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Lezione 1, 14/10

L’ultima dinastia cinese a dominare la Cina è quella dei Qing. A causa di una serie di rivolte dentro
il paese e un’economia sempre più minata dall’esterno e da l’interno, fa sì che il governo centrale si
indebolisca sempre di più e favorisce l’ascesa di una serie di tribù mancese, e dal nord scendono
fino al sud, sconfiggendo l’esercito imperiale e riuscendo poi a prendere il potere nel 1644. Questa
data segna l’inizio dell’ultima dinastia imperiale cinese a mano di una popolazione non
propriamente cinese. Queste tribù discendono da una stirpe che deriva dall’Asia nord-orientale;
questa stirpe di stampo tribale e semi sedentaria aveva già occupato una parte del territorio cinese
intorno al XII secolo, fondando la dinastia Jing. In epoca Ming questa serie di tribù aveva occupato
la Manciuria, zona della Cina a nord-est. Quest’ascesa era possibile grazie a Nurhaci (1559-1626),
che apparteneva alla tribù e nel 1616 si chiama Gran Khan (così come i mongoli li chiamavano).
Riesce a organizzare la tribù, porta avanti una politica diplomatica allenandosi con popolazioni
limitrofe. Adotta una scrittura mancese e struttura la società organizzandola in bandiere, ovvero
quattro clan. Da quattro diventeranno poi 24. Questa organizzazione in bandiera toglie
progressivamente il potere ai clan delle altre tribù e permetto a Nurhaci di strutturare uno stato
centralizzato con vari funzionari. Questa popolazione mancese si distinguerà da altre popolazioni
barbare che hanno regnato in Cina nei corsi dei secoli perché essi cominciarono una lenta e
progressiva opera di sinizzazione (vedi imperatori Kangxi e Qianlong). Fin da subito i sovrani della
dinastia capirono che per governare la Cina dovevano assorbire la cultura cinese e farsela propria. I
sovrani Qing si avvicinarono in vari modi, stabilendo una forma di governo che si ispirava sugli
organi di governo delle epoche precedenti, mantenendo uffici e ministeri simili alle epoche passate,
e avviando una diarchia, a ogni funzionario/incarico mancese si affianca un cinese nello stesso
ruolo. Questa duplicazione di cariche nel governo certamente favorisce la collaborazione di molti
funzionari. Nonostante la garanzia che l’amministrazione fosse in mano anche ai cinesi, a questi
furono imposti i costumi mancassi, come il codino, e godevano di minor pregi.
La sinizzazione della dinastia Qing avvenne anche sul piano letterario e linguistico. Tra i sovrani
Qing si ricorda kangxi, educato su testi cinesi classici; si parla di assolutismo monarchico con lui;
cominciò con lui un’espansione territoriale che permise ad esempio nel 1683 alle truppe imperiali
l’isola di Taiwan dove si erano insediati gli olandesi. Con lui c’è un rafforzamento del sistema
burocratico dello stato, su stampo cinese. Questo anche perché opera sulla scia di quanto avesse
fatto Nurhaci e centralizzando il potere, voleva indebolire gli altri esponenti dell’aristocrazia
mancese. Fa molte riforme istituzionali e ristabilisce alcuni uffici propriamente cinese tra cui
l’accademia Hanling, fondata nel 124 a.C. è un personaggio curioso e aperto, tollerante verso le
altre religioni. Intraprende delle opere di tipo culturale tipo la compilazione del kangxi zidian
(Canone dei caratteri scritti nel periodo Kangxi), frutto di lavoro di esperti della lingua cinese
nonché dizionario più completo dell’antichità, elenca quasi 50 mila caratteri con pronuncia e
significati. Con questo testo abbiamo la classificazione dei 214 radicali.
Oltre a stabilizzare il potere, egli è ricordato in occidente per la cosiddetta questione dei riti.
Questo è il periodo in cui comincia uno scambio proficuo tra la gli eruditi cinesi e quelli occidentali,
specialmente missionari gesuiti. È più che altro una lotta politica tra gli ordini religiosi che
cercavano di intromettersi in Cina. Non sopportando l’ingerenza della chiesa che aveva cercato con
una missione papale di vietare alcuni riti, Kangxi si stufò e allontanò gli stranieri dalla Cina.
In realtà questo allentamento viene portato avanti dal figlio Yongzhen (1723-1735), molto più
rigido e severo e intransigente, cerca di eliminare tutte le fazioni politiche dalla corte per cercare la
pace. Consolida quanto fatto dal padre. Gli imperatori cinesi si tennero a corte alcuni di questi
gesuiti perché erano bravi nei calcoli astronomici e gli altri, senza permesso, furono rimandati via.
Il nipote Qianlong (r. 1736-1795, in pratica 1799) è considerato il più lungo e glorioso
imperatore della storia cinese. Da un punto di vista politico continua la politica del nonno,
completando la sinizzazione mancese. Rafforza il governo centrale e gestisce gli affari dello stato.
Si ha un fiorire delle arti e della letteratura; patrocinò un lavoro di classificazione e raccolta di
quelle che erano considerate le opere più importanti prodotte nel corso dei secoli, siku quanshu
(Collezione completa di opere nelle quattro categorie). Con quest’opera cercò di selezionare il
meglio della letteratura; tra queste 3000 opere che ne fanno parte, ne compare una in cinese scritta
da un italiano, Giulio Aleni.
Nel 1683 le truppe imperiali riconquistano Taiwan, isola importante per i commerci dal
momento che già a partire dal XVI secolo cominciavano i traffici occidentali (portoghesi, inglesi,
olandesi etc). Per questo motivo, anche a livello statale, si cerca di organizzare meglio la gestione
dei commerci affinché si potessero controllare meglio. Nel 1685 viene istituita la dogana marittima
sotto un sovrintendente imperiale e nel 1699, dapprima agli inglesi e poi ai francesi nel 1728 e poi
agli americani nel 1784, di aprire degli uffici commerciali a Canton, unica città in cui potessero
girare gli stranieri. Lì comincia a nascere una cultura particolare in cui si mescolano insieme varie
identità etniche e linguistiche. Tutto questo commercio deve essere organizzato e lì nascono delle
corporazioni di mercanti, per gestire tutti gli scambi commerciali che la Cina conduce con questi
paesi stranieri, che si chiamano cohong/gonghang; questi membri erano gli unici a dialogare con gli
occidentali.
Cosa vende l’Europa in Cina e viceversa? Gli europei vendono tessuti in cotone, stagno e
piombo; i cinesi le porcellane, la carta da parati, il tè, i tessuti. Gli europei, poi anche gli americani,
comprano un sacco di cose dalla Cine e a lungo andare questo porta a un grave sbilanciamento della
bilancia commerciale: gli europei comprano di più di quanto riescano a vendere, senza averne
ricavo. Questi mercanti europei cominciano a pressare sempre di più sul mercato cinese per cercare
di espandersi su un territorio maggiore, al di fuori di Canton, e per capire quali prodotti vendere.
l’Inghilterra allora inviò una prima ambasceria per redigere degli accordi commerciali per ristabilire
questa bilancia tra offerta e domanda; questa ambasciata del 1793 fu affidata a lord McCartney.
Partendo dall’Europa cercò di procurarsi degli interpreti ma pochi sapevano il cinese bene; tuttavia,
esisteva una scuola che era piena di studenti cinse, a Napoli (collegio dei cinesi, oggi università
orientale). Qui trovò due studenti che dovevano tornare in Cina e si imbarcò con loro da Londra.
Questa ambasceria fallisce perché 1) l’imperatore non ha bisogno di niente, hanno tutto, sono
autonomi e autosufficienti e 2) perché pare che il lord si rifiuto di inchinarsi davanti all’imperatore.
L’Inghilterra, non riuscendo a entrare in Cina attraverso le vie formale, riesce a entrare generando la
crisi dell’impero.
Nell’ultimo secolo la dinastia è impegnata su due fronti diversi ma impegnativi: dapprima,
scoppiano una serie di rivolte popolari in varie parti del paese, dall’altra questa penetrazione inglese
porterà a uno scontro diretto. Questi due fattori contribuiscono alla crisi e al crollo del paese.
Partiamo dallo sfrontò con l’occidente. Esso si fece sempre più violento a partire dagli anni 40
dell’Ottocento. L’Inghilterra cercava di trarre vantaggio dalla Cina fino a quando gli inglesi
trovarono il prodotto che avrebbe venduto molto sul territorio cinese, ovvero l’oppio. Gli inglesi
iniziano a introdurre l’oppio in Cina di nascosto, oppio prodotto nel Bengala, e questo acquisto di
oppio diventò una vera piaga sociale perché strati sempre più ampi della popolazione cominciarono
a comprarlo e a usarlo. La richiesta di questa droga cresce velocemente, provocando crisi sociali e
di salute. Il governo decide di inviare il funzionario Lin Zexu (1785-1850) per risolvere la
situazione che ad un certo punto confisca una serie di casse di oppio dai commercianti inglesi e di
conseguenza gli inglesi vedono questa azione come pretesto per fare guerra alla Cina, viste le
perdite economiche: chiamata oggi prima guerra dell’oppio (1839-1842). Tecnologicamente l’UK
era il primo paese al mondo per armi, munizioni e tecnologie varie; la Cina era strutturalmente ben
organizzato ma arretrato tecnologicamente. La Cina ne esce sconfitta e si apre il secolo delle
umiliazioni, perché i cinesi sono costretti alla resa attraverso la prima del trattato di manchino
(1842), conosciuto come primo dei trattati ineguali, a cui altre seguirono altri accordi sfavorevoli
alla Cina da parte di altre potenze europee. Il trattato prevedeva l’apertura di 5 porti al commercio
estero, oltre a Canton (Canton, Xiamen, Fuzhou, Ningbo e Shanghai); la cessione dell’isola di HK,
in affido alla UK per 100 anni; altri privilegi secondo la “clausola della nazione più favorita”. Tutto
questo indebolisce le casse statali e l’apparato governativo.
Per quanto riguarda le ribellioni che colpiscono il paese, esse coinvolgono molto le truppe
imperiali e ce ne furono tantissime. Si ricordano: 1) la rivolta del loto bianco (1796-1804), nasce da
una setta religiosa buddista, quella del loto bianca, che predicava l’arrivo imminente del Buddha del
futuro come salvezza per tutti. Importante perché pare sia all’origine di altre sette e società segrete
che nacquero in questo periodo che si svilupparono poi in quelle chiamate triadi/mafie cinesi. 2) La
rivolta dei Taiping (1850-1864), che propugnavano l’avvento del regno della pace celeste,
riuscirono a conquistare alcune città e diedero vita a un governo parallelo che per alcuni anni riuscì
a governare in alcune zone. Questa ribellione era capeggiata da Hong Xiuquan, cresciuto a stretto
contatto con un missionario protestante e poi convertito al cristianesimo che si era convinto di
essere figlio di dio e fratello minore di Gesù cristo, andava a predicare questo regno. Forse
alimentò, per le influenze cristiane, quello che sarebbe divenuto un sentimento xenofobo verso gli
occidentali. 3) la rivolta dei Nian a Nord (1850-1868), e 4) diffusione di attività parallelamente di
società segrete nella parte meridionale della Cina.
Nel 1856, a fronte di richieste avanzate in primis dall’UK e Francia e poi negate, inglesi e
francesi insieme decidono di attaccare nuovamente la Cina: si ricorda come seconda guerra
dell’oppio e contribuì a indebolire ancora di più la Cina e il pretesto fu l’assassinio di un
missionario francese. L’approccio europeo fu da condannare perché per fare pressioni sempre più
forti all’imperatore, gli occidentali entrarono con forza nella residenza estiva dell’imperatore,
yuanmingyuan, e lo buttarono giù coi cannoni. A questa guerra segue una prima pacificazione col
trattato e poi la firma della convenzione di Pechino, tutti documenti che costringono la dinastia
Qing a concedere sempre di più alle potenze straniere. Tra il 1854 e il 1864 sorgono le concessioni,
aree dentro le città concesse a un paese straniero dove vige la legge del paese a cui è attribuita.
Altre potenze iniziano a stingere accordi simili con la Cina, tra queste l’Italia nel 1866 (avrà una
sua concessione nella città di Tianjing). La Russia comincia a sottrarre porzioni di territorio, fino a
scontrarsi col Giappone. Le grandi potenze si spartiscono la Cina; il Giappone emerge come paese
sempre più forte e comincia a espandersi verso la Corea e la Cina (occupa la Corea, sconfigge la
Cina nel 1898 e allarga la sua influenza sulla penisola del Liaodong, Taiwan e Pescadores).
Lezione 2, 15/10
[Se non mi sbaglio eravamo rimasti alla sconfitta della Cina nella guerra sino-giapponese del 1895,
che segna la fine del sinocentrismo e l’inizio dell’egemonia giapponese sulle nazioni vicine.]
Dalla seconda metà dell’‘800, nella Corte Imperiale cinese i burocrati si divisero in due fazioni ben
distinte: i Qingguan 清 官 (“Funzionari Puri”) e la fazione degli Yangwupai 洋务 派 (“Le cose
d’oltremare). I primi erano fermi conservatori, mentre i secondi sostenevano che la Cina dovesse
intraprendere un grande e rapido percorso di riforme che la portassero nella modernità dal punto di
vista amministrativo, industriale, tecnologico e scientifico. Questi ammodernamenti sarebbero
dovuti avvenire sulla falsariga delle istituzioni delle nazioni occidentali, con cui la Cina era entrata
in contatto e dalle quali era stata sconfitta in guerra e ridotta a stato-vassallo.
L’imperatore Tongzhi fece proprie queste ultime istanze e decise di avviare una stagione di riforme,
con lo scopo di evitare una colonizzazione della Cina da parte degli occidentali: decise dunque,
insieme ai funzionari, di mettere in secondo piano lo studio dei riti e della cultura tradizionale
cinese per convogliare l’attenzione sulla crescita economica, industriale e militare della Cina,
rimasta anni luce indietro alle potenze mondiali. In questa fase si ebbe anche una ripresa del
Confucianesimo, aiutato dal parziale accantonamento dei riti. Tra le principali misure da lui adottate
bisogna sottolineare l’istituzione di scuole e uffici di traduzione, in cui professori stranieri
(soprattutto anglofoni) giungevano per insegnare la propria lingua. In questo periodo la Cina vide le
prime tracce dell’industrializzazione, anche se la sua economia sarebbe rimasta ancora per molto
tempo di stampo contadino e arretrata in termini di tecnologie adoperate. La Cina non ebbe mai una
vera e propria Rivoluzione Industriale, che invece portò le potenze occidentali ad uno sviluppo
nettamente superiore rispetto al resto del mondo. Oltre ai funzionari imperiali, la classe dei mercanti
(gentry) deteneva i valori culturali ed intellettuali del popolo cinese, che tuttavia era generalmente
molto arretrato.
Tuttavia, le divisioni presso la Corte Imperiale non si placarono: verso la fine del XIX sec. le
fazioni rivali erano tre: i modernisti, i rivoluzionari e i nazionalisti. Grandi intellettuali come Liang
Qichao 梁启超 spinsero per una grande opera di riforme culturali, amministrative ed economiche
dopo le ulteriori sconfitte subite. La fonte d’ispirazione di questo progetto fu la Restaurazione
Meiji, che in pochi anni trasformò il Giappone, ritenuto dalla Cina un territorio di sua proprietà, da
paese chiuso ed arretratissimo a grande potenza commerciale, economica e militare. L’imperatore
Guanxu 光绪 avvallò questo progetto, ma gli intrighi e il caos presso la sua corte ne impedirono la
corretta realizzazione. Guanxu non fu infatti un imperatore particolarmente forte, tanto che venne
detronizzato e fatto imprigionare dalla sua concubina Cixi 慈禧, che diverrà nota con l’appellativo
di “Imperatrice Vedova” (taihou 太后).
Cixi governò a tutti gli effetti la Cina dal 1861 al 1908, imprimendo uno stampo pesantemente
conservatore alla politica. Negli anni, la sua figura è stata duramente criticata da storici e politologi
cinesi, e solo di recente è stata parzialmente reinterpretata. La sua furbizia è innegabile: la sua
grande abilità nel muoversi all’interno delle istituzioni di corte la portò a svolgere de facto il ruolo
di imperatrice. Tuttavia, è soprattutto per colpa sua se la Cina non ha potuto realizzare le opere di
ammodernamento proposte da Liang Qichao e vari altri modernisti, che in molti casi furono esiliati
(Liang Qichao finì in Giappone e fondò un’organizzazione pro-democratica, che puntava
all’istituzione della monarchia costituzionale). Cixi ebbe inoltre un ruolo determinante nella
cosiddetta “Rivolta dei Boxer”, da lei appoggiata.
I Boxer (più correttamente boxeur, alla francese) erano membri di una setta antigovernativa, il
“Pugno per la giustizia e la concordia”, nata nello Shandong a causa del malcontento popolare.
All’interno di questa società segreta si praticavano arti marziali, ma ben presto si diffuse un odio
profondo verso l’etnia mancese (quella della dinastia Qing) e, più in generale, un forte sentimento
xenofobo. Ciononostante, Cixi (mancese) riuscì ad utilizzarli come braccio armato per spaventare e
scacciare dalla Cina gli occidentali. Negli anni i Boxer si resero protagonisti di numerosi assassini
ed attentati, e ben presto le loro istanza si diffusero in tutto l’Impero. Il culmine della rivolta si ebbe
tuttavia nel 1900, quando per 55 giorni venne circondata ed assediata a Pechino la sede delle
legazioni dei paesi occidentali, dove stanziavano tutte le famiglie, le ambascerie e le società
europee, russe, americane e giapponesi con interessi in Cina. Lo smacco per gli occidentali fu tale
che se ne parlò a lungo sui giornali e negli anni ’60 ne venne fatto un film che ripercorre i 55 giorni
di Pechino dal punto di vista americano.

La caduta dei Qing


Ai disastri già elencati in precedenza (Rivolta dei Boxer, totale arretratezza rispetto agli occidentali,
divisioni interne), ad inizio ‘900 la Cina visse un periodo di totale dissesto finanziario, che
rappresenterà la causa principale della caduta dell’Impero. La Cina era debolissima sotto tutti i
punti di vista: non riusciva infatti a controllare l’enorme territorio che controllava, tanto che tra fine
‘800 ed inizio ‘900 gli stranieri iniziarono a depredare indisturbati risorse, materie prime, reperti
archeologici e opere artistiche e letterarie; dal punto di vista diplomatico ed internazionale le cose
non andavano meglio, dato ad inizio XX sec. Russia e Giappone si spartirono senza alcun problema
il nord della Cina, che non ebbe la forza di intromettersi nelle trattative; il Protocollo del 1901 mise
le finanze cinesi sotto il controllo degli occidentali; il Tibet cadde a tutti gli effetti sotto il controllo
britannico, anche se la sovranità sul territorio rimase cinese.
Molto significativo, per sottolineare la debolezza dell’Impero, è inoltre l’enorme fenomeno
migratorio verso l’Europa e l’America che vide protagonista la popolazione cinese. Nonostante i
confini del paese e i movimenti della popolazione fossero controllati con estrema durezza, in
tantissimi decisero di partire via terra (direzione Europa) o via mare (direzione USA). I migranti
provenivano principalmente dalle province del Fujian e del Guangdong ed erano spinti dalle
campagne inclusive attuate dagli stati occidentali. In realtà, queste campagne si rivelarono delle
illusioni: sia in Europa che negli USA, la popolazione cinese subì pesanti campagne denigratorie e
razziste, venendo emarginata in ghetti e costretta a lavorare come manovalanza a bassissimo costo.
In campo letterario, il fenomeno migratorio cinese di inizio ‘900 portò alla creazione di numerose
poesie di viaggio, che avevano come temi principali la nostalgia nei confronti della patria ed il
futuro. Alcune di queste poesie sono state incise sui muri delle prigioni di Angel Island (California),
dove i cinesi venivano rinchiusi in attesa di entrare nel paese.
All’inizio del ‘900, per tamponare le perdite, la Cina tentò di realizzare un grande numero di
riforme di stampo sociale e culturale, che tuttavia non fecero altro che aumentare il dissesto
finanziario. Vennero istituite scuole moderne, aboliti dopo millenni gli Esami Imperiali (1905),
potenziate le milizie, l’industria e l’agricoltura. Nel 1902 inoltre il governo sostiene una campagna
contro la fasciatura dei piedi, una pratica risalente all’epoca Tang che originariamente consisteva
nell’ingessare i piedi delle ballerine di corte affinché queste potessero ballare graziosamente sulle
punte. Tuttavia, in epoca Song (quando il Neoconfucianesimo impose il ritorno ad una separazione
sistematica tra i due sessi) questa pratica divenne un simbolo di genere e status sociale: a tutte le
bambine di buona famiglia veniva fasciato il piede, fino a farlo diventare piccolissimo e deforme,
come segno di bellezza e ricchezza.
Tutti questi tentativi non impedirono tuttavia la caduta dei Qing. L’ultimo imperatore della Cina, il
bambino Puyi (aveva due anni quando divenne imperatore nel 1908), venne costretto ad abdicare
nel 1912, per poi tornare sul trono nel 1917 ed essere cacciato nel 1924. Nel 1932 venne catturato
dai giapponesi e messo a capo di uno stato fantoccio, spazzato via dopo la sconfitta del Giappone
nella Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver fatto 10 anni di carcere rieducativo per crimini di
guerra, negli ultimi anni della sua vita divenne giardiniere del Giardino Botanico di Pechino. Sulla
sua vita è basato il celebre film di Bertolucci L’ultimo imperatore, vincitore di nove Premi Oscar.

