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FISIOLOGIA.

La conoscenza del corpo umano e dei meccanismi del corpo umano ci aiuta a comprendere molte
cose che altrimenti non saremmo in grado nemmeno di intuire.

La fisiologia è la scienza che studia il funzionamento di un organismo vivente sfruttando principi già
conosciuti della fisica e della chimica. È il tassello mancante dell’anatomia, che mostra la struttura,
mentre la fisiologia ci fa comprendere il funzionamento e che il nostro è un organismo in continuo
movimento, evoluzione, attività.

ORGANIZZAZIONE DEL CORPO UMANO:

IL CORPO UMANO HA UN’ORGANIZZAZIONE GERARCHICA SU DIVERSI LIVELLI

 LIVELLO CHIMICO: elementi più semplici. Strato elementare. Atomi, molecole, biomolecole e
organuli.
 LIVELLO CELLULARE: unità base di tutti gli esseri viventi.
 LIVELLO TISSUTALE: gruppi di cellule simili e matrice che le circonda. Si differenziano i 4
grandi categorie.
 LIVELLO DI ORGANO: insieme di due o più tessuti che hanno una funzione simile tra loro.
 LIVELLO DI SISTEMA: gruppo di organi con funzioni comuni.
 LIVELLO DI ORGANISMO: insieme che può essere unicellulare o pluricellulare.

SISTEMI
I sistemi che interessano il nostro organismo sono: il sistema nervoso, il sistema scheletrico, il
sistema muscolare, il sistema endocrino, il sistema cardiovascolare, il sistema respiratorio, il sistema
renale, il sistema immunitario, il sistema tegumentario, il sistema digerente ed il sistema
riproduttore. Ognuno di questi ha la sua specifica funzione. I sistemi dell’organismo assolvono alle
funzioni vitali, oltre a definire i confini del nostro organismo, hanno la funzione di movimento, di
capacità di risposta e irritabilità (i nostri tessuti vitali sono tali perché rispondono a stimoli esterni),
digestione, metabolismo, escrezione, riproduzione e crescita.

Da un punto di vista schematico possiamo dividere in diversi gruppi i nostri sistemi in base alle loro
funzioni.

I primi sono i sistemi che hanno una funzione di controllo: nervoso ed endocrino. Hanno la funzione
di regolare e controllare il nostro organismo aggiustando i parametri che sono in continuo
svolgimento nel nostro organismo.

I sistemi che svolgono funzioni di movimento: scheletrico e muscolare.

I sistemi che svolgono funzioni di mantenimento: sistema digerente, sistema respiratorio, sistema
circolatorio, sistema renale, sistema linfatico, sistema tegumentale.

Sistemi che svolgono funzione riproduttiva: sistema riproduttore (maschile e femminile).

Omeostasi: sistema che tende a mantenere un organismo all’interno di un intervallo compatibile con
la vita, quindi, è un sistema di continue regolazioni. Serve a mantenere il nostro organismo
all’interno di un intervallo di tolleranza che è la normalità.

