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CTG
Tecnica con cardiotocografo, strumento che presenta due sonde, le 3 sonde sono utilizzate nelle
gravidanze gemellari. Una sonda serve a registrare le contrazioni uterine e l’altra serve a registrare
la frequenza cardiaca fetale.
Esame molto diffuso in ostetricia per la valutazione del benessere del feto in ambito prenatale,
monitorando la presenza, frequenza ed entità delle contrazioni dell’utero materno.
Esame utilizzato o durante il travaglio o durante le ultime settimane di gravidanza prima che inizi il
travaglio, per monitorare il benessere fetale. Normalmente viene iniziata a partire dalla 37esima
settimana e si ripete una volta a settimana fino al parto/ la 40esima settimana di gravidanza
eseguita bisettimanalmente per valutare precoci segni di sofferenza fetale, riducendo la mortalità e
la morbilità fetali potendo intervenire precocemente durante il travaglio.
È particolarmente utile quando la gravidanza giunge oltre il termine previsto per il parto e il
bambino non accenna a nascere, in questi casi infatti è importante valutare il benessere fetale
Le cause di bradicardia
-Farmaci
-Prematurità: lenta maturazione del sistema vagale.
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-Ipossia fetale terminale: depressione del miocardio, preceduta da altri segni di sofferenza fetale
-Difetti di conduzione intracardiaci
La variabilità della linea di base è definita dalla frequenza e dall’ampiezza delle oscillazioni della
FCF attorno alla linea basale, normale se > di 5bpm.
È la caratteristica più importante del tracciato, una variabilità minima può essere considerata
fisiologica durante il sonno fetale con una durata tra i 20 massimo 60 minuti. Una ridotta variabilità
prolungata pu essere considerata patologica e può essere dovuta a farmaci per analgesia o
solfato di magnesio. Vengono applicate manovre rianimatori e se non si risolve entro un’ora la
variabilità minima sotto i 5bpm si considera anche in questo caso il parto. La variabilità ridotta per
più di 60 minuti è indicativa di tracciato patologico e pretermine.
La FCF deve essere compresa tra 110-160bpm e viene valutata in 10 minuti d tracciato in assenza
di variazioni di accelerazione o decelerazione. È data da un bilanciamento tra sistema simpatico e
parasimpatico, con aumento della frequenza per aumento dell’attività del simpatico e diminuzione
per aumento dell’attività del parasimpatico.
Le accelerazioni sono aumenti transitori della FCF di 15 o più bpm e della durata di almeno 15
secondi, la loro presenza è indice di benessere fetale.
Le decelerazioni sono riduzioni transitorie della FCF, possono essere lievi, medie o gravi. Le
decelerazioni possono essere precoci, tardive o variabili. Si valutano in rapporto alla contrazione
uterina, se avvengono in contemporanea, dopo o prima o hanno un rapporto variabile con essa.
- Decelerazioni precoci: sincrone alla contrazione uterina. Si tratta delle tipiche decelerazioni
intra partum da impegno della parte presentata rispetto allo stretto superiore. Non hanno indice
prognostico sfavorevole. La compressione della testa fetale porta a un aumento della pressione
endocranica che attiva la stimolazione dei centri vagali che riduce il flusso cerebrale
temporaneamente con manifestazione della decelerazione
- Decelerazioni tardive: tardive rispetto alla contrazione uterina, sono temibili perché
patologiche. La riduzione del flusso sanguigno nello spazio intervilloso porta a una riduzione del
trasferimento di O2 con conseguente Ipossia fetale che attiva una risposta vagale shiftando il
Metabolismo in Anareobiosi e conseguente acidosi che porta a una riduzione del ph fetale che
si manifesta con una decelerazione tardiva. L’ipoafflusso placentare può essere determinato da:
Ipotensione, Patologie materne, Insufficienza placentare.
- Decelerazioni variabili: Rapporto variabile con la contrazione uterina, Morfologia variabile,
Accelerazione iniziale, seguita da una decelerazione a V e seguente accelerazione.
Si determina una compressione del cordone ombelicale, l’iniziale compressione venosa provoca
ipotensione fetale che si manifesta al tracciato con l’accelerazione iniziale, tuttavia segue la I
decelerazione che è data dalla contemporanea ipossia fetale transitoria, successivamente si
determina un aumento della pressione arteriosa fetale che determina la conseguente
accelerazione. Se la compressione persiste e comprende anche la componente arteriosa,
segue una II fase di decelerazione morfologicamente diversa dalla prima
Nell’arco di 20 minuti in un tracciato normale la FCF deve essere intorno ai 145bpm con almeno 2
accelerazioni.
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La CTG ha una sensibilità del 93% ed una specificità del 29% quindi un valore predittivo positivo
del 99% e negativo del 2,6%. Quindi in caso di tracciato normale il bambino sta bene, se il
tracciato non è normale non sappiamo se il bambino sta realmente male, con una sovrastima di
sofferenza fetale e aumento di tagli cesarei.
Altro limite della CTG è l’interpretazione operatore dipendente. Per questo sono state istituite delle
linee guida per la lettura del tracciato intrapartum allo scopo di ridurre i cesarei.
- Tracciato categoria 1: linea basale tra 110-160 ppm con variabilità tra 5-20 bpm, assenza di
decelerazioni variabili e precoci di qualsiasi natura e presenza di almeno due accelerazioni in
una valutazione di 20min -> tracciato normale
- Tracciato categoria 2. Incerto
- Tracciato categoria 3: francamente patologico, si risolve con l’espletamento immediato del parto
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TRAVAGLIO
La fase prodromica
La fase prodromica è quella che consente al corpo di prepararsi al travaglio che porterà al parto.
La gestante inizierà ad avvertire le prime contrazioni, che si presenteranno in maniera irregolare, e
che determineranno progressivamente la dilatazione, l’accorciamento, l’ammorbidimento e
l’assottigliamento del collo dell’utero. Il bambino si sposterà così, pian piano, nel canale del parto.
Nel collo dell’utero, durante tutta la gravidanza, è presente un tappo mucoso che protegge l’utero
da eventuali infezioni dalla vagina. Quando il collo si ammorbidisce e si dilata, il tappo viene
espulso e la gestante avverte una perdita vaginale di consistenza vischiosa e di colore biancastro,
con possibili striature rosate. La perdita del tappo non significa automaticamente che il parto è
imminente, ma segnala che la gravidanza sta giungendo a termine, proprio per il cambiamento che
sta subendo il collo uterino.
Un altro fenomeno che potrebbe verificarsi è quello della rottura delle membrane (la comunemente
detta rottura delle acque), che si manifesta con una perdita vaginale di liquido, che se fisiologico è
chiaro. In questo caso è giusto recarsi in ospedale per il ricovero.
La durata del primo stadio è imprevedibile, soprattutto nel caso del primo figlio può durare da
diverse ore ad alcuni giorni.
Il travaglio attivo
In questa fase, la dilatazione del collo dell’utero dovrà raggiungere i 10 centimetri. Le contrazioni
diverranno via via più intense e dolorose e si caratterizzeranno per una cadenza sempre più
regolare, ogni 10-5 minuti e poi ogni 2 minuti circa. Non si concentreranno più nella parte bassa
dell’utero, ma avranno origine dall’alto per poi diffondersi verso il basso: questo fa sì che la testa
del bambino venga spinta contro il collo dell’utero, raggiungendo così la dilatazione completa
necessaria al passaggio del bambino.
Durante la contrazione, il dolore arriva lentamente, raggiunge il suo picco (che dura circa 30
secondi) e poi si allevia. Fa una breve pausa (sempre più breve man mano che il travaglio
prosegue) e poi riparte. Durante la fase di picco si irradia anche alla regione lombare.
Anche questa fase ha una durata variabile; alla prima gravidanza, indicativamente, la dilatazione è
di circa un centimetro all’ora; nelle gravidanze successive il processo è un po’ più veloce così
come lo è nel caso del parto precipitoso.
Il travaglio (fase dilatante/di transizione) è in genere il momento più stancante per la partoriente:
le contrazioni, infatti, sono intense e ravvicinate, durano circa 60-90 secondi l’una e si presentano
ogni 30-90 secondi. Il travaglio si conclude con il periodo espulsivo.
Periodo espulsivo: Si definisce periodo espulsivo il momento che passa tra la fine del travaglio,
con la completa dilatazione del collo dell’utero, e il bisogno di spingere avvertito dalla partoriente.
In questa fase, in genere, la donna è in sala parto, in continuo dialogo con il proprio corpo e con il
personale ostetrico. Occorrerà infatti assecondare le contrazioni uterine con le spinte, per aiutare il
bambino a nascere. La paziente sarà invitata a spingere all’apice della contrazione e a riprendere
fiato tra una contrazione e l’altra.
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La testa del bambino scenderà progressivamente nelle pelvi.
Questa fase dura massimo un paio d’ore.
L’espulsione della placenta: Si procederà poi al taglio del cordone ombelicale e il neonato verrà
affidato al personale per essere lavato e per ricevere i primi controlli neonatali.
Dopo il parto, la placenta si distacca e fuoriesce dalla vagina, in un processo che dura circa 30-60
minuti (secondamento).
Orientamento: orientamento del feto, cioè la sua posizione. All’orientamento segue sempre la
progressione senza la quale non si può avvenire la riduzione e l’impegno.
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- Riduzione diretta (spalle, podice, fronte)
- Riduzione indiretta o modificazione dell’atteggiamento con sostituzione dei diametri
L’impegno esprime il concetto che la parte presentata ha superato lo spazio dell’ingresso pelvico.
Viene favorito dal movimento di CONTRONUTAZIONE che determina un aumento della congiunta
anteriore (AP).
Con la rotazione interna la parte presentata si dispone in situazione diretta ossia con il suo
maggior diametro corrispondente al diametro AP dello stretto inferiore.
Il disimpegno (superamento dello stretto inferiore) è contraddistinto da: cambio di direzione nella
progressione della testa fetale.
Rotazione esterna
Movimento che consente alla parte presentata, appena disimpegnata, di seguire la rotazione
interna delle spalle, la seconda grossa parte del corpo fetale ancora contenuta nel canale.
L’ampiezza di questo movimento, inversa a quella osservata per la rotazione interna, varia a
secondo della presentazione.
Rivolgimento:
Corrisponde alle manovre esterne che si eseguono in caso di feto podalico e si cerca di girarlo
dall'esterno.
