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Sistema endocrino (part.

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L’epifisi
L’epifisi, detta anche ghiandola pineale per la sua forma che ricorda una pigna, è una piccola
ghiandola di 500 mg alta 1 cm e con un diametro
di 5mm. È un organo impari e mediano situato
nell’encefalo e presenta una superficie irregolare.
Le sue cellule (cellule epifisarie) sintetizzano la
melatonina (ormone derivato dall’amminoacido
triptofano con azione anti gonadotropa) e la
serotonina. La sintesi e il rilascio della melatonina
sono regolati dall’alternarsi dei cicli tra luce
(minima produzione) e buio (massima
produzione). Come detto prima ha un’azione anti
gonadotropa, ovvero inibisce, a livello
ipotalamico, la produzione di LH ed RH oppure a
livello dell’adenoipofisi sulla sintesi dell’ormone
luteinizzante.
Nei bambini, prima della pubertà, presentano alti livelli di questo ormone.

La tiroide
La tiroide è una ghiandola impari e mediana situata:
• anteriormente alla laringe e alla trachea;
• posteriormente ai muscoli sottoioidei, inguainati dalla fascia cervicale media;
• in mezzo al fascio vascolo-nervoso del collo.
Presenta una superficie liscia, molle e di colore
grigio-rossastro ed ha una forma a ferro di cavallo
con la concavità rivolta verso l’alto. Possiamo
distinguere due lobi, uno destro e uno sinistro,
congiunti in vicinanza delle loro estremità inferiori
mediante l’istmo. I lobi hanno un’altezza di 5-6 c,
invece l’istmo ha un’altezza di 1 cm. Il peso
dell’intero organo si aggira intorno ai 20 g.
Frequentemente un lobo accessorio chiamato lobo
piramidale (o piramide del Morgagni), più esile, parte
dal margine superiore dell’istmo portandosi verso
l’alto fino all’osso ioide. La tiroide è avvolta dal una
capsula fibrosa che aderisce al parenchima, al suo
esterno si trova uno spazio che contiene arterie e
numerose vene che la separa dalla guaina
peritiroidea.
La tiroide è una ghiandola di tipo follicolare o a vescicole chiuse, dato che il suo parenchima è
costituito da follicoli di diverse dimensioni. Al suo interno è contenuta una sostanza amorfa prodotta
dalle cellule follicolari (o tireociti)
chiamata colloide (Tireoglobulina),
questa sostanza verrà successivamente
immessa nel circolo sanguigno. Le cellule
follicolari sono in grado di captare ioduri
dal sangue (grazie a un processo attivo
con richiesta energetica da parte dei loro
mitocondri) per poi immeterli nella
colloide dove, attraverso un processo di
ossidazione, vengono trasformati in iodio
e immediatamente legati nella
Tireoglobulina sottoforma di MIT
(monoiodotirosina) e DIT
(diiodotirosina). Queste due sostanze
verranno condensate in: T4
(tetraiodotironina o tiroxina); T3
(triiodotironina). Queste sono due ormoni
tiroidei che hanno il compito di
aumentare i processi di ossidazione
cellulare, controllando gli enzimi che coordinano il metabolismo energetico.
La ghiandola tiroidea contiene anche cellule C o parafollicolari addette alla produzione di
calcitonina, sostanza con azione ipocalcemizzante (riduce il tasso di calcio nel sangue inibendo il
rilascio di questo elemento dalle ossa). Questa sostanza è antagonista del paratormone, sostanza
prodotta dalle paratiroidi (ghiandole di cui parleremo successivamente).
L’attività tiroidea è influenzata dall’ipofisi, perché questa ultima produce il TSH (tireostimolante)
che stimola le cellule follicolari. IL TSH cambia le dimensioni dei tireociti: più TSH produce l’ipofisi,
più grandi sono le cellule follicolari. Possiamo distinguere due tipi di tireociti:
• macrofollicoli, quando la ghiandola tiroide è in fase di ipofunzionalità (cavità follicolare
dilatata per permettere l’accumulo della colloide, tireocidi appiattiti)
• microfollicoli, quando la ghiandola è in fase funzionale (cavità follicolare più ridotta per
l’aumento dell’altezza dei tireociti che riassorbono la colloide.
L’ormone tireostimolante agisce sulle cellule
follicolari tramite l’AMP ciclico.

