzione redatta direttamente dai suoi collaboratori. Essa
attribuisce al re il potere esecutivo, riservando il legislativo ad un Parlamento bicamerale con una Camera alta
composta dai principi e dai nobili prussiani, mentre la Camera bassa è eletta a su ragio indiretto sulla base del sistema
elettorale delle tre classi (rappresentanza sulla base della divisione cetuale, con le classi più ricche che avevano una
rappresentanza molto più ampia delle altre). Intanto in Germania, a Francoforte, l'Assemblea nazionale tedesca si è
espressa a favore della nascita di un Regno "piccolo tedesco", cioè che comprenda tutte le aree tedesche tranne quelle
austriache → tale regno dovrebbe essere una federazione e la corona dovrebbe andare al sovrano del più forte Stato
tedesco esclusa l’Austria. Viene o erto a Federico Guglielmo IV di Prussia, ma egli ri uta sdegnosamente → ciò mette
ne, per il momento, al sogno di uno Stato tedesco unitario. L'Assemblea nazionale continua a lavorare no al 18
giugno 1849, quando viene de nitivamente sciolta.
Tirando le somme, si potrebbe a ermare che dopo due anni di rivoluzione i risultati ottenuti siano miseri: mutamenti
geopolitici signi cativi non ce ne sono. Di importanti mutamenti istituzionali abbiamo solo l'esempio della Francia, che
da monarchia è diventata Repubblica presidenziale ma comunque con ispirazioni conservatrici. Un’idea importante che
però emerge è che, a questo punto, le rivoluzioni della metà dell'Ottocento sollevano la questione della sovranità,
chiedendo che essa sia af data al popolo.

10. Un progresso che sembra non avere ostacoli


All'inizio dell'Ottocento il modo più rapido e sicuro di viaggiare era quello tradizionale: via mare con le navi a vela, via
terra con le carrozze trainate da cavalli. Il problema però era che le strade erano poche, maltenute e pericolose → E nel
Regno Unito che il sistema dei viaggi inizia a cambiare prima di tutto con la costruzione di nuove strade, e con il
miglioramento delle carrozze. La vera svolta però arriva con il treno: inizialmente sperimentato come mezzo di
trasporto per il carbone, verso gli anni ’20 inizia ad essere utilizzato anche per il trasporto passeggeri → si avvia la
costruzione sul larga scala di una rete di linee ferroviarie. Peraltro, importanti implicazioni dello sviluppo di quest'ultime
sono prodotte dalle interdipendenze strutturali attivate dal sistema di trasporto su rotaia: per costruire vagoni ci
vogliono legno, ferro e ghisa → le industrie siderurgiche, meccaniche e del legname ricevono dunque nuove
commissioni, e tendono ad ampliare gli impianti e ad assumere nuovi operai.
La rivoluzione industriale si è ulteriormente di usa, tanto in Gran Bretagna quanto nella parte centro-settentrionale del
continente europeo; la concentrazione delle attività produttive nelle città industriali ha tratto manodopera dalle
campagne → inurbamento. L'urbanizzazione ottocentesca ha luogo perché cresce particolarmente la popolazione nelle
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aree rurali, e questo perché diminuisce il tasso di mortalità mentre rimane alto quello di natalità; pertanto, le famiglie si
fanno troppo numerose, ed ecco che molti si spostano per cercare fortuna altrove.
Negli ultimi decenni spuntano numerose banche: istituti che raccolgono i risparmi dei privati in cambio di un compenso
→ tasso d’interesse. Vengono inoltre inventate istituzioni bancarie chiamate banche centrali con lo scopo di
conservare le riserve auree dei vari Stati ed emettere moneta nelle quantità permesse dalle riserve stesse; questo
perché da queste banche dipende il gold standard, cioè un meccanismo introdotto nel 1821 che determina il valore del
cambio della moneta cartacea sulla base delle riserve auree di un paese. Questo sistema aiuta a stabilizzare il corso dei
cambi monetari e con ciò favorisce l'uso e la di usione della carta moneta, il cui valore è assicurato da una pronta
convertibilità in oro. Un altro fattore che interviene in ambito economico e che, nello speci co, favorirà enormemente il
commercio è il modello politico liberista → a ermatosi in Gran Bretagna, esso comporta la diminuzione o
l'abbattimento dei dazi doganali. Nello speci co, nel corso dell'Ottocento, l'Europa è divisa economicamente in
un'area nord-occidentale che produce tecnologia avanzata e la esporta a sud, è un'area sud-orientale che è più povera
e arretrata, produttrice di beni alimentari.
La visione ottimistica che scaturisce dalle meraviglie dei tempi nuovi trova la sua celebrazione loso ca attraverso l'idea
di progresso elaborata da pensatori come Auguste Comte e Herbert Spencer; secondo la loro prospettiva, infatti, la
storia dell'umanità sarebbe caratterizzata da un progressivo passaggio attraverso una serie di stadi. Non dissimile è il
pensiero di Charles Darwin, che nel 1859 pubblica il suo libro l'origine delle specie → in esso Darwin a erma che la
vita ha avuto origine milioni di anni prima della comparsa dell'uomo, e a partire da ciò elabora la teoria dell'evoluzione,
secondo cui nuove forme biologiche derivino dalle precedenti tramite una serie di meccanismi di adattamento per cui le
forme di vita più adatte sopravvivono → selezione naturale.

11. Le classi sociali

Nell'Europa dell'Ottocento i nuovi eroi sociali sono i borghesi, in particolare gli imprenditori. Nell'analisi dei pensatori
tedeschi Marx e Engels si a erma che il sistema economico costruito dalla borghesia ha però due elementi di grande
debolezza: in primo luogo le crisi interne di sovrapproduzione, che porteranno prima poi il sistema al crollo in quanto
l'eccesso nell'o erta farà si che le merci restino invendute, e che quindi che posti di lavoro e risorse vadano perdute
nché non si riporta l'o erta al livello della domanda. In secondo luogo, ciò che indebolisce il sistema capitalistico è la
nascita di un proletariato di fabbrica. Con questo termine i due autori vogliono indicare gli operai che lavorano nelle
nuove imprese produttive e che versano in condizioni di povertà tali che tutto ciò che possiedono sono i gli. La società
che Marx ed Engels descrivono è quindi una società duale, dominata da queste due grandi classi → borghesia e
proletariato. È sicuramente vero che c'è un grande divario di ricchezza fra i capitalisti e gli operai, ed è anche vero che
questi ultimi hanno cominciato ad organizzarsi in associazioni no a dotarsi di veri e propri sindacati (Trade Unions) che
utilizzano forme di protesta come gli scioperi per ottenere miglioramenti nelle condizioni di lavoro. Ma questa
descrizione della società è solo parzialmente veritiera → per esempio, nell'analisi di Marx ed Engels vi è l'idea che
questi due gruppi sociali siano naturalmente compatti al loro interno. In realtà i processi sociali non danno
automaticamente vita a una borghesia o classe operaia di cui i membri abbiano tutti le stesse caratteristiche o
idee: esistono le 1) differenze nazionali; 2) differenze confessionali; 3) la retorica della concorrenza, soprattutto
nei confronti di donne e bambini, che sono più richiesti perché vengono pagati meno. In ne, vale la pena aggiungere
che la società europea ottocentesca non è semplice e binaria come a ermano Marx ed Engels, poiché essi non
tengono conto del cosiddetto ceto medio → quei soggetti sociali che sono economicamente agiati ma non coinvolti
nel processo di produzione industriale, i liberi professionisti. In questo periodo, comunque, la separazione fra classi
sociali diventa particolarmente netta → formazione di quartieri borghesi e quartieri operai etc.
Ciò nonostante, l'Europa rimane ancora un'area a dominante agricola. È nelle aree rurali che si addensano le maggiori
ricchezze, però, poiché sono i proprietari terrieri a possedere i patrimoni più ingenti, non solo in paesi tipicamente
agricoli ma anche in Gran Bretagna. Inoltre, la varietà di condizioni osservate nelle città è ancora più accentuata nelle
campagne, sebbene un fattore di omogeneità sia stato dato dall'abolizione delle giurisdizioni feudali e della servitù
della gleba un po' dappertutto.

12. Passioni e sentimenti

Ancora nell'ottocento prevalgono i matrimoni combinati, ma sulla spinta del nuovo movimento culturale iniziano a
di ondersi anche ideali di amore romantico che spingono i giovani a perseguire il matrimonio per amore e non come
un contratto, spesso anche contro il volere dei genitori. Ciò nonostante, non dobbiamo aspettarci chissà quale
miglioramento delle condizioni politico-sociali delle donne: il matrimonio resta un'istituzione asimmetrica, con nette
divisioni di genere, e laddove venga introdotto il divorzio per adulterio esso può essere richiesto dalla donna solo se
insieme il marito si è macchiato di un'altra colpa che o ende la morale → incesto, sodomia etc. La società ottocentesca
è violentemente misogina, ma ciò nonostante anche in questo contesto brillano delle donne coraggiose come Mary
Wollstonecraft → scrittrice inglese che nel 1792 pubblica il testo che le darà fama, Rivendicazione dei diritti della
donna, un saggio da porre accanto alla nota Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina di Olympe de
Gouges. La Wollstonecraft sostiene che lo stato di subordinazione nel quale si trovano le donne non ha niente di
naturale, anzi: esso è piuttosto il frutto di un arti ciale diversi cazione nei sistemi educativi riservati ai maschi e alle
femmine, che abituano gli uni e le altre a pensare che le donne siano naturalmente diverse dagli uomini e
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intellettualmente inferiori. Nonostante la campagna di di amazione contro di lei, saranno molte in seguito a seguire
l'esempio di Wollstonecraft, infatti in questo periodo si a ermano molte infermiere e donne scrittrici.

13. Il modello parlamentare: il regno unito di Gran Bretagna e Irlanda

In Gran Bretagna, la struttura costituzionale articolata nella diarchia re-Parlamento ha superato indenne l'impatto della
Rivoluzione francese e non viene messa in discussione nemmeno durante i vari cicli rivoluzionari che tra il 1820 e il
1849 scuotono l'Europa, senza s orare nemmeno lontanamente il Regno Unito. Vediamo come si articola il
Parlamento inglese. Tra ne Settecento ed inizio Ottocento lo schieramento parlamentare tory si è proposto come il
guardiano dell'identità e delle tradizioni britanniche e ciò gli ha garantito il sostegno di quella parte di opinione pubblica
con forti sentimenti antifrancesi; viceversa, l'iniziale simpatia dei capi whig per la Rivoluzione francese ha pesato
negativamente sulla fortuna di quest'altro gruppo parlamentare. La lunga guerra contro Napoleone viene dunque
condotta dai vari governi tory, e a consolidarne l'egemonia furono le Corn Laws introdotte nel 1815 → norme che
innalzano i dazi sui cereali di importazione per favorire la produzione agricola britannica. Forti di questi
successi, i tory hanno a lungo dominato la scena politica britannica, con quattro governi tory dal 1812 al 1830; questo
anche perché l'unico cavallo di battaglia dei whig risulta essere il tema della riforma delle norme che disciplinano
l'elezione dei deputati alla Camera dei Comuni → secondo i whig è infatti necessario includere in politica i vari
protagonisti della rivoluzione industriale, quindi gli imprenditori, i mercanti ed i banchieri.
Ma dati gli elevati redditi di questa fascia sociale, come mai essa non era stata già inclusa nella vita politica? Questo
perché il sistema elettorale inglese non era basato solo sul reddito, ma sulle circoscrizioni elettorali → aree
territoriali la cui popolazione ha il diritto di eleggere un certo numero di rappresentanti alla Camera dei Comuni
in base al censo. Questo sistema va però riformato perché la popolazione si è spostata da un'area geogra ca all'altra,
con numerose zone rurali che si sono spopolate mentre sono cresciuti gli abitanti delle città industriali. Perciò alcune
zone che in tempi passati erano quasi spopolate ancora non godevano del diritto di eleggere deputati,
nonostante la loro popolazione fosse cresciuta notevolmente. Quindi il raggruppamento whig, capeggiato da
Charles Grey e John Russell, vuole dare rappresentanza a queste zone ormai industrializzate e ad alta densità
demogra ca → la campagna a favore è condotta e cacemente, ma da sola non basterebbe a spezzare l'egemonia tory
se non fosse che nel 1829 si veri ca una grave crisi.
↳ Dopo la costituzione del Regno Unito (1801), in Irlanda si sono formate organizzazioni cattoliche che chiedevano con
insistenza l'abolizione delle norme che impedivano ai cattolici di partecipare alla vita politica (Test Acts) → per
depotenziare la tensione, il capo del governo tory, il duca di Wellington, decide di attuare una doppia riforma. La prima
legge, approvata nel 1828, abolisce le discriminazioni nei confronti dei protestanti dissidenti; la seconda legge,
approvata nel 1829, abolisce invece le discriminazioni nei confronti dei cattolici e la loro esclusione dalla vita politica.
Questo però non basta a salvare il governo, perché le tensioni in Irlanda continuano e la seconda legge in particolare
irrita l'elettorato tory, tradizionalmente anglicano → alle elezioni del 1830 i tory perdono, e i whig tornano al governo
dopo 36 anni. Nel 1832, il Parlamento a maggioranza whig approva la riforma elettorale e ridisegna le circoscrizioni,
raddoppiando anche il corpo elettorale per includere la borghesia capitalistica delle aree industriali. Il voto alle donne
rimane sempre fuori questione.
Nel 1837 sale al trono la nuova regina d’Inghilterra, Vittoria Hannover. La successione femminile può sembrare fuori
contesto in una società come quella ottocentesca, in cui alle donne non si vuole riservare alcuno spazio signi cativo
nella scena pubblica. Nel 1840 Vittoria sposa il cugino Alberto di Sassonia-Caburgo-Gotha, e sebbene non si
sottragga alle proprie responsabilità, nisce sempre più spesso per delegare al marito molte incombenze di governo →
questo insieme di comportamenti, con i quali Vittoria vuole apparire come una buona moglie e madre prima ancora che
come personaggio pubblico, la fanno apparire rassicurante e le conferiscono grandissima popolarità.
Dopo l’introduzione della riforma elettorale, i governi whig vogliono proporsi come forza propulsiva alle innovazioni. E
così, nel 1833, a seguito di una commissione d’inchiesta, la maggioranza whig approva una legge (Factories
Regulation Act) che include la proibizione dell’impiego in fabbrica dei bambini che hanno meno di nove anni e regole
ancora più stringenti sullo sfruttamento del lavoro minorile → tecnicamente questo pacchetto di norme va a sfavore
della borghesia industriale di cui i whig vogliono comunque accattivarsi le simpatie, motivo per cui nel 1834 approvano
un’altra riforma che va nella direzione opposta rispetto al Factories Regulation Act, e cioè il Poor Law Amendment
Act, la riforma del sistema assistenziale. Quello preesistente nel Regno Unito era fondato sulla distribuzione di
sussidi elargiti dalle parrocchie anglicane ai lavoratori temporaneamente disoccupati, che potevano anche scegliere di
andare a lavorare nelle workhouses → le fabbriche gestite dalle stesse parrocchie. Questo sistema però era stato
aspramente criticato, così il governo whig di Charles Grey fa approvare la legge che abolisce i sussidi temporanei e
trasforma le workhouses in dei terribili istituti di reclusione → in tal modo i lavoratori, privati dei sussidi, preferiscono
cercarsi un lavoro piuttosto che nire nelle workhouses.
Negli anni seguenti i tory (che ora si chiamano conservatori) devono trovare il modo di contrastare l’e cace azione
riformista dei whig, ed in questa fase la guida del partito è a data a Robert Peel → egli elabora un programma politico
fondato su due importanti riforme: la prima, il Factory Act (1844), riduce ulteriormente l’orario di lavoro di donne e
bambini nelle fabbriche e rende obbligatori una serie di basilari norme di sicurezza; la seconda, l’abolizione delle Corn
Lawsm(1846), è motivata da due ragioni: 1) Peel vuole fronteggiare la tragica crisi che si è abbattuta sulle campagne, in
particolare in Irlanda; inoltre, 2) vuole assicurare ai conservatori i consensi delle classi medie imprenditoriali. La seconda
riforma ha un iter più travagliato e provoca un’altra spaccatura fra i conservatori, il che causa la caduta del governo
Peel, mentre va al potere il governo whig guidato da Russell.
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Nuova politica e pratiche clientelari: nel caso del Regno Unito, i capi politici attuano la “nuova politica” identi cando
temi ritenuti signi cativi per il proprio elettorato potenziale, su cui poi montano campagne propagandistiche. Inoltre, la
base elettorale di ciascuno schieramento politico viene costruita con tecniche “clientelari” poiché si basano su uno
scambio di favori tra un candidato che promette determinati bene ci materiali agli elettori e quest’ultimi che rispondono
dando il loro voto al candidato che li ha bene ciati. I rapporti clientelari possono essere di tre tipi:

• Nelle aree rurali, il legame tra il proprietario terriero locale ed il corpo elettorale composto prevalentemente da
a ttuari e commercianti (che da lui dipendono) è un legame di deferenza e riconoscenza.
• Nelle aree urbane, per ottenere voti si ricorre alle competizioni elettorali (a colpi di propaganda) ma anche alla
corruzione.
• I governi in carica dispongono anche di un’altra risorsa, ovvero la possibilità di attribuire incarichi ben retribuiti ai
propri sostenitori.

Nel 1838, per protestare contro quelle che sono vissute come delle gravi ingiustizie politiche, un’associazione di operai
londinesi redige un testo chiamato Carta del Popolo, attraverso il quale si chiedono riforme che modi chino il sistema
rappresentativo e lo rendano più giusto. Intorno alla Carta si forma un movimento politico di vaste proporzioni che
prende il nome di movimento cartista → esso ricorre a nuove tecniche comunicative come petizioni e manifestazioni di
piazza, contribuendo a ride nire le modalità dell’azione politica extraparlamentare. Sebbene il movimento abbia molto
seguito, esso non riesce a sfondare presso le élite politiche; le sue proposte di riforma vengono entrambe respinte in
Parlamento. Nondimeno, anche se l’esperienza cartista non raggiunge alcun risultato, è ugualmente molto importante
perché il movimento operaio inglese si dota di una formazione politica che rimane interna alle logiche di
rappresentanza parlamentare → i cartisti non vogliono abolire il Parlamento, ma riformarlo, e ciò suggerisce anche
quanto sia profondo il fascino ed il rispetto che esso suscita presso l’opinione pubblica britannica.
Negli anni seguenti la discussione politica è egemonizzata da conservatori e liberali, ma saranno quest’ultimi a detenere
più a lungo il potere (15 anni); al centro della discussione politica, soprattutto fra gli anni ’30 e ’40, rimane il tema
dell’ampliamento del corpo elettorale. All’inizio degli anni ’60 l’ipotesi di un allargamento del corpo elettorale è portata
avanti soprattutto dallo schieramento liberale guidato da William Gladstone, che è stato ministro delle nanze di
numerosi governi liberali → tuttavia la spaccatura provocata da questa riforma all’interno dei liberali causa la caduta del
governo Russell, sostituito da un nuovo governo conservatore guidato da Lord Derby con Benjamin Disraeli come
ministro delle nanze. La vera sorpresa è che è proprio questo governo, nonostante l’orientamento conservatore, a far
passare la seconda legge di riforma (1867) che ridisegna la distribuzione dei seggi tra le circoscrizioni elettorali e
abbassa i requisiti di censo. La mossa però non reca buoni frutti e alla successiva tornata elettorale i conservatori
vengono scon tti, il che porta alla formazione di un governo liberale guidato da Gladstone.
Negli anni ’70 l’ampliamento dell’elettorato obbliga entrambi gli schieramenti politici a dotarsi di forme organizzative
permanenti, capaci di mobilitare stabilmente gli elettori per raccoglierne il consenso, specie in vista delle elezioni → la
ristrutturazione delle organizzazioni dei liberali e dei conservatori va considerata come uno dei momenti di formazione in
Europa dei moderni partiti politici. Oltre a ciò, questo periodo è caratterizzato da un’ulteriore novità, ovvero lo scontro
fra due opposte gure-simbolo (Gladstone e Disraeli): due capi politici che vogliono riassumere nella loro persona e
nelle loro opinioni l’interno orientamento del proprio schieramento politico.

14. La Francia del secondo impero e l’unità d’Italia

Nel ventennio che va dal 1850 e il 1870, mentre il quadro politico britannico rimane stabile, quello continentale conosce
due importanti fattori di mutamento: l’attivismo francese anche in materia di politica estera, e la forza degli ideali
nazionalisti → questi due fattori producono due importanti conseguenze, ovvero 1) la formazione di due grandi Stati
unitari, cioè Italia e Germania; 2) la di usione del sistema rappresentativo costituzionale quasi dappertutto.

1. La Francia del Secondo Impero → tra il 1850 ed il 1851 la Seconda Repubblica francese è attraversata da una
forte tensione politica: il Parlamento è diviso fra diversi raggruppamenti che stentano a imporsi gli uni sugli altri. La
situazione di stallo si risolve nel 1851 quando il Parlamento respinge una proposta formulata dal governo che
vorrebbe autorizzare la rieleggibilità di Luigi Napoleone Bonaparte alla carica di presidente → Bonaparte è un uomo
ambizioso, e infatti, vedendosi preclusa la possibilità di una rielezione, tenta il colpo di Stato il 2 dicembre 1851.
L’esercito occupa la sede del Parlamento mentre egli di onde un proclama che annuncia la convocazione di un
plebiscito che si tiene tra il 21 e il 22 dicembre, il quale darà risultati a lui favorevoli. Dunque, lo scioglimento della
Camera viene seguito dall’elaborazione di una Costituzione autoritaria e dall’attribuzione a Luigi Bonaparte del titolo
di imperatore, passaggio segnato da un ulteriore plebiscito confermativo. Il 2 dicembre 1852 si tiene la cerimonia
di investitura dell’imperatore, che assume il nome di Napoleone III, guida del Secondo Impero. Formalmente
sopravvive un sistema parlamentare, ma in realtà l’equilibrio politico-istituzionale è tutto sbilanciato a favore
dell’imperatore, a cui spetta il controllo dell’esercito e di tutti e tre i poteri.
La politica interna di Napoleone III incoraggia lo sviluppo tecnologico ed economico, attuando una politica liberista
che culmina con un accordo commerciale tra Francia e Regno Unito nel 1860; inoltre favorisce una vasta
ristrutturazione urbanistica di Parigi, con la costruzione di grandi boulevards. Per quanto riguarda la politica estera, egli
vuole presentarsi come il degno erede di Napoleone I → la prima iniziativa importante arriva quando, nel 1853-55, la
Francia si impegna al anco del Regno Unito e del Regno di Sardegna in una spedizione militare in Crimea contro
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l’espansione nei Balcani dell’Impero russo; operazione che ha successo e che si risolve con la scon tta della Russia e
la convocazione di una conferenza di pace a Parigi (1856) che di nuovo pone la Francia al centro della politica
europea, conferendo a Napoleone III grande prestigio. Seguono altre imprese extraeuropee, alcune di successo e altre
invece molto disastrose, come il tentativo di conquista del Messico → il paese era uscito da una guerra civile negli anni
Cinquanta ed il governo liberale di Benito Juarez aveva coraggiosamente deciso di non pagare i debiti che il Messico
aveva con le banche europee. Con la scusa di difendere gli interessi francesi, Napoleone III invia un esercito nel paese
nel 1861 e tenta di insediarvi come imperatore Massimilano D’Asburgo → l’operazione incontra una tenace resistenza
messicana, supportata inoltre dagli Stati Uniti, e infatti nel 1866 i francesi sono costretti a ritirarsi. Questo inciderà
negativamente sul prestigio di Napoleone III in patria. Ad ogni modo, le sue iniziative politiche più ambiziose sono quelle
europee, quando si allea con il Regno di Sardegna contro l’Austria (1859) e lo scontro con la Prussia (1870).