Oggi non si fa più, diverso invece è il rivolgimento interno che una volta si faceva per
via vaginale mentre adesso si fa solo per via cesarea. L'utero durante un cesareo rispetto ad un
parto naturale non si contrae, quindi se per esempio il feto è podalico e ci sono serie difficoltà per
estrarlo, si può mettere un forcipe ma bisognerebbe posizionarlo alla cieca ed è rischioso, allora se
si può fare si esegue il rivolgimento cioè si prende il feto da un piede e si tira. Quindi il rivolgimento
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interno si esegue ancora durante i tagli cesarei per facilitare l'estrazione, soprattutto se si hanno
teste molto alte.
Sono più che altro manovre da antologia perchè non vengono di solito effettuate. Non si esegue il
rivolgimento in caso di:
• Prima della 37esima settimana
• Cicatrici ed anomalie uterine
• Sofferenza fetale
• Rottura delle membrane, perchè non c'è lo spazio per fare il rivolgimento.
• Gravidanza gemellare, per cui in genere si fa il taglio cesareo.
In genere il taglio cesareo elettivo viene programmato e viene consigliato in base alla
presentazione del feto e all'epoca gestazionale. Ad esempio in una donna di 45 anni che ha una
gravidanza indotta per sterilità è chiaro che non si fa partorire perchè è a rischio per l'età e per la
possibilità di non avere altri figli, quindi viene programmato il taglio cesareo.
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INDICAZIONI AL CESAREO
Si parla di parto
- Eutocico: spontaneo fisiologico
- Distocico: parto che non avviene in maniera fisiologica e si possono prendere due vie, vaginale
con il forcipe o quella laparotomica con taglio cesareo.
- Si definisce TC elettivo quando viene eseguito come intervento di elezione al di fuori del
travaglio di parto o condizioni d’urgenza. Il ricordo al cesareo dovrebbe essere effettuato in casi
in cui non è possibile o in cui un parto vaginale presenta rischi maggiori per la madre o il
nascituro, rispetto al parto per via addominale.
Il TC elettivo viene consigliato in base alla presentazione del feto e all’epoca gestazionale.
- Il cesareo in travaglio è quello non previsto e si attua in caso di sofferenza fetale, prolungamento
delle fasi del travaglio ecc.
Il cesareo dura circa 30-45 minuti, con epidurale, la donna è sveglia, si incidono la cute, le fasce, si
apre il peritoneo, si incide l’utero, si infila la mano dopo aver rotto le membrane e si prende la testa,
si spinge dal fondo dell’utero perché non ci sono contrazioni che ci aiutano a far uscire il bambino.
L’utero viene chiuso con dei punti, inizia poi a contrarsi come se la donna avesse partorito
naturalmente. Se non si contrae dobbiamo rimuoverlo per evitare emorragie fatali.
La già cesarizzata una volta, in teoria può partorire per via naturale ma se non riesce bisogna
procedere con il cesareo, questa si chiama “prova del parto” e prevede:
- Criteri di inclusione: travaglio naturale, travaglio veloce con poche perdite di tempo e poche
manovre, il rischio sta nel fatto che la sutura si rompa e si dovrebbe procedere con l’isterectomia,
testa che progredisce in maniera corretta, bambino che non pesa troppo.
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- Criteri di esclusione: cesareo elettivo la prima volta, bambino grosso, pazienti con poliamnios,
tutto ciò che esula quindi dalla fisiologia per cui non vale la pena tentare.
Il parto per via naturale provoca una fisiologica spremitura dei polmoni che producono surfattante,
fondamentale per la respirazione postnatale, motivo per cui si fa prevenzione del distress
respiratorio se operiamo per taglio cesareo elettivo fino a 39 settimane.
Se la testa ha superato la sinfisi pubica bisogna estrarlo da sotto, se invece continua ad essere
sopra si utilizza il cesareo.
Posizione podalica
Per parto podalico si intendono parti in cui non è la testa a presentarsi per prima, ma possono essere
i piedi o le natiche. In questo’ultimo caso è ancora più difficile bisogna girare il feto per le anche e
tirarlo fuori per i piedi eseguendo la cosiddetta “ansa del funicolo” altrimenti il funicolo si pu
strappare perchè stirato. Superato l’ombelico devono uscire le spalle, prima si disimpegna una
spalla e poi l’altra e poi la testa girandola in maniera tale da vedere la nuca di fronte a sé e tirando.
Si mette un dito in bocca per favorire il movimento al contrario. Con il cesareo il processo diviene
molto più semplice, soprattutto in abbondanza di liquido amniotico che funge da lubrificante.
Rivolgimento interno
Il rivolgimento interno si fa oggi solo durante il cesareo. L’utero durante il cesareo rispetto ad un
naturale non si contrae, quindi se il il feto è cefalico è più difficile estrarlo, quindi se si pu si esegue
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il rivolgimento cioè si prende il feto da un piede e si tira per facilitare l’estrazione, soprattutto in
bambini con teste molto alte (all’interno dell’utero).
- Nella gravidanza singola a termine, con feto in presentazione podalica è consigliato il taglio
cesareo elettivo.
- In caso di presentazione podalica nel feto pretermine, è suggerito il taglio cesareo.
- Esiste evidenza di efficacia per l’utilizzo del rivolgimento per manovre esterne nel feto ≥ 37
settimane di gestazione, in ambiente idoneo; l’utilizzo dei tocolitici ne favorisce il successo
La gemellarità
È una delle più frequenti indicazioni al cesareo. Il 40% dei TC per gravidanza gemellare avviene in
elezione, il restante 60% per emergenza.
La quasi totalità delle gravidanze trigemellari tiene espletata mediante TC.
Ampi studi retrospettivi hanno dimostrato un incremento della mortalità e morbilità del secondo
gemello con il parto vaginale rispetto al TC elettivo. Per le presentazioni cefalica/cefalica e
cefalica/non-cefalica la morbilità e mortalità sono simili nel caso sia di parto vaginale che di TC.
Per cui un TC non andrebbe routinariamente programmato in tali circostaze.
Il rischio di distress respiratorio in gemelli nati oltre la 37a settimana è piuttusto basso, pertanto
bisogna considerare il TCe, dove indicato, al completamento della 37a settimana per migliorare
l’outcome neonatale.
- Il taglio cesareo elettivo è consigliato nel caso in cui il primo gemello é in presentazione podalica
ed il secondo in presentazione cefalica.
- Il parto vaginale é consigliato nel caso in cui entrambi i gemelli sono in presentazione cefalica in
caso di gravidanza non complicata.
- Il taglio cesareo programmato nelle gravidanze multiple non complicate è consigliato al
completamento della 37° settimana, per ridurre i rischi di complicanze respiratorie neonatali
Il parto pretermine
Rappresenta la causa più frequente di mortalità e morbidità perinatale, la nascita pretermine pu
essere la conseguenza di un travaglio spontaneo pretermine o di una scelta terapeutica
determinata dallo stato di salute materno o fetale.
Il parto pretermine può essere considerato la 24esima settimana come la 36esima, superata la
36esima la mortalità fetale da prematuri scende.
La fascia che va da 26-30 settimane corrisponde ai prematuri che impegnano molte le UTIN (unità
di terapia intensiva neonatale).
In caso di bambini nati a 30-34 settimane facciamo sempre il meglio cesareo con l’induzione alla
maturazione polmonare con bentelan che dura circa 2 giorni (ciclo normale), se abbiamo necessità
di accelerare il parto per motivi fetali facciamo il ciclo rapido.
Placenta previa
Prima indicazione in circa il 3% di tutti i TC.
Importante causa di mortalità e morbidità sia materna che fetale e di sanguinolento vaginale nel
2° e 3° trimestre.
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Con l’aumento dei TC e dell’età avanzata materna la placenta previa e le sue complicanze
(placenta accreta) sono in aumento.
Rappresenta un’importante causa di isterectomia dopo TC (5% casi).
In caso di cesareo tagliamo attraverso la placenta che è posizionata sul canale del parto. Si taglia
l’utero, le membrane e la placenta sottostante da attraversare. Bisogna allargare con il dito,
estrarre il bambino, con molto sangue, e si tira poi fuori la placenta. Bisogna estrarlo velocemente
perchè la madre perde molto sangue e si cerca di farne perdere il meno possibile.
La distanza tra il bordo della placenta e l’orifizio uterino interno, valutata mediante TVS dopo le 35
settimane, è fondamentale per pianificare la modalità del parto:
- Distanza > 2 cm possibile travaglio con elevate possibilità di successo
- Distanza tra 0-2cm parto vaginale possibile, ma spesso viene eseguito il TC
- Sovrapposizione parziale o totale sempre indicato il cesareo
Le donne sottoposte a TC elettivo per placenta previa sono a rischio emorragia (> di 1 L) è
necessario pianificare quindi la disponibilità di sangue per una eventuale trasfusione.
Disproporzione cefalo-pelvica
La pelvimetria non è utile nel predire la mancata progressione del feto lungo il canale del parto e
non dovrebbe essere utilizzata per decidere la modalità del parto (TC in elezione).
Per mantenerci in un range di sicurezza si fa riferimento ad una tempistica, cioè la donna primipara
arrivata a dilatazione completa in due ore deve partorire. Se questo non avviene si procede con il
cesareo con una diagnosi ben precisa ovvero mancato impegno della parte presentata, cioè la
testa del bambino che non si è impegnata nel canale del parto per diversi motivi: o perchè il
bambino pesa troppo (4,5-5Kg) oppure perchè il funicolo è attorcigliato e quindi è stretto e non lo
fa scendere.
Quindi per fare il cesareo si deve aspettare che arrivi la dilatazione completa e aspettare le spinte
espulsive per circa 2 ore. A quel punto si è autorizzati ad andare in sala operatoria e a non
proseguire.
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ECOGRAFIA
Spesso a 37 vogliamo sapere più o meno il peso, la placenta se attiva o meno in cui l’eco
mi da dei valori per monitorarla in base alla sua iperecogenicità della placenta stabilisco se
è infartuata o meno, quindi se avvengono scambi o meno.
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Se c’è la placenta invecchiata o con poco liquido posso indurre il parto.
A 38 settimane si inizia a effettuare la CTG una volta alla settimana per valutare lo stato di
salute del feto. Se a 41 settimane non ha partorito, a 41+1 induciamo il parto.
Come si induce il travaglio? Con il ballon, con le prostaglandine, con l’ossitocina, al fine di
dare inizio alle contrazioni che fanno entrare in travaglio la donna.
Utilizzata nel Bi test per la diagnosi di sindrome di Down, associata a esami del sangue.