La secrezione da parte dell’ipofisi di TSH dipende


da fattori nervosi che agiscono a livello
dell’ipotalamo, causando la liberazione di TRF
(tireotrophin releasing factor) e da fattori umorali,
cioè dal tasso ematico degli ormoni tiroidei che
agiscono sull’ipofisi con un meccanismo di
feedback. In particolare, tutti i meccanismi di
rilascio degli ormoni tiroidei sono sempre
meccanismi di feedback negativo.

Le cellule parafollicolari, che si trovano tra i


tireociti, sono in grado di produrre la calcitonina,
che è un ormone peptidico ipocalcenizzante che favorisce l’accumulo di ioni calcio nel tessuto osseo.
Alti livelli di T3 e T4 inibiscono la secrezione ipofisaria di TSH, mentre bassi livelli di T3 e T4
favoriscono il rilascio di TSH. La quantità di iodio è inoltre indispensabile per la sintesi degli ormoni.
Tramite la pompa dello iodio, questo entra nel tireocita e viene depositato sotto forma di MID e DIT,
fino a quando non risulta necessario il suo rilascio a seguito di un basso livello di ormoni tiroidei.

Le paratiroidi
Le paratiroidi sono 4 piccole ghiandole, 2 superiori e 2 inferiori che hanno la forma lenticolare e
sono disposte lateralmente ai lobi tiroidei. Producono il
paratormone, un ormone a 84 amminoacidi che ha azione
opposta alla calcitonina, in quanto innalza la calcemia
attivando gli osteoclasti e ha un effetto demineralizzante.
Stimola la produzione nel rene di un idrossilasi che
trasforma la vitamina D nel suo metabolita, il calcitriolo,
che è un ormone steroideo.

La vitamina D attiva agisce:

• sull’intestino tenue stimolando l’assorbimento di calcio.


• sull’osso stimolandone la deposizione e favorendo la compattezza.
• sul rene stimolando il riassorbimento tubulare, in quanto alcuni minerali come calcio,
magnesio, sodio, cloro ecc. sono indispensabili per l’equilibrio elettrochimico del nostro
corpo.
Il timo

Il timo si trova a livello del mediastino ed è un organo


transitorio molto sviluppato nel feto e fino alla pubertà.
Successivamente va incontro ad una involuzione, ovvero la
regressione del parenchima e l’infiltrazione di tessuto
adiposo, con la conseguente perdita della funzione ormonale.
È dunque un organo linfoide dove maturano i linfociti T che
andranno poi a depositarsi negli organi linfoidi secondari.

Il pancreas
Il pancreas è una ghiandola situata in posizione retroperitoneale all’altezza della prima e seconda
vertebra lombare. Nel pancreas sono presenti diverse zone:

• Testa inserita nel duodeno


• Istmo (restringimento)
• Corpo
• Coda che confina con l’ilo della milza
Il pancreas presenta due dotti escretori:

1. Il dotto pancreatico principale o dotto


di Wirsung che parte dalla coda e giunge
alla testa per sboccare insieme al coledoco
(l’insieme del dotto cistico e del dotto
epatico comune) nella papilla duodenale
maggiore (o di Vater).
2. Il dotto accessorio o di Santorini che parte dalla porzione superiore della testa e sbocca nella
papilla duodenale minore. In particolare, quando durante la digestione il cibo arriva nel
duodeno, tramite questo dotto vengono immessi bicarbonati. Il coledoco insieme al dotto
pancreatico maggiore insuffla la bile (la cui funzione è quella di emulsionare i grassi) nel
duodeno. Questo processo è regolato da due enzimi: la colecistochinina, che causa il rilascio
della bile dalla cistifellea e la pancreozimina che causa il rilascio di succo pancreatico.
Il pancreas possiede una duplice funzione:

• Ghiandola esocrina = produce succo pancreatico che viene immesso nel duodeno e ha la
funzione di alcalinizzare il chimo acido che proviene dallo stomaco. È caratterizzata da cellule
epiteliali a cordoni.
• Ghiandola endocrina = produce ormoni ed è caratterizzata dalle cellule di Langerhans.
Le Isole di Langerhans

Sono corpuscoli epiteliali solidi sparsi tra i lobuli del


pancreas. Sono formate da cordoni di cellule
epiteliali che secernano gli ormoni e sono altamente
vascolarizzate in quanto gli ormoni vengono riversati
nel circolo venoso. Una capsula poi le delimita
perifericamente.

