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TRATTO GASTRO INTESTINALE

L’Apparato digerente ha inizio dalla bocca (cavità orale) e termina a livello anale. In questo percorso
l’alimento si trasforma prima in bolo, poi in chimo e infine in massa fecale, va incontro a trasformazioni che
sono il risultato della comunicazione dei diversi tratti dell’apparato digerente e ghiandole annesse
all’apparato digerente. Il movimento dell’intestino, insieme alla comunicazione tra le diverse parti
dell’apparato digerente, è determinante per una corretta transizione del bolo dalla bocca all’ano, e
consentire una progressiva digestione, assorbimento (tutte le macromolecole che noi assumiamo per via
alimentare devono essere prima digerite, prevede che un enzima tagli queste molecole, poi devono essere
assorbite). Il movimento del bolo avviene tramite un flusso di massa fino a livello intestinale, le singole
molecole vengono recuperate a livello della mucosa intestinale tramite un trasporto molecole. Queste
molecole che sono state digerite vengono assorbite e passano nel circolo, questa massa continua a
muoversi lungo tutto l’intestino, fino ad essere completamente compattata formando le feci solide. Tutte le
alterazioni che possono produrre irritabilità o alterazioni del movimento del movimento intestinale portano
ad un alterato assorbimento ed alterata funzione del tratto gastro- intestinale.
Abbiamo la cavità orale dove si forma il bolo alimentare grazie al processo della masticazione, si ha
l’apertura dello sfintere esofageo superiore, migrazione di cibo lungo lo sfintere esofageo inferiore, dallo
stomaco, considerato come un sacchetto chiuso da entrambi i lati da parte dello sfintere esofageo inferiore
e pilorico, in cui si muove il bolo a contatto con il succo gastrico si trasforma in chimo. Quando il chimo è
pronto, lo sfintere pilorico si apre piano piano consentendone il passaggio nell’intestino. L’intestino da solo
non ha un’attività digestiva, ma ha un’attività assorbente, ma non può assorbire gli alimenti se prima questi
non vengono digeriti. A questo punto intervengono due ghiandole annesse: fegato e pancreas che rilasciano
il succo pancreatico e la bile all’interno dell’intestino consentendo la digestione. Per assicurare il processo di
digestione, l’intestino si deve muovere perché deve consentire il rimescolamento del chimo fino a quando
tutto è stato digerito e assorbito.

SALIVA

La saliva è un liquido secreto dalle ghiandole salivari situate nella cavità orale. Come tutte le secrezioni,
anche la saliva è costituita prevalentemente da acqua (99%), mentre soltanto l'1% è rappresentato da
sostanze inorganiche ed organiche.