La capacità di reagire agli stimoli esterni e/o interni al nostro corpo garantendo il mantenimento
delle condizioni di stabilità necessarie per il corretto funzionamento cellulare esempio banale: la
temperatura delle cellule (se poniamo a temperature estreme le nostre cellule il nostro organismo
mette in moto una serie di meccanismi che fa si che le nostre cellule siano tutte alla stessa
temperatura). Interviene per ripristinare tali condizioni di stabilità controbilanciando i cambiamenti
interni ed esterni con sistemi di feedback. L'obiettivo del nostro organismo è quello di mantenere o
riportare all’interno della normalità nel momento in cui non è più nell’intervallo di normalità. Nel
momento in cui non riesce ad agire si incorre in patologie o in morte cellulare. I sistemi di
regolazione che utilizza il nostro organismo per mantenere questa omeostasi sono spesso conosciuti
come meccanismi di feedback. Le nostre cellule nel momento in cui qualsiasi cosa porta il nostro
sistema di regolazione verso l'esterno, si attivano nei meccanismi di omeostasi che riportano la
situazione alla normalità. E questo è un meccanismo ciclico che è continuamente presente nel nostro
organismo che mantiene continuamente un'omeostasi interna alle nostre cellule. Vedremo quando
parleremo di respirazione, come il mantenimento della concentrazione costante di ossigeno e
anidride carbonica è un continuo meccanismo omeostatico che mette in comunicazione le vie aeree,
le vie circolatorie con il nostro cervello è una triangolazione continua in cui il nostro organismo
mantiene costante più o meno costante, le concentrazioni di questi. Esiste un intervallo di normalità
all'interno del quale il nostro organismo si dura, cioè noi, essendo un sistema in continuo movimento
ed in continua evoluzione, che non esiste in una situazione perfettamente statica, per cui i parametri
sono identici a sé stessi in ogni preciso istante della nostra norma ma si muovono all'interno di un
range di normalità e quindi si trova all'interno di un processo di tipo fisiologico. Patologico, nel
momento in cui siamo al di fuori di questo intervallo di normalità.

I sistemi di controllo, come lo statico, si possono dividere in sistemi di controllo di tipo intrinseco e di
tipo estrinseco. Quando si parla di sistema intrinseco ci si riferisce a quelle regolazioni che sono
gestite ed effettuate a livello dell'organo, cioè dove si verificano i cambiamenti. La regolazione
avviene all'interno dello stesso organo in cui si è creata l'alterazione. Un esempio è la
concentrazione di ossigeno nel muscolo. Durante l'attività fisica normalmente la concentrazione di
ossigeno nel muscolo scende, ciò comporta l’attivazione dei chemocettori che sono presenti a livello
locale. Questi recettori innescano una reazione locale che dilata di vasi sanguigni a livello muscolare
e quindi aumenta l'irrorazione del muscolo, arriva più ossigeno e il sistema porta di nuovo ad
aumentare i livelli di ossigeno. Diverso è il meccanismo estrinseco, il più comune nel nostro
organismo, e riguarda una qualsiasi alterazione di un nostro parametro all'interno dell'organismo
che viene trasmessa a distanza alle due famose nostre centrali di controllo, sistema nervoso, sistema
endocrino, i quali ricevono il segnale, attuano la modifica necessaria e inviano le modifiche
all’organo efferente. in merito a ciò si parla di via afferente ed è una via efferente, la modifica di un
determinato parametro è regolata da un organo distante esterno a quello in cui si è verificato la
modifica. Esempio è la pressione sanguigna: se la pressione sanguigna diminuisce, a livello sistemico
in tutto l’organismo succede che vengono attivati dei barocettori che sono a livello aortico. Questi si
accorgono e segnalano che la pressione è scesa ed invia i segnali alla specifica area cerebrale che
invia stimolo al cuore e ai vasi sanguigni, in modo da riportare la pressione sanguigna a livello
ottimale. La regolazione estrinseca è quella più diffusa perché nel momento in cui avviene la
regolazione da parte del sistema nervoso centrale è più complessa, o meglio nel caso dell’esempio se
scende la pressione e arriva il segnale a livello del sistema nervoso centrale lo trasmette poi nei vasi i
messaggi possibili possono essere diversi e la correzione dell’alterazione può essere effettuata
attraverso diverse vie, anche contemporaneamente.

L’omeostasi garantisce il mantenimento delle condizioni di stabilità necessarie per il corretto


funzionamento cellulare. Essa interviene per ripristinare tali condizioni di stabilità controbilanciando
i cambiamenti interni ed esterni, con sistemi di retroazione o a feed-back.

Un sistema di controllo omeostatico deve: rilevare le deviazioni dalla norma del parametro
dell’ambiente interno da esso controllato (sensore), ricevere e integrare informazioni correlate
(valore idoneo del parametro – riferimento o set-point), effettuare appropriati aggiustamenti,
agendo sull’attività di quei componenti dell’organismo che sono in grado di modificare il valore del
parametro controllato.

