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Che cos’è l’inflazione e come si calcola?

L’inflazione consiste nella perdita di valore d’acquisto di una valuta/moneta e si


manifesta nell’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi. Quali sono le cause
dell’inflazione? La teoria economica non individua una sola causa alla radice
dell’inflazione, bensì almeno tre:
 Inflazione da eccesso di moneta. Accade se le banche centrali
stampano più moneta di quella che può essere effettivamente spesa;
l’offerta di merci, infatti, è troppo inferiore alla quantità di moneta
circolante in grado di assorbire.
 Inflazione da costi (o incorporata). Per molteplici ragioni, può
accadere che i costi legati alla produzione aumentino: si va da una
crescita dei prezzi delle materie prime, alla necessità di elevare i salari
dei propri dipendenti; in questo caso, l’aumento dei costi si tradurrà in
costi dei beni e dei servizi più alti, costringendo i consumatori a vedere
svalutata la propria disponibilità di denaro.
 Inflazione da eccesso di domanda. È di fatto molto simile a quanto
accade nel caso dell’inflazione provocata da un eccesso di moneta:
come scrivono gli economisti americani, si tratta di “troppi dollari alla
ricerca di troppe poche merci”. In pratica, la domanda aggregata
supera la capacità produttiva. Alcuni economisti vedono tra le possibili
cause di questa inflazione la cosiddetta “piena occupazione”, che
indica la saturazione del mercato del lavoro e la necessità da parte
della produzione di alzare i salari per procacciarsi nuova manodopera;
ma salari più alti significano una stimolazione potenziale della
domanda aggregata a fronte di una produzione che invece fatica a
trovare forza lavoro.

L’inflazione e il ruolo delle banche centrali


Le banche centrali di tutto il mondo sono gli istituti di credito certamente più
responsabili nella gestione dell’inflazione. L’obbiettivo dichiarato di molte di
esse è di mantenere l’inflazione entro certi limiti; solitamente, si parla di una
forbice di valore tra il 2-3% l’anno. Si tratta, in questo caso, di un’inflazione
fisiologica, in quanto è il segnale di un’economia in crescita, nella quale la
domanda aumenta e la produzione si sforza di soddisfarla attraverso l’offerta.
Nel caso in cui l’inflazione dovesse uscire da quell’intorno di valori, le banche
centrali hanno due strade: a) nel caso di un aumento dell’inflazione, possono
attuare un aumento dei tassi d’interesse, ossia un aumento del costo del
prestito del denaro in modo da intervenire sulla domanda, frenandola; b) nel
caso di deflazione (vedi sotto), le banche centrali possono abbassare i tassi
d’interesse sul credito e/o immettere liquidità sui mercati (ad esempio,
comprando obbligazioni), così da stimolare la domanda aggregata.

I danni dell’inflazione
Al disopra di un certo livello, l’inflazione può però rappresentare un serio
problema per famiglie e imprese. Da un lato, le famiglie si ritrovano a dovere
spendere sempre di più per comprare le stesse merci e sono costretti in certi
casi a limitare le proprie spese. Dall’altro lato, le aziende che aumentano i
prezzi dei loro beni e servizi rischiano di perdere compratori nel mercato
interno e competitività sul mercato estero.

Stagnazione economica + inflazione = stagflazione


L’inflazione, però, in alcuni casi può verificarsi non necessariamente in
presenza della crescita economica. Può realizzarsi una situazione nella quale a
una situazione di recessione si sommi l’improvviso aumento di alcune tipologie
di prezzi. Ad esempio, è quanto accadde negli anni ’70 nel Paesi occidentali. Il
ciclo economico successivo al grande boom economico degli anni ’50-’60 fu
caratterizzato da una situazione di stagnazione, causata dal rallentamento
della crescita produttiva; ad essa, però, si aggiunse l’improvviso aumento dei
prezzi del petrolio, le famose crisi energetiche del 1973 e del 1979, chiamate
anche “shock petroliferi”. Il fenomeno della stagflazione viene anche detto
“inflazione recessiva”.

E la deflazione?
In economia, esiste anche un fenomeno nel quale si verifica un aumento del
valore della moneta circolante. Si tratta della deflazione. Avviene solitamente
in un ambiente nel quale la domanda aggregata si contrae, costringendo i
produttori di beni e servizi a diminuire i prezzi per cercare di smaltire il più
possibile l’offerta in eccesso. Gli scenari in cui si verifica la deflazione sono
tipicamente due: a) se i salari diminuiscono, i consumatori non hanno
letteralmente il denaro per poter continuare a sostenere la domanda
aggregata; b) se i consumatori decidono di posticipare i loro acquisti, sperando
che i prezzi diminuiscano ulteriormente, generano un’autentica spirale
deflattiva.

Questo quadro può essere completato, menzionando altri due fattori che,
soprattutto negli ultimi decenni, hanno agito come forza deflattiva: c) la
globalizzazione, che ha delocalizzato le aree di produzione, ridotto i costi di
produzione e abbassato i prezzi, costringendo anche molti altri produttori a
farlo, per non trovarsi fuori mercato; d) l’automazione, che ha agito sempre
nella direzione di un abbassamento dei prezzi, rendendo in molto casi superflua
la forza lavoro.

