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STORIA DELLA CINA (SABATTINI-SANTANGELO) - CAPITOLO OTTAVO

APOGEO E DECLINO DELLA CINA IMPERIALE


1.La formazione della potenza mancese
Fu l’ultima dinastia imperiale per poi andare alla proclamazione della repubblica. Si tratta di una dinastia straniera e
composta da coloro che sono chiamati Mancesi. Questa popolazione appartiene alla stirpe dei Nuzhen che nel XII fu
una delle stirpi fondatrici della dinastia Jin. È un insieme di popolazioni semi-nomadi (più sedentari dei Mongoli), tra
le varie tribù quelle più importanti erano i Haixi, Jianzhou e Donghai, dove quella più importante era la tribù dei Jianzhou.
Il clan dominante era dedito all’agricoltura e viveva di commercio; quindi, avevano intrapreso un commercio molto
importante con i Cinesi, Mongoli e Coreani. L’inizio degli scambi con la Cina provocò come ritorsione coreana la
sospensione del commercio con queste tribù, favorendo a sua volta l’aumento della dipendenza mancese dalla Cina.
Uno dei figli dei capi Nuzhen era Nurhaci (1559-1626), eletto nel 1583 a capo del gruppo Jianzhou. Sconfigge e ingloba
le altre tribù, e nel 1616 si proclama Gran Qan dei Da Jin e poi muove battaglia contro i Ming. Nel 1625 stabilisce la
capitale a Shenyang, a seguito di diversi successi bellici. Si dedicò anche a una politica diplomatica e pose le basi della
potenza mancese con la ristrutturazione politica e sociale delle tribù Nuzhen. A lui risale la fondazione delle cosiddette
bandiere, che determinarono un indebolimento dei clan tradizionali. L’’unità base delle bandiere era la niru,
«compagnia» di 300 uomini abili alle armi, più le loro famiglie e la servitù. Prevalentemente a carattere militare,
svolgevano anche importanti funzioni amministrative, sociali ed economiche e furono distribuite nei punti strategici
dell’Impero. Usate anche per evitare scontri interni. Alla morte di Nurhaci, gli successe Abahai (1627-43), che proseguì
la politica di accentramento. Nel 1636 cambiò il titolo da Gran Qan in imperatore dei Da Qing, esprimendo la
maturazione di una nuova coscienza politica e l’aspirazione ufficiale al dominio dell’Impero cinese. Completò l’opera
di burocratizzazione, introdusse nuovi organi di governo e intraprese una campagna militare contro i Mongoli. Fu
all’inizio del regno del nuovo imperatore Qing, Shunzhi (1644-61), sotto la tutela di due reggenti per la sua giovane età
(sei anni quando ascese al trono), che le aspirazioni di Abahai furono realizzate. A differenza delle altre popolazioni di
origine “barbarica”, i Qing avevano attraversato un processo di sinizzazione, inoltre la loro dinastia non venne stabilita
attraverso una semplice invasione: i Mancesi si insediarono nel Nord della Cina col consenso di una notevole porzione
della classe dirigente e trovarono l’appoggio e la collaborazione di una parte dell’apparato militare. Resistenza con la
proclamazione di questa dinastia, soprattutto al sud dove il potere della gentry era molto forte, essendo molto legata alla
tradizione. Al sud la resistenza continuò anche nel 1644. Per favorire quest’unificazione totale il governo Qing propose
l’amnistia per tutti quelli che non si opponevano, promettendo loro di mantenere le cariche. Questo loro atteggiamento
ebbe successo perché la resistenza venne sedata.
Punti di forza dei Qing e debolezze dell’impero Ming:

• Cause sociali: mancata integrazione tra gentry locale e struttura politica dell’impero; conflitto tra i mercanti e
l’élite locale; rivolte popolari.
• Cause economiche: caduta dei rifornimenti d’argento; difficoltà delle riscossioni fiscali; aumento delle spese
militari; costo della burocrazia.
• Cause politiche: incapacità di attuare la riforma militare e il rapido avvicendarsi dei funzionari (poca stabilità).
• Lotte politiche tra la corte e gli eunuchi VS partito donglin / lotta sociale tra potere centrale e gentry locale.
• Eccessiva tassazione delle ricche zone del basso Yangzijiang e oppressione di gentry, commercianti, artigiani
da parte degli eunuchi.
È esemplare il caso del distretto di Jiading, in cui la gentry mobilitò per la resistenza l’intera comunità locale nel 1645.