All’ecografia in questo caso parametro importante che viene valutato è lo spessore della traslucenza
nucale, che se aumentato, è alto indice di patologie cromosomiche.
Soft markers presenza dell’osso nasale, flusso normale nella valvola tricuspide, onda “a” fisiologica
nel dotto venoso d’Aranzio (shunt tra ombelicale e cava inferiore saltando il circolo epatico).
Completamento dell’esame ecografico: prevede il controllo della presenza delle estremità e delle
ossa lunghe, stomaco presente, vescica presente, 3 vasi nel cordone, 4 camere cardiache,
misurazione del diametro bi parietale.
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ABORTO SPONTANEO
L’aborto spontaneo è la morte non indotta dell’embrione o del feto o l’espulsione dei prodotti del
concepimento (feto e placenta) prima della 20esima settimana di gestazione.
Dal 20 al 30% delle donne con diagnosi confermata di gravidanza presenta un sanguinamento
vaginale durante le prime 20 settimane di gravidanza; metà di queste donne va incontro a un aborto
spontaneo.
Pu essere :
- Precoce: aborto prima della 12esima sett di gestazione.
- Tardivo: aborto tra la 12-20esima sett di gestazione.
- Spontaneo: aborto non indotto.
- Indotto: interruzione della gravidanza per ragioni mediche o di scelta.
- Terapeutico: interruzione di gravidanza, perchè la vita o la salute della donna sono in pericolo o
perchè il feto è morto o ha malformazioni incompatibili con la vita.
- Minaccia: perdita vaginale che si verifica prima della 20esima sett di gestazione senza dilatazione
cervicale che indica potrebbe verificarsi aborto spontaneo, il collo è chiuso il feto vitale con
battito.
- Inevitabile: perdita ematica vaginale o rottura delle membrane associate a dilatazione cervicale, si
esegue il raschiamento.
- Incompleto: espulsione di alcuni prodotti del concepimento, parziale e incompleta.
- Completo: espulsione di tutti i prodotti del concepimento (placenta e feto).
- Ricorrente o abituale: 2-3 o più aborti spontanei consecutivi.
- Non rilevato o interno: decesso non rilevato di un embrione o di un feto che non è stato espulso e
che non provoca sanguinamento, con cervice chiusa. Si vede all’ECO -> si fa raschiamento.
- Settico: grave infezione del contenuto uterino durante o poco prima o dopo un aborto (dolore,
febbre alta fino alla sepsi).
Cause
- Virus: CMV, rosolia, Herpes virus, parvovirus.
- Gravidanze interrotte ricorrenti
- Anomalie immunologiche
- Traumi importanti
- Anomalie uterine (fibromi, aderenze)
- Sconosciuta (il più delle volte)
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Fattori di rischio
- Età > 35 anni
- Anamnesi di aborto spontaneo
- Fumo
- Uso di droghe
- Malattie croniche scarsamente controllate (diabete, ipertensione, disturbi della tiroide) nella
madre
Sintomi di aborto spontaneo
- Dolore pelvico crampiforme
- Sanguinamento vaginale
- Espulsione del materiale
Diagnosi
- Criteri clinici: dolore, perdite ematiche vaginali
- Ecografia
- Beta-hCG
Le ultime due verificano una gravidanza extrauterina e per stabilire se i prodotti del concepimento
sono rimasti nell’utero (suggerendo aborto incompleto).
Trattamento
- Osservazione per minaccia di aborto
- Svuotamento uterino per aborti inevitabili, incompleti o interni : Lo svuotamento generalmente
comporta un curettage con aspirazione a < 12a settimane, dilatazione e svuotamento da 12 a
23 settimane, o l’induzione medica a > 16-23 settimane (p. es., con misoprostolo) - Sostegno
emotivo
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GEU (Gravidanza Extra Uterina)
Normalmente la fecondazione avviene nella tuba e l’annidamento nell’utero. Generalmente quando
non si annida nell’utero la gravidanza non va a termine. È possibile a volte per che la gravidanza
avvenga fuori dall’utero:
- Gravidanza addominale
- Gravidanza ovarica
- Gravidanza tubarica
- Gravidanza nella cervice dell’utero
- Scar pregnancy
I sintomi sono
- Dolore addominale e tensione addominale
- Malessere generalizzato
- Dolore lombare
- Sanguinamento vaginale leggero
- Amenorrea
- Nausea e vomito
- Ipotensione
Nella gravidanza normale si instaura un rapporto vascolare, emodinamico che permette al feto di
crescere. In genere questo avviene a livello dell’utero mediante l’endometrio. Ma se invece di
impiantarsi nell’endometrio, si impianta a livello dell’intestino, trae nutrimento dai vasi intestinali,
con possibilità di gravidanze fino ai 7 mesi, quello che manca è la funzione protettiva dell’utero che
la cavità addominale non ha.
Mentre se si annida nella tuba, forma più frequente di GEU, dato il volume ristretto, scoppia e la
gravidanza non va oltre i 2 mesi. Si interviene per questo con intervento in laparoscopia.
La forma ovarica è pericolosa perché soggetta ad emorragie.
La scar pregnancy può evolvere o può arrestarsi; è la gravidanza sulla precedente cicatrice del
cesareo. In questi casi è utile l’embolizzazione con radiologia, altrimenti la paziente rischia di
perdere l’utero. Se la gravidanza procede il rischio al parto è di sanguinamento non dominabile e a
volte l’unico modo di farlo è mediante isterectomia, che può essere necessaria anche in caso di
fallimento di tentativo di embolizzazione.
Quando si rompe la tuba il sangue cola in addome, si potrà avere per questo motivo un addome
acuto, uno shock emorragico, un emoperitoneo.
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- Precedente GEU
- Cure per l’infertilità
- Aderenze
- Fumo
- IUD
- Anticoagulante orale
- Irrigazioni vaginali (lavaggi vaginali)
- Età > 35 aa
- Razza
- Poliabortività
La donna può essere a conoscenza di essere in gravidanza e per questo effettuiamo un controllo a
circa 7 settimane, per vedere tra le tante cose anche se la gravidanza è dentro l’utero. Altre la
donna non ne è a conoscenza e giunge in pronto soccorso per rottura della tuba.
Terapia
- Attesa se il BhCG è basso si può attendere e vedere se la gravidanza regredisce sola.
- Trattamento medico: se il BhCG è compreso tra 2000-3000 possiamo utilizzare il metotrexato,
tentativo per evitare l’intervento. Il metotrexato determina riassorbimento dell’embrione nelle 4-6
settimane successive.
- Chirurgico: laparoscopia. Se si è costretti ad operare a cielo aperto prima si svuota la cavità
addominale dal sangue, poi si prende la tuba e la si rimuove. In genere asportiamo tutta la tuba,
prima si facevano dei tentativi di taglio della tuba e anastomosi tubo-tubarica per cercare di
ripristinare la continuità tubarica per una possibile successiva gravidanza, ma i dati
anatomopatologici suggerivano che il tessuto di granulazione post chirurgico impediva
comunque la gravidanza per cui questa tecnica è stata abbandonata.
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DIAGNOSI PRENATALE
Riguarda tutti i test diagnostici, di immagini e di laboratorio eseguiti sul feto in epoca pre-
concezionale e pre natale che hanno lo scopo di monitorare alcuni aspetti dello stato di salute del
feto durante la gravidanza, dalle prime fasi dello sviluppo embrionale fino ai momenti che
precedono il parto.
Nella popolazione generale, la probabilità di avere un bambino con un problema alla nascita è pari
al 3%. nell’1% dei casi si tratta di anomalie che riguardano i cromosomi o il DNA.
Ecografia: tecnica che permette di controllare e seguire lo sviluppo dell’embrione e del feto. È
impiegata per guidare i prelievi eseguiti durante le indagini prenatali invasive. È la tecnica più
usata perché si basa sugli ultrasuoni che, ad oggi, non hanno dimostrato effetti nocivi sul feto. Si
raccomanda l’esecuzione di due ecografie in gravidanza, la prima, entro la 14a settimana per
verificare l’impianto dell’embrione all'interno dell’utero e per definire l’epoca del concepimento
correggendo eventuali errori derivanti dal calcolo basato solo sulla data dell’ultima mestruazione;
la seconda (chiamata “morfologica”), tra la 19a e la 21a settimana di gravidanza per valutare
l’anatomia del feto ed escludere malformazioni identificabili mediante questo esame. Qualora il
medico curante lo richieda, durante la gravidanza è possibile eseguire anche altre ecografie, la più
frequente è quella che viene effettuata nel terzo trimestre per valutare la crescita fetale, lo stato
della placenta e la quantità di liquido amniotico.
Utilizzata nel Bi test per la diagnosi di sindrome di Down.
Soft markers presenza dell’osso nasale, flusso normale nella valvola tricuspide, onda “a” fisiologica
nel dotto venoso d’Aranzio.
Completamento dell’esame ecografico prevede presenza di estremità e ossa lunghe, stomaco
presente, vescica e 3 vasi nel cordone, 4 camere cardiache, misurazione del diametro bi parietale.
Ecocardiografia fetale: esame ecografico eseguito al fine di esaminare il cuore del feto per
escludere la presenza di una patologia o di una malformazione congenita. È effettuata durante il
secondo trimestre (a partire dalla 20a settimana) dietro richiesta motivata del medico.
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all’età materna e la settimana di amenorrea il 95° percentuale è 2.1mm a 11 settimane e 2.7
mm a 13 + 6), BhCG, PAPP-A proteina plasmatica A associata alla gravidanza che possono
essere alterate in caso di malattie cromosomiche.
Il bi test permette di valutare il rischio che un feto possa essere portatore di alcune alterazioni
dei cromosomi come, ad esempio, la trisomia 21 (Sindrome di Down) o la trisomia 18 (sindrome
di Edwards), già nel primo trimestre di gestazione. Il significato è quello di indirizzare la madre
verso ulteriori esami diagnostici invasivi. È un test che secondo i nuovi LEA livelli di assistenza
di base, è offerto gratuitamente alla donna.
- DNA fetale libero, ovvero l’esame del DNA fetale circolante (frammenti di 300 paia di basi molto
piccoli) nel sangue materno, presente già dalla 10a settimana, con accuratezza del 99% per la
sindrome di Down, leggermente inferiore per la sindrome di Edwards, Patau, Turner e Klinefelter
e zero rischio di aborto. Contro sono i costi e il fatto che non è eseguito in ospedale ma da un
privato.
La sua affidabilità si riduce proporzionalmente alla riduzione della frazione fetale FF e nel 2%
delle gravidanze il campione acquisito non è idoneo, il valore soglia perchè lo sia è > al 4% di
FF.
