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Joan Mirò è stato un pittore catalano attivo durante tutto l’arco del

Novecento, vivendo appieno il periodo più sperimentale dell’arte


europea e mondiale. Nato nel 1893 e morto a 90 anni nel 1983, Mirò ha
rappresentato uno degli artisti più incisivi nell’interpretare le maggiori
correnti artistiche della sua epoca.

L’altra faccia del cubismo: Georges Braque

Nato come pittore agli inizi della corrente Fauve, il suo interesse era
prettamente verso il colore, nonostante i dipinti prettamente
figurativi realizzati in quel periodo. L’incontro con Picasso e
Braque lo portò brevemente a sperimentazioni di tipo cubista, con lo
studio e la destrutturazione della figura umana.

La scintilla che però accese di mille colori la sua tavolozza fu


l’incontro con Andrè Breton e la teorizzazione del Surrealismo, nato
anche grazie alla sua amicizia con Tristan Tzara e i poeti Dada. La sua
poetica non si limitò solo alla pittura, facendolo spaziare anche nella
realizzazione di sculture in ceramica, acqueforti, litografie e pittura su
vetro.

Un blu profondo, solcato da brevi esplosioni di nero e rosso tracciate


quasi con necessità. Si tratta di Blue I, II e III di Joan Mirò, uno
degli artisti che meglio ha saputo dare vita propria al colore. Nonostante
le grandi dimensioni (355 x 270) le tre opere del Trittico Blu di
Mirò sono state dipinte lo stesso giorno del 1961, rendendole un
trittico indissolubile nella mente del pittore.

Trittico Blu: analisi dell’opera


Le tre grandi tele sono state realizzate da Joan Mirò come riassunto
ideale della sua carriera, all’epoca talmente avviata da permettergli
mostre in ambito internazionale. Proprio per una di queste l’artista
dipinse il Trittico Blu il 4 marzo del 1961.

Joan Mirò , Blue I , Colore ad olio, 1961


La presenza quasi assoluta del colore dominante è stata spiegata dal
pittore come una proiezione dei suoi sogni e del suo subconscio.
Sulla tela il pennello si è sentito libero di muoversi, guidato
esclusivamente dalle sensazioni provate sul momento. Le pennellate
brevi e decise di rosso e nero che spezzano la profondità del blu sono il
frutto di questa tecnica, chiamata “automatismo psichico”.

Ma perché proprio il blu? Oltre ad essere un colore calmante e rilassante


secondo le teorie cromoterapiche, il blu è forse il colore più
caratterizzante per l’artista spagnolo, che nella sua carriera ha più
volte sperimentato la forza dei contrasti sulla tela, giocando con i colori
primari. Il Trittico Blu è la sintesi della carriera artistica di
Mirò, che in queste tre enormi tele ha sintetizzato il suo pensiero legato
all’inconscio e alla dimensione del sogno.

Joan Mirò , Blue II , Colore ad olio, 1961


Nel 1961 l’artista aveva quasi 70 anni e i suoi dipinti, così come le sue
sculture surrealiste, erano universalmente riconosciuti come capolavori.
Il suo percorso artistico era passato attraverso le principali Avanguardie
del primo Novecento, fino ad approdare alla sintesi della linea e alla
profondità del colore.

La sua opera si è ripulita dal festoso assembrarsi di linee e forme dei


dipinti precedenti, in cui il tratto quasi infantile tornava alle origini
dell’uomo grazie all’uso di fondali terrosi, così simili alla nuda pietra
utilizzata dai primi uomini come tela. Nel Trittico Blu si abbandona
la materialità dei dipinti figurativi realizzati in gioventù durante il
periodo Fauve, si allontana la ricerca della forma umana pur
sintetizzata del suo corteggiamento al Cubismo e si approda al non
figurativo più assoluto, fatto solo di colore, punti e linee. Ogni
elemento è assolutamente necessario all’equilibrio del dipinto;
l’eliminare un solo tratto lo manderebbe in pezzi.

Joan Mirò , Blue III , Colore ad olio, 1961


Con queste tre opere Joan Mirò ha saputo convogliare la forza
emotiva del colore, regalando allo spettatore una sensazione reale e
primitiva di pace, come alzare gli occhi al cielo limpido di una bellissima
giornata d’estate.

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