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Il Corso di Fisiologia Umana affronta:

- Il problema delle funzioni dell’organismo nei suoi diversi e progressivamente più complessi
livelli di organizzazione (cellulare, tissutale, d’organo e di sistema)

Si colloca quindi come necessario complemento dei Corsi concernenti le discipline fisico-chimiche,
biologiche e morfologiche di base, e consente allo studente di completare le proprie conoscenze
riguardanti il soggetto umano sano.
Nel Corso medesimo vengono inoltre poste fondamentali premesse per lo studio delle discipline che
trattano gli aspetti inerenti al funzionamento patologico dell’organismo.

Nella prima parte del Corso :


si introducono i principi generali che sono alla base delle regolazioni volte al mantenimento
della costanza delle variabili fisiologiche.

Si affronta quindi, in maniera integrata, lo studio delle funzioni cellulari, con particolare riguardo
per i processi che consentono gli scambi con l’ambiente extracellulare e per l’attività
funzionale delle cellule eccitabili, nervose e muscolari, che veicolano segnali bioelettrici
proprio attraverso modificazioni delle loro caratteristiche di membrana.
Lo studio delle basi della funzione neuro-muscolare è completato dall’analisi degli aspetti
biomolecolari dell’attività contrattile della fibra muscolare.

La seconda parte del Corso è


dedicata allo studio della funzione degli organi e dei sistemi, costituiti da gruppi di organi che
svolgono, in maniera coordinata, una funzione complessa.

Si affronta in successione lo studio dell’organizzazione funzionale del sistema nervoso, in


particolare della componente vegetativa.

Si affronta in seguito lo studio dell’apparato cardiocircolatorio,

del sistema respiratorio e del trasporto dei gas nel sangue;

del sistema digerente e delle funzioni metaboliche del fegato;

delle modalità con cui il sistema urinario produce le urine e ne modifica la composizione;

della funzione delle principali ghiandole endocrine.

CARATTERISTICHE DELLE VITA


-
1 ) Reattività: un organismo può avvertire, registrare e rispondere alle sollecitazioni
dell’ambiente esterno ( oggetto che scotta ).
-
2 ) Conduttività: le cellule viventi e i tessuti hanno la capacità di trasmettere selettivamente o
propagare un’onda di eccitazione da un punto all’altro del corpo; reattività
e conduttività sono tipici di cellule nervose e muscolari.
-
3 ) Accrescimento: le cellule aumentano di grandezza e di numero.

1
-
4 ) Respirazione: processi che comprendono assorbimento, trasporto e utilizzo o scambio dei
gas della respirazione ( ossigeno e anidride carbonica ) tra un organismo e
il proprio ambiente.
-
5 ) Digestione: processo per cui da prodotti alimentari complessi si ottengono, mediante
scissione, sostanze più semplici che possono essere assorbite dalle cellule del
corpo.
-
6 ) Assorbimento: movimento dei nutrienti digeriti attraverso la parete del tubo digerente
verso i fluidi corporei.
-
7 ) Secrezione: produzione ed eliminazione di sostanze per diverse funzioni del corpo
( succhi digestivi, ormoni ).
-
8 ) Escrezione: funzione inerente alla rimozione dei prodotti di rifiuto che si sono accumulati
durante le varie funzioni corporee, comprese degradazione e utilizzo dei
nutrienti da parte delle cellule.
-
9 ) Circolazione: movimento di fluidi nel corpo e quindi di sostanze come nutrienti, ormoni,
prodotti di rifiuto ecc…
-
10 ) Riproduzione: consente la formazione sia di nuove cellule che di nuovi individui.

LA SOMMA DI TUTTI I PROCESSI FISICI E CHIMICI CHE SI SVOLGONO NEL


CORPO È DEFINITA METABOLISMO

IL METABOLISMO è costituito dall’insieme di due processi:


la degradazione di materiali nutritizi per produrre energia ( catabolismo )  es. glicolisi,
e la trasformazione di un materiale in un altro ( anabolismo ) es. la sintesi proteica, o la
conversione degli zuccheri in eccesso in grassi di accumulo.

