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LEZIONE 26 LA PRESENZA DEI GESUITI IN ORIENTE:

ALESSANDRO VALIGNANO E MATTEO RICCI / VI FASE

La seconda fase delle missioni in Cina riguardarono i gesuiti che formati nel collegio romano su classici e
soprattutto sullo studio della fisica e dell'astronomia si presentarono come scienziati e non letterati.

Dopo Francesco Saverio che visse in Giappone Alessandro Valignano e Matteo Ricci avviarono la
predicazione dell'impero cinese.

Alessandro Valignano originario di Chieti nel 1539 si spostò a Roma sotto la protezione di Papa Pietro
Paolo IX. Si trasferì poi a Padova dove si adotterò in legge ma dedito ad una vita sregolata nel 1564 dopo il
ferimento di una cortigiana fu bandito dai territori della Repubblica di Venezia per quattro anni.
La vocazione lo portò a mutare radicalmente la sua vita: entrò a Roma nella Compagnia di Gesù e nel 1574
a 36 anni partì per l'India con la carica di visitatore generale; trascorse così tutta la sua vita fra India
Giappone e in Cina morì nel maggio del 1606 a Macao. In India consolidò le missioni fondate da Francesco
Saverio e si spese perché Ricci si indirizzasse in Cina e organizzò la penetrazione del Cristianesimo in
Giappone dove ottenne che fosse inviato come vescovo. Qui eresse oltre 400 chiese e cappelle, organizzò
due seminari per giovani per formare un clero indigeno fece conoscere l'arte europea difatti aprì due scuole
una di musica e l'altra di pittura. Fondamentali per la ricostruzione dei rapporti fra oriente e occidente
risultarono le relazioni scritte che annualmente fece inviare a Roma da ciascuna comunità per far conoscere
in Europa le missioni asiatiche. Per formare il clero indigeno organizzò una ratio studiorum che univa le
materie diffuse in Occidente con lo studio del giapponese avviando la prima letteratura cristiana
giapponese. Si convinse così che solo adattandosi alla cultura orientale giapponese e cinese sarebbe stato
possibile per il cristianesimo una diffusione in Oriente idea che fu pienamente perseguita da Matteo Ricci
che proprio il Valignano destinò in Cina. Nel 1571 i due missionari vissero un intensa amicizia di cui
troviamo traccia nel libro scritto in cinese da Ricci appunto sull'amicizia.

Matteo Ricci 1552-1610 entrò nel collegio della Compagnia di Gesù dove rimase per sette anni, a 19 anni si
avviò il noviziato e nel 1752 entrò nel Collegio Romano dove iniziò gli studi scientifici sotto la guida del
nuoto matematico Cristoforo Clavio (contribuì fra l'altro alla riforma del calendario gregoriano) quelli di
retorica le cui autorità erano rappresentate dalle opere di Aristotele Cicerone e Quintiliano. Amo il greco e
le opere di Omero Esiodo e Platone Tucidide e Demostene tanto che avviò l'insegnamento della lingua
antica del collegio di Goa. I racconti di Martino da Silva furono fondamentali per spingerlo in Oriente e nel
1578 arrivò in India a Goa. Fu ordinato sacerdote nel 1580 e Valignano lo spedi in estremo Oriente.
Obiettivo era quello di riuscire a predicare liberamente il cristianesimo in Cina.

Furono ben quattro i tentativi falliti ad opera di gesuiti per entrare in Cina finché nel 1583 il governatore
WANG PAN accolse la richiesta di costruire una casa di religiosi stranieri a Zahaoqing. Fu così che Matteo
Ricci costruì la prima chiesa nel 1585. Ci vollero però 18 anni prima di riuscire a giungere a Pechino. Per
essere accolti tra i religiosi stranieri fu chiesto al gesuita di indossare l'abito dei bonzi buddisti di tagliare i
capelli e radersi la barba. Ricci cinesizzò il suo nome prima in LI MADOU e dopo in XITAI, nome che meglio
lo rappresenta in quanto significa il “Maestro del grande Occidente”. Riuscì a edificare un edificio
all'europea di due piani dove il piano terra vi era una sala adibita a cappella. La popolazione guardava al
missionario con sospetto ma erano anche incuriositi dai suoi occhi azzurri che destavano meraviglia insieme
alla sua velocità con cui imparava il cinese e iniziava a leggere i testi. Importantissima svolta fu
rappresentata da una visita nella casa da parte di WANG PAN che punto la sua attenzione su una carta
geografica che era appesa nella sala . punto lo stupore nacque nel vedere che la Cina non coincideva come
pensava con la gran parte del mondo. Essa era margine di molte terre più estese. Il governatore comprese il
significato di quella carta e iniziò ad allora a proteggere i Ricci e Ruggeri. Ormai padrone della lingua nel
1585 i due gesuiti avevano tradotto e stampato un catechismo in cinese ossia i Dieci comandamenti e il
Credo.

