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Istologia

IL SISTEMA DIGERENTE

Prof. Angelo Lombardo – 11/11/2022– Autori Caciolli, Mascherpa– Reviewer Fiore, Ricciardi

Il sistema digerente è composto da diversi organi.


Comprende la cavità orale , l’esofago, lo stomaco, l’intestino tenue e crasso fino alla cavità anale.
A questi si associano le ghiandole extramurali, il fegato e il pancreas che collaborano insieme al
sistema digerente alla digestione e all’assorbimento delle sostanze. Senza tali ghiandole, che
adoperano una funzione esocrina, il sistema non potrebbe funzionare.

La cavità orale ha il ruolo principale di sminuzzare le sostanze ingerite, lubrificarle e iniziare la loro
digestione grazie agli enzimi contenuti nella saliva.
A questo punto si ottiene il bolo che prosegue nell’ esofago fino allo stomaco, dove si compie il
secondo passaggio della digestione: il bolo diventa chimo.
Il chimo raggiungerà l’intestino tenue dove avverranno la vera e propria digestione e l’assorbimento
delle sostanze.
Ogni giorno ingeriamo 2-8 litri di sostanze: di queste, solo 100-200 ml vengono espulsi.

Il ruolo principale del sistema è ingerire e assorbire i nutrienti. L’ assorbimento avviene


principalmente a livello dell’intestino tenue, e per acqua ed elettroliti, anche nel crasso.
Il tenue può essere diviso in tre parti, duodeno, digiuno e ileo, il crasso in cieco, colon e retto.

Il sistema digerente è un tubo muscolare.


Ciò che cambia tra un distretto e l'altro è la mucosa; uno strato tissutale che si affaccia sul lume del
tubo. Le principali funzioni della mucosa sono relative alla protezione da possibili sostanze
pericolose ingerite, alla secrezione (nello stomaco vengono secreti 2L di sostanze abrasive al giorno)
e all’assorbimento.
La mucosa è divisa in un epitelio superficiale, e un connettivo lasso sottostante, chiamato lamina
propria, al di sotto della quale si trova poi muscolo liscio ( muscolaris mucosa ).
Al di sotto della mucosa si trova la sottomucosa, connettivo denso e irregolare con funzione di
supporto all’ interno della quale scorrono vasi di più grande calibro.
Poi troviamo la muscolaris propria, composta da due strati muscolari, principalmente lisci (nella
prima parte dell’esofago, invece, è striata).
Nella parte più esterna del tratto digerente, quando il sistema si trova libero, c’è una sierosa, un
sottile strato epiteliale, al di sotto del quale si trova il tessuto connettivo, se invece il sistema si trova
adeso ad altre strutture si ha un’avventizia, uno strato di solo connettivo privo dell’epitelio.
Le variazioni, tra i vari tratti del sistema, sono associate principalmente alla mucosa.

L’ epitelio è la parte funzionante del tubo digerente.


Il primo epitelio che si incontra, così come l’ultimo, ha il ruolo di proteggere l’organismo, in quanto
all’interno del tubo digerente può transitare materiale abrasivo. Si ha infatti un epitelio
pluristratificato squamoso non cheratinizzato (questo, nell’ ultimo tratto del tubo digerente,
inizierà a diventare cheratinizzato).
Nello stomaco si trova un altro epitelio sempre protettivo, ma anche secernente.
La funzione secernente rimarrà anche nel resto del digerente anche se meno sviluppata.
Qui l’epitelio è monostratificato e colonnare.
Per tutta l’altezza della lamina propria si approfondano ghiandole tubulari.
L’ epitelio semplice e colonnare si trova anche nell’ intestino, ma il suo ruolo principale è
l’assorbimento.
Si sviluppano in questo caso strutture specifiche che hanno il ruolo di supportare la funzione di
assorbimento (villi e microvilli).

Al di sotto del tessuto epiteliale c’è il tessuto connettivo lasso, molto simile al derma papillare, che
si chiama lamina propria.
Può ospitare alcune ghiandole, capillari fenestrati, vasi linfatici che possono supportare le attività
metaboliche delle cellule proprie di questo tessuto.
La lamina propria ospita molte cellule del sistema immunitario, spesso ben organizzate in noduli
linfatici ( simile al linfonodo ma privo di capsula esterna ): si parla di GULT ; tessuto linfoide associato
al sistema digerente al quale sono attribuite importanti funzioni locali, ma anche sistemiche.