Livelli di organizzazione degli esseri viventi


-
Chimico: le molecole che sono alla base della vita. Citoplasma = matrice fluida che è alla
base della vita umana, che mantiene il proprio tipo di organizzazione chimica con
dispendio energetico.
-
Livello di organuli: a livello delle grandi unità chiamate cellule i costituenti chimici sono
organizzati in organuli ( mitocondri, ecc.. ).
-
Cellule: il livello di organizzazione chimico e in organuli forniscono le basi per il successivo
livello, che è il livello cellulare. Le cellule hanno determinate caratteristiche comuni,
ma sono anche altamente differenziate per funzioni specifiche. Ogni cellula è
circondata da una membrana.
-
Tessuti : ulteriore gradino di organizzazione. Sono costituiti da un gran numero di cellule
organizzate a svolgere una specifica funzione.
I tessuti del corpo sono in grado di provvedere alle necessità funzionali e strutturali del corpo.

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-
Organi: organizzazione dei tipi diversi di tessuti distribuiti in modo da presiedere a funzioni
-
Sistemi:un sistema coinvolge un determinato numero di organi disposti in modo da
presiedere a funzioni complesse del corpo.

Il corpo umano è formato da 11 apparati

Sostegno e movimento Sistema scheletrico e muscolare

Comunicazione, controllo e integrazione Sistema nervoso ed endocrino

Trasporto e difesa Sistema cardiovascolare e linfatico

Trasformazione, regolazione e mantenimento Sistema respiratorio, digerente, urinario

Riproduzione Sistemi riproduttivi maschile e femminile

Lo studio della fisiologia dei mammiferi comprende lo studio delle interazioni dinamiche
esistenti tra cellule, tessuti, organi e sistemi che costituiscono l’organismo nel suo complesso.

Omeostasi, equilibrio di funzioni e regolazione feed-back


Omeostasi  termine coniato nel 1932 da un fisiologo americano, Cannon.
Letteralmente definisce una condizione di funzionamento di tutti gli apparati dell’organismo
a “regime” relativamente costante, regolato da meccanismi specifici che consentono
all’organismo stesso di interagire con l’ambiente che lo circonda.

La composizione chimica dell’ambiente interno dell’organismo deve essere


mantenuta quindi entro stretti livelli di variabilità.

Uno stato di buona salute dipende:


- dalla corretta e costante quantità di ciascuna sostanza che compone l’organismo nel sangue e
negli altri fluidi corporei,
- dal mantenimento di una determinata temperatura corporea anche quando quella ambientale
differisce di molto da un ambiente di neutralità termica.

Es. di variabili :

temperatura corporea,

glicemia,

concentrazioni di ossigeno e anidride carbonica nel sangue,

concentrazione di ioni H+ nel sangue (pH del sangue).

Tutti i sistemi funzionano in maniera concertata sotto il controllo di un


meccanismo regolatore, cosicchè, in qualunque condizione l’organismo si trovi

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( es. attività fisica, riposo, sonno ), sia garantito il mantenimento del valore delle
variabili ( pH, glicemia, pO2, pCO2 ecc.. ) all’interno di una limitata scala di
valori.

I dispositivi che mantengono o ripristinano l’omeostasi nelle diverse condizioni dell’organismo


sono detti appunto meccanismi omeostatici di controllo.

Es: in condizioni di attività fisica aumenta il consumo di ossigeno e glucosio.


Esistono meccanismi specifici in grado di attivare un maggiore afflusso di sangue ai muscoli,
nonché una maggiore ventilazione e glicogenolisi, per garantire l’apporto di maggiori quantità di
ossigeno e glucosio alle cellule muscolari.
Quando cessa l’attività fisica i parametri funzionali ( es. frequenza cardiaca e respiratoria ) devono
rientrare nella norma dell’organismo a riposo.

I sistemi di controllo sono altamente complessi ed integrati, e sono detti


circuiti di controllo a feed-back ( o a retroazione ).

Diversi circuiti controllano costantemente i livelli di ossigeno e anidride carbonica o di glucosio nel
sangue, la temperatura, la frequenza cardiaca, la sete, la fame, i cicli di sonno ecc..

Tutti i circuiti di controllo omeostatico sono costituiti schematicamente da tre componenti


fondamentali:
- meccanismo sensore;
- centro integratore e di controllo;
- meccanismo effettore.

