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principe splendente
Storia dell'Asia
Università degli Studi di Roma La Sapienza
30 pag.
Capitolo 1:
Nel 784 l’imperatore diede ordine di spostare la capitale da Nara (Heijo) a Nagaoka. Come per Nara, il
modello del nuovo centro doveva essere Chang’an, la capitale cinese. La corte e gli uffici governativi furono
trasferiti a Nagaoka. Tanetsugu della famiglia Fujiwara sovraintese i lavori, ma si guadagnò molti nemici, tra
cui il principe Sawara. Si diffusero delle voci contro Tanetsugu che fu attaccato e ucciso. Si ritenne che i
colpevoli fossero dei membri di famiglie rivali, istigate da Sawara. Così i Fujiwara sfruttarono questo
omicidio per rimuovere dalla scena queste famiglie. Perfino il principe Sawara fu mandato in esilio nell’isola
di Awaji, ma non raggiunse mai la sua destinazione perché fu ucciso durante il viaggio. Successivamente la
famiglia imperiale e i Fujiwara furono colpiti da disgrazie e malattie e attribuirono ciò allo spirito
vendicativo di Sawara. Per placarlo, nell’800 ricevette il titolo di imperatore Sudo. La morte del principe
ebbe un effetto significativo; dopo pochi anni dal trasferimento della capitale a Nagaoka, l’imperatore
ordinò di spostarla nuovamente. La ragione principale dello spostamento fu la superstizione. Nel 794, un
editto imperiale annunciò che la nuova capitale sarebbe stata a Heian Kyo, nota in seguito come Kyoto.
Kyoto rimase la capitale imperiale per più di un millennio. Nell’894 il governo decise di non mandare più
missioni ufficiali in Cina. Questo fu un evento significativo dal momento che per tre secoli inviati erano stati
mandati presso i Sui e i Tang e avevano portato indietro conoscenze governative, economiche, sociali e
culturali. Nell’894 Sugawara no Michizane fu incaricato di recarsi presso i Tang, ma la missione fu
cancellata. Ci sono varie ragioni dietro questa decisione. Michizane era coinvolto in una lotta per il potere
con il clan Fujiwara e temeva di trovare al suo ritorno il suo potere ridotto. C’era poi una ragione più
importante, ossia che il governo sapeva che la dinastia Tang stava per finire e che le missioni sarebbero
state, a questo punto, inutili.
Il primo secolo del periodo Heian è caratterizzato da un prestigio delle istituzioni cinesi, la cultura cinese
rimase importante e la classe dominante mantenne un sistema che si rifaceva a quello straniero. All’inizio
del secondo secolo del periodo Heian le cose cambiarono: da allora in poi il Paese sviluppò delle
caratteristiche indipendenti.
La cultura Heian raggiunse il suo massimo splendore circa 100 anni dopo la fine ufficiale dei rapporti con la
Cina. Questo apogeo corrisponde alla guida di Fujiwara no Michinaga. La figlia e la nipote di Michinaga
furono entrambi consorti imperiali e tra le loro dame c’erano due scrittrici: Murasaki Shikibu e Sei
Shonagon.
Questo periodo d’oro fu seguito da un’era di declino che, secondo alcuni storici, iniziò all’inizio del 10
secolo. Verso la fine dell’11 secolo venne creato un sistema di imperatori in ritiro, chiamato Insei, in cui il
potere era detenuto da un imperatore in ritiro, piuttosto che da un governatore Fujiwara. Era ormai troppo
tardi perché il potere era passato dalle mani della vecchia aristocrazia ad una nuova classe con nuovi valori.
Sotto questa classe di governatori provinciali militari, il Giappone passò dallo splendore di Heian a un
periodo più oscuro. Sono state individuate varie ragioni per il crollo della civiltà Heian: fattori morali come
l’intemperanza della classe dirigente, la mancata osservanza dei principi confuciani, fattori economici come
la crescita di un sistema feudale e l’aumento dell’indipendenza delle province. Comunque la caduta della
civiltà Heian fu provocata da un intersecarsi di fattori.
