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ISTITUZIONI DI FISICA

NUCLEARE
Dott.Giacomo Volpe

giacomo.volpe@ba.infn.it

A.A. 2021/2022
1
Argomenti del corso

• Elementi di struttura e sistematica del nucleo


• Modelli e fisica del nucleo atomico
• Decadimenti radioattivi
• Decadimento alfa
• Decadimento beta
• Decadimento gamma
• Reazioni nucleari – Fissione e Fusione

Testo consigliato:
Kenneth S. Krane: Introductory Nuclear Physics, Ed. J.Wiley & Sons
Altri testi:
B. Povh,K.Rith.... : Particelle e Nuclei , Ed. Bollati Boringhieri
E.Segré: Nuclei e Particelle, Ed. Zanichelli

2
Stati eccitati ( eV)

Livello fondamentale

Stati eccitati ( MeV)

Livello fondamentale

Stati eccitati ( GeV)

Livello fondamentale

3
CAP. 1: ELEMENTI DI STRUTTURA E SISTEMATICA DEL
NUCLEO

1. Concetti e terminologia di base


2. Masse nucleari ed energia di legame
3. Descrizione fenomenologica dell’energia di
legame «B»
4. Dimensioni del nucleo
5. Momenti nucleari e forme nucleari

4
1. CONCETTI E TERMINOLOGIA DI BASE
Il nucleo è composto da protoni e neutroni interagenti
tramite le forze nucleari. Esso può essere descritto
attraverso pochi parametri: Carica elettrica - Raggio -
Massa - Energia di legame - Momento angolare - Parità -
Momenti di dipolo magnetico e di quadrupolo elettrico -
Energie degli stati eccitati.

Particella Simbolo Massa (a.m.u.) Carica (C)


Elettrone
Protone p
Neutrone n 0

Caratteristiche:
• Forza attrattiva: corto range ( 2 fm)
• Core repulsivo: < 0.5 fm
• Min:posizione di equilibrio fra le forze

5
Una specie nucleare è caratterizzata dalla carica positiva totale all’interno del nucleo e dal
numero totale di unità di massa.

• CARICA NUCLEARE = +Ze Z numero atomico = numero di protoni


e carica elementare

• NUMERO DI MASSA (A) = Z + N con N = numero di neutroni

Nuclide: specie nucleare definita chimicamente da Z e fisicamente da A, indicato come ZA XN


dove X è il simbolo dell’elemento.

• ISOTOPI: nuclidi con lo stesso


numero di protoni Z, ma diverso
numero di neutroni N ( quindi ≠ A)

• ISOBARI: nuclidi con lo stesso


numero di massa A (e diversi sia Z
che N)

• ISOTONI: nuclidi con lo stesso


numero di neutroni N, ma diverso
numero di protoni Z ( e quindi ≠ A)
6
2. MASSE NUCLEARI ED ENERGIA DI LEGAME
La massa di un nucleo risulta essere minore della somma delle masse dei nucleoni componenti

< [ Zmp + Nmn ]


N Difetto di
M Z,A massa

I nucleoni, quando sono legati nel nucleo, hanno massa


minore di quando sono liberi, ciò vuol dire che l’energia
persa dai nucleoni corrisponde all’energia con cui essi sono
legati nel nucleo. Il difetto di massa è dunque un’energia e
si definisce come energia di legame nucleare (binding
energy). L’energia di legame di un nucleo è quindi l’energia
minima richiesta per separare il nucleo nei suoi
componenti (nucleoni)

La massa nucleare 𝑀𝑋 di un dato isotopo 𝐴𝑍𝑋𝑁 è legata alla massa atomica 𝑚𝐴 dalla relazione
Z EBbii è l’energia di legame dell’i-esimo elettrone (~10−100
M X c  mA c  Z me c   E bi
2 2 2
keV trascurabile rispetto alle energie di massa atomiche
i1
dell’ordine di 𝑚𝐴 𝑐 2 ~𝐴𝑚𝑁 𝑐 2 ~𝐴 ∙ 1000𝑀𝑒𝑉)

B  {Zm p  Nmn  [m( AX )  Zme ]}  c 2
7
Raggruppando le masse di protone ed elettrone nella Z di un atomo di H

B  [ Zm(1H )  Nmn  m( AX )]  c 2

• Neutron separation energy Sn : energia necessaria per rimuovere un n da un nucleo 𝐴𝑍𝑋𝑁

Sn  m( A 1
Z X N 1 )  m n  m( A
Z X N )  B( A
Z X N )  B( A 1
Z X N 1 )

• Proton separation energy Sp : energia necessaria per rimuovere un p da un nucleo 𝐴𝑍𝑋𝑁


 1 1
S p  m(ZA1 X N )  m p  m( ZA X N )  B( ZA X N )  B(ZA1 XN )

Considerazioni

Analogia tra Energia di separazione in Fisica Nucleare ed Energia di ionizzazione in Fisica
Atomica
 Informazioni su i nucleoni esterni (nucleoni di valenza)