Il meccanismo di feedback, che per definizione è una reazione che viene dopo una determinata
azione, cioè deve prima verificarsi un cambiamento per poter innescare questo meccanismo di
controllo. Diverso è il meccanismo di feed-forward, che nel nostro organico è molto meno diffuso,
però la differenza è che qui non si tratta di una retroazione, ma di una preazione, cioè le azioni del
sistema di controllo omeostatico avvengono prima che la variazione del parametro sia rilevata.
L'esempio classico è quello della vista del cibo. Se io vedo il cibo e sto digiuno da due giorni, succede
che le ghiandole salivari cominciano a produrre, come anche lo stomaco, acido cloridrico e varie
reazioni che portano alla cosiddetta acquolina in bocca. Quindi l'organismo mette in movimento
determinate meccanismi prima che si verifichi un'azione vera e propria, cioè prima di aver mangiato
già sto producendo gli enzimi digestivi. Logicamente il sistema più efficace è quello di feedback in cui
una parte dell'output dagli organi controllati torna a modificare e influenzare l'azione del sistema di
controllo. I sistemi di feedback sono due: negativo e positivo.

 Feedback negativo (attivare una risposta inibitoria) che significa in conseguenza della
variazione di un parametro omeostatico controllato si instaura una reazione di verso
opposto, che tende a ricondurre il valore alla sua norma. Esempio è la tiroide: nel momento
in cui vengono secreti più ormoni tiroidei si attiva un meccanismo di feedback negativo che
nel momento in cui vanno in circolo vengono recepiti da determinati recettori che mandano
il segnale alla nostra ipofisi che riduce la produzione di TSH (ormone che stimola la tiroide) la
tiroide è meno stimolata e produce quindi meno ormoni.
 Feedback positivo è il contrario, e cioè la risposta eccitatoria la variazione di un parametro
omeostatico determina una reazione di uguale verso che tende ad amplificare la sua
variazione. È questo è l'esempio della coagulazione del sangue, cioè la lesione di un vaso che
porta una condizione di continuità attiva della cascata coagulativa che attraverso dei
meccanismi di feedback positivi viene amplificata. La coagulazione e l’anticoagulazione del
sangue è un altro procedimento in continuo bilanciamento nel nostro organismo. Nel
momento in cui c'era una lesione di un vaso si attiva la cascata coagulativa e si attiva un
meccanismo di feedback positivo che ne amplifica la risposta. Quindi la risposta è
un'ulteriore attivazione della cascata coagulativa.

Il sistema cardiocircolatorio.
Il sistema cardiocircolatorio è il sistema di trasporto che mette in movimento un tessuto liquido
(sangue), specializzato per la distribuzione di: gas respiratori (ossigeno e anidride carbonica), ioni,
materiali nutritizi (glucidi, aminoacidi, lipidi), prodotti di scarto del metabolismo cellulare, proteine,
messaggeri chimici (ormoni), acqua, calore.

È un sistema formato da un muscolo cardiaco e dai vasi sanguigni.

Il cuore è un organo muscolare, è una vera e propria pompa che, come tale, agisce in quanto si
contrae il muscolo in continuazione.

È suddiviso in due parti, cuore di DX (blu) e cuore di SX (rosso). A sua volta si divide in quattro aree
precise: atrii e ventricoli. Tra queste strutture vi sono delle valvole che permettono il passaggio di
sangue unidirezionale: tra gli atrii e i ventricoli ci sono delle valvole.
Tra l’atrio di DX e il ventricolo di DX c’è una valvola che prende il nome di tricuspide.

Tra l’atrio SX e il ventricolo SX c’è una valvola che prende il nome di bicuspide o mitrale. La loro
funzione è quella di aprirsi per permettere il passaggio del sangue e di richiudersi per non
permettere il rientro del sangue dai ventricoli agli atri.