Nel 1589 il nuovo vicerè di Zahaoqing pretese di costruire un tempio dove era stata costruita la casa dei
gesuiti e gli offrì un decimo del valore dell'immobile ma Ricci accettò soltanto in cambio del permesso di
costruire una nuova casa a Shaozhou nella stessa provincia. Strinse più amicizia con i mandarini in
particolare con QU TAISUi che aveva iniziato con il gesuita a studiare matematica geografia e astronomia. Il
cammino di Ricci mutò radicalmente fra il 1594 e il 1595 quando fu chiaro che l'unico modo per entrare in
relazione con la cultura cinese era presentarsi in qualità di letterario e di uomo di scienza e non di bonzo
buddista. Così lasciò il saio del bonzo per vestire la seta dei letterati, si fece crescere i capelli e la barba e si
adeguò alle usanze della classe dirigente. Questo fu l'unico comportamento che lo fece giungere
all'imperatore e da quel momento continui inviti alla corte.

Approfondimento

Comprese quindi l’importanza dei libri e furono sue parole: “più si fa in Cina coi libri che con le parole”. Decise di
prendere un buon maestro per imparare a comporre le opere in cinese che potessero attrarre l'attenzione dei
letterati. Da quel momento ovvero nel 1595 cominciò ad imparare a comporre poesia in cinese e tutto il tempo che
aveva libero lo dedico alla costruzione di strumenti scientifici e tecnici da regalare ai propri interlocutori per esempio
orologi solari e meccanici, globi terrestri celesti e la prima opera che vide la luce in cinese fu pubblicata nel 1595 ed è
“il discorso sull'amicizia” e intorno a quel tema però polarizzò una serie di riflessioni personali e la scelta di un
argomento cioè l'amicizia come un'occasione di incontro tra culture diverse dell'accettazione della diversità dell'altro
rappresenta una scelta paradigmatica della volontà di non giudicare ma di appunto avere un colloquio continuo come
si ha con un amico con un'altra cultura.

Dopo due anni in seguito alla volontà del ministro dei riti che voleva condurlo nella capitale per una riforma del
calendario cinese, Ricci giunse per la prima volta a corte a Pechino e ci rimase soltanto due mesi in un clima che si fece
di tensione e di sospetto nei confronti delle spie straniere a causa dell'invasione giapponese della Corea e della
mobilizzazione dell'esercito cinese ai confini Nord orientali. Perciò decise di tornare sui suoi passi tornando dall’ amico
QU TAISU . Un viaggio drammatico durato circa 20 giorni nella neve e accolto stremato dall'amico, una brutta
dissenteria lo costrinse in quel momento a rinunciare al progetto. Terminata però la guerra con il Giappone torno a
Nanchino nel 1599 con QU TAISU. Aprì qui la sua quarta residenza e consolidò la sua fama di scienziato tenendo
lezioni di matematica di logica di filosofia e pubblicò la seconda edizione della carta geografica universale e
accrescendo il proprio credito nella classe dominante cinese.