La definizione dei termini afferente ed efferente è estremamente importante:

Afferente significa che il segnale viaggia verso un particolare centro ( o punto di


riferimento )
Efferente significa che il segnale esce dal centro o da un altro punto di
riferimento.

Sensore: l’organismo deve essere in grado di “sentire”, ossia riconoscere le variabili da


controllare. I sensori omeostatici sono cellule nervose specializzate o ghiandole che producono
ormoni. I sensori devono controllare le variazioni dei parametri ( pH, pO2, pCO2 ecc… ) verificando
le deviazioni dei valori dall’intervallo normale.
Il sensore è in grado di rilevare costantemente le condizioni delle variabili, e le segnala, tramite
impulsi, ( attraverso la via afferente ) ai centri di controllo.
Centro di controllo: riceve il segnale afferente dal sensore, l’analizza, lo integra con quello
proveniente da altri sensori, ossia confronta l’ordine di grandezza del segnale con il normale livello
ottimale di funzionamento, ed invia, se necessario un segnale efferente al meccanismo effettore che
ha il compito di ristabilire l’omeostasi.
Meccanismo effettore: se il segnale afferente registra una deviazione dal punto di riferimento
ottimale, il meccanismo effettore ristabilisce i valori normali mediante segnali efferenti che
determinano opportune modifiche del funzionamento dei sistemi.
Un esempio di effettori sono i muscoli ( es. i brividi che si manifestano in situazioni di diminuita
temperatura corporea sono contrazioni dei muscoli per produrre calore ) o le ghiandole.
L’attività degli effettori è regolata dalla retroazione dell’informazione ( feed-back ), in funzione
dell’effetto ottenuto sulla variabile controllata.

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I sistemi di controllo a feed-back si dividono in:

- feed-back negativo: sono sistemi che si oppongono al cambiamento provocando una


risposta contraria al disturbo iniziale ( sistemi inibitori, es. caldaia – temperatura ). Essi
producono una azione che si oppone alla modificazione che ha turbato il sistema. In tale modo
stabilizzano variabili fisiologiche.

- feed-back positivo: sono sistemi la cui risposta è nella direzione della modifica che ha
provocato l’intervento del sensore ( sono sistemi eccitatori, nel caso della caldaia, una volta che
il sensore rileva un aumento della temperatura, essi agirebbero per alzarla ancora di più ).
In condizioni normali pochissimi feed-back positivi operano nel corpo umano ( innesco del
potenziale d’azione, starnuto, parto)

Generalità sulla cellula

La cellula è la più piccola unità funzionale dell’organismo, a sua volta composta da organuli ed è
delimitata da una membrana, detta membrana plasmatica.
Anche gli organuli possiedono una membrana, di composizione simile a quella plasmatica.

Membrana plasmatica

La membrana plasmatica è una barriera di permeabilità che permette alla cellula


il mantenimento di una composizione citoplasmatica ben diversa da quella dei
liquidi extracellulari, pur consentendo una svariata serie di scambi molecolari.

Dal punto di vista molecolare la membrana plasmatica consiste in un film molto sottile di
molecole lipidiche e proteiche, tenute unite soprattutto da interazioni non covalenti, è una
struttura dinamica e fluida, e la maggior parte delle molecole sono capaci di muoversi
all’interno del piano della membrana.

Le membrane cellulari infatti, come suggerisce il termine “modello a mosaico fluido”, sono
strutture fluide in cui molte delle molecole costituenti sono libere di diffondere nel piano della
membrana.
Gran parte dei lipidi e delle proteine possono muoversi liberamente all’interno del doppio strato, ed
“ oscillano ”, a velocità molto bassa, da un monostrato di fosfolipide all’altro.

Le proteine associate al film lipidico mediano la maggior parte delle funzioni che la membrana
svolge; trasportano molecole specifiche attraverso di essa, fungono da recettori per trasdurre segnali
chimici nell’ambiente cellulare.

La membrana cellulare contiene infatti numerosi enzimi, recettori, antigeni, che hanno un ruolo
fondamentale nell’interazione con ormoni, altre cellule e altre sostanze.

I costituenti principali della membrana plasmatica sono fosfolipidi e proteine.