Fra le sostanze inorganiche, troviamo soprattutto sali minerali, in particolare cloruri e bicarbonati di sodio,
potassio e calcio. La frazione organica è invece rappresentata da enzimi (amilasi, mucina, lisozima) ed
immunoglobuline. La saliva ricopre numerose ed importanti funzioni. Nella bocca inizia la digestione del
cibo, grazie ad un sistema meccanico (masticazione) coadiuvato da reazioni chimiche, rese possibili dalla
presenza della saliva. Questo liquido trasforma gli alimenti in bolo (impasto pressoché uniforme di cibo
sminuzzato ed insalivato), proteggendo faringe ed esofago da eventuali frammenti alimentari appuntiti o di
dimensioni eccessive. Oltre che per mezzi meccanici, la saliva esercita le sue proprietà digestive attraverso
enzimi, come la lipasi e l'amilasi salivare o ptialina. Quest'ultima inizia a digerire l'amido cotto (l'amido è un
polisaccaride, presente in pane, pasta, patate, castagne ed altri alimenti vegetali, costituito da tante unità di
glucosio legate tra loro in maniera lineare e ramificata). A causa del ridotto tempo di permanenza del cibo
nella bocca, l'amilasi non riesce a digerire tutto l'amido. Tuttavia, se volontariamente mastichiamo a lungo
un pezzo di pane, l'efficace azione digestiva della saliva sarà testimoniata dall'insorgenza di un sapore
dolciastro. Una volta arrivata nello stomaco, l'amilasi associata al bolo viene inattivata dall'ambiente
fortemente acido, perdendo le proprie funzioni. Questo enzima è infatti attivo soltanto in condizioni di
neutralità (pH 7), garantite dalla presenza nella saliva di bicarbonati, sostanze in grado di mantenere il pH
salivare vicino alla neutralità (sistema tampone). Il pH della saliva è inferiore a 7 quando la secrezione è
scarsa e si sposta verso l'alcalinità con l'aumentare della secrezione salivare. L'amilasi digerisce soltanto
l'amido cotto, poiché quello crudo si presenta sotto forma di granuli circondati da una parete indigeribile,
costituita da cellulosa. La cottura riesce invece a elidere tale membrana, rilasciando l'amido. La saliva ha
inoltre funzione igienica per la cavità orale, soprattutto per la presenza di acqua e sali minerali, che passano
tra i denti asportando eventuali residui di cibo. La saliva ha anche funzione lubrificante per la cavità orale,
grazie alla quale facilita la deglutizione e la fonazione (l'atto di parlare). Tale proprietà è legata al suo
contenuto di mucina, una proteina che, mescolandosi con l'acqua presente nella saliva, assume una
consistenza vischiosa. La saliva protegge l'organismo dai microrganismi introdotti con il cibo, grazie ad un
agente antibatterico chiamato lisozima, la cui azione protettiva è potenziata dalla contemporanea presenza
di immunoglobuline (anticorpi). Le ghiandole salivari funzionano a ciclo continuo e la saliva viene secreta
continuamente, pur variando in quantità (1000-1500 ml al giorno). Durante il sonno vengono secreti circa
0,3 ml di saliva al minuto, mentre da svegli tale quantità sale a 0,5 ml al minuto. In seguito a stimolazione la
secrezione salivare può arrivare a 3-4 ml/minuto. Lo stimolo secretorio è mediato da meccanocettori
cellulari, presenti sulle pareti del cavo orale e sensibili alla presenza del cibo (morsicare una penna), e da
chemocettori attivati da particolari sostanze chimiche (papille gustative). I segnali trasmessi da tali recettori
vengono veicolati al sistema nervoso autonomo (centri della salivazione situati nel bulbo), dove vengono
rielaborati per stimolare la secrezione ghiandolare. Lo stesso risultato è ottenuto quando l'organismo viene
sottoposto a determinati stimoli, come alcuni odori, la vista di un cibo particolarmente appetibile o ricordi
che evocano il cibo. L'intero meccanismo ha lo scopo di preparare la bocca ad accogliere gli alimenti.

Il tempo di permanenza di un pasto nella cavità orale è piuttosto ridotto, dipende dalla composizione di ciò
che introduciamo nella cavità orale. Può essere molto rapido: ad esempio se introduciamo una sostanza
liquida, il tempo di permanenza è molto basso. La transizione del bolo dallo sfintere esofageo superiore a
quello inferiore è rapido, circa 10 secondi. a livello dello stomaco, il materiale introdotto per via alimentare
resta per un tempo più o meno lungo. Lo stomaco è un organo di cui possiamo fare a meno, una
gastrectomia totale o parziale è compatibile con la vita. Lo stomaco infatti, oltre a svolgere la funzione
digestiva svolge solo una funzione importante: accumula cibo e lo rilascia in maniera lenta, determina uno
svuotamento gastrico lento. Il soggetto che subisce un’asportazione parziale o totale dello stomaco, va
incontro ad una sindrome di svuotamento gastro-rapido, può determinare un effetto importante a livello
intestinale. Il tempo di permanenza nell’intestino tenute è tra le 7 e le 9 ore, nell’intestino crasso è circa 25-
30 ore, nel etto, il tempo di permanenza del cibo è compreso tra 30 e 120 ore, riusciamo ad espellere una
quantità di feci derivanti da pasti consumati in giorni differenti proprio perché il transito di ciò che
digeriamo non è quello che abbiamo mangiato l’ultima volta, ma due giorni prima.

Dopo aver prodotto un bolo tramite la masticazione, viene deglutito tramite il processo di deglutizione.
Nella bocca perché avvenga la deglutizione corretta e avvenga la formazione del bolo, ciò che abbiamo nella
bocca deve essere impastato con la saliva che noi produciamo. Anche la produzione della saliva deve
aumentare quando noi stiamo consumando un cibo perché la saliva è determinante in tante cose: un
soggetto che presenta una mancata produzione di saliva (Xerostomia), possono incorrere in diversi problemi
tra cui una lesione della mucosa, in quanto nel momento in cui non produciamo un bolo morbido, questo
può determinare delle lacerazioni a livello della cavità dell’esofago.

