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Evoluzione del capitalismo e crisi internazionali

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Eventi economici e sviluppi teorici degli anni ‘70

 - Caduta del regime di Bretton Woods (passaggio ai cambi


flessibili);
 - Shocks petroliferi (1973, 1979), fenomeno degli eurodollari e
deficit bilancio paesi importatori di petrolio;
 - crisi del capitalismo industriale (fordismo post fordismo e
produzione flessibile);
 - liberalizzazione dei mercati (Thatcher, Reagan);
 - sviluppo mercati finanziari e nascita del capitalismo
finanziario;

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Sviluppi teorici

 - Crisi del Keynesismo


 - Monetarismo (curva di Phillips, libero mercato)
 - Nuova Macroeconomia Classica (“neoliberismo”)

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Avvio, sviluppo e maturazione del processo di globalizzazione
economico- finanziaria

 - liberalizzazione pressoché totale e deregolamentazione dei mercati


economico-finanziari (WTO, Rounds, TTIP)
 - processo crescente di finanziarizzazione, internazionalizzazione e
concentrazione del capitale
 - interdipendenza crescente dei mercati
 - delocalizzazione generalizzata
 - perdita ruolo dello stato nazionale; limite della sovranità nazionale
(politica, fiscale, monetaria)
 - ruolo crescente di organizzazioni internazionali, transnazionali etc e dei
mercati (governance).
 - problemi a livello sociale (perdita identità, gap democratico,
ineguaglianze crescenti etc) 4
Crisi finanziarie

 Il termine crisi finanziaria è un termine che viene usato per una


grande varietà di situazioni in cui alcune istituzioni o attività
finanziarie perdono improvvisamente gran parte del loro valore.
 Nel XIX e XX secolo, vi sono state molte crisi finanziarie che
hanno avuto la forma di:
 1) panico bancario (la corsa agli sportelli);
 2) crolli dei mercati azionari, esplosione di bolle finanziarie;
 3) crisi valutarie;
 4) inadempienza dei governi.
In realtà molte crisi si sono caratterizzate per più di uno di questi
aspetti.
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Corsa agli sportelli e panico bancario

 La corsa agli sportelli si ha quando un gran numero di clienti di


una banca tolgono i loro depositi perché credono che la banca
sia, o potrebbe divenire, insolvente. Quando inizia la corsa agli
sportelli, questa si autoalimenta perché sempre più gente va a
ritirate i propri depositi. Questo può destabilizzare la banca
fino a portarla alla bancarotta. Infatti, poiché la banca dà in
prestito la maggior parte dei soldi che riceve in deposito è
difficile che riesca a pagare velocemente tutti i depositi se
questi sono improvvisamente richiesti.
 Se questo timore che all’inizio interessa una banca si diffonde e
colpisce altre banche si ha un panico bancario che è una vera e
propria crisi finanziaria. Una catena di bancarotte può causare
recessione nel paese (crisi del 1929; crisi Usa 2007).
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Crollo dei mercati azionari e bolle finanziarie

 Si ha il crollo di un mercato azionario quando si verifica un declino dei


prezzi delle azioni. I crolli sono causati dal panico ma anche da altri
fattori economici e non. Spesso sono conseguenza di bolle speculative
sul mercato azionario (quando gli scambi vengono fatti a prezzi che
sono considerevolmente diversi dal valore intrinseco delle attività).
 Si parla di bolla finanziaria quando il prezzo di un’attività (come
un’azione) eccede il valore del futuro rendimento che viene ricevuto.
 Se gran parte della gente compra attività nella speranza di rivenderle
successivamente ad un prezzo maggiore, invece di comprarle per il
reddito che generano, può essere segno che c’è una bolla.
 Se c’è una bolla c’è anche il rischio di un crollo nel prezzo: i
partecipanti al mercato andranno avanti a comprare solo fino a quando
si aspettano che altri comprano. Quando molti decidono di vendere il
prezzo scende (crisi del 1929; crisi giapponese, crisi USA 2007).7
Il crollo della borsa nel 1929
 Tra il 1928 e il 1929 centinaia di migliaia di Americani hanno investito
pesantemente nel mercato azionario, indebitandosi perfino per poter
comprare più azioni;
 Nell’agosto 1929, gli intermediari stavano prestando a piccoli investitori più
dei 2/3 del valore commerciale delle azioni che stavano comprando. Più di
8,5 miliardi di dollari erano stati prestati, più dell’intero ammontare di
moneta che circolava negli USA;
 Il prezzo crescente delle azioni spingeva a investire, si sperava che il prezzo
delle azioni continuasse a salire. La speculazione ha dato vita a nuovi rialzi
e ha creato una bolla economica e finanziaria (si pensi che le sole banche di
New York erano esposte per sette miliardi di dollari verso Wall Street)