I fosfolipidi sono molecole che possiedono una “testa”, costituita da un gruppo polare e due
estremità non polari costituite dalle catene idrofobiche degli acidi grassi.

In ambiente acquoso i fosfolipidi tendono a orientarsi di maniera che la parte lipofila

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( apolare ) rimanga all’interno di questo strato, mentre la parte polare ( idrofila ) sia rivolta
all’esterno della cellula, verso l’ambiente.
Le molecole lipidiche sono disposte come un doppio strato continuo spesso circa 5 nm.

Tale doppio strato lipidico forma la struttura impermeabile al passaggio della maggior parte
delle molecole solubili in acqua, e si lascia attraversare facilmente da sostanze liposolubili,
( es. alcuni ormoni steroidei, prostaglandine e farmaci come l’aspirina o gli anestetici locali).

Il doppio strato lipidico è quindi il principale responsabile delle proprietà di permeabilità


passiva della membrana.

Le proteine che costituiscono la cellula possono essere classificate in

1 ) Integrali o “ intrinseche ”:
si dividono in:

a ) transmembranarie : attraversano la membrana  sono proteine trasportatrici


( definiti anche “ carriers ” ), proteine canale, recettori
b ) “ non ” transmembranarie : sono posizionate solo sulla superficie della membrana,
e sono in massima parte enzimi.

2 ) Periferiche o “ estrinseche ”:
possono essere legate alla superficie interna della membrana e costituiscono il citoscheletro, o
fissate all’esterno, prevalentemente mediante interazioni elettrostatiche, con le proteine integrali a
costituire rivestimenti di varia natura ( a seconda del tipo di cellula ).

MECCANISMI DI TRASPORTO ATTRAVERSO LE MEMBRANE


CELLULARI

La principale funzione della membrana è quella di regolare gli scambi fra


l’ambiente interno della cellula e il liquido extracellulare.
Tale funzione si deve ad una proprietà della membrana stessa, la permeabilità.

Fin dalla fine dell’800 si è a conoscenza delle proprietà selettive della membrana: alcuni composti
chimici la possono attraversare, altri no.

Le molecole che attraversano la membrana sono:

-
ioni Na+, K+, Cl -, Mg++, Ca++
-
molecole provenienti dall’assorbimento intestinale: aminoacidi, glucosio,
acidi grassi ecc.
-
O2 e CO2, ormoni, vitamine, prodotti del metabolismo cellulare.

Il trasporto di sostanze attraverso la membrana plasmatica può svolgersi secondo


tre modalità fondamentali:
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- 1 ) il trasporto passivo;
- 2 ) la diffusione facilitata;
- 3 ) il trasporto attivo.

1 ) TRASPORTO PASSIVO
E’ un trasporto di piccole molecole e di ioni dall’ambiente esterno all’interno della cellula o da
questa al mezzo circostante che non richiede intervento metabolico del citoplasma, ed avviene
senza consumo di energia.

E’ a sua volta suddivisibile in tre meccanismi:

a ) Diffusione semplice
b ) Osmosi
c ) Filtrazione

a ) Diffusione semplice  il principio dell’equilibrio di concentrazione è alla base di questo


meccanismo.

Se due soluzioni con diversa concentrazione di soluto ( per es. glucosio) sono
stratificate l’una sopra l’altra, si verifica movimento di soluto dalla regione a
concentrazione più elevata verso quella a minore concentrazione, fino a quando
si raggiunge un equilibrio.

La velocità di diffusione è tanto più rapida quanto più grande è la differenza di concentrazione del
soluto fra le due soluzioni ( Δc ), dipende cioè dall’entità del gradiente di concentrazione.
Maggiore è il gradiente di concentrazione, più grande sarà la velocità di diffusione.

La diffusione degli ioni è influenzata anche dalla carica elettrica;


quando vi è una differenza di potenziale fra due aree, gli ioni positivi si muovono lungo questo
gradiente elettrico verso l’area carica negativamente e gli ioni negativi nel senso opposto.

Le molecole piccole ( acqua, urea, glicerolo), alcuni ioni, O2 e CO2 attraversano


il plasmalemma per semplice diffusione passiva.