Muscolaris mucosa: doppio strato di cellule muscolari lisce.


Non si occupa della peristalsi, serve per allargare e avvicinare le strutture presenti all’intero della
lamina propria, quindi per cambiare forma alla mucosa.
È formata da uno strato circolare interno e longitudinale esterno.

La sottomucosa ha una funzione strutturale. Si tratta di tessuto connettivo che presenta fasci di
collagene molto spessi che sostengono la mucosa. In esso alloggiano vasi di più ampio calibro.
All’ interno di questo tessuto sono presenti plessi o gangli nervosi , come il plesso di meisner che
innervano la mucosa e la sottomucosa.

La Muscolaris esterna è composta principalmente da due strati di muscolatura liscia ( eccezion fatta
per il primo tratto dell’ esofago ), uno circolare e uno longitudinale.
Tra i due starti si trova un altro plesso nervoso che controlla in modo autonomo la contrazione.
Alcuni di questi starti, in particolare quello circolare, si espandono in alcuni contesti come quando
vengono a formarsi gli sfinteri.

Sfinteri: gli sfinteri sono anelli di muscolatura liscia e sono:


• Faringoesofageo;
• sfintere inferiore, tra esofago e stomaco;
• sfintere pilorico tra stomaco e primo tratto del duodeno
• valvola ileocecale, tra tenue e crasso,
• sfintere anale
Sono principalmente delle espansioni degli strati muscolari più esterni.

ESOFAGO
È un organo che fa transitare il cibo.
Ha un epitelio pluristratificato pavimentoso non cheratinizzato. È un epitelio protettivo
Sotto l’epitelio si vede, non facilmente, lo stato muscolare.
A livello della sottomucosa si possono trovare strutture ( oltre agli aggregati linfoidi che si trovano
lungo tutto i sistema ) che permettono di identificare l’organo, ovvero delle ghiandole. Queste
hanno la funzione di produrre muco lubrificante che favorisce il passaggio del cibo. Ci sono due tipi
di ghiandole: quelle propriamente dette e quelle cardiali. Le ultime si trovano solo nella lamina
propria e in prossimità della giunzione con lo stomaco, le altre ghiandole si approfondano anche
nella sottomucosa. Ciò che varia è il
del muco; le cardiali producono un muco principalmente alcalino.

Tra esofago e stomaco c’è una transizione abbastanza netta tra i tipi di epitelio.
La Muscolaris esterna forma lo sfintere esofageo inferiore. La funzione dello sfintere è supportata
anche dal diaframma, e serve per impedire che il contenuto dello stomaco possa rifluire nell’
esofago.
Il muco delle ghiandole cardiali ha funzione tamponante, infatti Il contenuto dello stomaco è
altamente acido, e il suo reflusso può provocare danno all’ epitelio esofageo.
Lo Stomaco ha un epitelio monostratificato colonnare secernente.

REFLUSSO: si ha quando il contenuto dello stomaco refluisce nell’ esofago.


L’epitelio dell’ esofago riesce a resistere all’ attacco dell’acido, se però l’ insulto è prolungato l’
epitelio viene progressivamente eroso.
Questo epitelio è particolare, ha un’ elevata plasticità dipendente dalle condizioni dell’ ambiente
esterno. Può andare incontro a un processo chiamato metaplasia.
Il Reflusso cronico porta a metaplasia ma anche a un’infiammazione cronica che a sua volta può
sfociare in un tumore in quanto, cellule le erose dall’ acido , per ristabilire la barriera, continuano a
proliferare aumentando il rischio di mutazioni.
La frequenza di questi carcinomi sta aumenatando.
La metaplasia è un evento adattativo: è un cambiamento reversibile dell’ identità cellulare. Un tipo
cellulare viene rimpiazzato da un altro tipo cellulare, più adatto, proveniente dallo stesso tipo di
tessuto.
L’ epitelio può cambiare in funzione dell’ ambiente esterno.
È un evento reversibile, se protratto nel tempo porta ad un carcinoma. Questo non è un processo
totalmente autonomo in quanto prevede anche una situazione di infiammazione protratta nel
tempo.
Sono gli stimoli esterni ad attivare il processo di metaplasia.
Il reflusso acido fa si che l’epitelio pluristratificato diventi monostratificato, simile a quello del primo
tratto dell’ intestino ( sarà dotato di sistemi efficaci di protezione ).
Esistono diversi tipi di metaplasia: essa avviene anche nel sistema respiratorio a causa del fumo. Ciò
provoca un cambiamento dell’epitelio che passa da colonnare a squamoso.
L’epitelio pluristratificato non produce una quantità sufficiente di muco, quello monostratificato è
invece ricco di cellule caliciformi.

