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LA CRITICA DELLA RAGION PRATICA

Un altra grande opera di Kant é la “critica della ragion pratica” dove analizza
l’ambito morale, si chiede in che modo la ragione possa guidare in abito pratico i
comportamenti e quindi la morale umana.
Il termine morale deriva dal “mos maiorum” é indica l’insieme dei comportamenti
eticamente corretti e dei valori soggettivi, ovvero relativi a un unico soggetto o
a un gruppo di soggetti, mentre il termine etica, che deriva dal greco “ethos”=
comportamento, indica un insieme di valori e principi oggettivi e universali.
Mentre nella “critica della ragion pura” Kant afferma che la ragione è limitata e
non può oltrepassare la conoscenza sensibile per cogliere il numero, nella “critica
della ragione pratica” afferma che la ragione pratica non deve rimanere entro i
limiti dell’esperienza sensibile ma deve andare oltre, essere indipendente dalle
passioni, dagli istinti derivanti dall’esperienza.
Anche Quest’opera si divide in due parti ovvero la dottrina degli elementi che
studia gli elementi della morale, è la dottrina del metodo che studia invece in che
modo la legge morale accesso all’animo umano, la prima parte si divide poi nella
analitica della ragione pratica e dialettica della ragione pratica.
L’analitica della ragione pratica studia i principi della morale che si distinguono
in “massime”, principi soggettivi ovvero consigli suggerimenti relativi al
soggetto, ovvero che variano da persona a persona.
e “imperativi”, principi oggettivi, ovvero comandi, doveri che valgono per tutti.
Essi si distinguono poi in
“Imperativi ipotetici” Che esprimono un comando subordinato a uno scopo o un fine
particolare.
“Imperativi categorici” il cui termine categorico significa assoluto,
indiscutibile, sono invece comandi che non dipendono dal raggiungimento di scopi
determinati, sono quindi oggettivi, universali necessari cioè non sono condizionati
dall’esperienza. E rappresentano il principio morale fondamentale, basato sulla
libertà e che è la condizione il fondamento di tutta la morale.
Kant compie una rivoluzione copernicana anche nel campo della morale, capovolgendo
le precedenti dottrine etiche definite etero nome ovvero le cui norme derivano
dall’esterno e non dalla ragione ossia dei sentimenti dalla religione eccetera.la
morale di Kant invece è autonoma, razionale, formale, intenzionata.è autonoma in
quanto deve essere libera dalle passioni e dai condizionamenti dell’esperienza, è
razionale perché deve essere guidata solo dalla ragione pratica, è formale perché
ci deve formare cioè deve guidare i nostri comportamenti i nostri modi di agire, è
intenzionata perché deve essere disinteressata senza fini obiettivi ultimi, si deve
compiere il bene perché si è semplicemente intenzionati a compierlo.
Kant criticherà quindi le morali etero nome del cristianesimo, finalizzata a
raggiungimento di una vita migliore, eterna, ed egli e dell’epicureismo,
finalizzato a soddisfare il piacere, l’édoné.
Anche della ragione pratica li riconosce però anche limiti essendo la morale di un
essere finito e condizionato. Kant elenchi inoltre la formula dell’imperativo
categorico che consiste in tre regole specifiche che possono essere riassunti nella
seguente frase: “agisci sempre come vorresti che anche gli altri, nella medesima
situazione, Gistro nei confronti, cioè rispetta la dignità umana.

Affinché la nostra azione severamente morale noi non dobbiamo agire per ottenere la
felicità o un qualsiasi scopo ma dobbiamo agire unicamente per il puro dovere. Così
come modi di funzionare dell’intelletto devono essere a priori cioè indipendenti
dall’esperienza anche i principi della morale devono essere a priori cioè non
condizionati ed influenzati dall’esperienza ma indipendenti da essa. Secondo Kant
un’azione e morale solo se libera dalle passioni dall’istinti derivante
all’esperienza quindi anche i principi della morale devono essere a priori.

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