2. Il Regno di Sardegna → negli anni successivi al fallimento delle rivoluzioni del 1848-49, la situazione italiana è
caratterizzata da due tratti fondamentali: da un lato la sequenza di insuccessi ottenuti nei tentativi insurrezionali ha
allontanato il favore dell’opinione pubblica dai vari gruppi mazziniani attivi, e dall’altro le stesse persone deluse da
Mazzini trovano nel Regno di Sardegna un soggetto istituzionale e politico in grado di accogliere le istanze del
movimento risorgimentale, anche e soprattutto grazie alla scelta del re Vittorio Emanuele II di mantenere in
vigore lo Statuto Albertino e all’apertura da parte del governo di Massimo d’Azeglio ad accogliere nel Regno i
rifugiati politici del resto d’Italia. Il prestigio del Regno di Sardegna, inoltre, si accresce quando la guida del
governo viene assunta da Camillo Benso conte di Cavour (1852) → brillante uomo politico che aveva già ricoperto
il ruolo di ministro nei precedenti governi d’Azeglio. Sotto la sua guida prosegue l’azione di ridimensionamento
dei privilegi ecclesiastici già avviata dal governo precedente con le Leggi Siccardi, anche se questo provoca un
duro scontro tra Cavour e Vittorio Emanuele II che non vuole incrinare ancora di più i rapporti fra il suo regno e la
Santa Sede. Alla ne, Cavour riesce a far prevalere la sua linea, anche in virtù del fatto che è sostenuto da un’ampia
maggioranza → importanti conseguenze costituzionali, poiché inizia ad essere applicata la norma non scritta
secondo cui i governi devono essere scelti sulla base della maggioranza politica alla Camera e non solo dal re.
Per quanto riguarda la politica estera, la prima mossa importante di Cavour è la partecipazione alla guerra di Crimea al
anco di Francia e Regno Unito. L’intervento del piccolo Regno di Sardegna non è militarmente determinante, ma gli
assicura prestigio e visibilità internazionali. La mossa successiva, altrettanto importante, è la stipulazione di un’alleanza
politico-militare con Napoleone III in funzione antiaustriaca. Paradossalmente, l’accordo è favorito da un attentato che
l’imperatore e sua moglie subiscono da parte di un gruppo di italiani che vuole vendicarsi del suo intervento nella resa
della Repubblica romana → l’attentato è sventato, ma Napoleone III si convince che la stabilizzazione della penisola
italiana rientra fra i suoi più urgenti interessi. Nel 1858 invita Cavour ad un incontro diplomatico riservato a Plombièrs, e
si dice disposto ad aiutare militarmente il Regno di Sardegna contro l’Austria in vista di un riassetto geopolitico da
concretizzarsi in una Confederazione italiana composta da quattro regni autonomi (Alta Italia, Centro Italia, Napoli e
Roma papale) sotto la presidenza del Papa. Viene quindi siglato un trattato di alleanza tra Francia e Regno di
Sardegna il 24 gennaio 1859 in cui si prevede la formazione di un Regno dell’Alta Italia, la cui corona spetterebbe a
Vittorio Emanuele II; la cessione di Savoia e Nizza alla Francia, e si stabiliscono le condizioni per l’aiuto militare
francese. Non si dice però nulla di esplicito riguardo al destino del resto della penisola.

L’UNIFICAZIONE ITALIANA (1859-60): la situazione di tensione tra il Regno di Sardegna e l'Impero austriaco ha come
esito un ultimatum militare che gli austriaci noti cano al governo di Torino il 24 aprile 1859 → è l'inizio della seconda
guerra di indipendenza. Immediatamente, Napoleone III unisce le sue truppe a quelle del Regno di Sardegna per
difenderlo dall’aggressione austriaca, e la guerra che le forze congiunte franco-sarde combattono contro l’Austria ha
successo e porta all’occupazione della Lombardia; quando però la conquista del Veneto è a portata di mano,
Napoleone III si tira indietro e stipula un armistizio con gli austriaci → Villafranca, 11 luglio 1859. Come mai? Ci sono
varie ragioni: 1) pesa il malumore per l’altissimo numero di vittime francesi; 2) si temono movimenti di truppe
prussiane sul fronte del Reno, che fanno presagire un attacco ora che la Francia è concentrata altrove; 3) contano
inoltre gli sviluppi nell'Italia centrale, che stanno sconvolgendo tutti i piani previsti a Plombières → lì, tra la ne di
aprile e il giugno 1859, sollevazioni popolari portano alla cacciata dei duchi di Toscana, Parma e Modena nonché delle
autorità ponti cie di Bologna e Romagna, e all'installazione di governi provvisori favorevoli all'annessione col nuovo
Stato che si sta formando al Nord → quindi l'ipotesi di una formazione di uno Stato nell'Italia centrale che sia sotto il
controllo francese sta de nitivamente svanendo. Successivamente alla formazione di governi provvisori, in Emilia-
Romagna e Toscana si convocano plebisciti di annessione il cui risultato è nettamente favorevole.
Il 25 marzo 1860 in Piemonte, Sardegna, Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana si tengono le elezioni per il parlamento
di Torino, con le regole elettorali dell'ex Regno di Sardegna → il risultato è la formazione di una Camera dei Deputati
dominata da una solida maggioranza liberale che sostiene la politica di Cavour. Un mese dopo si celebrano i plebisciti
di annessione di Nizza e Savoia alla Francia, che sono e ettivamente tutto ciò che la Francia ha guadagnato dalla sua
partecipazione nel con itto contro l’Austria. Nel frattempo, Giuseppe Garibaldi raccoglie a Genova un migliaio di
volontari con i quali, fra il 5 ed il 6 maggio 1860, si dirige verso la Sicilia, in un'impresa militare assolutamente autonoma
sebbene permessa e tollerata dal nuovo Stato. Sbarca a Marsala l’11, e da lì l'impresa garibaldina ha un incredibile
successo → i Mille sbaragliano l'esercito borbonico ed entrano trionfalmente a Napoli il 7 settembre 1860.
Scoppiano qua e là rivolte popolari (come a Bronte) che diventano spesso anche molto violente, ma Garibaldi non
intende ascoltare le rivendicazioni dei contadini in quanto la sua è una rivoluzione politica, non sociale.
Ciò nonostante, egli riesce a mantenere il controllo delle terre liberate. Nel frattempo, il 7 settembre, l'esercito inviato da
Cavour entra nelle Marche e poi in Abruzzo; Garibaldi ordina che il 21 ottobre 1860 si tengano in tutto il Mezzogiorno
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dei plebisciti di annessione, che anche in questo caso vedono risultati nettamente favorevoli → a quel punto, il 26
ottobre, Vittorio Manuele II alla testa del suo esercito incontra Garibaldi a Teano, che gli cede la sovranità delle terre
conquistate. Il 4 novembre si tengono i plebisciti di annessione di Umbria e Marche, anch’essi favorevoli, e il 7
novembre il re entra trionfalmente a Napoli. Così, nel giro di un anno e mezzo, la formazione di uno Stato nazione
italiano è divenuto realtà: il 17 marzo 1861 viene proclamato il Regno d’Italia. Le terre italiane escluse dal nuovo
Regno d’Italia sono Roma e il Lazio; Venezia ed il Veneto.
La società italiana postunitaria → nel 1861, per quanto nalmente uni cata, l’Italia è una nazione profondamente
divisa soprattutto in due aspetti principali: la lingua e l’economia.
Per quanto riguarda l’economia, possiamo dividere l’Italia postunitaria in tre diverse regioni economiche:

1. L’area della Valle Padana, la cui agricoltura è organizzata intorno ad aziende capitalistiche gestite da a ttuari
che impiegano forza lavoro salariata e che utilizzano tecniche produttive per l’epoca piuttosto e cienti; specializzati
soprattutto nel settore tessile e manifatturiero.
2. L’Italia centrale, caratterizzata dalla divisione delle terre in miriadi di unità produttive relativamente piccole, i
poderi, concesse dai proprietari alle famiglie contadine da lavorare in mezzadria.
3. L’area meridionale e le Isole, caratterizzate da latifondi, ovvero proprietà terriere molto grandi suddivise in diverse
parti, lavorate impiegando braccianti salariati o a ttate.

Le diversità produttive corrispondono a diversi interessi economici, non facilmente armonizzabili tra loro.
Altro fenomeno che de agra nel Mezzogiorno nei mesi successivi all’Unità è il brigantaggio: bande armate di contadini
che commettono azioni criminali nell’area meridionale della penisola, soprattutto fra Abruzzo e Lucania, con la
motivazione politica di voler difendere i diritti dell’ex re Francesco II di Borbone e del ponte ce. Una legge del 1863
autorizza l’attuazione di misure eccezionali cosicché il fenomeno viene quasi del tutto cancellato, ma esso è comunque
un potente indicatore dei disagi che percorrono il nuovo Regno d’Italia.

La politica degli anni postunitari → il nuovo Stato italiano è una monarchia costituzionale. Il primo Parlamento del
Regno d'Italia si riunisce a Torino il 18 febbraio 1861; la legislatura che si apre in questa occasione è indicata come l’VIII
legislatura del Regno d'Italia, poiché si continua la numerazione delle legislature del Regno di Sardegna,
analogicamente, il primo re d'Italia si chiama Vittorio Emanuele II, e anche lo Statuto Albertino entra in vigore senza
modi che. Alla morte di Cavour (6 giugno 1861) il processo di costruzione degli assetti normativi e istituzionali è a dato
ad uno schieramento politico di ispirazione liberal-monarchica, la Destra storica, che si mantiene al governo no al
1876. Esso ha una visione elitista della politica, ritenendo che essa sia riservata solo agli uomini più ricchi e colti, infatti
la legge elettorale ammette al voto solo il 2% della popolazione. Gli esponenti della Destra sono favorevoli a strutture
statali basate sull'accentramento amministrativo (cioè ritengono che la maggior parte delle decisioni spetti agli
organismi centrali); ed in generale la loro politica continua sulla linea cavouriana di 1) costruzione degli assetti
normativi e delle infrastrutture; 2) netta separazione tra Stato e Chiesa.

1. → Viene varata una politica doganale liberista; approvano la costruzione e il potenziamento della rete ferroviaria, di
strade e porti; viene potenziato l'esercito e il sistema scolastico; vengono riquali cate le città. Per fare tutto ciò è
necessario imporre misure scali severe, ed infatti il sistema scale si basa su tre tipi di imposte: l'imposta di
ricchezza mobile (che riguarda le attività lavorative), l'imposta fondiaria (che riguarda le proprietà terriere) e le
imposte dirette (che colpiscono i consumi) → quest'ultime risultano particolarmente inique infatti nel 1868
un'imposta sul macinato, cioè sulla farina, fece aumentare il prezzo del pane, di ondendo malcontento che nel 1869
fece scoppiare tumulti dappertutto → i moti del macinato. Le rivolte vennero represse con l’esercito.
2. →Vengono requisiti i beni terrieri di molti enti ecclesiastici soppressi e viene introdotto il matrimonio civile nel
1865, volto a laicizzare ulteriormente le strutture del nuovo Stato.

Nell'attuazione di queste norme la destra storica può contare sull'appoggio dell'altro grande schieramento
parlamentare, la Sinistra liberale, composta prevalentemente da ex repubblicani, ex garibaldini ed ex mazziniani che
hanno abbandonato i loro ideali repubblicani ma conservano alcuni aspetti del loro passato democratico come →
l'ambizione ad ampliare il corpo elettorale ed il potenziamento ulteriore del sistema scolastico. Questi due
raggruppamenti non sono veri e propri partiti politici ma più una costellazione di gruppi parlamentari guidati da uno o
più capi, spesso soggetti a relazioni clientelari.
La prova più di cile che il nuovo Stato deve fronteggiare arriva nel 1866. Ai primi di quell'anno il governo guidato da
Alfonso La Marmora si accorda col governo prussiano per una possibile guerra comune contro l’Austria; per evitare di
avere due fronti aperti, l'Austria comunica la sua disponibilità a cedere il Veneto e la provincia di Mantova, con
l'intermediazione di Napoleone III, purché l'Italia si ritiri dall’alleanza. Tuttavia, il governo italiano decide di rispettare
l'impegno preso con i prussiani e ri uta la proposta, dando inizio alla terza guerra di indipendenza. L'Italia può
schierare un esercito più consistente di quello austriaco, quasi tutto impegnato contro i prussiani, ma la guerra viene
condotta male e infatti l'esercito italiano è scon tto il 24 giugno 1866 a Custoza mentre la otta è battuta il 20 luglio a
Lissa. Solo Garibaldi, impegnato con i suoi volontari nel Trentino, riesce a conseguire importanti successi → il 21 luglio
batte gli austriaci a Bezzecca, aprendosi la strada verso Trento. Gli austriaci hanno però perso la guerra contro i
prussiani, nel frattempo, e anche con gli italiani, il 26 luglio, sottoscrivono una tregua; il 9 agosto, dunque, Garibaldi
riceve l'ordine di ritirarsi dal Trentino perché le forze austriache si stanno ora muovendo in quella direzione e l'Austria ha
intenzione di cedere solo il Veneto. Negli accordi di pace è appunto imposta la clausola di cessione dei soli territori del
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Veneto e della provincia di Mantova, dove poco dopo si svolge un plebiscito di annessione al Regno d'Italia il cui
risultato è favorevole. Conquistato così il Veneto, rimane solo il problema dello Stato ponti cio e di Roma.
Garibaldi è inso erente nei confronti della cautela che i governi di destra mostrano per una possibile annessione di
Roma, il che si traduce in ben due azioni militari autonome condotte da lui e dei suoi volontari: nel 1862 e nel 1867.

• Nel 1862, Garibaldi organizza una spedizione che parte dalla Sicilia ed intende marciare su Roma → il motivo di
questo giro lungo è puramente simbolico, per completare e celebrare l'impresa di due anni prima. L'iniziativa, tuttavia,
è del tutto illegale e il governo del Regno d'Italia manda l'esercito a bloccarla: il 29 agosto 1862 i militari italiani
fronteggiano i garibaldini sull'Aspromonte, in Calabria. Garibaldi viene catturato e rinchiuso in prigione, ma il clamore
internazionale intorno alla sua gura induce il governo a liberarlo un mese dopo.
• Nel 1867 il tentativo garibaldino di raggiungere Roma viene bloccato a Mentana da un corpo di spedizione francese
stanziato in Italia a protezione di ciò che resta dello Stato ponti cio. Anche in questa circostanza Garibaldi viene
arrestato e poi nuovamente liberato poco dopo; l'anno seguente lui, sdegnato, si dimette da deputato. Il motivo che
spinge i governi di destra a dissociarsi dalle sue azioni è che si teme un con itto tra Regno d’Italia e Francia, che si è
fatta garante del Papa, ma Garibaldi gode di un tale prestigio che la maggior parte dell'opinione pubblica non
comprende questo atteggiamento nel governo → ciò si traduce in una generale delusione e distacco, soprattutto di
Mazzini e dei suoi seguaci, che denuncia soprattutto il fatto che il popolo non ha mai potuto scegliere per sé se non
attraverso dei plebisciti di annessione. Mazzini morirà il 10 marzo 1872 e gli ultimi anni della sua vita sono segnati da
questa profonda frattura con la politica italiana, che infatti lo porterà a vivere in esilio.

Come fu annessa Roma allora? Innanzitutto, la frattura decisiva fra il Papa e lo Stato italiano in formazione era avvenuta
già tra il 1859 e il 1860, nel pieno del processo di uni cazione, quando una parte dei territori dello Stato ponti cio,
Umbria e Marche, gli era stata arbitrariamente sottratta per entrare a far parte del Regno d’Italia. La reazione del
ponte ce fu una Scomunica Maggiore, lanciata il 26 marzo 1860, nei confronti di tutti coloro che avevano preso parte
all’uni cazione. Negli anni seguenti, lo Stato italiano non fa molto per attenuare la tensione: solo nel 1865 era stato
introdotto il matrimonio civile, e nel 1866-67 si vendono i beni degli enti ecclesiastici aboliti. La svolta però arriva il 20
settembre 1870, quando, appro ttando di una crisi internazionale che ha coinvolto la Francia e che ha costretto
Napoleone III a ritirare il contingente stanziato a protezione del Papa, l'esercito italiano entra nello Stato ponti cio ed
occupa Roma → breccia di Porta Pia. Al ponte ce viene riconosciuta la sovranità di una piccola area della città di
Roma, e sebbene il 13 maggio 1871 venga promulgata una legge per assicurare al Papa una serie di diritti e garanzie
(legge delle Guarentige) la frattura è ormai insanabile. L'opinione pubblica di fede cattolica si spacca fra chi ritiene che
il rispetto del magistero spirituale del Papa non deve necessariamente comportare fedeltà assoluta alle sue direttive
politiche, e chi segue fedelmente l'indirizzo papale (i cattolico-intransigenti) e pertanto decide di non riconoscere la
legittimità delle nuove istituzioni. Intanto, il 2 ottobre 1870, l'annessione di Roma e del Lazio è sancita da un plebiscito
che dà risultato favorevole. Come conseguenza, la capitale è spostata a Roma.

15. L’unificazione tedesca e le sue conseguenze

Tra gli anni ’60 e ’70 dell'Ottocento ha luogo un altro grande mutamento geopolitico che questa volta conduce alla
formazione di uno Stato nazionale tedesco; un processo guidato dal Regno di Prussia, che è una monarchia
costituzionale. Ma come si presenta la Prussia dopo le rivoluzioni del 1848-49? Innanzitutto, la Costituzione
prussiana, concessa da Federico Guglielmo IV nel 1850, si fonda sulla preminenza del sovrano sul Parlamento, il quale
è bicamerale, diviso in un Senato (Herrenhaus) ereditario e di nomina regia; ed una Camera elettiva regolata da una
legge elettorale che ammette la partecipazione di tutti maschi adulti ma che, essendo regolata dal sistema delle tre
classi, dà agli individui più ricchi una rappresentanza sproporzionatamente superiore al loro numero.
Dal punto di vista sociopolitico la Prussia continua a reggersi su una solida alleanza tra i proprietari terrieri nobili delle
regioni orientali, gli Junker, ed il sovrano; costui li predilige quando deve nominare nuovi membri del Senato, per i ruoli
direttivi della burocrazia e dell’esercito. Inoltre, gli Junker dispongono dei diritti feudali di nominare i funzionari di polizia
e i magistrati dei tribunali di prima istanza nei territori dei quali esercitano l'autorità di feudatari → questo si traduce in
un sentimento di timorosa di erenza dei contadini nei confronti del potere feudale, e a causa di altre leggi in vigore che
impedivano ai contadini di organizzare scioperi e riunioni sindacali, le probabilità di successo di un qualche candidato
che non fosse gradito alle élite terriere sono assolutamente remote.
Un dominio di questo genere non è invece pensabile nelle aree urbane, dove le elezioni mandano al Parlamento dei
deputati di orientamento liberale, favorevoli ad un maggiore sviluppo delle garanzie costituzionali. Dunque, la partita
politica che si apre in Prussia a metà Ottocento vede contrapporsi due schieramenti: la Destra conservatrice, che ha
radici agrarie e nobiliari, e la Sinistra liberale che ha invece un pro lo urbano e borghese.
Lo scontro fra queste due anime della politica prussiana si consuma intorno alle modalità di potenziamento di
un'istituzione centrale nel sistema di potere prussiano, ovvero l’esercito. Esso, dal 1814 cioè dalle scon tte nelle guerre
napoleoniche, ha subito una riorganizzazione molto originale → viene introdotta la coscrizione universale
obbligatoria, con l'obbligo per ogni maschio adulto di svolgere un periodo di ferma biennale nell'esercito, seguito da
altri due anni di iscrizione fra le truppe di riserva ed altri 14 anni nella milizia territoriale; in questi 16 anni nali di
militanza tra le truppe di riserva e nella milizia territoriale ai coscritti si chiedono solo brevi periodi annui di
addestramento per conservare la propria e cienza. Il vantaggio è nel disporre di un esercito di quantità, cioè un
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considerevole numero di soldati pronti al bisogno tra quelli in servizio attivo e quelli in riserva. Inoltre, gli storici
sottolineano che si tratta di un sistema che produce potenti effetti nazionalizzanti.
Nel 1861 alla morte di Federico Guglielmo IV, sale sul trono prussiano il fratello Guglielmo I, che nel 1862 nomina lo
Junker Otto von Bismarck capo del governo. Insieme a lui il sovrano vara un piano di riorganizzazione e di
potenziamento tecnologico dell'esercito, che però provoca una crisi politico-costituzionale → I gruppi parlamentari
liberali non vogliono approvare il piano di potenziamento sia per le spese che esso comporta sia per la pressione scale
che ne deriverà. Ma Bismarck, sostenuto dalla Destra conservatrice, per tre anni di seguito fa approvare il bilancio
relativo alle spese militari solo dal re e ignorando l'opposizione del Parlamento, anche perché ciò gli era consentito dalla
Costituzione. La crisi politica, quindi, potenzia l'autorità del re ai danni del Parlamento. Il potenziamento
dell'esercito può avvalersi delle produzioni belliche fornite dalle industrie della Prussia renana, e anche delle
agevolazioni dell’accordo commerciale liberista stipulato fra la Prussia e gli altri Stati tedeschi, lo Zollverein (Unione
doganale), che dal 1834 consente l’acquisto e lo scambio di prodotti fra i paesi germanici (esclusa l’Austria) a prezzi
ridotti. Da tale contesto l'esercito prussiano emerge come una forza inarrestabile; Guglielmo I e Bismarck vogliono
testare la sua forza inaugurando una stagione di politica estera aggressiva e infatti volgono l’attenzione al Regno di
Danimarca.

LE GUERRE DI UNIFICAZIONE (1864-1870) CONTRO AUSTRIA E FRANCIA: tutto comincia con una crisi dinastica
interna al Regno di Danimarca, che o re alla Prussia l'occasione di avviare una guerra di conquista per prendersi i
Ducati di Schleswig e Holstein, a maggioranza tedesca. Per l'occasione, la Prussia si allea con l'Austria, per impedire
un possibile intervento di quest'ultima in difesa della Danimarca. Il corpo di spedizione austro-prussiano, tra il gennaio e
il febbraio del 1864, costringe la Danimarca alla resa, che viene u cializzata nell'agosto dello stesso anno → in via
provvisoria, lo Schleswig va alla Prussia e l’Holstein all’Austria. In realtà, però, la Prussia punta ad annettere entrambi i
Ducati, anche perché vuole imporsi come unica potenza egemone nell'area germanica.