Rivolta dei tre feudatari→ Dopo otto anni di disordini il governo Qing riuscì a sedare la ribellione e riprese a esercitare
il suo controllo su tutta la Cina meridionale. Ultimo focolaio di rivolta nei primi anni della dinastia Qing dove si
riconosce il tentativo finale dei generali Ming di ribellarsi. I generali avevano usufruito dell’amnistia che passarono
dalla parte dei Qing per ottenere i privilegi come carica di governatori delle loro province (Wu Sangui possedeva Yunnan
e Guizhou, Shang Kexi possedeva il Guandong, e Geng Zhongming possedeva Fujian). L’ultima grave minaccia al
consolidamento dei Qing fu la rivolta di Koxinga (nome che avevano dato gli Olandesi al condottiero sino-giapponese
Zheng Chenggong (1624-1662) conosciuto con l’appellativo Guóxìngyé, ovvero “Signore dal Cognome Imperiale”. Dal
1647 si diede a scorrerie e operazioni militari in Zhejiang, Fujian e Guangdong. Dopo una sconfitta a Nanchino nel 1661
sbarcò a Taiwan scacciando gli Olandesi.
2. L’assolutismo illuminato di Kangxi, Yongzheng e Qianlong
Con la morte di Shunzi (1661), le tendenze alla sinizzazione delle istituzioni ebbero un improvviso contraccolpo, e
prevalsero quelle opposte della vecchia aristocrazia mancese. Ripresero importanza le tre Corti interne, istituite nel 1635,
e furono cacciati gli eunuchi. Tali cambiamenti riflettevano i mutamenti intercorsi con l’ascesa al trono di Kangxi, a
sette anni, sotto la tutela di quattro Reggenti, tra cui Oboi. Kangxi (1661-1722) fu un sovrano di grandi capacità, che a
quattordici anni iniziò ad assumere le redini del comando e, due anni dopo, si sbarazzò di Oboi. Tuttavia, riprese la
sinizzazione dello Stato per superare il sistema aristocratico in favore di quello burocratico. Fu notevole il suo interesse
per la promozione e il miglioramento delle condizioni economiche del paese→ → lavori per la regolamentazione delle
acque del Fiume Giallo e sistemazione del Grande Canale imperiale. Non minore fu l’impegno dell’imperatore nel
promuovere la cultura. Il suo fu un buon governo che incarnava gli ideali confuciani di benevolenza e autorità, di equità
e di cultura. Successore: Yongzheng (1723-35), sospettoso e severo, perseguitò i fratelli e si sbarazzò dei suoi vecchi
sostenitori. Inoltre sottopose la burocrazia a un rigoroso controllo, creando un clima di diffidenza tra i funzionari +
diminuì l’influenza sulle bandiere. Riorganizzò le finanze pubbliche e razionalizzò il sistema delle redistribuzioni ai
dipendenti dello Stato, combattendo contro la corruzione. Inoltre, era tollerante verso tutte le religioni. Interviene in
Tibet e sotto il suo governo il Tibet diventa un protettorato della Cina, dove fino a quel punto l’impero inviava solo
degli aiuti per attestare il potere dei Dalai Lama. Successore: Qianlong (1735-96). Grande sovrano, seppe curare la sua
immagine di perfetto sovrano confuciano mostrando la sua abilità nella poesia, pittura, calligrafia e promosse le arti e
la cultura. Con lui la Cina diventò il più vasto Impero del mondo. Tra le varie conquiste dei Qing abbiamo quella
dell’odierno Singchang, che prima era un problema per gli imperi precedenti e poi viene finalmente sottomesso. Altra
grande conquista fu quella della parte più meridionale della Mongolia, che finalmente i cinesi riconquistano, annettendo
tutta la zona. A sud le conquiste procedono oltre i confini, anche se fu fallimentare in Vietnam. Oltre dal punto territoriale
si creò un importante gruppo etnico molto vasto.
Rapporti con la Russia
Con l’avvento dei Mancesi, l’Impero cinese manifestò una tendenza all’espansione verso occidente e verso settentrione.