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Il crollo della borsa nel 1929

Intervento della FED (rialzi tassi di interesse tra il 1928 e il 1929 )


 Inversione di marcia (richiesta restituzione prestiti a brevissimo termine,
vendita pacchetti azionari, crollo del valore delle azioni)
Dalla crisi finanziaria alla Grande depressione
 Dal crollo alla grande depressione grazie anche al cosiddetto Smooth-
Hawley Tariff Act approvato nel giugno 1930 e che prevedeva
l’innalzamento delle tariffe protezionistiche per più di 20.000 prodotti
importati dagli Stati Uniti. Questo Atto fece sì che altri paesi si
comportassero alla stessa maniera aumentando le tariffe di protezione.
Riduzione del commercio mondiale e grande depressione degli anni ’30.
- migliaia di imprese falliscono
- La Fed alza i tassi ancora (Friedman: “La Federal Reserve causò sicuramente
la Grande Depressione poiché tra il 1929 ed il 1933 contrasse di oltre un terzo
la quantità di moneta circolante”, intervista, 1996)
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Crisi valutarie

 Una crisi valutaria (crisi della bilancia dei pagamenti) si ha


quando il valore di una valuta cambia velocemente, minando la
sua capacità di essere mezzo di scambio o riserva di valore.
 Spesso è associata con una crisi economica reale. Possono
danneggiare pesantemente le piccole economie aperte o quelle
grandi ma non stabili (crisi del Brasile).

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La crisi del Brasile
 Dopo circa 10 anni di inflazione oscillante tra il 100% e il 3000% per anno, la
Banca Centrale del Brasile ha fatto lo sforzo di controllare l’inflazione negli
anni ’90 (petrodollari): nel 1994 il governo ristampò il Real e istituì un
sistema delle parità mobili con ancoraggio sul dollaro.
 La nuova moneta, insieme a tassi di interesse saliti del 30%, ha stabilizzato
l’inflazione per la prima volta in dieci anni.
 Alti tassi di interesse hanno abbassato la pressione inflazionistica, riducendo
l’incentivo di tenere moneta. Gli investitori attratti dall’alto tasso di
interesse hanno investito e versato moneta nell’economia brasiliana. Nel
1997 gli investimenti diretti esteri (IDE) stranieri aumentarono del 140%
rispetto l’anno precedente. Nonostante questo successo nel contenere
l’inflazione, il Brasile aveva ancora molti problemi, tra cui disoccupazione e
disavanzi della bilancia dei pagamenti. Il PIL era diminuito mentre la
disoccupazione aumentò nel 1998 dal 6% al 14%.

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La crisi del Brasile

 Nel 1999 il Brasile doveva 244 miliardi di dollari (il 46% del suo PIL) a creditori
stranieri. E nonostante lo sforzo di aumentare le tasse e controllare la spesa
pubblica il deficit di bilancio rimase alto. Il Brasile non riusciva a pagare questo
deficit attraverso i flussi in entrata di capitale e dovette usare le sue riserve. Tra
il 1994 e il 1998 il Real fu fissato a un cambio fluttuante che permetteva alla
moneta di deprezzarsi a un tasso controllato verso il dollaro. Il Brasile aveva
superato abbastanza bene la crisi del Sud Asiatico ma la crisi di Russia (contagiata
dalla crisi del Sud-Est asiatico) mandò gli investitori in panico. Improvvisamente
persero fiducia nella capacità del governo di mantenere il cambio del Real. Gli
investitori in particolare si aspettavano che il Brasile deprezzasse il Real. Negli
ultimi due anni il governo aveva saputo mantenere il cambio usando le riserve
estere: tra il 1996 e il 1998 le riserve diminuirono di 24 miliardi (del 40%). Il
FMI ha allora concesso un prestito di 41,5 $ miliardi per aiutare il Brasile a
difendere il Real ma nel gennaio 1999 la Banca Centrale decise di deprezzare il
Real dell’8%. Alla fine del mese il Real si era deprezzato del 66% contro il
dollaro.
 Il deprezzamento può aiutare il paese a migliorare il deficit corrente 12ma vi
sono aspetti negativi come il debito pubblico denominato in dollari che con il
Insolvenza dei governi