Contengono numerosi granuli citoplasmatici che


permettono di fare una distinzione tra le cellule: alfa,
beta, Delta o D, cellule F:

• Cellule alfa = sono il 17%. Elaborano il


glucagone cioè l’ormone che aumenta la
glicemia stimolando la glicogenolisi (iperglicemizzante). Quando c’è un abbassamento di
glicemia, attingiamo dalle riserve energetiche del nostro corpo in quanto l’eccesso di glucosio
viene depositato nel fegato sotto forma di glicogeno. Il glucagone stimola la degradazione del
glicogeno e la liberazione di glucosio nel sangue. Promuove anche la formazione di glucosio
da alcuni amminoacidi cioè la gluconeogenesi. Il quantitativo di glucosio deve essere
proporzionato per il nutrimento del cervello, ma l’eccesso di glicemia è causa di patologie
come diabete, ipertensione e obesità.
• Cellule beta = sono il 70%. Secernono l’insulina cioè l’omone che agisce in maniera
antagonista rispetto al glucagone, diminuendo la glicemia (ipoglicemizzante). Favorisce
infatti la sintesi di glicogeno nelle cellule epatiche (glicogenosintesi). L’insulina agisce anche
sui recettori delle cellule adipose e muscolari e stimola la produzione di acidi grassi. Infine,
favorisce l’incorporazione degli amminoacidi nelle proteine.
• Cellule Delta = sono il 7% e producono la somatostatina, ormone che inibisce sia l’insulina
sia il glucagone.
• Cellule F (cromofobe) = Secernono il polipeptide pancreatico che inibisce la somatostatina.

GHIANDOLE SURRENALI
(surreni)

Le ghiandole surrenali sono due


organi accolti nella loggia renale,
appoggiati al polo superiore dei reni:

• La ghiandola surrenale destra è


in rapporto con il fegato e la vena
cava inferiore
• La ghiandola surrenale sinistra
è in rapporto con lo stomaco e
l’aorta
Ogni ghiandola surrenale è avvolta da una capsula connettivale fibrosa. Ognuna di esse è composta
da due formazioni, strutturalmente e funzionalmente diverse:

• La corticale

• La midollare

Essendo organi pieni sono avvolti anche essi da una capsula esterna e quindi sono divisi in lobi e
lobuli. Le cellule che vanno a costituire le varie parti delle ghiandole surrenali hanno delle strutture
diverse e ognuna, in una specifica zona della ghiandola produce ormoni diversi.

Nella zona corticale del surrene il parenchima è organizzato in cordoni cellulari che nella parte
periferica prendono il nome di glomeruli (zona glomerulare), quindi assumono un decorso radiale
verso la midollare (zona fascicolata), ed infine formano anastomizzandosi la zona reticolare.

Nella zona glomerulare e producono l'aldosterone ed il suo precursore il desossicorticosterone


detti mineralcorticoidi in
quanto agiscono sul tasso
ematico di sali minerali
stimolando il
riassorbimento del sodio da
parte dei tubuli renali e
incrementando la
secrezione nell'u rina del
potassio. La secrezione di
aldosterone dipende dalla
presenza nel sangue di
angiotensina II, che sua
volta dipende dalla
presenza della renina
prodotta dalle cellule
sistema renina-
angiotensina.

Nella zona fascicolata midolla ci sono gli ormoni della zona fascicolata vengono definiti
glucocorticoidi in quanto agiscono sul metabolismo dei carboidrati stimolando la aluconeogenesi.
Sono rappresentati dal cortisolo e dal cortisone, questi ormoni svolgono un'importante azione nel
metabolismo dei carboidrati accelerando la sintesi del glucosio

Nella zona reticolare producono ormoni anabolizzanti che stimolano la sintesi proteica.
La zona Midollare del surrene è di derivazione nervosa, costituita da cellule e da neuroni, perché
anche a livello della differenzazione, così come nell’ipofisi dei surreni, c’è una parte epiteliale e una
parte neuro endocrina. Quindi la zona midollare avrà come produzione:

•l’Adrenalina che favorisce la glicogenolisi (aumento del glucosio circolante), a livello generale
induce lipolisi e aumento del consumo di ossigeno.

• La noradrenalina che determina un aumento della pressione arteriosa (vasocostrizione periferica


arteriolare). aumento della glicogenolisi epatica.

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