Sinocentrismo
Nella lezione precedente abbiamo parlato del concetto di sinocentrismo. Che significa? I cinesi sono
stati spesso accusati di ritenere la Cina come la sola ed unica civiltà al mondo, mentre tutte le altre
sarebbero solo popolazioni barbare. La concezione del mondo dal punto di vista cinese era molto
semplice: l’Imperatore, figlio del Cielo 天子, dominava (proprio su Mandato del Cielo) tutte le cose
terrene. Il suo compito era quello di garantire l’ordine sulla terra e, attraverso i riti, fare da tramite
con la sfera divina e onorare le tradizioni. La sua sede, il palazzo imperiale, era il Centro del mondo
(da cui 中 国 ). Il suo comportamento doveva essere retto e seguire il 得 : in caso contrario il
Mandato Celeste gli sarebbe stato revocato. Questo modo di concepire il potere e di conservare la
cultura avrebbe dunque, secondo alcuni, portato la Cina a chiudersi a riccio e rifiutare l’apertura
verso i paesi stranieri.
Gli antichi storici cinesi erano tuttavia a conoscenza dell’esistenza di un grande impero in
Occidente, tanto che già nel 97 d.C. il funzionario Gan Ying venne incaricato di stabilire rapporti
commerciali con questo 大 秦 Da Qin, ossia l’Impero Romano. Giunto quasi a Roma
(probabilmente mentre si trovava sulle coste libanesi del Mar Mediterraneo), venne con ogni
probabilità convinto a non imbarcarsi dai Parti, popolo rivale dell’Impero Romano che controllava
le rotte commerciali tra l’Europa e l’Asia e temeva di essere accerchiato dai due grandi Imperi. Nei
documenti è inoltre scritto che nel mare ci sarebbero state creature chiamate Xiyan, forse una
sinizzazione del termine “Sirena”, che avrebbero reso il viaggio un inferno.
In vari documenti cinesi sono attestati scambi commerciali e rapporti diplomatici tra funzionari
cinesi e l’Occidente in epoca antica. Molti di questi resoconti, tuttavia, raccontano di grandi truffe,
poiché molte volte i mercanti mediorientali si spacciavano per funzionari di grandi Imperi, come
quello romano, per commerciare con i cinesi a condizioni vantaggiose. Le prime fonti cinesi e
occidentali affidabili parlano di un commercio fiorente nel XII sec., quando quasi tutta l’Eurasia e
le rotte commerciali erano dominate dai Mongoli. In questo periodo, definito pax mongolica poiché
il loro dominio su quasi tutti i territori conosciuti permise una fase di relativa pace, ripresero e si
potenziarono i commerci sulle Vie della Seta terrestri.
Nel 1300 è attestata la presenza in Cina di una comunità italiana. A Yanzhou è infatti presente una
lapide con un’iscrizione in latino risalente proprio al XIV sec., nella quale vengono narrate le
vicende della vita di Caterina e Antonio de Viglione, figlia e padre. All’epoca, la Cina era
conosciuta con il nome di “Catai” o “Cataio”. Molto importante fu anche il ruolo dei missionari
cristiani, che furono tra i primi occidentali ad esplorare la Cina. Nel XIII sec., Giovanni dal Pian del
Carmine scrisse l’Historia Mongalorum, in cui sono narrate vicende che fanno riferimento ad usi e
costumi mongoli diffusisi anche in Cina; Odorico da Pordenone, che viaggio in Cina e risiedette tre
anni a Pechino, fu il primo a riportare che le donne cinesi avevano i piedi fasciati. Opera quasi
contemporanea a queste è il Milione, scritto da Rustichello da Pisa seguendo la narrazione di Marco
Polo (un mercante veneziano), che rappresenta la più importante fonte d’informazioni sulla Cina in
epoca medievale.
I cinesi avevano già provato in antichità a narrare l’occidente attraverso i racconti mitico-fantastici
del “Classico dei Monti e dei Mari” (山海经 Shan Hai Jing). La prima descrizione realistica di un
mondo “occidentale” fu realizzata da un impiegato della dogana cinese sui confini Ovest, Zhao
Rugua 赵 汝 适 , che all’inizio del XIII sec. scrisse la Descrizione dei popoli barbari ( 煮 饭 之
Zhufan Zhi). Nonostante Zhao Rugua non abbia mai viaggiato in Occidente, quest’opera fa
menzione di luoghi come la Sicilia e il sud della Spagna, all’epoca sotto il dominio arabo, e
descrive estensivamente popoli dell’Indocina, dell’India, del Medio Oriente e addirittura
dell’Africa.

Lezione 3, 21/10
Gli scambi con l’Occidente
Mentre in Europa cominciano a fiorire degli scritti su resoconti di viaggio realmente compiuti che
portano notizie dell’estremo Oriente attraverso gli scritti dei religiosi, in Cina, rispetto alla
conoscenza del mondo europeo, si sa ancora poco.
In tanto in Europa c’è un cambiamento epocale con la “scoperta” del continente americano: questo
evento segnerà la nascita delle grandi esplorazioni geografiche. All’epoca le grandi potenze
economiche europee sono l’impero spagnolo e quello portoghese. Con il trattato di Tordesillas
(1494) si spartiscono il mondo allora conosciuto. Gli spagnoli si spostano verso le Americhe;
conquista che importerà grande sperimento di sangue delle popolazioni autoctone. Ai portoghesi
toccò l’est: intrapresero una politica di espansione per lo più commerciale, creano degli avamposti
di tipo commerciale. Si crearono dei centri per i commerci, dei porti, tra cui Goa (India) e Macao.
Al seguito dei portoghesi entrarono i primi gesuiti in Cina: questo nuovo ordine che nasce in
Europa. È qui che Bertuccioli e Masini, in Italia e Cina, parlano del “secondo incontro”, dopo
Marco Polo e Viglione, che avevano avuto incontro con le classi più basse della società e che non
aveva portato ad una profonda coscienza dell’altro, cosa che faranno invece i gesuiti europei e i
mandarini (dal portoghese “mandar” cioè mandare/inviare). Secondo il sistema amministrativo
statale cinese, i funzionari potevano governare in un luogo solo per un determinato numero di anni
per evitare favoritismi e altro. Si tratta di un incontro tra i più proficui e stimolanti della storia
culturale delle due parti: questo aver spartito in due la terra e le nuove prospettive di conquiste
commerciali e non stimolarono tantissimo la navigazione. Alle tradizionali vie della seta, percorse
da marco polo e altri religiosi, si aprirono una serie di rotte marittime, partendo spesso da Lisbona e
Coimbra, verso tutto il mondo.
Diversi gesuiti arrivarono, sfruttando queste rotte commerciali, in Cina, affrontando un viaggio
lunghissimo; essi dovevano avere un fisico forte per reggere mesi di navigazione e soprattutto
facevano leva in Europa su una preparazione culturale che era la migliore che si potesse
raggiungere in Europa. Studiavano principalmente il collegio romano a Roma, dove vi erano i
massimi esponenti dello studio all’epoca. Questi giovani venivano formati alle materie teologiche,
umanistiche e scientifiche, molti di loro erano scienziati. Quando arrivavano iniziavano a studiare
subito il cinese; sono loro i primi a descrivere per la prima volta la lingua cinese. Certamente si
facevano studi linguistici, ma erano principalmente lessico-grafici (vedi la traduzione dei testi
buddisti dal sanscrito al cinese), non c’era mai stato il bisogno di una riflessione meta-linguistico
sulla propria lingua. Furono proprio loro i primi a dedicarsi a questo studio; si ricordano Michele
Ruggieri e Matteo Ricci, i primi a costruire un sistema di trascrizione della cinese, a inventare un
sistema di simboli per rappresentare i toni etc. Queste prime info influenzarono la ricerca linguistica
della lingua in Europa, principalmente nel Seicento, stimolandone gli studi. Una volta imparata la
lingua, appresa principalmente a Macao e facendosi aiutare dai cinesi stessi, cominciano a voler
apprendere gli elementi culturali alla base del pensiero cinese. Capiscono che per essere accettati
dalle classi sia basse sia più alte, devono utilizzare la cultura, in particolare quella scientifica.
Iniziano a redigere alcune opere scientifiche in cinese, non hanno carattere religioso principalmente,
ma per lo più scientifico e geografico perché adottarono una strategia particolare, “la strategia
dell’accomodamento”. Il primo a dover utilizzare la scienza per portar il proprio messaggio fu
proprio Matteo Ricci (1552-1610): il primo ad intuire la necessitò di adottare un’altra strategia.
Questi religiosi si presentavano in maniera diversa: francescani avevano la chierica, avevano abiti
semplici (molto vicini agli abiti dei buddisti) e non riescono a differenziarsi da altri religiosi del
luogo. MR, dismessi gli abiti talari nel 1592 (perché fanno sì che cattolici e missionari buddisti
appaiano allo stesso modo), si veste come un mandarino, come un intellettuale; si presenta di fronte
all’élite come un loro omologo occidentale. Questo gli permise di compire azioni straordinarie, es.
di essere accettato a corte dall’imperatore. Viene, a inizio Seicento, invitato dall’ultimo imperatore
dei Ming a corte, ricevendo una residenza. Da quel momento in poi i gesuiti possono avere un
contatto diretto con le sfere più alte della società cinese. Furono anche impiegati nell’ufficio
astronomico perché erano in grado di stabilire meglio fenomeni astronomici come l’eclissi lunare.
MR cercò di convertirli partendo dall’alto, per parlare di Dio si servirono dell’astronomia, della
cartografia e della tecnologia. Presentandosi come una società più avanzata, si sarebbero convinti
della bontà del messaggio cristiano. Grazie al cinese Paolo Xu, compose in cinese più di 20 opere,
tra cui la più importante fu la compilazione di una mappa del 1599 (?), in cui non è più l’Europa al
centro ma la Cina. Qua l’accomodamento: per convincerli, dobbiamo trovare delle forme di
negoziazione culturale. Nella mappa mise anche le due Americhe che non comparivano ancora nelle
mappe cinesi. Fa una carta geografica accurata e fa conoscere il mondo all’impero cinese, coniando
molti nomi per alcuni stati (vedi Europa Ouzhou 欧洲, Asia Yazhou 亚洲 etc). Morto a Pechino nel
1610, dopo di lui altri missionari continuarono questo lavoro di disseminazione scientifica. Tra
questi:
- Giulio Aleni (1582-1649): si fece compilare un’opera che contenevano le sue poesie (fu
chiamato il “Confucio d’Occidente”, Xilai Kongzi 西来孔子), compose circa 23 opere. Compilò
una mappa dei paesi stranieri, opera che venne pubblicata in Cina nel 1623 che rimase fino al
1860 l’opera di riferimento per tutti qui cinesi che volevano conoscere meglio l’Europa, tra
l’altro inclusa nell’opera siku quanshu 四库全书.
- Martino Martini (1614-1661): gesuita da Trento che ebbe il merito di far conoscere l’Europa alla
Cina e viceversa dove riportò molte informazioni sulla Cina. Aveva letto in particolare la storia
cinese, in particolare l’opera Memorie di uno storico di Sima Qian (I d.C.). Nelle fonti storiche
cinesi, come quelle ebraico e cristiane, viene raccontato di un grande diluvio con l’unica
differenza che quello cinese aveva una cronologia precisa che metteva in discussione l’intera
cronologia biblica.
- Giuseppe Castiglione (1688-1766): pittore milanese, arrivò fino a corte, viene ingaggiato per
insegnare le tecniche pittoriche ai pittori di corte. Si tende ad assegnare a lui l’introduzione della
prospettiva occidentale in Cina.
- Matteo Ripa (1682-1746): non fu un gesuita ma un sacerdote secolare. Nasce ad Eboli. In Cina
pare che mostrasse fin da subito un’attitudine adatta per l’apprendimento del cinese. Si dice fosse
stato l’interprete (latino-cinese) dell’imperatore Kangxi quando incontrò il papa. Torna a Napoli
nel 1724 con un maestro cinese e quattro allievi, fondando la Congregazione della sacra
famiglia di Gesù Cristo a Napoli, fonda la prima scuola per la fondazione di preti cinesi, dove si
insegnava per la prima volta in Europa la lingua cinese. Nel 1868 il collegio passa sotto
l’amministrazione della pubblica amministrazione e rimane scuola di cinese fino a diventare
l’università degli studi orientali di Napoli.
Tutti questi rapporti così intensi subiscono un’interruzione brusca per la Questione dei riti:
francescani e dominicani, che non trovano più terreno da conquistare, entrano in scontro con i
gesuiti. Nel 1724 l’imperatore Yongzheng promulgava un editto contro gli stranieri. I religiosi
vennero confinati a Canton ad eccezione di alcuni gesuiti che continuarono a lavorare alla corte dei
mancassi in qualità di astronomi e artisti. In Europa la questione fu così grossa tanto che l’ordine
dei gesuiti fu rimosso per un po’ di tempo.
Fino ad allora la Cina aveva accolto le conoscenze occidentali senza dedicarsi ad uno studio vero
e proprio. Nel corpus dei classici confuciani spesso “l’altro” nell’antichità era sinonimo di
barbaro/incivile. Solo la dinastia Qing, a livello di territorio e cultura, si preoccupa di creare degli
istituiti statali preposti ai contatti con gli stranieri. Fino ad allora i rapporti erano regolati dal
Ministero dei riti, la dinastia Qing invece introduce un ufficio specifico (Lifan Yuan 里方圆) per i
rapporti con gli stranieri nel 1683. Per lo stesso motivo i grandi saggi del passato sconsigliavano di
apprendere le lingue straniere, nel Mencio paragonate al pigolio egli uccelli; nei Qing invece questa
necessità si fa più forte: viene fondato nel 1749 l’istituto per traduttori di Pechino dall’unione di due
istituiti preesistenti, focalizzati all’inizio su lingue confinanti (vietnamita, giapponese etc.). Nel
1757 viene fondato il Eluosi wen guan 俄罗斯文官, scuola per l’insegnamento della lingua russa. A
parte queste scuole, non si insegnavano altre lingue. Per questioni commerciali, erano i tongshi 同
事 a fungere da intermediari nelle transazioni commerciali. Però nel 1839 scoppia la Guerra
dell’oppio e al tempo non si avevano altre figure professionali preposte allo scambio linguistico, se
non gli europei stessi e dopo la Second guerra, tra le varie concessioni, gli inglesi imposero ai cinesi
di redigere i documenti anche in inglese. Da tutto questo si vuole istituire un ufficio per gli affari
esteri (primo ufficio con caratteristiche simili al moderno ministero per gli affari esteri), zongli
geguo shiwu yamen 总理各国事务衙门. L’anno seguente nel 1862 nasce a Pechino la prima scuola
per formare interpreti, la tongwenguan 同文馆, principalmente verso il francese e l’inglese. Grazie
alla nascita di queste due istituzioni, finalmente nel 1866 la Cina è pronta ad inviare una prima
missione esplorativa verso l’Europa. È questo il primo momento di esplorazione occidentale, tanto
che sono sempre più numerose le opere di carattere geografico perché fino ad allora si ignoravano
molti tratti delle singole nazioni. Unica eccezione a questa missione del 1866, raccontata in due
diversi diari di viaggio, fu un libro uscito nel 1861, scritto da un giovane che studiava per diventava
prete a Wuhan insieme a preti italiani, in cui parlava dell’Italia prima delle ambascerie ufficiali.
I testi geografici sull’occidente sono le opere più influenti nel tempo.
- Lin Zexu 林则徐 (quello inviato a Canton per rovinare la partita d’oppio inglese), ???, Sizhou
zhi 四州志(Geografia dei quattro continenti), 1841(?).
- Wei Yuan 魏 源 , Haiguo tuzhi 海 国 图 志 (Cronache illustrate dei paesi d’oltremare), 1844.
Compila un libro in cui è presentato al pubblico cinese la geografia del mondo e i suoi prodotti,
le condizioni ambientali, politiche etc.
- Xu Jiyu 徐继余, Yinghuan zhilüe 瀛寰志略 (Breve trattazione del circuito marittimo), 1849.
Questi sono i principali strumenti con cui l’élite cinese si avvicina a conoscere la cultura europea
fino a quando non si apre il “periodo di transizione”, periodo che coincide con il declino
dell’impero dal pdv storico.

Lezione 4, 22/10
Periodo di Transizione
Si intende quel periodo che coincide con il declino definitivo dell’Impero Cinese, che crollerà nel
1911. Alcuni studiosi fanno iniziare questo periodo con il 1839, anno della Prima Guerra
dell’Oppio. In questa fase la Cina comprese la sua inferiorità economica, tecnologica e militare
rispetto alle forze straniere, sia occidentali sia orientali. L’Impero venne inoltre esposto alle
conoscenze e al pensiero delle culture con cui entrò in contatto, tanto che molte opere della
letteratura cinese risalenti al Periodo di Transizione sono traduzioni di testi celebri, oppure saggi e
trattati sulle dinamiche economiche, politiche, scientifiche, sociali e culturali dei paesi stranieri. I
grandi classici della letteratura europea iniziarono ad essere tradotti in cinese proprio in questo
periodo, influenzando in maniera importante il pensiero e la produzione letteraria di fine ‘800 e
inizio ‘900.
Idema-Haft fanno partire il Periodo di Transizione nel 1875 e terminare nel 1915, dividendolo in
due sottoperiodi ventennali: 1875-1895, dominato dall’interesse dei cinesi verso le tecnologie dei
paesi più sviluppati; 1895-1915, nel quale si diffusero idee e generi letterari tipici dell’Occidente,
influenzando la produzione scritta. Dopo la vittoria nelle Guerre dell’Oppio e l’apertura dei porti
agli stranieri, la Cina iniziò un fiorente scambio culturale, che vide l’Impero Britannico come
principale protagonista. Nel 1839 (non sono sicuro che sia la data giusta) missionari protestanti
inglesi e americani fondarono la London Missionary Society Press, una casa editrice vera e propria
che pubblicava riviste e giornali simili a quelli occidentali. L’inglese Robert Morrison realizzò
prima di questo periodo il primo dizionario inglese-cinese e cinese-inglese, attraverso il quale portò
numerosissimi concetti e parole occidentali all’interno della lingua cinese (ad es. il termine
“treno”). Durante il Periodo di Transizione, inoltre, moltissimi cinesi si recarono all’estero a
studiare, principalmente in Giappone e Stati Uniti.
Dal punto di vista letterario, le principali novità furono due: la nascita delle prime riviste, dei primi
quotidiani e del mestiere del giornalista, favoriti dall’introduzione della stampa meccanizzata; la
nascita del genere Wuxia Xiaoshuo ( 武侠小说), traducibile con “Romanzi di cavalieri erranti” o
“Romanzi di cappa e spada”, e della tecnica della litografia. La litografia è una tecnica di stampa su
pietra calcarea, che permetteva l’incisione di testi e disegni. Con questa tecnica vennero abbattuti i
costi e i tempi di stampa e ristampa, che divenne molto frequente: attraverso la litografia vennero
copiate le opere del passato e venne favorita la diffusione di nuovi generi letterari. I libri pubblicati
utilizzando questa tecnica erano spesso corredati di disegni.
Il Wuxia Xiaoshuo 武侠小说
Si tratta di un genere che si diffuse molto rapidamente in tutte le classi sociali già dopo la
pubblicazione delle sue prime opere. Il carattere 武, che nella Cina pre-imperiale era contrapposto a
文 , evidenzia quale sia la tematica principale di questi romanzi: l’ambito militare, incarnato dai
valori della giustizia, della guerra e della forza bruta. La figura dei protagonisti, ossia i cavalieri
erranti (侠) è davvero esistita nella Cina antica: nello Shiji, infatti, Sima Qian descrive alcuni tra i
più famosi cavalieri erranti. Quali sono le loro caratteristiche? Generalmente vengono raffigurati
come uomini (e in alcuni casi anche donne) di bassa estrazione sociale e dal passato tragico. Questi
eroi sono caratterizzati da un forte senso d’indipendenza e spinti da un durissimo codice etico, che li
porta a combattere contro le ingiustizie e a servizio del popolo, dei più umili e dei più deboli. I
cavalieri sono inoltre generalmente puri e senza macchia, bellissimi ed abilissimi in battaglia.
La struttura dei Wuxia Xiaoshuo è piuttosto schematica: l’eroe viene a conoscenza durante i suoi
viaggi di ingiustizie varie; decide di intervenire; ha vari confronti con i malfattori; il cavaliere
sconfigge il nemico e si ha un lieto fine. Questi romanzi sono inoltre particolarmente cruenti: le
scene di lotta non mancano di raccontare i dettagli più crudi e violenti, e non sono di facile lettura.
Il Romanzo di cavalieri erranti deriva principalmente da novelle e storie popolari, ma anche dal
genere gong’an 公案, il “poliziesco” cinese. Questo filone aveva come protagonisti dei giudici (il
più famoso è il giudice Bao), che spesso e volentieri assoldavano degli scagnozzi molto simili ai
cavalieri erranti per indagare su casi intricati.
Il Romanzo dei cavalieri erranti è forse il primo genere della letteratura cinese che risente
dell’influenza della cultura giapponese. Le figure dei cavalieri e i fatti narrati sono riconducibili a
quelle dei samurai e alle loro avventure, raccolte in opere molto celebri nell’arcipelago. Questa
influenza può essere spiegata con l’apertura alle culture straniere del Giappone in seguito alle
Riforme Meiji, che portò moltissimi cinesi a studiare a Tokyo. Gli intellettuali progressisti
dell’Impero accolsero favorevolmente quest’influenza giapponese, poiché auspicavano che anche la
Cina intraprendesse una stagione di riforme in stile Restaurazione Meiji per migliorare e
modernizzare lo Stato sotto tutti i punti di vista.
Il primo vero Wuxia Xiaoshuo è il Sanxia Wuyi 三侠五义 (“Tre prodi e cinque virtuosi”), attribuito
al misterioso Shi Yukun 石玉昆, e fu un immediato successo. In seguito, l’erudito Yu Yue 俞樾
corresse e ampliò l’opera di Shi Yukun e pubblicò nel 1889 il Qixia Wuyi 七侠五义(“Sette prodi e
cinque virtuosi”).

Nascita del giornalismo


Il giornalismo cinese nasce nel Periodo di Transizione grazie alla diffusione della stampa
meccanizzata e all’influenza degli europei. Le prime “Gazzette” in cui venivano riportati gli editti
principali del governo imperiale erano già presenti a Pechino, mentre nelle città più grandi gli
ambulanti vendevano il cosiddetto “foglio di notizie”. I primi proto-giornali nacquero ad Hong
Kong grazie al lavoro dei missionari inglesi a partire dagli anni ’30 del 1800.
I primi giornali cinesi veri e propri videro però la luce a Shanghai. In pochi anni, da villaggio di
pescatori Shanghai era divenuta una metropoli multiculturale grazie alla sua posizione geografica,
che favoriva il commercio con gli europei presso il suo enorme porto. In questo clima di continuo
scambio culturale nacquero i primi due giornali: lo Shenbao 申报 (1872) e il suo concorrente, lo
Hubao 沪报 (1882), che contribuirono ovviamente anche alla nascita del mestiere giornalistico in
Cina. Il ruolo dei primi giornali fu determinante per la diffusione di idee, termini e concetti mai
conosciuti prima nell’Impero, incrementandone il livello culturale medio. I giornali venivano inoltre
utilizzati da letterati e burocrati “tradizionali” per pubblicare i propri racconti o dei romanzi a
puntate, sulla falsariga dei giornali occidentali.
La prima rivista letteraria, dove venivano pubblicati romanzi a puntate, racconti o anche recensioni
di opere letterarie, nacque invece nel 1872 con il nome di “Scritti notevoli di Shanghai”. Tra le
opere più importanti pubblicate su queste riviste (fu anche la prima) c’è “Biografie dei fiori di
Shanghai” (Shanghai Hua Liezhuan 海 上 花 列 传 ), che descrive e racconta le esperienze di vita
delle prostitute di Shanghai e dei loro clienti. Il protagonista è un giovane che proviene dalla
campagna e viene sconvolto dalla vita nella grande città di Shanghai, nella quale dilagava la
prostituzione. Idema e Haft sottolineano come il protagonista sia una sorta di eroe moderno, caduto
oggi nel dimenticatoio per l’opinione negativa di molti nei confronti delle tematiche del romanzo.
Tra i giornalisti più celebri degli inizi si deve menzionare Wang Tao 王韬 (1828-1897). Dopo aver
fallito gli esami imperiali, a metà ‘800 iniziò a collaborare con la London Missionary Society Press
e in particolare con lo scozzese James Legge, primo professore di lingua e letteratura cinese ad
Oxford. Dopo aver viaggiato in Europa e Gran Bretagna per due anni, nel 1874 fondò ad Hong
Kong il primo quotidiano in lingua cinese, il Xunhuan Ribao 循环日报, che venne stampato fino al
1947.