 Evidenza sulla Struttura a shell del nucleo atomico simile a quella dell’atomo

8
Dividendo B per il numero di massa A si ottiene l’energia di legame per nucleone.
Proprietà:

 B/A≈ 8MeV per nucleone ±10%


 Positiva per tutti i nuclei  forza nucleare è attrattiva
 Quasi costante per A > 20  saturazione della forza
nucleare pari-pari
(p-p)
 Presenta dei picchi per A = 4K (con K=1,2,3…) e Z = A/2
 configurazioni multipli di (2n-2p) particolarmente stabili
 Nuclei (p-p) più stabili dei nuclei (d-d)  effetto di
dispari-dispari
accoppiamento tra i nucleoni con spin opposti. (d-d)
 La curva raggiunge un picco vicino ad A = 60 dove quindi i
nuclei risultano essere più legati  si può guadagnare
energia:
 in reazioni con nuclei leggeri (A < 60) che
portano a produrre un nucleo più
pesante (fusione)
 un nucleo con A > 60 si scinde in due
nuclei più leggeri (fissione)
L’ andamento decrescente di B/A per grandi
valori di A > 56 è spiegato dalla presenza del
contributo della repulsione Coulombiana che
aumenta all’aumentare di Z.
9
3. DESCRIZIONE FENOMENOLOGICA DELL’ENERGIA DI LEGAME “B”
Modello a goccia di liquido

 Nucleo sferico con raggio proporzionale a A1/3 densità indipendente dal numero
di nucleoni
 Nucleo come una goccia di liquido incompressible nucleoni equivalenti alle
molecole
Si trascurano le proprietà quantistiche dei singoli nucleoni
 Nucleo costituito da:
- Insieme (“Core”) di nucleoni stabile centrale dove la forza nucleare è completamente
saturata
- Strato superficiale di nucleoni che non sono completamente legati

Questo legame più debole alla superficie diminuisce l’effettiva energia di legame per
nucleone (B/A). L’attrazione dei nucleoni dello strato superficiale verso il “core” equivale
alla tensione superficiale nei liquidi
10
• Termine di volume Bvol (totale saturazione dell’interazione nucleare)
B varia linearmente con A e non con A(A-1)≅A2 in quanto ogni nucleone attrae soltanto i
nucleoni più vicini e non tutti, infatti dallo scattering di elettroni si ricava che la densità
nucleare ρ ≈ costante  ogni nucleone ha circa lo stesso numero di nucleoni vicini e
quindi ogni nucleone contribuisce circa alla stessa quantità di energia di legame.
Bvol » av ® Bvol » av A
A
• Termine di superficie Bsup
I nucleoni che si trovano sulla superficie del nucleo risultano essere meno legati e quindi
Bvol sovrastima l’energia di legame, occorre sottrarre un termine proporzionale all’area
della superficie:
2 1
Bsup   R 2
Bsup   a s A 3
essendo RA 3

• Termine di repulsione coulombiana Bcoul

I protoni entro il nucleo si respingono occorre quindi sottrarre un ulteriore termine;


inoltre poichè ogni protone respinge tutti gli altri e considerando il nucleo come una
sfera di raggio R con una distribuzione omogenea di carica, si ha:

Z ( Z  1) 3 e 2 Z ( Z  1) Z2
Bcoul  Bcoul    ac 1 / 3
R 5 4 o Ro A1/ 3
A
11
Z2
L’espressione dell’energia di legame B, i cui termini sono B  av A  a s A 2/3
 ac 1/ 3
di origine classica, non tiene conto del fatto che: A

 I nuclei più leggeri con N=Z sono stabili o hanno un legame maggiore
 Abbondanza naturale di nuclei pari-pari o scarsezza dei nuclei dispari-dispari (entrambi A
pari) evidenze principalmente dovute agli effetti quantistici di spin (spiegate con Termini
addizionali)
• Termine di simmetria (o asimmetria) Basym,
Favorisce nuclei con Z=N diventando via via meno importante al crescere di A.
Per la stabilità, infatti, nei nuclei pesanti N>Z questa asimmetria introduce una forza
nucleare non legante funzione dell’eccesso di neutroni (N-Z):
Basym  Bsym  (N - Z)  (A - Z - Z)  (A - 2 Z) ;
2 2 2
Bsym   asym
 A - 2Z 
2

A
• Termine di pairing (accoppiamento) Bp
Tiene conto del fatto che nucleoni tendono ad accoppiarsi e in coppia sono più stabili
(energia più bassa). Si introduce quindi un termine (ad hoc) pairing energy . Si trova
conferma di questa «forza di accoppiamento» semplicemente guardando ai nuclei con A
pari che esistono in natura: solo 4 nuclei con N e Z dispari (2H, 6Li, 10B, 14N) e mentre 167
nuclei con N e Z pari.
 A pari ( p - p ) ; ( Z & N pari )
Bp  0 A dispari ( Z o N dispari )
 A pari ( d - d ) ; ( Z & N dispari ) con   a p A-3 / 4 12
Formula semiempirica dell’energia di legame

Z2 (N  Z) 2
B  av A  as A 2 / 3  ac 1/ 3  asym  a p A 3 / 4
A A

I dati sistematici di B sono fittati con questa funzione fornendo i valori delle costanti


Nota: Le figure riportano l’energia nucleare per nucleone B/A in funzione di A

13
Formula semiempirica delle masse (Bethe-v.Weizsacker)

La massa di un nucleo può essere calcolata usando la definizione di energia di legame B

B(Z, A)
M(A,Z)  Zm p  (A  Z)mn 
c2

Z 2
(A - 2Z) 2
dove B = av A - asA2 / 3 - ac 1/ 3 - asym ± ap A-3 / 4
 A A
Formula semiempirica delle masse: La massa di un nucleo dipende dal numero di massa
A e del numero di protoni Z, e per A = costante è proporzionale a Z2 (parabola delle
masse).