Cuspide: sono dei foglietti fibrosi che compongono la valvola. Sono attaccati ad una serie di strutture
corde tendinee che continuano a loro volta con i muscoli capillari. La funzione delle corde tendinee è
quella di tendere le valvole in modo da chiuderle ed evitare la fuoriuscita del sangue.

È composto inoltre da strutture muscolari specifiche che hanno il compito di produrre lo stimolo
elettrico in quanto l’attività cardiaca è di tipo elettrico. Esiste un sistema elettrico del cuore che ne
attiva la funzione e il sistema meccanico ne attiva la contrazione muscolare.

Dai rispettivi ventricoli partono le arterie principali: DX – arteria polmonare| SX –aorta.

L'arteria polmonare porta il sangue ai polmoni, l’aorta porta il sangue a tutto l’organismo. Anche a
questo livello vi sono delle valvole che prendono il nome di valvole semilunari e nello specifico a DX
valvola polmonare e a SX valvola aortica che hanno la funzione di controllare il passaggio del sangue
che in questo caso va dal ventricolo alle arterie e non deve tornare indietro.

Questi due sistemi danno origine a due circolazioni: la grande circolazione (porta il sangue a tutto
l’organismo) e la piccola circolazione (porta il sangue ai polmoni).

L’ultima struttura a contatto diretto con il cuore sono le vene principali da cui arriva il sangue refluo
rispettivamente dal circolo polmonare e dal circolo sistemico.

Il sangue refluo dal circolo sistemico arriva nell'atrio destro attraverso la vena cava inferiore e la
vena cava superiore, mentre il circolo refluo dal circolo polmonare arriva nell’atrio sinistro attraverso
le quattro vene polmonari che sono le due vene polmonari di sinistra, le due vene polmonari di
destra che sfociano nell’atrio SX.

È un sistema chiuso che ha una sua sequenza: si parte dal ventricolo SX che è la camera che pompa il
sangue nell'aorta che poi va nella parte superiore e inferiore, passa per le arterie continua nelle
arteriole e poi nei capillari (zona in cui avviene lo scambio di gas e sostanze nutrienti) da qui poi
confluisce nelle vene (vena cava superiore e vena cava inferiore). Arriva poi nell’atrio destro e passa
nel ventricolo destro attraverso la tricuspide, dal ventricolo destro fuoriesce attraverso la valvola
polmonare in arteria polmonare e si suddivide poi in ramo destro e ramo sinistro che va a livello
polmonare. Anche qui vi è il percorso arterie-arteriole-capillari-vene polmonari si arriva in atrio sx,
valvola mitrale, ventricolo sx ed è finito il giro.

La differenza fondamentale tra arterie e vene è che le prime portano il sangue dal cuore alla
periferia, le seconde dalla periferia al cuore. Le vene sistemiche portano sangue non ossigenato, in
quanto il sangue ha ceduto ossigeno ai tessuti, le vene polmonari portano sangue ossigenato in
quanto si è caricato di ossigeno dai polmoni.

Da un punto di vista strutturale la parete del cuore è costituita da tre strati:

•epicardio: strato sottile e trasparente, costituito da mesotelio e tessuto connettivale che ricopre la
parte esterna del cuore;

•miocardio: consiste di tessuto muscolare cardiaco ed è il più spesso: le fibre muscolari cardiache
sono involontarie, striate, ramificate e organizzate in fibre intrecciate;
•endocardio: sottile strato di endotelio che tappezza l’interno del miocardio.

Tutto ciò è contenuto all’interno di una membrana protettiva: il pericardio. Lo si distingue in


pericardio fibroso: di tessuto connettivo che previene e impedisce l’iperestensione del cuore;
pericardio sieroso: più sottile e delicato, costituito da due membrane, entro le quali scorre il liquido
pericardico.

Il cuore è situato nella cavità toracica in uno spazio compreso fra i due polmoni, detto mediastino, ed
è appoggiato sul centro frenico del diaframma. È spostato anteriormente e verso sinistra.