Importante è il valore stesso del famoso Mappamondo ricciano. Non solo una sorta di documento cartografico, anzi
Ricci aveva capito il valore profondo ovvero si era reso conto subito delle potenzialità complesse che il suo
mappamondo poteva avere sulla psicologia cinese come strumento proprio di persuasione (atteggiamento di uno
scienziato tardo medioevale che identificava ogni rappresentazione anche quella scientifica del mondo come un
segmento di quella che si chiama Contemptus Mundi). Dunque il mappamondo diveniva la migliore e più utile opera:
“ che si poteva scrivere, che si poteva fare per disporre la Cina a dar credito alle cose della nostra Santa Fede) L’
obiettivo era quello di catturare la stima per poi parlare di altro. “ Per ciò che si allora i cinesi avevano stampati molti
mappamondi col titolo descrizione di tutto il mondo i quali erano tutti occupando il campo con le 15 province della
Cina e dall'intorno piangevano un fuoco di mare nel quale facevano certe isolette nelle quali scrivevano i nomi di
tutti i regni e con questa loro immaginazione e grandezza del loro regno e piccolezza del resto del mondo stavano
tanto superbi che gli pareva esser tutto il mondo Barbaro e inculto e non vi era molta speranza di aversi
assoggettare a maestri Forestieri” dunque Ricci ci dice che la rappresentazione del mappamondo che ha la cultura
cinese era quella della Cina al centro dell’ unica realtà con le sue province. Quindi inevitabilmente l'immagine del
mappamondo che si trovava già nella prima sala della casa costruita nel 1584 colpì i cinesi. “Nella sala nostra di casa
era appesa una cosmografia in tavola con i caratteri d'Europa, i chini letterati la sollevano mirare con molto lor
gusto e perché intesero che quella si poteva vedere e leggersi tutte le parti del mondo come meravigliosa curiosità
desideravano di vedere la scritta con caratteri chinesi” . E ancora più avanti nella lettera rivolta a padre Ruggero : “
non si poteva in quei tempi trovare cosa più utile né più atta a disporre gli animi dei chini alla nostra religione di
questa che se ad alcuno paresse impossibile dimostrarò essere così brevemente con la ragione, dall'ignoranza loro
delle cose del mondo nasceva che i chinesi solo loro stessi stimassero sì per la vastità dell'impero e per
l’amministrazione della Repubblica sia anche per l’unica lode che avevano della virtù le altre nazioni non solamente
tenevano per barbare ma come bestie e credevano che altrove non fosse né Repubblica né governo né libri perché
questa superbia era nata dal non sapere la verità come l’intesero di sgombro ogni tenebra dal loro verso”. Ricci
comprende che mostrando loro che le condizioni geografiche cinesi non erano corrette aveva la possibilità d’infondere
nei cinesi l'idea che non fossero loro gli unici a detenere la conoscenza e le altre nazioni solo ignoranza. Compreso
questa possibilità di entrare in colloquio inizio appunto a pubblicare i suoi mappamondi. Dalla stessa lettera: “un altro
effetto partorì a mio giudizio di nomin or momento da quella descrizione appariva quanto grande fosse la distanza
tra la china e l'Europa sì che il diminuiva quella paura che avevano di noi perché di qua potevano facilmente
raccorre che vi essere per la tanta distanza occasione di temere di Popoli tanto remoti il che quando si fosse sparso
per tutto il regno toglieva un grande ostacolo ai nostri di propagare la religione cristiana per tutta la china perchè
dagli un'altra cosa siamo trattenuti che da quella ombra di paura “. Ricci comprende quindi che vincere l'ostilità
cinese si può fare non solo mostrando una conoscenza che sia almeno pari alla loro ma anche perché dalla carta stessa
dal mappamondo , l'Europa essendo lontanissima garantiva la possibilità dell'accoglienza dell'altro dal momento che
era impensabile che ci fosse "una competizione”. Quindi la conoscenza effettiva del mappamondo toglieva quell'unica
resistenza per propagare la religione cristiana per tutta la Cina e per unica esistenza si intendeva appunto la paura
dell'altro dello sconosciuto, paura che veniva meno grazie alla distanza geografica. Il mappamondo era uno strumento
di persuasione adeguato per un colloquio che effettivamente poi si instaurò tra le due culture.

Per quale ragione Ricci nella sua casa nel 1584 pose nella sala al pian terreno un mappamondo? Quale funzione aveva
il mappamondo? In realtà si tratta di una pratica meditativa comune a tutti i gesuiti quindi niente straordinario nella
prospettiva di Ricci , mappamondi probabilmente erano anche appesi nelle case dei gesuiti dell'America Latina, la
differenza però è che la curiosità della cultura cinese fu l’occasione per l’apertura di un dialogo nuovo e proficuo con
la cultura cinese.

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