Il 7 e l’8 secolo furono periodi di “prestiti” per il Giappone. Una missione ufficiale in Cina nel 607 coinvolse
studenti che rimasero nel continente per molti anni e tornati in Giappone aiutarono a modellare il Paese,
per creare uno Stato forte e avanzato. La Grande Riforma del 7 sec fu un tentativo per cambiare un Paese
tribale in uno in cui l’imperatore sarebbe stato l’unico sovrano al di sopra di tutti. All’inizio dell’VIII sec la
prima capitale permanente fu fissata a Nara e qui furono adottati aspetti della cultura cinese. Immigrati e
rifugiati cinesi e coreani aiutarono a costruire una nuova civilizzazione urbana. Infine, il Buddhismo aiutò a
Capitolo 2:
Quando Murasaki nacque negli anni 70 del X sec, le relazioni tra il Giappone e la Cina erano sospese da
quasi 100 anni. Mercanti e preti continuavano a recarsi in Cina, ma non gli ambasciatori. Il regno di Koryo
Capitolo 3:
A.
Secondo la leggenda la dea del sole avrebbe ordinato al suo erede di fondare la Casa Imperiale del
Giappone. Il principale scopo di questa leggenda è quello di legittimare l’autorità, poiché all’inizio la
famiglia imperiale era solo uno dei tanti potenti gruppi che esercitava un’influenza in diverse parti
dell’arcipelago. Il movimento verso la centralizzazione, che terminò con la Grande Riforma del VII sec,
aveva lo scopo di mettere fine alle rivalità tra clan e di creare una burocrazia centralizzata basata sul
modello cinese. L’imperatore doveva avere potere assoluto sopra la terra e le persone, inclusi i vecchi capi
dei clan. L’apice del potere imperiale corrisponde al regno dell’imperatore Kanmu. La capitale in questo
periodo fu spostata a Heian Kyo. Però anche ai tempi dell’imperatore Kanmu, la sua autorità era ancora ben
lontana dall’essere totale. Durante i regni dei suoi successori ci si allontanò sempre di più dai modelli cinesi.
Questo fu dovuto soprattutto alla debolezza dell’ideazione della Riforma; in altre parole, molte parti della
Riforma non erano adatte al Giappone perché erano state ideate per un Paese molto più sviluppato e
andavano contro le tradizioni dei clan. Con la Riforma le grandi famiglie furono in grado di rafforzare la loro
posizione, sfruttando il nuovo prestigio dell’imperatore e della sua corte. Ai tempi di Murasaki il processo
era avanzato: la Riforma continuava ad essere la legge della terra, la burocrazia era rimasta più o meno
intatta, l’imperatore era ancora visto come la fonte del potere secolare e religioso. Però parte del sistema
era diventata una facciata e il reale processo di amministrazione si svolgeva altrove. Dalla metà del X sec al
sovrano rimasero solo due funzioni: quella sacerdotale e quella culturale. Il sovrano era discendente della
dea del sole e doveva dedicarsi a varie cerimonie religiose. Quando gli imperatori partecipavano agli affari
di stato, il loro ruolo era di dare l’approvazione formale e religiosa agli atti che venivano realizzati in loro
nome. Gli imperatori quindi delegavano i loro poteri ai loro subordinati. La seconda funzione che rimase
alla corte imperiale era quella di fungere da centro della cultura aristocratica. Molti eredi di Kanmu furono
artisti e durante gli anni di guerra civile la corte imperiale svolse un ruolo vitale nel mantenere viva la
cultura tradizionale. Nel periodo Heian la ricca corte promosse non solo le arti tradizionali, come la musica
e la danza,ma incoraggiò anche lo sviluppo di nuove forme che culminarono con il Genji Monogatari e i
grandi rotoli di immagini. Quasi tutte le grandi scrittrici del X e XI secolo erano dame di corte delle
imperatrici. Comunque gli imperatori mancavano di potere politico e abdicavano presto.
B.