 Un’obbligazione statale è un’obbligazione emessa da un


governo nazionale. Si ha il fenomeno della insolvenza
governativa se la nazione non può ricomprare la necessaria
valuta straniera al tempo fissato nell’obbligazione. Dato il
rischio di insolvenza gli investitori richiedono che le
obbligazioni siano emesse con un più alto rendimento. Questo
rende il debito più costoso, aumentando il rischio di insolvenza.
In caso di insolvenza una nazione non può andare in bancarotta.
 Cosa succede allora?
 Di solito è successo che la nazione insolvente abbia presentato
un’offerta di scambio ai detentori delle obbligazioni nello
sforzo di ristrutturare il debito sovrano (crisi Argentina 2000)
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La crisi dell’Argentina

 L’argentina è stata colpita dalla crisi iniziata nel sud Est Asiatico,
Russia e Brasile. Nel 1999 il PIL è diminuito del 3% e l’Argentina
entrò in piena recessione. Il presidente de la Rua ha sponsorizzato
un aumento della tassazione e tagli della spesa per ridurre il
deficit. Il nuovo governo ha anche chiesto al FMI un prestito di
7,4 miliardi di $.
 Il problema del debito dell’Argentina divenne molto discusso e fu
ragione di problemi tra Argentina e FMI; la fuga dei capitali
aumentò e il governo si trovò incapace di far fronte ai propri
debiti. La crisi esplose e nel 2001 de la Rua si è dimesso. Nel 2001
l’Argentina si rese inadempiente per un debito di 93 miliardi di $

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La crisi dell’Argentina

 Nel 2002 il piano di convertibilità che ancorava il peso argentino


al dollaro su una base di uno a uno venne abbandonato dopo quasi
11 anni. Il peso si svalutò pesantemente (70% del suo valore in 4
mesi) che però fece aumentare i prezzi al consumo del 40%.
 Ne seguì una diminuzione del PIL, un aumento della povertà e
della disoccupazione. Aiuti da FMI BM EU a condizione di attuare
riforme strutturali per aumentare l’avanzo di bilancio per pagare
il debito. Il processo di ricostruzione del debito fu molto lungo e
complesso. L’argentina concesse un esorbitante ribasso sulle sue
obbligazioni (70%) e finalmente riuscì a sistemare la cosa con più
del 76% dei creditori. Nel 2005 liquidò il debito presso il FMI in un
solo colpo per un totale di 9.8 miliardi. Il pagamento fu in parte
finanziato dal Venezuela che comprò i bond argentini per 1,6
miliardi di $. 15

 (NB progetto Banco do Sur)


La crisi subprime

 Tradizionalmente, le banche hanno finanziato i prestiti per i mutui


attraverso i depositi che ricevevano dai loro clienti. Questo ovviamente
limitava l’ammontare di prestiti per mutui che potevano fare.
 Recentemente, le banche hanno utilizzato un nuovo modello dove
vendevano i mutui ai mercati obbligazionari. Questo ha reso molto più
facile finanziare prestiti addizionali ma anche portato a situazioni di abuso
perché le banche non erano più incentivate a controllare attentamente i
mutui che emettevano.
 In particolare hanno iniziato a concedere nuovi tipi di mutuo, i cosiddetti
subprime, che venivano concessi a persone con poco credito e scarsa
documentazione di reddito (sub-ottimali quindi).

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La crisi subprime

 La crisi si è originata in Cleveland, una città di gente operaia, colpita duramente


dal declino dell’industria manifatturiera e divisa da classi razziali. Qui gli
intermediari hanno concentrato i loro sforzi per concedere mutui (Subprime) a
quante più persone. Tuttavia questo tipo di mutui avevano un tasso di
pignoramento molto più alto dei mutui convenzionali perché erano mutui a tasso
variabile (ARMs). I pagamenti erano fissi per due anni e poi divenivano più alti e
dipendenti dal tasso di interesse fissato dalla FED. Sul finire del 2007, 1 su 10 delle
case di Cleveland è stata pignorata. Il prestito subprime era diffuso in tutta
America nel 2005. Da allora, uno su cinque mutui erano subprime ed erano
particolarmente popolari tra gli immigrati che tentavano di acquistare casa per la
prima volta nel surriscaldato mercato della casa in California, Arizona, Nevada e
NY.
L’ondata di pignoramenti ha avuto un drammatico affetto sul prezzo delle case
facendo diminuire per la prima volta il prezzo delle case dagli anni ‘30. Si è creata
una sovrabbondanza di case invendute che ha depresso i prezzi (i costruttori sono stati
costretti ad abbassare i prezzi per cercare di vendere le case invendute). Il crollo del
mercato immobiliare ha contagiato il resto dell’economia (effetto a catena: altri
produttori, banche). La crisi americana si è diffusa al resto del mondo. 17
Tra le cause della crisi americana troviamo:

 1) La scarsa conoscenza finanziaria delle famiglie + disonestà


del settore finanziario (come sottolineato da J.Stiglitz);
 2) L’innovazione finanziaria con l’enorme securitizzazione di
attività non liquide;
 3) Il basso tasso di interesse voluto dalla politica di Greenspam
nel 2001;
 4) Collasso della fiducia (J.Stiglitz, 2008);
 5) Rapporto produzione-consumo interni.