La presenza della membrana di natura lipoproteica ( costituita da lipoproteine ) posta fra


l’ambiente interno della cellula e il mezzo circostante modifica notevolmente la diffusione passiva.
Le sostanze liposolubili ( es. gli anestetici ), attraversano la membrana plasmatica con maggiore
facilità, e quindi più velocemente , mentre le sostanze non liposolubili ( idrosolubili ) anche se di
piccole dimensioni, attraversano la membrana lentamente.
La velocità di trasporto è quindi influenzata dal grado di solubilità nei lipidi e dalle dimensioni delle
molecole.

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b ) Osmosi quando due soluzioni a diversa concentrazione sono separate da una
membrana semipermeabile, cioè permeabile al solvente ( acqua ) ma non al soluto ( o
ad alcuni soluti ), il solvente passa dall’ambiente a concentrazione di soluto
minore a quello a concentrazione maggiore, fino al raggiungimento
dell’equilibrio delle due concentrazioni.
Si definisce fenomeno osmotico tale processo di passaggio di solvente.

L’osmosi si verifica in quanto la presenza del soluto comporta una riduzione del potenziale
chimico dell’acqua, che tende a spostarsi ( potendo passare ) da una regione in cui il suo
potenziale chimico è maggiore ad una in cui è minore.

Pressione osmotica
La pressione osmotica (π) è una delle proprietà colligative delle soluzioni.
Le proprietà colligative delle soluzioni dipendono dalla concentrazione del soluto, e
non dalle sue caratteristiche chimiche.
Sono:
- pressione osmotica,
- riduzione di tensione di vapore,
- abbassamento del punto di congelamento ( punto crioscopico),
- innalzamento del punto di ebollizione ( punto ebullioscopico ).

La pressione osmotica si sviluppa nel compartimento a maggior concentrazione di soluto ed è


l’aumento di pressione che si verifica nella soluzione in conseguenza del risultato dell’osmosi.
Si definisce anche come la “forza” con cui la soluzione a maggior concentrazione richiama
solvente e quindi la pressione che occorrerebbe esercitare per impedire tale flusso.
Dipende dal numero di particelle in soluzione, perciò occorre tenere in considerazione il grado
di ionizzazione dei soluti.

Se le pressioni osmotiche di due soluzioni ( A e B ) sono uguali le due soluzioni sono dette
isosmotiche.
Se la soluzione A ha una pressione osmotica inferiore a quella della soluzione B la soluzione A
viene detta iposmotica rispetto a B.
Se la soluzione A ha una pressione osmotica maggiore di quella della soluzione B la soluzione A
viene detta iperosmotica rispetto a B.

Qualora il soluto sia costituito principalmente da proteine la pressione osmotica viene detta anche
colloidosmotica o oncotica πp .
Le membrane plasmatiche di gran parte delle cellule dell’organismo sono relativamente
impermeabili a molti soluti presenti nel liquido interstiziale ma molto permeabili all’acqua.

Se aumenta la pressione osmotica del liquido interstiziale, la cellula cede acqua e si raggrinza,
finchè i valori di pressione osmotica del liquido interstiziale del liquido intracellulare si
eguagliano.
Il contrario accade se la pressione osmotica degli interstizi diminuisce: le cellule si rigonfiano
perché entra acqua per portare all’equilibrio le due pressioni osmotiche.

Per studiare le proprietà osmotiche delle cellule vengono spesso utilizzati gli eritrociti.

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In una concentrazione di NaCl 154 mM ( 308 mM di ioni, 286 mOsm ) gli eritrociti hanno un
volume cellulare pari a quello che possiedono nel plasma. Tale concentrazione di NaCl viene detta
isotonica ( o isosmotica ) rispetto agli eritrociti.

Una soluzione isotonica di NaCl ( nota anche come soluzione salina isotonica o soluzione
fisiologica ) è usata per via endovenosa per la reidratazione o per la somministrazione di farmaci

c ) Filtrazione  è rappresentata dal movimento di acqua e soluti attraverso la membrana indotto


dalla pressione idrostatica.
Nel caso dell’organismo la pressione idrostatica è la pressione che permette la circolazione del
sangue nei vasi, ed è generata dal cuore.
La filtrazione si verifica attraverso le pareti dei piccoli vasi, con conseguente apporto di acqua e
nutrienti ai vari tessuti dell’organismo.