Kang Youwei 康有为


Kang Youwei (1858-1927) è senza dubbio uno dei più importanti intellettuali cinesi attivi nel
Periodo di Transizione. Personaggio di difficile interpretazione, nacque nel Guangdong e fu un
giovane prodigio. Spinto, viste le sue qualità, verso la carriera burocratica, rimase molto scontento
del sistema scolastico cinese, in particolare degli Esami Imperiali e dei saggi ad otto gambe.
Nonostante ciò, riuscì ad accedere alle più importanti cariche burocratiche e fu la mente dietro alle
celebri “Riforme dei Cento Giorni”. La sua visione politica era invece trasformare l’assetto
istituzionale (mantenendo tuttavia l’Imperatore come figura di governo) in una monarchia
costituzionale, sullo stile di quelle occidentali ed in particolare in Regno Unito.
Dopo il fallimento delle “Riforme dei Cento Giorni” e l’approdo al trono dell’ultra-conservatrice
Cixi, venne obbligato da quest’ultima all’esilio forzato, che lo portò a viaggiare a lungo in
Giappone e in Europa. Qui continuò a cercare di fare proseliti tra le comunità cinesi emigrate per la
causa della monarchia costituzionale e si istruì. Dopo l’istituzione della Repubblica Cinese nel 1911
da parte di Sun yat-Sen, Kang Youwei partecipò ad un tentativo di colpo di stato a favore
dell’istituzione della monarchia.
La sua opera principale, il “Libro della Grande Unità” (Da Tongshu 大同書), evidenzia in maniera
perfetta la sua ambiguità riguardo a varie tematiche e la sua visione idealista del mondo. In essa si
immagina un mondo utopico e democratico, dominato da un unico governo centrale in grado di
eliminare qualsiasi divisione politica. Inoltre, il letterato si configura come un grande oppositore del
capitalismo, e auspica l’uguaglianza totale tra uomo e donna attraverso l’eliminazione del
matrimonio. In alcuni argomenti la trattazione di Kang Youwei è tuttavia piuttosto controversa: ad
esempio, realizza una sorta di teoria eugenetica basata sull’eliminazione delle persone di colore e
immagina la standardizzazione della razza umana attraverso l’educazione forzata dei bambini
lontano dalle famiglie all’interno di istituti dedicati all’insegnamento di un pensiero unico. I suoi
contemporanei giudicarono le sue riflessioni sia follie sia interessanti spunti di dibattito. Le idee
espresse nel “Libro della Grande Unità” avvicinano molto Kang Youwei al comunismo, anche se
non è chiaro quanto fosse allineato a Marx. Mao Zedong fu un suo ammiratore.

Liang Qichao 梁启超


Liang Qichao (1873-1829) nacque anch’egli nel Guangdong, da una famiglia contadina piuttosto
agiata e amante della cultura, che gli permise di esprimere tutto il proprio talento. Ad 11e 16 anni
passò rispettivamente il primo ed il secondo livello degli esami per la carriera burocratica, ma poi
fallì l’esame per giungere alla corte dell’Imperatore. In questo periodo conobbe tuttavia Kang
Youwei, con il quale strinse un legame d’amicizia e dal quale venne indirizzato verso il
sostenimento della causa della monarchia costituzionale, anche se le idee di Liang Qichao non
furono mai così radicali come quelle dell’amico. Divenne dunque allievo di Kang Youwei presso la
scuola di affari esteri del Guangdong, dopo la quale i due vennero notati dall’Imperatore e portati a
corte.
Come Kang Youwei, anche Liang Qichao fu una delle menti dietro alle “Riforme dei Cento
Giorni”, che tuttavia gli costarono l’esilio, impostogli dall’Imperatrice Vedova Cixi. Visse poi per
14 anni in Giappone, dove continuò ad espandere il suo pensiero politico e la sua visione della
società ideale. Liang Qichao fu ad esempio un forte sostenitore dell’emancipazione femminile e di
una nuova e corretta educazione anche per le bambine. Durante il suo esilio conobbe figure
importantissime come Sun yat-Sen e Roosevelt. Condannò inoltre il suo stesso maestro Kang
Youwei per aver partecipato al colpo di stato per rovesciare la Repubblica.
Tra le sue opere più importanti bisogna segnalarne due legate all’Italia: “Ricordi di un viaggio in
Italia” (Yidali You Ji 意大利游记, 1904), in cui evidenzia le caratteristiche in comune tra Cina e
Italia e che fu molto amata al tempo; “Biografia degli eroi che hanno fatto l’Italia” (Yidali Xingguo
Xiashi Zhuan 意大利兴国侠士转), in cui racconta la vita di Mazzini, Cavour e Garibaldi esaltando
il loro ruolo sia nel Risorgimento sia nella crescita dell’Italia dopo l’unificazione. Il rinnovamento
dell’Italia fu di grande ispirazione per Liang Qichao, che la vedeva come una sorta di “Cina
europea”: arretrata tecnologicamente e militarmente, povera, vittima di numerose migrazioni verso
altri paesi, dal passato gloriso. L’Italia gli fornì dunque uno spunto per promuovere innovazioni
nella Cina di inizio ‘900. Oltre ad essere stato un grande giornalista, politico, attivista, traduttore e
poeta, Liang Qichao provò anche la strada teatrale, ma la sua opera, “La nuova Roma”, è rimasta
incompiuta.

Traduzione
La prima scuola di lingue in Cina (Tongwen Guan 同文馆) venne istituita nel 1862, permettendo
nel 1866 l’avvio delle prime missioni internazionali, ma una vera e propria figura di traduttore
professionista non fu mai istituita. Tra fine ‘800 e inizio ‘900 due personaggi e le loro opere di
traduzione furono tuttavia fondamentali per l’introduzione in Cina di concetti, termini e idee
occidentali: Yan Fu (严复, 1854-1921) e Lin Shu (林纾, 1852-1924). Grazie a loro e a molte altre
traduzioni la lingua cinese subì un’evoluzione rapidissima durante il Periodo di Transizione, causata
dal contatto con le lingue europee (tanto che si parla di occidentalizzazione). Un esempio è
l’inserimento di 女 davanti a 也 per indicare il genere femminile oppure l’inserimento del suffisso
们 per indicare il plurale.
Lin Shu fu forse il primo grande traduttore della storia cinese, ma le sue opere sono considerate più
traduzioni d’autore e reinterpretazioni che vere e proprie traduzioni. La fedeltà all’originale era
pochissima e il metodo di Lin Shu era approssimativo: non parlando lingue straniere, si faceva
aiutare da un conoscitore di quella lingua, che gli traduceva il senso generale di un passaggio del
testo-fonte. Poi Lin Shu, grazie alla sua grandissima abilità nella scrittura, scriveva di suo pugno
cercando di mantenere il senso generale. Perciò le sue traduzioni (portò in Cina autori come
Dickens e Flaubert) furono molto amate dal pubblico e lo istruirono su concetti tipici della cultura
europea. Inizialmente, però, il pubblico cinese ebbe grosse difficoltà a comprendere i concetti
espressi: il problema deriva dalla quantità di opere occidentali, ricche di elementi sconosciuti, che
divennero improvvisamente disponibili. I fruitori delle traduzioni d’autore furono dunque sommersi
da un’enorme quantità di idee di difficile comprensione. Fino a metà ‘900 le traduzioni d’autore
sono rimaste la principale fonte di diffusione di massa d’idee provenienti dall’estero.

Lezione 5, 28/10
Su Bertuccioli ci sono degli estratti di queste parti di testi che questi due intellettuali, Kang Youwei
e Liang Qichao dedicarono all’Italia. Furono protagonisti dei movimenti rinnovatori e si ispirarono
in parte a figure celebri dell’unità di Italia, tanto che li dedicarono dei componimenti.
Il primo, nel 1904, aveva intrapreso un viaggio in Europa, tra cui in Italia, scrisse un diario
intitolato Yidali youji 意大利游记 (Viaggio in Italia, 1905), qui leggiamo che è a Napoli e scrive
un fu, componimento antico che mescola prosa e poesia, da cui si ricava l’impressione che ha da
questo busto di Cavour (vedi pag. 316 manuale di Bertuccioli). Il fu continua decantando le lodi di
un personaggio che si tinge negli occhi dell’autore come un personaggio di altissima levatura, sia
politica sia sociale. È chiaro che qui l’autore sta calcando la mano facendo di Camillo Benso conte
di Cavour un eroe che non è stato, è stato certamente un personaggio importante per la nostra storia
ma non così tanto, si tinge di toni drammatici e epici. Tante figure del Risorgimento italiano sono
state prese a esempio per calcare la riforma. Il merito di Cavour è stato quello di riuscire a
mantenere l’assetto governativo del paese però annettendo e dando stabilità, a fianco del sovrano,
alla penisola italiana.
Il secondo autore, ancora di più, anche senza aver visitato l’Italia, si concentra ancora di più su
queste figure italiane.
Da un pdv letterario, l’importanza di Kang è riconosciuta non tanto per il valore letterario dei suoi
scritti (importanti da pdv politico), mentre Liang si getta più nella mischia e fa esperimenti letterari.
Entrambi molti difficili da leggere.
Leggiamo un estratto del dramma teatrale Xin Luoma 新 罗 马 (La nuova Roma). Qua, ispirato
all’Unità d’Italia e ai suoi personaggi, Liang li usa nuovamente per disegnare quella che dovrebbe
essere la Cina del futuro, secondo le sue idee politiche. La cosa particolare è che, per presentare
quest’opera a un pubblico che non conosceva né l’Italia né i suoi personaggi, adatta certe
caratteristiche di questi personaggi al gusto cinese e vi inserisce alcuni caratteri cinesi. Si basa sulle
arie del teatro Kunqu, nato nel sud della Cina. In questo dramma appare persino Dante, presentato
vestito come un saggio daoista (pag. 318-319). Mescola insieme personaggi italiani di epoche
diverse ma che convivono insieme in questo dramma cinese dei primi del Novecento. Chiaramente
è un dante immaginato dall’autore, un dante di cui si serve per perpetuare la causa riformista: (“il re
sabaudo ha riunito lItalia e ora sono tutti contenti e danzano felici”). Sceglie Dante perché egli è
l’artefice dell’unità linguistica dell’Italia, è un argomento del quale si continueranno a interrogare
tutti i futuri intellettuali del tempo. Tutta la rivoluzione letteraria passera dapprima dalla rivoluzione
linguistica: la lingua con cui si scriveva, a livello alto, non aveva più nessun contatto con la lingua
parlata; la letteratura è davvero per pochi e non può essere propria di una Cina moderna. Non è
soltanto il padre della lingua, ma ne fa una questione politica. Ci sono punti anche di contatti con la
storia cinese: l’impero romano era quasi contemporaneo al periodo Han, allo stesso modo viene a
mancare l’unita territoriale per le invasioni barbare e così una religione straniera si insinua
(cristianesimo e buddismo che introducono nuove idee che minano l’autorità dello stato etc). Sa
molte cose anche della storia italiana perché aveva letto molti documenti in altre lingue. Tutto
questo diventa il pretesto per raccontare la storia della Cina.

Estratto di Kang Youwei, 欧洲十一国游记二种 (Resoconto del viaggio in 11 paesi europei)


佛罗练士市 Foluolianshi shi (La città di Firenze)

佛罗练士市,当意大利市府盛行时,本为小共和国,以贵族执政,当明宣德八年,有银行商
麦嘉锡者,为市会主,以才明遂执政权。
• 佛罗练士 si tratta di un prestito fonetico che dovrebbe riprodurre il nome inglese Florence.
• 市场 “città”
Questo dato, il fatto che oggi si dica in maniera diversa, ci dice che Firenze nel 1905 era così
sconosciuta al mondo cinese tanto che non c’era un nome per la città e dunque si usava un calco
fonetico.
KYW vede Firenze dalla stazione, vi passa col treno venendo dal sud per andare al nord ma non ha
il tempo per fermarsi e vedere la città. Questa è una delle prime descrizioni tra le più complete della
città di Firenze nei testi cinesi. È il primo cinese a collegare Firenze all’idea di Firenze come città
d’arte per eccellenza. L’autore sta dando delle coordinate temporali della città; si riferisce all’Italia
del Duecento.
• Dang 当 + frase/verbo + shi 时 = subordinata temporale
• Shengxing 盛行 fiorire, prosperare
• Ben 本 come avverbio
• Wei 为 nella lingua scritta è usato come verbo essere.
• Gongheguo 共和国 termine nato a fine Ottocento per indicare la repubblica.
• Yi 以 preposizione con guizu 贵族, “nobile, aristocratico”.
• Zhizheng 执政 “prendere in mano il potere, governare”.
当明宣德八 年 corrisponde al 1433. Usa la forma tradizionale per indicare l’anno, cita la dinastia
governante, quella dei Ming (XIV-XVII). Nel periodo imperiale, il nome degli anni spesso
corrispondeva al nome dell’imperatore.
Costruzione tipica della lingua letteraria you 有 … zhe 者 dove zhe è una sorta di suffisso “uno
che…”, come nominalizzatore del verbo,
• 银行商 commercianti e banchieri
• 麦嘉锡 majiaxi, nome proprio per indicare i Medici
• 主 zhu proprietario
• 以 preposizione mezzo strumento
• 才明 talento
• 遂 sui “avere successo, riuscire a”
• 权 quan “potere, autorità”
Traduzione: “La città di Firenze, al tempo in cui i comuni italiani fiorirono, all’epoca era una
piccola repubblica, governata da famiglie aristocratiche. Nell’ottavo anno dell’imperatore Xuande
dei Ming, ci fu uno della famiglia di bancari e commercianti dei Medici, ebbe la capacità di
diventare padrone della città, conquistò il governo e il potere con talento e intelligenza”.

Lezione 6, 29/10
其子继之,奖文学、励 工艺、创商业学校及商业教科书。
· 其子: “I suoi figli”
· 继: “continuare”
· 之: “ciò”(dopo il verbo assume questo significato e si riferisce al contenuto della frase precedente)
· 奖: “premiare”
· 励工艺: “incoraggiare l’arte manuale”
· 创: “creare”
· 及: “e”(congiunzione della lingua scritta)
· 商业: “commercio”
· 教科书: “manuale”
Trad. corretta: “I suoi figli dettero continuità a questa politica, premiando la cultura, incoraggiando
la produzione artigianale, creando scuole e manuali di commercio”.

其善雕刻作画者,赏以功牌而特荣之,故学艺大盛。
· 其。。。者: struttura di nominalizzazione della frase contenuta tra le due parole: “Coloro che...”
· 善: “essere bravo a...”
· 雕刻: “scolpire”
· 作画: “dipingere”
· 赏: “premiare”
· 以: “con”
· 功牌: “medaglia”, “coccarda”
· 特: “speciale”
· 荣: “onorificenza”
· 故: “pertanto”
· 大盛: “svilupparsi enormemente”
Trad. corretta: “Coloro che erano bravi a scolpire e dipingere, (i Medici) li premiavano con
medaglie ed onorificenze speciali, pertanto le scienze e le arti si svilupparono enormemente”.

医院三十,有一所容三千人者。学校二白
· 有。。。者: stessa struttura già trovata in altre frasi, 有 restituisce il significato di “C’è/ci sono
quelli che...”
· 所: classificatore per edifici, in questo caso riprende 医院.
· 容: “contenere”
Trad. corretta: “Ci sono trenta ospedali, e ce n’è uno che può accogliere tremila persone. Le scuole
sono duecento”.

金制、宝石制、染品、漆器、乐器、锦阑干、香花、石硷、香油,皆其名物。
· 金: “metallo”
· 制: “produrre”
· 宝石: “pietre preziose”
· 染品: “tinture”
· 漆器: “lacche”
· 乐器: “strumenti musicali”
· 锦阑干: “arazzi”. Composto da 锦: “broccato” (tessuto prezioso che viene ricamato con disegni
sfarzosi), 阑干: “intrecciare”
· 香花: “fiori profumati”
· 石硷: “saponi”
· 香油: “oli profumati”
· 皆: in cinese aulico significa “tutto/i”, con significato simile a 都 moderno
· 其: “esso/a” in posizione di determinante
· 名物: predicato nominale dell’elenco precedente. “oggetti rinomati”
Trad. corretta: "I metalli, le pietre preziose, le tinture, le lacche, gli strumenti musicali, gli arazzi, i
fiori, i saponi, gli oli profumati sono tutti oggetti rinomati di Firenze”.

而最有权者,大银行八十余所,支店无数,遍于全欧。
· 最有权者: 者 nominalizza. “Ciò che...” / 有权: “detenere il potere”
· 大银行: “grandi banche”
· 八十余: “un’ottantina” 余 significa “circa”
· 所: class. per edifici, si riferisce a 银行
· 支店: “filiale”
· 无数: “innumerevole”
· 遍于: “spargere”, “diffondere”
· 全欧: “tutta Europa”
Trad. corretta: “Ciò che più di ogni altra cosa deteneva il potere erano l’ottantina di grandi banche,
le cui filiali erano innumerevoli, sparse in tutta Europa”

即欧洲之以金为钱,在彼一千二百三十二年创于此市,斐呢士继之,德法乃渐效之,今行于
大地矣。
· 即...之: la presenza di 之 tra il soggetto e il predicato suggerisce che conviene nominalizzare con
“Il fatto che...”
· 以: “considerare”, qui “utilizzare”
· 金: gen. metallo, in questo contesto “oro”
· 为钱: “come moneta”
· 在彼: “lì”
· 一 千 二 百 三 十 二 年 : Kang Youwei utilizza il calendario gregoriano. “1232” (il fiorino d’oro
venne coniato in quest’anno a Firenze e si diffuse rapidamente in tutta Europa
· 创: “creare”, qui ha più senso “coniare”
· 于此市: “in questa citta”
· 斐呢士: “Venezia” (Feinishi, prestito fonetico per “Venice”)
·继: “continuare”, qui ha più senso “imitare”
·渐: “progressivamente”
·效: “imitare”
·行: “diffondersi”, “circolare”
·于大地: “in tutto il territorio”
·矣: particella modale di significato simile a 了,segnala che si è verificata una nuova situazione.
Trad. corretta: “Il fatto che l’oro sia utilizzato come moneta in Europa, è perché proprio in questa
città, nel 1232, è stato coniato il fiorino d’oro. Venezia la copiò, Germania e Francia la imitarono
progressivamente, ed oggi (il fiorino) è diffuso su tutto il territorio”.

各国帝王,多与借债,因而握国权焉。
·帝王: “Imperatore”, per stati stranieri meglio usare “sovrano”.
·多: “in molti”
·与借债: “chiedere denaro in prestito”
·握: “afferrare”
·国权: lett. “il potere del paese”
·焉: particella che enfatizza il contenuto della frase

Trad. corretta: “Molti sovrani di svariati paesi chiesero in prestito del denaro (alle banche
fiorentine), e quindi ottennero il controllo della propria nazione”.

今行金货、赏专技、讲商业三事大行,皆创于此市,不能忘所自出也。
·行:“circolare”, “diffondere”
·金货: “monete d’oro”
·赏: “premiare”
·专技: “arti tecniche”
·讲: “porre attenzione verso...”
·三事大行: “tre grandi attività” 行 pinyin: hang (“attività commerciali”)
·皆创于此市: predicato dell’elenco precedente. “Tutto è stato creato in questa città”
·所: “luogo”
·自出: lett.“venire fuori naturalmente”, quindi “nascere”
·也: particella modale
Trad. corretta: “Tre grandi attività di oggi come la diffusione di monete d’oro, la premiazione del
talento artistico e le imprese commerciali sono state tutte create in questa città, e non si può
dimenticare il luogo in cui sono nate”.

市中华场广大,高塔巍峨。
·场: “piazze” (sogg)
·华...广大: predicati aggettivali “meraviglioso”, “ampio”, “grande”
·塔: “pagoda”, ma con 高 davanti può significare “torre”
·巍 峨 : “torreggiante”, “maestosa”. A Firenze non c’erano torri particolarmente alte, ma per un
cinese gli edifici delle città europee erano comunque impressionanti, dato che la città cinese si
sviluppava generalmente in orizzontale. Solo i quartieri di piacere avevano talvolta delle costruzioni
a due o più piani.
Trad. corretta: “Le piazze del centro città sono meravigliose, ampie e grandi, ci sono edifici alti e
torreggianti”.

Lezione 7, 04/11
古画十余院,皆千数百年名画,古刻石尤多。
• Hua 画 “dipinto/dipingere”
• Yu 余 per
• Yuan 院, se dopo un numerale può essere ad esempio un classificatore. Ci suggerisce che più che
dipinte antichi, davanti ha edifici che raccolgono antichi dipinti, cioè gallerie o pinacoteche.
• Jie 皆, funzione di avverbio, si usava molto nella lingua letteraria e scritta, equivale a dou 都
• Keshi 刻石, incidere la pietra
Trad.: “Ci sono una decina di pinacoteche, tutte insieme contengono migliaia di dipinti famosi da
centinaia d’anni, le antiche sculture sono particolarmente abbondanti”.