STOMACO

Un’importante funzione dello stomaco, un sacco a forma di “J” localizzato al di sotto del diaframma, è di
immagazzinare il cibo deglutito e quindi di farlo passare nell’intestino tenue. La parete dello stomaco
contiene ghiandole (ghiandole gastriche) che secernono un liquido acquoso chiamato succo gastrico. Lo
stomaco è suddiviso in tre principali sezioni: una porzione superiore denominata fondo, che si estende al di
sopra dello sfintere esofageo inferiore, una regione centrale detta corpo e una regione inferiore denominata
antro. Le contrazioni dell’antro spingono il chimo dallo stomaco verso l’intestino tenue, un processo
chiamato “svuotamento gastrico”. Non appena il chimo fuoriesce dallo stomaco, decorre lungo uno stretto
canale denominato “piloro” per giungere nell’intestino tenue. Il passaggio del chimo attraverso il piloro è
regolato da un anello chiamato “sfintere pilorico” che si apre e si chiude in relazione alle contrazioni cicliche
dello stomaco. Nel corpo dello stomaco, la mucosa gastrica si ripiega formando delle “rughe” (o pliche) che
si distendono quando lo stomaco si espande. Queste caratteristiche anatomiche consentono allo stomaco di
espandersi approssimativamente di 20 volte, passando dal suo volume vuoto (50 ml) al suo volume
massimo (1000 ml).

Le ghiandole gastriche contengono le seguenti cellule:

- Cellule principali che secernono pepsinogeno precursore si un enzima chiamato pepsina


- Cellule parietali che servono per acidificare i contenuti dello stomaco e il fattore intrinseco
necessario per l’assorbimento della vit.B12
- Cellule G che producono l’ormone gastrina
La parete dello stomaco è protetta dagli effetti potenzialmente dannosi dell’acido e della pepsina da uno
strato superficiale di muco e bicarbonato definito barriera mucosa gastrica. Se questa barriera viene
penetrata da acidi (aspirina – acido acetilsalicilico), può prodursi un’ulcera.

INTESTINO TENUE

Dallo stomaco, il chimo passa nell’intestino tenue, un tubo avvolto a spirale con un diametro di 2-3 cm e
lungo circa 2,5-3 metri. È la sede primaria della digestione di tutti i nutrienti contenuti nel cibo.
L’intestino tenue è anche il luogo in cui viene assorbita la maggior parte di nutrienti ingeriti, acqua
vitamine e minerali. Anatomicamente, l’intestino è diviso in tre regioni: una porzione iniziale il duodeno
(30 cm), una porzione intermedia denominata digiuno (1m), una porzione terminale denomina ileo
(1,5m) e si unisce al colon. Nel duodeno, il chimo è mescolato con una secrezione acquosa proveniente
dal pancreas, chiamata succo pancreatico che contiene diversi enzimi digestivi ed è ricca di bicarbonato.
Il bicarbonato neutralizza l’acidità del chimo quando esce dallo stomaco, cosa necessaria perché gli
enzimi presenti nel succo pancreatico agiscono al normale ph dell’intestino tenue, ma non ad un ph
acido. Oltre al succo pancreatico, il duodeno riceve anche la bile, un fluido secreto dal fegato che
contiene bicarbonato e Sali biliari, che favoriscono la digestione dei lipidi. Non appena i nutrienti
presenti nel chimo sono attaccati dagli enzimi, i prodotti finali della digestione sono rilasciati e vengono
assorbiti dalle cellule della mucosa. Questi processi simultanei di digestione e assorbimento cominciano
nel duodeno e continuano, completandosi, nel resto dell’intestino tenue. La capacità di assorbimento
dell’intestino tenue è in parti attribuibile al fatto che la superficie della mucosa è formata da
estroflessioni chiamati villi che aumentano l’area di superficie.
COLON

L’intestino tenue confluisce nel colon che ha un diametro maggiore del tenue (6cm). È suddiviso in diverse
regioni in base alla sua anatomia. Le quattro regioni del colon includono:

- Colon ascendente (decorre verso l’alto sul lato destro del corpo dalla fine dell’intestino tenue fino al
diaframma
- Colon trasverso che attraversa la cavità addominale
- Colon discendente che decorre verso il basso sul lato sinistro
- Colon sigmoideo a forma di “S” che confluisce nel retto.
I primi tre segmenti sono specializzati nell’assorbimento di acqua e ioni dal chimo, il colon sigmoideo
funziona principalmente come un deposito per qualunque materiale rimanga dopo il processo di
completamento. Il passaggio di materiale tra ileo e colon è regolato da un anello denominato sfintere
ileocecale. Al di sotto di questa giunzione c’è un canale chiamato cieco a cui è attaccata l’appendice
vermiforme. In rare occasioni l’apertura dell’appendice può occludersi e quindi infiammarsi, provocando
l’appendicite. Se questa condizione persiste, l’appendicite può rompersi, facendo uscire il contenuto
nella cavità addominale. La rottura è una situazione molto pericolosa, perché quasi sempre porta alla
peritonite

Quando il chimo raggiunge il colon, contiene pochi nutrienti digeribili, perché la maggior parte del
materiale presente nel chimo è già stata assorbita. Ciò che rimane è rappresentato essenzialmente da
acqua, ioni inorganici, materiale indigeribile e batteri. La funzione primaria del colon è ridurre il volume
del chimo mediante l’assorbimento dell’acqua rimasta e quindi trasformarlo in un materiale semisolido,
le feci. Il colon, quindi, trattiene le feci finchè non sono pronte per essere eliminate.

GHIANDOLE ACCESSORIE: FEGATO E PANCREAS

Le ghiandole accessorie del sistema digerente includono le ghiandole salivari che secernono saliva, il
pancreas che secerne succo pancreatico e il fegato che secerne la bile.

- PANCREAS

Il pancreas, situato dietro e sotto lo stomaco è un organo esocrino ed endocrino che secerne ormoni
importanti per la regolazione del metabolismo. Il pancreas esocrino comprende numerosi acini e dotti,
mentre il pancreas endocrino è formato da isolotti pancreatici. Il succo pancreatico è ricco di
bicarbonato e contiene anche enzimi digestivi come l’amilasi pancreatica che è simile all’amilasi salivare
e scinde l’amido e il glicogeno, e le lipasi pancreatiche, che scindono i grassi.
- FEGATO

Il fegato è l’organo più grande presente nella cavità addominale, svolge diverse funzioni tra cui:

1. Secrezione della bile: contiene bicarbonato, fosfolipidi, ioni inorganici e Sali biliari
2. Elaborazione metabolica dei nutrienti. Dopo un pasto, il fegato converte parte del glucosio assorbito
in glicogeno e parte degli amminoacidi assorbiti in acidi grassi. Il fegato inoltre, sintetizza i
trigliceridi e il colesterolo e li utilizza per assemblare particelle lipoproteiche che poi rilascia in
circolo. Quando non sono assorbiti nutrienti, il fegato converte il glicogeno in glucosio e gli acidi
grassi in chetoni.
3. Rimozione dei globuli rossi invecchiati dal sangue
4. Eliminazione dei rifiuti dall’organismo
5. Sintesi delle proteine plasmatiche: albumina
6. Secrezione e modificazione degli ormoni: il fegato insieme al rene partecipa all’attivazione della
vitamina D e secerne fattori di crescita insulino-simili
7. Immagazzinamento di molecole essenziali: il fegato immagazzina alcune vitamine (A,D e B12) e
metalli (ferro e rame).

Visto che il fegato produce e secerne la bile, esso fa parte del sistema biliare, che comprende tutte le
strutture coinvolte nella sintesi e nell’immagazzinamento della bile e nel suo passaggio nel tratto gastro
intestinale. La bile è prodotta e secreta dal fegato continuamente, ma viene rilasciata nel canale GI solo
quando è presente il cibo. Trai pasti, la bile prodotta dal fegato è immagazzinata in una piccola sacca
chiamata cistifellea o colecisti. Durante i pasti la cistifellea è stimolata a contrarsi, spingendo la bile
immagazzinata nel coledoco che la porta al duodeno.

Il fegato è una struttura altamente organizzata formata da un lobo destro e un lobo sinistro. L’unità
funzionale del fegato è il lobulo epatico composto da cellule epatiche chiamate epatociti. Ogni lobulo
ha una forma esagonale con una vena centrale che scorre al suo interno. Lungo ognuno dei sei angoli
del lobulo passa una triade di vasi: un ramo dell’arteria epatica, uno della vena porta epatica e uno del
dotto epatico. L’arteria epatica rifornisce il fegato di sangue ricco di nutrienti e ossigeno, mentre la vena
porta epatica trasporta i nutrienti appena assorbiti dall’intestino al fegato, che li trasforma.

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