Gli atri e i ventricoli sono in comunicazione attraverso le rispettive valvole, tra atrio sinistro/atrio
destro e ventricolo sinistro/ ventricolo destro non sono in comunicazione tra loro e vi sono delle
strutture che prendono il nome di setto interatriale e un’altra che prende il nome di setto
intraventricolare. Questi setti sono aperti fisiologicamente solo nella vita intrauterina in quanto i
polmoni non hanno ossigeno; quindi, l’ossigenazione del sangue avviene non al livello dei polmoni
ma a livello placentale che fa parte del circolo sistemico. Le valvole semilunari funzionalmente sono
simili alle valvole atrioventricolari ma strutturalmente no, esse non presentano le corde tendinee
quindi il meccanismo con cui non permettono al sangue di non tornare indietro è differente.
Esempio è la valvola aortica che anch’essa prende il nome di valvola tricuspide e in questo caso
presenta tre foglietti che formano dei veri e propri punti sacco per cui hanno un determinato
orientamento che nel momento in cui il sangue passa in una direzione, la spinta del sangue accolla le
cuspidi semilunari alla parete del vaso e permette il passaggio del sangue. Quando il sangue deve
tornare indietro si porta dentro questi punti sacco che si gonfiano e si accollano l’uno con l’altro e
non permettono più il passaggio di sangue.

MUSCOLO CARDIACO.

Vi sono delle differenze che riguardano alterazioni di tipo strutturale e di tipo funzionale rispetto alle
altre tipologie di muscoli. La peculiarità delle fibre contrattili delle cellule del miocardio in sarcomeri
come nel muscolo scheletrico ma il sistema di contrazione è leggermente diverso. La differenza si
basa sui meccanismi che innescano i livelli citosolici di calcio. Nonostante l’organizzazione in
sarcomeri, le cellule del miocardio sono mononucleate. Il sarcomero al microscopio appare con la
caratteristica striatura trasversale ed è formato da due tipi di filamenti proteici (miofilamenti):
l'actina (più sottile) e la miosina (più spessa). Le zone chiare del sarcomero vengono indicate con la
lettera I e corrispondono ai filamenti di actina. Al centro delle bande I si trova una linea scura (Z), alla
quale sono fissati i filamenti di actina; il sarcomero è compreso tra due strie Z. Le bande scure sono
indicate con la lettera A e sono formate da filamenti di miosina alternati a filamenti di actina. Nella
parte centrale della banda A si trova la banda H, chiara, formata da miosina. I filamenti di actina
sono formati da numerose proteine globulari che si dispongono l'una dopo l'altra come le perle di
una collana; la miosina è composta da un lungo segmento che termina con una "testa" flessibile. La
contrazione del muscolo è il risultato della contrazione dei sarcomeri conseguente allo scorrimento
dei filamenti di actina su quelli di miosina. Le "teste" della miosina stabiliscono dei legami provvisori
(ponti trasversali) con l'actina. Utilizzando come fonte di energia ATP, i ponti trasversali si incurvano,
facendo scorrere i filamenti di actina verso il centro del sarcomero. Ciò provoca l'avvicinamento delle
strie Z e l'accorciamento del sarcomero. In questa fase la banda H scompare. Poi i ponti trasversali si
sganciano e si riformano in un altro punto dei filamenti di actina.

Le cellule muscolari del miocardio rappresentano un ibrido tra muscolo striato e muscolo liscio. Il
tessuto miocardico presenta delle cellule ben distinte tra di loro ed è un muscolo che non dipende
dalla nostra volontà, si contrae in risposta di uno stimolo elettrico come se fosse un’unica struttura.
A differenza della muscolatura striata non può restare in contrazione perenne ma ha bisogno di una
contrazione ciclica. A livello strutturale è un muscolo striato che contiene similmente actina e
miosina che si interdigitano come succede nel muscolo scheletrico. Il meccanismo di eccitazione è
unico e intrinseco al cuore stesso; ciò che fa partire la contrazione del muscolo cardiaco è compito di
un sistema che prende il nome di sistema di conduzione che convive parallelamente al muscolo
cardiaco e porta ad una sua attivazione sequenziale. Le cellule muscolari si attivano tramite
attivazione elettrica che innesca la contrazione meccanica delle fibre muscolari.

