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Patois

Il termine patois (pronuncia patuà), pur senza una definizione linguistica formale, è usato per descrivere una
lingua considerata non standard. Deriva dal francese antico patoier che significa maneggiare goffamente.
Altre interpretazioni lo fanno derivare da ‘patte’ intesa nel senso di zampa (traslatabile in zoccolo).

A seconda dei casi, può riferirsi a:

 pidgin,
 lingue creole,
 dialetti

ed altre forme di parlata nativa o locale, ma non si applica comunemente ai gerghi, che sono forme di
cantilena basate sul lessico.

Il termine integra distinzioni di classe tra i locutori del patois e quelli della forma linguistica dominante o
standard usata in letteratura e nelle cronache (in gergo professionale, l'acroletto).

Il senso linguistico viene probabilmente dalla nozione di una maniera goffa di parlare.

In Francia, il termine patois è stato usato per descrivere il francese non parigino, i dialetti e le lingue
provinciali quali il bretone, il piccardo, l'occitano e la lingua savoiarda dal 1643.

In Italia, vengono definite con il termine patois alcuni idiomi regionali alpini del nord-ovest, in particolare il
dialetto valdostano, l'arpitano e l'occitano.

La parola presume l'ottica di tali idiomi come arretrati, rurali e non letterari, quindi è considerata offensiva
dai locutori degli idiomi stessi.

Molte delle forme vernacolari di inglese parlate nei Caraibi sono anche dette patois (talvolta scritto in questo
contesto patwah).
Si nota specialmente in riferimento alla lingua creolo-giamaicana dal 1934.

Spesso questi patois sono popolarmente considerati imbastardimenti dell'inglese o gerghi, però casi come il
giamaicano sono più correttamente classificati come lingue creole; infatti, questo è il termine analogo nei
Caraibi francofoni per gli idiomi locali derivati dal francese. Si parlano patois anche sulla costa atlantica
della Costa Rica e nell'isola di Santa Lucia, nelle Piccole Antille.

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