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30/11/2021

Apparato
Digerente

Scaldaferri Enrico
GRUPPO SBOBINE
INTESTINO TENUE
E’ il luogo in cui avviene la digestione degli alimenti e l'assorbimento delle sostanze nutritizie. La
digestione è uno dei processi che viene mediato da enzimi di origine diversa, ovvero provenienti da
strutture (ghiandole) che non fanno parte del tenue e che vanno a riversare in esso i propri contenuti
secretori. In particolar modo si parla del pancreas, i cui enzimi pancreatici sono fondamentali per la
digestione, riducendo le proteine in amminoacidi. La seconda ghiandola che partecipa ai processi
digestivi è il fegato, la cui funzione è quella di produrre una sostanza denominata bile che ha lo scopo
di emulsionare i grassi.

L’intestino tenue funge da contenitore a questi enzimi e agli alimenti che vengono quindi digeriti e in
seguito assorbiti.

In questa sede avvengono quindi due principali processi:

● la digestione (ad opera degli enzimi pancreatici e della bile)

● l’assorbimento (ad opera della muscosa intestinale)

Il termine intestino tenue fa riferimento alla sua struttura, viene anche chiamato piccolo intestino. Infatti
rispetto all’intestino crasso (intestino di maggiore dimensione) ha un diametro minore e una morfologia
in cui si possono distinguere tre parti:

● duodeno, fa direttamente seguito allo stomaco

● digiuno, immediatamente a seguito del duodeno

● ileo, si sussegue al digiuno. Il limite tra il digiuno e l’ileo è difficilmente distinguibile. Quest’ultimo
risulta essere il segmento terminale dell’intestino tenue, andando a congiungersi con l’intestino
crasso, riversando quindi al suo interno il contenuto del canale alimentare.

L’intestino crasso (si vedrà in seguito) essere deputato all’assorbimento dell’acqua e per la
conseguente produzione delle feci.
IL DUODENO

Si tratta di una struttura anatomica con una lunghezza che varia tra 25-30 cm. Nell'immagine a fianco
viene mostrata la tipica forma a C che caratterizza il duodeno che viene messo in primo piano a seguito
della rimozione dello stomaco con una sezione a livello dello sfintere (piloro) che permette il passaggio
del contenuto alimentare dello stomaco al duodeno identificando anche un confine tra queste due
distinte strutture.

La prima parte del duodeno viene chiamata


porzione superiore del duodeno; regione con
andamento orizzontale, portandosi lateralmente
verso destra in direzione del fegato.

La seconda porzione viene denominata


discendente e va a costituire il corpo principale
della C, avente un decorso verticale e portandosi
verso l’intestino crasso (nell’immagine risulta il
crasso risulta sezionato).

La terza porzione che si identifica è la porzione


orizzontale che si estende da destra verso
sinistra, in direzione dell’ipocondrio di sinistra.

Quarto e ultimo segmento del duodeno risulta


essere la porzione ascendente che si porta verso
l’alto, determinando una piega a gomito,
denominata flessura duodeno-digiunale (≅90°),
che costituisce l’interfaccia tra il duodeno e il
digiuno (anche il digiuno risulta essere stato
sezionato nell’immagine).

Questa tipica morfologia a C possiede due aspetti


di rilievo:

1. Natura topografica; la C duodenale ospita nel suo incavo la testa e il processo uncinato del
pancreas, contraendo stretti rapporti con questa ghiandola.

2. Questa morfologia a C facilita il rimescolamento del contenuto del canale alimentare,


importante per la digestione.

SEZIONE DEL DUODENO


Esaminando la struttura interna del duodeno si riesce a riconoscere una regione iniziale chiamata
ampolla duodenale o bulbo duodenale la cui tonaca mucosa (superficie del lume ampollare) risulta
liscia data dalla mancanza delle pieghe di tale tonaca; questa regione fa da seguito all’orifizio pilorico.
L’ampolla costituisce la maggior parte della prima porzione superiore del duodeno. Dalla curva
compresa tra la porzione superiore e la porzione discendente, la parete interna del duodeno presenta
delle pieghe note come pieghe circolari o pieghe del Kerchring (rilievi all’interno della superficie
duodenale con aspetto circolare). La loro funzione non è altro che aumentare la superficie della mucosa
duodenale la cui funzione fondamentale è l'assorbimento delle sostanze nutritizie.