La transizione tra gli epiteli dello stomaco e dell’ esofago non è totalmente netta: si trova una striscia
bistratificata di cellule ibride che si occupano di convertire l’epitelio dello stomaco a quello classico
dell’ esofago.
Lo STOMACO ha diverse funzioni, emulsiona il chimo, lo frantuma meccanicamente e
chimicamente.
In funzione del tipo di ghiandole che sono presenti si identificano tre regioni: una cardiale, una
regione che comprende il fondo e il corpo dello stomaco e una pilorica, vicino allo sfintere.
Macroscopicamente sulla superficie ci sono delle rughe ossia delle estroflessioni della sottomucosa
associate alla mucosa.
Microscopicamente presenta delle faveole, piccole invaginazioni dalle quali si dipartono una o più
ghiandole.
Le invaginazioni contengono cellule mucipare caliciformi, cellule ghiandolari, il cui citoplasma
apicale è ricco di granuli di muco. Queste producono muco spesso e viscoso per proteggere l’epitelio
che dovrà resistere all’ ambiente acido.
Il muco è ricco di bicarbonato, e la sua produzione è dettata dalla prostaglandina di tipo due .
Nonostante lo stomaco non abbia una particolare funzione assorbente, la sua parete può essere
attraversata da alcuni tipi di molecole: tra queste c’è l’aspirina che inibisce la prostaglandina e quindi
porta a ipoproduzione di muco e a una maggiore probabilità di erosione delle pareti.
Le ghiandole cardiali, si dipartono dalle faveole, si trovano solo nella lamina propria e contengono
cellule mucosecerneti.
A livello del piloro lo stomaco contiene ghiandole con identica funzione di quelle cardiali
(produzione di muco tamponante protettivo) , nonostante la diversa struttura.
Le ghiandole che secernono HCl ed enzimi proteolitici, sono le ghiandole fundiche, situate nel fondo
e nel corpo dello stomaco.
Queste ghiandole presentano almeno sei tipi di cellule diverse. Sono ghiandole semplici ramificate
tubulari. La parte principale è la faveola con ghiandole che producono muco vischioso (caliciformi),
ci sono poi anche cellule che producono un muco diverso, più solubile.
Inoltre ci sono le cellule principali che si dispongono al fondo della ghiandola; cellule parietali, nella
maggior parte della ghiandola; cellule enteroendocrine e cellule staminali.
Le ghiandole sono formate da fossette gastriche ( faveole), una regione chiamata istmo, un colletto
più lungo e la regione del fondo.

CELLULE PARIETALI

Le cellule parietali, sono disposte nel collo e nel fondo della ghiandola, si occupano di produrre HCl
( componente del succo gastrico) e il fattore intrinseco.
Il pH del succo gastrico è molto basso, 1 o 2, e attiva una proteolisi acida delle proteine mediante le
proteasi. L’ ambiente estremo serve a sterilizzare ciò che ingeriamo.
Le cellule hanno forma particolare, sono eosinofile, e al loro interno troviamo un sistema di
canalicoli intracellulari che presentano dei microvilli sulla superficie. Affianco ai canalicoli ci sono
membrane tubulo-vescicolari contenenti enzimi, e che si fonderanno con i canalicoli quando la
cellula verrà attivata per produrre HCl.
La produzione avviene attraverso l’anidrasi carbonica che scinde CO2 in HCO3- e H+. Il bicarbonato
verrà catturato dalle cellule caliciformi per produrre muco.
L’H+ verrà lasciato nei canalicoli insieme al cloro per formare HCL, rilasciato nel lume del organo.
Le cellule vengono attivate da numerosi stimoli come la gastrina, l’acetilcolina ecc.
Producono anche il fattore intrinseco, questo si lega alla vitamina B12 a livello dello stomaco e nel
duodeno favorirà il suo assorbimento. La vitamina è coinvolta in molti processi biologici come la
sintesi del DNA. La sua assenza porta ad anemia perniciosa, poiché è coinvolta anche nell’
eritropoiesi.
L’ambiente acido non sterilizza del tutto. L’Elicobacter pilori è un batterio che riesce a sopravvivere
e a colonizzare l’ambiente dello stomaco. La sua colonizzazione prolungata provoca un
abbassamento ulteriore del pH: le cellule dello stomaco sentono il pH e se questo si alza, per
esempio a causa dell’ adesione del batterio all’ epitelio, le cellule stesse produrranno sempre più
HCl che abbasserà il pH provocando erosione.
CELLULE PRINCIPALI