1. Il progetto è favorito dalla tensione crescente fra Austria e Prussia in merito all’amministrazione dei due territori
danesi; nel frattempo Bismarck comincia a preparare il campo, alleandosi con l’Italia nel 1866 e a giugno scoppia la
guerra. L’Austria può contare sull'alleanza di diversi Stati germanici, fra cui la Sassonia, ed è convinta della propria
superiorità militare → l'esercito prussiano però è nettamente più forte. Entra in Baviera mentre un altro contingente
diretto in Boemia il 3 luglio scon gge gli austriaci a Sadowa. L'Austria paga un prezzo molto alto: deve cedere il
Veneto all'Italia, e con la pace di Praga, siglata con la Prussia il 23 agosto 1866, nisce la sua egemonia sugli Stati
di lingua tedesca → lo Hannover, l’Assia-Cassel e lo Schleswig-Holstein vanno alla Prussia; la Sassonia e altri
Stati del Nord entrano a far parte della nuova Confederazione della Germania del Nord, sempre sotto il dominio
prussiano. Alcuni Stati del sud come la Baviera rimangono formalmente autonomi, ma devono pagare alla Prussia
un’indennità di guerra. Questo successo militare suscita un grandissimo entusiasmo nell’opinione pubblica
prussiana, tant’è che quando Bismarck chiede al Parlamento di votare la sanatoria sui bilanci militari, anche i liberali
si schierano in suo favore.
2. L’ampliamento territoriale della Prussia mette in allarme Napoleone III. Egli cerca un accordo preventivo con Austria
e Russia e ciò suscita nei diplomatici prussiani e nell'opinione pubblica tedesca la paura che la nuova
Confederazione della Germania del Nord sia accerchiata e so ocata dalle altre potenze europee; similmente una
crisi dinastica in Spagna nel 1868 viene temporaneamente risolta ponendo sul trono spagnolo un principe
prussiano, Leopoldo di Hohenzollem, e questo provoca analoghi sospetti di accerchiamento nell'opinione pubblica
francese. Napoleone III teme la potenza dell'esercito prussiano e non vorrebbe arrivare ad una guerra, ma Bismarck,
dal canto suo, è determinatissimo a far precipitare le relazioni già tese → nel luglio del 1870 l'occasione si presenta
quando Bismarck manipola un telegramma da Ems che il re Guglielmo I gli hai inviato in merito alla questione
spagnola, dando l'impressione che il re si sia ri utato di ricevere l'ambasciatore francese, dopodiché passa il
telegramma alla stampa.

A quel punto, Napoleone III è costretto, il 19 luglio 1870, a dichiarare guerra alla Prussia. In questo modo Bismarck
ottiene non solo la guerra che tanto voleva, ma anche di far passare la Prussia per il paese aggredito. La guerra parte
già segnata: l'esercito tedesco irrompe nel territorio francese e dopo sei settimane di combattimento scon gge
de nitivamente i francesi a Sedan il 1 settembre 1870 → Napoleone III è fatto prigioniero e rma la resa. Il 4
settembre 1870 il Corpo legislativo francese dichiara decaduta la dinastia napoleonica e proclama la formazione della
Terza Repubblica francese. Nel frattempo, Parigi è assediata e non si può più resistere: il 28 gennaio il governo
provvisorio francese deve chiedere l’armistizio. Intanto 10 giorni prima, senza neanche attendere la cessazione delle
ostilità, Guglielmo I, che si è ormai assicurato l'assenso degli Stati tedeschi meridionali, viene proclamato imperatore
tedesco nella Sala degli specchi del Palazzo di Versailles.
Il nuovo Stato, l'Impero tedesco o Secondo Reich (poiché il precedente sarebbe il Sacro Romano Impero) è formato,
oltre che dalla Prussia e dalla Confederazione della Germania del Nord, anche da quegli Stati tedeschi meridionali che
erano rimasti autonomi. Il 16 aprile 1871 viene promulgata la Costituzione dell’Impero. Essa prevede alcune
caratteristiche:

1. L'Impero ha il carattere di una federazione di 25 Stati, sottoposte alle norme e alle decisioni prese dagli istituti
fondamentali dell’Impero. Tali istituti sono l'imperatore, a cui è a dato il potere esecutivo e il comando delle forze
armate; il suo Primo Ministro o Cancelliere che è il capo del governo; il Parlamento imperiale bicamerale, diviso
in Camera dei Deputati e il Consiglio federale.
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2. La Camera dei deputati viene eletta a su ragio universale maschile segreto. Si tratta di una scelta di Bismarck,
radicata nella convinzione che gli elettori delle aree rurali voteranno per i loro "i capi naturali", cioè le élite nobiliari e
terriere. Il Consiglio federale invece è una camera formata dai rappresentanti dei 25 Stati aderenti.

Il 10 maggio 1871 viene rmato il trattato di pace con la Francia. Le condizioni sono molto dure → lo Stato francese
deve pagare una pesante indennità di guerra e soprattutto deve cedere le regioni dell'Alsazia e della Lorena, che
vengono annesse all'impero tedesco.

La Terza Repubblica francese → la costituzione dell'Impero tedesco è la causa di una gravissima crisi politico-sociale
in Francia. Dopo la caduta di Napoleone III, la proclamazione della Terza Repubblica e la rma dell'armistizio, in Francia
l'8 febbraio 1871 si tengono le elezioni per la nuova Assemblea nazionale. Il governo, sostenuto dalla maggioranza
monarchica che domina l'Assemblea, è presieduto da Adolphe Thiers; i suoi orientamenti e le sue scelte, però, vengono
duramente contestati dagli strati popolari della capitale, che hanno posizioni più radicali ed infatti insorgono. Il governo,
stabilitosi a Versailles, il 18 marzo invia le truppe a Parigi per cercare di riprendere il controllo ma invano; la città resta
nelle mani degli insorti e della Guardia nazionale che li supporta. Il 28 marzo 1871 viene eletto il consiglio per il
Comune parigino, che diventa l'organo di autogoverno della città. Dominata da repubblicani, anarchici e sociali, la
Commune approva norme di rilievo puramente simbolico e di scarsa utilità; dura solo due mesi, no a che Thiers non
invia nuovamente l'esercito che riesce a riprendere il controllo della città → la repressione della Commune è un evento
sanguinoso, tanto che in una sola settimana (la "settimana di sangue") 20.000 persone vengono giustiziate negli
scontri o anche sommariamente; anche i ribelli, dal canto loro, compiono rappresaglie non meno sanguinose. Riportato
l'ordine, si deve stabilire l'assetto della Terza Repubblica: i monarchici vorrebbero per l'appunto una monarchia
costituzionale, ma l'unico candidato al trono si presenta come un neoassolutista e perciò l'opzione viene accantonata,
sebbene essi si adoperino a nché il Presidente della nuova Repubblica concentri nella sua persona una grande
quantità di poteri. Dal gennaio al luglio del 1875, l'Assemblea nazionale approva tre leggi costituzionali, che prevedono:

1. Un Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento e con mandato settennale.


2. Un Parlamento bicamerale che sostituisce la provvisoria Assemblea nazionale, diviso in Camera dei deputati, eletta
a su ragio universale maschile, e il Senato, composto da alcuni membri permanenti e dal resto che invece sono
eletti da un corpo elettorale di secondo grado.

L’Impero austro-ungarico → l'uni cazione tedesca produce gravi contraccolpi anche nell'Impero austriaco. Durante gli
anni l'Austria ha attraversato crisi e perduto territori, e soprattutto ha perso ogni in uenza sulle regioni tedesche centro-
settentrionali, dal 1871 tutte racchiuse nel nuovo Impero tedesco. La risposta alla crisi consiste in un mutamento degli
assetti costituzionali: nel 1861 era già stata concessa una Costituzione che però riconfermava l'assetto centralista e
aveva suscitato dissenso soprattutto nell’élite ungherese; nel 1867 invece la Costituzione viene radicalmente riformata
attraverso il cosiddetto “accomodamento" (Ausgleich), ovvero una riforma costituzionale che trasforma l'Impero
austriaco in Impero austro-ungarico. Secondo la nuova Costituzione, Francesco Giuseppe è imperatore al tempo
stesso d'Austria e d’Ungheria → I due Stati condividono il ministro della Guerra, degli Esteri e delle Finanze, ma poi
possiedono due distinti governi e due Parlamenti, entrambi bicamerali, che hanno sede a Vienna e a Budapest. La
struttura dualistica permette all'Impero di sopravvivere marginalizzando i popoli slavi e nel riconoscere l'importanza di
tedeschi e ungheresi nella geogra a umana della nazione.

16. Gli stati uniti e la Russia

Premessa: schiavitù e servitù della gleba → tra ne Settecento ed inizio Ottocento, l'Occidente europeo scopre
quanto orrore ci sia nella schiavitù, infatti in diversi paesi europei e negli Stati del Nord degli Stati Uniti si vota per
abolirla; e sebbene il commercio clandestino di schiavi sia ancora tollerato talvolta, la stagione schiavista si sta
de nitivamente chiudendo. Allo stesso modo viene abolita in sempre più paesi la servitù della gleba, quel sistema di
assoggettamento che lega un contadino e la sua famiglia ad un'azienda agricola e/o al proprietario terriero. Due grandi
eccezioni però resistono in ambedue i casi: gli Stati meridionali degli Stati Uniti, dove non solo la schiavitù è legale
ma è il perno di un'economia fondata su piantagioni di cotone e tabacco; e la Russia zarista, dove la servitù della
gleba continua ad essere una delle fondamentali istituzioni che regolano la vita nelle campagne.

1. Gli Stati Uniti: nei primi decenni dell'Ottocento gli Stati Uniti sono una realtà in piena espansione sia demogra ca
che territoriale. A ovest degli Stati membri della federazione si estendono spazi non occupati da alcuna potenza
europea, ancora occupati da tribù di nativi non molto numerosi che sono prevalentemente cacciatori nomadi. Per
tutto l'Ottocento, a spese di questa gente, si replica la dinamica dell'occupazione delle nuove terre ad ovest da
parte di gruppi di pionieri, che porta quasi sempre a scontri con le tribù indigene → il risultato è lo sterminio quasi
totale dei nativi; quelli che sopravvivono vengono costretti a risiedere nelle riserve. Questa spinta verso il Far West
si traduce nella formazione di nuovi territori, i quali poi aderiscono alla federazione; ma i governi statunitensi non si
fermano lì, e vorrebbero espandersi anche verso nord e verso sud → verso nord, l'espansione in Canada è fermata
subito dalla guerra del 1812-15 con il Regno Unito, vinta da quest’ultimo; verso sud invece i risultati sono migliori,
gli Stati Uniti comprano la Louisiana da Napoleone III (che aveva bisogno di nanziamenti) e la Florida dalla Spagna.
La consapevolezza che guida l'azione dei pionieri e dei governi alla conquista di nuove terre, unita alla coscienza
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delle grandissime potenzialità economiche di questa marcia, trovano espressione in due concetti chiave radicati in
profondità nella mentalità statunitense di questo periodo:

a) Da un lato prende forma il mito della frontiera, ovvero l'idea di una sorta di necessaria missione civilizzatrice
(retorica del destino manifesto) dei territori selvaggi da parte dei coloni wasp, che sia dovuta alla spinta espansiva
e opportunista sia all'ossessione per la “retorica dell’accerchiamento", la preoccupazione di trovarsi isolati e
circondati da nemici selvaggi e ostili, il che ovviamente porta alla demonizzazione degli indigeni.
b) Dall'altro, nel 1823 il presidente James Monroe traccia un programma di politica estera nel quale enuncia una linea
di netta separazione dall'Europa e di egemonia degli Stati Uniti nel continente americano, a spese, in particolare, del
Messico → imperialismo civilizzatore. A causa di queste mire espansionistiche sempre più ambiziose, e con il
pretesto di difendere un gruppo di coloni insediatisi nella loro territorio messicano del Texas, gli Stati Uniti
dichiarano guerra al Messico nel 1846-48 → un con itto da cui emergono vincitori, annettendo il Texas e
preparandosi per la futura annessione dei territori con esso con nanti dell'Arizona, del nuovo Messico, dello Utah e
della California.

È chiaro che la grande espansione territoriale richiede mezzi di comunicazione adeguati, e infatti dal 1830 le ferrovie
appaiono come la soluzione ideale per coprire i grandi spazi nordamericani. L'irradiazione della rete ferroviaria oltretutto
favorisce la nascita di un'agricoltura specializzata, che può facilmente far viaggiare i prodotti su rotaie → questo tipo di
agricoltura però si realizza attraverso un disboscamento sistematico e generalizzato. Nel nord-ovest le colture che si
sviluppano di più sono il mais e il grano, mentre a sud le piantagioni lavorate da schiavi si concentrano sulla
produzione di cotone. Lo sviluppo delle ferrovie e dell'agricoltura specializzata hanno un'importante conseguenza,
ovvero la sollecitazione delle produzioni industriali, che si concentrano soprattutto nell'area nord-orientale; il punto
debole di questo sistema sembra essere il fatto che l'o erta di manodopera è scarsa perché gli immigrati europei sono
prevalentemente contadini, ma ciò porta i salari degli operai ad essere del 30% più alti rispetto a quelli inglesi e inoltre
si traduce in una serie di innovazioni produttive labour saving → che ottengono il risultato migliore con meno tempo e
minor impiego di manodopera.

Il sistema politico → gli Stati Uniti nascono come una società nuova, nella quale la nobiltà di tipo europeo non è mai
esistita e c'è una fortissima mobilità sociale. Questi elementi spiegano perché la democrazia e l'egualitarismo siano
ideali politici così potenti da radicarsi in tutti gli Stati della Federazione, e sono alla base della scelta di adottare il
su ragio universale maschile come sistema elettorale → sistema che ovviamente comprende solo i maschi bianchi,
tant'è che infatti l'intera identità collettiva americana si struttura intorno all'opposizione con tutte le diversità. Intorno al
1830 il su ragio universale maschile e la di erenziazione sociale territoriale in atto favoriscono un mutamento
signi cativo nel funzionamento del sistema politico, ovvero la nascita, dal comune ceppo repubblicano, di due
formazioni politiche distinte → i democratici ed i whig. I whig sono statalisti e protezionisti, quindi sostenuti dagli
imprenditori e dagli operai del nord-est, mentre i democratici guidati da Andrew Jackson sono a favore di un mercato
autoregolato con minori tari e doganali e di maggiore autonomia ai singoli Stati, e per questo sono appoggiati dai
grandi proprietari del sud → la cosa rilevante è che questi raggruppamenti si dotano di forme organizzative più adatte a
dialogare con un'opinione pubblica di massa, e per questo possono essere considerati i primi veri partiti politici
nella storia dei sistemi rappresentativi. Il nuovo sistema, che comporta congressi e campagne elettorali con una grande
mobilitazione di sostenitori, si basa su una forma di clientelismo istituzionalizzato che prende il nome di spoils system
→ ai posti pubblici che dipendono da una nomina politica il candidato vincente e designa i suoi più fedeli
sostenitori.

La questione della schiavitù → tra ne Settecento ed inizio Ottocento i Parlamenti degli Stati del Nord hanno abolito la
schiavitù, mentre nel sud non solo è legale, ma è anche il perno fondamentale dell’economia. Nella prima metà
dell'Ottocento ancora il Congresso non si è espresso sulla questione, e la cosa non sorprende, dal momento che una
cospicua parte dell'élite nazionale viene dal sud. Non di meno se la schiavitù è per alcuni una grande risorsa
economica, è anche una realtà sociale terribile → negli anni '30 inizia a formarsi un ampio movimento antischiavista
nel Nord, formato da afroamericani liberi e da bianchi ispirati dai principi religiosi evangelico-protestanti. Di fronte a
questo movimento i capi politici degli Stati del Sud reagiscono aspramente, facendo approvare una serie di leggi → nel
1850 il Fugitive Slave Act, una legge federale che autorizza i padroni a inseguire gli schiavi fuggiaschi nei territori liberi
e riprenderseli senza processo; nel 1854 il Kansas-Nesbraska Act, chi ha droga il divieto di introdurre la schiavitù negli
Stati di nuova acquisizione. Questo provoca una spaccatura politica profonda tra i whig meridionali che approvano la
legge e quelli settentrionali che vi si oppongono, e la nuova geogra a politica che emerge è tripartitica:

a) Resistono i democratici, perché questo partito ha già una base prevalentemente meridionale.
b) Nascono i repubblicani, che uniscono ex whig settentrionali, antischiavisti ed altri militanti accomunati da una base
che si trova tutta negli Stati del Nord.
c) Nascono i whig meridionali, che si staccano dal partito madre per andare a fondersi coi rappresentanti di più
piccoli partiti xenofobi, con base quasi esclusivamente meridionale.

Il partito repubblicano fonda il suo programma sul protezionismo doganale, favorevole alle industrie del nord-est, e
sostiene l'abolizione della schiavitù. I whig meridionali e i democratici invece sono uniti in difesa della schiavitù, ma
sono divisi su tutto il resto, infatti alle elezioni presidenziali del 1860 presentano candidati diversi che singolarmente
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prendono una percentuale di voti inferiore al candidato repubblicano, Abraham Lincoln → avvocato e politico
dell’Illinois apparentemente moderato; infatti, non è contrario alla schiavitù in sé quanto all'introduzione di essa negli
Stati di nuova acquisizione. Al sud, però, si teme che la presunta moderazione di Lincoln sia solo di facciata e che i
repubblicani vogliono davvero procedere ad abolire la schiavitù su tutto il territorio americano → così gli Stati del Sud,
uno dopo l'altro, arrivano alla conclusione che le di erenze di interessi e di cultura politica tra loro e il Nord siano troppo
profonde per continuare a convivere all'interno di uno stesso Stato e tra la ne del 1860 inizio del 1861, South
Carolina, Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana e Texas proclamano la secessione e la costituzione di
un'entità politica indipendente, chiamata Stati Confederati d’America. Nel marzo 1861 questa Confederazione si dota
di una Costituzione, di un presidente provvisorio (Je erson Davis) e di una capitale, Montgomery, in Alabama.

LA GUERRA DI SECESSIONE (1861-65): il casus belli che scatena la guerra tra i due nuovi Stati è l'attacco delle forze
confederate ad una forte unionista che ancora resiste in South Carolina, 12 aprile 1861. A quell'attacco Lincoln
risponde denunciando l'insurrezione degli Stati meridionali e annunciando l'inizio delle ostilità. Intanto, tra aprile e
maggio 1861 anche la Virginia, l'Arkansas, il Tennessee e la North Carolina si uniscono alla Confederazione meridionale,
la cui capitale viene trasferita a Richmond, in Virginia. La guerra, che dura ben cinque anni, è al tempo stesso moderna
(poiché le armi impiegate sono tecnologicamente molto avanzate) e tradizionale, e questa combinazione fa sì che sia
sanguinosissima. Nel corso della guerra, Lincoln diviene protagonista di un processo di radicale di emancipazione
indotto dagli eventi, e il 1 gennaio del 1863 emana il Proclama di emancipazione → permette di indebolire il fronte
interno della Confederazione e reclutare i neri liberi nell'esercito unionista. Ciò però non è determinante nelle sorti della
guerra, che vengono invece decise dal maggior numero di soldati dell'Unione e dalla maggiore capacità di rifornirli di
armi e munizioni, dato che le fabbriche si trovano a nord. Nel 1863, l'esercito nordista guidato dal generale Ulysses
Grant riesce a respingere un'o ensiva dei Confederati a Gettysburg, in Pennsylvania; I nordisti poi proseguono verso
sud, nel 1864 espugnano Vicksburg in Mississippi e prendono Atlanta → alla ne l'esercito sudista non è più in grado di
resistere. Il 9 aprile 1865 il generale Robert Edward Lee, dell'esercito confederale, rma la resa: la secessione è nita,
l'integrità degli Stati Uniti è ripristinata. La frattura è stata profondissima, e anche se formalmente la guerra viene
combattuta da due entità statali distinte, essa è una violenta guerra civile, combattuta soprattutto per la volontà di
preservare identità e pratiche socioeconomiche di erenti.

Il 14 aprile 1865 un simpatizzante sudista uccide il presidente Lincoln, facendone, in qualche modo, un martire della
lotta alla schiavitù. Secondo le norme, a Lincoln succede il vicepreside Andrews Johnson, l'unico senatore democratico
del sud rimasto fedele all’Unione; Johnson però è un razzista convinto e autorizza i governatori degli Stati del Sud a
emanare i cosiddetti Black Codes, codici normativi che confermano per il dopo guerra la schiavitù dei neri. Tuttavia, il
partito repubblicano reagisce a questa decisione e nel 1865 impone l'approvazione del XIII Emendamento della
Costituzione, con il quale viene abolita la schiavitù; inoltre fa approvare, con il XIV e il XV Emendamento, la
cittadinanza e il voto ai neri → scelta dettata anche dal desiderio dei repubblicani di imporsi come partito dominante nel
sud, appoggiandosi all'elettorato nero. Negli anni ’70 i neri iniziano addirittura a conquistarsi spazi importanti sulla
scena politica, con una democrazia nalmente multirazziale, ma ci sono anche delle controspinte → nel 1866 viene
fondato il Ku Klux Klan, un'associazione terroristica e razzista che organizza aggressioni contro i neri, ma non solo.
L’élite politica di ambe le parti vuole ricomporre la grave frattura fra nord e sud avviando soprattutto una politica di
ricomposizione dell’identità bianca, di cui fanno spese i neri. La piena uguaglianza razziale si rivela una semplice
parentesi → tanto il Congresso quando i Parlamenti dei singoli Stati fanno approvare leggi che limitano la libertà sia
politica sia civile dei neri, no a che nel 1896 non viene riconosciuta la validità legale del principio "separati ma
uguali" che sta alla base della segregazione razziale. In pochi anni, l'abolizione della schiavitù lascia il posto non ad
una piena uguaglianza dei neri, ma ad una loro netta marginalizzazione.

2. La Russia zarista: all'inizio del XIX secolo, la Russia dello zar Alessandro I persegue una politica di espansione
territoriale che le consente di annettersi la Finlandia, la Bessarabia e diversi territori caucasici sottratti alla Persia.
Alla morte di Alessandro I, il successore Nicola I continua la linea di politica estera avviata dal padre: conquista tutta
l'area caucasica e quello ad est del Mar Caspio, l'aria a nord di Vladivostok e del ume Amur, anche se cede
l'Alaska agli Stati Uniti e le isole Curili al Giappone. L'ampliamento territoriale si accompagna ad una signi cativa
crescita demogra ca, essenzialmente concentrata nelle aree rurali, infatti c'è un forte squilibrio geogra co tra la
sterminata area a est degli Urali, completamente spopolata, e la Russia europea dove si concentra tutta la
popolazione. Le campagne sono anche il cuore economico della società russa, in particolare per la produzione di
grano → produzione che però non è incentivata da innovazioni tecnologiche, ma dalla messa a coltura di nuove
terre e da una durissima pressione esercitata sui contadini, che sono dei veri e propri servi della gleba. Per queste
ragioni, è proprio dalle campagne che partono i primi segnali di instabilità per la pura e in essibile autocrazia
amministrativa russa:

1. Il primo segnale è dato dalla rivolta decabrista del dicembre del 1825 → alla morte di Alessandro I, un gruppo di
u ciali dell'esercito tenta un colpo di mano per costringere il successore dello zar defunto a concedere una
Costituzione; tuttavia, la ribellione non ha alcuna radice nella società ne è supportata da organizzazioni segrete, e
infatti fallisce.
2. Il secondo segnale è dato dalla tensione che attraversa la Polonia, dove nel 1830-31 scoppia un'insurrezione
indipendentista, repressa a fatica.
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3. Il terzo segnale di instabilità è dato dall'inquietudine che serpeggia nelle campagne, dove nella prima metà del XIX
secolo scoppiano diverse centinaia di rivolte contadine, che pure non riescono a portare da nessuna parte
perché non comunicano tra di loro.
4. Altro fattore importante è il malcontento che si genera quando Nicola I tenta di conquistare la Moldavia e la
Valacchia, il che sfocia nella guerra di Crimea, in cui la Russia viene scon tta.