Non è attendibile nelle gravidanze gemellati monoclonali e in quelle bicoriali la sua attendibilità
si riduce. Attualmente non è in grado di rilevare il 30% delle anomalie del cariotipo presenti nella
popolazione a rischio.
- Tri test è una metodica di screening che viene effettuata tra la 15-18esima settimana di
gravidanza. Lo scopo è quello di fornire una stima della probabilità che una donna ha di avere
un figlio affetto da sindrome di Down o difetti del tubo neurale. Si basa sulla ricerca nel sangue
di 3 sostanze AFP (alfa feto proteina, all’aumentare del peso della madre diminuisce il suo
livello; le donne afro-americane hanno valori superiori del 10-15% rispetto alle caucasiche; le
donne con diabete mellito insulino-dipendente presentano livelli inferiori del 20% rispetto alla
popolazione; la gravidanza gemellare aumenta i livelli perchè ogni feto produce il proprio AFP;
una stima errata di età gestazione è la causa più comune di livelli anormali di AFP), Estriolo non
coniugato, Gonadotropina coranica.
I risultati ottenuti, valutati insieme ad altri parametri, quali peso materno, fumo, vengono poi
confrontati con i valori di riferimento. Questi dati insieme all’età materna forniscono una
probabilità o rischio che il feto sia affetto da anomalie cromosomiche. la sensibilità per la
trisomia 21 è tra 60-70%.
Esami invasivi
- Villocentesi: o prelievo dei villi coriali della placenta, si esegue nel primo trimestre di gravidanza
(dopo la 10a settimana, tra l’11 e la 13a settimana; NON si fa prima della 10a, perchè il rischio
di aborto è più alto se i villi non sono maturi) introducendo, sotto controllo ecografico, un ago
attraverso l’addome materno per prelevare delle cellule dei villi coriali ed esaminarle per la
ricerca di eventuali anomalie del DNA. Più raramente il prelievo di piccole porzioni di tessuto è
eseguito attraverso la vagina e il canale cervicale. Il rischio di aborto legato alla metodica è
compreso fra l’1- 2%.
- Amniocentesi: si effettua al quarto mese di gravidanza (amniocentesi precocetra la 15a e la 18a
settimana perchè prima non c’è abbastanza liquido amniotico; e perchè considerando che i
risultati rischiano tempo, e l’aborto terapeutico è consentito fino alla 22esima settimana)
introducendo un ago, attraverso l’addome materno, per prelevare circa 20 cc di liquido
amniotico contenente cellule del feto. Su tali cellule è eseguita l’indagine cosiddetta del cariotipo
(mappa cromosomica) per cercare eventuali anomalie cromosomiche. Il rischio di aborto legato
alla procedura si attesta intorno allo 0,5-1,0%.
Esiste anche una forma tardiva dopo la 25esima settimana, quando sono indicati prelievi del
liquido amniotico differenti da quelli citogenetici come infezioni da CMV, tocoplasma, per
valutare la carica di agente patogeno a livello del liquido amniotico alla fine di poter determinare
i possibili danni al feto.
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- Cordocentesi: si esegue dopo la 16a settimana, consiste nel prelievo del sangue del feto
attraverso i vasi sanguigni del cordone ombelicale. Il rischio di aborto legato all'esame è circa il
2%, superiore a quello di villocentesi e amniocentesi. Per questo motivo la cordocentesi è
eseguita solo in situazioni particolari (ad esempio nel caso in cui la donna abbia contratto alcune
gravi malattie infettive durante la gravidanza).
Prima della villocentesi è importante conoscere il gruppo sanguigno della madre, per evitare
condizioni di incompatibilità materno-fetale, nel caso di madre Rh negativa si farà una profilassi
anti-Rh. Bisogna conoscere anche il profilo infettivologico per evitare di contagiare il feto. La
madre è sveglia e viene anestetizzata localmente per evitare fastidi.
Consentono lo studio del cariotipo e dosaggi enzimatici, per valutare anomalie cromosomiche e
malattie metaboliche fetali.
Il rischio di aborti è di 1-800. 0,5-2% in territorio nazionale, aumenta in caso di condizioni come
gemellarità, presenza di fibromi.
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PLACENTA PREVIA
Fattori di rischio
- Multiparità
- Pregresso cesareo
- Anomalie uterine che inibiscono il normale impianto
- Pregresso intervento chirurgico uterino
- Fumo
- Gravidanze plurime
- Età avanzata materna
Rischi
- Presentazione anomala del feto
- Rottura prematura delle membrane
- Ritardo di crescita fetale
- Vasa previa
Sintomi
Tipicamente si verifica un sanguinamento vaginale non doloroso con sangue rosso vivo dopo la
20a settimana di gestazione.
Iniziano in gravidanza avanzata solitamente, con sanguinamento vaginale non doloroso, il sangue
può essere rosso vivo e imponente esitando a volte in shock emorragico. In alcune pazienti le
contrazioni uterine accompagnano il sanguinamento.
Diagnosi
Si effettua la diagnosi con l'ecografia transvaginale o transaddominale.
Terapia
- Ospedalizzazione e riposo a letto e astinenza dai rapporti sessuali per il primo episodio di
sanguinamento prima della 36a settimana. Per secondo episodio ospedalizzazione e
osservazione fino al parto.
- Parto se le condizioni della madre o del feto sono instabili: Se l'emorragia è grave o refrattaria o
se lo stato fetale non è rassicurante è indicato un parto immediato, solitamente cesareo
- Se la donna è stabile, parto da 36 settimane/0 giorni a 37 settimane/6 giorni
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COLPOSCOPIA
Indagine che permette di visualizzare in modo accurato la vulva, la vagina e la cervice uterina. Ha
l’obiettivo di identificare eventuali anomalie delle mucose, segni di infezione o malattie tumorali
benigne e maligne.
Non è un esame volto alla prevenzione di primo livello come il pap-test, ma costituisce un
approfondimento di II livello.
Eseguita a distanza di qualche giorno dall’inizio e dalla fine del ciclo, nella donna in menopausa in
qualsiasi momento.
Non avere rapporti sessuali e non usare tamponi vaginali, ovuli o altri farmaci nelle 24ore
precedenti.
Nei quadri colposcopici normali rientra la definizione di NTZ zona di trasformazione normale e la
descrizione dell’epitelio squamoso (maturo o immaturo), dell’epitelio colonnare (eventuale ectopia
o ectropion), dell’epitelio squamoso metaplasico (cisti di Naboth, sbocchi ghiandolari) e della
deciduosi gravidica.
HPV l’infezione da HPV è sempre più associata allo sviluppo di carcinoma della cervice, grazie alla
sua capacità di integrarsi al genoma delle cellule cervicali e indurre uno stato di flogosi cronica con
graduale sviluppo di metaplasia, displasia, lesioni di basso grado, alto grado, Ca in situ e Ca
invasivo. Solo alcuni sierotipi di HPV 16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59 sono ad alto
rischio di carcinoma.
Quando entra nelle cellule HPV usa due proteine E6 e E7 che legano p53 bloccando l’apoptosi e
RB proteina coinvolta nella regolazione del ciclo cellulare. Questo causa divisioni cellulari
incontrollate.
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ISTEROSCOPIA
Isteroscopio inserito in vagina e utero, costituito da una struttura rigida in acciaio di 30-35c, grazie
ad un sistema di lenti e di una fonte luminosa a fibre ottiche è possibile la visualizzazione diretta
della cavità uterina, che viene poi leggermente dilatata con l’aiuto di una soluzione fisiologica. La
telecamera fissata allo strumento permette la visualizzazione delle immagini durante l’esame con
un angolo di 30°.
Le pinze chirurgiche standard di 5 French vengono utilizzate all’interno del canale predisposto
nella camicia operativa.
Ne esistono differenti tipi disponibili tra cui layout, semirigido e semiflex.
Complicanze
- Discomfort della paziente
- Reazione vagale per recettori cervicali uterini
- Formazione di falsa strada a livello cervicale
- Perforazione uterina
- Endometrite
- Sindrome da intravasazione
Effetti avversi legati alla procedura
- Sanguinanti vaginali
- Dolori addominali crampiformi
- Senso di stanchezza e malessere
- Dolore alla spalla
Indicazioni a isteroscopia ambulatoriale “in office” che può essere diagnostica o terapeutica
- in età fertile: polipi, miopi <2cm, ispessimento endometriale non compatibile con le fasi del ciclo,
sanguinanti anomali resistenti alla terapia medica.
- In menopausa: endometrio > o = 4mm, abnormal uterine bleeding (AUB).
Isteroscopia resettoscopica: Un’isteroscopia, eseguita in narcosi o in anestesia spinale, con
introduzione di ansa bipolare. La resettoscopia, consente l'esecuzione di numerose procedure
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terapeutiche quali l'ablazione endometriale, l'asportazione di setti e subsetti uterini ed inoltre
tecniche di sterilizzazione tubarica con il metodo “Essure”, miomectomia resettoscopica consente
di rimuovere miopi uterini anche di grandi dimensioni senza ricorrere alla chirurgia laparoscopica o
open.
La via di accesso resettoscopico garantisce inoltre un minore sanguinamento intraoperatorio,
rappresentando l'intervento d'elezione in pazienti anemizzate per intense menorragie mensili.
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22
METODI CONTRACCETTIVI
L’indice di sicurezza dei vari contraccettivi viene valutato in relazione alla loro capacità di ridurre il
numero di possibili concepimenti. Il metodo utilizzato per valutare tale sicurezza è
l’indice di PEARL che si calcola: N di gravidanze avvenute durante l’uso del contraccettivo x
1200, su N totale di mesi in cui il contraccettivo è stato usato.
Tanto più questo si avvicina allo zero tanto più quel metodo sarà sicuro. Questa efficacia teorica
però può essere anche molto diversa dall’efficacia effettiva che è legata all’uso di un metodo e che
comprende, quindi, errori di comprensione dell’uso, errori di assunzione, dimenticanze,
negligenze, presenza di fattori farmacologici che ne abbassano l’efficacia.