2 ) DIFFUSIONE FACILITATA ( o TRASPORTO MEDIATO )


E’ un processo mediato da proteine di trasporto o “carrier” legate alla superficie della membrana
plasmatica.
E’ dovuto alla presenza di proteine trasportatrici specifiche, che si combinano
selettivamente con specifici soluti facilitandone il trasferimento attraverso la membrana.
Esso avviene sempre nella direzione di un gradiente elettrochimico discendente ( da maggiore a
minore ) e non richiede il dispendio di energia metabolica.
Si distingue facilmente dalla diffusione passiva in quanto presenta una cinetica di saturazione,
cioè aumentando la concentrazione della sostanza da trasportare nel mezzo
ambiente, la sua concentrazione intracellulare dapprima cresce linearmente e
poi raggiunge un “plateau” quando tutte le molecole di trasporto sono saturate,
e cioè si sono legate alle sostanze da trasportare.
( Ricordiamo invece che nella diffusione semplice la velocità di trasporto è direttamente
proporzionale al gradiente di concentrazione delle sostanze, è funzione del coefficiente di solubilità
del composto nel doppio strato fosfolipidico della membrana e non presenta saturazione ).

La specificità della proteina di membrana nella diffusione facilitata è stata dimostrata dalla capacità
di alcuni inibitori enzimatici, che inibivano in maniera selettiva la diffusione.
Tutte le proteine di trasporto di membrana che sono state studiate in dettaglio sono risultate proteine
transmembrana a passaggio multiplo, cioè le loro catene polipeptidiche attraversano il doppio
strato lipidico più volte, formando una via proteica continua attraverso la membrana.
Tali proteine permettono ai soluti idrofilici specifici di attraversare la membrana senza
entrare in diretto contatto con l’interno del doppio strato lipidico.

3 ) TRASPORTO ATTIVO
E’ un meccanismo che richiede specifiche proteine di trasporto, le quali spostano determinati soluti
attraverso la membrana contro il loro gradiente elettrochimico.

L’attività delle proteine trasportatrici ( carriers ) è sempre strettamente accoppiata ad una


fonte di energia metabolica, rappresentata dall’idrolisi di adenosintrifosfato ( ATP ).

L’ATP è una molecola che fornisce energia chimica per tutti i tipi di reazioni
cellulari degli organismi viventi.

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E’ stata definita “moneta biologica universale”, attraverso la quale vengono pagati i conti
energetici di tutte le cellule.
Tramite scissione del legame altamente energetico di un gruppo fosfato una molecola di ATP si
trasforma in una di ADP ( adenosin difosfato ) e l’energia chimica del legame che si scinde viene
utilizzata per l’anabolismo e il lavoro cellulare.

Alcune proteine trasportatrici trasportano semplicemente un singolo soluto da un lato


all’altro della membrana ad una velocità determinata da Vmax e Km e sono chiamate
uniporti.

Altre con cinetiche più complesse, funzionano da trasportatori accoppiati, in cui il


trasferimento di un soluto dipende dalla liberazione di energia che proviene dal movimento
lungo il suo gradiente elettrico di un primo soluto.
Tale trasferimento può avvenire sia nella stessa direzione (simporto) che in direzione
opposta (antiporto).

Il trasporto attivo può essere:

a ) Trasporto attivo primario  meccanismo operato da proteine vettrici che scindono


direttamente ATP utilizzando l’energia che ne deriva.

Pompa sodio-potassio:
una delle proteine trasportatrici maggiormente studiate è la pompa Na+-K+ che si trova nella
membrana plasmatica di moltissime cellule animali.
Si tratta di un enzima, di una ATPasi, la cui molecola è stata isolata e purificata.
Essa consiste di una subunità catalitica molto grande che attraversa ripetutamente la membrana, e di
una glicoproteina associata più piccola a passaggio singolo.
L’ATP asi Na+-K+ è il tipico esempio di proteina di antiporto: estrude Na+ dalla cellula contro il
corrispondente gradiente elettrochimico, e trasporta K+ all’interno.