Tutto ciò convinse il successore di Nicola I, Alessandro II, a tentare di realizzare un piano di riforme dall’alto → nello
speci co, lo zar vuole abolire la servitù della gleba prima che scoppi una rivoluzione. La procedura di abolizione,
prevedendo che i contadini ex servi debbano riscattare una parte delle terre che lavoravano attraverso forme di
pagamento rateale, nisce per spingere molte famiglie ad indebitarsi con i proprietari terrieri. Inoltre, la riforma prevede
il mantenimento di istituzioni come la "comunità di villaggio", dotata di un suo organo amministrativo chiamato mir → i
mir hanno il compito di amministrare le terre concesse ai contadini ex servi. Nonostante queste riforme però, le
campagne continuano ad essere inquiete e continuano a veri carsi rivolte. Altre riforme introdotte da Alessandro II sono
quella dell'esercito e del sistema giudiziario; inoltre, reprime un'altra insurrezione in Polonia e avvia un processo di
russi cazione del paese, imponendo il russo come lingua u ciale e la religione ortodossa a posto di quella cattolica
polacca. In Russia viene attenuata la censura, il che porta alla formazione di un'opinione pubblica più vivace e
articolata, in cui emergono due correnti di pensiero: i panslavisti, coloro che guardano con simpatia all'azione riformista
di Alessandro II e ritengono che alla Russia spetti il ruolo di guida di tutti i popoli slavi; e i populisti, ovvero quegli
intellettuali che vedono nelle campagne e nelle comunità di villaggio il nucleo profondo della cultura e dello spirito
russo. Diversi populisti ritengono che solo un'azione terroristica potrebbe provocare una crisi tale da avviare una
rivoluzione etica e sociale, tant'è che mettono in atto quattro tentativi di assassinare Alessandro II. Il quinto tentativo,
messo in atto nel 1881, nisce per uccidere lo zar, il quale verrà comunque ricordato dalle comunità rurali come
Alessandro il Liberatore, per i bene ci che ha portato loro.

17. Globalizzazione e dominio coloniale

Già evidente nel corso del XVIII secolo, il processo di colonizzazione permanente di territori lontani dall'Europa
prosegue su scala maggiore, anche grazie al fatto che gli straordinari progressi tecnici raggiunti in quest'epoca dalle
industrie europee permettono un salto di qualità nei processi di integrazione commerciale → l'integrazione economica
mondiale o globalizzazione fa passi da gigante. Un'altra importante ricaduta dell'industrializzazione europea e il
miglioramento delle tecnologie applicate alla produzione di armi, il che presenta, durante l'Ottocento, il fattore che apre
il più vasto divario fra l'Occidente e il resto del mondo → la superiorità bellica fa sì che le potenze occidentali siano in
grado di dettar legge dappertutto; I principali modi di dominio coloniale sono tre:

1. Il dominio economico-commerciale indiretto.


2. Il dominio coloniale diretto, con l'occupazione dei territori coloniali e l'instaurazione di forme di governo
caratterizzati dall’assoggettamento della popolazione o dalla formazione di colonie bianche, costruite con
l'eliminazione o l'allontanamento delle popolazioni autoctone.
3. Azione militare e diplomatica per l'esercizio di un'egemonia economica e/o politica su aree territoriali sottratte
ad altri Stati.

Altrettante sono le risposte che vengono dalle società oggetto delle varie forme di aggressione coloniale:

1. Varie forme di modernizzazione, basata sull'imitazione delle istituzioni degli aggressori occidentali. Ù
2. Forme di irrigidimento dei tratti identitari propri delle società locali, che talvolta si esprime con forme di
resistenza armata.
3. In entrambi casi, sia i modernizzatori cercano di dialogare con le confessioni religiose dominanti nei paesi: ciò
avviene attraverso forme di sacralizzazione del politico, o perché si concentrano autorità politica e religiosa nella
stessa gura, o perché si instaura un complicato dualismo in cui i capi politici e religiosi cooperano
strettamente.

1. L'Impero ottomano nella prima metà del XIX secolo: da tempo le strutture dell'Impero ottomano sono
sottoposte ad una grande pressione e i con ni dell'impero sono arretrati continuamente, il che ne segnala uno stato
di gravissima debolezza. Il motivo di questa fragilità sta nel fatto che, sin dal tardo Seicento, i sultani hanno perso
progressivamente il controllo delle amministrazioni periferiche → nelle province dell'Impero ottomano, infatti, i
pascià, pur riconoscendo la sovranità del sultano, hanno preso a comportarsi come signori di potentati autonomi,
soprattutto per quanto concerne il sco. A ciò si aggiunga che il corpo militare dei giannizzeri, che era stato il
punto di forza dell’impero, è diventato una sorta di casta che contratta da pari a pari con i sultani, rendendo
estremamente caotica e di cile la gestione dell’esercito. Alla ne del XVIII secolo il sultano Selim III tenta di
introdurre riforme nell'amministrazione e nell'esercito che contrastino le tendenze centrifughe in atto, cercando
anche di farsi guidare da collaboratori europei → questo provoca resistenze tutto tra gli ulema, i custodi
dell'ortodossia musulmana. Selim III tenta di organizzare i nuovi reparti dell'esercito che rispondono direttamente a
lui, ma i giannizzeri si oppongono in quanto la riforma indebolirebbe la loro posizione, e nel 1807 danno vita ad una
rivolta che costringe Selim ad abdicare.
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Tuttavia, il glio Mahmud II continua la politica paterna, perseguendo le stesse riforme volute dal padre. 1) A livello
centrale egli adotta un organigramma che ricalca i governi occidentali: il Gran Visir, il primo collaboratore del sultano,
diviene a tutti gli e etti un Primo Ministro; l'azione di governo è coordinata dal Consiglio dei Ministri del sultano, e nel
1838 viene creato anche un Consiglio della Sublime Porta, nominato dal sultano, che ha il compito di preparare le
proposte di legge discusse in Consiglio dei ministri. 2) Oltre a ciò, vengono organizzati censimenti ed il catasto delle
terre, presupposto per una redistribuzione delle imposte basata sull'e ettivo valore delle terre possedute dai sudditi.
3) Si vuole inoltre favorire la formazione di una classe di funzionari preparata e per fare ciò si avvia un primo tentativo
di riforma del sistema educativo, con l'istruzione di scuole secondarie laiche, anche se quest'operazione viene
osteggiata dagli ulema. 4) In ne, l'intervento più delicato è quello operato sull’esercito: Mahmud II nel 1826 costituisce
dei nuovi reparti militari d’élite, separati dal corpo dei giannizzeri, che però suscita un secondo tentativo di ribellione
da parte di quest’ultimi → la rivolta viene duramente repressa ed il corpo dei giannizzeri viene de nitivamente
sciolto. Inoltre, viene sottratto il controllo dei reparti dell'esercito ai governatori locali, per perseguire un'organizzazione
statale più centralizzata.
Sia gli ulema che i notabili locali ostacolano queste riforme, supportati anche dagli interventi delle potenze europee che
cercano di favorire lo sganciamento dei vari territori dall'Impero ottomano. È infatti proprio durante il periodo di
attuazione delle riforme volute da Mahmud II che l'Impero deve combattere una seria minaccia di successione da parte
di una delle province più importanti, l’Egitto.
Nel 1805 il sultano ha nominato governatore d’Egitto Mehmet Ali, un giovane u ciale. Nel giro di sei anni costui è
riuscito a scon ggere i notabili locali, sostenuti dagli inglesi, e si è concentrato sugli avvenimenti nella Penisola arabica,
dove era in corso un’insurrezione di ispirazione wahabita (da al-Wahab, un predicatore che mirava a restituire all’islam
la purezza originaria) che aveva occupato le città sante di La Mecca e Medina. Costoro erano stati ricacciati intorno a
Riyad, e questo provoca un notevole aumento di prestigio per Mehmet Ali, che pur non disconoscendo l'autorità del
sultano, procede autonomamente alla realizzazione di un vasto programma di riforme modernizzanti che coinvolgono
l'esercito, il sistema educativo e il sistema scale, indispensabile per nanziare le sue mire espansionistiche. Nel 1831
infatti, Mehmet Ali dà inizio ad un tentativo di conquista della Palestina e della Siria → comincia così una fase di guerra
tra Egitto e Impero ottomano, in cui, di nuovo, le potenze europee intervengono in favore dell'uno o dell’altro. Il
con itto si conclude un anno dopo la morte di Mahmud II: nel luglio del 1340 il nuovo sultano, Abdul-Mecid I,
riconosce a Mehmet Ali il titolo di kedhivè, cioè governatore ereditario dell’Egitto. Mehmet Ali, da parte sua,
riconosce la sovranità del sultano e restituisce la Siria all'Impero, ottenendo però il riconoscimento della sua e ettiva
autorità sull'Egitto e sulla Valle del Nilo no al Sudan.
Proprio durante la guerra, Mahmud II redige un proclama con il quale vuole annunciare le successive riforme; proclama
che, alla sua morte avvenuta il 1 luglio 1839, sarà letto dal glio Abdul-Mecid I alle maggiori autorità dello Stato. Il testo
prende il nome di Carta imperiale di Gulkhane, e traccia le linee di una piena occidentalizzazione dello Stato e della
società ottomana → conciò si apre una fase detta delle Tanzimat, ovvero delle riforme, in cui si impegnano sia Abdul-
Mecid I sia il suo successore, Abdul-Haziz. Viene rivisto il Codice penale, quello di commercio, quello agricolo e anche
il Codice civile, modellato su quello napoleonico, che però si fonda sul rispetto delle norme religiose islamiche. Viene
riformato il sistema educativo, sebbene con lentezza, e vengono fondati licei a cui possono accedere sia i musulmani
che i non musulmani, allo scopo di creare una nuova classe di funzionari imperiali. Per quanto riguarda il diritto di
famiglia, esso resta competenza dei tribunali religiosi musulmani → le strutture familiari ottomane recano un'impronta
patriarcale. Il matrimonio è considerato un contratto privato a ni riproduttivi, e la segregazione spaziale delle donne
insieme alla pratica del velo sono espressioni chiare della subalternità femminile nei confronti dell'autorità dell’uomo. Il
potere patriarcale, inoltre, si manifesta anche nelle pratiche della poliginia e del concubinato. Comunque, se tutto ciò
rimane pressoché invariato, un'altra pratica viene abolita, almeno in teoria, durante le Tanzimat: la schiavitù. O
perlomeno, viene chiuso il mercato degli schiavi, ma la schiavitù soprattutto femminile a scopi sessuali continua ad
esistere.
Se tutte queste riforme hanno l'e etto di porre le fondamenta di un moderno Stato laico, le cui conseguenze si fanno
sentire soprattutto nel cuore dell'Impero, esse non servono a atto ad attenuare la violenza delle spinte centrifughe che
emergono incessantemente nelle aree più periferiche. Intorno alla metà del secolo, le aree problematiche sono tre: i
Balcani, Creta e il Libano.

a) Nei Balcani continua il processo di disgregazione dell’Impero. In Valacchia e in Moldavia nel 1848 un tentativo
rivoluzionario ha cercato di costituire uno Stato unitario rumeno, tentativo represso dall'azione congiunta
dell'esercito russo ed ottomano. Passata la parentesi della guerra di Crimea, nel 1857 le Assemblee dei due
principati votano a favore dell'uni cazione in un unico Principato di Romania e nel 1859 eleggono Alessandro Cuza
come principe unico. L'iniziativa riscuote il sostegno delle grandi potenze europee, in particolare della Francia. Per
evitare una crisi politico-militare, l'Impero ottomano riconosce nel 1861 la formazione di un unico Principato di
Romania, ma nel 1866 un colpo di stato appoggiato dalla Prussia costringe Cuza all'abdicazione e vi installa un
principe tedesco, Karl Hohenzollern-Sigmaringen, che assume il nome di Carlo I di Romania.
b) A Creta, sin dagli anni ’30, la comunità greca tenta tenacemente di cacciare gli ottomani per unirsi allo Stato
indipendente greco e nel 1866 dà vita ad un'insurrezione, duramente repressa; l'Impero, tuttavia, deve fare
concessioni ai greci di Creta, così nel 1868 riconosce loro maggiore autonomia.
c) Il Libano, già negli anni ’30 è stato oggetto di un tentativo di conquista militare da parte delle truppe egiziane di
Mehmet Ali. In quell'occasione, gli egiziani hanno fatto leva sulle di erenze etno-religiose, appoggiandosi alla
comunità cristiano-maronita mentre la comunità drusa si è, per reazione, schierata con il sultano. Le tensioni fra i
due gruppi non si attenuano con la ne della guerra, e nel 1860 gli scontri interconfessionali riprendono con
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violenza. La Francia ne appro tta intervenendo a favore dei cristiano-maroniti, e lo sbarco dei francesi venuti a
sedare il con itto è il preludio di una conferenza internazionale che riconosce al Libano la piena autonomia, sebbene
il paese resti un protettorato francese.

In tutta questa fase, le grandi potenze continuano a considerare l'Impero ottomano come un'entità di cui appropriarsi
poco a poco. L'impero austro-ungarico come quello russo è interessato ai Balcani; il Regno Unito per il momento si
limita a controllare la situazione per preservare il proprio dominio marittimo sul Mediterraneo, dove però incontra la
concorrenza della Francia, che mira a sfruttare la debolezza ottomana per espandersi sulle coste mediterranee.
Importantissima anche la presenza entro i con ni dell'Impero di operatori economici europei, che cercano di
sfruttarne le ricchezze, operazione facilitata dalla nuova politica economica liberista adottata durante il periodo delle
Tanzimat.

2. La Persia e l’Afghanistan: ai con ni dell'Impero ottomano incontriamo la Persia, dominata sin dal 1794 dalla
dinastia dei Cagiari. Il potere del sovrano (shah) tuttavia non è particolarmente solido a causa dell'assetto federale
tribale della nazione, mentre invece l'autorità delle élite religiose islamiche, i mullah sciiti, è notevole, poiché ad essi si
riconosce non solo il ruolo di guide spirituali ma anche il diritto di amministrare la giustizia, dal momento che le leggi
persiane sono basate sui principi della Sharia. Alla metà del XIX secolo, lo shah Nasir al-Din cerca di modernizzare le
strutture dello Stato e di limitare il potere dei mullah, incontrando però diverse resistenze → la Persia è stata già
parzialmente conquistata da numerose potenze europee, non solo militarmente ma anche economicamente, e sia la
pressione militare che l’impressione che lo shah abbia svenduto la loro terra rende le élite tribali e religiose avverse a
qualsiasi riforma, in quanto si ritengono le vere custodi dell’identità locale di fronte all’invadenza europea.
Ancora più ad est si estende l'Afghanistan, un'area che no ai primi anni dell'Ottocento è rimasta ai margini. Negli anni
’30 dell'Ottocento però la situazione cambia → il Regno Unito ha già iniziato la propria espansione in India, i britannici
trovano estremamente preoccupante la marcia costante di truppe russe in direzione sud-est, verso appunto
l’Afghanistan, poiché temono che presto tardi questa spinta espansiva possa tramutarsi in un attacco diretto all'India
britannica. Per questo, nel 1838, il Regno Unito attacca militarmente l'Afghanistan per occuparlo e farne un
avamposto che serva a proteggere l'India da eventuali minacce russe. All'epoca le istituzioni dell'Afghanistan non sono
troppo dissimili da quelle della Persia: l'aria è sotto il controllo di un sovrano che regna su una confederazione di
potentati tribali con il sostegno delle élite religiose → la struttura quasi feudale rende l'Afghanistan vulnerabile ad
attacchi militari, ma ingovernabile ad attacco compiuto. Ai primi del 1839 i britannici occupano e ettivamente il paese il
rovesciano il sovrano afgano Dost Mohammed Khan, insediandovi un governo fantoccio, ma nel 1841 le tensioni verso
l'occupazione straniera sfociano in una ribellione che costringe i britannici a fuggire rovinosamente verso l’India; così il
legittimo sovrano è rimesso sul trono e quello fantoccio assassinato. Negli anni seguenti i russi continuano ad avanzare
verso l'Afghanistan, ma proprio per l'ingovernabilità del territorio non sembrano costituire una minaccia per i
possedimenti britannici in India.

3. L'India britannica: il potere coloniale britannico in India si è formato attraverso le operazioni commerciali e militari
compiute dall'East India Company, a cui, nel corso del tempo, il Parlamento britannico ha riconosciuto vari poteri
amministrativi. Negli anni ’70 del XVIII secolo la East India Company si è assicurata il controllo della parte mediana della
costa orientale indiana, così come il Golfo del Bengala; in queste zone la East India Company è riuscita a imporsi ai
sovrani locali e farsi pagare dai loro sudditi una parte dei tributi ad essi dovuti, sfruttando tali risorse per commerciare
calicò, te, ca è ed altro. Il sistema di governo britannico in India viene de nito compiutamente con l'India Act del 1784
→ sancisce che gli azionisti della East India Company scelgano i direttori che si occupano di a ari economici ed
amministrativi, mentre le questioni politiche e militari sono a date al governo britannico, rappresentato in India dalla
gura del governatore generale.
Il sistema scale si fonda soprattutto sulla tassazione dei redditi provenienti dalla coltivazione delle terre → poiché
tuttavia vige il principio secondo cui, nel caso di insolvenza scale di un proprietario, la terra debba essere messa
all'asta, accade che il sistema promuove la concentrazione della proprietà terriera nelle mani di un numero ridotto di
proprietari indiani. Il mutamento nella distribuzione della proprietà terriera e la sua maggiore concentrazione ha un
ulteriore e etto: i più grandi proprietari terrieri introducono sulle loro terre colture specializzate, destinate ad una facile
commercializzazione; quindi, nel XVIII secolo si coltiva soprattutto cotone, destinato ad essere lavorato dalle
industrie indiane che producono i calicò = tessuti pregiati. Dai primi dell'Ottocento, però, l'industria tessile indiana
va in crisi perché i nuovi macchinari introdotti in Gran Bretagna abbattono i costi per le merci autoprodotte rispetto che
importate → le ripercussioni sul settore agricolo spingono i proprietari terrieri a concentrarsi su altri tipi di coltivazioni,
come l'indaco, il tabacco, il tè, la juta e il papavero.
Intanto, negli anni seguenti all’India Act, l'espansione militare britannica continua incessantemente no ad assicurare al
Regno Unito un controllo quasi completo dell'interno subcontinente indiano. Questo però non si allinea con un tentativo
di integrazione fra i britannici che sicamente occupano il suolo indiano e le popolazioni locali, che anzi vengono
escluse dei ruoli di responsabilità ed i matrimoni misti scoraggiati. L'amministrazione britannica si impegna anche in
un'azione di civilizzazione che non tiene conto delle usanze dei due principali gruppi confessionali nel paese, i
musulmani e gli indù, ma anzi introduce il principio dell'uguaglianza di tutti cittadini davanti alla legge, il che però
contrasta con il rigido sistema di caste che caratterizza la società indiana. Il disagio provocato dall'intrusiva presenza
britannica de agra in una ribellione, l’Indian mutiny, nel 1857, che coinvolge entrambe le componenti confessionali →
sono i sepoys (le truppe indiane arruolate nell'esercito dell'East India Company) che si ribellano quando si sparge la
voce che le cartucce per i nuovi fucili sono oliate con grasso di suino e di bovino, un insulto per entrambe le religioni. La
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rivolta si sparge in una vasta area dell'India centrale e raccoglie il sostegno dei principi indiani, che tuttavia non riescono
ad accordarsi con i sepoys sugli obiettivi da perseguire e sono divisi anche rispetto alla componente musulmana, che
invoca al jihad. La ribellione è in ne repressa anche grazie all'arrivo di rinforzi, ma per e etto di questa crisi il governo
britannico decide di sciogliere la East India Company nel 1858 e di a dare l'India al controllo governativo tramite
l'istituzione della gura del viceré.
Quali cambiamenti seguono questa mossa? Vengono migliorate le infrastrutture e viene potenziata la burocrazia civile e
l'esercito, il quale era organizzato per ridurre il rischio di nuove ribellioni → le truppe indiane sono ora reclutate di
preferenza tra sikh e nepalesi, per ridurre quanto possibile la presenza di musulmani e indù nell’esercito. La politica di
civilizzazione lascia ora il campo ad una sorta di "dispotismo benevolo": i viceré non si propongono più di modi care
usi e costumi degli indiani, vogliono solo assicurarsi l'ordine e il dominio britannico.

4. Le Indie orientali olandesi: nelle aree di colonizzazione olandese (Giava, Sumatra, Borneo) l'amministrazione e la
gestione dei tra ci commerciali è stata a data alla Compagnia olandese delle Indie orientali, che ha poteri simili alla
East India Company e ha organizzato un sistema di prelievo forzato dei prodotti agricoli; sommersa da debiti, viene
però sciolta nel 1800. Ricostituita nel 1825 con il nome di Compagnia commerciale olandese, seda una rivolta a Giava
grazie a un mutamento nel sistema amministrativo, che si basa sul "sistema delle colture” → I proprietari o contadini
possono scegliere di non pagare le imposte e riservano un quinto dei loro prodotti al governo.

5. La Cina: l'Impero cinese, il più grande e antico del mondo, ha una struttura politica centrata sulla persona
dell'imperatore e su un articolato organismo burocratico dominato da funzionari che dipendono dall'imperatore, i
mandarini. Entrato più intensamente a contatto con gli occidentali nel corso del XVIII secolo, l'Impero ha deciso di
chiudersi quanto più ermeticamente possibile a eventuali penetrazioni commerciali, lasciando aperto solo il porto di
Canton dove gli europei possono avere i loro magazzini. È proprio qui che nel 1839 scoppia un incidente diplomatico →
il problema nasce a monte, dal fatto che siccome le industrie tessili britanniche avevano messo in crisi quella indiana, i
coltivatori indiani si erano dati ad una coltura molto più redditizia ovvero quella del papavero, da cui si ricava l’oppio. I
mercanti britannici tra cavano illegalmente l'oppio in Cina poiché la di usione era già ampia tra la popolazione e quello
dell'oppio è un mercato che si autoalimentava per via dell'assuefazione alla sostanza → questo dà il via ad un nuovo
commercio triangolare tra Gran Bretagna, India e Cina. Le autorità cinesi però decidono di vietare il commercio
dell'oppio sia per le gravi ripercussioni sociali sia perché essendo un contrabbando esterno non potevano ricavarne
alcun pro tto tramite imposte → nel 1839, il divieto si traduce nella distruzione da parte dell'autorità cinese di 1300
t d’oppio stoccate nel porto di Canton.

LA PRIMA GUERRA DELL’OPPIO (1840-42): il gesto provoca una violenta reazione britannica che attacca la Cina e la
scon gge facilmente; dalla vittoria, i mercanti britannici ottengono l'isola di Hong Kong e l'apertura di altri quattro porti
cinesi. Inoltre, impongono alla Cina una pesante indennità di guerra.
Nel 1850, poi, in Cina scoppia una grande rivolta → se ne fa promotore Hung Hsiu-Ch’uan, che fonda la Società degli
adoratori del Cielo. Il messaggio che egli o re si basa su una visione tradizionale derivata dal confucianesimo relativa
al ciclo storico delle dinastie, secondo cui a fasi in cui opera l'imperatore giusti seguono altre in cui governano
imperatori incapaci e corrotti, come infatti Hung Hsiu-Ch’uan giudica la fase in corso. A tutto ciò egli unisce
elaborazioni concettuali derivanti dal cristianesimo come l'uguaglianza spirituale, che egli trasforma nella predicazione
di un'idea di uguaglianza ancora più radicale da raggiungere attraverso la redistribuzione delle proprietà terriere. Le
idee di Hung Hsiu-Ch’uan hanno grande successo tra i vari strati sociali e vanno ad alimentare una grande rivolta
contro l'imperatore, che sfocia nella conquista di Nanchino da parte delle truppe ribelli nel 1853, che viene proclamata
capitale del nuovo regno chiamato Taiping Tianguo, di cui Hung è il sovrano. Nel regno viene abolita la proprietà
privata, viene introdotta l'uguaglianza di genere, si riducono le imposte e si proibisce l'uso di oppio, tabacco o alcol.