学画及雕刻者,欧美士人技师,皆来学于是,今尤为义国大埠焉。
• 学画 xuehua “studiare pittura”
• 及 yi connettivo “e”
• 美 mei per Meiguo 美国
• 士人 shiren “letterati”
• 技师 jishi “esperto, tecnico”
• 为 wei come verbo
• 义国, yiguo per “Italia”
• 大埠 Dabu “grande porto"
• 焉 yan particella finale letteraria
Traduzione: “Chi studia pittura e fa le sculture, cioè uomini di lettere e esperti dell’Europa e degli
stati uniti, tutti vengono a studiare qui, e attualmente è considerata uno dei maggiori porti dell’Italia.

Abbiamo visto dei fenomeni che, dal pdv letterario, nascono dallo scontro con la realtà letteraria
europea, tra cui la nascita dei giornali e il ruolo delle traduzioni letterarie che cominciano a
moltiplicarsi in questi anni tra il XIX e XX secolo.
Avevamo visto Yan Fu, che aveva una carriera militare alle spalle, aveva lavorato in UK e parlava
bene l’inglese; traduce dei testi di saggistica sulla politica, istituzioni (autori del calibro di Yaxley e
Smith e altri), li reputa importanti perché possono contribuire alla modernizzazione della Cina.
Forse è stato anche uno dei primi teorici della traduzione; scrive, in una prefazione ad una
traduzione, i tre principi che ciascun traduttore dovrebbe seguire:
1) Fedeltà, Xin
2) Espressività, Da
3) Eleganza, Ya
Lin Shu comincia a farsi raccontare da chi aveva accesso diretto questi testi e traduce moltissime
opere letterarie del patrimonio europeo (Shakespeare, Dickens, Conan Doyle e anche autori minori).
Sono considerati gli ultimi esponenti della scuola letteraria nata a inizio dinastia Qing che
promuoveva l’ideologia neo-confuciana di epoca Song e poi consolidata con Kangxi. Inoltre, Lin
Shu è uno dei pochissimi a schierarsi apertamente e a protestare contro l’abolizione del wenyan 文
言 a favore dell’utilizzo del baihua 白话.

Insieme a questi fenomeni direttamente collegabili all’influsso occidentale, continua una tradizione
tipicamente cinese. La narrativa, intesa come opera d’invenzione, aveva sempre avuto nella storia
letteraria cinese una posizione poco importante. Le storie fantastiche sono sempre stata considerate
letteratura bassa, qualcosa di cui non bisognava occuparsi.
Il termine infatti con cui questa produzione, che abbraccia tanti generi diversi, è stata indicata, a
partire dall’epoca Han, è xiaoshuo 小说 (discorsi da poco); questo perché una letteratura di questo
genere era considerata come non edificante; essendo storie inventate e non corrispondenti alla
realtà, i confuciani non ci vedevano il ruolo didattico e didascalico che invece dovrebbe avere la
letteratura, tanto che i generi più importanti sono quelli storici, di ordine pubblico, amministrativo e
infine la poesia. Ovviamente tutta le opere di letteratura bassa (novelle, narrativa, storie da ridere
etc.) sono state comunque scritte nel corso dei secoli però non avevano un grande seguito.
Il primo che si occupa seriamente del ruolo del romanzo è proprio Liang Qichao: è convinto che il
romanzo possa avere un ruolo fondamentale e, così com’era accaduto in Europa, possa essere un
mezzo per diffondere nuove idee, portare al cambiamento sociale e educare le masse. Infatti, in
Giappone, a Yokohama, nel 1902 proprio fonderà una rivista, Xin xiaoshuo 新 小 说 , per la
promozione del romanzo nuovo; molti autori vi pubblicheranno romanzi a puntate.
Accanto a questa fioritura della prosa, va menzionato per la poesia Huang Zunxian 黄遵宪(1848-
1905). Nato a Guangdong da una famiglia di letterati, viene inviato a Tokyo come consigliere
d’ambasciata. Viene allontanato dagli incarichi ufficiali dopo il fallimento delle riforme dei cento
giorni, poiché vi aveva preso parte. È l’unico che ha tentato di rinnovare la tradizione letteraria e
poetica, anche se sceglie i metri classici (gushi 古诗), in cui tuttavia inserisce i paesaggi, gli stili di
vita, usi e costumi di tutto ciò che vive e vede all’estero. Usa il cinese classico e lo arricchisce con
proverbi e usi dialettali.
Tra il 1900 e il 1920 abbiamo la maturazione di questo processo con una produzione di romanzi
sempre più intensa. In queste prime opere cerca di descrivere la società contemporanea e fornisce
un primo esempio dei “romanzi di denuncia”, romanzi che cercano di ancorarsi alla realtà,
mettendone in luce i lati peggiori. Secondo Idema-Haft, questa fioritura di romanzi è letta come la
risposta a tutta la pubblicazione di Liang Qichao in Giappone; per Bertuccioli è invece una risposta
all’influenza occidentale.
Accomunati dal fatto di scegliere una lingua più parlata e non letteraria, i quattro romanzi più
significativi sono:
D. Wu Woyao 吴沃尧 (1866-1910), ha scritto più romanzi ed è considerato da P. Hanan il più
rappresentativo tra gli autori del primo romanzo moderno, per due motivi: 1) la tempistica,
scrive e denuncia certi lati della società, precedendo Lun Xun, 2) per la tecnica di scrittura, per
il modo in cui caratterizza i personaggi e racconta la storia. 二十年目睹之怪现状 Èrshí Nián
Mùdǔzhī Guài Xiànzhuàng (Stranezze degli ultimi 20 anni viste con i propri occhi), uscito a
puntate tra il 1903-1910, su proprio la rivista di LQ. Il lettore può seguire le avventure di un
giovane che ripetutamente si scontra con la burocrazia e la corruzione, cercando di mantenersi
sempre retto davanti a un mondo così corrotto. È scritto in baihua, non in cinese letterario.
E. Li Baojia 李宝嘉 (1867-1906), frustrato dal fatto che non riesce a superare gli esami imperiali,
diventa giornalista. Lavora a Shanghai e scrive anche saggistica, ballate, poesie. Il romanzo
pubblicato nel 1903, 官场现形记 Guānchǎng xiànxíng Jì (La situazione odierna del mondo
burocratico). Anche in questo caso è un romanzo che mette in scena il mondo dei funzionari;
sono storie che riguardano più protagonisti, che vengono messi alla berlina, proprio attraverso
questa storia romanzata. Già si capisce come questo sistema così chiuso fosse uno dei problemi
più grandi della Cina tardo Qing. Sempre in baihua.
F. Liu E 刘 鹗 (1857-1909) usa lingua più classicheggiante, ricca di allusioni, simbolismi e
immagini classiche. Nasce in una famiglia di letterati, non sostiene gli esami però occupa delle
posizioni burocratiche trattando di problemi reali del tempo. Inizialmente simpatizzante dei
riformisti, poi diventa un forte sostenitore dell’economia privata. 老残游记 Lao Can youji (I
viaggi di lao can): Lao Can è il protagonista che lega tutte queste storie; è un uomo di lettere,
che si trova ad affrontare problemi di vario tipo e riesce sempre a risolverli grazie al suo
comportamento onesto e modesto, che cozza contro la rigidità del sistema burocratico e dei suoi
funzionari, accecati dalla carriera e dalla ricchezza. Romanzo lodato come una grande satira
sociale anche perché offre, in maniera unica e approfondita, uno sguardo sulla vita dei contadini
di fine secolo.
G. Zeng Pu 曾 朴 (1872-1935), va a studiare alla scuola di lingue di Pechino, dove studia il
francese e lo fa con la speranza di intraprendere una carriera diplomatica. Traduce moltissimi
libri dal francese, come V. Hugo. Scrive 孽 海 花 Nièhǎihuā (Fiori in un mare di peccato)
romanzo che mette in scena una storia d’amore ispirata a due personaggi realmente esistiti: lui è
Jin Wenqing, ispirato a un uomo che aveva accompagnato nella realtà alcuni funzionari cinesi,
è innamorato di una cortigiana, Fu Caiyun, ispirata anche lei ad una signora realmente esistita,
portata come concubina a giro per il mondo con questa delegazione, diventando una sorta di
eroina nazionale nel romanzo. Romanzo cominciato nel 1904.

Negli stessi anni emergono dei romanzi sentimentali che ebbero un successo enorme tra gli anni ’20
e ‘30; sono identificati nel filone della “Scuola delle anatre mandarine e delle farfalle” (Yuanyang
hudiepai 鸳 鸯 蝴 蝶 派 ). Sono romanzi che hanno una struttura narrativa tradizionale e che
affrontano temi leggeri.
Insieme a tutti questi cambiamenti, uno degli ambienti in cui queste influenze si fanno sempre più
evidenti è la città di Shanghai: cresce numericamente e, essendo una città multiculturale, sul mare e
lontana dal potere, comincia a configurarsi come nuovo centro culturale, tanto che si contrapporrà
poi anche sul piano letterario proponendosi come nuovo centro per la cultura e la letteratura.
Lezione 8, 05/11
Tra fine ‘800 e inizio ‘900 prende piede in Cina anche un primo movimento di emancipazione
femminile, meno organizzato e centralizzato tuttavia di quelli europei e americani. In questa fase le
donne divennero un soggetto politico, sociale e culturale molto importante, ad esempio perché
figuravano tra le principali fruitrici delle opere letterarie. Inoltre, il grado d’istruzione femminile
aumentò moltissimo nei primi anni del ‘900, quando la riforma scolastica realizzata dall’Impero
(una delle ultime riforme e l’unica che ha sortito effetti realmente positivi) permise ad un numero
sempre maggiore di bambine e ragazze di accedere agli studi. Inoltre, molti intellettuali apprezzati
in quell’epoca come Kang Youwei 康有为 e Liang Qichao 梁启超 sostennero cause civili come
l’eliminazione dell’antica usanza di fasciare i piedi delle bambine, che provocava loro brutte
deformazioni agli arti inferiori. Le donne cinesi avevano inoltre da alcuni anni l’opportunità di
entrare in contatto con le mogli dei missionari protestanti, che in Cina fondarono molte scuole ed
istituti femminili. Bertuccioli sottolinea inoltre che le donne cinesi e quelle europee vivevano una
condizione simile all’epoca: nonostante nella storia cinese gli esempi di donne-letterate fossero
maggiori rispetto a quelli di letterate europee, in entrambi i casi erano pochissime le figure
femminili che potevano permettersi un’istruzione decente, ovvero le monache e le donne di corte.
Qiu Jin 秋瑾 (1875-1907)
Nata a Xiamen e cresciuta a Shaoxing, nello Zhejiang, in una famiglia benestante, Qiu Jin ricevette
sin da bambina un’istruzione di altissimo livello insieme al fratello e alla sorella. Della sua infanzia
non si conosce granché, se non che anche lei fu costretta a fasciarsi i piedi, dai quali in seguito
rimosse la fasciatura in segno di protesta. Nel 1896, come usanza al tempo, le venne imposto un
matrimonio combinato con un ricchissimo uomo, che non riuscì mai a soddisfarla e, anzi, la
maltrattò e trascurò la famiglia per dedicarsi alla bella vita. Suo marito fu uno dei tanti alto-borghesi
di questo periodo che, invece di effettuare il tradizionale percorso degli esami imperiali, si comprò
una carica burocratica a Pechino, dove Qiu Jin e lui si trasferirono insieme ai due figli. Nella
capitale Qiu Jin frequentò ambienti molto avanzati dal punto di vista culturale, sposando la causa
riformista e appassionandosi alla politica in seguito alla Rivolta dei Boxer del 1901.
Nel 1904 abbandonò la famiglia e si recò in Giappone per proseguire la sua campagna riformista.
L’arcipelago ospitava un grande numero di studenti ed intellettuali cinesi che desideravano allargare
le proprie conoscenze e creare organizzazioni politiche e culturali che sul territorio natio sarebbero
state vietate. Nel 1905 Qiu Jin incontrò una delle figure più importanti della storia politica cinese,
Sun Yat-sen, e si unì al partito fondato da quest’ultimo, il Tongmenghui (中国同盟会 “Lega per
l’alleanza giurata”), che mirava ad abbattere il governo mancese ed instaurare la Repubblica. In
questo periodo, Qiu Jin scrisse numerosi trattati in cui invitava le altre donne a riunirsi sotto le
insegne del movimento rivoluzionario, con l’obiettivo di ribaltare lo status quo. Nel 1907, tornata in
Cina, fondò a Shanghai il Zhongguo Nu Bao (中国女报, “Giornale delle donne cinesi”), il primo
periodico scritto da donne e destinato ad un pubblico femminile. Il giornale fu tuttavia duramente
osteggiato e venne rapidamente chiuso dalle autorità, che iniziarono a controllare da vicino le
attività di Qiu Jin.
Sempre nel 1907, si recò nella nativa Shaoxing per diventare, almeno all’apparenza, insegnante di
una scuola superiore in cui si praticavano sport ed arti marziali. In realtà, quella scuola era una sorta
di società segreta con finalità terroristiche, in cui Qiu Jin e gli altri capi ribelli istruivano gli adepti a
compiere atti sovversivi. Proprio uno degli attacchi terroristici orditi dalla setta, tuttavia, ne segnò la
fine: dopo aver ucciso un funzionario governativo, infatti, il cugino di Qiu Jin venne catturato dalle
autorità e costretto a rivelare dove si trovasse la base operativa dell’organizzazione. Qiu Jin e gli
esponenti della setta vennero dunque catturati, torturati ed infine decapitati nel luglio 1907. Oltre ad
aver lasciato alcuni trattati sul ruolo della donna all’interno della società cinese del tempo, Qiu Jin
ha scritto anche numerose poesie Cì 词 e un romanzo del genere tanci 弹词 rimasto incompiuto, il
Jingweishi (精衛石 “Pietre dell’uccello Jingwei”). In esso raccontava la storia di cinque donne
benestanti che si univano alla causa rivoluzionaria cinese a Tokyo, inserendo ovviamente numerosi
elementi autobiografici e critiche nei confronti della società cinese dell’epoca.
La fine dell’Impero e la nascita della Repubblica Cinese
Come già accennato in precedenza, l’Impero cinese visse un periodo di totale dissesto finanziario
tra la fine del XIX e l’inizio del XX sec., non riuscendo a tamponare le perdite a causa del
fallimento delle riforme attuate in questi anni. Dal punto di vista finanziario, la Cina era divenuta de
facto una colonia delle potenze straniere: attraverso i Trattati Ineguali, le finanze statali erano finite
sotto il controllo delle nazioni occidentali, che sfruttarono questa posizione di potere per deviare gli
investimenti del paese in proprio vantaggio, senza badare alle effettive condizioni di salute dello
stato cinese. Settori che garantivano entrate importante come quello minerario e ferroviario (in
questi anni fu completata la prima ferrovia cinese) finirono sotto il controllo dei paesi stranieri.
Il territorio della Cina, inoltre, divenne luogo di conflitto e fu conteso da potenze estere. Nel 1905
sul suolo cinese si combatté la guerra Russo-Giapponese per il controllo della Manciuria, che vide
prevalere questi ultimi. A causa della debolezza dei funzionari e dei governanti, la Cina non
intervenne né militarmente né diplomaticamente nel conflitto, non riuscendo ad imporre le proprie
condizioni nelle trattative di pace nonostante la guerra fosse stata combattuta sul suo territorio.
Perciò, Russia e Giappone si spartirono porzioni importanti del Nord della Cina.
Dal punto di vista sociale, in questo periodo assunse sempre più importanza la classe dei
compradores, la potente borghesia commerciale. Questa classe, smarcatasi dal controllo statale, si
dimostrò infatti maggiormente in grado di soddisfare le richieste del popolo rispetto ai funzionari
imperiali. Inoltre, si stima che dal 1875 al 1914 un milione di coolies (migranti asiatici sfruttati per
lavori umili e poco retribuiti dopo essere emigrati all’estero) abbandonarono la Cina, nonostante i
durissimi controlli doganali messi in pratica dall’Impero. Coloro che migrarono e si arricchirono
dopo essere emigrati presero il nome di Huaqiao 华 侨 e divennero attori importanti nella storia
politica cinese nonostante la loro lontananza, poiché investirono somme importanti nel loro paese
d’origine e inviarono molto denaro (le rimesse) ai parenti rimasti in patria. I coolies facevano parte
principalmente della classe contadina, le cui condizioni continuarono a precipitare sul finire del
secolo. L’unico campo in cui il paese sembrò progredire all’inizio del ‘900 è quello dell’istruzione,
che venne allargata anche alle bambine e semplificata attraverso l’eliminazione degli esami
imperiali. Molti studenti vennero inoltre spinti a proseguire la propria formazione fuori dalla Cina,
principalmente in Giappone e Stati Uniti. Sabbatini e Santangelo sostengono che la migrazione di
ragazzi cinesi per questioni di formazioni all’inizio del XX sec. rappresenti una delle più grandi
migrazioni nella storia del paese.
Dal punto di vista militare la Cina era debolissima, come abbiamo visto nel mancato intervento
durante la guerra Russo-Giapponese. Si tentò quindi di riformare l’esercito assumendo maestri di
guerra occidentali che insegnassero ai soldati cinesi a combattere con mezzi moderni. In pochi anni
si venne dunque a creare un’importante milizia, l’Esercito del Nord, guidato dall’ex governatore e
sanguinario generale Yuan Shikai 袁世凯.
Un altro segno della debolezza dell’Impero Qing è la crescita esponenziale del numero di sette e
società segrete che cospiravano contro il governo ad inizio XX sec., facendo proprie idee e valori
importati dall’Occidente. In questa fase nacque e crebbe in maniera esponenziale il sentimento
nazionalista cinese, spinto dalla crescente tensione nei confronti dei dominatori mancesi Qing e
delle potenze straniere, specialmente il Giappone. La fazione nazionalista cinese voleva rimettere al
centro il concetto di “nazione” cinese, guidata dall’etnia Han, e secondo le frange più radicali
questa condizione si sarebbe potuta ristabilire solo attraverso una rivoluzione armata, come
avvenuto in vari paesi occidentali. Il nazionalismo fu rapidamente affiancato da un crescente
sentimento razzista nei confronti dei mancesi, spinto sia dai lealisti Ming sia da una parte dei
rivoluzionari. Molti intellettuali come Liang Qichao si opposero a questo crescente sentimento
d’odio, auspicando un periodo di concordia tra Han e Manciù.
Tra il 1907 e il 1911 i moti rivoluzionari furono numerosissimi. Vennero organizzati da realtà molto
eterogenee e in città differenti, ma il governo centrale riuscì a reprimerle tutte nel sangue. Negli
anni, tutti questi singoli movimenti rivoluzionari erano riusciti in qualche modo ad entrare in
contatto con il Tongmenghui, la Lega di Sun Yat-sen, che prese in mano la leadership dei vari
gruppi e riuscì a creare una forza rivoluzionaria più organizzata e centralizzata. Nel 1906 il
Tongmenghui pubblicò un manifesto in cui annunciava i suoi quattro obiettivi: scacciare i mancesi
dal governo, ristabilire la sovranità Han, instaurare la Repubblica, redistribuire equamente le terre
coltivabili e le ricchezze. I valori che spingevano il Tongmenghui erano la democrazia,
l’uguaglianza, la fraternità e la libertà.
Nel 1911, in maniera praticamente causale, ha inizio la rivoluzione: il 10 ottobre, senza
l’approvazione dei vertici del Tongmenghui, a Wuchang (una delle municipalità di Wuhan) ebbe
inizio una grande rivolta. Ben presto questa rivolta si allargò a tutte le altre aree della metropoli e al
resto della regione dello Hubei, e il governo imperiale non riuscì a fronteggiarla. La regione venne
dunque conquistata dalle armate rivoluzionarie, organizzatesi rapidamente, e proclamò la sua
indipendenza dall’Impero, fondando la Repubblica di Cina (Zhonghua Mingguo 中花民国), nota
anche con l’acronimo ROC. Ben presto, molte altre regioni secessioniste si unirono allo Hubei nella
Repubblica di Cina, andando a formare uno Stato sempre più forte e numeroso. La ripresa delle
forze regolari e l’imminente arrivo della controffensiva dell’Esercito del Nord guidato da Yuan
Shikai spinsero poi le autorità rivoluzionarie a spostarsi verso Nanchino, dove nel dicembre 1911
Sun Yat-sen, tornato in fretta e furia in Cina non appena venne a conoscenza dell’inizio della
rivolta, venne nominato primo Presidente della Repubblica di Cina. La secessione dello Hubei non
fu dunque orchestrata dal Tongmenghui, bensì fu frutto di una serie di eventi fortuiti che spinsero le
varie armate rivoluzionarie ad unirsi ad essa. La rivoluzione del 1911 ha preso il nome di
“Rivoluzione Xinhai” (Xinhai Geming 辛亥革命), dato che il 1911 corrisponde all’anno Xinhai nel
calendario sessagesimale cinese.
Sun Yat-sen (孙中山 – Sun Zhongshan)
Sun Yat-sen rappresenta una delle figure più importanti nella storia politica cinese. Il suo nome
cinese è Sun Zhongshan 孙 中 山 , mentre Sun Yat-sen, il nome con cui è passato alla storia in
Occidente, è una trascrizione del suo nome in dialetto cantonese, sua lingua d’origine. La sua figura
è piuttosto controversa, ma è riconosciuto come uno dei fondatori dello Stato cinese moderno.
Venne istruito nelle Hawaii, ad Honolulu, per poi ottenere la laurea ad Hong Kong, allora
possedimento britannico. In seguito, viaggiò in tutto il mondo per perorare la sua causa
rivoluzionaria e repubblicana, cercando soprattutto di coinvolgere gli Huaqiao, ossia i cinesi che
vivevano e si erano arricchiti all’estero. Queste sue predicazioni gli costarono l’esilio dalla
madrepatria, ma non gli impedirono di continuare i suoi viaggi internazionali alla ricerca di
sostenitori. Durante questi viaggi, soprattutto quelli in Giappone, entrò in contatto con numerose
realtà sovversive e società segrete che miravano a rovesciare il governo imperiale, e lui stesso ne
divenne un esponente di prim’ordine. La sua riflessione filosofico-politica ruotava intorno ai tre
principi del popolo: democrazia, nazionalismo e benessere.
Nel 1905 fondò l’Associazione per la Rinascita della Cina e riuscì a riunire moltissime fazioni
rivoluzionarie sotto le insegne del Tongmenghui, diventandone il capo non senza polemiche da
parte dei suoi tanti oppositori all’interno della Lega. La sua fama raggiunse anche l’Europa quando
a Londra fu vittima di un caso internazionale: venne catturato nei pressi dell’ambasciata cinese dalle
autorità, ma riuscì in qualche modo a far recapitare una lettera all’esterno e ad evadere. Nonostante
non fosse presente fisicamente, il suo ruolo di guida spirituale della rivoluzione gli permise di
diventare, seppur per brevissimo tempo, il primo presidente della ROC.
Il governo Beiyang (北洋政府 Beiyang Zhengfu) e i Signori della Guerra
Dopo la conquista dello Hubei e l’istituzione della Repubblica di Cina, le forze imperiali si
affidarono al potente generale Yuan Shikai, capo dell’Esercito del Nord, per recuperare il controllo
sul paese. Le potentissime milizie da lui guidate riconquistarono in fretta lo Hubei dalle mani delle
truppe rivoluzionarie, guadagnando sempre più credito nei confronti della corte mentre le armate
ribelli si ritiravano nel Guangdong. Yuan Shikai decise quindi di agire per aumentare il proprio peso
politico: si mise a trattare contemporaneamente con il governo imperiale, comandato
dell’imperatore bambino Puyi 溥仪, e con i rivoluzionari. I ribelli si trovarono di fronte ad un bivio:
appoggiare la causa di Yuan Shikai, che prometteva l’istituzione di una Repubblica “regolare”,
oppure opporsi con forza al generale? Sun Yat-sen decise di lasciare strada libera a Yuan Shikai,
non senza polemiche all’interno dei rivoltosi. Il generale riuscì inoltre a convincere i funzionari
imperiali a far abdicare Puyi, passato alla storia come l’ultimo imperatore cinese, e dunque a farsi
nominare Presidente della Repubblica di Cina.
La Repubblica guidata da Yuan Shikai, passata poi alla storia come Governo Beiyang durante le sue
fasi finali, fu tuttavia quanto di più distante dalle istanze rivoluzionarie promosse da Sun Yat-sen. Il
generale instaurò una vera e propria dittatura militare, cercando di eliminare tutti gli avversari
politici e di fondare una nuova dinastia imperiale. Tuttavia, i suoi tentativi furono vani: non riuscì
mai a centralizzare su di sé il potere e a controllare l’intero territorio, anzi, piano piano svariate
località vennero conquistate da milizie locali, comandate dai cosiddetti Signori della Guerra. Per la
sua eccessiva ferocia, inoltre, Yuan Shikai fu rapidamente destituito, tanto che morì nel 1916,
lasciando la Cina nel caos e nella divisione più totale, dato che sostanzialmente il governo di
Pechino cessò d’esistere. Oggi Yuan Shikai è visto dalla critica come un usurpatore.
Alla morte del generale presero dunque il potere vari Signori della Guerra, generali o ricchi uomini
dotati di milizie personali, che tuttavia non riuscirono mai a riunificare sotto un’unica bandiera il
territorio cinese. I Signori della Guerra erano infatti in costante conflitto l’uno contro l’altro, e
venivano sostenuti strategicamente dalle potenze occidentali, interessate a far sprofondare il paese
nel caos e guadagnare vantaggi territoriali e commerciali. A partire dal 1914 crebbe anche la
minaccia di un’invasione da parte di una potenza vicina: si tratta del Giappone, che dopo aver
devastato e conquistato la Penisola Coreana iniziò ad avanzare pretese nei confronti della Cina. Al
1915 risalgono le “Ventuno Richieste” del paese del Sol Levante nei confronti della Repubblica,
che in sostanza miravano a rendere la Cina uno stato vassallo dell’Impero giapponese dal punto di
vista economico e politico. La Cina rifiutò, ma rimase soggetta alle sue pretese, tanto che l’Impero
durante la Prima Guerra Mondiale si impossessò di varie aree dello Shandong. Nel 1919 la Cina
subì una pesante sconfitta diplomatica durante la Conferenza di Versailles: nel trattato di pace che
sanciva la fine della Prima Guerra Mondiale, i diplomatici cinesi, sebbene la Cina si fosse schierata
con gli Alleati, non riuscirono a far riconoscere al paese i diritti territoriali accordati (la riconsegna
dei porti tedeschi nello Shandong). Inoltre, le potenze occidentali permisero al Giappone di
continuare ad attaccare i porti e le navi cinesi e di proliferare sul territorio continentale.
Il Guomintang (国民唐), il Movimento del 4 maggio (五四运动) e il Partito Comunista Cinese (中
国共产党)
Il Guomingtang 国民唐, noto anche come Kuomintang, è il partito dei rivoluzionari nazionalisti che
nasce subito dopo l’instaurazione della Repubblica di Cina, guidata da Sun Yat-sen. Il partito,
tuttavia, venne fondato (su commissione di Sun Yat-sen) da Song Jiaoren 宋 敎 仁 , giovane astro
nascente delle forze rivoluzionarie. Song Jiaoren fu uno dei principali oppositori alla salita al potere
di Yuan Shikai, avallata invece dalla guida spirituale del partito, e tale rimase nell’arco della sua
vita. In pochi mesi divenne uno dei politici più popolari ed apprezzati della Repubblica, ma la sua
tenace opposizione al despota lo portò ad essere assassinato, probabilmente proprio su ordine di
Yuan Shikai, nel 1913. Senza di lui e con Sun Yat-sen di nuovo in esilio a causa della deriva
autocratica della Repubblica, il Guomintang dovette riorganizzarsi a lungo nell’epoca dei Signori
della Guerra. Nel 1921 si alleò con il Partito Comunista, per poi staccarsi ed entrare in conflitto con
esso nel 1927, dopo aver sconfitto i Signori della Guerra nella Spedizione Settentrionale. Nel 1925,
intanto, era morto Sun Yat-sen, lasciando un partito estremamente diviso tra riformisti e
conservatori. Solo con l’avvento del generale Chiang Kai-shek il GMT ritrovò una linea coerente.
Il Movimento del 4 Maggio 1919 (Wu Si Yundong 五 四 运 动 ) è un movimento nazionalista ed
antimperialista nato in seguito all’umiliazione diplomatica subita dalla Cina con il Trattato di
Versailles, che negò al paese numerosi diritti territoriali accordati all’epoca dell’ingresso nella
Prima Guerra Mondiale a fianco delle potenze vincitrici. Molte opere della letteratura di stampo
marxista fanno risalire a questa data l’inizio della storia moderna cinese, in quanto il Movimento
rappresenterebbe il momento della definitiva affermazione dei principi della nazione. Fu spinto
principalmente dai giovani, che puntavano all’instaurazione della democrazia.
Il Partito Comunista Cinese (Zhongguo Gongchandan 中国共产党) nasce a Shanghai nel 1921 e fu
fondato da Li Dazhao 李大钊 e Chen Duxiu 陈独秀. Furono molti i fattori a permettere la sua
nascita: lo sviluppo di una classe di intellettuali di matrice marxista all’interno delle élite e del
Movimento del 4 Maggio; la nascita di una classe operaia proprio a Shanghai, la prima vera città
industriale della Cina; l’aiuto del Comintern, l’organizzazione dei vari partiti comunisti e socialisti a
livello globale, capitanati da quello russo. Inizialmente, la storia del PCC fu strettamente collegata a
quella del Guomintang: durante il periodo dei Signori della Guerra, infatti, i due partiti si allearono
per organizzare una milizia comune e cercare di reinstaurare una Repubblica. Nel 1926 e 1927 i due
partiti riuscirono nel loro obiettivo, sconfiggendo una coalizione di vari Signori della Guerra nella
Spedizione Settentrionale. Nello stesso anno, tuttavia, il PCC venne costretto a passare alla
clandestinità, poiché il GMT decise di estrometterlo dal governo provvisorio. Il Partito Comunista,
appoggiato anche dall’URSS, era tuttavia divenuto molto popolare in brevissimo tempo ed era
riuscito a darsi un’organizzazione chiara e strutturata. All’interno del partito, tra gli anni ’20 e ’30
iniziò a farsi strada la figura di Mao Zedong dopo le battaglie interne e la morte tragica che avevano
visto protagonisti i fondatori.