• Metodi ormonali: interferiscono con il normale sviluppo della cellula germinale femminile -
bloccano l’ovulazione - es. pillola, iniezioni a deposito;
• Metodi intrauterini: agiscono modificando la struttura dei tessuti interni alla cavità uterina,
rendendoli inadatti all’annidamento dell’uovo fecondato - es. spirale;
• Metodi di barriera: impediscono l’entrata degli spermatozoi nella cavità uterina - es. diaframma,
cappuccio cervicale, preservativo;
• Metodi chimici: inattivano lo sperma nell’ambiente vaginale - es. spermicidi
• Metodi del ritmo o naturali: attraverso il riconoscimento delle fasi fertili del ciclo femminile
consigliano l’astensione dai rapporti in alcuni giorni del ciclo - es. metodo della temperatura
basale, metodo del muco cervicale;
• Metodi intercettivi o del giorno dopo: interferiscono con la possibilità di un annidamento o di un
concepimento dopo un rapporto senza protezione - es. pillola del giorno dopo, spirale (inserita
dopo non più di 72 ore dal rapporto);
• Metodi definitivi: annullano definitivamente la possibilità di procreare attraverso una operazione
chirurgica - es. sterilizzazione maschile e femminile.
L’efficacia della pillola è praticamente del 100%. Perchè lo sia bisogno rispettare alcune regole.
Alla prima confezione si assumerà la prima pillola al 1°giorno di ciclo. Poi di seguito le altre, tutte le
sere, preferibilmente alla stessa ora, fino a completare il blister di 21 pillole. Si osservano 7 giorni
di pausa durante i quali compare il flusso mestruale per poi riprendere la successiva confezione.
I tipi di pillola attualmente più utilizzati sono sicuri fin dal primo giorno di assunzione, se la si
dimentica, bisogna prenderla appena lo si ricorda (entro massimo 12 ore) continuando
l’assunzione della altre come di solito. Se la dimenticanza ha superato le 12 ore non è più
garantita l’efficacia e quel ciclo non sarà protetto.
È da evitare l’uso breve e non continuo, consigliabile, invece prenderla per 1 anno o 2 di seguito e
poi fare una pausa di alcuni cicli per osservare il ritorno del ciclo mestruale. In questi mesi di
interruzione c’è il pericolo di una gravidanza perchè l’ovulazione può essere meno prevedibile.
Controindicazioni:
- circolazione, coagulazione, pressione sanguigna;
- sistema nervoso;
- metabolismo degli zuccheri (glicemia);
- metabolismo dei grassi (colesterolo, trigliceridi);
- apparato urogenitale;
- mammella
- problemi polmonari
- fumatore
La donna deve essere quindi sottoposta a importanti controlli.
Controindicazioni assolute
- Gravi disturbi circolatori come flebiti e tromboflebiti o una ipercoagulabilità
- Gravi disturbi del fegato, funzionalità epatica danneggiata (epatiti, ittero)
- Presenza o sospetto di malattia neoplastica al seno o all’utero, potrebbe peggiorare una lesione
presente, non provocarla
- Donne sopra i 35 anni e che fumano più di 20 sigarette al giorno (per il rischio di trombosi
vascolare accentuato dal fumo)
- Sospetta gravidanza (pericolo di malformazioni fetali)
Controindicazioni relative
- Età inferiore ai 16 anni, poiché i cicli mestruali non sono ancora stabilizzati; età superiore ai 40
anni;
- Obesità;
- Pressione arteriosa elevata;
- Emicranie, epilessia, disturbi nervosi;
- Malattie cardiache e renali;
- Vene varicose che necessitano di terapia;
- Malattie metaboliche o endocrine (tiroide, dislipidemie, ecc…);
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- Tendenza alla depressione.
Vantaggi
- Sicurezza contraccettiva elevata (100%)
- Comodità d’uso
- Basso costo
- Possiede una serie di effetti benefici che vanno al di là dell’effetto contraccettivo: protezione
contro disturbi mestruali e contro i dolori mestruali, protezione da gravidanza ectopica, controllo
dell’anemia sideropenica, controllo della malattia fibrocistica della mammella, protezione contro
cisti ovariche disfunzionali, protezione da cancro ovarico, protezione nei confronti di artrite
reumatoide.
Svantaggi
- Peso psicologico dell’assunzione
- Tensione al seno, nausea, vomito nei primi mesi di assunzione
- Tendenza alla depressione e alla diminuzione della libido
- Necessità di controlli medici periodici
- Riduzione dell’efficacia le dimenticanze e i periodi di sospensione, vomito e diarrea se
avvengono dopo 4-6 ore dall’assunzione, alcuni farmaci come antibiotici, anticoagulanti, etc.
Anello vaginale
contraccettivo ormonale a basso dosaggio, sicuro come la pillola, VA CAMBIATO UNA VOLTA
A SETTIMANA. “NuvaRing” è un anello da inserire in vagina, flessibile, trasparente, di materiale
anallergico, atossico, biocompatibile. Contiene due ormoni simili a quelli della pillola,
quotidianamente e gradualmente rilasciati dall’anello a dosi molto basse e attraverso le pareti
vaginali direttamente assorbiti dal circolo che comporta un effetto contraccettivo pari a quello della
pillola. Viene impedita l’ovulazione e apportate modifiche del muco cervicale.
Vantaggi
- Non bisogna assumerlo giornalmente come la pillola
- Essendo locale non si verificano eventuali disturbi gastrici e eventuali episodi di vomito o diarrea
non ne influenzano l’efficacia contraccettiva
- Ha effetto neutrale sul peso corporeo, bassa incidenza di effetti collaterali - Facile da usare
TUTTAVIA, NON E’ MOLTO UTILIZZATO PERCHE’ E’ SCOMODO.
Cerotto contraccettivo
“Evra” assunzione del farmaco mediante un sistema transdermico o cerotto. Contiene ormoni come
la pillola. Applicato sulla pelle, assorbiti passano in circolo a basse dosi. La funzione contraccettiva
è identica a quella della pillola, con un efficacia del 99%. Il cerotto può esser applicato
sull'addome, le natiche, nella parte superiore delle braccia, sulle cosce, sul tronco, ma non sul
seno. Per ridurre al minimo il rischio di irritazione locale, il nuovo cerotto deve essere applicato su
un'area cutanea diversa dal precedente.
Ogni cerotto deve essere applicato per 7 giorni e quindi rimosso e sostituito con un nuovo cerotto.
Pertanto per ogni ciclo si usano 3 cerotti i quali vengono applicati uno ogni settimana, per un totale
di 21 giorni. Dopo una settimana di pausa (cioè senza cerotto) durante la quale compare la
mestruazione, si riapplica il primo cerotto del ciclo successivo. Come nel caso della pillola
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contraccettiva, possono verificarsi delle circostanze in cui l'efficacia contraccettiva può risultare
ridotta. Per esempio, l'uso di altri farmaci (antibiotici) o un ritardo nella applicazione del cerotto
dopo i 7 giorni di pausa prevista, possono comportare un rischio di gravidanza.
A differenza della pillola, non essendo il farmaco assorbito per via digestiva, eventuali episodi di
vomito o diarrea non comportano una riduzione di efficacia contraccettiva.
Metodi intrauterini
IUD intra uterine device
Piccoli dispositivi inseriti nella cavità uterina. Possono esser di differente forma a T, a 7, a Y. Dette
spirali.
Costituti da materiale plastico e possono essere distinti in
- Dispositivi che liberano rame nella cavità uterina
- Sistemi che dismettono ormoni nella cavità uterina
Nella parte bassa della spirale è inserito un filo di nailon: quando la spirale è inserita nell’utero tale
filo sporge in vagina e testimonia la presenza dello I.U.D.
È fastidiosa da inserire, si deve fare durante le mestruazioni perché è meno fastidioso, i due fili
possono anche pungere l’apparato maschile e talvolta in casi sfortunati per rimuoverla può essere
necessario recarsi in ospedale perché i due fili non si trovano più e serve l’isteroscopio.
Se rimane collocato nella cavità uterina e non si sposta si può ottenere una discreta sicurezza.
Controindicazioni assolute
- Malformazioni uterine o utero troppo piccolo
- Presenza di infezioni genitali
- Displasie o neoplasie
- Mestruazioni abbondanti e dolorose
- Sospetta gravidanza
Controindicazioni relative
- Nullipare
- Fibromi uterini
- Anemia grave, difetti della coagulazione con tendenza a emorragie - Presenza di vaginiti
recidivanti
E’ necessario che la donna sia sottoposta, prima di inserire la spirale, ad un accurato esame
pelvico, che esegua il Pap-test e vengano escluse infezioni o alterazioni della flora batterica
vaginale, per scongiurare il pericolo più grave legato alla spirale, e cioè la comparsa di infezioni
"pelviche" (annessiti).
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Tale pericolo è assai maggiore per le donne giovani e che non hanno mai avuto gravidanze:
bisogna che esse siano informate di tali possibili effetti collaterali che rischiano a volte di
compromettere la loro futura fertilità.
È bene sconsigliare il suo utilizzo in donne sotto i 25 anni, soprattutto se nullipare. Anti
infiammatori e antibiotici possono ridurne l’efficacia.
Vantaggi
- Nessun effetto sistemico
- Buona sicurezza contraccettiva
- Assenza di interferenza con il ciclo (che tende però a diventare più abbondante)
- Costo contenuto
Svantaggi
- Aumento di abbondanza e dolore mestruale
- Spotting
- Predisposizione alle infezioni
- Possibile espulsione
Metodi di barriera
- Il diaframma
Semplice da usare è uno degli anticoncezionali più sicuri e meno dannosi. Si tratta di una
cupoletta in lattice di gomma che viene scelta in base alle caratteristiche anatomiche di ogni
singola donna e che viene inserita in vagina, insieme ad uno spermicida, dalla donna stessa in
occasione del rapporto sessuale.
Livello di sicurezza del 99-98%. Fallimento correlato più che altro ad uso non corretto da parte
della donna: misura giusta, usato ad ogni rapporto con lo spermicida e tenerlo per 6 ore dopo
l’eiaculazione, istruita la donna su come posizionarlo, può essere inserito fino a 5h prima del
rapporto.
- Preservativo
Uno dei più utilizzati metodi anticoncezionali. Unico metodo che protegge anche da MST.
Altri metodi:
- Coito interrotto
- Metodi chimici: spermicidi, spugne vaginali
- Metodi naturali: metodo Ogino-Knaus calcolare i giorni di ovulazione, metodo della temperatura
basale per calcolare l’ovulazione prendendo la T al mattino prima di alzarsi dal letto sempre allo
stesso modo, metodo Billings basato sul riconoscimento dei cambiamenti del muco cervicale.
Metodi intercettivi
Contraccezione d’emergenza
- Pillola del giorno dopo impedisce la gravidanza dopo un rapporto a rischio con maggiore
sicurezza se l’assunzione avviene precocemente dopo il rapporto a rischio ed entro le 48-72h.