LA SECONDA GUERRA DELL’OPPIO (1856-1864): le potenze europee non stanno a guardare. Il Regno Unito punta
ad ampliare ulteriormente i privilegi ottenuti con la prima guerra dell'oppio, e interviene anche la Francia, che punta ad
espandersi nell'Indocina e in particolare in Vietnam, nazione tributaria all'Impero cinese; perciò, entrambi i paesi hanno
interesse ad indebolire la Cina. Possiamo distinguere due fasi di questo secondo con itto: nella prima (1856-60),
appro ttando della rivolta di Taiping, i britannici ed i francesi attaccano militarmente la Cina ed entrano a Pechino,
costringendo il governo imperiale ad altre pesanti concessioni. Nella seconda fase (1861-64) le forze militari francesi e
inglesi collaborano con il governo imperiale nella repressione della rivolta di Taiping, in quanto è molto meglio dialogare
con il fragile imperatore cinese che con i ribelli. La repressione viene so ocata completamente, e a quel punto il
governo imperiale è costretto a piegarsi al dominio occidentale, legalizzando anche il consumo di oppio.

6. Il Giappone: nel XVIII secolo il Giappone si è chiuso ad ogni in ltrazione accidentale e all'inizio dell’Ottocento
mantiene istituzioni e forme organizzative particolari → al vertice sta l'imperatore, che è il capo spirituale e religioso, ma
il vero potere sta nelle mani dei Tokugawa, una dinastia nobile che si trasmette la carica di shogun = formalmente è il
massimo dignitario imperiale, ma in realtà è il vero capo dell’Impero. Nel 1853 quattro navi da guerra statunitensi si
presentano al largo di Tokyo per chiedere l'apertura dei porti commerciali giapponesi: lo shogun si rende conto di non
poter competere militarmente con gli americani, e con due trattati del 1854 e del 1858 acconsente all'apertura di porti
commerciali e al transito di stranieri sul suolo giapponese. Ciò però anima una rivolta interna che nel 1867 dichiara
decaduto lo shogun. Il governo che si installa però intuisce che di fronte alla superiorità tecnologica occidentale il
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Giappone deve rispondere o soccombere, e che l'unica risposta può essere una rapida modernizzazione del paese
sul modello occidentale, che viene attuata

18. La seconda rivoluzione industriale

Una nuova ondata di innovazioni, analoga a quanto accade nell'industria britannica durante la seconda metà del XVIII
secolo, si veri ca tra Ottocento e Novecento nelle industrie euroamericane → infatti si parla di seconda rivoluzione
industriale. Questa fase ha degli spiccati caratteri propri, per esempio che le invenzioni non partono più solo
dall'Inghilterra e riguardano settori produttivi nuovi; le più importanti sono il miglioramento nella produzione dell'acciaio,
la sintesi dei composti organici, la dinamite, la gomma, il motore a scoppio, i primi velivoli e la lampada a lamento
incandescente inventata da Edison nel 1879. Nel 1913 inoltre nasce la prima catena di montaggio, messa a punto in
un'o cina della Ford.

19. Il sole dell’avvenire (socialismo e comunismo)

Alla ne dell'Ottocento gli operai, in particolare quelli specializzati, hanno potuto frequentare qualche classe almeno di
scuola elementare e molti di loro, anche quelli che non hanno imparato a leggere e scrivere, sono in uenzati dalle nuove
conoscenze e speranze in circolo. Le origini di un pensiero antagonista alle condizioni sociali e politiche esistenti vanno
rintracciate nell'elaborazione e nell'esperienza di una costellazione di uomini che sin dall'inizio dell'Ottocento capiscono
l'importanza delle novità introdotte dall'industrialismo, ne criticano gli e etti e propongono delle soluzioni.

- Claude-Henri de Saint-Simon, un aristocratico francese, è uno dei primi a teorizzare la nascita di una futura società
dominata da produttori e da tecnici capaci di impiegare le innovazioni tecnologiche a bene cio dell'intera collettività
sociale.
- Più critica è la posizione di Robert Owen, un industriale gallese che cerca di costruire un'impresa modello nella quale
edi ca case per gli operai, mettendo in piedi anche scuole per i loro gli e luoghi di ritrovo.
- Non troppo dissimile da quella di Owen, è la proposta di Charles Fourier: anch’egli immagina che, per evitare
disastri, possono essere costituite tante piccole comunità autosu cienti che gli chiama falansteri, internamente
ordinate sulla base di principi egualitari.
- Più radicali ancora sono le proposte di intellettuali successivi come quella di étienne Cabet, il primo ad usare la
parola "comunismo" per descrivere la possibile società futura che deve nascere dal superamento delle contraddizioni
e dei contrasti della società industriale.
- Pierre-Joseph Proudhon invece si fa sostenitore di politiche anarchiche che portino alla costituzione di una società
priva di Stato e perfettamente egualitaria.

Le teorie di tutti questi pensatori, però, non sono in grado di o rire un quadro chiaro e convincente sul quale basare
un'organizzazione politica capace di attrarre stabilmente gli operai → è invece ciò che riescono a fare due pensatori
tedeschi, Karl Marx e Friedrich Engels, i quali in uenzeranno il pensiero e la vita politica mondiale per i successivi
centocinquant’anni. Essi devono la loro fama ed il loro impatto all'analisi delle modalità di funzionamento del sistema
capitalistico, ed in particolare, delle forme di produzione introdotte dalla rivoluzione industriale e dal macchinismo. Tale
analisi fonda quello che viene chiamato "socialismo scienti co", per di erenziare la loro proposta da tutte le
precedenti teorie de nite "utopiste" in quanto basate solo su principi umanitari e non su una seria analisi politico-
economica. Marx ed Engels presentano un primo disegno delle trasformazioni in corso e dei loro e etti nel Manifesto
del Partito comunista, pubblicato nel 1848; già negli anni precedenti Engels aveva o erto un'impietosa descrizione
della Situazione della classe operaia in Inghilterra, titolo di un suo libro, ma poi è soprattutto Marx che esplora in
profondità le caratteristiche ed i limiti del sistema di produzione industriale nel Capitale → in esso, Marx sostiene che il
sistema capitalistico, cioè il sistema economico nato dalla rivoluzione industriale, contiene in sé limiti e contraddizioni
che lo spingono irrimediabilmente verso una crisi generale che ne provocherà la ne. Tali limiti derivano
innanzitutto dal rimodellamento della struttura della società, che tende a polarizzarsi nel terribile contrasto di interessi
che contrappone un numero sempre crescente di operai impoveriti (il proletariato) ed un gruppo di imprenditori nelle
cui mani si concentrano risorse e mezzi di produzione (la borghesia) → tale contrasto provoca un con itto sociale
de nito lotta di classe.
Questa evoluzione sociale rende più acuta un secondo grave limite del capitalismo che si manifesta nelle crisi
periodiche di sovrapproduzione: queste crisi sono dovute al sovrainvestimento di capitali in settori che niscono per
o rire più merci di quanto il mercato possa assorbirne. Tale dinamica è determinata dalla trasformazione della struttura
sociale, poiché la massa crescente di poveri proletari non può comprare i beni che il sistema produttivo è tecnicamente
in grado di produrre. Sulla base di questa analisi Marx ed Engels formulano una chiarissima proposta politica:
sostengono che, se il capitalismo ha già in sé gli elementi che lo faranno crollare, compito di tutti coloro che aspirano
ad una società più giusta è il creare organizzazioni politiche capace di di ondere visioni critiche del sistema socio-
economico vigente e quindi di accelerare l'evoluzione della lotta di classe. L'esasperazione del con itto sociale avrà
come esito una rivoluzione che porterà alla crisi del capitalismo industriale ed al suo superamento attraverso la
formazione di una società nuova: è proprio questo il compito che deve essere attribuito al movimento comunista. La
conclusione del Manifesto, poi, sottolinea uno degli aspetti più innovativi del pensiero di Marx ed Engels: essi vogliono
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che il movimento dei proletari sia un movimento internazionalista, poiché tanto le leggi di funzionamento del sistema
industriale quanto le so erenze del proletariato sono le stesse dappertutto. Infatti qua e là in Europa i due pensatori
fondano organizzazioni operaie o sindacali, la prima delle quali a Londra nel 1864 ha il carattere di una federazione
internazionale delle organizzazioni operaie → Associazione internazionale dei lavoratori, meglio nota come Prima
Internazionale.
La vita interna dell'Associazione è caratterizzata da uno scontro piuttosto duro tra due componenti signi cative del
movimento operaio europeo. Una segue la prospettiva marxista e ritiene che lo sviluppo del movimento debba passare
attraverso la formazione di organizzazioni politiche strutturate, nalizzate a preparare le condizioni per lo scoppio della
rivoluzione → saranno questi a condurre alla fondazione di una società nuova, passando per la fase transitoria della
"dittatura del proletariato", un periodo nel quale i capi della rivoluzione dovranno riorganizzare l'intera struttura
sociale. A questa prospettiva si contrappone la componente anarchica, guidata dal russo Michail Bakunin, i cui seguaci
sostengono che la rivoluzione deve essere preparata dalla propaganda e da azioni dimostrative, ma poi deve essere
libera di scoppiare e svilupparsi spontaneamente, senza che ci sia un partito-guida → la via della rivoluzione deve
passare per l'abolizione dell'autorità statale, che è la necessaria premessa alla formazione di una società egualitaria. Lo
scontro tra queste posizioni però porta ad una scissione nel 1872, in cui l'Associazione internazionale dei lavoratori
a erma che "il proletariato può agire solo costituendosi in un partito politico”. Il movimento anarchico ha
comunque buona di usione nelle aree rurali, in cui la prospettiva marxista radicata nell'analisi della produzione
industriale è sentita come estranea. Negli anni seguenti il movimento anarchico ricorre agli attentati per far scoppiare la
rivoluzione, anche se ciò gli allontana dalle simpatie della gente.
La scissione del 1872 indebolisce molto l'Associazione, che si scioglie de nitivamente nel 1876. Tuttavia, l'indicazione
contenuta nella risoluzione di espulsione degli anarchici viene accolta dai capi politici del movimento operaio tedesco,
che nel 1875 fondano il primo partito socialista della storia europea, il Partito socialista dei lavoratori di Germania,
che poi prende il nome di Partito socialdemocratico tedesco (Spd); successivamente vengono fondati altri partiti
socialisti europei, fra cui quello italiano nel 1892 con il nome di Partito socialista italiano.
Queste formazioni, inoltre, vanno considerate come i primi partiti politici moderni della storia europea (non contando i
partiti americani) per via di una serie di caratteristiche essenziali: in primo luogo sono delle associazioni federali, nel
senso che raccolgono le adesioni di numerose associazioni locali e si propongono di agire in loro nome sul piano
nazionale; inoltre, sono delle associazioni formali, cioè possiedono uno statuto che ne delinea gli obiettivi e i principi
fondamentali che deve essere rispettato dai suoi militanti. Periodicamente vengono convocati dei congressi a cui
possono partecipare i rappresentanti delle associazioni locali legate ai partiti, che iniziano a dotarsi anche di giornali ed
organi di stampa propri → in Italia sin dal 1891 viene fondata da Filippo Turati la rivista di ri essione "Critica sociale"
e poco più tardi il quotidiano “Avanti!". Oltre a ciò, i partiti socialisti si dotano anche di associazioni collaterali come le
organizzazioni sindacali, che si mantengono una loro autonomia ma data la coincidenza degli obiettivi esse molto
spesso vi si associano. Proprio l'associazione con i partiti socialisti fa acquistare ai sindacati grande importanza, e
militano con grande decisione soprattutto negli scioperi, la loro primaria forma di protesta → se inizialmente gli scioperi
hanno solo obiettivi speci camente sindacali, verso la ne del secolo a questi se ne a ancano altri di natura più politica
→ per esempio, il 1 maggio 1890 in tutta Europa viene indetto uno sciopero generale che vuole dimostrare la
forza del movimento socialista. Inoltre, i partiti socialisti si dotano di un insieme di simboli, canti e musiche, e di una
giornata-simbolo che è per l'appunto il 1 maggio. Anche se tutto il loro sviluppo avviene entro la cornice dei singoli
Stati, tutti i partiti socialisti si presentano come organismi internazionali → questo fondamento identitario viene
rinnovato con la fondazione di un ulteriore associazione, l'Internazionale socialista, meglio nota come Seconda
Internazionale, fondata a Parigi nel 1889. La Seconda Internazionale ha la forma di una federazione tra partiti socialisti
nazionali di orientamento marxista, e dal 1900 dispone anche di una segreteria permanente, il Bureau Socialiste
International, con sede a Bruxelles.
All'interno dei vari partiti socialisti europei, però, ben presto iniziano ad emergere nuove correnti non proprio ortodosse
rispetto al pensiero marxista: la linea revisionista, la linea radicale ed una linea di mediazione fra le due.

a) La posizione revisionista è quella del socialdemocratico Eduard Bernstein, che osserva come la previsione
marxiana della sempre crescente polarizzazione della struttura sociale si è rivelata infondata in quanto le recenti
tendenze economiche mostrano che le condizioni di almeno una parte della classe operaia sono nettamente
migliorate. Secondo lui, quindi, il Partito socialdemocratico non deve continuare ad inseguire la rivoluzione sociale,
bensì concentrarsi sull'aiutare concretamente la classe operaia ottenendo riforme che ne migliorino le
condizioni di vita.
b) La posizione radicale è sostenuta in Germania da Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, e per l'appunto sostiene
la necessità di creare immediatamente le condizioni per una rivoluzione sociale e politica.
c) La posizione di mediazione fra i primi due orientamenti è quella di Karl Kautsky, che se da un lato continua ad
identi care nella rivoluzione l'obiettivo massimo del movimento socialista, dall'altro ritiene che i tempi per
raggiungere tale obiettivo si siano allungati e che nel frattempo occorre stringere alleanze politiche utili per ottenere
riforme concrete → il cosiddetto programma minimo. Questa posizione è quella prevalente in Europa.

Importante citare il caso della Russia zarista. Sin dal 1898 il partito socialista che esiste in Russia, il Partito operaio
socialdemocratico russo, è costretto alla clandestinità; il congresso del 1903 si tiene infatti a Bruxelles, e lì si
emergono due diverse proposte → quella minoritaria chiamata menscevica, che si sviluppa sulla linea moderata
tracciata da Kautsky, e quella maggioritaria chiamata bolscevica, sostenuta da un trentenne Vladimir Il’ic Ul’janov
detto Lenin, che a erma che invece proprio l'arretratezza della società russa o re le possibilità per una rivoluzione
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immediata. Per raggiungere questo obiettivo, secondo Lenin, si deve costituire un partito guidato da militanti disciplinati
capaci di svolgere il ruolo di avanguardia della rivoluzione. Accanto a questi orientamenti poi si di onde l'esperienza del
sindacalismo rivoluzionario (o anarco-sindacalismo) che rilancia l'esperienza anarchica, di uso soprattutto in
Francia.
Da questo quadro complessivo però si distaccano tanto il caso britannico quanto quello statunitense:

• Il laburismo britannico → in Gran Bretagna, una volta tramontata l'esperienza del Cartismo, una parte importante
della classe operaia trova nel liberalismo di Gladstone, con la sua promessa di riforme politiche ed istituzionali, un
punto di riferimento. Ciò non signi ca che non ci siano operai che mostrino simpatia per i conservatori, perché anche
loro mostrano disponibilità alla riforma sociale per concorrenza con i liberali. È in questo contesto che nel 1883 viene
fondata la Social Democratic Federation (Sdf) di Henry Hyndman, e l'ancor più signi cativa Fabian Society,
promossa da George Bernard Shaw e da Sidney e Beatrice Webb, il cui nome si ispira a Fabio Massimo
Temporeggiatore e che sta ad indicare la visione gradualistica dell'avvento del socialismo → immaginiamo infatti
che le trasformazioni che porteranno ad una società socialista debbano avvenire all'interno di una cornice
parlamentare e costituzionale. Ancora più importante è l'azione svolta dai sindacati operai; nel 1868 le diverse
associazioni sindacali si coordinano attraverso la costituzione del Trades Union Congress, che raccoglie i
rappresentanti delle varie associazioni; esse vengono legittimate dal governo di Gladstone, nel 1871, con il Trade
Union Act → da pieno riconoscimento legale ai sindacali ed apre loro le porte del Parlamento. Tuttavia, negli anni ’90
la crisi del partito liberale e l'autorevolezza del movimento sindacale inducono l'operaio sindacalista James Hardie a
fondare un partito socialista inglese autonomo, l’Independent Labour Party → si chiama laburista e non socialista
proprio per evidenziarne il legame privilegiato con i sindacati. Esso non ha inizialmente successo, ma le repressioni
delle proteste sindacali degli anni seguenti spingono Hardie ad riorganizzare l'azione politica, convocando anche una
conferenza del 1900 che nomina un Labour Representation Committee con il compito di scegliere i candidati da
presentare alle elezioni. L'orientamento ideologico del Lrc è comunque moderato e attribuisce grande importanza
all'azione parlamentare, come la Fabian Society.
Il Labour Representation Committee ottiene un sostegno sempre crescente dai vari sindacati, e nel 1903 stringe un
accordo politico segreto con il Partito liberale per sostenersi a vicenda in caso di vittoria alle elezioni. L'accordo ha
successo poiché i liberali trionfano, ma anche i candidati del Lrc vengono eletti: il gruppo composito che si forma alla
Camera decide di chiamarsi Labour Party, il suo programma è moderatamente riformista, del tutto rispettoso del
Parlamento.

• Il socialismo negli Stati Uniti → ancora meno toccati dal socialismo marxista sono gli Stati Uniti. La principale
organizzazione sindacale americana, l’American Federation of Labour, registra si una grande crescita di adesioni
ma il loro orientamento è rigorosamente apolitico e non punta alla rivoluzione; è non di meno attivissimo
nell'organizzare scioperi e la partecipazione è anche maggiore rispetto agli scioperi europei. Nel 1901 viene fondato il
Socialist Party of America, ma esso ottiene solo risultati miseri, così come l'associazione sindacale radicale
Industrial Workers of the World, fondata nel 1905, che ha obiettivi dichiaratamente rivoluzionari. Ma come mai il
socialismo in America non riesce a mettere radici? Le ragioni principali sono tre:

- Il Partito socialista d'America si forma in un contesto politico in cui già da molto tempo vige il su ragio universale
maschile e sono attivi i partiti politici organizzati e di massa che, in forma corretta o scorretta, si sono conquistati un
solido seguito tra le classi lavoratrici statunitensi.
- La classe operaia americana è attraversata da notevoli divisioni interne, prima fra tutte quella etnica.
- Le componenti bianche anglosassoni delle classi operaie sono attratte dal mito della mobilità sociale, ovvero
dall'idea che una vita di duro lavoro possa aprire la porta ad un'ascesa sociale.

20. Il nuovo razzismo

Nella sua originaria elaborazione primoottocentesca il discorso nazionalista ha raramente delle componenti razziste;
tuttavia, nella seconda metà dell'Ottocento l'insistenza nazionalista sul sangue e sui caratteri parentali della comunità
nazionale si intrecciano con la ri essione "scienti ca" sulla differenza razziale, sollecitata tanto dalle teorie di Darwin
quanto dal contatto sempre più frequente tra bianchi europei e altri popoli. La più importante delle tesi elaborate dal
nuovo razzismo dice che non solo è possibile una classi cazione delle razze, ma anche una loro gerarchizzazione
attraverso la de nizione di una scala in cui la posizione di vertice è occupata dalla razza bianca. Un contributo
essenziale alla nascita del nuovo razzismo viene dal francese Joseph-Arthur de Gobineau, che nel 1853 pubblica un
saggio intitolato Saggio sull'ineguaglianza delle razze umane → in esso non solo delinea la gerarchia, ma formula
anche la teoria del problema della decadenza delle razze derivata dalla mescolanza fra esse. Dunque, il punto
essenziale è che l'elaborazione razzista sembra dare un nuovo slancio all'identi cazione delle comunità nazionali.

- È ciò che succede negli Stati Uniti, dove nel tardo Ottocento l'intera ricomposizione della "nazione bianca" in
seguito alla guerra civile avviene grazie alla sua contrapposizione nei confronti in primo luogo della componente nera,
che si esprime con la politica segregazionista che durerà no agli anni ’60 del Novecento, e poi anche nei confronti
di nativi americani, immigrati etc.
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- In Europa invece il razzismo ha un altro obiettivo, cioè gli ebrei. Essi vengono discriminati più nell'Europa dell'est
(Russia, paesi slavi etc) che nell'Europa occidentale, dove tra ne Settecento e inizio Ottocento tutte le comunità
ebraiche attraverso un processo di emancipazione in cui vengono o erti loro gli stessi diritti ed opportunità degli altri
cittadini. Tuttavia, proprio questo inserimento degli ebrei nelle società europee occidentali non viene accolto da tutti
nello stesso modo → non di rado esso rinfocola la tradizionale ostilità antiebraica, che è portata avanti soprattutto dai
sostenitori del discorso nazionalista perché gli ebrei vengono accusati di essere un gruppo "internazionalizzato" ed
estraneo alla nazione che li ospita, quindi una nazione dentro la nazione. Inoltre, con la di usione del nuovo
razzismo scienti co, gli ebrei iniziano ad essere considerati come appartenenti ad una vera e propria razza inferiore
→ antisemitismo.

Il caso Dreyfus → il più clamoroso episodio di antisemitismo ha luogo in Francia durante la Terza Repubblica. Il 22
dicembre 1894 il Consiglio di guerra francese condanna un capitano d'artiglieria ebreo, Alfred Dreyfus, alla
deportazione in Guyana; l'accusa è di aver passato documenti riservati ai responsabili dell'esercito tedesco. L'inchiesta
è condotta in modo assolutamente sommario e le accuse sembrano mal fondate, e infatti la stampa liberale francese
inizia a protestare vigorosamente, documentando l'arbitrarietà del processo giudiziario a cui è stato sottoposto il
capitano. Nel 1898 lo scandalo prende un rilievo ancora maggiore per l'intervento dello scrittore Emile Zola, che
pubblica una lettera aperta di protesta al presidente della Repubblica, il cui titolo è J’accuse → nella lettera Zola chiede
la riapertura del processo, accusando i responsabili dell'esercito francese di cieca prepotenza. La lettera vale a Zola un
processo per di amazione ed una condanna a reclusione, che lui evita scappando in Inghilterra. La risonanza del caso
è talmente grande che si trasforma in un'occasione di scontro politico: si formano organizzazioni di innocentisti, che
sono soprattutto socialisti e radicali, e colpevolisti, tra cui si distingue il movimento nazionalista di Action Française,
fondato nel 1898, che interviene pesantemente sul caso Dreyfus ricorrendo ad argomentazioni di carattere antisemitista
per illustrare la colpevolezza dell’imputato. Il fondamento teorico delle posizioni espresse da Action Française si trova in
un libro pubblicato nel 1886 da Edward Édouard Drumont, la Francia Giudea, in cui si sostiene l'esistenza di un
complotto ebraico ordito contro la Francia → argomentazioni di questo genere vengono utilizzate contro Dreyfus, che
per i gruppi antisemiti diventa il simbolo dell'ebreo straniero ed avido. Nel fuoco della polemica inizia a circolare anche
un altro mito antiebraico, che sostiene l'esistenza di un complotto ebraico internazionale da cui dovrebbe emergere una
sorta di regno dominato dagli ebrei → Protocollo dei saggi anziani di Sion, un falso creato ad hoc. Alla ne, nel 1899, i
dubbi sempre più fondati sul caso Dreyfus inducono il presidente della Repubblica Loubet a concedergli la grazia, nel
1902 però, Dreyfus ottiene che si apra una nuova inchiesta che nel 1906 porta alla sua piena assoluzione e al
riconoscimento della colpevolezza del comandante Ferdinand Walsin Esterhazy. Il caso comunque sollecita, all'interno
della stessa comunità ebraica, l'idea della promozione di uno Stato-nazione ebraico autonomo, da collocarsi
preferibilmente in Palestina.