MN (A,Z) = a Z 2 - b Z + g A ± d

ac 4asym
dove :   1 / 3  ;   mn  m p  4asym ;
A A
a
  mn  av  1s/ 3  asym ;   a p A3 / 4
A
14
Parabola delle masse
Per A costante (isobari) si può trovare il valore di Z per cui la massa M (Z,A) assume il valore
minimo che corrisponde alla stabilità (l’energia di legame B(A,Z) ha un massimo).

M N (A,Z )  Z 2Z  A 


   m p  m n  2a c 1/ 3  4a sym   0
 Z A cos t A  A 

  
A m n  m p  4a sym 
Z0 
2  a c A 2 / 3  4a sym 
 
sostituendo i valori delle costanti si ha :
A
Z0 
1.98  0.015A 2 / 3


In una sequenza di isobari ci sarà un nucleo con massa più piccola che sarà stabile rispetto al
decadimento. Nuclei con Z minore rispetto a quello a massa minima decadranno β-, mentre i
nuclei con Z maggiore possono decadere β+ o per cattura elettronica. Viceversa, per A pari, le
parabole sono 2 per la presenza del termine di accoppiamento , separate di 2δ e possono
esserci anche 2 o 3 isobari stabili, separati di 2Z. 15
Considerazioni

Analogia tra Energia di separazione in Fisica Nucleare ed Energia di ionizzazione in Fisica


Atomica
 Informazioni su i nucleoni esterni (nucleoni di valenza)
Evidenza sulla Struttura a shell del nucleo atomico simile a quella dell’atomo

Parametrizzazione dell’energia di legame:  Formula semiempirica delle masse e Modelli


nucleari

• Modello a goccia liquida:(nucleo= goccia di liquido quantistico)


Densità costante - Forza a corto range - Saturazione – Deformabilità -Tensione
superficiale  Bvol ,Bsup, Bcoul
• Modello a gas di Fermi : valido per basse energie di eccitazione. Stima dell’energia
cinetica media dei nucleoni all'interno del nucleo Bsym
• Modello a shell: i nucleoni sono trattati individualmente  Bsym, Bacc

16
Misure di massa

Lo spettrometro di massa è uno strumento utilizzato per determinare la massa atomica


e le relative abbondanze in un campione di materia ordinaria, sfruttando 2 effetti legati
alla massa e alla carica della particella in movimento:
• La traiettoria di una particella carica in moto può essere modificata da un campo EM e
la deviazione è funzione del rapporto m/Z: a parità di carica le particelle di massa
minore subiranno una deviazione maggiore
• Le particelle cariche, accelerate da un campo elettrico, assumono velocità diverse a
seconda della massa: a parità di carica, le particelle di massa maggiore assumono
velocità minore
qE  qvB mv  qBr
E mv 1. Sorgente di ioni
v r
B qB 2. Selettore di velocità
qrB 2
3. Selettore di momento
 m
E

Per misurare masse con una


precisione dell’ordine 10-6, si devono
conoscere r, E e B con la stessa
precisione  calibrazione con massa
di riferimento 12C

17
Lo spettrometro di massa permette di misurare, in un campione chimico, le percentuali
isotopiche (abbondanza dei nuclidi) attraverso misure di corrente di ioni (selezionati) che
attraversano una slitta di uscita che sostituisce la lastra fotografica. Variando E o B si può
investigare un range di massa.
Dall’area dei picchi si risaleo alle abbondanze relative degli isotopi stabili

Spettro di massa del Kr

78Kr 0,35% 83Kr 11,5%

80Kr 2,27% 84Kr 57,0%

82Kr 11,6% 86Kr 17,3%


18
4. DIMENSIONI DEL NUCLEO
SCATTERING RUTHERFORD

1. Urto elastico
2. M >> m e bersaglio puntiforme,
con m massa del proiettile e M
dN/d

massa del bersaglio


3. Interazione di tipo coulombiana

1 zZe2
F
sin 4 ( / 2) 4 0 r 2

angolo di scattering 19
4. DIMENSIONI DEL NUCLEO
Il raggio di un nucleo non è una quantità ben definita dal momento che il nucleo non può
essere considerato come una sfera solida con contorni ben delimitati.
L’informazione sul raggio dipende dal tipo di interazione che si sfrutta per studiarlo, dipende
cioè dal tipo di particella che si usa come sonda.
Tutte le investigazioni di tipo fenomenologico portano alla semplice relazione per le
dimensioni radiali del nucleo come funzione del numero di nucleoni A (numero di massa).