L’ascesa dei Fujiwara fu un processo lento e arduo. Il loro fondatore fu una figura principale nella Grande
Riforma e insieme a uno dei principi imperiali fu uno dei capi della cospirazione contro la famiglia Soga. I
suoi discendenti erano determinati a mantenere la loro posizione e nel corso dei 3 secoli successivi si
scontrarono prima contro clan rivali e con il clero buddhista,nel periodo Nara. Fu solo nel X sec che la
famiglia finalmente prevalse su tutti i contendenti. L’anno 967 può essere considerata la data in cui pieno
potere fu trasferito ai Fujiwara. L’oligarchia Fujiwara a questo punto si era stabilita e per circa un secolo
predominarono su tutti. I Fujiwara certamente non ottennero questo potere con la forza fisica, ma
principalmente attraverso la politica. Uno dei metodi utilizzati era quello noto agli storici giapponesi come
“politica matrimoniale”. I leader Fujiwara si assicuravano che le consorti imperiali fossero esclusivamente
scelte tra le donne Fujiwara. Come risultato il capo della loro famiglia era quasi sempre il suocero o il nonno
del sovrano regnante. Ai tempi di Murasaki questo processo di endogamia aveva creato uno stretto legame
tra la famiglia imperiale e i Fujiwara. Il ramo dominante della famiglia Fujiwara si doveva assicurare dunque
di fornire giovani donne, ma nell’XI sec molte donne Fujiwara morirono, si dimostrarono sterili o ebbero
Capitolo 4:
Nel Genji Monogatari possiamo scorgere come diverse religioni e superstizioni si siano intrecciate tra di loro
nella mente dei personaggi. Questa unione di credi è una caratteristica giapponese, in quanto per Murasaki
e gli altri abitanti non c’era l’idea che un credo (Buddhismo) precludesse l’aderenza ad un altro
(Shintoismo), o che entrambi fossero incompatibili con l’insieme delle superstizioni che derivavano dalla
tradizione o dal folklore cinese. Il Buddhismo può essere visto per certi aspetti come l’antitesi dello
Shintoismo, ma per la maggior parte della storia del Giappone la relazione tra queste religioni è stata
pacifica. Questo risultato si deve alla natura di entrambe le religioni. Da una parte c’è una forte tendenza
verso il sincretismo nel Buddhismo Mahayana che raggiunse il Giappone. Il Buddhismo non voleva
sopprimere le credenze native del Giappone e trovò il suo posto dichiarando che gli dei nativi erano
personificazioni di divinità buddhiste. La semplicità dello Shintoismo è un’altra ragione dell’assenza di
conflitti. Non aveva fondatori, santi, martiri,gerarchie, rituali elaborati. Era così vaga e amorfa che fu solo
dopo la comparsa del Buddhismo in Giappone che acquisì il nome Shinto (la via delle divinità). Ai tempi di
Murasaki si stava diffondendo un Buddhismo popolare, ma lo Shinto rimaneva la maggiore influenza
religiosa tra i ceti più bassi e i festival shintoisti erano soprattutto legati al raccolto. Il Buddhismo era molto
più importante per l’aristocrazia, ma questa accettava anche le principali nozioni scintoiste. Per esempio la
morte, il parto, le mestruazioni, le ferite erano viste come fonti di impurità. Questo aveva degli effetti sulla
vita quotidiana. L’impurità non riguardava solo la singola persona, ma tutti i membri della famiglia che
venivano considerati “infetti”. La casa quindi non riceveva visitatori e se gli abitanti infetti della casa si
dovevano allontanare indossavano una marca per tenere lontane le persone e proteggerle dall’infezione.
Il confucianesimo aveva raggiunto l’arcipelago più di un secolo prima dei primi sutra buddhisti e lo studio
dei classici confuciani era centrale nell’educazione. L’atteggiamento confuciano verso i morti era molto
diverso rispetto a quello dello shintoismo, ma i due modi di pensare non venivano visti come incompatibili.
L’introduzione del Buddhismo non venne vista come una minaccia dal confucianesimo. Al tempo di
Murasaki l’influenza del Confucianesimo nella vita dell’aristocrazia riguardava principalmente le relazioni
familiari. La solidarietà familiare e l’orgoglio erano importanti fin dai tempi dei clan, ma furono rinforzati
dalle dottrine cinesi che davano importanza al culto degli antenati, alla pietà filiale ecc. Il culto della famiglia
Capitolo 5:
Per occuparsi dei dettagli pratici della vita, le persone di epoca Heian si affidavano di più alla superstizione
che alla religione. In Giappone la linea divisoria è sottile, specialmente perché molte superstizioni erano in
origine associate allo Shinto, al Confucianesimo, al Taoismo e al Buddhismo. C’era un’ampia gamma di credi
popolari che avevano proliferato per molti anni e si erano anche intrecciati tra di loro. Alcuni presentavano
il carattere sciamanico della religione nativa, ma la maggior parte non erano legati ad un credo in
particolare. Un altro corpo di credenze aveva origine in Cina. Il Giappone aveva importato con il
confucianesimo anche la tradizione che si basava sul dualismo yin-yang e i cinque elementi. Uno degli uffici
più importanti del Ministero degli Affari Centrali era l’Ufficio dei Presagi (della Divinazione), che si occupava
dei calcoli astronomici, del calendario, della distinzione tra buoni e cattivi presagi e attività simili. I maestri
di Yin-Yang aiutavano con la geomanzia (feng-shui), l’astrologia e la divinazione.