21. La politica in occidente

La nazionalizzazione delle masse o re uno strumento importante di integrazione sociopolitica, ma c'è anche bisogno di
risposte più materiali: la prima consiste nell'ampliamento dei con ni del sistema politico con l'estensione del diritto di
voto. Una qualche forma di democratizzazione sembra a molti una necessità, e a fare questa ri essione sono sia i
liberal-conservatori che i liberal-democratici. Tra i primi abbiamo Benjamin Disraeli, dirigente conservatore inglese che
nel 1867 si fa promotore di una riforma elettorale che amplia il corpo elettorale dal 4% all'8%, e anche Otto von
Bismarck, cancelliere tedesco che è tra i più decisi sostenitori del su ragio universale. Tra i secondi invece gode di
notevole prestigio William Gladstone, guida dei liberali britannici no al 1893. Da questo processo di ampliamento
degli spazi politici restano comunque escluse le donne → tuttavia, anche da questo punto di vista le cose iniziano a
cambiare.
Da un lato qualche voce maschile si alza per chiedere l'estensione del voto alle donne, dall'altro sono le donne stesse a
lottare per la loro emancipazione. Se i movimenti femminili nascono un po' ovunque in Occidente, essi sono
particolarmente combattivi nei paesi protestanti, in parte anche perché l'idea dell'uguaglianza spirituale e la pratica
della lettura della Bibbia sono cose che molte donne interpretano come un incoraggiamento all'indipendenza
intellettuale e sociale → è soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna che si sviluppano i più signi cativi
movimenti su ragisti, e non è un caso, perché sono anche i paesi che possiedono da più tempo istituzioni
rappresentative rispettate e prestigiose. Nel continente europeo invece il percorso dei movimenti femminili è diverso →
le prime signi cative presenze femminili sulla scena pubblica si hanno in concomitanza con le rivoluzioni, e poi nei
decenni seguenti anche nell'Europa continentale dove si fondano organizzazioni volte all'emancipazione civile e politica
delle donne, di cui però vanno sottolineati due aspetti:

a) Uno riguarda i paesi cattolici, dove il movimento femminile è meno dinamico poiché la tradizione cattolica non o re
alcun elemento che induca a mettere in discussione la gerarchia di genere e le organizzazioni, se ci sono, sono
molto meno radicali che altrove.
b) L'altro riguarda la divisione interna dei movimenti femminili a causa delle coesistenza con il movimento socialista, i
cui esponenti sono molto cauti sull’argomento. Le ragioni principali sono tre:

1. Nei paesi cattolici i socialisti temono che le donne votino per i partiti cattolici o comunque per quelli conservatori.
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2. Laddove gli uomini non hanno ancora conquistato il su ragio, i socialisti ritengono che il su ragio femminile debba
passare in secondo piano rispetto a quello maschile.
3. Tutti i partiti socialisti adottano la teoria elaborata da August Bebel e da Engels secondo cui la disuguaglianza tra
uomini e donne è frutto della logica organizzativa del capitalismo che, mentre attribuisce agli uomini i compiti
"produttivi", riserva alle donne solo i ruoli "riproduttivi" e che solo dopo la rivoluzione socialista che distruggerà la
struttura economica capitalista, potrà essere attuata una vera uguaglianza fra sessi. Questa teoria è accettata in
larga misura fra le stesse militanti socialiste.

Comunque, se le donne non sono toccate dal processo di democratizzazione, i maschi adulti ne bene ciano un po'
ovunque. All'inizio del Novecento il su ragio universale maschile esiste negli Stati Uniti, in Francia, in Germania, in
Spagna ed in Austria; mentre forme di su ragio allargati sono introdotte in Gran Bretagna ed in Italia. Nel frattempo, si
veri cano altre forme di intervento che riguardano le politiche sociali e si introducono nei primi veri sistemi
previdenziali e assistenziali → cosa che in precedenza era monopolio esclusivo delle Chiese. Il processo non è
indolore, soprattutto da parte della Chiesa cattolica, che oppone una vigorosa resistenza alla laicizzazione degli Stati.
Le tensioni sono acute soprattutto dalla rigidità di Papa Pio IX, ma alla sua morte, le sue posizioni vengono continuate
anche da Leone XIII → egli prende posizione nell'enciclica del 1891 Rerum Novarum, con cui condanna il socialismo
ma introduce delle novità, ovvero riconosce la necessità che gli imprenditori non trattino gli operai come merce; allo
stesso tempo, a erma che anche gli operai devono rispettare una serie di doveri, tra cui laboriosità, frugalità e rispetto
dell'ordine sociale. Proprio gli orientamenti esposti nell'enciclica sollecitano lo sviluppo di una corrente intellettuale e
politica de nita democrazia cristiana; tra i teorici maggiori vi è Giuseppe Toniolo, un economista che elabora una
teoria socioeconomica di taglio corporativo, fondata cioè sull'idea di un'equa relazione e collaborazione tra i lavoratori
ed i datori di lavoro come presupposto per uno sviluppo economico dinamico ma privo di fratture sociali.

1. Gli Stati Uniti: a partire dagli anni ’80 dell'Ottocento il sistema delle "macchine di partito" americane viene
sottoposto a critiche; la prima delle quali viene dalle campagne dell'ovest ed è causata dagli e etti della crisi
agraria. La diminuzione dei prezzi dei prodotti agricoli, determinata da un notevole aumento dell'o erta, mette in
di coltà quegli agricoltori che si sono indebitati per acquistare le proprietà terriere o per mettere a coltura le terre
dell’Ovest. I coltivatori dell'Ovest chiedono interventi perché siano abbassati i tassi di interesse sui prestiti, così
come i costi dei macchinari etc. → in difesa degli interessi degli agricoltori si formano numerose Farmers’
Alliances (Alleanze contadine) le cui richieste, tuttavia, non sono recepite dei due partiti nazionali. All'interno di
queste alleanze allora si sviluppa una retorica politica, talora razzista, che contrappone le città, luoghi di corruzione,
alle campagne, che invece ospiterebbero gente solida e virtuosa. Nel 1892 le varie associazioni dei farmers si
uniscono in un partito, il People’s Party (Partito populista), che alle presidenziali dello stesso anno presenta un
proprio candidato e ottiene l’8%. Alle successive elezioni il Partito si unisce allora ai democratici, ma il loro
candidato viene scon tto da quello repubblicano, William McKinley. A quel punto gli elettori del People’s Party si
orientano verso il Partito democratico, ma la spinta riformatrice anticorruzione non si esaurisce lì.
Il protagonista della successiva fase progressista è Theodore Roosevelt, presidente repubblicano dal 1901 al 1909;
molte delle riforme che furono attuate in questa fase si devono a lui. Uno dei principali campi che vengono toccati dalle
iniziative riformiste è quello della lotta contro le grandi aziende o contro i trust di grandi aziende; già nel 1890 il
Congresso aveva cercato di porre un limite agli accordi tra le imprese, senza particolare successo. Roosevelt invece
promuove una serie di iniziative, fra cui il ridimensionare le attività della Standard Oil, una grande compagnia
petrolifera, e impone rigidi controlli sulle condizioni degli ambienti di lavoro e sulle qualità dei prodotti dell'industria
alimentare. Inoltre, nel 1902 Roosevelt interviene personalmente per mediare tra dei minatori scioperanti ed i
responsabili delle miniere, il che gli valse grande popolarità. Fa inoltre approvare delle norme che circoscrivono la
possibilità di ricorso allo spoils system e impone alle compagnie ferroviarie tariffe e costi più bassi, una misura
da tempo richiesta dei farmers dell’Ovest. Dopo due mandati, nel 1909, Roosevelt non si ricandida per lasciare spazio
ad un collega di partito, William Howard Taft → egli viene eletto presidente, ma nel 1912 Roosevelt decide di fondare un
partito proprio, a causa di un dissenso con Taft, e lo chiama Partito progressista. Di questa scissione però
appro ttano i democratici, ed il loro candidato Woodrow Wilson vince le elezioni. Ad ogni modo, Wilson prosegue
l'azione riformista: nel 1913 crea la Federal Reserve, la banca centrale, e introduce due emendamenti alla Costituzione
per imporre una tassa sui redditi e per far eleggere i senatori in modo diretto. Nonostante tutte queste riforme, non
si parla nemmeno di estendere il diritto di voto alle donne, anzi → diverse norme niscono per escludere dalla vita
politica i soggetti considerati i più esposti a tentativi di corruzione, quindi i più poveri e i meno alfabetizzati. Vengono
promosse iniziative di stampo nazionalistico per riconciliare le varie parti della popolazione statunitense bianca, e sotto
la presidenza McKinley ha vero e proprio inizio l'azione imperialista statunitense nel mondo con la guerra contro la
Spagna del 1898.

2. Il Regno Unito: nel Regno Unito gli anni ’60-’70 dell'ottocento sono caratterizzati da una ravvicinata alternanza tra
governi conservatori e liberali; proprio in questa fase avviene l'attuazione di due riforme elettorali che ampliano il
corpo elettorale, di leggi anticorruzione e di leggi volte a porre limiti alle spese elettorali per arginare il
fenomeno della compravendita dei voti. In questi anni sono due i temi principali che in ammano l'opinione pubblica
e lo scontro politico:

a) Il rapporto con le classi operaie e il movimento sindacale → nel 1871 il Parlamento aveva approvato, con il
Trade Union Act, il riconoscimento dei movimenti sindacali. La norma è molto apprezzata, ma parallelamente viene
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anche approvata una restrizione al picchettaggio, il che di onde il malumore fra gli operai ed è una questione che
viene risolta solo nel 1875 con il nuovo governo conservatore di Disraeli, che punta a guadagnarsi il sostegno di una
parte della classe operaia. Il partito liberale però non resta a guardare e nel 1880 si fa promotore di una norma che
attribuisce responsabilità oggettiva agli imprenditori nel caso di infortuni sul lavoro → ciò dà avvio ad una lunga
collaborazione politica fra i liberali e le Trade Unions.
b) La questione irlandese → in Irlanda l'unione con la Gran Bretagna è vissuta come una sottomissione a élite
nazionalmente distinte. La separatezza ha sia basi economiche, visto che buona parte delle proprietà terriere sono
in mano a inglesi, che culturali → gli irlandesi sono cattolici e i britannici protestanti; quest'ultimi inoltre hanno
imposto l'uso dell'inglese laddove nelle comunità rurali si parlava gaelico. Sin dalla prima metà dell'Ottocento si
sono formate associazioni politico-culturali che hanno cominciato ad avanzare richieste di autonomia e talora
persino di indipendenza, per esempio la Irish National Land League, fondata nel 1879, il cui scopo era di
proteggere gli interessi dei contadini irlandesi. Allo stesso tempo si forma un gruppo politico irlandese di
orientamento nazionalista che, nel 1880, riesce ad eleggere 60 deputati alla Camera dei Comuni → entrambe le
organizzazioni sono guidate da Charles Parnell. Il movimento di Parnell ripone grandi speranze nel governo liberale
di Gladstone, ma in Irlanda sono anche attive società segrete nazionaliste che organizzano attentati, il più
clamoroso dei quali è l'uccisione del ministro per l'Irlanda del governo Gladstone l'8 maggio del 1882 → di fronte a
questa situazione, il governo inglese oscilla tra una politica di aiuto ai contadini irlandesi e di dura repressione
poliziesca. L’opinione pubblica però giudica o troppo debole o troppo dura la politica britannica nei confronti
dell'Irlanda, che con la nuova organizzazione di Charles Parnell la Irish National League, ha mire dichiaratamente
autonomiste; i liberali perdono le elezioni del 1885, ma i conservatori comunque non ottengono la maggioranza, così
Gladstone tenta un azzardo → nel gennaio 1886 annuncia di voler concedere la Home Rule, cioè una larga
autonomia all'Irlanda, benché dentro la cornice istituzionale del Regno Unito. Di fronte a ciò un gruppo di liberali
guidati da Joseph Chamberlain lasciano il partito e vanno ad unirsi a quello conservatore, il che determina un grave
indebolimento del Partito liberale. Gladstone tenta di nuovo di fare approvare la Home Rule nel 1893, ma
l'insuccesso determina la ne della sua carriera politica.

Il Partito conservatore, nel frattempo, riesce a raccogliere consensi sia per la strenua opposizione all'autonomia
irlandese sia per l'attuazione di nuove iniziative coloniali in Asia e Africa → mosse politiche di questo genere
rinfocolano i sentimenti patriottici dell'opinione pubblica. Nel frattempo, sebbene la monarchia perda potere politico,
acquista una sempre crescente autorità simbolica e prestigio, coronata nel 1876 dall'attribuzione alla regina Vittoria del
titolo di imperatrice d’India.
All’inizio del Novecento, il quadro politico britannico cambia nuovamente. L'emarginazione politica del Partito liberale
termina nel 1903 quando i liberali sottoscrivono un accordo elettorale coi laburisti del Labour Representation
Committee, il nuovo organismo che sta ponendo le basi per un partito autonomo della classe operaia. Anche grazie a
questo accordo, alle elezioni del 1906 i liberali trionfano. Con queste premesse si apre una stagione di riforme liberali →
il governo liberale di Herbert Asquith soprattutto presenta un imponente serie di disegni di legge che vuole tutelare i
lavoratori: i più importanti sono l'imposizione di un limite di otto ore giornaliere per chi lavora in miniera; la
determinazione di salari minimi; la costituzione di u ci di collocamento etc. In parte è proprio per nanziare questo
piano di riforme che il governo liberale di Asquith nel 1909 presenta una legge nanziaria che provoca una grave crisi
politico-istituzionale → la legge nanziaria, ribattezzata People’s Budget, prevede un netto inasprimento del prelievo
scale sui patrimoni più alti. La Camera dei Lord, composta in larga misura da proprietari terrieri, reagisce ponendo il
veto alla legge, Asquith allora decide di risolvere il problema presentando un disegno di legge, il Parliament Act, che
intende ridurre il peso attribuito alla Camera dei Lord. Il contrasto provoca un'immediata crisi politica, tuttavia nel 1911
Asquith ripresenta il disegno di legge e stavolta con l'accordo del re Giorgio V, annuncia di voler nominare una serie di
nuovi Lord potenzialmente favorevoli alla riforma → a questo punto la Camera dei Lord si piega ed approva la legge
che ridimensiona il suo stesso potere. La vicenda è importante perché sostanzialmente cancella uno dei più
signi cativi privilegi cioè tu ali ancora riconosciuti in Europa.
Sono di nuovo due le questioni che in questi anni attraggono stabilmente l'attenzione dell'opinione pubblica: le iniziative
di un imponente movimento suffragista, e di nuovo, la questione irlandese.

a) Il suffragio femminile: la propaganda del movimento su ragista preesistente, l'Unione nazionale delle società
per il suffragio femminile, non aveva avuto molto successo; così nel 1903 Emmeline Pankhurst se ne distacca e
fonda l'Unione sociale e politica delle donne. Pankhurst si impegna a fondo nell'opera di proselitismo, con buon
successo, nonostante molte iniziative delle su ragiste terminino con la loro incarcerazione. Nel 1910 Asquith
annuncia la sua intenzione di discutere di un possibile disegno di legge sul voto alle donne, ma l'anno seguente
l'ipotesi viene lasciata cadere → le su ragiste, allora, adottano tecniche più aggressive, con lanci di pietre. Ciò
nonostante, il governo e i liberali appaiono irremovibili nel loro disinteresse per la questione, e solo i laburisti
inseriscono nel loro programma l'estensione del voto alle donne.
b) La questione irlandese: alla già esistente crisi politica si sovrappone quella irlandese. Da tempo il Partito
nazionalista irlandese chiede la Home Rule; nel 1893 l'opposizione dei Lord ha bloccato il secondo progetto
presentato da Gladstone, ma ora con la cancellazione del diritto di veto dei Lord i tempi sembrano favorevoli ad una
rapida approvazione della legge. Nel 1912 Asquith proponi per la terza volta la Home Rule → la proposta prevede
che si costituisca un Parlamento irlandese che si occuperebbe delle questioni interne all'isola, mentre politica estera
e forze armate rimarrebbero competenza del Parlamento di Londra. Nell’Ulster, però, i parlamentari locali lo-
britannici sono contrari alla Home Rule e si preparano a resistere anche con le armi; nel frattempo, anche
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nell'Irlanda cattolica si fondano organizzazioni paramilitari. Di fronte alla minaccia di una guerra civile irlandese,
introduce una modi ca al disegno di legge sull'Irlanda che permetta all'Ulster di dissociarsi da essa. La legge viene
così approvata nel settembre del 1914, ma il governo si impegna a non applicarla prima della ne della Prima
guerra mondiale.

3. La Francia della Terza Repubblica: le leggi costituzionali del 1875 stabiliscono i tratti fondamentali del sistema
politico francese; la Francia è una Repubblica presidenziale con un Parlamento bicamerale eletto a su ragio
universale maschile. La vita politica francese è dominata da raggruppamenti parlamentari repubblicani e radicali,
talora guidati da personalità di grande rilievo come Léon Gambetta o Georges Clemenceau. Nel caso dei
repubblicani e dei radicali francesi è di cile parlare di partiti, poiché tutta la loro azione politica prende impulso da
uide alleanze parlamentari guidate da singoli politici di fama nazionale. A ciò si aggiunga che l'azione politica dei
notabili repubblicani e radicali si fonda su un ricorso frequente al clientelismo elettorale e alla corruzione: i gruppi
parlamentari intrecciano spesso rapporti privilegiati con banche e imprese, da cui ricevono nanziamenti per
l'organizzazione delle proprie campagne elettorali. In cambio le imprese " nanziatrici" ottengono norme legislative
favorevoli ai loro interessi. Se il cuore del sistema politico francese è caratterizzato da questa mobile e uida e
galassia repubblicano-radicale, a destra esiste una variegata area di opinione pubblica animata da lomonarchici,
neobonapartisti e cattolici integralisti, che non cessa di guardare con sospetto le istituzioni rappresentative. A
sinistra, all'inizio del Novecento prende forma un'area politica socialista che si allontana sempre di più dalle
posizioni del centro repubblicano-radicale.
A causa dell'inquietudine dell'opinione pubblica di destra, per due volte, pochi anni dalla sua fondazione, la Terza
Repubblica rischia di cadere di fronte a un colpo di Stato. Il primo episodio di lega al nome di un presidente della
Repubblica, il generale Edmé Patrice Maurice MacMahon → un uomo di convinzioni autoritarie e monarchiche. Dopo
che nelle elezioni del 1876 i repubblicani hanno conquistato la maggioranza in Parlamento, MacMahon tenta di forzare
la situazione e nel 1877 scioglie le Camere, indicendo nuove elezioni. Esse riconfermano la maggioranza, dunque
MacMahon riconosce la scon tta e si dimette. Il secondo tentativo, più pericoloso del primo, sia nel 1889 con la
fulminea ascesa e l'altrettanto fulminea caduta del generale Georges Boulanger. Nel 1886 costui è il ministro della
Guerra nel governo presieduto dal repubblicano Freycinet e da quella carica avvia un piano di riorganizzazione e
rinnovamento dell'esercito in funzione dichiaratamente antitedesca. Di fronte ad un'opinione pubblica ancora ferita per
l'esito della guerra franco-prussiana, l'iniziativa di Boulanger acquista i caratteri di una rivincita patriottica che gli vale
grande popolarità. Nelle sue intenzioni è di organizzare un colpo di Stato per la costruzione di un sistema politico
autoritario; al momento cruciale però si tira indietro. Nel 1889 è costretto a fuggire in Belgio, dove muore suicida nel
1891. Una terza crisi, di natura diversa, investe la Repubblica nel 1894-1906 con l’A aire Dreyfus.
I segni di fragilità palesati dal sistema politico nel corso di queste crisi sono tuttavia controbilanciati da una notevole
azione legislativa realizzata dai governi repubblicani e radicali → gli ambiti di azione più rilevanti riguardano la
laicizzazione dello Stato e le legislazioni sociali. La prima stabilisce la completa separazione tra Stato e Chiesa già
avviata nei decenni precedenti, il che però sancisce la rottura delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede; le seconde
procedono con una sistematica alternanza di politiche repressive e di misure di assistenza sociale. Nel 1905 viene
fondato un partito socialista di orientamento marxista, la S o, che porterà ad una ridislocazione della galassia socialista
e alla caduta del governo di Combes → lo sostituisce Clemenceau, ma il quadro politico francese nel 1914 è fortemente
frammentato, a vantaggio dei gruppi nazionalisti e conservatrici.

4. La Germania imperiale: il nuovo Stato tedesco creato nel 1870-71 in conseguenza della guerra franco-prussiana
costituisce un esempio interessante di adattamento alla nuova realtà della società di massa. Il capo del governo
tedesco, Otto von Bismarck, è favorevole alla democratizzazione del diritto di voto perché lo considera uno
strumento che può produrre stabili maggioranze conservatrici; al tempo stesso però, Bismarck vuole ridimensionare
i privilegi giurisdizionali ancora posseduti dagli Junker delle aree orientali dell’Impero. Egli è convinto che la forza
della nobiltà possa e debba essere conservata, ma solo attraverso un coraggioso adattamento ai tempi nuovi, che
comporta l’eliminazione dei suoi privilegi. Inoltre, Bismarck ritiene di dover dare ascolto anche alle critiche che gli
esponenti del partito liberale rivolgono contro gli abusi commessi nelle amministrazioni dei feudi nobiliari prussiani
→ perciò egli presenta un piano per la de nitiva abolizione delle giurisdizioni feudali. Nel 1872 vengono nominati
nuovi senatori favorevoli alla riforma, che viene approvata da entrambe le Camere.
Una delle più importanti formazioni politiche esterne alla maggioranza bismarckiana è lo Zentrum, il partito cattolico
fondato nel 1870 → secondo il suo programma, lo Zentrum intende tutelare la libertà della Chiesa, l’uguaglianza delle
comunità religiose, l’esistenza delle scuole cattoliche e la sacralità del matrimonio. Inoltre, si propone di difendere le
autonomie locali contro la centralizzazione imperiale. Di fronte ad un partito cattolico organizzato, Bismarck decide di
attaccare con forza la Chiesa cattolica; nei primi anni postunitari, l’azione del governo si pone due obbiettivi primari cioè
una completa laicizzazione delle istituzioni statali e un netto ridimensionamento della forza politica dello
Zentrum. Il primo dei due obiettivi viene raggiunto molto rapidamente: tra il 1873 e il 1875 una serie di leggi circoscrive
di molto le autonomie e l'in uenza della Chiesa cattolica tedesca. Viene così introdotta la supervisione di funzionari
statali sulle scuole private e viene introdotto il matrimonio civile obbligatorio → il clero reagisce ri utandosi di applicare
le norme e perciò metà dei vescovi vengono imprigionati tra il 1874 e il 1875. L'opinione pubblica cattolica però
considera questa un inutile aggressione, e infatti il piano di Bismarck per scal re lo Zentrum politicamente non ha
successo → egli è indotto a cambiare strategia anche dal rapido successo di un altro partito percepito come una
minaccia ancora maggiore, ovvero il Partito socialista dei lavoratori di Germania. Nel 1878 si apre infatti una nuova
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fase politica in cui Bismarck alterna un'azione duramente repressiva nei confronti dei socialisti ad una politica innovativa
in ambito sociale → sistema di assicurazione per malattie e infortuni ed un sistema pensionistico.
Nel 1888 alla morte dell'imperatore Guglielmo I, gli succede al trono il nipote Guglielmo II, determinato a cambiare
l'azione del governo soprattutto in ambito di politica estera. Nel 1890, Bismarck viene spinto dall'imperatore a dare le
dimissioni proprio per aver trascurato quest’ultima. Dal 1890 il “nuovo corso” della politica tedesca annunciata
dall'imperatore si manifesta con l'abbandono delle leggi antisocialiste, mentre continua a restare in vigore il sistema
assistenziale, il che porta il Partito socialdemocratico a crescere considerevolmente, sebbene non abbia alcuna
in uenza nella formazione dei governi imperiali, che continuano a poggiare su maggioranze di partiti conservatori e
liberali. Determinante è soprattutto la volontà di Guglielmo II, che si impegna da subito in nuove iniziative coloniali.