Nella porzione discendente del duodeno si possono identificare una o talvolta due strutture note come
papille duodenali. La principale di queste è conosciuta come papilla duodenale maggiore; si tratta di un
piccolo orifizio papilliforme (poiché protrude leggermente all’interno del duodeno) fondamentale per i
processi digestivi, poiché a questo livello vi si immettono due strutture provenienti dal fegato e dal
pancreas. La prima struttura è il condotto coledoco (viene rappresentato nei testi di anatomia come un
condotto di colore verde) che proviene dal fegato e trasporta da quest’organo al duodeno la bile,
fondamentale per l’emulsione degli acidi grassi. La seconda struttura che sbocca a livello della papilla
duodenale maggiore è anch’esso un condotto noto come condotto pancreatico principale
(rappresentato in giallo ocra nei libri di anatomia) che si porta dalla testa del pancreas verso la papilla
duodenale maggiore. Talvolta, tramite una variazione anatomica, i due dotti possono convergere a
formare una piccola ampolla che precede questa papilla, andando a immettersi sotto forma di un unico
condotto all'interno del duodeno. Nella maggior parte dei casi, ma non è sempre presente, può essere
presente una cosiddetta papilla duodenale minore. Tratta di una seconda papilla in cui va a sboccare il
condotto pancreatico secondario/accessorio; un condotto di dimensioni minori che oltre a quello
principale si porta a sua volta verso il duodeno. Tale condotto pancreatico accessorio non è sempre
presente. La superficie duodenale svolge la funzione di assorbimento e fa sì che le sostanze nutritizie
vengono assorbite e condotte tramite il sistema linfatico e il sistema circolatorio verso il resto
dell'organismo.

Al di sotto della mucosa duodenale si trovano numerose ghiandole del Brunner; sono responsabili della
produzione di una grande quantità di muco che caratterizza in duodeno. Ciò facilita la digestione e il
riassorbimento. Oltre alle ghiandole del Brunner, si trovano per tutto il tratto gastrointestinale una serie
di strati muscolari la cui funzione è quella di supportare e permettere i movimenti peristaltici, ovvero il
sospingere il contenuto del canale alimentare lungo tutto il decorso. A livello del duodeno si presentano
due strati:

● Strato circolare interno,

● Strato longitudinale esterno,

Infine il duodeno è ricoperto da una tonaca sierosa.


MEZZI DI FISSITÀ DEL DUODENO

Vari legamenti permettono al duodeno di rimanere in


sede che ancorano il duodeno alle strutture limitrofe,
limitandone i movimenti. Il più importante da
ricordare è il cosiddetto legamento del Treitz anche
noto come muscolo sospensore del duodeno. Si
identifica come una laminetta muscolare che
proseguendo verso il duodeno diviene di natura
connettivale; tale struttura origina dal pilastro destro
del diaframma. La sua funzione è quella di tenere
sospeso il duodeno e mantenere in posizione la
flessura duodeno digiunale.

INTESTINO TENUE MESENTERIALE (DIGIUNO E ILEO)

Il digiuno compone ⅖ del tenue mesenteriale mentre l’leo gli altri ⅗ del tenue mesenteriale(il
mesentere è una lamina di natura connettivale che avvolge e ancora il digiuno e l’ileo alla parete
addominale posteriore, Si tratta di una struttura di fissità tipo rigido). il digiuno e l’ileo sono ricoperti
alla vista da una ampia lamina di tessuto connettivo nota come grande Omento. Si tratta di una lamina
che dalla superficie superiore del crasso va a ricoprire la maggior parte dei visceri della cavità
addominale. Se si solleva il grande omento è possibile vedere intestino tenue (ampia matassa di anse)
mesenteriale; la seconda componente intestinale che si riesce a riconoscere è l'intestino crasso che si
dispone a mo' di cornice attorno alle anse intestinali del tenue. L’intestino crasso è

caratterizzato da una superficie irregolare con numerosi rilievi a forma di Globo. Vi è un limite netto tra
digiuno e ileo, non si riconosce una fessura o un punto specifico in cui il digiuno diviene ileo. Si
considera il digiuno come ⅖ del tenue mesenteriale mentre l’ileo per i restanti ⅗. Il termine digiuno fa
riferimento al fatto che nel cadavere tale porzione tende a essere vuota; l’ileo invece tende a mantenere
del contenuto. Digiuno e ileo sono ancorati alla parete addominale posteriore tramite il mesentere, la
quale era dice si situa sulla parete addominale posteriore. Il mesentere va ad avvolgere le anse
intestinali, svolgendo la funzione di stabilizzare la posizione dell'intestino tenue.
Al suo interno passano i vasi arteriosi/venosi
e i nervi responsabili dell’innervazione
viscerale; si ha anche la presenza del
sistema linfatico per il drenaggio
dell’intestino.