- Anche la spirale IUD in rame inserita in vagina dopo un rapporto a rischio, entro 5 giorni, ha
efficacia del 100%.
Aborto: RU 486 mifepristone per l’aborto. Non è un ormone ma un inibitore del progesterone
occupando i recettori nell’apparato genitale femminile.
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La legge 194/78 articolo 5 e 6 espleta l'interruzione volontaria di gravidanza entro la 12esima
settimana (prima dei 90 giorni per motivi medici o sociali). Per secondo, l'articolo 6 di tale legge la
coppia fino alle 20-22 settimane può interromperla, se viene fatta una diagnosi malformativa tale
per cui la coppia non vuole portare avanti la gravidanza o per grave pericolo per la vita/salute della
madre.
Fino a 12 settimane si esegue mediante raschiamento, intervento abbastanza semplice e poco
rischioso (anche se può dare perforazione dell'utero), dopo le 12 settimane non si fa più il
raschiamento perchè ci possono essere più rischi per la mamma, tra le quali la perforazione
uterina. Si induce quindi un travaglio abortivo con le prostaglandine, vengono le contrazioni ed è
un vero e proprio parto.
Metodi definitivi
- Sterilizzazione
- Legatura tubarica: si preferisce farlo durante un parto cesareo. Le candidate a questo tipo di
terapia sono le donne che hanno avuto 3-4 tagli cesarei.
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CARCINOMA DELLA CERVICE
Il carcinoma invasivo del collo dell’utero ha elevata incidenza. L’età media di incidenza è 51 anni
per forme invasive, 32 per forme intraepiteliali.
Istotipi
- Squamoso : derivato da lesioni pre-cancerose di origine virale che evolvono in forme invasive.
Evolve da metaplasia-> atipia-> displasia-> lesioni di basso (L-SIL e CIN1) e alto grado (H-SIL e
CIN2-3) -> Ca in situ -> Ca invasivo
- Adenocarcinoma
Sintomi di allarme
- Asintomatico negli stati iniziali
- Perdite ematiche postcoitali
- Perdite ematiche intermestruali o in menopausa
- Perdite maleodoranti vaginali
- Dolori pelvici
- Sciatalgia (tardiva)
Diagnosi
- Visita
- Pap test (test citologico valuta CIN1-2-3)
- Colposcopia con biopsia (istologico valuta H/L SIL)
Fattori prognostici
- Stadio della neoplasia: elemento prognostico più significativo
- Volume tumorale
- Stato linfonodale
- Istotipo
- Grado citologico
Terapia:
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- Pre invasivi: è possibile intervenire con terapia chirurgica locale tipo mucosectomia, con
escissione con lama fredda, ansa diatermica, laser Co2 e ago a radio frequenza.
- Carcinoma invasivo, la terapia d’eccellenza è l’isterectomia radicale con linfoadenectomia
pelvica
- Fertility sparing in donne che vogliono avere figli
- Radioterapia
- Chemioterapia utilizzata in modo neoadiuvante con la chirurgia nei casi localmente avanzati,
trattamento elettivo nei casi a malattia metastatica o in caso di recidiva, adiuvante alla chirurgia
primaria nei casi ad alto rischio. Il farmaco più attivo è il cisplatino in monochemioterapia o in
associazione.
Recidive sono precoci e compaiono in oltre il 70% dei casi entro i primi 24 mesi dal trattamento
primario.
Follow up per questo programmato ogni 3 mesi per i primi 2 anni e poi ogni 6 mesi.
Striscio colpo-citologico: esame citologico utilizzato come screening per valutare presenza o
meno di lesioni pre-cancerose o atipiche prima che diventino invasive.
Prelievo citologico diretto inducendo una desquamazione delle cellule a livello del fornice
posteriore.
Le cellule superficiali prelevate verranno poi strisciate su un vetrino, colorate e inviate al citologo
che entro una due settimane darà una risposta tenendo conto del Bethesda System.
Il Bethesda System è utilizzato per la refertazione della citologia della cervice, con lo scopo di
ridurre la confusione tra i laboratori e clinici legata all’utilizzo di classificazioni diverse,
scarsamente riproducibili.
Il pap test con citologico è l’esame diagnostico di primo livello per la prevenzione secondaria a
infezione da HPV a alto rischio oncogeno (ceppi 16,18,45).
- Eseguirlo prima della visita ginecologica
- La donna non deve aver avuto rapporti sessuali almeno per tre giorni
- Non devono essere usati lubrificanti o oli vaginali
- Devono essere trascorsi almeno tre giorni dalla fine delle mestruazioni e non devono essere
presenti perdite ematiche in atto poiché la presenza di sangue, fresco o emolizzato, e di cellule
32
endometriali residue (exodus) può disturbare la lettura del preparato e inficiare il giudizio
diagnostico.
Si esegue su donne tra i 25/35 anni
Se:
- Negativo, si ripete ogni 3 anni.
- ASCUS Atypical squamous cell of undetermined significance- atipia non definita, ma presenza
di processi flogistici → è necessario escludere HPV con HPV test -> se positivo fare colposcopia
per eseguire la biopsia e avere stadiazione istologica
- L-SIL: si fa terapia e poi altro pap test
- H-SIL: tento la terapia, però raramente è risolutiva. L’atipia cellulare potrebbe essere una
lesione squamosa intraepiteliale di basso o alto grado -> colposcopia con biopsia per
stadiazione istologica.
Per essere diagnostico il pap test deve
- Prelevare le cellule dalla zona di transizione dove sono più frequenti le infezioni da HPV
- Zona ghiandolare endocervicale sempre presente
- Si valutano le cellule della zona esocervicale con due risultati possibili:
• Cellule normali negative per lesioni intraepiteliali maligne
• Cellule di tipo reattivo in caso di cervicale (metaplasia squamosa)
• ASCUS cellule atipiche
• CIN: atipia cellulare di alto o basso grado.
Nelle lesioni di basso grado dovute a HPV si fa terapia e si ripete il test. Regredisce solitamente
dopo la terapia e nel 2° pap-test non c’è lesione.
Le lesioni di alto grado non regrediscono dopo la terapia e al 2° pap-test la lesione è peggiorata o
è ancora presente. Si fa quindi la biopsia e si procede con la mucosectomia.
33
Le donne ancora mestruate devono concordare con il medico la data dell'esame in base al ciclo
mestruale, in quanto le mestruazioni rappresentano una controindicazione alla colposcopia con
biopsia.
Il periodo migliore per l'esecuzione dell'esame è a metà ciclo mestruale (o comunque dopo 14
giorni dalla conclusione delle mestruazioni).
A partire da almeno 48 ore prima della colposcopia con biopsia, le pazienti devono astenersi da
rapporti sessuali e dall'utilizzo di lavande, ovuli, creme vaginali e/o tamponi
Procedura: la paziente è posta in posizione ginecologica, con un'inclinazione favorevole all'utilizzo
di uno strumento chiamato speculum.
Il ginecologo si serve dello speculum per aprire delicatamente la vagina, così che possa, mediante
il colposcopio (che è di fatto un microscopio dall'alto potere di ingrandimento), osservare la pareti
interne della stessa vagina, della vulva e del collo dell'utero.
Al termine dell'osservazione delle aree di interesse, ha luogo il prelievo del campione cellulare
destinato alle analisi istologiche di laboratorio; chiaramente, la raccolta del campione cellulare non
avviene da un punto casuale, ma da una zona delle aree sotto indagine su cui il ginecologo ha
individuato qualcosa di anomalo o una lesione pre-cancerosa o cancerosa vera e propria.
34
o Displasia moderata, o CIN II: le alterazioni a questo grado di displasia cervicale
riguardano la metà dello spessore di cellule che riveste il collo dell'utero; pertanto, il
numero di cellule epiteliali interessate è più che discreto.
Rispetto alla displasia lieve, la displasia cervicale moderata tende più
frequentemente a persistere o a evolvere in un tumore maligno vero e proprio.
Risvolti terapeutici: tali circostanze impongono un intervento terapeutico, finalizzato
all'asportazione della lesione displastica. In genere, i medici eseguono tale
asportazione impiegando una metodica di chirurgia escissionale tra le
seguenti: conizzazione con bisturi, conizzazione con laser, conizzazione con ansa
diatermica e conizzazione con ago a radiofrequenza.
o Displasia severa, o carcinoma "in situ" o CIN III: le alterazioni a questo grado di
displasia cervicale interessano tutto lo spessore di cellule che riveste il collo
dell'utero, membrana basale esclusa; pertanto, il numero di cellule epiteliali
coinvolte è elevato.
Questo tipo di displasia ha un'alta probabilità di persistere o evolvere in un tumore
maligno vero e proprio.
Risvolti terapeutici: la displasia cervicale severa necessità assolutamente di un
intervento terapeutico mirato all'asportazione della lesione displastica. Di norma, i
medici eseguono tale asportazione ricorrendo a una metodica escissionale di quelle
menzionate in precedenza.
• Presenza di tumore al collo dell'utero: quest'esito indica che la lesione analizzata in
laboratorio è vero e proprio tumore maligno a carico del collo dell'utero.
Risvolti terapeutici: la terapia varia in base allo stadio della neoplasia; tra i possibili
trattamenti, figurano: l'intervento chirurgico limitato alla rimozione della massa tumorale per
mezzo di una tecnica escissionale (tumore ai primi stadi), l'intervento chirurgico esteso alla
rimozione dell'intero utero mediante isterectomia (tumori agli stadi avanzati),
la radioterapia e la chemioterapia
Prevenzione:
- Primaria : Vaccinazione anti-HPV
- Secondaria : PAP-test
Prevenzione secondaria: l'analisi citologica del tessuto cervicale (Pap test) è in grado di ridurre la
mortalità per questo tumore fino all'80%, mentre l'HPV-DNA test, che identifica l'eventuale
presenza del virus, rivelando una situazione di aumentato rischio di sviluppare una precancerosi,
permette di individuare la malattia in stadi molto iniziali.
A questo punto parlare del pap test.
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MENOPAUSA
- Naturale (o tempestiva): dovuta all'esaurimento del patrimonio follicolare dell'ovaio, l'età media
è tra i 48 e i 55 anni.
- Artificiale (o iatrogena): quando segue ad intervento chirurgico ginecologico, ad irradiazione
della pelvi o a terapie mediche (come ad esempio chemioterapie o terapie ormonali) che
bloccano la funzione delle ovaie.
La menopausa si dice precoce (POF) quando compare in donne di età inferiore a 40 anni: può
essere legata a fattori genetici, disfunzioni ormonali, chemioterapie, radiazioni, interventi chirurgici.