5. L’Impero austro-ungarico: dopo la trasformazione istituzionale che ha visto l'Impero austriaco diventare l'Impero
austro-ungarico, con la formazione di due entità statali distinte, si è proseguito su una politica di laicizzazione → nel
1870 il Concordato tra Stato e Chiesa cattolica viene revocato, il che, sebbene generi un ondata di sdegno
dell'opinione pubblica cattolica, non è il problema più grave che l'Impero si trova a fronteggiare. Le di coltà
maggiori infatti vengono dalla Boemia e della Moravia, il cui caso è complesso → in quelle zone la maggioranza
della popolazione è di etnia cieca, ma c'è anche una numerosa popolazione di lingua tedesca. I governi di Vienna
devono trovare un compromesso fra le due, la cui tensione si dipana soprattutto sulla questione della lingua: in
Boemia-Moravia, la lingua u ciale è il tedesco; i ciechi chiedono invece che si usi la lingua ceca. Addirittura, i
gruppi più radicali chiedono più ampie forme di autonomia rispetto alla lingua, ma nell'una nell'altra vengono
concesse dal governo liberale di Adolf Auersperg, che nel 1879 si trova senza maggioranza. L'imperatore
Francesco Giuseppe allora da l'incarico di Primo Ministro a Eduard von Taaffe, un conservatore, che introduce una
serie di leggi sociali volte a garantire la sicurezza dei lavoratori nella speranza che esse calmino anche le tensioni
etniche. Nel 1882 autorizza anche l'uso della lingua ceca, ma fare l'errore di voler suddividere dei distretti sulla
base delle maggioranze etniche e concedere maggiore o minore autonomia a seconda del distretto, il che
scontenta i movimenti nazionalisti cechi → il governo Taa e cade perché viene meno la maggioranza.
La crisi dei liberali prima e dei conservatori poi manda in frantumi l'intero quadro politico austriaco. Nel 1885 si
costituisce il Movimento pangermanico, di orientamento nazionalista radicale e antisemita; nel 1889 viene fondato il
Partito socialdemocratico uni cato, di ispirazione marxista ma non particolarmente radicale; nel 1893 viene costituito
il Partito cristiano-sociale, monarchico, cattolico e antisemita, che desidera l’allargamento del diritto di voto, il
fondatore di quest'ultimo, Karl Lueger, adotta l'innovativa tecnica politica del comizio. A prescindere da questi
raggruppamenti, le tensioni etniche non si placano, anzi peggiorano. Agli inizi del Novecento anche gli sloveni iniziano a
chiedere forme di riconoscimento; i boemi insorgono quando una proposta di legge sostiene di volere equiparare la
lingua tedesca e quella cieca, tanto che nel 1908 il governo austriaco deve proclamare lo stato d'assedio in Boemia →
qualche anno prima è stato ampliato il diritto di voto, con l'introduzione del su ragio universale maschile nel 1906, ma
esso non ha sortito e etti sulle tensioni interne. Anche nella parte ungherese, a causa del leggere elettorale che
attribuisce il diritto di voto solo agli strati più ricchi (quindi i proprietari terrieri ungheresi) le minoranze etniche iniziano
ad agitarsi → soprattutto i croati, che vorrebbero la costituzione di una zona federata interna all'Impero che unisca
tutte le popolazioni slave (Jugoslavia) o direttamente una Grande Croazia Indipendente. Essi si scontrano ben presto
con le intenzioni dei nazionalisti serbi, da cui di eriscono per lingua e religione; quest'ultimi hanno un punto di
riferimento esterno all'Impero che è il Regno di Serbia, indipendente dal 1878, ragion per cui i gruppi nazionalisti serbi
all'interno dell'impero austroungarico sono i più attivi e pericolosi.

6. La Russia zarista: il glio di Alessandro II, Alessandro III, mette in atto una politica duramente repressiva, attuata
con il sostegno della chiesa ortodossa → tutte le popolazioni non russe per lingua o religione sono sottoposte ad un
processo di “russi cazione”; gli ebrei invece sono oggetti di attacco da ogni parte. Ad una politica di repressione,
sia Alessandro III che il suo successore Nicola II a ancano un programma di potenziamento delle infrastrutture
e di sostegno alle industrie, in gran parte nalizzato ad un ulteriore espansione dell’Impero. Le direttrici sono l'area
balcanica, l'Estremo Oriente e l'area centro-asiatica della Persia e dell’Afghanistan. Il banco di prova più importante
arriva nel 1904 nella guerra contro il Giappone, in cui però l'esercito russo viene scon tto → l'andamento
sfavorevole della guerra fa diminuire la popolarità dello zar, e l'insoddisfazione generale con uisce in una vera e
propria rivoluzione antizarista nel gennaio del 1905 a San Pietroburgo. Un gruppo di operai decide di indire uno
sciopero a cui segue un'a ollata processione che si dirige verso il Palazzo d'Inverno per consegnare allo zar una
petizione in cui si chiede la ne della guerra con il Giappone, maggiore libertà politica e una legislazione sociale. Le
truppe schierate davanti al Palazzo però aprono il fuoco, e il massacro che ne deriva alimenta una nuova ondata di
proteste in altre fabbriche; il tutto mentre in diverse città si formano organismi di rappresentanza degli operai
chiamati soviet. La protesta si trasmette alle campagne e si di onde persino nell’esercito. Per evitare il peggio,
Nicola II decide di concedere libertà di associazione e di stampa, e di convocare un parlamento elettivo, la Duma →
le prime due volte però viene eletto il Partito costituzionale democratico, sgradito allo zar, che scioglie subito la
Duma. Viene addirittura modi cata la legge elettorale per favorire gli elettori più ricchi e ciò produce il risultato
sperato: alle elezioni del 1907 prevale una maggioranza conservatrice più in linea con le preferenze dello zar, guidata
da Petr Stolypin → oltre che attuare una dura repressione, abolisce i mir mentre al tempo stesso vara un piano di
sostegno per incentivare le famiglie contadine ad acquistare piccole proprietà terriere e formare così una classe
media. Il piano, sebbene pesantemente criticato da ogni parte, ha successo. Stolypin viene ucciso nel 1911.
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22. La politica in italia da depretis a Giolitti

All'altezza del 1870 uno degli aspetti che più alimentano il con itto politico nei paesi europei è il processo di
laicizzazione delle istituzioni → in Italia, il mondo cattolico intransigente, cioè fedele alle direttive del Papa, si
organizza attraverso un'associazione politica nazionale, l'Opera dei Congressi, fondata nel 1874 e a ancata anche da
innumerevoli altre iniziative cattoliche. Il tratto caratterizzante di questa galassia sta nella decisione di non partecipare
alle elezioni politiche come segno di disconoscimento del Regno d’Italia. Ciò nonostante, i cattolici partecipano
attivamente alle elezioni amministrative per l'elezione dei consiglieri comunali e provinciali, assicurandosi così un buon
radicamento politico sul territorio. La scelta dei cattolici spiega sia l'alto astensionismo di questi anni e l'indisturbato
dominio liberale nella scena politica nazionale. Qualcosa di importante inizia a cambiare negli anni ’70, tuttavia → una
sezione dello schieramento liberale, nora rimasta all'opposizione, punta con sempre maggiore decisione a sostituire la
Destra storica al governo del paese: essa è costituita da una varia costellazione di politici sommariamente raccolti sotto
l'etichetta di Sinistra. Costoro, pur non essendo un partito politico strutturato, sono accomunati dal percorso politico e
biogra co: tra essi spiccano Agostino Depretis, Francesco Crispi, Benedetto Cairoli e Giovanni Nicotera. Sono
quasi tutti repubblicani che hanno sacri cato i loro ideali in nome dell'indipendenza nazionale, accettando quindi la
monarchia, sebbene non dimentichino completamente le loro passate convinzioni → sanno infatti che è indispensabile
trasmettere alle masse la coscienza di appartenere alla comunità nazionale e vorrebbero aprire ulteriormente gli spazi
del politico.
Nel 1876 una crisi interna alla Destra storica determina un rovesciamento delle alleanze politiche che permette a
Depretis di costituire un governo di Sinistra: il problema è relativo alla gestione della rete ferroviaria, che la Destra
vorrebbe nazionalizzare. Alcuni esponenti toscani della maggioranza, tuttavia, sono loro stessi interessati ad aziende
private del settore → ciò genera un con itto di interessi che li spinge ad unirsi alle le della Sinistra, contraria alla
nazionalizzazione. Il mutamento parlamentare è comunque reso meno traumatico dall'apertura di Depretis verso i
rappresentanti della Destra, a nché non si irrigidiscano in una posizione a priori ma anzi entrino nella maggioranza.
Intanto si procede a due riforme fondamentali e legate fra loro: 1) la riforma dell'istruzione elementare, approvata nel
1877 che porta l'obbligo della frequenza scolastica a nove anni di età; e 2) l'allargamento del suffragio elettorale,
approvata nel 1882, che abbassa il limite d'età e il livello di reddito per votare ma soprattutto introduce come
requisito alternativo l'alfabetismo, cioè estendendo il diritto di voto a tutti maschi che sappiano leggere e scrivere. Nella
retorica della Sinistra questo avrebbe dovuto rendere il su ragio praticamente universale, ma così non è perché il
processo di alfabetizzazione procede molto a rilento.
Un simile ampliamento del corpo elettorale comunque desta qualche preoccupazione nella misura in cui potrebbe dare
spazio a gruppi politici più estremisti (repubblicani, socialisti etc) per evitare ciò, in un'operazione voluta da Depretis, si
crea in Parlamento un grande Centro liberale quasi privo di opposizioni → la cosiddetta "trasformazione dei partiti”.
Alle elezioni si presentano liste elettorali comuni ed esponenti della Sinistra e della Destra fanno accordi tra loro;
nonostante ciò, rimangono delle minuscole opposizioni come quella radicale di Felice Cavallotti e quella socialista di
Andrea Costa. Questa operazione inizia ad essere fortemente condannata dagli oppositori con il termine
"trasformismo", che vuole giudicare severamente il clima di cinico opportunismo che accompagna questa fase e che
vede politici pronti ad abbandonare il proprio schieramento per entrare o rimanere nella maggioranza. A ciò contribuisce
anche l'evento dello scandalo della Banca romana, nel 1889, in cui il direttore della Banca che è accusato di
immettere illegalmente cartamoneta viene anche accusato di aver avuto rapporti con diversi politici → lo scandalo
nisce in una bolla di sapone, ma ciò contribuisce ad alimentare il clima di decadimento morale della politica italiana.
Dal punto di vista economico, il governo di sinistra si fa promotore di una prima tariffa protezionistica con lo scopo
di porre le premesse per la formazione di un'industria pesante che produca attrezzature per l'esercito e la marina. Nel
1884 il governo favorisce la nascita di un'acciaieria a Terni.
Proprio nel 1887 Depretis muore. Al suo posto alla guida del governo subentra Francesco Crispi, il quale formula un
programma politico che si sostanzia in quattro punti fondamentali: 1) nazionalizzazione delle masse; 2) riforma
istituzionale; 3) repressione dei con itti sociali; 4) avvio di una politica coloniale.

1. È con la sinistra, e con Crispi in particolare, che la classe politica italiana si impegna in un'intensa azione di
di usione dei simboli e dei valori che devono servire a insegnare la nazione alle masse. L'operazione è resa
possibile dal superamento di buona parte dei contrasti che hanno accompagnato il processo di uni cazione: la
separazione tra Destra e Sinistra è caduta, e i protagonisti delle contrapposizioni risorgimentali sono tutti morti.
Anche la riforma dei programmi di studio del 1894 è funzionale a ciò, poiché si dispone che si insegni la lingua
italiana, la storia e la geogra a col ne di "far conoscere ed amare la patria”.
2. Oltre a ciò, Crispi si fa promotore di riforme signi cative che mutano aspetti essenziali delle amministrazioni
locali (legge del 1888 che abbassa i requisiti richiesti per poter partecipare alle elezioni amministrative); delle norme
penali (nuovo Codice penale del 1888 detto Codice Zanardelli) e delle norme di pubblica sicurezza.
3. Le potenzialità repressive del governo Crispi vengono esibite già nei primi anni ’90. All'epoca la crisi più grave
scoppiò in Sicilia, dove tra il 1891 e il 1893 si formano associazioni politiche che prendono il nome di Fasci dei
lavoratori → guidati da borghesi di idee democratiche e socialiste, i Fasci raccolgono l'adesione dei minatori, dei
contadini e dei lavoratori urbani, e hanno un carattere politico eterogeneo. Nell'estate del 1893 a Corleone si
riunisce un congresso di contadini aderenti ai Fasci che chiede la modi ca dei patti agrari; poi le manifestazioni
cambiano oggetto e i manifestanti cominciano a protestare in varie località contro le tasse e contro le
amministrazioni locali. In più di un'occasione ci sono scontri con i carabinieri che aprono il fuoco sulla folla. Dunque,
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nel gennaio del 1894, Crispi decide di intervenire proclamando lo stato d'assedio dell’isola → nei mesi seguenti
circa 2000 persone vengono arrestate e processate da tribunali militari. Il 13 gennaio 1894, intanto, scoppia
un'insurrezione armata in Lunigiana, organizzata da gruppi anarchici per protestare contro la repressione in
Sicilia. Sebbene non ci sia alcun collegamento organizzativo tra le due rivolte, Crispi proclama di nuovo lo stato
d'assedio e seda l’insurrezione. Per evitare future sommosse, inoltre, nel luglio dello stesso anno, Crispi presenta in
Parlamento tre leggi antianarchiche che hanno anche l'e etto collaterale di attaccare il Partito socialista dei
lavoratori italiani → il 22 ottobre 1894 viene sciolto da autorità, ma esso cambia nome in Partito socialista
Italiano e continua a riunirsi; anzi, con una modi ca allo Statuto si stabilisce che il Partito può allearsi all'occorrenza
con i radicali e i repubblicani, e questo garantisce un buon risultato ai socialisti nelle elezioni del 1895.
4. Per quanto riguarda i tentativi di espansione coloniale, già prima di Crispi vengono mossi dei passi nel Mar Rosso
con la conquista della Baia di Assab da parte della compagnia marittima Rubattino. Nel 1885 la presenza coloniale
italiana nell’area si ra orza con l'invio di una spedizione militare che occupa il porto di Massaua e un lembo di terra
circostante; da lì gli italiani cercano di muoversi in direzione dell'Etiopia, un'area dotata di un'organizzazione politica
di tipo feudale con l'imperatore al vertice. L'occupazione di questo territorio però si rivela di coltosa, e già nel
gennaio 1887 un reparto italiano viene attaccato e massacrato a Dogali. Crispi, che assume la presidenza del
Consiglio qualche mese dopo questo evento, decide di inviare un altro corpo di spedizione per preparare
un'espansione territoriale → nel 1889 viene rmato a Uccialli un accordo con l'imperatore etiope Menelik;
tuttavia, il governo italiano lo interpreta come un riconoscimento del protettorato italiano sull'Etiopia, mentre
l'imperatore lo considera un semplice trattato di amicizia. Quando l'equivoco emerge nel 1893, Menelik revoca
l’accordo. Intanto l'area coloniale italiana viene riorganizzata e dal 1890 prende il nome di Colonia Eritrea;
contemporaneamente si avviano trattative con il Regno Unito per l'acquisizione di strisce di costa in Somalia. Nel
1894 riprendono i tentativi di espansione in Etiopia, il vero obiettivo, ma l'esercito italiano subisce numerose
scon tte e col trattato di pace del 1896 l'Italia deve riconoscere l'indipendenza dell’Etiopia. A causa delle gravi
ripercussioni politiche interne alla luce delle scon tte in Etiopia, inoltre, Crispi da le dimissioni il 9 marzo.

In un primo momento la caduta di Crispi sembra stemperare le tensioni politiche sociali, che però riesplodono anche
più gravemente nel 1898, quando il prezzo del pane cresce improvvisamente → scoppiano ovunque manifestazioni e
proteste che il governo in carica, presieduto da Antonio di Rudinì, reprime come aveva fatto prima di lui Crispi, ovvero
impiegando l'esercito e proclamando lo stato d’assedio. A Milano la situazione ha un esito tragico: l’8-9
Maggio i manifestanti sono a rontati dall'esercito comandato dal generale Fiorenzo Bava-Beccaris, che da ordine di
sparare sulla folla e viene addirittura premiato dal re Umberto I per la strage compiuta. Intanto, al Parlamento, prima di
Rudinì e poi Luigi Pelloux presentano misure repressive volte a limitare la libertà di stampa e di associazione → ciò
spacca l'unità liberale che si era formata col trasformismo, portando a fronteggiarsi due raggruppamenti, uno liberal-
conservatore e uno liberal-progressista. La posizione dei conservatori è espressa da Sidney Sonnino, il quale
sostiene il bisogno di una riorganizzazione degli assetti costituzionali che restituisca al re la centralità riconosciutagli
dallo stesso Statuto. Contro questa tendenza si oppone un buon numero di parlamentari guidati da Giuseppe
Zanardelli e da Giovanni Giolitti, che ingaggiano una dura lotta in parlamento facendo ricorso alla tecnica
dell’ostruzionismo → durante le discussioni ciascun membro liberal-progressista chiede la parola, poi imbastisce
interventi lunghissimi che fanno sì che non si arrivi mai a votazione. Tra il 1899 e il 1900 si crea una situazione di stallo
assoluto, risolta in ne dall'attentato al re Umberto I, il 29 luglio 1900, da parte dell'anarchico Gaetano Bresci, che
vuole vendicarsi delle vittime di Milano. Gli succede il glio Vittorio Emanuele III, che con un colpo di scena decide di
attenuare le tensioni af dando l'incarico di Primo Ministro a Zanardelli, che sceglie come ministro dell'Interno
Giolitti.
È proprio Giolitti a dare il tono politico al nuovo governo: egli è convinto che l'obiettivo da perseguire sia l'attuazione di
un programma volto a realizzare l'integrazione delle masse nella cornice dello Stato liberale; per ottenere questo scopo
ritiene che lo Stato svolga un'azione di arbitrato neutrale nelle lotte sociali, senza intervenire in modo brutale, e
inoltre ritiene necessario trovare forme di apertura nei confronti dei radicali e dei socialisti. Alla morte di Zanardelli,
avvenuta il 26 dicembre 1903, Giolitti diventa presidente del Consiglio e si adopera subito a nché cessi il sistematico
uso della forza nei confronti degli scioperanti → con questa politica di neutralità, i con itti di lavoro trovano modo di
esprimersi. Le aree calde sono soprattutto al Nord, concentrate nella Valle Padana, e ad esprimere il loro disagio sono
soprattutto i braccianti agricoli che versano in condizioni tremende, sottopagati o disoccupati anche per lunghi
periodi. Sono appunto i braccianti a promuovere un ondata di scioperi agrari, ma i con itti lavorativi aumentano anche
nel settore industriale. C'è però un risvolto positivo, perché a seguito di questa stagione di con ittualità sociale in Italia i
salari industriali e agricoli aumentano signi cativamente → si tratta di un risultato economicamente importante perché
da stimolo ai consumi. Altri interventi per migliorare le condizioni di lavoro e di vita inaugurano una nuova politica
sociale: nel 1902 viene istituito l'Uf cio del Lavoro, vengono introdotti limiti all'impiego delle donne nelle fabbriche e
viene perfezionata la legge sul lavoro minorile; inoltre, si procede alla municipalizzazione dei servizi pubblici, a cui
segue, nel 1905, la nazionalizzazione delle ferrovie.

La “questione meridionale” → sin dai primi anni dopo l'uni cazione il divario economico tra Italia meridionale e
settentrionale si è decisamente accentuato. Le produzioni industriali non decollano, mentre l'attività agricola principale
cioè la produzione del grano, coltivata nelle aziende latifondistiche, ha comunque un andamento alterno. Le ragioni
individuabili sono due: innanzitutto il sud presenta infrastrutture ine cienti e una minore concentrazione di competenze
tecniche; l’altra peculiarità è la formazione di gruppi criminali organizzati, già piuttosto visibili in Sicilia (Ma a) e nel
napoletano (Camorra), ma non assenti in altre zone del Mezzogiorno. In Sicilia, i gruppi criminali si sono formati dopo
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l'abolizione delle istituzioni feudali, avvenuta all'inizio del XIX secolo; gli armigeri dei feudi, non esistendo più i feudi
stessi, si mettono in proprio e operano sul mercato, compiendo estorsioni, furti ed o rendo forzosamente la loro
protezione ai proprietari terrieri o i commercianti. Paradossalmente, proprio il sistema rappresentativo ha favorito
l'operatività di questi gruppi, i quali o rono i loro servigi ai notabili locali per intimidire gli elettori e convincerli a votare
per i candidati da loro protetti, ricavandone i vantaggi economici. Queste formazioni comportano un pesante costo
aggiuntivo per l'economia nei confronti della quale svolgono un'azione parassitaria, poiché rende meno competitive
e redditizie le attività imprenditoriali. Una delle accuse mosse a Giolitti è proprio quella di non fare nulla per sradicare
queste organizzazioni, ma anzi di servirsene a proprio vantaggio, e fu infatti de nito da Gaetano Salvemini il “ministro
della malavita”.