L’ileo va a immettersi nell'intestino crasso a livello della porzione iniziale denominata colon cieco. Il
punto di congiunzione tra l’ileo e il crasso è dato da una valvola nota come valvola ileo-cecale. Si tratta
di un orifizio con funzione valvolare che permette l'immissione del contenuto del tenue nel crasso.

Da un punto di vista morfologico e funzionale, la superficie interna dell’intestino tenue (duodeno, digiuno
e ileo) presenta delle caratteristiche comuni; trattandosi di una struttura la cui funzione principale risulta
essere l’assorbimento delle sostanze nutritizie e dei liquidi contenuti negli alimenti ha bisogno di
un’ampia superficie per far sì che tale assorbimento possa avvenire. L’ampia superficie viene garantita
dalla presenza delle pieghe circolari nella maggior parte del tenue; non sono altro che estroflessioni
della mucosa e della sottomucosa che aumentano la superficie di assorbimento di ⅓. Queste pieghe
tendono a scomparire con la distensione dell’intestino; si tratta quindi di un tessuto elastico che può
andare incontro a distensione. Ciascuna di queste pieghe circolari è coperta dai cosiddetti villi intestinali
che sono a loro volta celle estroflessioni della lamina propria e dell’epitelio della mucosa; vanno ad
aumentare di 5-6 volte la superficie di assorbimento. Infine ciascuna delle cellule presenti sui villi
intestinali è caratterizzata da piccole estroflessioni note come microvilli. Un ulteriore elemento di
rilevanza è la presenza delle cripte del tenue anche note come cripte di Lieberkuhn, approfondamenti
presenti a livello della tonaca mucosa nei quali risiedono le ghiandole intestinali e le cellule staminali
che andranno a svilupparsi per poi andare a sostituire costantemente le cellule intestinali dei villi.
All’interno dei villi intestinali sono presenti vasi venosi e linfatici la cui funzione è quella di drenare i
liquidi e le sostanze nutrizie, portandole poi verso il resto del corpo (risiedono nell’asse dei villi).
I vasi linfatici vengono chiamati vasi chiliferi (fa riferimento al chilo ovvero una sostanza lattiginosa che
si trova solo nel tenue; difatti va a identificare l’interno del tenue). Lungo tutto il tratto intestinale sono
presenti delle differenze:

● A livello del duodeno si hanno numerose pliche circolari, numerosi villi laminari e cripte poco
profonde (ghiandole del Brunner che producono poco muco)

● A livello del digiuno la struttura è più o meno simile, tuttavia le pliche e i villi presenti
diminuiscono di numero e di grandezza man mano che si procede in direzione dell’ileo. Le
cripte si fanno più profonde e si inizia a vedere delle strutture di tessuto linfoide noti come
follicoli linfatici solitari (aggregati di tessuto linfoide di forma circolare dove risiedono numerosi
macrofagi e linfociti responsabili del sistema immunitario enterico).

● A livello dell’ileo le pliche e i villi sono quasi del tutto assenti, si ha la presenza di conglomerati
di follicoli linfatici aggregati noti come placche di Peyer (funzione di proteggere l’intestino tenue
dai numerosi batteri presenti a livello del colon, sito in cui viene a formarsi il materiale fecale).

● A livello del crasso non si ha la presenza di villi, presenta cripte poco profonde e risultano
numerosi i follicoli linfatici.

Gli strati che caratterizzano l’intestino tenue sono i seguenti:

● Tonaca mucosa - è un epitelio monostratificato (tonaca precedentemente analizzata) costituito


dal seguente pool cellulare:

○ cellule secernenti: caliciformi (secernono muco), granulose (lisozima, antibatterico),


basigranulose (ormoni)

○ cellule assorbenti: rivestimento dei villi, orletto a spazzola (microvilli)

○ lamina propria (cellule immunitarie)

○ muscularis mucosae: permette ai villi di accorciarsi o allungare a seconda delle


necessità.

● Tonaca sottomucosa: plesso nervoso sottomucoso e vasi linfatici. A livello duodenale si


trovano le ghiandole del Brunner, non presenti nel resto del tenue e nel crasso.

● Tonaca muscolare: strato circolare interno, strato longitudinale esterno molto sviluppata

● Tonaca avventizia/sierosa
L’ASSE INTESTINO-ENCEFALO

Il principale nervo che mette in comunicazione il tronco encefalico con la cavità addominale e in
particolar modo l’intestino è il nervo vago (principale fonte di innervazione parasimpatica dei visceri). Il
vago può rappresentare una sorta di autostrada che permette la comunicazione tra intestino e sistema
nervoso centrale (SNC), tantè che patologie di natura intestinale possono portare a conseguenze
importanti a livello nervoso; particolarmente studiato nella malattia di Parkinson (PD). La PD è
caratterizzata da una serie di sintomi motori dovuti alla degenerazione di neuroni a livello cerebrale.
Con il progredire della neurodegenerazione il soggetto va incontro a demenza e a un peggioramento
del quadro clinico importante.