Lezione 9, 11/11
Gli anni della Repubblica
Nel 1911 dopo una serie di movimenti e associazioni con lo scopo comune di rovesciare la dinastia,
ci sono vari tentativi di far scoprire la rivoluzione, finalmente accade il 10 ottobre del 1911,; nasce
la repubblica di Cina, Sun Yat-sen viene nominato presidente provvisorio ma poi per mediare con la
corte Qing ascende al potere Yuan Shikai che tenta anche di fondare una dinastia.
Il paese è nel caos perché in tutto il paese, ma soprattutto nel nord, regnano i signori della guerra.
Emerge il partito nazionalista, unico partito ad avere una sua organizzazione interna, è
un’organizzazione che mutuano dai bolscevichi russi, tanto che chiamano alcuni esperti dalla
Russia per collaborare e organizzare il partito. All’interno di questo scenario nasce il partito
comunista cinese, il 1 Luglio 1921, che inizialmente si configura come un partito molto diverso da
quello nazionalista. Alla morte di Sun, questa differenza di fa ancora pia visibile; il partito
nazionalista si trova scisso tra la parte più di destra e quella più di sinistra. Tanto che la destra
chiede l’espulsione dei russi sia dei simpatizzanti comunisti dal governo, perché KMT e PCC
avevano deciso di cooperare insieme per smantellare l’egemonia dei signori della guerra e aveva
formato questo primo Fronte unito (1924-27). Nel 1926 viene organizzata la spedizione
settentrionale che vede l’ascesa di Chiang Kai-shek, un comandante di un’accademia militare, ora
nominato comandante supremo dell’esercito nazionale rivoluzionario. Secondo il piano del primo
fronte unito, queste due forze avrebbero dovuto dar vita a una grande rivoluzione però i dissensi
cominciano quasi subito. Chiang Kai-shek riesce in questa impresa e nel 1928 viene messo a capo
della Repubblica di Cina.
Nel frattempo il Giappone, che comincia ad avere più mire imperialistiche su tutta l’Asia, fa
pressione sulla Cina. La Cina si trova dunque due fronti aperti: il Giappone e le guerre civili tra
nazionalisti e comunisti. Comincia il ungo conflitto della cucina su questi due fronti
Mao Ze-dong rappresenta un po’ tutto questo percorso. È meglio conosciuto come il “Presidente
Mao”, nella sua vita ha ricevuto vari appellativi (“Grande Maestro, grande capo, grande timoniere”)
perché ha condotto la Cina verso il futuro della repubblica popolare. A 14 anni viene spinto dai
genitori ad un matrimonio combinato e anche se il matrimonio viene registrato, sin da giovane lo
rifiuta totalmente e non riconoscerà mai il matrimonio. Gia nel 1911 si presta a servire all’interno
dell’esercito provinciale dello Hunan; intorno al primo decennio torna a scuola e si laureerà nella
scuola normale dello Hunan, si laurea nel 1918 e subito dopo fa un viaggio a Pechino con il suo
insegnante delle superiori e vi arriva durante le manifestazioni del 4 Maggio 1919. Viene coinvolto
in questo movimento. Sempre su suggerimento del prof, Mao comincia a collaborare con Li
Dazhao, direttore della biblioteca dell’università di Pechino; mentre vi lavora, acquisire sempre più
interesse per le letture e per lo studio. Sposa la figlia del suo professore, anche se morirà presto
(1927) dopo essere stata incarcerata dalle forze nazionaliste. Questa curiosità per la letteratura lo
avvicina alle idee marxiste e leniniste, tant’è che è tra quei personaggi che partecipano al primo
congresso PCC in cui viene istituito a Pechino.
Mao aveva una grande profondità di pensiero ed è considerato il teorico del partito comincia cinese
perché riprendendo alcune visioni della filosofia marxista e leninista le applica al contesto cinese e
le sviluppa ancora di più; infatti si parla di pensiero maoista, una rielaborazione originale di quelle
idee russe.
La guerra civile infiamma attraverso piccole battaglie e guerriglie, per cui il partito nazionalista
comincia a perseguitare i comunisti, non prevedendo che, costringendoli ala fuga, favorisce la
progressiva crescita di consensi intorno al partito. È rimasta nella storia la lunga marcia
(Changzheng 长征) compiuta tra il ’34 e il ’35 di un gruppo di esponenti del partito che, accerchiati
dalle forze nazionaliste in quella che era una base comunista (soviet) del Jiangxi, il KMT cerca di
chiuderli 4 volte i quali decidono di lasciare il soviet e compiere questa marcia. Durante questa
marcia si acquisiranno sempre più partecipanti proprio perché le persone coinvolte riescono a
portare dalla loro parte le persone normali, la gente qualunque, ridotta allo stremo dopo secoli di
sfruttamento. Mao inizia a emergere come leader di questo movimento.
Alla guerra civile si aggiunge la seconda Guerra sino-giapponese, che comincia nel 1937, che segna
uno degli atti più brutali compiuti dall’esercito cinese, il massacro di Nanchino; questa guerra si
concluderà soltanto perché gli USA getteranno le due bombe atomiche proprio sul Giappone.
———
In tutto questo contesto così frammentario e disordinato nasce la letteratura cinese moderna grazie
ad una serie di personaggi e di eventi importanti. Abbiamo visto come Liang Qichao e altri avessero
cominciato a mettere in discussione il mondo tradizionale (romanzi, giornali etc.). quello che accade
tra gli anni ’20 e ’30 del XX secolo è la continuazione di questo fenomeno. La letteratura in tutte le
sue declinazioni viene dei grandi rivolgimenti in termini di lingua (tentativi di scrivere in baihua),
di contenuti e di generi, già a fine Ottocento influenzati dal contatto con l’Occidente.
Tutto questo che accade in questo periodo prende diversi nomi: questo fermento culturale viene
spesso indicato come “rivoluzione letteraria”, altri lo fanno coincidere con il Movimento del 4
Maggio; i critici cinesi lo chiamano Movimento nuova cultura (Xin Wenhua Yundong 新文化运动),
nel 1915 con la nascita di una rivista in particolare. Esso è un movimento culturale che mette in
discussione diversi aspetti che caratterizzavano la letteratura e la cultura tradizionale. I suoi
esponenti sono tutti d’accordo nel sostenere la fine della lingua letteraria e la necessità di ricorrere
alla lingua vernacolare nella letteratura. Questo movimento vuole anche affermare la fine del
patriarcato in favore della libertà individuale e della liberazione delle donne (c’è un’analogia tra
l’emancipazione femminile e la liberazione della Cina: salvare la Cina da questo secolo di
umiliazioni e di incertezze, viene fatto coincidere con il percorso verso l’emancipazione femminile,
tanto che diventano soggetto di opere letterarie e scrittori). Questo movimento si accompagna ad
una forte coscienza nazionale e si sposa con un rifiuto del confucianesimo, retaggio più pesante da
sopportare per cui questa liberazione si configura nel rifiuto della classicità. Tutto questo si
accompagna ai valori di democrazia e uguaglianza; questo rifiuto del passato si sposa con la
necessità di guardare verso il futuro. Un ruolo determinante è stato svolto dalla rivista Gioventù
Nuova (Xin Qingnian 新青年, 1915). La rivoluzione letteraria viene portata avanti da Chen Duxiu
陈独秀 (1879-1942) e Hu Shi 胡适 (1891-1962): il primo studia sia in Francia sia in Giappone ed
è una figura di spicco sia durante la rivoluzione del 1911 e sopratutto durante il movimento del 4
maggio, insieme a Li Da Zhao è co-fondatore del PCC di cui è stato anche il segretario fino al 1929,
anno in cui viene espulso dal partito per dissidi esterni, insegnava all’università di Pechino, è uno
dei primi a teorizzare la rinascita della Cina solo se avesse abbandonato l’ideologia confuciana; il
secondo, intellettuale di spicco e ambasciatore, è stato uno dei primi promotori della rivoluzione
linguistica con il saggio del gennaio 1917, Suggerimenti per una riforma letteraria (Wenxue
gailiang chuyi, 文学改良刍议, in cui teorizzava la necessità di scrivere il lingua vernacolare e di
non scrivere determinate cose (“Otto Non”, lista di otto punti in cui dice di cosa non scrivere). Il
mese successivo Chen risponde ancora più radicalmente con il suo Sulla rivoluzione letteraria. Tutti
questi saggi avranno una consacrazione pratica nel 1918 quando viene pubblicato Diario di un
pazzo di Lu Xun, considerata prima opera letteraria di valore della letteratura moderna.
Da questo momento in poi gli scrittori si adegueranno in maniera propria, tanto che tutti ormai
scrivono quasi in lingua vernacolare, anche se non c’è ancora uno standard. Tutti cercano di
promuovere una Cina nuova e moderna con un’identità definita, proponendo contenuti sempre
nuovi, opponendosi alla moralità confuciana. Gli scrittori sono molto interessati al benessere della
società; resta dunque l’ideale confuciano, resta viva la funzione sociale della letteratura. In più c’è
una forte influenza della letteratura occidentale, sia in forma sia nei contenuti. Il rapporto tra
letteratura e politica inoltre si fa sempre più stretto.
Tutto questo movimento trova terreno fertile per la nascita di associazioni letterarie. Tra il ’17 e il
’42 nascono molte società letterarie intorno alle quali si raccolgono i principali autori dell’epoca
moderna.
1. Società della luna crescente (Xin yue shang 新 月 社 ), 1923: si distingue dalle altre perché
raccoglie per la maggior parte poeti. Ne faceva parte Hu Shi, fece i primi esperimenti poetici in
vernacolare, e Xu Zhuangmo (?).
2. Tessitori di parole (Yu si 语丝), 1924, è un’associazione fondata dal fratello di Lu Xun.
3. La società senza nome (Wei ming she 未名社), 1925, e la società del sole (Taiyang she 太阳社),
1928, si interessano per lo più alle traduzioni letterarie, per lo più alla letteratura russa.
4. Società di studi letterari (Wen xue yanjiu hui 文学研究会), 1920-21.
5. Società Creazione (Chuangzao she 创造社), 1921.
6. Lega degli scrittori di sinistra (Zuoyi zuojia lianmeng 左翼作家联盟), 1930.

Parametri letterari e artistici, ovvero le basi sulle quali le società si sviluppano


Criteri di zhen-shan-mei 真善美: la letteratura deve essere vera (aderente alla realtà), buona (deve
propugnare valori) e bella (scritta bene).
Vengono introdotte nuove starteli narrative, finora inesistenti, in primis l’utilizzo della prima
persona e la scoperta dell’individuo, ora al centro della creazione letteraria e della società. Vengono
usate dove strutture e schemi narrativi che conducono anche a nuove sperimentazioni su tempo e
ordine della narrazione.
Gli anni 20 e 30 sono gli anni in cui la psicologia, soprattutto quella freudiana, entra in Cina; ciò si
riflette nella narrativa che vede più attenzione all’analisi psicologica dei personaggi.
C’è uno sperimentiamo rispetto ai pdv e alla voce narrante.

La società di studi letterari (1920-21)


Nasce inizialmente come una sorta di sindacato degli scrittori e viene patrocinata da Lu Xun. I
membri che vi aderiscono sono impegnati soprattutto nella creazione letteraria e nelle traduzioni di
opere occidentali e in uno studio teorico e critico della letteratura, si focalizzano sulla narrativa.
Hanno una rivista che dà voce all’associazione, Il romanzo mensile (Xiao shuo yue bao 小说月报).
Da un pdv teorico l’associazione si rifà a quanto teorizzato dal fratello minore di Lu Xun, Zhou
Zuoren: inventa il concetto di “letteratura umana” (Rende wenxue 人 的 文 学 ), asserendo che la
letteratura debba “partire dall’individuo per estendersi a tutti gli altri”; si interroga sul rapporto che
esiste tra la letteratura e la vita e che l’individuo è strettamente legato alla società e che quindi
parlare della storia dell’individuo implica parlare della società. Umanesimo ma non individualismo,
guardare all’individuo in maniera non isolata dal contesto ma all’interno di una rete di rapporti e di
relazione con le altre persone, concetti e idee. Da questa sua idea, nasce la definizione di “corrente
della vita umana” (Wei ren sheng pai 为人生派). Questo cosa comporta? Molti di questi autori che
si ritrovano nelle sue idee si impegneranno a scrivere di individui particolari e di mettere in luce
problemi sociali, morali e religiosi, tutto questo fa sì che questo tipo di narrazione legato al concetto
di letteratura per l’uomo sia soprattutto incentrata all’aderenza con il vero. Da questa società e da
queste idee che Zuoren sviluppa, prendono il via diversi filoni letterari, in particolare “la narrativa
dei problemi” (Wenti xiaoshuo 问题小说 ), narrativa che mette in luce le problematiche sociali e
individuali; gli autori di questo filone seguono come modello Lu Xun, come modello creativo, e per
quanto riguardano i suggerimenti su contenuti e forma Hu Shi, limitandosi alla loro esperienza
personale. Le voci narranti appartengono per lo più alla gioventù borghese delle città, una
minoranza colta della società cinese, per cui non molto rappresentativa di problemi reali. Nelle
opere si affronta il tema del destino, di cui l’individuo è vittima e carnefice, riflessioni sulla vita,
l’etica del sacrificio, riconducibile alla società tradizionale, più rivolta ad un sacrificio per
rispondere agli ideali della democrazia. Da questo filone deriva quello della narrativa della terra
natia (Xiangtu xiaoshuo 乡土小说), sposta il suo interesse dall’individuo al villaggio, come bolla in
cui si è cristallizzata la Cina tradizionale, come se in questo microcosmo fosse possibile ritrovare le
proprie origini e le origini del proprio paese. Si pensa nasca anche per l’eccessiva
occidentalizzazione della letteratura e vogliono rispondere anche alla crisi dell’individuo.

Lezione 10, 12/11


Associazioni Letterarie
Le varie associazioni letterarie che nacquero in Cina negli anni ’20 e ’30 si differenziavano per
argomenti trattati, stile, genere letterario prediletto, riviste di pubblicazione ecc. Le principali sono
la Società Creazione, la Società di Studi Letterari (nota anche come Associazione di Ricerche
Letterarie, che ruota intorno alle riflessioni filosofiche e le idee letterarie di Zhou Zuoren, fratello di
Lu Xun), la Società Luna Crescente e i Tessitori di Parole. In queste associazioni continuò a
crescere in importanza la questione femminile, che grazie all’introduzione delle riflessioni freudiane
iniziò a toccare anche l’ambito della sessualità. Fino agli anni ’20, la letteratura cinese non aveva
mai fatto propria questa tematica nonostante fosse fiorente il genere erotico, che raggiunse il
massimo splendore con il romanzo Jin Ping Mei (金瓶梅), pubblicato nel 1610.