Un caso interessante di fusione culturale si trova nell’idea di tabù direzionali (kataimi), dove l’enfasi Shinto
sull’astinenza (imi) riappare nel concetto yin-yang di direzioni fortunate e sfortunate. Questi tabù possono
essere divisi in 3 gruppi. In primis abbiamo la direzione universalmente sfortunata del nord-est, dove venne
costruito il monastero Tendai sul monte Hiei per proteggere la capitale. Il secondo tipo era sempre
sfortunato durante specifici periodi della vita. Ad esempio a 16 anni si deve evitare il nord-ovest. Il tipo
finale era universalmente, ma temporaneamente, sfortunato per la posizione di certe divinità in
movimento. Quando una divinità si fermava in una certa direzione, quel settore era considerato “chiuso”. Si
poteva aggirare un tabù direzionale cambiando direzione (katatagae). I tabù direzionali non furono
Capitolo 6:
La letteratura ci fornisce molte immagini di vita quotidiana degli aristocratici giapponesi del X e dell’XI sec.
Leggendo il Genji Monogatari o le Note del guanciale, difficilmente indovineremmo che gli uomini descritti
sono spesso dei leader politici che dedicano gran parte del loro tempo agli intrighi politici tanto quanto a
quelli amorosi. Una delle ragioni è che molti degli scrittori di queste opere popolari erano donne che
avevano poca conoscenza della politica, essendone escluse. Scrittrici come Murasaki minimizzano la vita
pubblica dei loro personaggi maschili, ma da altre fonti sappiamo anche che molti di coloro che facevano
parte della gerarchia amministrativa Heian erano disinteressati alle loro responsabilità ufficiali e passavano
il tempo a comporre poesie in cinese o partecipando a cerimonie. Erano ancora meno preparati per
amministrare le loro proprietà nelle province e quando i gentiluomini si allontanavano dalla capitale alla
volta delle campagne, non era per ispezionare le loro tenute, ma per comporre poesie o per incontrarsi
segretamente al tempio. Nei dipartimenti governativi l’eccedenza di personale, le formalità ecc. fecero sì
che tutti gli ufficiali prima o poi si annoiassero e si dedicassero a interessi futili. Gli uomini del Genji
Monogatari rimpiangono le ore che devono passare in ufficio, lontani dalle attività che gli interessano.
L’ideale di bellezza maschile dell’epoca era un viso bianco e paffuto, bocca piccola, occhi stretti e un ciuffo
di barba sulla punta del mento. Questo, tranne la barba, era lo stesso ideale di bellezza per le donne. Gli
aristocratici Heian si incipriavano il volto e usavano profumi per i capelli e i vestiti. La tecnica di mescolare
profumi era molto sviluppata in un’epoca in cui poche persone si lavavano attentamente e i vestiti erano
difficili da pulire. I personaggi di Murasaki mostrano anche le loro emozioni più tenere e le lacrime
mostravano che un uomo fosse sensibile alla bellezza e al pathos della vita. Gli aristocratici Heian piangono
per la separazione dalla loro amata, per la vista di una bella alba, per il pensiero della solitudine di qualcun
altro. Il ritratto dei gentiluomini Heian nel Genji Monogatari è ovviamente idealizzato e rappresenta l’uomo
ideale, piuttosto che gli uomini che Murasaki incontrava a corte. C’erano anche uomini che lavoravano sodo
nei loro uffici e che usavano profumi e ciprie sbrigativamente.