Sebbene non aggredisca queste organizzazioni direttamente, Giolitti fa comunque approvare un piano legislativo per
aiutare l'economia meridionale attraverso quella che viene chiamata "legislazione speciale”; fa cioè costruire
infrastrutture, attua degli sgravi scali nei Provvedimenti speciali per Napoli e per la Basilicata, poi estese a tutto il
sud; inoltre, attua una riforma dei contratti agrari. Dal punto di vista più puramente politico, invece, il progetto Giolittiano
vuole includere stabilmente la Sinistra entro il quadro politico dominato dai liberali → nonostante l'iniziale endorsement
al governo Zanardelli, però, i socialisti di Filippo Turati ben presto si allontanano dalla maggioranza. Dal 1904 in poi a
prevalere sarà una linea riformista che non concederà la ducia ai governi borghesi, ma voterà le singole riforme.
Nel brevissimo lasso di tempo tra il 1911 e 1913, in ne, Giolitti gioca le sue carte più audaci → il periodo si apre con un
rilancio dell'azione nazionalizzate per il cinquantennio dell’Unità; inoltre, in quello stesso anno, sfruttando una crisi
interna all'Impero ottomano, il governo Giolitti decide di attaccarlo militarmente per impossessarsi della Libia. L'impresa
è caldeggiata da un'ampia gamma di sostenitori, il che spinse Giolitti a prendere la decisione di mandare un ultimatum
agli ottomani senza nemmeno consultare prima il Parlamento. Ai primi di ottobre del 1911 autorizza l'attacco militare →
la guerra è dura e gli italiani incontrano una notevole resistenza, ma nell'aprile del 1912 l'attacco e l'occupazione delle
isole del Dodecanneso, unito alle gravi di coltà che l'Impero a ronta parallelamente nella prima guerra balcanica,
spingono gli ottomani a cedere → il trattato di pace, rmato a Losanna il 18 ottobre 1912, riconosce la sovranità
italiana sulla Libia, che pure è tutt'altro che sotto controllo. La vittoria ha comunque una grande risonanza interna, e
viene salutata come un risultato più che positivo.
Contemporaneamente, nel 1911 Giolitti fa partire l'operazione che porta alla riforma elettorale approvata dal
Parlamento nel 1912 → secondo la nuova legge diventano elettori i maschi di oltre 21 anni capaci di leggere e scrivere,
e i maschi analfabeti che abbiano compiuto trent'anni e abbiano fatto il servizio militare. Nel 1913 dunque ci sono le
prime elezioni a suffragio universale maschile. Giolitti sa benissimo che la riforma potrebbe anche ritorcerglisi contro
perché potrebbe portare un sacco di voti ai socialisti; tanto più che negli ultimi anni gli equilibri interni al Partito
socialista si sono spostati nuovamente e sono più favorevoli agli intransigenti, cioè la sinistra radicale e
rivoluzionaria, capeggiata da un giovane Benito Mussolini. A causa di ciò, spazi di collaborazione con il Psi non
possono più essercene → proprio per evitare che i socialisti si impongano alle elezioni, in molti collegi i candidati
liberali stringono accordi con i cattolici.

Nei cattolici stessi si è cominciata a distinguere una contrapposizione di opinioni tra i più intransigenti (Giovan Battista
Paganuzzi) e quelli che manifestano aperture (Romolo Murri) che vorrebbe tradotte nella costituzione di un movimento
politico cattolico che si presenti alle elezioni. La distanza fra questi due schieramenti non si colma no a quando non
viene eletto il nuovo Papa, Pio X, che per prima cosa scioglie l'Opera dei Congressi e permette ai cattolici la
partecipazione alla vita politica nazionale, sebbene rigorosamente in funzione antisocialista. Già alle elezioni del 1904 e
del 1909 ci sono stati i primi accordi con i liberali, che costituiscono la premessa per la svolta delle elezioni del 1913 →
il presidente dell'Unione elettorale cattolica, Vincenzo Gentiloni, invita i cattolici a votare per candidati propri quando
siano sicuri di vincere; altrimenti li invita a sostenere i candidati liberali, purché questi si impegnino a sostenere sette
punti programmatici del movimento cattolico, quali la difesa delle istituzioni cattoliche e della sacralità della famiglia →
patto Gentiloni. All'apparenza i risultati sono comunque favorevoli a Giolitti, che resta in carica come presidente del
Consiglio; tuttavia, la situazione politica è complessa perché oltre 200 deputati liberali hanno deciso di sottoscrivere al
Patto. S dandosi i radicali dalla maggioranza, poiché non approvano l’accordo, Giolitti non può fare a meno
dell'appoggio di quei deputati che si sono accordati con i cattolici; tuttavia, non vuole farsi condizionare da loro, e così
da le dimissioni, convinto che comunque il nuovo governo di Antonio Salandra non durerà.

23. L’occidente alla conquista del mondo

Tra il 1870 ed il 1914 l'espansione coloniale occidentale non si ferma: tutto il mondo non occidentale, in forma diretta o
indiretta, nisce sotto il controllo dell'una o dell'altra grande potenza. La globalizzazione economica ne riceve una
spinta ulteriore; parti intere del globo sono sotto il controllo economico di imprenditori e nanzieri euro-americani → il
dominio, adesso, è veramente integrale. Per rimarcare la novità in questi anni entra in uso il termine imperialismo.
Tuttavia, se si considerano le innumerevoli tensioni che talvolta attraversano sia i popoli colonizzatori che i colonizzati,
come mai le classi dirigenti trovano il tempo, le risorse e lo spirito di intraprendere nuove azioni di conquista lontani
dalla madrepatria, e su così larga scala? Le ragioni:
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a) Gli interessi economici → le potenze occidentali possono desiderare il controllo di paesi lontani per le materie
prime che o rono, o perché vi trovano mercati per la collocazione dei propri prodotti, o ancora perché
costituiscono aree di investimento, o in ne perché o rono speci ci vantaggi ambientali.
b) Motivazioni di carattere strategico → come avviene per esempio in Egitto, fortemente indebitato nei confronti
delle banche inglesi, che viene occupato militarmente con la scusa di reprimere un colpo di Stato e sottoposto al
dominio britannico perché il Canale di Suez di recente costruzione costituisce un collegamento navale immediato
con la più importante colonia britannica, l’India.
c) Ragioni di politica interna → talvolta i governanti si muovono alla conquista di regioni economicamente e
strategicamente poco appetibili solo per dimostrare ed enfatizzare la propria forza ed il proprio prestigio, il che si
ricollega a ragioni politico-simboliche, cioè la volontà di rimarcare l'inferiorità dei popoli colonizzati.

Tutto ciò viene ottenuto tramite la conquista militare diretta, il controllo economico e le punizioni e coercizioni sulla
popolazione locale. Un'espansione così estesa, inoltre, rende il mondo un po' piccolo per tutte le potenze coloniali
occupanti, il che fa spesso scoppiare con itti regionali e rivalità → per esempio tra russi e inglesi in Afghanistan, che
si conclude con un trattato che sancisce che i russi non avanzeranno pretese sull'Afghanistan e gli inglesi da parte loro
non si intrometteranno nelle sue politiche interne; tra inglesi e francesi in Sudan, che culmina con la ritirata dei
francesi e la caduta di tutta la regione in mano inglese; tra inglesi e boeri (olandesi) in Sudafrica e nel Transvaal,
particolarmente sanguinosa che vede la conquista del territorio da parte degli inglesi. Un con itto particolarmente
importante è quello tra Stati Uniti e Spagna, che scoppia nel 1895 quando una rivolta indipendentista a Cuba
danneggia anche gli interessi per le società statunitensi sull’isola → la classe dirigente statunitense, fra cui Roosevelt,
vede un’opportunità per un'espansione coloniale statunitense, e così si decide l'intervento militare a Cuba a sostegno
delle forze indipendentiste. Il pretesto è l'esplosione di un incrociatore statunitense al largo di L’Avana, attribuito agli
spagnoli; le forze spagnole vengono distrutte e la Spagna è costretta a riconoscere l'indipendenza di Cuba, sebbene
solo formalmente, in quanto concretamente è posta sotto il protettorato statunitense. Anche il Giappone comincia a
muoversi, scontrandosi con i cinesi e con i russi per il controllo della Corea e della Manciuria.
Oltre a combattersi tra loro, le potenze coloniali hanno il problema di tenere sotto controllo le popolazioni dei territori
conquistati. E ciò perché quasi ovunque nei territori coloniali si manifestano forme di resistenza o di ribellione → in
quasi tutti i casi la resistenza è animata dalla riscoperta delle radici religiose dei popoli colonizzati, spesso associata
ad un tentativo di de nire una forma di identità nazionale delle popolazioni assoggettate alla colonizzazione
occidentale; per esempio, i più signi cativi movimenti di rinascita islamica si sviluppano in Sudan e Somalia, dove
danno vita a concreti tentativi di ribellione, e in Egitto, dove la resistenza stimola la nascita di un concorrente della
religione islamica chiamata modernismo islamico, con degli spiccati aspetti anticoloniali e modernizzanti. Vediamo i
due casi più importanti di resistenza contro le forze coloniali, ovvero quelli dell'India e della Cina.

a) India → dopo la costituzione del governo britannico successivo alla ribellione del 1857-58, l'India è governata da un
viceré che dispone di un suo governo locale, anche se deve rendere conto al governo centrale del Regno Unito. È
anche per conferire maggiore unità a questa particolare struttura statale, ulteriormente suddivisa in piccoli principati
governati dai maharaja indiani, che dal 1876 l'India diventa u cialmente un Impero di cui la regina Vittoria è
imperatrice per virtù del Royal Titles Act. Oltre a questo, vengono costituite delle assemblee locali parzialmente
elettive, che dovrebbero consentire alle élite indiane di trovare forme di positiva e costruttiva collaborazione con le
autorità britanniche. Proprio nello spirito di una possibile collaborazione, nel 1885 viene fondato il Congresso
nazionale indiano, un'organizzazione politica animata da indiani con una buona formazione culturale. Il Congresso
si mantiene moderato no al XX secolo, quando emergono gruppi che chiedono maggiore rispetto dei valori della
tradizione indù e sulla base di ciò iniziano ad avanzare richieste di indipendenza. La gura più autorevole è Lal
Gangdhar Tilak, il fondatore del nazionalismo indù, considerata l'unica religione capace di garantire una base
identitaria all’India. La contrapposizione tra moderati e indipendentisti all'interno del Congresso ben presto spinge i
britannici a intervenire, arrestando molti esponenti del movimento di Tilak tra cui lui stesso. Nel frattempo, anche le
élite islamiche indiane cominciano a muoversi: fra loro si distinguono i più spiccatamente tradizionalisti, e quelli
che invece vorrebbero promuovere un rinnovamento dell’Islam → i due gruppi fondano la Lega musulmana, ma
la natura divisiva delle loro opinioni favorisce gli inglesi.
b) Cina → nel 1883-85 la Cina ha cercato di bloccare l'occupazione militare francese del Vietnam, un'area nella quale
la potenza europea ha iniziato a porre le sue basi; lo scontro militare è favorevole ai francesi, che si impadroniscono
dell'area che comincia ad essere chiamata Indocina. Intanto nel resto della Cina la penetrazione occidentale è
proseguita, e ciò ha suscitato tra la popolazione cinese un risentimento di carattere sia religioso che politico → le
due forme di resistenza convergono nell'ideologia e nell'azione di alcune società segrete dette dei boxer. I boxer,
di usi sia nelle aree rurali che nelle città, manifestano la loro inso erenza per gli stranieri con una serie di
aggressioni nel corso del 1900, che culminano con l'uccisione dell'ambasciatore tedesco a Pechino. Come
reazione, ben otto potenze straniere decidono di intervenire militarmente, stroncando duramente la rivolta dei
boxer e ria ermando il potere di condizionamento delle potenze imperialiste sulla Cina. L’ennesima scon tta del
potere imperiale cinese, considerato dalle potenze come connivente dei rivoltosi, conduce l'Imperatrice Cixi a
tentare la via delle riforme → il tentativo non dà però buoni frutti perché l'autorità imperiale è largamente screditata
dalle scon tte, e contro di essa si formano diversi centri di dissenso che trovano la loro guida in Sun Yat-sen. Egli è
l'organizzatore di una Lega repubblicana e sostenitore dei Tre principi del popolo, che consistono in 1) identità
nazionale; 2) rappresentanza democratica; 3) benessere materiale del popolo cinese. Nel 1911 Sun Yat-sen si
pone a capo della ribellione antimperiale e proclama la costituzione della Repubblica cinese, di cui diventa per
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breve tempo presidente; il comandante dell'esercito imperiale Yuan Shikai, infatti, apre una trattativa con lui
a ermando di essere disposto ad aiutare militarmente la rivolta solo se Sun Yat-sen è disposto a cedergli il ruolo di
presidente. Sun yat-sen accetta, ma la Repubblica si trasforma presto in una dittatura personale di Yuan Shikai; nel
1912 Sun Yat-sen fonda il Partito nazionalista cinese (Kuomintang) e con esso cerca di opporsi al nuovo regime,
senza successo. È costretto ad andare in esilio, ma comunque la Repubblica dura giusto no alla morte di Yuan
Shikai nel 1916.

24. Alleanze e contrasti fra le grandi potenze

Dal 1870 al 1914, i campi di tensione che si creano sono tutti interni al quadrante europeo. Abbiamo: 1) la grave frattura
che separa permanentemente Germania e Francia, nata con la guerra franco-prussiana; 2) l'area di contrasto che
vede fronteggiarsi Austria-Ungheria e Russia, soprattutto per il controllo dei Balcani; 3) un terzo contrasto oppone
Regno Unito e Germania e nasce dal desiderio di quest'ultima di disporre di una marina paragonabile a quella
britannica. Le prime crisi si erano già veri cate tra il 1873 e il 1878 → dopo la guerra franco-prussiana, infatti, Bismarck
aveva cercato di isolare la Francia stipulando un patto di amicizia e cooperazione politico-militare tra Austria-
Ungheria, Russia e Germania (la Lega dei tre imperatori); tuttavia la situazione internazionale cambia quando
scoppiano nuove rivolte all'interno dell'Impero ottomano, che mostra l'inconciliabilità degli interessi di Russia e Austria-
Ungheria. Nel 1875-76 gravi ribellioni antiottomane scoppiano nei Balcani, che gli ottomani reprimono duramente → la
situazione però precipita quando il 19 aprile 1877 la Russia dichiara guerra all'Impero ottomano per difendere i "fratelli
slavi”; ai primi del 1878 la guerra si conclude con la disfatta ottomana e con il trattato di Santo Stefano, che garantisce
la nascita della Bulgaria come stato indipendente ma satellite della Russia. Ciò destabilizza ulteriormente la regione,
perché le potenze non accettano un predominio russo sui Balcani → le tensioni vengono risolte da Bismarck, che
propone di riunire a Berlino una conferenza internazionale per ridiscutere l'intero assetto della regione. L'Imperatore
russo Alessandro II, preoccupato per l'ipotesi di una guerra con Regno Unito e Austria-Ungheria, accetta → la
conferenza di Berlino si conclude con un nuovo accordo di pace che riconosce la piena indipendenza di Serbia,
Montenegro e Romania; inoltre, si costituisce un principato autonomo di Bulgaria, più piccolo del precedente.
In conseguenza di questi sviluppi, i rapporti diplomatici tra Russia e Austria-Ungheria peggiorano. La Russia decide di
non rinnovare la Lega dei tre imperatori, mentre dal canto loro Austria-Ungheria e Germania rinsaldano i loro rapporti
con la stipula, nel 1879, di un trattato di alleanza difensiva → la Duplice alleanza. Nel 1882 il governo italiano, guidato
da Depretis, decide di aderire a questa alleanza, che viene indicata come Triplice alleanza. Non è una decisione facile
dal momento che comporta un accordo con la nemica storica del Risorgimento, l’Austria; oltretutto, entro i con ni
dell’Austria-Ungheria restano ancora aree con popolazioni italiane, le “terre irredente” (Trento e Trieste). Di fronte
all'ingresso dell'Italia nella Triplice, i movimenti irredentisti che vorrebbero l'annessione al Regno d'Italia scatenano
proteste anche perché, nello stesso anno, viene impiccato Guglielmo Oberdan, giovane triestino che in nome delle
terre irredente ha cercato di uccidere l'imperatore Francesco Giuseppe. Perché, dunque, Depretis decide di entrare
ugualmente nell’alleanza? La scelta nasce come reazione all'occupazione francese di Tunisi nel 1881, che il governo
italiano ritiene come propria area di pertinenza → la lesione dei diretti interessati italiani spinge il governo ad aderire ad
un'alleanza nella quale lo Stato più forte (quello tedesco) ha pessimi rapporti con la Francia.
Nel frattempo, la tensione fra Austria-Ungheria e Russia per i Balcani ha spezzato la Lega dei tre imperatori. Tuttavia,
non considerando la Duplice (poi Triplice) alleanza una garanzia su ciente contro la Francia, nel 1887 Bismarck
procede a stipulare con la Russia un trattato di contro-assicurazione segreto che prevede una reciproca neutralità in
caso di guerra con altri Stati, con due eccezioni: nel caso di guerra tra la Germania e la Francia, o nel caso di
guerra tra Austria-Ungheria e Russia. Bismarck, in tal modo, avvia una sorta di doppio gioco diplomatico con
Austria-Ungheria e Russia. Quest'ultima, nel 1890, chiede un rinnovo del trattato; tuttavia, il nuovo imperatore tedesco,
Guglielmo II, decide di scostarsi dalla linea di Bismarck e di lasciar cadere l'alleanza segreta con la Russia → la
decisione è dettata da tre considerazioni, ovvero 1) la preoccupazione che l'accordo possa compromettere le
relazioni diplomatiche con l’Austria-Ungheria; 2) la speranza che una distanza dalla Russia possa indurre il Regno
Unito ad avvicinarsi alla Germania; in ne, 3) la convinzione che l'isolamento diplomatico della Russia impedisca un’
alleanza con uno Stato istituzionalmente troppo distante dall'autocrazia zarista, cioè la Terza Repubblica francese.
Il calcolo però si rivela sbagliato perché, proprio al ne di uscire dal loro isolamento diplomatico, Francia e Russia nel
1894 stipulano un trattato di mutua protezione; facilitato anche dal fatto che Francia e Russia non hanno rivalità in
Europa né nelle aree coloniali, ed entrambi temono molto la Germania → anche questa alleanza incorpora un patto
militare che stabilisce che gli interventi di soccorso reciproco avvengano automaticamente. Con questa
contrapposizione fra Triplice alleanza e alleanza franco-russa, la Germania è salvaguardata ai suoi con ni meridionali,
ma si sente minacciata da tutti gli altri lati: a occidente e oriente da Francia Russia, al nord dalla potenza marittima del
Regno Unito, che pure nora è rimasto neutrale → questo è proprio il motivo per cui, nel 1898, la Germania avvia un
piano di rafforzamento della marina. La mossa tedesca, di rimando, indusse il governo britannico a fare altrettanto;
nonché a riconsiderare la linea di politica estera basata sul principio di "splendido isolamento", ovvero l'idea di
un'assoluta autosu cienza diplomatica e militare. In ragione di una comune di denza nei confronti dell'Impero
tedesco, tuttavia, nel 1904 i governi di Regno Unito e Francia sottoscrivono un patto diplomatico → l’Entente
cordiale, "Intesa cordiale", che consente la risoluzione dei numerosi contenziosi coloniali tra i due paesi. Il triangolo
diplomatico si completa quando la stessa cosa avviene anche tra Regno Unito e Russia. A questo punto si sono
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pienamente formati i due sistemi di alleanze contrapposti, la Triplice alleanza (Germania, Austria-Ungheria e Italia) e la
Triplice intesa (Regno Unito, Francia e Russia).
L'intero sistema è reso più instabile da vari fattori, fra i quali la corsa al riarmo → gli eserciti si dotano di armamenti
tecnologicamente avanzati, il che ha la conseguenza psicologica di di ondere la convinzione che la guerra, se dovesse
scoppiare, sarebbe breve. L'altro problema è dato dalla grave crisi dell'Impero ottomano, che ha come e etto
collaterale una sequenza di tensioni che si addensa nel quadrante balcanico.
Il crollo dell’Impero ottomano → l'Impero ottomano continua a subire attacchi e perdere territori. Il sultano Abdul-
Hamid II ha avviato una politica autocratica, rievocando la Costituzione e facendo appello all'Islam contro la
laicizzazione dello Stato; questa politica però suscita una notevole opposizione e varie spinte nazionalistiche (fra cui
una che culmina con l'ennesima rivolta a Creta nel 1896, che sfocia nella guerra greco-ottomana e che ribadisce
l’autonomia dell’isola). Ancora più grave per il sultano è la nascita di un movimento nazionale armeno, che egli cerca di
reprimere in tutti modi, con stragi e soprusi. Intanto, la sospensione della Costituzione di onde il malcontento tra gli
studenti turchi, molto vicini ai principi liberali e patriottici occidentali → si costituisce il movimento dei Giovani Turchi, i
cui ideali si di ondono anche nell’esercito. Quest'ultimo, nel 1908, si solleva contro il sultano chiedendo la
reintroduzione della Costituzione del 1876. Questa crisi indebolisce ulteriormente l'Impero, e accelera il processo di
smembramento in quanto la Bulgaria proclama la sua indipendenza; Creta si riunisce alla Grecia; l’Austria-
Ungheria si prende la Bosnia-Erzegovina. Il Comitato Unione e Progresso, ovvero il partito che esprime le posizioni
del movimento dei Giovani Turchi, si impone alle elezioni parlamentari del 1908, ma deve fronteggiare l'opposizione dei
religiosi islamici → lo scontro provoca l'intervento dei militari in favore dei Giovani Turchi, che costringono Abdul-
Hamid II ad abdicare in favore del fratello Maometto V. L'Impero è però ormai debole, e di questa debolezza appro tta
prima l'Italia per cercare di strappargli la Libia, e nel mentre anche le forze alleate di Bulgaria, Serbia, Montenegro e
Grecia che cercano di impossessarsi e di spartirsi la Macedonia → prima guerra balcanica. L'Impero è scon tto e si
forma lo Stato indipendente dell’Albania. Tuttavia, le proposte di spartizione della Macedonia non soddisfano la
Bulgaria, che attacca i suoi precedenti alleati per assicurarsi i territori macedoni → seconda guerra balcanica, la quale
termina con la scon tta della Bulgaria. Questi rovesci militari provocano dei contraccolpi interni all'Impero, che nel 1913
portano ad una sorta di colpo di Stato da parte del Comitato Unione e Progresso, che diventa di fatto l'unico partito
riconosciuto.
Anche più grave è lo stato di ostilità che inizia a crearsi tra Austria-Ungheria e Serbia sin dal 1903. Fino a quell'anno la
Serbia è stata guidata da una dinastia loaustriaca che ha comportato per la nazione serba una condizione di assoluta
subalternità all’Austria-Ungheria; questo cambia quando nel 1903 una rivolta nazionalista serba, guidata dal Partito
radicale serbo (formazione politica con obiettivi panserbisti, cioè di riunire tutti i serbi in una sola nazione) rovescia
il re loaustriaco, il che comporta un'immediata tensione con l’Austria-Ungheria. Essa è acuita dall'annessione della
Bosnia-Erzegovina, nel 1908 → ciò spinge la Serbia, che si sente minacciata da tale mossa, a rinforzare i suoi rapporti
di alleanza con la Russia. All'interno della stessa Bosnia-Erzegovina, un certo numero di giovani serbi aderisce a
società segrete nazionaliste loserbe come la Mano Nera, che utilizzano pratiche terroriste di stampo anarchico.
Proprio a Sarajevo il 28 giugno 1914, un gruppo di congiurati appartenenti alla Mano Nera in contatto con i servizi
segreti serbi, programmano un attentato contro l'erede al trono dell’Austria-Ungheria Francesco Ferdinando; sia come
atto dimostrativo sia perché l'arciduca si era espresso favorevole alla concessione di autonomie ai serbi dell'Impero,
il che avrebbe indebolito le rivendicazioni nazionaliste del gruppo. L'attentato ha successo, l'arciduca viene ucciso con
un colpo di pistola dal nazionalista serbo Gavrilo Princip → l’Austria-Ungheria, contando sull'appoggio tedesco,
manda immediatamente un ultimatum chiedendo che il governo serbo condanni la propaganda antiaustriaca, che
persegua i militari e politici serbi coinvolti nell'attentato, e che permetta che all'inchiesta giudiziaria per
l'individuazione dei colpevoli partecipino anche i magistrati austroungarici. La Serbia accetta tutti i punti tranne
l’ultimo. L’Austria-Ungheria, insoddisfatta della risposta, dichiara guerra alla Serbia, contando sulla disponibilità
tedesca a intervenire in caso di allargamento del con itto.
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