Società Creazione
La Società Creazione (Chuangzao Shehui 创造社会) viene spesso contrapposta alla Società di Studi
Letterari, che fece propria l’idea di realismo già diffusasi in Occidente. La Società Creazione fece
proprie le istanze di un altro movimento culturale, il Romanticismo, rimodellandolo ai costumi
cinesi fino a renderlo piuttosto indipendente rispetto a quello europeo. La rivista su cui venivano
pubblicate le opere e le riflessioni degli autori si chiamava Chuangzao Jikan 创 造 季 刊 ,
“Trimestrale della Creazione”. La produzione della Società Creazione fu principalmente poetica: lo
spazio più importante venne dedicato all’espressività e all’ esaltazione dell’individuo, che molto
spesso sfocia, in maniera allusiva, in quella della nazione. L’individuo ha dunque una storia ed una
poetica che si collegano direttamente al concetto di nazione, e la singola persona è presa come
simbolo del paese. Dunque, la Società Creazione non rifiutò, come fecero invece altre associazioni,
i modelli stranieri, che invece vennero esaltati.
La Società Creazione rifiutava il ruolo didascalico della letteratura, messo invece al centro della
propria poetica dalla Società di Studi Letterari e molte altre associazioni letterarie del tempo. L’arte,
per i membri di questa Società, doveva essere improntata al mei 美, la Bellezza, e doveva essere
autoreferenziale, fine a sé stessa. In questo senso, la Società Creazione si avvicinava agli ideali
dell’estetismo. Lo stile era molto sperimentale, e si prediligevano i mondi del sogno,
dell’immaginazione e dell’emozione. Uno dei temi più ricorrenti era quello della trasformazione:
spesso il corpo del protagonista si evolve nelle poesie. Lo stesso fa anche l’animo dell’individuo e,
in maniera simbolica, la coscienza nazionale. Altra tematica ricorrente era quella dell’edonismo e
dell’amore carnale, che veniva trattato come un fattore che limita l’uomo: la sessualità iniziò così ad
entrare a far parte del mondo letterario e poetico, introdotta dall’arrivo in Cina delle teorie
freudiane.
Nel 1927 la Società Creazione, capitanata dalla figura di Cheng Fangwu 成仿吾, abbandonò i suoi
tratti apolitici e lo slogan dell’”arte fine a sé stessa”, radicalizzandosi e aumentando il proprio
impegno politico e sociale. Questa radicalizzazione sancì l’avvicinamento della Società al Partito
Comunista Cinese.

La Corrente di Pechino (Jingpai 京派) e la Corrente di Shanghai (Haipai 海派)


Negli anni ’30 le varie Società citate in precedenza si fusero in un’unica grande associazione, la
Lega degli Scrittori di Sinistra (Zhongguo Zuoyi Zuojia Lianmeng 中国左翼作家联盟). All’interno
di questa Società, molto eterogenea, ben presto si distinsero due correnti di intellettuali
contrapposte: la Corrente di Pechino (Jingpai 京派), caratterizzata da un maggior conservatorismo
e tradizionalismo, e la Corrente di Shanghai (Haipai 海派), più improntata verso la sperimentazione
e il progressismo. Dagli anni ‘20 Pechino iniziò a perdere la sua centralità a livello sia politico che
culturale: la Repubblica di Cina aveva infatti spostato la capitale presso Nanchino, che avrebbe
mantenuto questo ruolo fino al 1940. Il Guomindang si era infatti allontanato dal Nord, controllato
dall’esercito di Yuan Shikai e dai Signori della Guerra, che si contesero proprio il controllo su
Pechino. Ciononostante, Pechino rimase uno dei centri letterari dell’epoca, e lì videro la luce
numerose opere sia in poesia che in prosa.
Shanghai, invece di iniziare un piccolo ma significativo declino come Pechino, continuò a crescere
ininterrottamente. La città era ormai divenuta da qualche anno una grande e ricca metropoli
cosmopolita grazie al suo porto, attraverso il quale si diffusero numerosissime idee e opere
occidentali. Non bisogna dunque sorprendersi se negli anni ’20 fu Shanghai ad assumere il ruolo di
centro culturale della Cina: qui si diffusero i primi cinema e venne introdotta la musica occidentale
(specialmente il jazz), che andò ben presto a mescolarsi con quella tradizionale cinese. Dal punto di
vista letterario Shanghai era divenuta la capitale della letteratura disimpegnata, che ruotava intorno
al filone delle “Anatre Mandarine e Farfalle” (Yuanyang Hudie Pai 鴛 鴦 蝴 蝶 派 ). Piano piano,
tuttavia, un numero sempre maggiore di giovani ed intellettuali vi si trasferì: la città aveva
un’impareggiabile qualità della vita ed era sempre più vivace e giovane, ma soprattutto vi si
respirava una grande aria di libertà.
A conferma di ciò troviamo il fatto che moltissimi giornali, tra cui la “Gioventù Nuova”, vennero
fondati qui e che proprio a Shanghai nacquero nuovi generi letterari, frutto della sempre maggiore
commistione di generi vecchi o dell’introduzione della letteratura europea. Tra i più importanti ci
sono sicuramente i racconti urbani, che creano un nuovo modo d’interpretare la vita in città: caotica,
movimentata, senza respiro. Proprio queste caratteristiche, di per sé positive, all’interno dei racconti
potevano tuttavia portare l’individuo alla perdizione e alla degenerazione del suo animo e dei suoi
comportamenti. Negli anni ’30 la Corrente di Shanghai acquisì sempre maggior importanza e visse i
suoi momenti più alti: Lu Xun in persona decise di trasferirsi qui dopo aver vissuto a Pechino e,
brevemente, a Canton.

Narrativa e sottogeneri
小 说 Xiaoshuo: si intende, in generale, la “narrativa”, compresa di tutti i suoi sottogeneri. I
principali sono:
• 短篇 Duanpian: “racconti”, “novelle”. Racconti di breve lunghezza
• 中篇 Zhongpian: “romanzo breve”
• 长篇 Changpian: “romanzo”
Sin dall’antichità i generi di narrativa preferiti dai letterati cinesi furono quelli più brevi. Dalla
modernità in poi anche il romanzo lungo e strutturato nato in Europa divenne un genere molto
apprezzato.

Lu Xun 鲁迅 (Zhou Shuren 周树人, 1881-1936)


Lu Xun 鲁迅, pseudonimo con cui divenne famoso Zhou Shuren 周树人, nacque nel 1881 nello
Zhejiang. La sua famiglia era estremamente benestante: il nonno aveva superato l’ultimo livello
degli Esami Imperiali ed era stato funzionario dell’Accademia Hanlin, una delle più importanti
istituzioni statali per l’istruzione dei futuri burocrati. Sin da bambino, Lu Xun venne educato
seguendo i dettami del Confucianesimo, ma ben presto la sua vita cambiò radicalmente. Il padre ed
il nonno, infatti, furono protagonisti di un caso di corruzione che riguardava proprio il piccolo Lu
Xun: avevano tentato di far passare al giovane il secondo livello degli Esami Imperiali attraverso
una tangente recapitata ad un burocrate. Il nonno venne dunque incarcerato, mentre il padre subì il
licenziamento e cadde nella dipendenza da oppio, molto comune al tempo. Lu Xun proseguì
comunque i suoi studi: dopo essersi iscritto ad un’accademia navale, dopo pochi mesi decise di
abbandonarla per dedicarsi ad una scuola focalizzata sui settori minerario e ferroviario, dove gli
insegnamenti venivano impartiti con metodo e lingue tipicamente occidentali. In questo modo, Lu
Xun riuscì ad apprendere l’inglese e il tedesco.
Dal 1902 al 1909 si recò in Giappone per approfondire i suoi studi e si iscrisse alla facoltà di
medicina dell’Università del Tohoku. Proprio qui, durante la guerra russo-giapponese (combattuta
sul suolo cinese tra il 1904 e il 1905), ebbe tuttavia una sorta di folgorazione: lo scopo della sua vita
non era curare i corpi dei cinesi attraverso la medicina, bensì curare le loro anime attraverso la
letteratura. Nel 1906 tornò rapidamente in Cina per un matrimonio combinato, verso il quale provò
estremo disinteresse. Lu Xun abbandonò subito sua moglie per tornare in Giappone e affinare le le
sue conoscenze, iniziando a studiare il russo. Dal 1909 al 1911 tornò di nuovo in patria, e qui iniziò
a scrivere saggi e ad insegnare in scuole locali. Nel 1912, dopo la Secessione dello Hubei e la
nascita della Repubblica, decise di recarsi a Pechino, città in cui realizzerà la maggior parte delle
sue opere più importanti.
Nel 1926 fu costretto ad abbandonare Pechino a causa dell’instabilità politica e sociale causata dai
vari Signori della Guerra e della sua vicinanza agli ideali del comunismo e al Movimento del 4
Maggio 1919. Il marxismo attirò molto Lu Xun, tanto che a partire dal 1921 iniziò ad avvicinarsi al
partito comunista. Dopo aver contribuito a fondare, insieme al fratello Zhou Zuoren 周 作 人 , la
Lega degli Scrittori di Sinistra nel 1930, venne presto espulso da essa e allontanato dal mondo
comunista perché ritenuto troppo vicino agli ambienti borghesi. Dopo essersi recato brevemente a
Xiamen e Canton, già dal 1927 decise di accasarsi a Shanghai, dove proseguì la sua carriera e morì
nel 1936 di tubercolosi. Secondo alcune voci mai confermate, sempre nel 1927 avrebbe rifiutato la
candidatura al Premio Nobel per la Letteratura per “La vera storia di Ah Q”.

“Diario di un pazzo” (Kuangren Riji 狂人日記) - 1918


“Diario di un pazzo” è un’opera fondamentale nella storia artistica della Cina, in quanto segna una
cesura definitiva tra la letteratura antica e quella moderna. In essa vengono messe in pratica tutte le
rivoluzionarie teorie letterarie di Hu Shi 胡適 e Chen Duxiu 陈独秀, condensate all’interno di un
racconto dalle tematiche sconvolgenti per l’epoca e, soprattutto, scritto in baihua, la lingua
popolare. Il titolo è una citazione ad una novella dell’autore russo Nikolai Gogol, ma i contenuti
sono originali. Come molte altre opere occidentali, “Diario di un pazzo” si apre con lo stratagemma
del ritrovamento del manoscritto: la voce narrante riceve dal fratello del pazzo un diario, che lui
dice sia stato scritto in un momento di scarsa lucidità. Dopo questa introduzione, realizzata per
creare un’atmosfera a metà tra la realtà e la finzione e per evitare che l’opera venisse censurata,
viene introdotto il protagonista: una persona normale, che dall’oggi al domani inizia a notare che
tutti i suoi concittadini lo guardano storto. L’ambientazione dell’opera è un antico villaggio dalla
storia millenaria, in cui si praticano continuamente i riti ed esistono tradizioni insostituibili. E tra
questi riti c’è il cannibalismo.
Il nostro protagonista scopre piano piano di essere l’unica persona a non sapere che nel villaggio si
effettua questa terribile pratica. Lo sguardo degli altri abitanti nei suoi confronti lo inquieta, tanto
che lui sembra impazzire. Il suo effettivo stato mentale, tuttavia, non è così chiaro: durante l’intero
romanzo il lettore si chiede costantemente se il protagonista sia pazzo o lucido. Addirittura, l’autore
del diario ci rivela di aver probabilmente mangiato la sorella. Lo sviluppo del diario è quindi una
continua spirale di degenerazione, che culmina con la frase finale del romanzo: “Salvate i bambini”.
Queste parole sono spinte dalla speranza dell’autore del diario, il quale si augura che le generazioni
successive riescano a lasciarsi alle spalle tutte queste tradizioni distruttive per la popolazione.
E’ chiaro, dal punto di vista dei critici, che la trama di “Diario di un pazzo” sia una grande metafora
delle condizioni della Cina contemporanea. Il villaggio e i suoi abitanti rappresentano il paese e la
sua popolazione; la terribile pratica del cannibalismo è un chiaro riferimento a tutte le tradizioni e i
riti antichissimi che stavano alla base della cultura cinese, dalle quali gli uomini non riuscivano a
distaccarsi e che non permettevano alla comunità di progredire; il pazzo rappresenta certamente la
figura dell’intellettuale fallito, molto presente all’interno della poetica di Lu Xun: molto spesso i
suoi protagonisti sono degli inetti, legati ad una società malata e vecchia, che non permette
all’uomo di emergere, bensì rende tutti più deboli. Questa caratteristica della sua letteratura si
noteranno ancor meglio ne “La versa storia di Ah Q”.
In generale, lo stile di Lu Xun è molto conciso e diretto, senza particolari caratterizzazioni fisiche e
psicologiche dei personaggi o descrizioni di luoghi. Come indicava il filone della “Letteratura
Umana”, le sue opere sono principalmente scritte in prima persona e lingua vernacolare, che proprio
grazie alla qualità della produzione di Lu Xun ed altri scrittori dell’epoca riuscì a raggiungere uno
status, prima detenuto solo dal guwen 古文, di lingua letteraria. “Diario di un pazzo” fu la prima
opera scritta in baihua a conoscere un enorme successo di pubblico, anche nelle classi più alte. I
suoi protagonisti sono spesso stereotipati: il vecchio tradizionalista, il giovane intellettuale
volenteroso ma inetto, la donna vittima dei dogmi della società. Lu Xun è uno dei letterati cinesi più
celebri all’estero, e Italia negli ultimi anni la sua produzione ha conosciuto un forte revival.

Resto della produzione letteraria


Lu Xun è stato un autore estremamente prolifico. Di lui si conservano:
• due raccolte di racconti: Nahan (呐喊 “Grida di guerra”, 1923), in cui sono contenuti alcune
delle sue opere più famose come “Diario di un pazzo”, “La vera storia di Ah Q” (A Q
Zhengzhuan 啊 Q 正 传 , 1922) e “Medicina” (Yao 药 , 1919); Panghuang ( 彷 徨 “ Errare
incerto”, 1926).
• Yecao (野草 “Erbe Selvatiche”, 1927), una raccolta di componimenti in prosa.
• Zhaohua Xishi (朝华夕拾 “Fiori del mattino raccolti la sera”, 1938), un’opera di saggistica in
cui l’autore ripercorre i ricordi della sua infanzia.
• Gushi Xinbian ( 故 事 新 编 “ Vecchi racconti rivisitati”, 1935), una raccolta di racconti
leggendari e mitologici della tradizione cinese, rivisitandoli in chiave moderna e soprattutto
satirica. Quest’opera è molto importante perché mette per iscritto moltissime leggende di un
corpus orale poco documentato in precedenza.

“La vera storia di Ah Q” (A Q Zhengzhuan 啊 Q 正传) – 1922


“La vera storia di Ah Q” è il racconto più lungo e uno dei più celebri di Lu Xun. Si dice che questo
racconto gli valse la candidatura al Premio Nobel per la Letteratura nel 1927, che l’autore cinese
rifiutò. Il nome del protagonista è del tutto particolare: A (啊) non è un cognome in Cina, anzi, è una
parola vuota; il suo nome (Q, pronunciato in cinese gui) è scritto con un carattere dell’alfabeto
latino. Il protagonista dell’opera è un disgraziato ed inetto: Ah Q è un vanaglorioso, che ama farsi
sottomettere ed essere umiliato da tutti quanti. Nonostante venga costantemente ridicolizzato, Ah Q
riesce sempre a trovare elementi positivi nella sua vita, anche se a tutti gli effetti non ce ne sono.
Questa sua stranissima tenacia e volontario desiderio di essere umiliato lo rendono un personaggio
paradossale, sempre in grado di giustificare e vantarsi dei suoi continui fallimenti. Fino alla fine Ah
Q non cambierà mai il suo modo di essere, anche quando, alla fine del racconto, sarà condannato a
morte.

Lezione 25/11
Lun Xun, Diario di un pazzo (Guangren riji, 狂人日记). Incipit.
La voce narrante ci dice che ha riscontrato questi due fratelli, uno di questi li consegna il diario che
nei suoi gironi di follia aveva scritto. Si tratta di alcuni appunti, numerati e slegati dal tempo, in cui
questo folle scrive.

一、
今天晚上,很好的月光。
我不见他,已是三十多年;今天见了,精神分外爽快。才知道以前的三 十多年,全是发昏;
然而须十分小心。不然,那赵家的狗,何以看我两眼呢? 我怕得有理。

今天晚上,很好的月光。
Questa sera, c’è una bella luna.

我不见他,已是三十多年;今天见了,精神分外爽快。
• 他 riferito a 月光
• 已 per 已经
• 精神 jingshen, coscienza, spirito, mente
• 爽快 shuangkuai, sentirsi a proprio agio.
Non la vedevo, erano già più di 30 anni (erano già più di 30 anni che non la vedevo); oggi l’ho
vista, la mia coscienza si sente particolarmente a suo agio.

才知道以前的三十多年,全是发昏;然而须十分小心。不然,那赵家的狗,何以看我两眼呢 ?
我怕得有理。
• 才知道 cai zhidai, capire per la prima volta, non aver capito fino ad allora
• 全 suan, interamente
• 发昏, essere confuso
• 然而 ran’er, congiunzione avversativa ma
• 何以 heyi, pronome interrogativo come? Perché? Com’è?
• 眼 yan come complemento di quantità
• 得 introduce il complemento di grado
• 有理 youli, essere ragionevole, giustificato.
Soltanto adesso capisco che per più dei 30 anni precedenti, tutto era confuso; ma devo stare molto
attento. Altrimenti, perché il cane della famiglia Zhao mi avrebbe guardato due volte? La mia paura
è giustificata.

二、
今天全没月光,我知道不妙。早上小心出门,赵贵翁的眼色便怪:似乎怕我,似乎想害我。
• 不妙 buniao, qualcosa di non fortunato, non di buon auspicio.
• 眼色 yanse, espressione, sguardo.
• 害 hai, ferire, far male.
Stasera non c’era affatto la luce della luna/ la luna, e so che è tutt’altro che bene. Quando questa
mattina sono uscito di casa con cautela/facendo attenzione, lo sguardo del vecchio Zhao era strano:
sembrava mi temesse, sembrava mi volesse fare del male.

还有七八个人,交头接耳的议论我,又怕我看见。做出什么对他们不利的事。
• 交头接耳 sussurrarsi nelle orecchie,
• 议论 yilun, discutere, parlare di
• 不利 buli, sfavorevole
C’erano inoltre 7/8 persone, discutevano di me sussurrandosi, inoltre temevano li vedessi. Come se
avessi fatto loro qualcosa di male.

一路上的人,都是如此。其中最凶的一个人,张着嘴, 对我笑了一笑;我便从头直冷到脚
根,晓得他们布置,都已妥当了。
• 如此 ruci, così, in questo modo
• 凶 xiong, terribile, croce
• 张着嘴 zhangzui V-oggetto, aprire, spalancare la bocca
• 便 come 就
• 脚根 jiaogong tallone
• 晓得 xiaode, forma dialettale per 知道
• 妥当 jiaodang essere pronto
Le persone sulla strada/i passanti, erano tutti così. Il più feroce tra di loro, aprendo la bocca/ a bocca
spalancata, si mise a ridere davanti a me/mi rise in faccia; dalla testa fino ai talloni (piedi),
rabbrividì, perché sapevo che i loro preparativi erano già tutti pronti.

我可不怕,仍旧走我的路。前面一伙小孩子,也在那里议论我;眼色也同赵贵翁一样,脸色
也都铁青。
• 可 rafforza la negazione “assolutamente non”
• 仍旧 rengjiu, come prima
• 同…一样 tong… yiyang, comparativo di uguaglianza
• 铁青 tieqing, colore livido
Non avevo assolutamente paura, continuai per la mia strada. Anche un gruppo di ragazzini lì
davanti/stavano lì a parlare di me; anche gli sguardi erano come quello del vecchio Zhao, il viso era
livido.

我想我同小孩子有什么仇,他也这样。忍不住大声说,“你告诉我!” 他们可就跑了。
• 仇 chou, odio, rancore
• 什么 pronome indefinito
• 忍不 住 renbuzhu, non poter tollerare, non poter fare a meno di
• 可 enfatico
Pensavo a cosa avessi fatto di male a quei bambini perché loro facessero così. Non potei fare a
meno di dire ad alta voce, “Ditemelo!”, loro subito corsero via.

我想:我同赵贵翁有什么仇,同路上的人又有什么仇;只有廿年以前,把古久先生的陈年流
水簿子,踹了一脚,古久先生很不高兴。
• 廿年 niannian, 20 anni
• 把古久先生的陈年流水簿子 CO introdotto da 把 : immagine non reale che il pazzo usa.
• 古久先生 gujiu xiansheng, Il signor Gu Jiu oppure Il signor vecchio
• 流水簿子 liushuibuzi, libro mastro
• 踹 chuai, calpestare
Pensavo a cosa avessi fatto di male al vecchio Zhao, e cosa fosse questo rancore da parte dei
passanti;

Lezione 26/11
赵贵翁虽然不认识他,一定也听到风声,代抱不平;约定路上的人,同我作冤对.
• 听到风声: “aver sentito parlare di...”
• 代抱不平: “ripagare un torto subito da qualcun altro”, “vendicare”
• 作冤对: sta a significare l’espressione a 4 caratteri “冤家对头”, yuanjiaduitou, “essere nemico
giurato”
Trad: “Anche se Zhao Guiweng non ne lo conosceva, sicuramente ne aveva sentito parlare, e vuole
ripagare quel torto; era d’accordo che le persone che stavano in strada erano nemiche”.

但是小孩子呢?那时候,他们还没有出世,何以今天也睁着怪眼睛,似乎怕我,似
乎想害我。
• 出世: “venire al mondo”
• 何以: “perché”
• 睁: “spalancare gli occhi”
Trad: Ma allora i bambini? A quel tempo non erano ancora venuti al mondo, e chissà perché oggi
hanno gli occhi spalancati, come se avessero paura di me, come se volessero farmi del male.

这真叫我怕,叫我纳罕而且伤心。
• 叫: qui significa “far sì che qualcuno faccia qualcosa”
• 纳罕: “sorprendere”
• 伤心: “rattristare”
Trad: “Questa cosa mi spaventa davvero, mi sorprende e mi rattrista”

我明白了。这是他们老子娘教的!
• 娘: “madre”
• 老子娘: “genitori”
Trad: “Ho capito, questo gliel’hanno insegnato i genitori”

十二、
不能想了。
四千年来时时吃人的地方,今天才明白,我也在其中混了多年;
• 地方: “posto”
• 四千年来: “da 4000 anni”
• 时时: “spesso”
• 吃人: “mangiare persone”
• 混: “confuso”(nel senso di “essere parte di”)
Trad: “Non posso crederci. Anche io ho fatto parte di una società che da 4000 anni ha spesso
mangia le persone, e io l’ho saputo solo oggi”.