Si parla poco del cibo nella letteratura popolare e per niente nelle scritture in stile cinese. Era considerato
un argomento volgare. Come in Cina, il riso era la pietanza principale e la varietà era riservata
Capitolo 7:
Quello che rende interessante questo mondo è il ruolo centrale dello stile e dell’arte nelle vite dei suoi
abitanti. Heian Kyo ai tempi di Murasaki aveva raggiunto un alto livello culturale, considerando che 4 secoli
prima il Paese era in uno stato primitivo. Questa elevata cultura era ovviamente disponibile per un piccolo
gruppo di persone. Genji e i suoi amici sono critici e si dedicano spesso ai giudizi (sadame). A volte
scambiano delle osservazioni critiche sui diversi tipi di donne, ma più spesso gli oggetti delle loro discussioni
sono dipinti, libri, stili di musica. Anche le donne si dedicavano al giudizio di libri o di rotoli di immagini.
Sebbene siano sopravvissuti pochi edifici della capitale dei tempi di Murasaki, abbiamo vari esempi di arte
decorativa usata nella loro vita quotidiana. Sappiamo che l’aristocrazia Heian aveva degli alti standard nella
scelta delle decorazioni e dell’arredamento. Solitamente gli oggetti più impressionanti nelle stanze poco
ammobiliate erano i paraventi dipinti, ma anche altri oggetti come specchi, pennelli da scrittura, strumenti
musicali ecc. erano opere d’arte a sé. L’estetica di una carrozza o di una barca era tanto importante quanto
la sua abilità di fungere da mezzo di trasporto.
Probabilmente quest’arte non avrebbe impressionato un colto viaggiatore dalla Cina, ma egli sarebbe
rimasto affascinato dal livello di apprendimento e istruzione. I classici cinesi avevano un ruolo
importantissimo nell’istruzione Heian. Però il X sec vide un crollo drastico del prestigio dell’istruzione
ufficiale e anche un declino nel livello accademico. Questo declino nello status degli studi universitari fu uno
Capitolo 8:
Durante il periodo di circa 100 anni in cui è ambientato il Genji Monogatari, quasi tutti gli scrittori degni di
nota erano donne. C’erano diverse ragioni per questo fenomeno. Per alcuni, l’esclusione delle donne dagli
affari pubblici, insieme al sistema di poligamia, dava loro molto tempo libero che dedicavano a scopi
letterari. Invece gli uomini erano troppo impegnati dai loro incarichi ufficiali e dalle loro numerose mogli e
amanti. Il problema di questa spiegazione è che anche gli uomini Heian scrivevano molto e, secondo, che
nei 500 anni successivi circa gli uomini vissero in condizioni più dure rispetto ad Heian e nessuna scrittrice
donna fece davvero la differenza anche se le donne avevano tanto tempo libero.
La ragione principale per la prevalenza delle donne nella letteratura ai tempi di Murasaki è il ruolo della
lingua e della letteratura cinese. La lingua cinese era la lingua degli eruditi, dei funzionari, dei sacerdoti ed
era l’unico mezzo per ogni seria forma di scrittura tra gli uomini. Le donne invece potevano utilizzare la
scrittura fonetica kana che dava loro la possibilità di scrivere la loro lingua nativa, in modo semplice e
diretto, cosa impossibile in cinese puro o nella forma ibrida sino-giapponese chiamata kanbun. La grande
crescita della letteratura popolare ad Heian si deve proprio all’uso della scrittura fonetica. Il sillabario nativo
veniva chiamato onnade (la mano della donna) e gli otokomoji (le lettere degli uomini) erano invece i
caratteri cinesi. Quando gli uomini decidevano di scrivere un diario con la scrittura fonetica fingevano di
essere donne. Il successo culturale delle donne di Murasaki naturalmente dipende da altri fattori oltre che
dal linguaggio.
Non abbiamo ritratti contemporanei che ci possano aiutare a visualizzare le donne Heian. I rotoli
emakimono sono successivi e le donne qui vengono rappresentate come bellezze tipiche con sembianze
simili: visi bianchi e paffuti, occhi allungati, naso piccolo e bocca a cerchio. Questo è come i pittori del XII
sec immaginavano le donne del periodo di Murasaki. Anche le scrittrici erano restie a descrivere nel
dettaglio l’aspetto dei membri del loro sesso. Il diario di Murasaki fa degli accenni alle sue compagne dame
di corte; ma la descrizione fisica è stereotipata. Una ragione per cui non si parlava di questo argomento era
un generale disinteresse per il corpo. Il corpo nudo era alieno alla tradizione giapponese e addirittura
creava repulsione. Murasaki descrive più lo stile poetico delle donne o il loro modo di piegare una lettera
che il loro aspetto fisico. C’è un’eccezione a questa elusione dei tratti fisici, ossia la descrizione dei capelli
delle donne. I capelli nell’ideale di bellezza Heian erano lisci, lucenti e estremamente lunghi. Erano divisi nel
mezzo e cadevano liberamente sulle spalle. Idealmente quando una donna si alzava, raggiungevano il
pavimento. Anche la pelle bianca era segno di bellezza e di nascita aristocratica. Nei dipinti degli
aristocratici di corte, le persone di più alto rango avevano i volti più chiari. Spesso veniva utilizzata della
cipria per riprodurre questo pallore e le donne sposate applicavano anche del rosso alle loro guance; si
dipingevano anche le labbra.