I Mancesi, non appena stabilito il controllo sulla Cina, dovettero rivedere la loro politica estera. I maggiori problemi nei
rapporti con l’estero si ebbero nei confronti dei Mongoli Occidentali, anche a causa delle interrelazioni triangolari fra
questi, l’Impero russo e quello cinese. Negli anni sessanta nel 1600 si hanno i primi scontri che hanno come conseguenza
l’alleanza tra i russi e i Mongoli in funzione anti-cinese → doppio pericolo. Tra i Mongoli, che erano fatti da vari gruppi,
si allea la tribù degli Zungari (popolazione seminomade stanziata nella Zungaria: zona che andava dalla parte ovest della
Grande muraglia cinese all’attuale Kazakistan orientale e dall’attuale Kirghizistan settentrionale alla Siberia meridionale,
attuale Xinjang). Essi avevano assunto la protezione del Dalai Lama tibetano, in sostituzione di un’altra stirpe mongola
e, sotto la guida di Galdan avevano conquistato il Turkestan orientale. Nella conquista dei territori, per minacciare i
cinesi decidono di espandersi al Sud, aumentando il territorio di loro influenza e diventando sempre più pericolosi.
Occupano il Tibet e i cinesi, preoccupati, decidono di eliminare il problema alla radice facendo delle spedizioni militari,
dove annientano la stirpe degli Zungari. L’eliminazione degli Zungari determinò la sollevazione di alcune comunità
musulmane dell’Asia Centrale, che erano state in precedenza sottoposte al dominio zungarico. Nel 1759 il governo Qing
inviò subito delle truppe che soggiogarono queste popolazioni, ed estese il controllo dell’Impero su tutta l’area che
sarebbe stata poi chiamata la “Nuova Provincia” (Xinjiang). L’Impero Qing nel XVIII secolo aveva stabilito la sua
supremazia su una superficie superiore a quella controllata da qualsiasi altra dinastia precedente. Sul Tibet la sovranità
era esercitata attraverso un residente e dei contingenti militari, nel Xinjiang con i governatori militari, e sui Mongoli
attraverso le bandiere e legami personali fra l’imperatore e i principi. Su paesi come Corea, Birmania e Vietnam l’Impero
esercitava una specie di protettorato nell’ambito del sistema tributario sinocentrico.
Impatto con l’Occidente europeo
I primi contatti con gli Occidentali, in passato, erano avvenuti nella seconda metà dei Ming con i gesuiti da un lato e
l’avvento nel Mar Cinese delle flotte portoghesi, spagnole e olandesi dall’altro. Dopo la conquista di Taiwan da parte
dei Qing, i porti lungo la costa sud-orientale furono riaperti e il commercio internazionale rifiorì in tutta l’area. 1685 fu
istituita a Canton la dogana marittima. Verso la metà del 1700 le corporazioni di mercanti cinesi furono autorizzate a
commerciare con gli Europei e nel 1760 nove di esse ottennero il monopolio e presero il nome gonghang (o cohong in
cantonese) = “corporazioni pubbliche”. I più attivi fra gli stranieri erano gli Inglesi, che nel 1699 ottennero il permesso
di commerciare a Canton (interesse per l’Asia a seguito della perdita delle 13 colonie indipendenti da parte degli Stati
Uniti). Nel 1728 spettò ai Francesi e nel 1784 agli Stati Uniti. Il governo Qin concede il permesso a queste corporazioni
di commerciare con l’Asia al fine di controllare in maniera più sicura il commercio, poiché vigeva il monopolio.
Commerciavano argento in numero minore rispetto al tè, che in Gran Bretagna andava di moda), poi medicine e
porcellane (da qui il nome “china”.)
3. La crisi e la fine dell’impero
Guerra dell’oppio
Agli inizi dell’Ottocento, la Cina era un paese prevalentemente esportatore (seta, tessuti, porcellana, tè), mentre erano
falliti tutti i tentativi di crearvi un mercato per i tessuti di cotone inglese (fra il 1786 e il 1829). Per questo motivo, le
ditte britanniche cominciarono a smerciare oppio, prodotto nel Bengala dalle Indie Orientali. Tutto questo ebbe origini
dal problema della GB a seguito della grande quantità di tè richiesto, e poiché le entrate erano nettamente minori rispetto
alle uscite a causa dell’alto costo del tè, cominciarono a smerciare quest’oppio per rimediare alle perdite finanziarie.
Tale oppio, giacché creava dipendenza, fu richiesto molto. L’obiettivo principale era quello di creare una stabilità nella
bilancia commerciale → squilibrio monetario cinese → sanzioni per limitare l’entrata dell’oppio in Cina. Emergono tre
tendenze: 1. Legalizzazione del commercio dell’oppio e creazione di un monopolio per mantenere l’equilibrio tra
importazioni ed esportazioni. 2. Mantenimento dello status quo (= divieto formale e inasprimento delle pene). 3.