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Il contagio in Europa
 Per quanto riguarda l’Europa, troviamo innanzi tutto una
debolezza strutturale ben prima della crisi con stagnazione
economica e indebitamento crescente. Parte della
responsabilità per questa situazione appartiene all’introduzione
della valuta comune, non all’euro in sé, ma ai modi in cui essa
è stata introdotta. Ma la maggiore responsabilità appartiene
alla BCE e al SEBC con l’adozione di una politica monetaria
restrittiva (volta a ridurre l’inflazione) e senza prestare
attenzione alle diverse condizioni dei diversi paesi. Gli errori di
politica economica si sono aggiunti a quelli di politica
monetaria portando alla situazione attuale.
 La crisi finanziaria del 2007-2008, come quella del 1929, ha le
sue radici in un gigantesco ammanco di domanda derivante
soprattutto da un drastico aumento delle diseguaglianze negli
Stati Uniti e nel resto del mondo, a lungo occultato dal seguirsi 19
di bolle finanziarie e dall’indebitamento dei consumatori.
Il contagio in Europa
 Essa si è manifestata come un drastico crollo della domanda dei
consumatori che a causa della interconnessione dei mercati
internazionali ha fatto diminuire la produzione di beni e servizi
in tutto il mondo.
 La risposta dei paesi industrializzati all'inizio sembra andare
nella giusta direzione: nell’aprile del 2009 i paesi del G20 si
impegnano infatti ad attuare un coordinato piano di manovre
espansive in termini di spesa pubblica e politica monetaria per
contrastare la riduzione della domanda globale ed evitare una
grande depressione.
 In quell’occasione i leader mondiali sembrano aver fatto tesoro
delle esperienze degli anni ‘30 quando le politiche di austerità
condotte dei singoli paesi avevano fatto precipitare la
produzione industriale e l'occupazione a livelli molto molto 20

bassi.
La crisi in Europa
 La strategia dei paesi del G20 però che è stata sancita nell’Aprile
2009 si è mostrata capace di innescare un consistente processo di
ripresa già nel 2010 ma ha avuto una vita molto breve.
 La crisi dei debiti sovrani ha portato una radicale svolta delle
politiche dei paesi dell’Eurozona.
 Le ricette della Commissione Europea, della Bce e del Fondo
Monetario Internazionale (la cosiddetta Toika) centrate sulla sicurezza
dei conti pubblici e sulle riforme di pensioni e mercato del lavoro
avviano quindi una strategia di austerità che blocca a partire dal
2011 ogni prospettiva di ripresa (vedi lettera della BCE)

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La crisi in Europa

 Nel frattempo la Germania e altri paesi dell’Eurozona hanno


sviluppato sin dall'inizio del nuovo millennio una politica di
moderazione salariale e di compressione della domanda interna
nonché un'oggettiva capacità di realizzare beni industriali ad alto
valore aggiunto: ottengono surplus commerciali rilevanti ai danni
delle nazioni mediterranee dell'Unione. Queste ultime vedono ridurre
la domanda per le proprie esportazioni, aggravarsi ulteriormente il
peso dei loro debiti a fronte di un reddito nazionale che non riesce a
crescere. Come già accaduto negli anni 30 le politiche di austerità
e di competizione mercantile frenano la crescita di tutti i partner
commerciali non solo europei.

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La crisi greca

 La crisi greca inizia nel 2009 quando Papandreu rivede al rialzo


le stime sul deficit pubblico annunciate dal precedente governo
di centro-destra (dal 3,7% al 13,6%) e sul debito (da 96,3% al
115,1%)
 Declassamento del debito da parte delle agenzie di rating
 Necessità dell’intervento della troika con condizioni di austerità
estreme tra cui: il congelamento dei salari mensili dei
lavoratori pubblici, il blocco delle assunzioni nel settore
pubblico, tagli ad altre spese e aumento delle tasse (IVA e
altre), innalzamento dell’età pensionabile (da 53 a 67) ,
liberalizzazione per oltre 60 categorie/settori protetti
 Peggioramento della crisi economica e crisi sociale
 Contagio agli altri PIIGS 23
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 https://www.imf.org/external/datamapper
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