大哥正管着家务,妹子恰恰死了,他未必不和在饭菜里,暗暗给我们吃。
• 大哥: “fratello maggiore”
• 正管: “occuparsi di...”
• 家务: “faccende familiari”
• 妹子: “sorella minore”
• 恰恰: “per coincidenza”
• 未必: “non è certo che...”(collegato con 不, doppia negazione afferma: “Può essere che...”)
• 暗暗: “in segreto”
Trad: “Quando mio fratello maggiore gestiva la casa, per una sfortunata coincidenza la nostra
sorellina è morta. Lui potrebbe averla messa nel cibo e avercela data da mangiare di nascosto”.

我未必无意之中,不吃了我妹子的几片肉,现在也轮到我自己……
• 无意之中: “involontariamente”
• 片: “fetta” (class.)
• 轮到: “toccare a...”
Trad: “Può essere che io abbia mangiato involontariamente qualche pezzo di carne di mia sorella, e
adesso è il mio turno”.

有了四千年吃人履历的我,当初虽然不知道,现在明白,难见真的人!
• 履历: “tradizione”
• 当初: “originariamente”, “prima”
Trad: “Nonostante prima non sapessi che abbiamo una tradizione di cannibalismo di 4000 anni,
adesso ho compreso: è difficile trovare una persona vera!”.

十三、 没有吃过人的孩子,或者还有?救救孩子……
• 或者: “forse”
Trad: “Che forse ci siano bambini che non hanno ancora mangiato persone? Salvate i bambini...”.

Yu Dafu 郁达夫 (1896-1945)


Nacque nel 1896 nel Zhejiang. Ebbe una formazione eccellente grazie ai tanti premi e borse di
studio vinti sin da bambino. Studiò inizialmente ad Hangzhou in una scuola tradizionale, per poi
trasferirsi dal 1911 al 1922 a Tokyo per studiare economia. Tornato in Cina, intraprese subito la
carriera di professore universitario e giornalista, entrando inoltre a far parte della Società Creazione,
della quale sarà uno dei maggiori esponenti insieme a Guo Moruo 郭沫若. La Società Creazione
perseguiva l’ideale del bello (mei 美 ), in maniera non troppo diversa dal movimento europeo
dell’estetismo. Entrato in contrasto prima con il Partito Comunista, poi con il governo nazionalista e
infine anche coi giapponesi, Yu Dafu scappò e si nascose per anni in Indocina, cambiando anche
identità, ma pare che venne intercettato e giustiziato nel ’45 dai giapponesi. L’opera per cui è
maggiormente ricordato è “Naufragio” (Chenlun 沉 沦 ), del 1921. Si tratta di un romanzo
psicologico breve con moltissimi riferimenti autobiografici e che racchiude al suo interno le
principali caratteristiche del romanzo cinese e della società giovanile di questi tempi: il protagonista
è un timido e nostalgico studente cinese che vive in Giappone, ma si trova isolato per questioni di
lingua e perché non riesce a stringere legami con i connazionali. Inoltre, i riferimenti alla situazione
socio-culturale della Cina sono numerosissimi. La scrittura di Yu Dafu è molto esplicita: lo scrittore
non ha problemi nel raccontare dettagliatamente episodi sessuali e scene erotiche, che
probabilmente gli valgono lo scarso apprezzamento di Bertuccioli e molti critici cinesi
contemporanei. Importanti sono anche le sue rappresentazioni simboliche dell’animo del
protagonista, che riflettono quelle dei giovani del tempo e le proprie. Yu Dafu è stato lodato anche
per la sua bravura nel descrivere la soggettività femminile. Scrisse anche numerosi saggi e brevi
racconti.

Ye Shengtao 叶圣陶 (1894-1988)


Nato Ye Shaojun 叶 圣 陶 nel 1894 nel Jiangsu da una famiglia abbastanza modesta, ricevette
un’educazione tradizionale e modesta. Dopo il diploma divenne insegnante di scuola primaria, ma
rimase disoccupato nel 1914. Ciò lo convinse ad iniziare a scrivere romanzi e dal 1915, dopo aver
ritrovato lavoro, realizzò testi scolastici per la scuola primaria. Insieme a Zhou Zuoren, fratello di
Lu Xun, fu uno dei principali fondatori della società di Studi Letterari. Durante la sua clandestinità
negli anni della guerra civile tra Partito Comunista e Partito Nazionalista, continuò a redigere opere,
articoli e saggi principalmente sull’educazione dei bambini. Tornato a Shanghai, nel 1954 venne
addirittura nominato viceministro dell’Educazione. Riconosciuto come uno dei più grandi autori
realisti della Cina, il tema principale della sua produzione letteraria è la sottomissione del bambino
ad un sistema di educazione dispotico. Proprio il sistema educativo cinese è il principale bersaglio
delle sue critiche. Il suo obiettivo era istituire un’istruzione più moderna e piacevole per i giovani,
dopo che l’abolizione degli Esami Imperiali nel 1904 aveva rappresentato un primo passo. Nella sua
opera più importante, Ni Huanzhi ( 倪煥 之 ), Ye Shengtao descrive le sue esperienze da attivista,
politico e intellettuale attraverso la figura fittizia del protagonista Ni Huanzhi, la classica figura
dell’intellettuale inetto.

Shen Congwen 沈从文 (1902-1988)


Shen Congwen rappresenta una figura inedita nel panorama degli intellettuali cinesi del tempo, in
quanto non fu mai affiliato a Società schierate e lui stesso rimase distante dal mondo della politica.
Questa sua apoliticità è forse tra i motivi per cui è poco conosciuto e studiato in Italia, mentre
all’estero è riconosciuto come uno dei più importanti autori cinesi della sua epoca. Nato Shen
Yuehuan 沈岳焕 nello Hunan nel 1902, proveniva da una famiglia di militari caduta in povertà. A
15 anni fu costretto ad abbandonare casa per arruolarsi lui stesso nell’esercito. La sua istruzione
personale venne così affidata a mediocri istruttori privati, che svolsero malissimo il loro compito.
Ciò lo convinse ad abbandonare l’esercito per cercare di ottenere un’istruzione superiore, ma fallì
l’esame di ingresso all’Università di Pechino. Nonostante ciò, riuscì ad assistere a numerose lezioni
da uditore e decise, nel 1924, di iniziare a scrivere storie e romanzi per racimolare qualche soldo.
Dopo le prime pubblicazioni iniziò a frequentare gli ambienti della Società della Luna Crescente,
che nelle sue fasi iniziali non era politicamente schierata. Dopo la radicalizzazione e
l’avvicinamento al PCC della Società, Shen Congwen si allontanò da essa. Nel frattempo, strinse a
Pechino una forte amicizia con letterati del calibro di Ding Ling 丁玲 e suo marito Hu Yepin 胡也
频 , insieme ai quali si trasferì a Shanghai nel 1927 per dirigere una rivista letteraria. La sua
posizione apolitica lo obbligò per anni a vivere lontano da Shanghai negli anni della guerra civile e
dell’invasione giapponese, durante i quali continuò a realizzare opere letterarie e divenne
insegnante. La salita al potere del PCC lo relegò ad un ruolo di secondo piano nell’ambiente
culturale cinese, tanto che smise di pubblicare opere, ma lavorò comunque presso la Città Proibita a
Pechino. Allontanato dalla politica e dalla vita pubblica, venne reintegrato solo nel 1978, ma in
Cina la sua morte non ha scaturito particolari celebrazioni proprio per l’apoliticità di Shen
Congwen. Per quanto riguarda la sua produzione letteraria, Shen Congwen è riconosciuto come il
principale autore della Corrente di Pechino e del filone della “terra natia”, ossia quello che
rimetteva il piccolo villaggio rurale, simbolo dei valori umani ancestrali e insostituibili, al centro
della sua trattazione, contrapponendolo alla grande metropoli, simbolo di falsità e caos. Fu molto
prolifico: pubblicò oltre 200 racconti (riuniti in raccolte) e 10 romanzi, ma si cimentò anche in
saggi, poesie e opere teatrali. Il suo stile mescola il registro corrente e vernacolare con i modi di dire
della lingua classica. Fu candidato per due volte al Premio Nobel per la Letteratura.

Bing Xin 冰心 (1900-1999)


Pseudonimo di Xie Wanying 谢 婉 莹 , è figlia di un militare cristiano in continuo movimento da
città a città. Nacque nel 1900 nel Fujian, ma nel 1913 la famiglia si trasferì a Pechino. Nel 1919 si
unì al movimento del 4 maggio e, sulla scia della protesta giovanile, iniziò a scrivere proprio in
questo periodo. Dal ’23 al ’26 si trasferì in negli Stati Uniti presso un istituto femminile, e in questo
periodo pubblicò il Ji xiao duzhe (寄小读者 “Ai piccoli Lettori”), una raccolta di scritti dedicati
all’infanzia. Grazie a questa opera, divenuta uno dei capisaldi della letteratura cinese per bambini,
Bing Xin è ritenuta, forse un po’ ingenerosamente, la scrittrice per i più piccoli per antonomasia.
Nel 1929 si sposò con Wu Wenzao, anch’egli intellettuale ed insegnante universitario. Fu una delle
prime donne ad affermarsi nel mondo della narrativa in Cina: scrisse moltissimo, dato che fu attiva
per più di 70 anni e si cimentò in numerosi generi. Il punto di vista della critica, anche nostrana, nei
confronti di Bing Xin non è univoco: Bertuccioli ritiene la sua letteratura estremamente
sentimentalista, disimpegnata e slegata dai problemi della Cina contemporanea, sostenendo che
“potrebbe essere ambientata in Europa o negli Stati Uniti”. Pesaro invece sottolinea invece come
Bing Xin sia una grande esponente del filone della “letteratura dei problemi”, e quindi che sia stata
un’autrice tutt’altro che disimpegnata.

Lezione 2/12
Estratto su Bertuccioli, pag. 371-373, novella Liuyi zi (Sorella Seiuno) di Bing Xin. Bertuccioli non
è molto clemente con l’autrice perché dice che la sua scrittura era troppo sentimentalista e poteva
essere ambientata in qualsiasi parte del mondo, non aveva una visione troppo ampia della
produzione di Bing Xin, nonostante si sia dedicata a letteratura per l’infanzia e ricollegabile alla
narrativa dei problemi. La sua scrittura è leggera ma non disimpegnata, perché affronta tematiche
importanti come l’emancipazione femminile, la differenza tra le classi sociali o l’importanza
dell’istruzione.
Intanto succede spesso che chi occupa una posizione sociale bassa (servette ad esempio) non ha
addirittura un nome o, se lo ha, è un numero. Questa bambina è identificata da un numero; già da
questo l’autrice crea una distanza evidenziando tratti somatici che creano una distanza (guance
rosse e piedi normali, ovvero non si era ancora sottoposta alla fasciatura dei piedi, che era ancora in
uso). Le due bambine fanno amicizia e scopriamo che il nome Seiuno deriva dal fatto che è nata
l’anno in cui il nonno ha compito 61 anni. Giocano tranquillamente, non curanti della differenza
sociale tra le due (cosa che le dividerà col crescere perché prenderanno strade diverse). La perdita
dell’innocenza arriva da fuori, dalla balia, che probabilmente non è nemmeno lei alla pari, che mette
in luce queste differenze e la bambina perde quest’ingenuità; nonostante creda che non esistano
differenze, tuttavia questa idea le entra in testa. L’autrice prende necessariamente una posizione
politica.
Questo estratto evidenzia come l’autrice, a suo modo con una scritta più delicata, racconta una Cina
va diversificandosi in cui cominciavano a farsi più forti quelle idee di sinistra, che attireranno più
persone. Lei è una delle tanti scrittici di questo periodo, anche se in numero inferiore rispetto agli
uomini.

Ding Ling 丁玲 (1904-1986)


Un’altra figura femminile è Ding Ling, nasce come Jiang Wei 蒋伟 nello Hunan. Perde da giovane
il padre e allora la madre decide di andare a scuola per diventare insegnante. Insegna poi a Taoyuan.
Nel 1921 la ragazza si trasferisce a Shanghai e poi nel 23 a Pechino dove incontra varie persone che
la influenzeranno moltissimo, tra cui il suo futuro marito Hu Yuepin (1903-31) e Shen Congwen.
Nel 27 si sposta a Shanghai col marito per stampare alcune riviste letterarie; aderisce al PCC, tanto
che poi diventa una delle scrittrici più attive politicamente all’interno del partito. Nel 1931 il marito
viene ucciso dai nazionalisti: questa morte la fa avvicinare decisamente ai comunisti. Nel 1933
viene rapita dal GMD e viene rilasciata poco dopo a Nanchino e da lì riesce a fuggire a Yan’an, un
soviet, una città in cui i comunità erano riusciti a creare una sorta di autogoverno e una base
rivoluzionaria improbante per la letteratura. Nonostante il suo coinvolgimento all’interno
dell’attività politica del partito, gli anni seguenti saranno difficili; nonostante la sua forza e
indipendenza di pensiero, entrerà più volte in conflitto col Partito stesso, nel 56 diventa sempre più
evidente durante la Campagna dei Cento Fiori (1956-57), che si rivolgeva agli intellettuali e scrittori
del tempo, riprendendo la fase delle 100 scuole dell’antichità (IV-III a.C.) e invitava tutti a prendere
parola e analizzare quello che era accaduto nei 7 anni dalla fondazione delle repubblica: serviva per
analizzare le problematiche ancora attive e i passi avanti e successi dello stato. Questa campagna
sfocia in una persecuzione di coloro che si erano espressi troppo, tra cui Ding Ling che nel 57 viene
espulsa dal partito perché “elemento di destra” e mandata in un campo di rieducazione. Tra il 70 e il
75 viene prima tenuta in prigione e poi in esilio fino al 78, anno in cui è stata riabilitata, nel
momento in cui nel 76 muore Mao, che segna la fine della rivoluzione culturale.
Lei comincia a scrivere nel 1927, quando è già abbastanza matura. Si dedica soprattutto alla
narrativa e al racconto e al romanzo. In particolare è conosciuta per il Diario della signorina Sofia
( 莎菲 女士 的日记 Shafei nüshi de riji, 1928) e poi due anni dopo, quando nasce la Lega degli
scrittori di sinistra e vi aderisce, porta nella sua scrittura queste idee e si dedica a novelle di sfondo
sociale, tra cui Il sole splende sul fiume Sanggan ( 太 阳 照 在 桑 干 河 上 Taiyang zhao zai
Sangganhe shang, 1948). Vince il premio Stalin per la letteratura nel 1951 proprio grazie a questo
libro.
Il diario della signorina Sofia (Shafei nüshi de riji 莎菲女士的日记)
Sceglie un nome moderno, la traslitterazione di Sophie. È un diario scritto meticolosamente da
questa giovane donna che è quasi scissa in due: quasi indolente e priva di forza di volontà, dall’altra
è scossa dalla nascita di un desiderio di tipo sessuale. Quest’opera mette sulla carta in maniera più
forte rispetto a romanzi che trattano della stessa tematica il corpo; alla luce degli studi freudiani e
della modernità, il corpo diventa protagonista della narrativa cinese, spesso scisso dalla moralità,
dell’intelletto e dalla volontà. In Cina, non essendoci stata la religione cristiana, non c’è mai stata
una scissione forte tra anima e corpo, non c’è il senso del peccato. Corpo e mente sono in
comunicazione e non sono divisi nella mentalità cinese. In questo secolo, grazie alla letteratura e
alla psicanalisi, le opere si incentrano sul corpo e su questa conflittualità. Quest’opera dà voce al
desiderio femminile e all’aspetto della sensualità, emotività e sessualità di una giovane donna. Tutti
questi desideri le vengono perché si innamora di un ragazzo e inizia a pensarlo in maniera sempre
più sensuale. -> Lettura estratto a pag. 373.

Mao Dun 茅盾 (1896-1981), (Shen Yanbing 沈雁冰)


Nasce nello Zhejiang e nel 1914 viene ammesso all’Università di Pechino, dopo 3 anni è costretto a
lasciare gli studi per problemi finanziari, poi riesce a terminare gli studi nel 1919. Tra il 1916 e il 23
scrive per la rivista Xiaoshuo yuebao, e cura una rassegna mensile sulla letteratura straniera,
raccontando ai lettori cinesi i grandi romanzi europei. È tra i fondatori della società degli studi
letterari e il suo impegno rimarrà sempre costante, tanto che è uno dei fondatori della Lega. La sua
attività letteraria procede di pari passo al suo attivismo politico. Prende parte alla spedizione
settentrionale. Nel 1928, per il suo impegno politico, fugge in Giappone. Siccome però anche in
quegli anni prende parte a numerose iniziative di tipo politico e ai vari scontri, è costretto durant
l’occupazione giapponese a spostarsi in varie località della Cina. Con la fondazione della repubblica
torna a Pechino e inizierà ad occupare varie cariche istituzionali, tra cui ministro della cultura. Dopo
il 1945, quando il suo impegna diventa più politico che letterario, abbandona la scrittura, invece
molto attiva durante la giovinezza. È considerato come uno dei maggiori scrittori realisti del
periodo, realismo sempre impegnato e indirizzato a mettere in luce aspetti della società. La sua
scrittura è fortemente influenzata dai realisti e veristi della tradizione occidentale (Tolstoj, Zola,
Dickens etc.), che sicuramente conosceva bene. Infatti è autore anche di opere di critica letteraria,
oltre che di romanzi e racconti. Le sue opere celebri sono:
• Trilogia Shi 饰: 1) Disillusione (Huanmie 幻灭, 1927), 2) Esitazione (Dongyao 动摇, 1928), 3)
Ricerca (Zhuiqiu 追求, 1928)
• Il romanzo Mezzanotte (Ziye 子夜, 1933)
Tutti i romanzi sono corali, ricchi di personaggi, sopratutto nella trilogia, in cui vuole introdurre una
visione particolare della Storia, in cui anche le storie dei singoli hanno un certo peso poiché
anch’esse contribuiscono all’evolversi delle vicende. Ha come protagonisti una serie di giovani
rivoluzionari, che si trova contemporaneamente a vivere i conflitti esterni (stato) e interni
(psicologia); sono individui in crescita che cercano la propria identità.

Ba Jin 巴金 (1904-2005), Li Yaotang 李尧棠


I caratteri del suo nome sono presi dalle sillabe iniziali dai cognomi di due anarchici russi (Michail
Bakunin e Alekseevič Kropotkin). Nasce nel 1904 a Chengdu (Sichuan), siccome è orfano, trascorre
la sua infanzia coi nonni. Nel 1920 entra in una scuola di lingue a Chengdu e si avvicina ai testi
originali stranieri. Nel 1923 si trasferisce a Shanghai per continuare gli studi e tra il 25 e il 27,
entrato in contatto con le idee anarchiche, è attivo come scrittore anarchico. Dal 27 al 29 vive a
Parigi dove si dedica a studiare meglio la lingua, la letteratura e la traduzione di opere dal francese
al cinese. Nel 1929 pubblica un romanzo breve, Miewang 灭 亡 (Distruzione), è con questo
romanzo che si svincola dall’etichetta di scrittore anarchico e inizia a essere conosciuto più
diffusamente negli ambienti letterari. Dal 1932 è attivo in attività anti-giapponesi e anti-
imperialiste. Durante la rivoluzione culturale è molto perseguitato e poi riabilitato nel 1977, come
Ding Ling. Tra le influenze più evidenti ci sono Zola, Turgenev, Čechov etc, che danno forma alla
sua scrittura e narrativa. È stato tra i primi sostenitori dell’esperanto. È autore di romanzi, racconti,
saggi e traduzioni. Pubblica due importanti trilogie:
8) “Le tre melodie del fiume” (Jiliu sanbuqu 激流三部曲): 1) Jia 家 (Casa, 1931), 2) Chun 春
(Primavera, 1938), 3) Qiu 秋 (Autunno, 1940). Raccontano diverse fasi di una vita, in cui
l’autore dà prova della sua grandezza di prosatore.
9) “Trilogia dell’amore” (Aiqing sanbuqu 爱情三部曲: Nebbia (Wu 雾), Pioggia (Yu 雨), Lampo
(Dian 电).

Lao She 老舍 (1899-1966), pseudonimo di Shu Qingchun 舒庆春


Nasce a Pechino da una famiglia di etnia mancese e protestante. Nel 1918 si Laurea alla Normale di
Pechino e poi dal 24 al 29 si trasferisce a Londra, dove è lettore di cinese alla SOAS e aiuta
Clement Egerton a tradurre in inglese il romanzo erotico Jin ping mei. Dal 26 comincia a pubblicare
su Romanzo mensile il suo primo romanzo, Filosofia di Zhuang, in cui riprende la filosofia daoista.
Nel 1929 pubblica il romanzo I due Ma, dipinge la comunità cinese di Londra e ha come
protagonisti i due Ma, padre e figlio, che sono lì per gestire un negozio. Questo è il pretesto per
descrivere la forte matrice razzista londinese del tempo; affronta in maniera abile e ironica questo
concetto di razza e razzismo. Tutti i personaggi, inglesi e cinesi, sono quasi grotteschi e
ridicolizzati. La sua scrittura è anche molto impegnata e si vede molto negli altri due romanzi, La
città dei gatti (Mao chengji 猫城记, 1933) e Cammello Xiangzi (Luotuo Xiangzi 骆驼祥子, 1936).
Lega anti giapponese degli scrittori. Dal 46 al 49 vive negli USA e poi torna in Cina dove ricopre
alcune cariche politiche. Viene preso di mira durante i moti della rivoluzione culturale, tanto che si
suicidia per le umiliazioni che ha subito dalle guardie rosse. Oltre che romanziere, è famoso anche
per il teatro, tra i più celebri Casa da tè del 1957.