Possiamo avere in linea generale 2 tipi di inflazione:


 Inflazione da domanda: quando la domanda totale di beni e servizi di
un'economia aumenta più velocemente di quanto la produttività sia in
grado di aumentare, ciò provoca una pressione al rialzo sui prezzi.
Poiché l'offerta non è in grado di tenere il passo con la forte domanda di
beni e servizi, le imprese sono in grado di aumentare i prezzi senza
compromettere le vendite.
 Inflazione da costi: è causata dall'aumento dei costi di produzione
(materie prime e salari) che vengono trasferiti ai consumatori finali.
Deflazione
Deflazione: in macroeconomia è il calo del livello generale dei prezzi (CPI). È il
concetto opposto di inflazione. La deflazione deriva o dall'aumento
dell'offerta di beni o servizi, o dalla debolezza della domanda di beni e servizi,
cioè un freno nella spesa di consumatori.  Le aziende per mantenere i loro
volumi di fatturato sono costrette a delle riduzioni di prezzi per essere più
competitive, andando a danneggiare spesso il loro margine. Di conseguenza i
consumatori attenderanno ulteriori cali dei prezzi, creando una spirale
negativa.  Se questo periodo si protrae a lungo le aziende, che già avranno
margine ridotto, inizieranno a produrre meno e avranno bisogno di meno
personale, il che causerà un aumento della disoccupazione, con un ulteriore
riduzione di spesa da parte delle famiglie, che di fatto si impoveriranno.  Tra le
principali cause di deflazione vi è la scarsità di moneta.  La deflazione è un
fenomeno piuttosto pericoloso, in quanto si verifica generalmente in periodi di
recessione economica e nei casi più gravi può sfociare in una vera e
propria depressione.
Gli asset che sono utili saranno il cash (inflazione è bassa), le obbligazioni fixed
income di lungo termine, le growth stoks, azioni con alti dividendi, le azioni dei
mercati emergenti.
Reflazione
La reflazione è un aumento dei prezzi successivo a un periodo di bassa
inflazione(deflazione); in buona sostanza si tratta di un semplice ritorno dei
prezzi alla linea di tendenza di lungo termine dei prezzi. Consiste in linea
pratica nell'atto di stimolare l'economia, aumentando l'offerta di moneta o
riducendo le tasse a seguito di una caduta nel ciclo economico. E' una forma di
inflazione che non è cattiva come l'inflazione vera e propria in quanto è una
ripresa del prezzo livello quando è sceso al di sotto della linea di tendenza. Ad
esempio, se l'inflazione avesse funzionato a un tasso del 2%, ma per un anno
scendesse allo 0%, l'anno successivo avrebbe bisogno dell'inflazione di poco
più del 4% per effetto compounding per recuperare la tendenza a lungo
termine. Quindi questa inflazione superiore al normale è considerata reflazione,
poiché si tratta di un ritorno alla tendenza, non superiore alla tendenza a lungo
termine. La reflazione è considerata un antidoto alla deflazione (che, a
differenza dell'inflazione, è considerata negativa indipendentemente dalla sua
grandezza).
Come proteggersi da situazioni di crisi finanziarie e sopratutto reflattive
importanti? Sui mercati si verifica spesso una vera e propria “staffetta” fra i
diversi asset percepiti dagli investitori come beni rifugio che mettano al riparo i
propri risparmi sia da crisi finanziarie che da shock inflazionistici. Titoli di Stato
di Paesi ritenuti solidi (USA e Germania), valute predominante e valute di
Paesi-fortezza (Dollaro e Franco Svizzero). Ma sopratutto in contesti
iperinflazionistici le obbligazioni inflation linked ma sopratutto il classico bene
rifugio, l'ORO.
Stagflazione
Stagflazione: è la concomitanza, in un ciclo economico, dei due fenomeni di
stagnazione (recessione, cioè mancanza di crescita dell’economia in termini
reali, GDP) e di inflazione (aumento generale dei prezzi). Tra i motivi che
possono portare a stagflazione ci sono per esempio uno shock come un
incremento duraturo del prezzo del petrolio. La conseguenza è un
incremento permanente del livello dei prezzi, ossia inflazione elevata. Oppure
un aumento della massa monetaria con stampa di moneta, aumento delle
tasse (spesso combinato con il precedente). Si può facilmente capire che è la
peggiore fase (l’inflazione è in crescita nonostante l’economia rimanga
stagnante). 
Infatti il termine stagflazione è una combinazione di stagnazione e inflazione.
Una proficua lotta alla stagflazione è particolarmente complessa, in quanto per
diminuire la spinta inflazionistica le Banche Centrali dovrebbero ridurre la
massa di moneta circolante e, indirettamente, contenere la domanda di beni e
servizi (si riperquote in una diminuzione del pil, e quindi rischio recessivo); ma
una diminuzione della domanda causata da scarsità della massa monetaria non
favorisce la crescita economica e quindi il rientro della disoccupazione. Una
politica monetaria restrittiva risulta inefficace e quindi occorre agire piuttosto
su quella fiscale, con una sensibile riduzione della spesa corrente ed una
corrispondente riduzione della pressione fiscale, unico strumento efficace per
stimolare i consumi e perciò la domanda aggregata di beni e servizi.

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