I sintomi possono essere vari e a volte anche soggettivi da paziente a paziente. Sono comunque
legati alla riduzione del livello degli estrogeni circolanti.
Durante la menopausa i sintomi più comuni sono:
• vampate di calore
• sudorazione notturna
• palpitazioni
• vertigini
• tachicardia
• ansia
• insonnia
• irritabilità
• diminuzione del desiderio sessuale
• cefalea
• dolori articolari e muscolari
• secchezza vaginale
• prurito genitale
• incontinenza urinaria
La carenza degli estrogeni inoltre determina a lungo termine un aumento del rischio di patologie
cardiovascolari e di osteoporosi.
DIAGNOSI
L'assenza di flusso mestruale per più di sei mesi in donne di età superiore a 45 anni è indicativo
di menopausa. La diagnosi definitiva si ottiene con i dosaggi ormonali. L'ecografia transvaginale
permette di valutare lo stato delle ovaie.
Durante la menopausa è importante continuare ad eseguire un regolare check up ginecologico
integrato con ecografia transvaginale (in quanto in questa fascia di età è molto importante lo
studio dell'endometrio, che può essere sede di ispessimenti anomali o di formazione di polipi).
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ENDOMETRIOSI
Sintomi:
1) Asintomatica = diagnosi occasionale (anche in stadi avanzati) e la sua diagnosi viene
posta in maniera occasionale o nel corso di un esame ecografico o nel corso di una
laparoscopia esplorativa eseguita per infertilità, in caso di dolori pelvici cronici da causa
inspiegata, per cisti ovarica, o infine in occasione di un intervento laparotomico
eseguito per altre indicazioni (ad es. fibromiomi uterini).
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2) Dispareunia profonda (dolore durante la penetrazione),
3) DISMENORREA SECONDARIA ( SINTOMO PRINCIPALE) CIOÈ DOLORE IN
PERIODO DI CICLO CHE PRIMA NON AVVERTIVANO FINO AD EVOLVERE IN
DOLORE PELVICO CONTINUO.
4) Sterilità da causa multifattoriale
5) Sintomatologia extra-ginecologica,dipende dalla localizzazione extra uterina.
Terapia:
A. Terapia farmacologica con i FANS,
B. estroprogestinici e progestinici (medroxiprogesterone acetato),
C. ANALOGHI DEL GNRH
D. Danazolo e Gestrione (inibiscono i picchi estroginici).
E. Terapia chirurgica invece con la laparoscopia; INTERVENTO ELETTIVO PERCHÉ
SIA DIAGNOSTICO CHE TERAPEUTICO.
F. oltre i 40-45 anni se non sono previste altre gravidanze, trattamento di chirurgia
demolitiva con isterectomia totale e annessiectomia bilaterale.
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AMENORREA E ALTRE CAUSE DI ALTERAZIONE DEL CICLO
Menorragia: perdita ematica mestruale decisamente più abbondante e/o duratura rispetto
alla norma
Menometrorragia: perdita ematica genitale che inizia con la mestruazione e prosegue nel
periodo inter-mestruale
Cause
- Corticale (centrale): forma più frequente con alterazione della produzione/rilascio di
GNRH.
- Deficit di ipotalamo o ipofisi.
- Deficit periferico, cioè legato alle gonadi o alle strutture uterine-pelviche
- Ormonale, extra asse riproduttivo, secondaria ad alterazioni ormonali derivanti da
patologie endocrine a carico della tiroide o dell’asse corticosteroideo
- Malattie, disturbi di ordine generale e iatrogene
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- Adenomi ipofisari: secernenti PRL; secernenti altri ormoni
- Sindrome della sella vuota
- Iatrogene (Ablazione chirurgica, Radiazioni ionizzanti)
- Sindrome di Sheehan (necrosi emorragica post parto)
- Panipopituitarismo familiare
L’amenorrea di origine ovarica è causata dalla mancanza di ovociti e follicoli, dalla loro
incapacità di rispondere adeguatamente agli stimoli gonadotropici o dalla loro
inappropriatezza funzionale.
Si presenta con elevati livelli di FSH e bassi di steroidi ovarici.
Cause:
- Disgenesie gonadiche (pure; sindrome di Turner; mosaicismi; anomalie
cromosomiche legate all’X o Y)
- POF (insufficienza ovarica precoce che porta a una menopausa precoce)
- Iatrogene
- PCOS (sindrome dell’ovaio policistico) : elevati livelli di LH e androgeni
- Tumori ovarici
- LUF sindrome (follicolo luteinizzato)
Diagnosi amenorrea
- Accurata anamnesi familiare (alterazioni genetiche, storia puberale, diabete, obesità,
ecc); personale (menarca, storia mestruale, perdita o aumento di peso, attività fisica,
abitudini alimentari)
- Esame obiettivo generale: accrescimento, caratteri sessuali secondari, BMI, ecc..
- Esame obiettivo ginecologico
- Map test: somministrazione di medrossiprogesterone acetato, la presenza della
mestruazione a 2/7 giorni dalla sua sospensione permette di stabilire la possibile
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causa anovulatoria di amenorrea (problema ovarico). Il mancato sanguinamento sarà
dovuto a bassi livelli di estrogeni sierici, indicativo quindi di un problema dell’asse
ipotalamo-ipofisario o insufficienza ovarica precoce.
- Esami di laboratorio : dosaggi ormonali, funzionalità tiroidea, cariotipo
- Esami strumentali : ECO TA o TV, isteroscopia-laparoscopia, RM
STERILITA’ CONIUGALE
Fattori di rischio
- Età avanzata
- Anamnesi familiare di POF
- Agenti iatrogeni (chemioterapie, pregresse chirurgie pelviche)
- Obesità
- Endometriosi
- PID
- IUD
Cause
Fattori cervicali (5-10%)
- Anatomiche: coniugazione, sinechie cervicali
- Funzionali: alterazioni del muco cervicale
- Infiammatorie: endocerviciti
Fattori uterini (5-10%)
- Sinechie intrauterine, sindrome di Asherman (patologia caratterizzata dalla formazione
di aderenze e tessuto cicatriziale all'interno dell'utero e/o della cervice. Nella maggior parte dei
casi, la sindrome di Asherman è il risultato di un trauma all'endometrio, che impedisce il
normale processo di rigenerazione dello strato basale e favorisce la fusione delle aree
danneggiate. La sindrome di Asherman può risultare anche da infezioni o interventi chirurgici
all'utero per rimuovere miomi, fibromi o polipi. Le aderenze intrauterine possono essere
causate anche dal raschiamento dopo il parto o un aborto.)
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- Malformazioni uterine o anomalie acquisite
- Patologie endocavitarie (miopi, polipi, endometriti
Fattori tubarici (35%) -> causa più frequente di sterilità nella donna
- Alterazioni funzionali
- Alterazioni anatomiche congenite (agenesia/atresia)
- Obliterazioni parziali e totali del lume, alterazioni della parete
- Danni fimbriali da cause flogistiche, endometriosiche, chirurgiche e post-chirurgiche
Fattore pelvico (15-25%) anche extravaginale
- Aderenze e lesioni endometriosiche
- Aderenze e lesioni flogistiche (TBC, Clamidia)
- Alterazioni dell’anatomia topografica addominale
Fattori iodopatici (20-35%)
- Tutte quelle condizioni per le quali la diagnosi di certezza non può essere posta
Fattori endocrini (30-40%)
- Mancanza di ovulazione o rarità ovulatoria da alterazioni dell’asse riproduttivo ipotalamiche,
ipofisarie o ovariche
- Alterata funzione del corpo luteo
- Secrezione ormonale patologica (iperprolattinemia, eccesso di androgeni wxtra-ovarici,
anomalie tiroidee e surrenaliche)
Le condizioni infiammatorie nella donna, anche asintomatiche, se non curate possono indurre stati
di flogosi correlati con la sterilità.
Diagnosi
Bisogna valutare l’ovulazione. Con attenta anamnesi, esame obiettivo e ECO pelvica TV
(transvaginale). l’ECO 3D è sempre più importante per una corretta diagnosi.
Monitorare la temperatura basale o indicatori del periodo ovulatorio fertile.
Eseguire dosaggi ormonali: FSH, LH, estrogeni, progesterone, ormoni tiroidei, PRL.
Valutazione degli stati di flogosi genitale: esame colturale del secreto vaginale
Valutazione della pervietà tubarica e morfologia uterina: isteroscopia, isterosalpingografia,
laparoscopia.
Esami genetici: mappa cromosomica, individuando mutazioni a carico di esoni che possono indurre
sterilità.
Nell’uomo
La sterilità si ricerca valutando
- Funzione spermatica -> esame del liquido seminale (volume, pH, concentrazione di
spermatozoi, motilità, morfologia, leucociti)
- Anamnesi e esame obiettivo
- Spermiogramma, spermiocoltura
- Dosaggi ormonali
- ECF testicolare
- Esami genetici
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Terapia
Procedimenti che comportano la rimozione della causa di sterilità, agendo direttamente sul soggetto
(maschio-femmina) affetto da patologia.
Si ricorre alla PMA (procreazione medicamente assistita) comporta il diretto trattamento di oociti,
spermatozoi o embrioni, dopo aver cercato di risolvere tutte le problematiche della coppia. Sono
procedimenti che comportano il “diretto trattamento“ di oociti umani, spermatozoi o embrioni,
nell’ambito di un progetto finalizzato a realizzare una gravidanza.
- Intracorporea:
- Extracorporea:
• Trasferimento intratubarico (GIFT) di zigoti (ZIFT), o embrioni (TET) per via transaddominale
-
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CISTI OVARICA
L’ovaio si trova nella fossa ovarica. Organi pari, di colore biancastro, che in una donna adulta
misurano 2-4 cm in lunghezza e 2-3 cm in larghezza e 1-2cm in spessore.
Le cisti ovariche sono sacche ripiene di materiale liquido o più raramente solido, che si formano a
livello delle ovaie.
Nella maggior parte dei casi sono piccole e innocue, in altri casi grandi e dolorose o ancor peggio
segno di un tumore ovarico.
Per stabilire l’esatta natura della cisti e stabilire se si tratta di un tumore benigno o maligno occorre
una visita accurata e l’esecuzione di un esame ECO transaddominale o transvaginale.
Le cisti ovariche meno gravi non richiedono trattamento, guariscono in poche settimane/mesi. Le
cisti ovariche gravi invece necessitano di essere rimosse chirurgicamente.