Le donne Heian seguivano due costumi: si toglievano le sopracciglia e poi le ridisegnavano nello stesso
punto o un po’ più sopra e si annerivano i denti. Quest’ultimo costume successivamente si diffuse nel Paese
e andò ad indicare lo status di donna sposata.
L’abilità di una donna di scegliere i suoi vestiti e di abbinare i colori era considerata come una guida al suo
carattere e al suo fascino. I vestiti femminili erano molto elaborati, essendo costituiti da un pesante abito
Capitolo 9:
Da una delle poche pagine del suo diario in cui Murasaki si descrive, sappiamo che era introversa e che non
le piacevano molto le relazioni sociali superficiali, il gossip. Sei Shonagon invece non era timida o gentile, le
piacevano le conversazioni ricche di spirito, in cui poteva mostrare la sua erudizione o mettere in imbarazzo
qualche corteggiatore sfortunato. Entrambe le donne era ipercritiche, ma mentre Sei dava libero sfogo ai
suoi gusti, sentimenti e curiosità, Murasaki era più silenziosa e teneva da parte questi elementi per usarli in
seguito. Non ci sorprende che Murasaki disapprovasse questa donna disinibita che si era fatta un nome
nella corte rivale.
Murasaki nacque negli anni 70 del X sec in un ramo minore, seppur colto, della famiglia Fujiwara. Fin dalla
giovane età visse in un’atmosfera erudita tra persone che passavano il tempo libero a comporre eleganti
versi in cinese. Suo padre Tametoki era un ambizioso funzionario che aveva iniziato la sua carriera come
studente di letteratura. Aveva poi scalato la gerarchia governativa, soprattutto grazie al suo parente
Capitolo 10:
Il primo romanzo psicologico della letteratura mondiale è anche uno dei più lunghi. Nella sua forma
originale il Genj Monogatari aveva 54 libri o capitoli rilegati separatamente e che spesso circolavano
indipendentemente. La storia si svolge per oltre ¾ di secolo e coinvolge 4 generazioni. Ci sono circa 430
personaggi, non contando i messaggeri, gli inservienti e i membri anonimi della classe lavoratrice. La
maggior parte di questi personaggi è imparentata tra di loro e molti studiosi si sono dedicati a tracciare una
genealogia. Murasaki apparteneva ad una società stratificata dove i legami familiari erano importantissimi.
L’approccio metodologico di Murasaki si può vedere nello schema temporale, in quanto difficilmente ci
sono parti del romanzo in cui non possiamo identificare l’anno, il mese o l’età dei personaggi importanti.
Occasionalmente Murasaki utilizza un ordine cronologico non lineare. Queste deviazioni sono intenzionali e
non creano confusione. Il Genji Monogatari non consiste in una sequenza disordinata di episodi vagamente
connessi. È vero che i libri tendono ad essere più indipendenti rispetto ai capitoli dei romanzi moderni,
specialmente perché c’è spesso un lasso di tempo di vari anni tra di essi, ma non si tratta di brevi storie
vagamente connesse. L’opera è costruita attentamente e si può dividere in parti: l’inizio (libri 1-12), la parte
centrale (libri 13-41) e la fine (libri 42-54). Fondamentalmente il Genji Monogatari è costruito su un insieme
di idee o temi centrali, per esempio il tema del potere dei Fujiwara o l’impermanenza. Questo aspetto ci
permette di chiamare l’opera di Murasaki un “romanzo”.
Uno strumento che Shikibu usa efficacemente è l’anticipazione. Di frequente accenna all’esistenza di alcuni
personaggi ben prima che essi entrino in scena nel romanzo o ad eventi che accadranno solo molti anni