R= r0A1/3

Il raggio misurato dipende dal tipo di esperimento effettuato, in cui viene determinato il
valore di r0 (= 1.2-1.5 fermi).
Nell’approssimazione di nucleo sferico si trova che la densità nucleare è :

Unità di massa atomica


M N ( A, Z ) A 1.66 1024 g 3 1.66
    1015 g / cm 3  2.2 * 1014 g / cm 3
4 3 4
 (1.2 1013  A1 / 3 )3 cm 3 4 1.2
3
R
3 3

20
Le misure mostrano che i nuclei non sono sfere con una superficie definita in modo netto:
al loro interno la densità di carica (o materia) è praticamente costante mentre alla
superficie si annulla in modo graduale. Inoltre essendo la forza nucleare indipendente dalla
carica e a corto range di azione in ogni punto del nucleo si ha:
N A A
 materia   protoni   neutroni   protoni   protoni   protoni   carica
Z Z Z
 neutroni N
essendo  costante =
 protoni Z

e quindi: ρcarica(r) ≅ ρmateria(r)

• Metodi Elettromagnetici  raggio della distribuzione di carica nucleare (si misurano gli
effetti dell’interazione elettromagnetica con il nucleo)
 Scattering di elettroni
 Misure di energia elettrostatica dei nuclei speculari
ρcarica(r) = distribuzione dei protoni
• Metodi Nucleari  raggio della distribuzione di materia nucleare (si misurano gli effetti
dell’interazione nucleare forte). Lo studio è più complesso in quanto si hanno allo stesso
tempo interazioni nucleari ed elettromagnetiche.
 Scattering di particelle , p
 Scattering e assorbimento di neutroni
 Vite medie di emettitori di particelle  (decadimento )
ρmateria(r) = distribuzione dei protoni e dei neutroni = ρprotoni(r) + ρneutroni(r) 21
La “dimensione» dei nuclei” = raggio medio della distribuzione di carica (o materia) nucleare
può essere determinata attraverso la misura della sezione d’urto differenziale in esperimenti
di scattering elastico di elettroni e/o particelle  da parte di nuclei.

Sezioni d’urto di scattering elastico

• Scattering elastico di particelle cariche (puntiforme) a spin 0 su nuclei ( puntiformi) a spin 0

Sezione d’urto di Rutherford ( Ze2 ) 2


( dd ) Ruth 

( 4 0 ) 2 4 E 2 sen 4
2
• Scattering elastico di elettroni (puntiformi) su nuclei a spin 0 non puntiformi

d d 2 2
 ( ) Ruth F(q )
dΩ dΩ

dove F(q2), chiamato fattore di forma, indica il rapporto tra una distribuzione estesa di carica
e una distribuzione puntiforme, e il raggio nucleare vi entra come parametro.
I valori del raggio nucleare si ottengono confrontando le misure delle due sezioni d’urto.

22
Raggio della distribuzione di carica: scattering elastico di elettroni di alta energia

Lo scattering di elettroni dai nuclei fornisce precise informazioni circa la dimensione dei
nuclei e la distribuzione di carica nucleare. L’elettrone è una “sonda” nucleare migliore della
particella  in quanto è una particella puntiforme e può penetrare nel nucleo.
• Per basse energie (elettrone non penetra nel nucleo) lo scattering dell’elettrone è descritto
dalla formula di Rutherford .
• Per alte energie (elettrone relativistico = “sonda” nucleare) la sezione d’urto di Rutherford
viene modificata.(caso di scattering elastico di elettroni su nuclei a spin 0 non puntiformi).

Gli elettroni non risentono della forza nucleare,


Scattering nucleare =
lo scattering da parte del nucleo è dovuto solo =figura di diffrazione
alla interazione Coulombiana con la
distribuzione di carica nucleare.
Sperimentalmente, trascurando gli effetti di spin
degli elettroni, si trova:

d  d 
 
d  d  Ruth
Ciò implica che la carica nucleare non è puntiforme
ma ha una distribuzione estesa (r). 23
La sezione d’urto sperimentale ha un andamento diffrattivo con massimi e minimi.
I minimi non vanno a zero come nel caso di uno spettro di diffrazione di un’onda luminosa
da parte di un disco opaco perché il nucleo oltre a non essere un disco non ha dei contorni
netti.
1) Stima di R attraverso la figura di diffrazione
Dualismo onda-corpuscolo: il fascio di elettroni è trattato come un’onda di lunghezza d’onda

λ= h = hc = hc Piccola fenditura:
p pc E Diffrazione da
apertura circolare

I nuclei bersaglio diffrangono l’onda associata all’elettrone Piccolo ostacolo:


Diffrazione da disco
opaco circolare

Per determinare le dimensioni e la forma di un oggetto è possibile esaminare la radiazione


da esso diffusa. Per vedere un oggetto nei suoi dettagli, la lunghezza d’onda della radiazione
che lo “illumina” deve essere più piccola delle dimensioni dell’oggetto.
Scattering nucleare = diffrazione dell’onda incidente associata all’elettrone da parte del
nucleo, dove λ  dimensioni nucleari
Per i nuclei λ≤ 10 fermi , si ha:
λ = = = c
= =
c 197.32MeV * fermi
2π p pc E E(MeV) p ≥100MeV/c e Einc>100 MeV
24
La determinazione del primo minimo della figura di diffrazione permette di ottenere una
stima del raggio del nucleo. Infatti:
 
sin   0.61  R  0.61
R sin 
Se consideriamo un fascio di elettroni con energia di 420 MeV

- Per il nucleo di 12C  R = 2.4 fermi


- Per il nucleo di 16O  R=2.6 fermi

Queste tuttavia sono stime approssimate perchè il


potenziale di scattering e in 3D e può solo essere
approssimato alla diffrazione da disco bidimensionale.
25
La sezione d’urto può essere ricavata sperimentalmente dal rapporto fra il numero di
particelle scatterate/t e il flusso incidente. Vogliamo mostrare come teoricamente si giunge
allo stesso risultato nell’approssimazione di Born in cui lo stato iniziale e finale sono
considerati onde piane e si trascura il rinculo del nucleo.