Letteratura cinese 3/12


Sheng Cheng 盛成 (1899-1996)
Sheng Cheng nasce nel Jiangsu nel 1899 da una famiglia di letterati in declino. Questo personaggio
non è presente nei nostri manuali, ma rappresenta comunque una figura di spicco del ‘900 cinese. E’
molto interessante perché è uno dei più famosi studenti cinesi che sono venuti a studiare in Italia per
perfezionare le proprie conoscenze. Sheng Cheng andò prima in Giappone e poi in Francia, il paese
che, insieme a Belgio e Germania, ad inizio ‘900 aveva stipulato il maggior numero di accordi per
effettuare scambi culturali con università cinesi. L’esperienza italiana di Sheng Cheng è quella
maggiormente conosciuta nel nostro paese poiché lo studente l’ha documentata in prima persona.
Nel 1910 si iscrive alla Fowler Biblical School, una scuola fondata da intellettuali protestanti. Negli
anni direttamente successivi partecipa alla rivolta Xinhai (1911, quando ha solo 12 anni), si unisce
al Tongmenghui di Sun Yat-sen ed è tra i principali protagonisti del Movimento del 4 Maggio
(1919). Il suo coinvolgimento, sin da giovanissimo, nell’attività rivoluzionaria e politica della Cina
gli valgono numerosi attestati di stima sia da parte della stampa sia da parte dei compagni
rivoluzionari. Nel frattempo, nel 1914 si trasferisce a Shanghai ed inizia a studiare in una scuola di
formazione in campo ferroviario e minerario. In seguito viene ammesso in una Accademia dove
inizia a lavorare per le ferrovie.
Dopo il Movimento del 4 Maggio, nel novembre 1919 parte per la Francia con l’obiettivo di salvare
la sua nazione attraverso la scienza e la democrazia. Entra dunque nella facoltà di agraria di
Montpellier e nel 1920 fonda il Partito Comunista Cinese in Francia insieme ad altri connazionali.
La Francia, in questo periodo, diventa un luogo importantissimo per la storia politica cinese, perché
qui nascono moltissimi movimenti politici che agiscono a distanza. Dal 1922 al 1924 studia
sericoltura (coltivazione di gelsi e allevamento di bachi da seta) a Padova. La sericoltura è una delle
pratiche tradizionalmente collegate alla Cina, dato che sin dall’antichità la seta rappresenta uno dei
prodotti tipici del paese. A Padova rimane fino al 1924, per poi tornare a Montpellier per
specializzarsi in scienze. Nel 1925, a Lione, inizia a realizzare le sue prime opere letterarie e
pubblica “La Cina della pace” (heping de Zhongguo 和 平 的 中 国 ), un libro di chiaro stampo
politico. Nel 1928 scrive anche un libro in francese, “Ma mère”, che poi tradurrà in cinese una volta
rientrato in Cina nel 1931. In quest’opera Sheng Cheng descrive la figura della madre e diventa
abbastanza famoso in tutta Europa, tanto da divenire professore di scienze cinesi e sericoltura a
Parigi. Dopo il ritorno in Cina per insegnare francese all’Università di Pechino, Sheng Cheng torna
protagonista anche sulla scena politica e culturale nei terribili anni della guerra civile tra il
Guomindang e il PCC, assumendo cariche istituzionali e all’interno dell’esercito. Dal ’39 al ’45
realizza parecchie conferenze sul pensiero politico estero, sulla storia della politica cinese e sulle
filosofie di Confucio e Mencio. Nel 1947 viene inviato a Taiwan, lasciata libera dai giapponesi
dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, per ripristinare l’insegnamento del cinese sull’isola ed
eliminare le scorie dell’invasione giapponese. Nel 1956 viene licenziato per conflitti con il rettore
dell’università e con il GMT, rifugiatosi lì nel 1949 dopo la sconfitta nella guerra civile. Gli viene
tuttavia vietato di andarsene dall’isola, quindi sfrutta questi anni per tradurre molte opere francesi in
cinese e per studiare la storia cinese, in particolare il periodo Ming e l’antichità. Nel 1965 fugge
negli USA, ma non può tornare in Cina dato che siamo negli anni della Rivoluzione Culturale. Si
rifugia quindi in Francia e nel ’78 torna in patria, dove morirà nel 1996.
La storia di Sheng Cheng è importante perché l’autore decise di raccontare la sua esperienza italiana
in un libro, il Yiguo liu zong ji (意国留踪记, “Tracce dall’Italia”), inizialmente pubblicato su una
rivista e poi pubblicato interamente nel 1937. Il libro si può dividere in due parti: la vita da studente
straniero a Padova, tra l’innamoramento per una ragazza di nome Luisa e la vita in casa con altri
studenti stranieri, un tedesco ed un polacco. Dopo aver fatto un lungo viaggio attraverso i luoghi più
importanti dell’umanesimo italiano, per l’opinione contraria della famiglia di Luisa i due sono
costretti ad abbandonare la propria storia d’amore e le proprie intenzioni di matrimonio. Nella
seconda parte dell’opera, Sheng Cheng intraprende un lungo viaggio con i compagni: partono da
Padova, percorrono l’intera costa adriatica fino a Taranto, per poi risalire sul lato tirrenico con
Firenze come meta finale. Il viaggio raccontato da Sheng Cheng è romanzato, come molti altri
racconti autobiografici dell’epoca. L’elemento più interessante è tuttavia il grande interesse da parte
dell’autore verso l’Umanesimo e il Rinascimento: altri intellettuali di spicco di questo periodo come
Kang Youwei e Liang Qichao avevano tratto maggior ispirazione dagli eventi del Risorgimento
italiano, che secondo loro poteva essere sovrapponibile ai movimenti nazionalisti e alla nuova
coscienza nazionale cinese che si stava sviluppando. Proprio Firenze, secondo Sheng Cheng e molti
altri giovani studenti cinesi, rappresenta tuttavia il vero luogo d’origine della cultura europea e
dell’individualità dell’uomo europeo. L’autore fa riferimento ad autori come Dante (paragonando
ad esempio la sua amata Luisa a Beatrice) e Giotto.

La poesia moderna
Il grande sviluppo della narrativa e del romanzo tra fine ‘800 ed inizio ‘900 nobilitano questi due
generi anticamente ritenuti nettamente inferiori rispetto alla storiografia, alla letteratura burocratica
e soprattutto alla poesia, che sin dall’antichissimo “Classico delle Odi” rappresenta uno dei generi
chiave della tradizione cinese. Sebbene dunque la rivoluzione letteraria abbia come protagonista la
narrativa, il genere che subisce gli stravolgimenti più importanti in questo periodo è proprio la
poesia. La narrativa, infatti, era già da secoli un genere diffuso (principalmente in versione orale) in
lingua vernacolare, mentre la poesia era rimasta invariata in termini di tematiche, di linguaggio, di
metrica, di espedienti letterari ecc. sin dall’epoca d’oro della poesia cinese, il periodo Tang. I primi
esperimenti importanti di ammodernamento della scrittura poetica avvennero già intorno al 1890,
quando alcuni scritturi cercarono di adattare la lingua vernacolare al sistema metrico tipico della
poesia inglese, che era entrata prepotentemente in Cina dopo l’approdo degli occidentali. Questi
esperimenti furono tuttavia fallimentari e poco interessanti per la platea di intellettuali del periodo.
Su Manshu 苏曼殊 e Hu Shi 胡適 possono essere considerati i precursori, anche se ebbero scarso
successo, della poesia moderna.
Perché era così difficile ammodernare la poesia? Il peso della tradizione poetica cinese, rimasta
invariata da più di un millennio, spaventò gli autori più intraprendenti e non permise agli
intellettuali di avere una visione più ampia sul genere. Il problema principale fu quello della forma:
il verso sciolto venne introdotto soltanto negli anni ’20 del ‘900, grazie allo Yecao 野草 di Lu Xun,
opera ricca di componimenti in prosa. Il romanticismo inglese di Byron e Shelley e i versi sciolti
dell’americano Walt Whitman furono le principali influenze straniere, che portarono alcuni poeti a
cercare di adattare la lingua cinese alla metrica anglofona. Negli anni ’30 vengono introdotti anche i
filoni del simbolismo e dell’imagismo, anch’essi molto influenti sugli autori del periodo. Dopo la
guerra sino-giapponese la sperimentazione lascia spazio alla poesia di stampo popolare, politico e
patriottico, con lo scopo di ritrovare una coscienza nazionale cinese. Nasce così dunque la poesia in
lingua vernacolare, una vera rivoluzione dato che la poesia era il genere più di ogni altro legato al
guwen 古文, la lingua classica.
Su Manshu 苏曼殊 (1884-1918) e Hu Shi 胡適 (1891-1962)
Nato a Yokohama, in Giappone, e figlio di un mercante cinese e una donna giapponese, vive una
vita molto avventurosa tra Cina e Giappone: dopo aver intrapreso la professione giornalistica, si fa
monaco buddista e in seguito decide di visitare il sud-est asiatico e di imparare il sanscrito. Su
Manshu si occupò anche di traduzioni, dato che tradusse numerose opere dal francese e dall’inglese
(fu lui a tradurre in cinese “I Miserabili” di Hugo e numerose poesie di Byron). Scrisse anche
numerosi racconti e provò a scrivere poesie in cinese basandosi sulle forme delle letterature
europee, soprattutto quella inglese.
Hu Shi è sicuramente il più conosciuto tra i due, dato che lui fu il primo a scrivere della necessità di
una rivoluzione della letteratura cinese sulle pagine della “Gioventù Nuova”. Hu Shi, che fu anche
ambasciatore negli Stati Uniti, cercò di introdurre delle novità nella poesia cinese e di sperimentare
forme inedite attraverso una raccolta intitolata Changshi ji ( 尝 试 集 ,“Raccolta di poesie
sperimentali”). Bertuccioli dà un giudizio negativo sulla qualità delle sue poesie sperimentali,
sottolineando come Hu Shi fosse un grande erudito ma non un poeta. Sul manuale di Bertuccioli
troviamo “Canto della lapide senza parole sulla tomba dei quattro martiri” (Si lieshi zhong shang de
meizibei ge), un componimento che tratta un tema molto particolare, ossia la celebrazione di alcuni
rivoluzionari che avevano attentato alla vita di Yuan Shikai. Il ritmo della poesia è molto frenetico,
con versi che si ripetono in maniera simile ad un ritornello e parole assolutamente inconsuete per il
linguaggio poetico cinese (“bombe” ad es.) messe in posizione enfatica.
I poeti più importati del filone della poesia moderna del periodo 1917-1942 sono tuttavia Guo
Moruo, Wen Yiduo, Xu Zhimo e Feng Zhi.
Guo Moruo 郭沫若 (1892-1978)
Guo Moruo nasce nel 1892 nel Sichuan, da una famiglia Hakka, una popolazione di etnia Han.
Viene educato da dei tutori prima alla maniera classica, poi ottiene una formazione più moderna
nella scuola pubblica. Dopo un matrimonio combinato fallimentare, nel 1914 si trasferisce in
Giappone per studiare medicina, materia in cui si laureerà nel 1921. In questo periodo si innamora
di Sato Tomiko, dalla quale avrà cinque figli anche se non divenne mai sua moglie. Il suo interesse
per la letteratura diviene evidente già in gioventù, dato che traduce autori come Spinoza, Whitman,
Goethe e Tagore (scrittore, filosofo e drammaturgo indiano). Nel 1921 è tra i fondatori della Società
Creazione e nel 1926 torna in Cina per dare il proprio contributo alla situazione politica. L’anno
successivo partecipa alla Spedizione del Nord, poi si unisce al Partito Comunista Cinese. Le
persecuzioni del Guomindang lo obbligano tuttavia a rifugiarsi di nuovo in Giappone, dove
abbandonerà la produzione poetica e letteraria per dedicarsi all’archeologia e alla paleografia. Nel
1937 torna in Cina e, al termine della guerra civile e dopo la fondazione della Repubblica Popolare,
ricopre cariche importanti a livello statale fino alla morte.
Autore di racconti, saggi e commedie teatrali, Guo Moruo è tuttavia legato principalmente alla sua
produzione poetica. La sua prima raccolta, Nushen ( 奴 神 Le dee), pubblicata nel 1921, è il suo
capolavoro: in essa, come nel resto delle sue opere di poesia, riuscirà a coniugare le tematiche della
psicologia, della psicanalisi e le riflessioni filosofiche occidentali con la lingua cinese vernacolare.
Guo Moruo utilizza molto la forma del verso sciolto per raggiungere questo obiettivo. Tra le sue
commedie più importanti va segnalata una che ha come protagonista Qu Yuan, il primo poeta cinese
del quale si conosce il nome. Grazie a questa commedia Qu Yuan, allontanato dal regno di Chu
presso il quale aveva un ruolo amministrativo da un sovrano corretto e suicidatosi nel fiume Miluo,
divenne una figura chiave del patriottismo cinese, entrando definitivamente a far parte della
coscienza popolare.
Nella sua poesia Guo Moruo si propone, così come molti altri poeti di quest’epoca, come un
“distruttore di idoli”, ossia come un poeta che vuole chiudere con il sentimentalismo ed il lirismo
deli poeti del passato. Nella poesia (sul manuale di Bertuccioli) “Io sono un adoratore di idoli” (Wo
shi ge ouxiang chongbaizhe), si deve sottolineare l’ingresso prepotente della figura dell’io
all’interno della poesia cinese, dato che viene ripetuto ossessivamente all’inizio di ogni verso. Nella
poesia cinese classica, i pronomi personali non vengono quasi mai utilizzati o comunque non in
maniera così presente.
Wen Yiduo 闻一多 (1899-1946)
Nato Wen Jiahua 闻家骅 nello Hubei, riceve un’educazione tradizionale per poi andare a studiare
all’Università Qinghua di Pechino. Dal 1922 al 1925 si trasferisce a Chicago per studiare pittura e
letteratura, e in questo periodo americano (1923) pubblica Hongzhu (红烛, “La candela rossa”), la
sua prima raccolta di poesie. Nel 1925 torna in Cina come insegnante e si unisce alla Società Luna
Crescente; nel 1928 pubblica la sua seconda raccolta di componimenti, Sishui ( 死 水 “ Acqua
morta”). Si occupa poi della letteratura cinese classica, smettendo di scrivere componimenti in versi
e di pubblicare opere. Insegnerà poi in numerose università cinesi, diventando un professore molto
amato dai suoi studenti anche per il suo forte impegno politico, che nel 1946 gli costarono
l’assassinio da parte di agenti del Guomindang. Le sue fonti d’ispirazione furono principalmente
poeti inglesi: Keats, Tennyson e Browning.
Xu Zhimo 徐志摩 (1897-1931)
Xu Zhimo è probabilmente il poeta cinese di inizio ‘900 più conosciuto in occidente. Nasce Xu
Zhangxu 徐章垿 in una famiglia di banchieri dello Zhejiang. Da giovanissimo è allievo di Liang
Qichao. Nel 1915 si sposa e nel 1916 si sposa per motivi scolastici a Tianjin, per poi trovarsi l’anno
successivo a Pechino. Nel 1918 si trasferisce negli Stati Uniti e si diploma. Nel 1919 presso la
Columbia University, dove ottiene un Master. Stufo della vita americana, decide di andare a vivere
nel Regno Unito, dove troverà la sua dimensione ideale. Nel 1921 studia al King’s College di
Cambridge e si innamora del romanticismo inglese di Keats e Shelley e del simbolismo francese,
traducendo molte poesie in cinese. Nel ’23 fonda la Società Luna Crescente, poi insegna in varie
università. Dal 1925 al 1928 compie numerosi viaggi in Europa, lasciando numerose poesie: tra
queste sono molto famose “Una notte a Firenze” e altri componimenti scritti nelle campagne
toscane. La sua figura è talmente importante che a Cambridge una pietra collocata al King’s College
riporta alcuni versi di una sua poesia (“Secondo addio a Cambridge”), recentemente musicata dal
compositore inglese John Rutter.
Feng Zhi 冯至 (1906-1993)
Nasce nello Hubei ed entra nel 1923 all’Università di Pechino per studiare lingua e letteratura
tedesca. Nel 1930, dopo la laurea, si trasferisce in Germania per studiare presso l’Università di
Heidelberg, e nel 1935 conseguirà il dottorato. Dal 1936 al 1939 insegna all’università Tongji di
Shanghai, andando poi a ricoprire cariche sempre più importanti nel mondo accademico. Feng Zhi è
ricordato perché è probabilmente l’autore che maggiormente ha saputo applicare alla poesia cinese
le influenze del simbolismo francese e dell’imagismo anglo-americano. Questi ultimi due generi
hanno influenzato in maniera importante la poesia degli anni ’30 e ’40, ossia quelli dei conflitti
interni e contro il Giappone. Gli autori più importanti di questo periodo sono Dai Wangshu 戴望舒,
Zang Kejia 臧克家, Bian Zhilin 卞之琳, Ai Qing 艾青 e Tian Jian 田间. Ai Qing è il padre del
famosissimo Ai Weiwei 艾未未, artista e attivista cinese contemporaneo.
Il teatro moderno
Anche il teatro subì numerosissimi cambiamenti in questo periodo. Nei primi anni del ‘900 venne
infatti introdotto in Cina il teatro parlato: il teatro tradizionale cinese era infatti principalmente
incentrato sulla musica, che rappresentava la base sulla quale produrre un testo e realizzare le varie
performance acrobatiche e attoriali. Grazie alla sua maggiore fruibilità rispetto ai testi storiografici e
alle opere letterarie antiche, il teatro tradizionale ha rappresentato per molti secoli un vero
strumento educativo per il popolo, che attraverso esso poteva venire a conoscenza di leggende,
eventi storici ecc. Il teatro cinese era tuttavia molto specializzato e codificato, e per comprenderlo
appieno era necessaria una preparazione importante, che solo i più colti avevano.
Nonostante le grosse difficoltà incontrate nella modernizzazione di questo genere, il nuovo teatro
nasce grazie all’influenza giapponese. Nel 1904 alcuni studenti cinesi fondano in Giappone il
periodico Ershi shiji dawutai (二十世纪大舞台 , “Il grande palcoscenico del ventesimo secolo”),
nel quale si discute delle tematiche teatrali. Nel 1906 il gruppo fondatore del periodico dà vita
anche ad una compagnia teatrale, Kaiming Yanjuhui ( 开 明 演 剧 会 , “Associazione drammatica
illuminata”), che cerca di adattare un romanzo di Wu Woyao al teatro. Si tratta di un’innovazione
totale, anche se l’adattamento viene effettuato mantenendo le caratteristiche di un’opera teatrale
tradizionale. In Giappone, inoltre, alcuni studenti fondano la Società del Salice di Primavera
(Chunliu she 春 柳 社 ), che mette in scena adattamenti di opere teatrali occidentali di grande
successo come “La signora delle camelie” e “La capanna dello zio Tom”
Il teatro parlato, tuttavia, fa fatica ad affermarsi e solo la borghesia urbana di Shanghai, città in cui
iniziano ad essere costruiti numerosi luoghi di svago come i teatri, si interessa del nuovo genere.
Secondo i critici, la popolazione cinese non era pronta per uno stravolgimento di questo tipo di un
genere così radicato e caratterizzato nella tradizione. Il teatro che arriva in Cina dall’estero ad inizio
‘900 è quello impegnato di fine ‘800, mentre in Cina il teatro non ha mai avuto un ruolo di critica
sociale o politica. Gli autori che hanno maggiormente influenzato il teatro cinese moderno sono
Ibsen e Shaw e in particolare l’opera “Casa di bambola” (Ibsen), in cui la protagonista, non
soddisfatta del suo matrimonio, decide di lasciare il marito e vivere in maniera totalmente
indipendente. Il personaggio di Nora, la protagonista, sarà un’enorme fonte di ispirazione per i
drammaturghi e i letterati cinesi, tra cui anche Lu Xun. Il teatro sarà comunque preso in esame dai
letterati e dalla Gioventù Nuova, che lo tratta alla stregua della letteratura e del giornalismo come
un genere che può influenzare la coscienza popolare. Quando le compagnie si trasferiscono dal
Giappone a Shanghai, introducono in Cina un nuovo modo di fare teatro, attraverso adattamenti e la
lingua parlata, e il successo di “Casa di bambola” sancisce l’affermazione del teatro moderno. Il
teatro impegnato prende il nome di Wenming xi 文明戏.
Tra il 1918 e il 1921 sono almeno 30 le opere occidentali tradotte e nel 1919 ha inizio la fase del
teatro parlato, chiamato huaju 话剧. In questo periodo nascono anche scuole attoriali e compagnie,
che accolgono per la prima volta dopo diversi secoli le donne, che dalla dinastia Qing in poi non
avevano più avuto la possibilità di fare le attrici. Anche attraverso il teatro viene dunque introdotto
un nuovo modo di interpretare la donna, emancipata ma estremamente emotiva. I principali autori
teatrali di questo periodo sono Tian Han 田汉, Ouyang Yuqian 欧阳予倩 e Cao Yu 曹禺. Tian Han
è forse il più noto: nasce nello Hunan nel 1898 e già nel 1912 inizia a scrivere le prime commedie
alla scuola normale di Changsha. Nel 1917, in Giappone, studia marina militare presso la scuola
normale di Tokyo e si unisce in fretta all’interno di società studentesche di stampo politico. E’ tra i
fondatori della Società Creazione insieme a Guo Moruo. Dopo il suo ritorno in Cina nel 1922,
scrive numerosi drammi brevi di stampo sentimentale cercando sempre di rinnovare l’opera
tradizionale di Pechino. Dagli anni ’30 cresce il suo impegno politico, tanto che scrive il testo di
una canzone inserita nel film “Figli nella tempesta” (1935), che narra le imprese della gioventù
cinese contro l’occupazione cinese. Il testo e la musica della canzone di Tian Han diventeranno poi
l’inno nazionale cinese. Dal 1949 si dedica alla politica e cinema, ma durante la Rivoluzione
Culturale si scontra con il governo e viene incarcerato. Morirà in prigione nel 1968. Ouyang Yuqian
(1889-1962) è figlio di funzionari e anche lui si trasferisce per studio in Giappone, dove si unisce
alla Società Salice di Primavera. Nel 1911 torna in Cina e collabora con numerose compagnie per
realizzare opere di cinema moderno. Diviene nel 1916 un attore professionista dell’opera di
pechino, specializzandosi in ruoli femminili del teatro impegnato e cercando di riformare l’opera.
Cao Yu è probabilmente il più grande dei tre: nasce nel 1910 da una famiglia benestante di Tianjin,
che lo porta spesso a teatro a vedere le opere del Wenming xi. Studia all’Università di Nankai e qui
inizia a recitare. Tra il 1931 e il 1934 studia a Pechino e si laurea in Lingue e Letterature
occidentali. Il suo dramma “Tempesta”, scritto nel 1934, è il dramma di maggior successo nel
periodo precedente alla guerra civile.
Il saggio
In un periodo di fervente attività filosofica e letteraria come questo, la produzione saggistica non
può che essere molto corposa. Zhou Zuoren 周作人, fratello di Lu Xun, è il più grande saggista di
questi anni ed è il grande teorico della rivoluzione letteraria cinese. Dal punto di vista storico, il
saggio è sempre stato un genere molto amato dagli eruditi cinesi perché permetteva agli autori di
esprimere le proprie opinioni su opere proprie e altrui. Altri autori di saggi molto importanti sono
Lin Yutang 林语堂 e Zhu Ziqing 朱自清.

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