Il cuore attraversa in ogni battito delle fasi ben specifiche che prendono il nome di CICLO CARDIACO;
le due fasi fondamentali sono la diastole e la sistole.

Per sistole si intende un periodo di contrazione della durata di circa 300ms durante il quale il sangue
è pompato fuori dal cuore; per diastole un periodo di rilassamento della durata di circa 500ms,
durante il quale il cuore si riempie di sangue. Quando di parla di sistole generalmente di parla di
sistole ventricolare quindi contrazione ventricolare e diastole ventricolare quindi rilassamento dei
ventricoli. Un intero ciclo ha una durata media di 800ms (500 fase rilassamento, 300 fase di
contrazione) e pertanto in un individuo normale si contano all’incirca 72-75 battiti al minuto.

Cosa accade? Durante la sistole il ventricolo, che si trova al di sotto della valvola, lo fa contrarre e
pompa il sangue nella rispettiva arteria. Durante la fase diastolica, di rilassamento il sangue torna
indietro e riempie le sacche e non permette il suo ritorno indietro. Le valvole semilunari sono aperte
durante la sistole e chiuse durante la diastole. Nel momento in cui abbiamo la sistole ventricolare
esiste una fase di espulsione del sangue dal ventricolo alla rispettiva aorta. Si ha:

Eiezione rapida: In cui il 70% del volume totale di sangue viene espulso in questa fase.

Eiezione lenta: si esaurisce la fase della contrazione del muscolo cardiaco quindi rallenta l’eiezione. Il
rimanente 30% di volume espulso è riversato nell’aorta in questa fase.

Il volume di sangue espulso dal ventricolo durante la sistole è circa 70ml e prende il nome di volume
sistolico. Nel ventricolo rimane un volume residuo di circa 50ml. Ha termine in questa fase la sistole.
Il quantitativo di sangue che all’inizio della sistole è contenuto nel ventricolo non viene tutto
pompato nel circolo in quanto significherebbe che alla fine della contrazione il ventricolo dovrebbe
essere una cavità sottovuoto e questo non avviene.

Finite queste fasi, finisce la fase di sistole.

A questo punto il ventricolo inizia a rilassarsi e la pressione scende. Si parla di rilassamento


isovolumetrico perché le valvole Atrioventricolari e semilunari sono chiuse e quindi il ventricolo è
isolato, si riduce pressione ma non il volume. Quando la pressione scende tanto da andare al di sotto
della pressione atriale, la valvola AV (mitrale) si apre dando inizio alla fase di riempimento quindi il
sangue si sposta dall’atrio al ventricolo.

--Tutti i movimenti che avvengono nell’organismo, a partire dal sangue, avvengono attraverso
gradiente (di concentrazione, elettrico, di temperatura, pressione). Il sangue si muove da una
camera a pressione maggiore ad una a pressione minore. --