• La rate di conteggi dipende dalle caratteristiche del potenziale di interazione V(r). In una
reazione, questo potenziale trasforma la funz. d’onda dello stato iniziale 𝜓𝑖 nella funzione
d’onda dello stato finale 𝜓𝑓 . L’elemento della matrice di transizione è

ℳ𝑓𝑖 = 𝜓𝑓∗ 𝑉(𝑟) 𝜓𝑖 𝑑 3 𝑟

esprime l’ampiezza di probabilità per la transizione in esame.

• La rate di reazione dipenderà anche dal num. di stati finali disponibili. Per il principio di
indeterminazione ogni particella occupa nello spazio delle fasi (sp. 6 dim def. dall’impulso
e dalla posizione della particella) un volume pari a ℎ3 = (2𝜋ℏ)3 .
• Considero una particella diffusa in un volume V e in un intervallo di impulsi p’ e p’+dp’.
Nello spazio degli impulsi questo intervallo corrisponde ad una calotta sferica di raggio
interno p’ e spessore dp’ che occupa quindi un volume 4𝜋𝑝′2 𝑑𝑝′
• Il numero di stati finali disponibili sarà

𝑉 ∙ 4𝜋𝑝′2 ′
𝑑𝑛 𝑝 = 𝑑𝑝
(2𝜋ℏ)3 26
Ricordando che 𝑑𝐸’ = 𝑣’ 𝑑𝑝′, la densità di stai finali nell’intervallo di energia dE’ sarà

𝑑𝑛(𝐸 ′ ) 𝑉 ∙ 4𝜋𝑝′2
𝜌 𝐸′ = =
𝑑𝐸′ 𝑣′ ∙ (2𝜋ℏ)3

Il legame fra rate di reazione, elemento di matrice di transizione e densità degli stati è dato
dalla regola d’oro di Fermi: ‘

(transitioni / sec) 2π 2
lWif = M if r f (E)

𝑑𝜎
𝑁 ∙𝑣
𝑑Ω 𝑎
Inoltre, essendo 𝑊 = 𝑁𝑏 𝑁𝑎
= 𝑉
dove 𝑉 = 𝑁𝑎 /𝑛𝑎 è il volume spaziale occupato dal fascio
delle particelle, la sez.d’urto sarà:

𝑑𝜎 2𝜋 2
= 𝑀 ∙ 𝜌(𝐸 ′ ) ∙ 𝑉
𝑑Ω ℏ ∙ 𝑣𝑎 𝑖𝑓
27
La funzione d’onda iniziale dell’e- ha la forma 𝑒 𝑖𝑘𝑖∙𝑟 , appropriata per una particella libera di
momento 𝒑𝑖 = ℏ𝒌𝑖 . Anche l’e- diffuso può essere visto come una particella libera di
momento 𝒑𝑓 = ℏ𝒌𝑓 e funzione d’onda 𝑒 𝑖𝑘𝑓 ∙𝑟 .

L’interazione V(r) trasforma la funzione d’onda iniziale nella funzione d’onda diffusa e la
probabilità di transizione (Mif) sarà proporzionale al quadrato della quantità:

𝐹 𝑘𝑖 , 𝑘𝑓 = 𝜓𝑓∗ ∙ 𝑉 𝑟 ∙ 𝜓𝑖 𝑑 3 𝑟 = 𝑒 −𝑖𝑘𝑓 ∙𝑟 ∙ 𝑉 𝑟 ∙ 𝑒 𝑖𝑘𝑖∙𝑟 𝑑 3 𝑟

𝐹 𝑞 = 𝑒 𝑖𝑞∙𝑟 ∙ 𝑉 𝑟 𝑑 3 𝑟

a parte un fattore di normalizzazione scelto in modo tale che F(0)=1.

Il potenziale di interazione V(r) dipende dalla densità di carica nucleare Zee(r’), dove r’ è
una coordinata che descrive un punto nel volume nucleare e e(r’) rappresenta la
distribuzione di carica nucleare.

28
L’energia potenziale dV(r) dovuta alla carica dq situata in r’ è data da:
𝑒 𝑑𝑞 𝑍𝑒 2 𝜌𝑒 𝒓′ 𝑑𝑉′
𝑑𝑉 𝑟 = − =−
𝒓 − 𝒓′ 𝒓 − 𝒓′

29
Per trovare l’energia di interazione completa bisogna integrare su tutto il nucleo:

2
𝜌𝑒 𝒓′ 𝑑𝑣
𝑉 𝑟 = −𝑍𝑒
𝒓 − 𝒓′
𝑛𝑢𝑐𝑙𝑒𝑜

Sostituendo V(r) nella espressione 𝐹 𝑞 = 𝑒 𝑖𝑞∙𝑟 ∙ 𝑉 𝑟 𝑑𝑣 e integrando su r, il risultato


opportunamente normalizzato è:

𝐹 𝑞 = 𝑒 𝑖𝑞∙𝑟′ 𝜌𝑒 𝒓′ 𝑑𝑣 ′

Nel caso di simmetria sferica e(r’) dipende solo da r’ e si ottiene:


4𝜋
𝐹 𝑞 = sin(𝑞𝑟 ′ ) 𝜌𝑒 𝒓′ 𝑑𝑟 ′
𝑞

Questa quantità è una funzione di q (modulo di q). Dal momento che abbiamo assunto
scattering elastico, 𝒌𝑓 = 𝒌𝑖 = 𝑘. Noto il momento iniziale dell’e-, q è semplicemente una
funzione dell’angolo  tra le direzioni di pi e pf.

