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KANT: LA CRITICA DELLA RAGION PRATICA (appunti) RAGIONE PRATICA= ragione non teoretica,cio non rivolta alla conoscenza,

ma attiva,capace di orientare il comportamento umano. Perch questo titolo?Kant ritiene che necessario distinguere in quali casi la ragione pratica veramente PURA,cio condizione di vera moralit, e in quali casi pratica senza essere pura. Ricordare la differenza fra le MASSIME (soggettive) e gli IMPERATIVI (oggettivi); distinguere fra IMPERATIVI CATEGORICI (che si presentano come fini a se stessi,assoluti,validi sempre e comunque). Lessenza dellIMPERATIVO CATEGORICO non pu quindi consistere nel suo contenuto, ma nella sua FORMA. Kant contrappone lautonomia dellIMPERATIVO CATEGORICO alleteronomia della morale tradizionale, che dipende sempre da motivi esterni (educazione,societ,religione,ecc.). Limperativo categorico per Kant il seguente: AGISCI IN MODO CHE LA MASSIMA DELLA TUA VOLONT POSSA VALERE SEMPRE COME PRINCIPIO DI UNA LEGISLAZIONE UNIVERSALE, ossia che la tua massima(soggettiva) divenga legge universale (oggettiva). In unaltra opera di Kant (Fondazione della metafisica dei costuni) si leggono altre due formule;una dice Agisci in modo da trattare te stesso e gli altri come SCOPO e mai come semplice MEZZO; il terzo imperativo impone alluomo DI ESSERE AUTONOMO NEL CAMPO DELLA MORALE. Essendo la legge morale formale, cio non legata ad alcun contenuto, pura, cio a priori, cio universale. Quando la volont,l a ragione dellindividuo obbedisce ad una legge diversa da s,cio eteronoma, le sue massime non hanno alcun valore morale. La vera etica, per Kant, non pu essere subordinata a condizioni esterne. Rifiuta quindi sia le etiche basate sulla ricerca della felicit (Aristotele), sia sulla ricerca della propria perfezione (Wolff),sia quelle che mirano al conseguimento del piacere (edonismo) o dellutile(utilitarismo): La legge morale presuppone una condizione: la LIBERTA. La volont deve poter essere libera di aderire o di non aderire alla legge morale. Per Kant c un rapporto reciproco tra volont e legge morale. La prima la condizione della seconda; ma, daltra parte, la presenza nellindividuo della legge morale il segno rivelatore della sua libert. Luomo dunque,in quanto soggetto di azione morale, dotato di libert,perci si sottrae al determinismo delle leggi naturali e dimostra di appartenere ad un altro mondo,il mondo della libert, che noumenico. Kant afferma il primato della ragion Pratica rispetto a quella teoretica in quanto la R.P. in grado di accedere al noumeno.

Critica della Ragion Pratica: Dopo aver scritto la Critica della Ragion Pura, Kant, si accorge che l'uomo non poteva essere solo fenomeno, se fosse solo sensibilit, infatti, sarebbe un essere solo istintivo, ma l'uomo kantiano anche libero e tende al noumeno. Questa libert si identifica per Kant con la morale. Per questo Kant sente l'esigenza di redigere un'altra Critica, quella della Ragion Pratica, dove per pratica intendiamo morale, l'azione morale libera, sciolta dall'esperienza (poich nel campo morale l'uomo fa ci che deve fare, e le cose che deve fare le trova in s) e disinteressata. L'uomo kantiano perci un uomo libero che deve obbedire solo a se stesso, tuttavia il giusto che regola l'azione inteso in senso Socratico: non devo agire secondo ci che giusto per il singolo, ma secondo ci che giusto in senso generale, ovvero ci che giusto per tutti. Se la ragion Pura si rifaceva a Hume, la Pratica di rif a Rousseau e ha quattro caratteristiche principali: 1) universalit: tutti gli uomini hanno la morale 2) incondizionatezza: la morale non deve essere dettata da finalit concrete, devo voler una cosa perch la ritengo giusta, non ci sono in morale grandi o piccole azioni, ma solo azioni morali. 3) libert: l'uomo libero solo quando agisce moralmente, e il criterio di ci che giusto fare viene all'uomo dal suo interno, la morale permette cos all'uomo di agire in maniera autonoma, per questo nella libert morale si ha l'autonomia (Seconda rivoluzione copernicana di Kant: le regole non vengono da fuori ma dall'interno dell'uomo; la prima rivoluzione era quella della Ragion Pura secondo cui le leggi naturali non sono nella natura, ma

nell'uomo). 4) formale: si parla formalit dell'etica per formale si intende che la morale guarda la forma non il contenuto dell'azione: la morale deve dire come giusto fare una cosa. Le azioni morali dell'uomo sono guidati dagli imperativi e dalle massime: - le massime: sono prescrizioni soggettive e valgono solo per alcuni individui - gli Imperativi: sono prescrizioni oggettive valide per tutti e si dividono in: ipotetici ovvero quelli validi per tutti, ma contengono l'ipotesi "se", ad esempio: se si studia si promossi, il "tu devi" qui vincolato al fine che descrive la frase; ad esempio questo imperativo valido per tutti quelli che vogliono essere promossi che, quindi, dovranno studiare; gli imperativi categorici usano solo il "tu devi volere" e si articolano in formule. La morale non si realizza tuttavia direttamente con l'azione, ma con la purezza dell'intenzione che fa elevare l'uomo al noumeno, la morale kantiana diversa dalla legalit, uno che rispetta la legge non per forza un individuo morale (diverso da Hegel), infatti alla legge si pu obbedire per paura mentre la morale kantiana esalta la purezza dell'intenzione, solo obbedendo alla morale l'uomo libero.

La Critica della ragion pratica Scopo della Critica della ragion pratica la ricerca delle condizioni della morale. Nell'uomo presente una legge morale (un fatto della ragione) che comanda quale imperativo categorico, vale a dire incondizionatamente. Questa legge del dovere comanda per la sua forma di legge, come norma che prescrive di obbedire alla ragione, e perci a differenza della massima (che regola la condotta individuale) deve essere universale, principio oggettivo valido per tutti: indica come fine il rispetto della persona umana e afferma l'indipendenza della volont come pure l'autonomia della ragione. Il dovere per il dovere indirizza quindi a quell'ordine morale, il regno dei fini, in cui il valore di un'azione dipende dalla conformit della volont alla prescrizione della legge morale. I postulati della legge sono innanzitutto e fondamentalmente la libert (se l'uomo non fosse libero non ci sarebbe moralit), l'immortalit dell'anima (poich nel nostro mondo non si realizza mai la piena concordanza della volont alla legge che rende degni del sommo bene) e l'esistenza di Dio (che fa corrispondere la felicit al merito acquisito). Cos le idee della ragione (anima e Dio), solo pensabili nella Critica della ragion pura, ora si presentano come postulati della moralit.

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