Le cellule principali si trovano a livello del fondo dello stomaco.


Hanno il ruolo di produrre enzimi, infatti sulla loro superficie presentano delle vescicole ricche di
proteine tra cui le lipasi deboli e il pepsinogeno
Il pepsinogeno è un proenzima che viene rilasciato all’interno della ghiandola, dove il basso pH lo
attiva trasformandolo in pepsina, la cui funzione sarà a sua volta quella di scindere le proteine.

CELLULE ENTEROENDOCRINE

Le cellule enteroendocrine sono presenti non solo nello stomaco, ma in tutto l’epitelio digerente
quindi anche nell’ intestino tenue e crasso.
Nel loro complesso queste cellule che sono ghiandole unicellulari costituiscono probabilmente la
ghiandola più estesa del nostro corpo.
Alcune di queste cellule non saranno presenti solo nel digerente ma anche nel sistema respiratorio
Le cellule enteroendocrine producono ormoni che hanno attività paracrina ovvero agiscono nelle
prossimità della regione di rilascio, mentre altri entrano nel torrente ematico e successivamente
agiscono su vari organi, alcuni dei quali contribuiscono al sistema digerente.
Gli ormoni prodotti sono di tantissimi tipi, la loro produzione non è del tutto uguale lungo tutto il
tratto del sistema digerente ed inoltre hanno diverse ruoli che possono essere sia locali che non.
Tra questi ormoni prodotti dalle cellule enteroendocrine ricordiamo la gastrina e la
colecistochinina.

GASTRINA
Ormone prodotto dalle cellule G, cellule presenti nell’antro pilorico nel duodeno.
Queste cellule presentano sulla loro superficie dei recettori in grado di percepire il contenuto dello
stomaco e di produrre successivamente a questo l’ormone gastrina.
A questo punto la gastrina prodotta attiva le cellule parietali le quali rilasciano a loro volta HCl.
Quindi quando lo stomaco si riempie, la gastrina viene prodotta e HCl viene rilasciato.
La funzione di HCl dovrà poi essere interrotta attraverso un meccanismo di feedback negativo che
sfrutta delle particolari cellule, situate in prossimità delle cellule parietali, che bloccheranno la
produzione di protoni.
La gastrina aumenta inoltre la crescita degli epiteli della mucosa ed agisce su vari organi tra cui le
cellule di Langherans stimolando la produzione di insulina.

COLECISTOCHININA
Ormone prodotto dalle cellule I presenti a livello del duodeno.
La colecistochinina agendo sulla cistifellea favorisce il rilassamento dello sfintere pilorico e quindi
favorisce il transito nel duodeno.

Alcune delle sostanze prodotte da queste cellule come il bicarbonato vengono rilasciate da alcuni
tipi cellulari presenti a livello del fondo dello stomaco e, attraverso i capillari fenestrati,
raggiungono le cellule presenti nella ghiandola. Qui verranno catturati dalle cellule situate a livello
delle faveole o fossette per produrre un muco tamponante.

INTESTINO TENUE
L’epitelio dell’ intestino tenue è significativamente diverso da quello presente a livello dello
stomaco che può essere identificabile come epitelio ghiandolare.
L’epitelio di questo tratto, nonostante sia in grado di secernere comunque sostanze, viene
identificato come un epitelio assorbente
Si sviluppano infatti a questo livello delle strutture che favoriscono l’assorbimento e vengono
rilasciate dal duodeno delle sostanze tra cui la bile e altri proenzimi provenienti dal pancreas al
fine di facilitare anche il processo di digestione.