30
Ossia dell’angolo di diffusione dell’e- rispetto alla sua direzione iniziale.

Una misura della probabilità di scattering in funzione dell’angolo a fornisce la dipendenza di


F(q) da q. La quantità f(q) è il fattore di forma del nucleo e la sua antitrasformata di Fourier
fornisce il valore di e(r’)

31
I risultati di questa procedura per i diversi nuclei sono mostrati nella figura sottostante

32
Il fattore di forma si ricava come rapporto
Sezione d’urto misurata

Sezione d’urto calcolata

I dati sperimentali sono fittati per determinare F(q2);


i valori ottentuti dal fit sono usati per invertire la
trasformata e dedurre (r).

Scattering elastico di elettroni su oro (A=197,


Z = 79). Best fit dei dati sperimentali (curva
solida).
R. Hofstadter,
(Electron Scattering & Nuclear Structure, 1963) 33
1. RAGGIO MEDIO: distanza dal centro del
nucleo della zona nella quale (r) si riduce
del 50%
R 2. SKIN THICKNESS: spessore della zona in cui
(r) passa dal 90% al 10%

Al crescere del numero di massa A si


ha che:
•la distribuzione di carica 0= (0) al
centro del nucleo diminuisce poco
•lo spessore di pelle t della superficie
(surface thickness) resta costante

Poiché lo spessore di pelle è piccolo se confrontato con R, in prima approssimazione


possiamo assumere la densità costante all’interno del nucleo:

 carica r   materia r   costante 


A
 4 R 3
 A  R  r A1/ 3

4 R 3
o
34
Come si detemina r0?
l raggio quadratico medio si calcola con la definizione statistica usuale
𝑟 2 𝜌(𝑟 )𝑑 3 𝑟
< 𝑅2 >=
𝜌(𝑟 )𝑑 3 𝑟

L’integrazione del denominatore è banale poiché 𝜌 𝑟 = 𝜌(𝑟) e l’integrazione sul solo volume
produce la carica totale presente nella sfera, ovvero Ze. Per calcolare l’integrale al numeratore
basta passare a coordinate sferiche su una sfera (ip. sfera carica uniformemente): l’elemento
infinitesimo di volume diventa
𝑑 3 𝑟 = 𝑟 2 sinϑ 𝑑𝜗 𝑑𝑟

𝜋 𝜋
dove − ≤ 𝜗 ≤ , 0 ≤ 𝜑 ≤ 2𝜋, 0 ≤ 𝑟 ≤ 𝑅.
2 2

Si ottiene quindi

35
2
3 2 3 1
< 𝑅 >= 𝑅 = (𝑟0 𝐴 3 )
5 5

Dagli esperimenti di scattering di elettroni


effettuati a diverse energie e su nuclei
diversi si ottiene l’andamento riportato in
figura. La pendenza della retta fornisce il
valore di r0= 1.23 fermi

La conseguenza più importante è che la densità di materia nucleare di tutti i nuclei è


approssimativamente indipendente da A . Infatti, supponendo i nuclei sferici, la loro
densità media è:
 ad ogni nucleone compete uno spazio pari
M ( A, Z )  Am p  m p  3.3x1014 g / cm 3
4 R3 4 r3 A 4 r3 ad una sfera di raggio r0 ,questo è connesso al
3 3 0 3 0 corto raggio di azione delle forze nucleari
Essendo r0 piccolo rispetto alle dimensioni nucleari, ogni nucleone all’interno del nucleo
interagisce fortemente solo con i nucleoni limitrofi e più debolmente con gli altri (Saturazione
delle forze nucleari)
36
Raggio della distribuzione di carica: misure di energia elettrostatica nei nuclei speculari
Nei nuclei “ speculari” (coppie di nuclei aventi lo stesso A ma che differiscono per una unità di
Z)
A A
Z X N ; Z-1YN+1 esempio 15 O 15
8 7 ; 7N8

le forze nucleari sono identiche mentre vi è una differenza di energia elettrostatica (si
trascurano le differenze di massa a riposo del neutrone e del protone). Per una distribuzione
di carica sferica (essendo2 Q=Ze la carica totale della distribuzione), l’energia potenziale
3 𝑍 𝑒2
coulombiana vale 𝐸𝑐 = 5 𝑅 , per cui:

3 e2 é 2 2ù 3 e2 3 e2 3 e2 A2/3
∆Ec = ëZ - ( Z -1) û = ( 2Z -1) = 4πe R A = 4 π e r
5 4 πe0 R 5 4 π e0R 5 0 5 0 0

essendo Z il numero di protoni che rappresenta il


nucleo con più alto numero atomico, infatti si può
scrivere (2Z-1)= Z+(Z-1)=Z+N=A e R= r0A1/3 .
La differenza di energia ΔEc può essere misurate
direttamente attraverso il decadimento β o misure
nucleari.