Una delle ipotesi alla base della PD è la trasmissione lungo il nervo vago della principale proteina che
determina la morte dei neuroni; la proteina è chiamata 𝛼-sinucleina che altro non è che una proteina
presente normalmente nelle sinapsi dei neuroni che in casi di infiammazione o di alterazione
dell’equilibrio intestinale può andare in contro ad aggregazione, formando degli agglomerati che
diventano tossici per le cellule. Sembra che queste 𝛼-sinucleina aggregate possano viaggiare lungo il
vago e raggiungere il cervello. Si è condotto un esperimento effettuato sui roditori in cui si veniva
iniettato nell’intestino di roditori sani questa 𝛼-sinucleina aggregata. La proteina sembrava diffondersi
lungo il vago verso il cervello dei roditori. Resecando il vaso ciò non avveniva più, fermando la patologia
a livello del tratto gastrointestinale non proseguendo verso il cervello (sola infiammazione a livello
intestinale, ma assenza di sintomatologia simil Parkinson).

Nell’immagine di seguito i soggetti A-B-C-D sono soggetti di controllo sani, mentre E-F-G-H sono
soggetti PD. In marrone si identifica un marker per la 𝛼-sinucleina. Si nota che i soggetti PD presentano
un’alta concentrazione di questa proteina aggregata a livello del sistema nervoso enterico della mucosa
duodenale. La 𝛼-sinucleina si localizza in prossimità dei neuroni e delle fibre nervose della mucosa;
seguendo questi assoni può risalire verso il cervello per mezzo del vago, andando a determinare la
patologia neurodegenerativa di Parkinson. Uno dei primi sintomi che il paziente PD presenta è la
disfunzione gastrointestinale (costipazione, disturbi della motilità intestinale) che possono precedere
fino a 15-20 anni l’insorgenza della malattia per come la conosciamo.
INTESTINO CRASSO

Le strutture anatomiche evidenziate fanno riferimento all’immagine posta a fine del paragrafo.

Il nome Crasso fa riferimento al significato latino (crasso = grosso), riferendosi alle dimensioni di tale
struttura. Questo tratto di intestino ha una lunghezza di circa 1.3-35 mt, fa da contorno alla matassa
intestinale del tenue. La superficie del Crasso è altamente irregolare: presenta delle gibbosità a forma
di globo chiamate austrazioni o austre. La superficie del crasso lungo tutta la sua lunghezza presenta
delle strutture a decorso longitudinale chiamate tenie. Lo strato longitudinale del tenue diviene meno
esteso, concentrandosi in strutture a forma di nastri (strutture muscolari nastriformi). Il termine tenia fa
riferimento al verme (la tenia). Si possono identificare 3 tenie lungo la maggiorparte del decorso del
Crasso. Da un punto di vista anatomico si possono discernere varie porzioni:

1. Intestino cieco. Fa immediatamente seguito al tenue e presenta un fondo cieco. A questo


livello si trova la valvola che dà passaggio al contenuto del tenue verso il Crasso, nota come
valvola ileo-cecale. Nella sua estremità inferiore si continua con una piccola struttura
appendicolare nota come appendice vermiforme; stretto tubulo a forma di verme che si
continua a livello del fondo del cieco. Questo tratto dell’intestino Crasso e l’appendice si situano
a livello della fossa iliaca di destra. Si tratta di una struttura con funzione prettamente
immunitaria, viene considerata la tonsilla dell’intestino. Contiene placche linfatiche (aggregati
linfatici) la cui funzione è quella di regolare l’ambiente intestinale e prevenire le infiammazioni.
Talvolta l’appendice viene asportata perché può andare incontro a un processo infiammatorio
acuto che è particolarmente doloroso per il soggetto. Non risulta comunque una struttura
fondamentale per la vita. Il cieco è moderatamente mobile e talvolta può presentare un
mesocieco, ovvero l’appendice funge da mesentere, ancorando il cieco alla parete addominale
posteriore.
Colon. fa seguito al cieco. Tale termine fa riferimento a una serie di strutture che possono essere
suddivise a loro volta in segmenti:

a. colon ascendente. dopo l’intestino cieco si porta in alto, in prossimità dell’ipocondrio di


destra. A quest’altezza presenta una curvatura/flessura, chiama flessura epatica, si
porta poi lateralmente in senso trasverso.