Macroscopicamente sono evidenti sulla superficie dell’ intestino tenue dell’estroflessioni della
sottomucosa chiamate pliche circolari.
Al di sopra di queste pliche o tra una plica e l’altra è visibile un epitelio che sempre si estroflette
all’interno del lume dell’ intestino grazie a delle strutture chiamate villi.
Infine si può notare come alcune cellule, chiamate enterociti, presenti su questi villi presentino
delle ulteriori estroflessioni chiamate microvilli .
Fondamentalmente queste estroflessioni (prima del connettivo sottostante, poi della lamina
propria e poi sulla superficie degli enterociti) hanno il ruolo di aumentare notevolmente l’area di
assorbimento.

Microscopicamente si intravedono dei pili presenti sulla superficie della mucosa a cui si associano
le ghiandole di Lieberkuhn.
All’interno del villo troviamo la lamina propria, in quanto questa struttura non è altro che un’
estroflessione proprio di questo strato, all’interno del quale sono presenti numerosi capillari che
hanno il ruolo di nutrire le cellule epiteliali a questo livello ma anche di raccogliere le sostanze che
vengono assorbite da quest’ultime.
In particolar modo, all’interno di ciascuno di questi villi, individuiamo il capillare linfatico a fondo
cieco all’interno del quale oltre a scorrere la linfa, verranno convogliate tutte le sostanze
assorbite.

La lamina propria di questo tratto è ricca di cellule di vario tipo e principalmente di cellule di tipo
linfoide.
Nella prima parte del duodeno, così come nell’esofago, sono presenti numerose ghiandole che si
approfonderanno anche all’interno della sottomucosa. Queste ghiandole prendono il nome di
ghiandole di Brunner ed hanno il ruolo di produrre muco tamponante al fine di tamponare
l’acidità del chimo.
I tipi cellulari presenti a livello di questo epitelio sono almeno sei ed ognuno di questi ha una
funzione diversa
ENTEROCITI
Presentano sulla loro superficie apicale dei microvilli.
Gli enterociti sono cellule che contribuiscono ai processi digestivi, all’assorbimento di nutrienti e
alla secrezione di alcune sostanze.
Alcune sostanze che vengono assorbite da queste cellule a partire dal torrente ematico finiranno,
a seconda della loro dimensione, all’interno dei capillari fenestrati mentre altre direttamente nel
dotto linfatico
Gli enterociti costituiscono un epitelio di tipo colonnare, caratterizzato dalla presenza di giunzioni
aderenti che fanno si che questo epitelio funga da barriera nei confronti di alcune sostanze
tossiche, che posso penetrare nel nostro organismo.
(Possiamo quindi affermare che viene effettuato un controllo di tutto ciò che attraversa questo
epitelio).
In molti tratti dell’ intestino queste giunzioni non sono permeabili all’acqua.
Le cellule a livello della regione laterale sul versante basale non sono particolarmente adese, di
conseguenza riversano molte sostanze all’interno di regioni chiamate pliche, che diffonderanno
successivamente nei capillari sottostanti.
Sono infatti presenti a questo livello le pompe sodio-potassio, ATPasi che aumentano la
concentrazione di sodio, che permettono il riempimento della plica di sodio ed acqua ( la
concentrazione elevata di sodio richiama acqua) che verrà spinto a livello del capillare .

Sulla superficie dei microvilli che gli enterociti presentano si viene a formare il glicocalice, ovvero
un ammasso di proteine di vario tipo.
Alcune di queste proteine hanno funzione digestiva, mentre altre fungono da trasportatori per
convogliare il passaggio di sostanze dentro e fuori il versante apicale delle cellule.
Sono identificabili infatti numerose vescicole di trasporto da fuori all’interno della cellula così
come dalla cellula all’ambiente esterno.

Gli enterociti assorbono tutti I nutrienti presenti nel chimo tra cui I trigliceridi, i quali vengono
trasformati in glicerolo e grasso saturo.
I trigliceridi ,però, non essendo solubili necessitano per essere assorbiti dagli enterociti che entri in
gioco la bile.
Quest’ultima viene prodotta dal fegato e poi riversata nella cistifellea e ha la funzione di
emulsionare acidi grassi e colesterolo facilitando l’assorbimento a livello del lume intestinale di
queste sostanze dopo essere state processate.
I trigliceridi vanno così a costituire delle strutture ricche di proteine, colesterolo e fosfolipidi
chiamate chilomicroni, i quali una volta rilasciati all’interno delle pliche delle cellule in funzione
della loro dimensione, finiranno a livello del vaso linfatico presente nel villo. Da qui raggiungono il
dotto toracico, poi la vena succlavia di sinistra e infine il torrente ematico (molto del sangue
proveniente dall’investitore andrà a finire nel fegato)