Esempio :158O7 è radioattivo e decade in 15


7 N8
retta con pendenza pari a
emettendo un positrone (e+) e un neutrino ν. 1/ r0

r0=1.22 fermi
37
Raggio della distribuzione di materia nucleare: Scattering Rutherford di particelle α ad
angolo fisso

La mutua repulsione Coulombiana di una particella  e un nucleo bersaglio forniscono


informazioni sulla traiettoria e portano alla sviluppo della formula di Rutherford.
All’aumentare dell’energia incidente il proiettile si avvicina sempre più al nucleo fino ad
entrare nel range di azione della forza nucleare (forte) e la distribuzione delle particelle 
diffuse (sezione d’urto) si discosta dalla formula di Rutherford.

- Rutherford  per E cost


- Adesso  (E) per  cost
breakdown

38
Noti quindi:
•l’energia cinetica E a cui la sezione d’urto di scattering misurata in funzione dell’energia e a
fissato angolo si discosta da quella di Rutherford (breakdown della sezione d’urto)
• l’angolo di scattering ϑ e il numero atomico Z del bersaglio
si può determinare la distanza di minimo avvicinamento (la particella  e il nucleo si sfiorano)
e quindi il raggio del nucleo.
bcos(q / 2)
r = = Rnucleo + Ra
α
Nucleo min
1- sin(q / 2)

rminimo dove Zke2 1+ cosq


b=
E 1- cos J

Per il nucleo 208Pb (Z=82) dallo scattering di particelle 


si ricava:
rmin = RPb + Ra = 13*10-15 m
essendo
APb>>Aα si può trascurare il raggio della particella 
per cui il raggio del nucleo di 208Pb è:

RPb  rmin  13 1015 m  13 fermi


39
5. MOMENTI NUCLEARI E FORME NUCLEARI
Evidenze sperimentali:
 Struttura iperfine e splitting magnetico della struttura iperfine
negli spettri atomici mostrano che i nuclei posseggono:

 Spettri a bande rotazionali delle molecole omoatomiche 1. Momento angolare di spin I


 Deflessione magnetica e risonanza con fasci atomici e 2. Momento di dipolo magnetico m
molecolari 3. Momento di quadrupolo elettrico Q
 Effetti di risonanza e rilassamento nel paramagnetismo nucleare
 Struttura iperfine nella spettroscopia delle micoonde

1. Momento Angolare Totale I (Spin del nucleo)


       
I   J p   J n   J i   li   si  L  S
Z N A A A
dove:
𝐿 = momento angolare orbitale di tutti gli A nucleoni dovuto al moto dei nucleoni
(protoni e neutroni)
𝑆 = risultante degli spin intrinseci degli A nucleoni (fermioni)
𝐽𝑖 = momento angolare totale di ciascun nucleone
40
Parità

L’operatore di parità causa una riflessione di tutte le coordinate rispetto all’origine: r  - r

• Coordinate cartesiane: x  -x, y  -y, z  -z


• Coordinate sferiche: r r, θ  π – θ, Φ  π + Φ

Se un sistema è lasciato immutato dall’operazione di parità (invariante), ci aspettiamo che


nessuna delle proprietà osservabili cambi:

2 2
𝑠𝑒 𝑉 𝒓 = 𝑉 −𝒓 𝑎𝑙𝑙𝑜𝑟𝑎 𝜓(𝒓) = 𝜓(−𝒓)

Quindi se 𝜓(𝒓) 2 = 𝜓(−𝒓) 2  𝜓 −𝒓 = ± 𝜓 𝒓 :

• 𝜓 −𝒓 = +𝜓 𝒓  PARI (+)
• 𝜓 −𝒓 = −𝜓 𝒓  DISPARI (-)

Nelle 3-Dim, l’operatore parità applicato a 𝑌𝑙𝑚𝑙 comporta un fase (−1)𝑙 :

𝑌𝑙𝑚𝑙 π − 𝜃, Φ + 𝜋 = (−1)𝑙 𝑌𝑙𝑚𝑙 𝜃, Φ

Potenziali centrali, che dipendono solo da r, risultano quindi invarianti rispetto all’operatore
parità e la loro funz. d’onda avrà una parità definita, dispari se l è dispari e pari se l è pari. 41
Proprietà elettromagnetiche dei nuclei: Momenti di multipolo

L’interazione nucleare forte determina la distribuzione e il moto dei nucleoni all’interno


del nucleo.
Essi daranno quindi luogo ad una distribuzione di carica e di corrente che producono
campi elettrici e magnetici. A queste distribuzioni restano assegnati momenti di
multipolo.

• Momento (nucleare) di dipolo magnetico è associato allo spin del nucleo e gioca un
ruolo importante nello studio della struttura nucleare. Anche il neutrone (particella
neutra) ha un momento magnetico, questo riflette il fatto che i nucleoni hanno una
struttura costituita da componenti carichi.

• Momento di quadrupolo elettrico è associato alla distribuzione di carica

Da uno studio sistematico si ricava che:


I nuclei con spin = ½ hanno un momento magnetico di dipolo e quelli con spin=1
possono avere anche un momento elettrico di quadrupolo.