Durante tutta la fase di riempimento la pressione atriale è superiore alla pressione ventricolare a
causa del ritorno venoso al cuore. Si distinguono: riempimento rapido in cui il volume ventricolare
aumenta rapidamente; riempimento lento o diastasi in cui il ventricolo raggiunge circa 120ml.
Alla fine della fase di riempimento quando ricomincia la sistole successiva, comincia a contrarsi di
nuovo il muscolo cardiaco che porta ad un aumento della pressione nel ventricolo fino a diventare
superiore rispetto a quella dell’atrio corrispondente a questo punto il flusso dovrebbe invertirsi ed il
sangue viene spinto verso l’atrio e vi è il passaggio dal ventricolo all’atrio e la chiusura delle valvole
atrioventricolari. Durante la sistole le valvole AV sono chiuse mentre le semilunari aperte, durante la
diastole è l’inverso. Fonte di energia del cuore: ATP. Esiste una capacità di riserva dei tessuti di
estrarre l’ossigeno, il cuore è un organo peculiare in quanto l’estrazione di ossigeno è già a livello
massimale. Il sangue che viene fornito al cuore, tramite le arterie coronariche che portano ossigeno
al miocardio, il muscolo cardiaco estrae la gran parte dell’ossigeno che gli viene fornito attraverso
queste arterie. L'unico modo di estrarre ulteriore ossigeno è quello di aumentare il flusso sanguigno.
Esistono delle cellule muscolari specifiche per condurre lo stimolo elettrico. Il sistema elettrico è
caratterizzato da tali cellule all’eccitabilità e conduzione cardiaca, il cuore ha un sistema specializzato
per: generare impulsi elettrici in maniera autonoma che causano una contrazione ritmica del
muscolo cardiaco. La caratteristica principale è che l’attivazione ciclica avviene indipendentemente
dalla nostra volontà; quindi, hanno il compito di condurre questi impulsi attraverso il cuore. Le
cellule cardiache non hanno bisogno di stimoli esterni per depolarizzarsi ma alla fine della
ripolarizzazione tornano fino ad un punto in cui si riattivano in automatico.

Sistema di conduzione cardiaca che è composto da:

nodo seno-atriale (SA), punto situato sul tetto dell’atrio destro in cui si genera in automatico lo
stimolo cardiaco da cui parte l’attivazione elettrica del cuore. Lo stimolo elettrico parte da questo
punto e si diffonde in tutti e due gli atri in maniera armonica in una ben precisa direzione: in quelle
che sono le vie interatriali e vie interventricolari. (Anche gli atri si contraggono, nel momento in cui vi
è lo svuotamento ventricolare da una parte avviene per gradiente di pressione ma nel momento in
cui si consuma agiscono gli atri che con la loro piccola contrazione contribuisce a spostare il sangue).
Lo stimolo elettrico, quindi, deve passare ai ventricoli e segue una strada ben precisa: arriva al nodo
atrio ventricolare (AV) che è da considerare come una sorta di cancello. Deve rallentare lo stimolo
elettrico in modo che poi possa partire un’unica stimolazione elettrica dei ventricoli. Questo stimolo
viene poi trasmesso nel fascio di His che si divide in una branca destra ed una sinistra e fa in modo
che vi è un’attivazione sincrona del muscolo cardiaco ed alla fine si dirama in quelle che vengono
chiamate le fibre di Purkinje.

L'attivazione elettromeccanica deve avere una sequenza ben determinata così che il cuore possa
svolgere le sue funzioni.

Le cellule cardiache del sistema di conduzione elettrico si attivano spontaneamente e ciò non vuol
dire che sono indipendenti da tutti i sistemi di controllo.
La regolazione dell’attività cardiaca è mediata dal sistema nervoso che modifica ad esempio la
frequenza di scarico automatico (azione cronotropa) o come quando si corre ed aumenta la
frequenza cardiaca, ciò è dovuto dal fatto che l’organismo necessita più ossigeno quindi il sistema
nervoso centrale manda il messaggio che c’è questa necessità ed il cuore risponde aumentando la
frequenza cardiaca.

Gittata storica: quello che il cuore pompa ad ogni contrazione.

Gittata cardiaca: quello che il cuore pompa ad ogni minuto.

Possiamo avere diversi tipi di regolazione del sistema nervoso centrale: azione sull’eccitabilità delle
cellule cardiache ma anche sulla velocità di propagazione degli impulsi. Può variare la stimolazione
elettrica su diversi punti. Queste regolazioni possono essere promosse anche da farmaci che hanno
un’azione cronotropa negativa.