Rigoroso intervento per eliminare totalmente il traffico di oppio attraverso l’arresto degli spacciatori cinesi e il taglio
netto dei rifornimenti esteri. I cinesi intervengono in modo drastico a Canton, arrestando spacciatori sia cinesi sia di
altre nazionalità. Gli inglesi chiedono aiuto alla corona e le truppe inglesi occupano Canton, Shanghai, Ningbo →
comincia la prima guerra dell’oppio (1839-1842). Ciò che mise fine alla prima guerra dell’oppio fu il Trattato di
Nanchino, importante perché fu il primo trattato ineguale (le due parti non hanno lo stesso trattamento, ma uno dei due
è più avvantaggiato → in questo caso la GB): •Cessione di Hong Kong alla Gran Bretagna nel 1927.
Apertura dei porti di Canton, Shanghai, Ningbo, Xiamen, Fuzhou.

• Pagamento di una forte indennità.


• Permesso agli inglesi di risiedere nei porti aperti (evoluzione in “concessioni”).
• Diritto di extraterritorialità (se un inglese avesse commesso un reato in Cina, avrebbe dovuto essere giudicato
in tribunale in Inghilterra→ ciò significa che la Cina dovette rinunciare alla giurisdizione sul proprio territorio).
• Clausola della “nazione più favorita” (se i cinesi hanno dei privilegi, anche gli inglesi ne devono poter usufruire).
• Introduzione di una quota massima per le tariffe doganali d’importazione (5%)→ la Cina non poteva utilizzare
il metodo del protezionismo (dazi altissimi, ma solo il 5% massimo di dazi), colpendo negativamente il
commercio interno cinese.
Rivolta dei Taiping
Nell’Impero cinese, il XIX secolo si era preannunciato sin dagli inizi come gravido di problemi per la difficile situazione
economica, dovuta anche all’eccessivo incremento demografico. La prima ondata di rivolte era esplosa già nella seconda
metà del XVIII secolo. Esse riflettevano le condizioni di malcontento della popolazione, connesse con l’aggravio sempre
più pesante delle imposizioni fiscali. In molte di esse, è evidente il ruolo dominante svolto dalle società segrete. Avvento
dei “barbari occidentali”: rivolta diversa per la maggiore consistenza numerica. La maggiore rivolta fu quella dei Taiping,
la cui base sociale era costituita dai battellieri, trasportatori della Cina centrale e sud-orientale, contadini della stessa
area. Non si trattò di una delle tante insurrezioni ma di una vera e propria rivoluzione, che instaurò un nuovo stato, il
Regno Celeste della Grande Pace (Taiping Tianguo) tra il 1853 e il 1864. I Taiping soppressero il commercio privato e
praticarono la comunione dei beni. Sul piano politico la loro ideologia era incentrata su una concezione antimancese su
basi nazionalistiche han (termine usato per indicare i Cinesi in senso stretto). Di particolare interesse fu l’atteggiamento
dei Taiping nei confronti delle donne, le quali trovarono nella loro organizzazione una posizione più elevata di quella
che avevano nella società cinese tradizionale. Da questo periodo furono ammesse a sostenere gli esami per accedere alle
cariche pubbliche all’interno dei campi femminili, e furono arruolate in speciali reparti dell’esercito. La sconfitta del
movimento Taiping fu determinata da vari fattori, ma furono soprattutto i dissidi interni che indebolirono notevolmente
il nuovo Stato.
Seconda guerra dell’oppio
La Gran Bretagna e la Francia, insoddisfatte dei risultati ottenuti dai trattati della prima guerra dell’oppio e desiderose
di aprire il mercato cinese ai propri prodotti, approfittarono della situazione di debolezza in cui si trovava la dinastia per
sferrare un nuovo attacco.
Pretesto: arresto dell’equipaggio di una nave contrabbandiera da parte delle autorità cinesi e morte di un missionario
francese → 1856 scoppia la guerra
Dopo una serie di sconfitte e il saccheggio della capitale, il governo cinese fu costretto a sottoscrivere il trattato di
Tianjin (1858): comportava un’indennità molto pesante, apertura di altri porti e concessione della libera circolazione sul
territorio cinese a mercanti e missionari stranieri. Questa serie di privilegi accrebbe i sentimenti xenofobi della
popolazione.