Per una molecola di ATP idrolizzata, tre ioni Na+ sono portati fuori e due K+
sono introdotti all’interno della cellula.
Per questo motivo l’attività della ATPasi è elettrogenica, cioè genera una corrente netta
attraverso la membrana, e mantiene la differenza di potenziale elettrico, cioè mantiene
l’interno della cellula negativo rispetto all’esterno.
Tale effetto della pompa contribuisce al mantenimento della differenza di potenziale di membrana a
riposo, ma ha un ruolo fondamentale nella regolazione del volume della cellula: essa mantiene
costante la concentrazione di Na+ e K+ nel citoplasma, e in tal modo regola le forze osmotiche
che possono far rigonfiare o raggrinzire le cellule.
Infatti all’interno delle cellule è presente un’alta concentrazione di soluti:
- anioni fissi, ossia numerose molecole organiche cariche negativamente che sono confinate
all’interno della cellula.
- cationi che le accompagnano, necessari per l’equilibrio delle cariche.
Tutti questi soluti esercitano una pressione osmotica che tende a richiamare acqua all’interno della
cellula.
Nelle cellule animali questo effetto è controbilanciato da un gradiente osmotico opposto
dovuto ad un’alta concentrazione di ioni inorganici, soprattutto Na+ e Cl -, nel fluido
extracellulare.
L’ATPasi Na+-K+ mantiene un equilibrio osmotico trasportando fuori il Na+ che entra seguendo il
proprio gradiente elettrochimico; il Cl- è tenuto fuori dal potenziale di membrana ( la cellula ha al
suo interno una prevalenza di cariche negative ).

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b ) Trasporto attivo secondario  è il meccanismo operato da proteine che funzionano da
trasportatori “accoppiati”:
l’energia libera rilasciata durante il movimento di uno ione inorganico che segue il proprio
gradiente elettrochimico è usata come forza per trasportare altri soluti contro il proprio
gradiente elettrochimico.
In altre parole: il trasferimento di un soluto dipende dalla liberazione di energia che proviene
dal movimento di un primo soluto lungo il proprio gradiente elettrochimico.

Nella membrana plasmatica della cellule animali Na+ è il tipico ione cotrasportato, e con il proprio
gradiente elettrochimico fornisce la forza necessaria per il trasporto attivo di una seconda molecola.
Il Na+ che entra nella cellula durante il trasporto è successivamente riportato fuori dall’ATPasi Na+-
K+, che quindi, mantenendo costante il gradiente di Na+, garantisce che possa avere luogo il
trasporto, anche se in maniera indiretta.

Questo tipo di trasporto viene definito attivo, perché non si verifica in assenza
di ATP che permette il funzionamento dell’ATPasi Na+-K+, e quindi il
mantenimento di un costante gradiente di Na+ non ha luogo, ma secondario
perché l’ATP non viene utilizzata direttamente dalla proteina trasportatrice.

Assorbimento del glucosio

La maggior parte delle cellule animali, per esempio, assume glucosio dal fluido extracellulare,
dove la sua concentrazione è più alta al confronto di quella citoplasmatica, tramite un processo di
diffusione facilitata mediato da trasportatori del glucosio, tutti appartenenti alla stessa famiglia di
proteine omologhe con 12 alfa-eliche transmembrana.
Le cellule degli epiteli intestinali e renali, invece, assumono glucosio rispettivamente dal lume
dell’intestino e dai tubuli renali prossimali trasportano attivamente glucosio attraverso la loro
membrana plasmatica mediante una proteina che effettua un simporto guidato dal Na+.
Sebbene i dettagli molecolari non siano noti, si pensa che le proteine trasportatrici trasferiscano il
soluto attraverso il doppio strato lipidico subendo cambiamenti conformazionali reversibili che
espongono alternativamente il sito di legame per il soluto prima su di un lato della membrana e poi
sull’altro della membrana apicale.
Dall’interno della cellula all’interstizio pericapillare, il glucosio è trasferito per diffusione facilitata.

Le cellule intestinali e renali contengono una varietà di sistemi di simporto che


sono spinti da gradienti di Na+ attraverso la membrana plasmatica; ciascun
sistema è specifico per importare un limitato gruppo di zuccheri o aminoacidi.