Il glicocalice è importante nel processo di digestione: è presente L’enzima enterochinasi che


converte il tripsinogeno in tripsina ed inoltre attiva molti degli enzimi provenienti dal pancreas.
Il pancreas è infatti una ghiandola, la cui parte esocrina produce enzimi coinvolti nella catalisi e nel
processamento di molte sostanze che noi ingeriamo.
Questo organo produce proenzimi che vengono attivati solo in loco ovvero all’interno dell’
intestino per evitare che la loro prematura attivazione possa danneggiare l’organo stesso.
Carboidrati e altre sostanze vengono scomposte in componenti singoli da questi enzimi e sulla
superficie del glicocalice vengono trasportate all’interno della cellula da specifici trasportatori.
Uno tra questi trasportatori è la lattasi, enzima che taglia il lattosio in glucosio e galattosio
(nell’intolleranza al lattosio questo enzima è mutato).

L’intolleranza al glutine è un esempio di patologia che può danneggiare l’epitelio dell’ intestino
È una malattia autoimmune che porta al danneggiamento di molte cellule dell’epitelio con
conseguente compromissione delle funzioni (perdita superficie di assorbimento).
Si attiva una risposta immunitaria incontrollata dell’individuo contro il “self” che in questo caso
sono le cellule dell’epitelio intestinale.

CELLULE DI GOBLET (o cellule mucipare caliciformi)


Producono muco protettivo e lubrificano le pareti dell’ intestino affinchè il contenuto del lume
possa transitare senza eccessivi attriti.
Sono simili sia strutturalmente che funzionalmente agli enterociti e non a caso il loro numero
aumenta passando dal duodeno alle parti terminali dell’ileo e ulteriormente a livello dell’ intestino
crasso.
Tra gli stimoli esterni che favoriscono la produzione di muco ci sono i batteri: la flora intestinale
bassa provoca una produzione di muco diminuita così come il numero delle cellule Goblet.

CELLULE DI PUNNET
Sono cellule con caratteristiche di immunità innata.
Sulla loro superficie apicale sono presenti infatti dei granuli ricolmi di enzimi con attività
antimicrobica.
Hanno un ampio spettro di attività infatti in secondo luogo hanno anche la funzione di fare guarire
le cellule staminali dell’ intestino che vivono esattamente in questa posizione.
Gli enterociti e le cellule di goblet sono presenti sia nell’ epitelio che tappezza il villo, sia
nell’epitelio che tappezza la ghiandola ad esso associato. Le cellule di punnet invece sono
esclusivamente presenti a livello del fondo della ghiandola li Lieberkuhn.

CELLULE ENTEROENDOCRINE
Come abbiamo visto precedentemente, quando il chimo raggiunge il duodeno, la colecistochinina
viene prodotta da queste cellule affinché la cistifellea rilasci la bile all’interno del duodeno.

CELLULE M
Sono cellule che vanno a costituire degli aggregati linfoidi ben sviluppati a livello dell’ileo.
Presentano delle microinvaginazioni sulla loro superificie e formano l’epitelio che tappezza la
superficie dei noduli linfatici che vanno a costituire le placche di Peyer.
Hanno funzioni immunitarie: ospitano all’interno di specifiche tasche le cellule del sistema
immunitario e facilitano il transito di microrganismi o antigeni dal lume fino a loro.
PERISTALSI:
Il movimento peristaltico è il movimento del chimo.
Affinchè avvenga questo movimento è necessaria una contrazione dello strato circolare associata
a una contrazione dei fasci longitudinali del tubo digerente.
In particolar modo la contrazione dello strato circolare porta alla segmentazione ovvero al
rimescolamento del contenuto del lume dell’ intestino, mentre la contrazione dei fasci
longitudinali convoglia questo contenuto verso le parti terminali dell’ intestino.

In conclusione, possiamo dire che l’intestino è un sistema che svolge il ruolo di processare e
assorbire nutrienti ma al contempo ha uno spiccato ruolo immunitario non esclusivamente locale.

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