b. colon trasverso. il colon si continua in direzione trasversa dall’ipocondrio di destra


all’ipocondrio di sinistra. A livello dell’ipocondrio di sinistra si presenta un’altra flessura
che precede il tratto discendente del colon.

c. colon discendente. Dalla flessura colica o splenica (splenico fa riferimento alla milza,
situata in sua prossimità) di sinistra, si porta in basso. Il colon quindi viaggia in direzione
della fossa iliaca di sinistra. Qui si continua nella successiva parte del colon nota come
sigma o colon sigmoideo.

d. colon sigmoideo. regione del colon la cui forma ricorda la lettera S.

e. colon retto. Il colon, piegandosi, entra nella pelvi e a livello della terza vertebra sacrale
(S3) assume un decorso perfettamente verticale. Questo tratto permette la
comunicazione tra l’intestino e il mondo esterno, permettendo l'eliminazione delle
scorie della digestione (feci) attraverso la defecazione.

Questa tipica conformazione dell’intestino crasso permette al contenuto del canale alimentare di essere
rimescolato e progressivamente disidratato. La funzione principale del Crasso è infatti la disidratazione,
l’assorbimento di acqua dagli alimenti che lo percorrono. Insieme a questa funzione e grazie alle colonie
batteriche presenti in questa regione, avviene la fermentazione degli alimenti e la produzione delle feci.
La funzione del retto è molto importante per il contenimento delle feci e per dilazionare il momento della
defecazione tramite la muscolatura del canale.
IL RETTO E IL CANALE ANALE
Rappresenta la porzione finale dell’intestino crasso che permette la comunicazione tra l’intestino e
l’ambiente esterno. La sua posizione varia tra i sessi, in ogni caso si situa in prossimità dell’osso sacro
ma i suoi rapporti interiori alla cavità pelvica variano a seconda del sesso. Nella donna il rapporto
anteriore al retto è con l’utero. L’utero si interpone tra il retto e la vescica. Nell’uomo il retto si situa in
rapporto con la vescica. Nella donna si va a determinare un cavo chiamato retto-uterino, mentre
nell’uomo un cavo retto-vescicale.

La lunghezza del retto è di circa 15-20 cm; durante il suo decorso verticale presenta una serie di
flessure, ovvero una serie di curvature che gli donano un aspetto a forma di S. Si ha la presenza di 3
pieghe trasversali che determinano delle sporgenze laterali a livello del retto. La loro funzione è quella
di frazionare il contenuto fecale del retto, per far sì che le feci non si presentino in un'unica struttura,
ma che vengano frazionate in componenti più piccole. In basso il retto si continua con il canale anale
che si apre all’esterno. La continuità tra canale anale e il retto è data dal punto in cui il retto penetra nel
cosiddetto diaframma pelvico (sistema di muscoli che contribuisce alla chiusura del retto e del canale).
I muscoli del pavimento pelvico sono importantissimi per il contenimento delle feci, regolando l’apertura
e chiusura dello sfintere anale.

L’interfaccia tra il retto e il canale anale è dato da una serie di pieghe che sollevano la mucosa in senso
longitudinale; queste pieghe sono chiamate colonne del Morgagni. Rappresentano il limite tra il retto e
il canale anale; alla loro base si trovano delle piccole insenature che prendono il nome di cripte anali.
Rappresentano lo sbocco di ghiandole per la secrezione di muco, favorendo la lubrificazione del retto
e dell’ano. Sempre a questo livello si trovano delle strutture di natura vascolare, ovvero dei cuscinetti
che sporgono all’interno del lume dell’ampolla iattale. Dentro a questi cuscinetti si trovano dei vasi
arteriosi e venosi noti come plessi emorroidali. Questi plessi fanno sì che si generino dei rigonfiamenti
a livello del lume rettale che contribuiscono alla chiusura del retto. L’ingrossamento dei plessi
emorroidali danno origine alle cosiddette emorroidi con erniazione del tessuto attraverso il canale anale.

Da un punto di vista convenzionale si possono riconoscere due sfinteri che caratterizzano il canale
anale:

● sfintere interno costituito da muscolatura liscia involontaria che rappresenta il primo anello di
contenimento per le feci. Deriva dallo strato circolare dell’intestino. E’ uno sfintere involontario
(SNA; sistema nervoso autonomo), non controllabile.

● sfintere esterno costituito da una muscolatura striata e quindi soggetto alla contrattilità
volontaria.

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