42
2. Proprieta`elettromagnetiche statiche dei nuclei: Momenti di multipolo

• Classicamente una corrente che circola induce un momento di dipolo magnetico


con A è l’area racchiusa. Se i è dovuta ad una sola carica e che si muove con velocità v
su un’orbita circolare di raggio r, esiste un rapporto definito tra momento magnetico e
momento angolare:

• Quantisticamente si ha:

 e
*  ( + 1)
2m

e
Magnetone di Bohr B   5.7884 * 10 5 eV / T
2me
e
Magnetone Nucleare N   3.1525 * 10 -8 eV / T
2m N

μN << μB a causa della differenza di massa tra elettrone e protone 43


44
Proprieta`elettromagnetiche statiche dei nuclei: Momenti di multipolo
• Momento magnetico associato al momento angolare
 e g =1 per il protone
*  g ( + 1)
2m g = 0 per il neutrone
• Momento magnetico associato allo spin
Fino ad ora è stato considerato solo il momento orbitale. Tuttavia p e n hanno anche,
associato allo spin, un momento magnetico intrinseco o di spin, che può essere scritto
nella stessa forma del precedente
* e
s  g s s( s + 1) gs = 2 per particella puntiforme a spin 1/2
2m

dove s=1/2 per elettroni, protoni e neutroni. gs è detto fattore giromagnetico di spin. Per
una particella puntiforme come l’e-, l’equazione di Dirac fornisce gs=2, valore del tutto
consistente con le misure, per le quali gs=2,0023.
Per nucleoni liberi i valori sperimentali di gs sono ben lontani dal valore atteso per le
particelle puntiformi: gs =+ 5.58 per il protone
gs = - 3.83 per il neutrone
gs≠2  prima evidenza che i nucleoni non sono particelle puntiformi (come previsto
da Dirac), ma hanno una struttura interna: questa struttura deve essere
dovuta a particelle cariche in moto, le cui correnti risultanti determinano il
momento magnetico di spin. 45
Momento di dipolo elettrico dei nuclei
Una delle caratteristiche più importanti del nucleo è la sua carica elettrica Ze che fornisce il
numero di protoni in esso contenuto ed il suo potenziale coulombiano. Comunque la carica Z
non è sufficiente a dare una idea completa delle proprietà elettriche del nucleo che in gran
parte dipendono dalla distribuzione spaziale dei nucleoni all’interno del nucleo. Il momento
di dipolo è una caratteristica più complessa. Ricordiamo che un dipolo elettrico D in un
sistema di due cariche uguali ed opposte e separate da una distanza δ è dato da: D = eδ.

Dal momento che il nucleo contiene protoni e neutroni, cioè particelle con carica +e e 0, una
non coincidenza dei centri di inerzia del fluido protonico e neutronico risulterebbe in un
momento di dipolo D = Zeδ, prodotto della carica totale per la distanza tra i centri di inerzia
dei due fluidi (Un dipolo può essere formato non solo da una carica positiva ed una negativa,
ma anche da una carica positiva ed una neutra. Quando un sistema del genere viene posto in
un campo elettrico assume la proprietà del dipolo di allinearsi lungo il campo: la carica
positiva ruota rispetto al centro del dipolo). 46
In una trattazione più precisa, lo proiezione Dz del momento di dipolo lungo l’asse z è un
integrale della forma:

dove ρz(r) è la distribuzione di carica rispetto al centro di inerzia del nucleo e dr è un


elemento infinitesimo di volume attorno al punto r.
Si dimostra che il momento di dipolo dei nuclei nello stato fondamentale è nullo.
Il più basso multipolo elettrico non nullo per un nucleo è il momento di quadrupolo
elettrico.

• Momento di quadrupolo elettrico, dovuto alla distribuzione di carica nucleare ρ(r), e


fornisce una misura della deviazione della distribuzione di carica dalla simmetria sferica.
Il momento di quadrupolo eQ di una carica puntiforme e è definito come e(3z2 – r2), dove r
e z sono le coordinate della posizione della particella. Se la particella si muove in una
simmetria sferica  z2 = x2 = y2 = r2/3  eQ = 0, se invece si muove in orbita classica piana
(piano xy)  z = 0  Q = -r2.
Per il nucleo, esso è definito in unità di area (barns=10-28cm2) ed è legato alla sua forma

1
Q   
2 2 3
( 3 z r ) ( r ) d r
e
47
1
Q   
2 2 3
( 3 z r ) ( r ) d r
e
L’integrazione è estesa al volume nucleare. Dal momento che r2=x2+y2+z2, risulta:

3 𝑧 2 = 𝑟 2 per distribuzioni sfericamente simmetriche (fig.b)


3 𝑧 2 > 𝑟 2 per distribuzioni elongate lungo l’asse z (fig.c)
3 𝑧 2 < 𝑟 2 per distribuzioni schiacciate (fig.d).

Quindi Q=0 per distribuzione di carica sferica, Q>o per distribuzione di carica di forma
allungata e Q<0 per distribuzione schiacciata.

48
La curva continua rappresenta una media sui valori sperimentale dell’andamento del
momento di quadrupolo Q (normalizzato a R2nucl) in funzione del numero di protoni Z
(o numero di neutroni N).
La funzione Q(Z) [Q(N)] cresce al crescere di Z (N) ed assume valore Q = 0 per valori di
Z(N) = 2,8,20,28,50,82,126 ( numeri magici).

Questo comportamento di Q indica che la maggior parte dei nuclei pesanti ha una
struttura fortemente elongata, mentre i nuclei magici sono fortemente simmetrici
49
ESERCIZI

1. Calcolare l’energia di legame del nucleo di 14N.


M(14N) = 14,003074 uma

2. Essendo 27 27
14𝑆𝑖 e 13𝐴𝑙 nuclei speculari, il loro ground state è lo stesso eccetto che per la
carica. Se la differenza di massa vale 6 MeV, valutate il loro raggio (trascurando la
differenza di massa n-p).

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