Poi, nel 1860, quello di Pechino: le potenze occidentali ottennero esenzioni doganali e il libero accesso delle loro flotte
alla rete fluviale cinese, inoltre fu consentito di stabilire delle legazioni diplomatiche all’interno della capitale.
Espansionismo russo verso est→ La Russia, che già dopo la prima guerra dell’oppio si era sentita esclusa dai benefici
ottenuti dalle potenze occidentali, aveva reagito stabilendo delle colonie in violazione del trattato russo-cinese fino allora
in vigore, imponendo un trattato alla dinastia Qing.
1860 condizioni ancora più gravose con l’accordo di Pechino.
Fra il 1854 e il 1864 sorsero le Concessioni, aree urbane con una propria amministrazione finanziaria, fiscale, giudiziaria
e di polizia sotto il controllo delle legazioni straniere e sottratte all’autorità cinese + introduzione di numerosi consiglieri
militari e diplomatici stranieri.
Guerra sino-giapponese (1894-95)
Un altro grave pericolo per l’Impero era rappresentato dal Giappone, che ormai mirava a estendere la sua influenza
politica ed economica in Estremo Oriente. Col Trattato di Shimonoseki (1895) il Giappone ottenne, il predominio sulla
Corea,Taiwan e Pescadores, Penisola del Liaodong, inoltre: indennità di guerra. Il 1895 rappresenta la fine del sistema
sinocentrico. = Cina colonizzata dagli stranieri→ la Germania ottenne lo Shandong, il Giappone il Taiwan, la Francia e
la GB si dividevano il bacino sud e il sud.
Rivolta dei Boxer
Il malcontento dovuto alla crisi nell’agricoltura e nell’artigianato, a causa della commercializzazione delle campagne e
della concorrenza dei prodotti industriali occidentali, era sfociato, alla fine del secolo, in numerose sollevazioni contro
i missionari e le imprese straniere, alla cui presenza erano attribuiti tutti i mali della Cina. La più importante è denominata
“rivolta dei Boxer”. Il nome deriva da un’approssimativa traduzione inglese da Yihequan, cioè “pugno per la giustizia
e la concordia”.
Sorto intorno al 1898, nello Shandong, il movimento era caratterizzato inizialmente da un forte spirito xenofobo ed anti-
mancese. Tuttavia, nel 1899, i Boxer abbandonarono tali idee, passando anzi dalla parte dei Qing e concentrando la lotta
contro gli stranieri.
La stessa imperatrice Cixi (1835-1908), che sino ad allora aveva avuto un atteggiamento ambiguo nei confronti dei
Boxer, il 21 giugno 1900 dichiarò guerra alle potenze. Lo stesso anno fu organizzato contro di essi un corpo
internazionale al quale partecipò anche l’Italia con un suo contingente.
Intervento internazionale→ il Protocollo del 1901 fu il frutto del compromesso fra la linea intransigente (Germania,
Russia e Francia) e quella relativamente moderata (Stati Uniti, Inghilterra e Giappone). La posizione degli Stati Uniti si
distinse: dal 1899 contrapposero alla corsa per la spartizione e all’accaparramento di vantaggi regionali la cosiddetta
“politica della porta aperta”: consentiva a tutti di accedere alle ricchezze della Cina per il mantenimento dell’integrità
territoriale della Cina e contro ogni tipo di monopolio coloniale o commerciale.
Fine dell’Impero e rivoluzione repubblicana
Sun Yat-sen (1866-1925) fu una figura di grande rilievo in questo periodo. È considerato il padre della Cina moderna e
uno dei più importanti rivoluzionari cinesi, tra i primi a proporre il rovesciamento dell’Impero cinese e a considerare il
problema della democrazia.

• Fonda a Hong Kong l’Associazione per la Rinascita della Cina (xinghonghui), società segreta anti-mancese.
• Studia in Giappone, Europa, Stati Uniti.
• Fonda la “Lega” (tongmenghui) in Giappone (1905) che propone i “tre principi del popolo” (nazionalismo,
democrazia, benessere).
• Formula la “teoria dei cinque poteri”: funzione di istituzioni occidentali (3 poteri) e istituzioni tradizionali cinesi
(censorato ed esami di stato)
• Organizza 8 insurrezioni tra 1907 e 1911, che tuttavia furono tutte represse nel sangue.
• Diventa Presidente della Repubblica l’1 gennaio 1912 a Nanchino.
• A simboleggiare il passaggio di una nuova era, fu abolito il tradizionale calendario lunare, e fu adottato quello
solare, numerando gli anni a partire dal 1912.

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