In tali sistemi il soluto e il Na+ si legano a siti diversi su di una proteina trasportatrice; poichè il Na+
tende ad entrare nella cellula seguendo il proprio gradiente elettrochimico, lo zucchero o
l’aminoacido sono, in un certo senso, trascinati all’interno della cellula insieme al Na, utilizzando
l’energia che si libera dalla diffusione della ione Na+ lungo il suo gradiente elettrochimico.

Altre proteine trasportatrici sfruttano l’energia conservata nel gradiente del Na+ per ridurre l’acidità
liberandosi dall’eccesso di H+, che filtra dentro la cellula o è prodotto nella cellula da reazioni che
spingono H+ abbassando in tal modo il pH della cellula.

Esistono nella membrana due classi principali di proteine che permettono gli
scambi tra interno ed esterno della cellula ( e viceversa ):
- proteine trasportatrici

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- proteine canale.

1) proteine trasportatrici = si legano ad un soluto specifico e subiscono una serie di


cambiamenti conformazionali per trasferire il soluto legato attraverso la membrana.
Il tipo di trasporto effettuato da queste proteine può essere:
passivo ( diffusione facilitata )
attivo ( primario e secondario ).

2 ) proteine canale = non legano il soluto, ma costituiscono veri e propri pori idrofilici che si
estendono attraverso il doppio strato lipidico.
Le proteine canale sono deputate soprattutto al trasporto di ioni inorganici; pertanto sono dette
anche canali ionici.
I canali non possono essere accoppiati ad una fonte di energia per il trasporto attivo, così che il
trasporto che mediano è sempre passivo.
La funzione dei canali ionici è quindi quella di permettere a ioni inorganici
specifici, soprattutto Na+, K+, Ca++, e Cl -, di diffondere rapidamente lungo i loro
gradienti elettrochimici attraverso il doppio strato lipidico.

Il trasporto attraverso tali canali è comunque regolato da molteplici fattori.

Le proteine canale non sono però semplici pori, perché:

- 1 ) presentano selettività ionica, cioè permettono l’accesso di determinati ioni inorganici, ma


non quello di altri. Ciò suggerisce che tali canali presentino una specifica struttura e per
attraversarli gli ioni debbano possedere dimensioni e carica appropriata. Si pensa che gli ioni
debbano abbandonare la maggior parte delle molecole d’acqua ed esse associate per poter
attraversare la parte più stretta del canale, e ciò limita la velocità del loro passaggio. Quindi,
all’aumentare della concentrazione degli ioni, il loro flusso attraverso un canale aumenta ma poi
si livella ad una velocità massimale.

- 2 ) sono provviste di “valvole”, che possono aprirsi o restare chiuse, quasi sempre in risposta a
stimoli specifici.

A seconda dello stimolo che li fa aprire, i canali ionici si possono distinguere in:

- canali regolati dal voltaggio, per i quali lo stimolo è il cambiamento del voltaggio attraverso
la membrana ;

- canali regolati meccanicamente, per i quali lo stimolo è costituito da uno stress meccanico;

- canali regolati da ligandi, per i quali lo stimolo è l’attacco di un ligando, che può essere sia un
mediatore extracellulare ( es. un neurotrasmettitore ) o un mediatore intracellulare ( uno ione o
un nucleotide ).

L’attività di molti canali ionici è regolata anche da fosforilazione e da defosforilazione.

I canali ionici sono responsabili dell’eccitabilità elettrica delle cellule nervose e


muscolari, tuttavia essi sono presenti in tutte le cellule animali e si trovano nei
vegetali e nei microrganismi.

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Altri due meccanismi di trasporto sono ESOCITOSI e ENDOCITOSI.

- Esocitosi  è un meccanismo mediante il quale vengono secreti dalle cellule materiale neutro
cellulare, ormoni ed enzimi. I prodotti di secrezione sono sintetizzati nella cellula all’interno di
vescicole intracellulari che si fondono con le membrane citoplasmatiche e tutto il contenuto di
queste viene riversato nel mezzo extracellulare.

- Endocitosi  è il meccanismo opposto all’esocitosi, tramite il quale molecole presenti nel


fluido extracellulare vengono “catturate” e inglobate nella cellula. Le cellule si servono di
questo processo per riportare tratti di membrana all’interno della cellula; a questo livello infatti
potrebbero essere riciclati per la secrezione o per la degradazione delle proteine di membrana.

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