ELETTROCARDIOGRAMMA (ECG)
È una misurazione delle variazioni di differenza di potenziale che si verificano da una parte e
dall’altra del nostro corpo. Utilizzando degli elettrodi posizionati in diverse parti del corpo si può
andare ad analizzare la progressione dello stimolo elettrico e meccanico a livello cardiaco. L'ECG
permette di fare molte diagnosi di normalità e di patologie. Si può vedere se lo stimolo elettrico
parte dal nodo seno atriale o dal nodo seno ventricolare, se la conduzione è rallentata, se lo stimolo
a livello cardiaco avviene nella normale sequenza o ci sono anomalie etc.

Le correnti che fluiscono durante l’attività delle cellule cardiache possono essere rilevate come
piccole variazioni di potenziale su determinati punti della superficie corporea grazie all’azione
conduttiva dei fluidi corporei. Queste variazioni di potenziale costituiscono l’elettrocardiogramma
(ECG). Le onde del tracciato sono l’espressione della depolarizzazione e ripolarizzazione delle cellule
del tessuto cardiaco.

Il cuore si trova all’interno di un triangolo equilatero, i cui vertici sono la spalla sinistra con
estensione al braccio sx (BS), la spalla destra con estensione al braccio destro (BD) e il pube con
estensione alla gamba sinistra (GS). Le differenze di potenziale che si riescono a registrare durante
l’ECG danno origine all’ECG che è composto da 12 derivazioni (6 periferiche e 6 precordiali).

Le periferiche sono frutto della registrazione tra i diversi punti tra braccia e gambe e analizzano le
attività cardiache sul piano frontale. Tre sono bipolari che registrano la differenza di potenziale
elettrico tra due delle tre derivazioni.

Esse sono:

Derivazione D1 è quella che registra la differenza di potenziale tra braccio sx e braccio dx.

Derivazione D2 braccio dx- gamba sx.

Derivazione D3 braccio sx- gamba sx

Le altre tre sono unipolari e prendono in considerazione la semplice differenza di potenziale tra il
centro e la singola derivazione. Esse sono:

Derivazione aVR braccio destro

Derivazione aVL braccio sinistro


Derivazione aVF gamba sinistra

Le derivazioni precordiali analizzano le attività del cuore sul piano trasverso ed esse sono:

V1: quarto spazio intercostale parasternale di destra;

V2: quarto spazio intercostale parasternale di sinistra;

V4: quinto spazio intercostale sull’emiclaveare di sinistra;

V3: spazio fra V2 e V4;

V5: quinto spazio intercostale nell’ascellare anteriore di sinistra;

V6: quinto spazio intercostale nell’ascellare media di sinistra.

Un’ECG è costituito da questi componenti:

Onda P: è la prima onda che si genera nel ciclo, e corrisponde alla depolarizzazione degli atri. È di
piccole dimensioni, poiché la massa muscolare coinvolta è ridotta. La sua durata varia tra i 60 e i 100
ms.

Complesso QRS: Più ampio e rappresenta la depolarizzazione dei ventricoli. La massa muscolare dei
ventricoli è maggiore rispetto alla massa muscolare dei degli atri e questo è il motivo per il quale il
complesso QRS è più ampio.

Onda T: rappresenta la ripolarizzazione dei ventricoli, non sempre è identificabile. Spesso si tiene in
considerazione del segmento ST (tra complesso QRS e onda T che rispecchia l’inizio della
ripolarizzazione ventricolare) che permette di fare una diagnosi di infarto acuto.

Abbiamo poi l’intervallo PR, all’inizio della P e del QRS che rappresenta il ritardo per l’impulso al
nodo atrioventricolare.

Classiche forme patologiche rilevabili con un ECG sono le aritmie, cioè alterazioni del ritmo che
possono essere dovute a:

▪ ritmo anomalo del pacemaker o per motivi endogeni (controllo SNA) o anche farmacologici;

▪ attivazione di pacemaker ectopici;

▪ blocchi di conduzione;

▪ vie anomale di trasmissione dell’impulso.

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