Le cisti ovariche sono per la maggior parte fisiologiche e dipendenti dal ciclo mestruale. In una
minoranza dei casi, sono invece l’effetto di un processo tumorale. Alla luce di ciò le cisti sono
divise in:
- Cisti funzionali, dovute a un processo fisiologico, pertanto sono considerate innocue e
benigne. A loro volta classificate in:
- cisti luteiniche e follicolari
-
- Cisti patologiche o non funzionali: rientrano in tale categoria le cisti che insorgono a causa di
un tumore, benigno o maligno e quelle che si formano in occasione di determinate patologie
come l’endometriosi o la sindrome dell’ovaio policistico.
- -cisti dermoidi (teratomi) tumori benigni più frequenti sotto i 40 anni
- -cistoadenomi: tumori benigni, sierosi se contengono acqua, mucinosi muco.
- -cisti endometriali, a contenuto emorragico
- -cisti da PCOS con ovaie ingrandite e ricoperte da piccole cisti (CHE SONO I FOLLICOLI)
per uno squilibrio ormonale degli ormoni ovarici e ipofisari.
Sintomi:
Asintomatiche nella maggioranza dei casi. Se raggiungono dimensioni grandi o si rompono,
rilasciando il loro contenuto, se bloccano l’afflusso di sangue diretto alle ovaie (torsione ovarica)
possono determinare: dolore pelvico, dispareunia, necessità di urinare spesso (premono sulla
vescica), variazioni del normale ciclo mestruale.
Trattamento: dipende dalla grandezza della cisti, dalla gravità dei sintomi e dall’età della paziente
in quanto le forme maligne sono più frequenti in menopausa. Cisti funzionali piccole
asintomatiche non sono trattate. Cisti di grandi dimensioni, sintomatiche o maligne sono rimosse
chirurgicamente
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PCOS
Può dare manifestazioni cliniche più o meno severe. Può, nel tempo, complicarsi rendendosi
responsabile dell’insorgenza di infertilità e/o sviluppo di sindrome metabolica.
Cause
I sintomi dell'ovaio policistico sono dovuti ad una situazione di anovulazione cronica, cioè un'assenza
costante dell'ovulazione, associata ad un aumento della produzione e della secrezione degli ormoni
androgeni (iperandrogenismo) in quantità variabile.
- La PCO può, occasionalmente, associarsi ad una serie di altre alterazioni ormonali che provocano
iperandrogenismo: sindrome di Cushing, iperplasia congenita del surrene, tumori dell'ovaio e del
surrene.
La più importante causa dell'ovaio policistico è l'iperandrogenismo, che è responsabile dell'irsutismo e,
indirettamente, dell'anovulazione e dei disturbi del ciclo.
L'eccesso di androgeni è dovuto ad una serie di alterazioni ormonali che caratterizzano la PCO e che
sono un aumento dei livelli di LH - che mostrano ampie oscillazioni in rapporto ad una esagerata ed
irregolare secrezione da parte dell'ipofisi (che produce LH) - e l'esaltata produzione di ormoni estrogeni
ed androgeni da parte dell'ovaio. In particolare, è proprio l'irregolare - e spesso esagerata - secrezione
di LH ad "iperstimolare" l'ovaio a produrre in abbondanza tali ormoni.
Nella sindrome dell'ovaio policistico la concentrazione di FSH, sempre prodotto dall'ipofisi, è invece
ridotta. Sono inoltre abolite le variazioni secretorie di LH ed FSH legate ad un ciclo mestruale
ovulatorio. In circa il 30% delle pazienti affette si rileva inoltre un modico aumento della prolattina, con
valori circa doppi rispetto a quelli osservati in soggetti normali.
Le elevate quantità di androgeni presenti in circolo vengono convertite in estrogeni a livello dei tessuti
periferici, in particolare a livello del tessuto adiposo, ricco di enzimi il cui compito è proprio questa
conversione. L'LH liberato in eccesso provoca aumento del volume dell'ovaio con iperproduzione di
androgeni, che incrementano i processi di conversione periferica degli androgeni in estrogeni,
perpetuando il circolo vizioso responsabile della sindrome dell'ovaio policistico.
-
Quadro endocrino:
- Aumento di LH
- FSH normale o basso
- Basso SHBG (globulina trasportante gli ormoni sessuali)
- Aumento androgeni plasmatici ovarici e surrenalici: testosterone, androstenedione e DHEA
- Aumento estrone E1 per conversione periferica a partire dagli androgeni con inversione
rapporto E1/E2 a favore del primo. E2 non risulta aumentato, tuttavia aumenta la sua quota
attiva che stimola la produzione di LH
- Resistenza all’insulina e eventualmente iperinsulinemia compensatoria
Criteri di rotterdam:
Presenza di almeno due dei seguenti criteri
- Anovularietà cronica
- Iperandrogenismo biochimico e/o clinico
- Diagnosi ecografia di ovaie policistiche : Ovaie aumentate di volume con un numero aumentato
di follicoli (>10) disposti principalmente sotto la corticale ovarica a formare una corona di rosario
e di conseguenza uno stroma ovarico maggiormente iperecogeno
DD: ovaio multifollicolare non si tratta di una condizione patologica e si incontra normalmente
durante la pubertà, minor numero di cisti 6-10 per ovaia, che tendono ad essere più grandi fino a
10mm di diametro, distribuite in tutto l’ovaio in modo sparso e non corticale e senza ipertrofia dello
stroma.
Terapia:
I mezzi impiegati nel trattamento dell’ovaio Policistico tendono a colpire i vari meccanismi che si
instaurano l’uno come conseguenza dell’altro.
Si può:
- Modifiche dello stile di vita: diete dimagranti, perdita di peso, attività fisica. Una perdita di peso
anche minima (5%) riduce il grasso viscerale e totale, ripristina l’ovulazione, ristabilisce la
normale ciclicità mestruale, migliora il tasso di fertilità, riduce le concentrazioni di androgeni e
insulina.
- Estroprogestinici orali: trattamento d’elezione in pazienti non desiderose di prole con irregolarità
mestruali e segni di iperandrogenismo. Regolarizzazione del ciclo, riduzione di acne e irsutismo.
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- Antiandrogeni
- Insulino-sensibilizzanti : la metformina migliora il quadro metabolico, favorisce il calo ponderale
e stimola l’ ovulazione.
- Integratori a base di inositolo: risultano utili nel controllo dell’insulino resistenza e nel
miglioramento della qualità oocitaria indicati nelle donne con PCOS che ricercano una
gravidanza.
La scelta della terapia più idonea si basa sulla sintomatologia prevalente e sul fatto che la paziente
sia o meno desiderosa di prole.
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CGH ARRAY:
Il cariotipo molecolare, noto anche come analisi array-CGH, è una metodica d’indagine basata
sull’ibridazione comparativa del genoma basata su array (array-based Comparative Genomic
Hybridization). Tale indagine ha il fine di identificare alterazioni del DNA note come variazioni del
numero di copie, che non sono rilevabili con altre tecniche di citogenetica convenzionale.
Le variazioni del numero di copie possono essere delezioni, cioè perdite di porzioni di genoma, o
duplicazioni/amplificazioni che consistono nella presenza di copie in eccesso di segmenti di DNA.
Queste anomalie del DNA possono essere la causa di diverse patologie costituzionali, come le
sindromi associate a ritardo mentale, le sindromi malformative, i disturbi neurologici (es. autismo
ed epilessia) e di diverse patologie tumorali.
Il cariotipo molecolare ha una risoluzione molto elevata (100-1000 volte) rispetto al cariotipo
convenzionale, consentendo quindi l’identificazione di variazioni del numero di copie di piccole
dimensioni, anche di poche centinaia di paia di basi, e la conseguente scoperta di nuove sindromi
da microdelezione e microduplicazione.
Inoltre l’array-CGH permette di definire esattamente
la regione genomica alterata e quindi anche i geni in essa contenuti, migliorando la comprensione
delle relazioni esistenti tra le anomalie del DNA e la patologia del paziente esaminato.
Procedimento: Il principio della tecnica array-CGH si basa sulla comparazione quantitativa del
DNA dell’individuo da testare (“DNA test”) con un DNA di controllo (“DNA reference”), solitamente
ottenuto da un soggetto sano.
Durante il processo analitico entrambi i DNA vengono “marcati” con due sostanze fluorescenti di
colore diverso (generalmente si utilizza un fluorocromo rosso il DNA da testare ed un fluorocromo
verde per il DNA di controllo). I due DNA marcati vengono mescolati in parti uguali e, dopo una
opportuna purificazione, ibridati sulla piattaforma array (supporto di vetro o plastica la cui superficie
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è coperta da frammenti di DNA comunemente chiamati “sonde”). Dopo opportuni lavaggi post-
ibridazione, la piattaforma viene sottoposta a cattura digitale delle immagini tramite uno scanner in
grado di misurare l’intensità dei segnali fluorescenti emessi dalle sonde.
PROM:
PROM indica la rottura intempestiva delle membrane uterine (al di fuori della massima dilatazione
cervicale) coinvolge circa il 3% delle gravidanze e si divide in:
PRECOCE: quando avviene prima della dilatazione completa della cervice uterina ma durante il
travaglio di parto.
PREMATURA (PROM) quando avviene prima dell’inizio delle contrazioni uterine ma a partire dalla
37^ settimana di epoca gestazionale.
FATTORI MATERNI
- Età materna (<18 o> 40)
- Basso indice di massa corporeo BMI <29
- Anemia (emoglobina <10 g / dL) I
- Inadeguata igiene prenatale
- Storia di parti pretermine in famiglia
- Nascita pretermine della stessa partoriente
- Assenza di partner
- Basso Status socio-economico e scolastico
- Ansia Depressione Eventi avversi (divorzio, separazione, morte)
- Sostanze d’abuso Fumo Chirurgia addominale durante la gravidanza
- Condizioni ambientali legati al posto o alle condizioni di lavoro.
- Infezioni sistemiche (pielonefrite, appendicite, polmonite ecc)
La diagnosi è generalmente clinica, con la presenza di improvvisa perdita di liquido dai genitali
esterni. Tuttavia alcune donne possono riportare perdite intermittenti di liquido o solo la sensazione
di sentirsi bagnate.
PROGNOSI:
La maggior parte delle PPROM (23 – 37 settimane) partorisce entro una settimana. Precisamente,
le donne negative allo streptococco di gruppo B, hanno una probabilità di partorire dalla diagnosi:
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Entro 14 giorni nel 76 % dei casi.
Presentazione fetale
Benessere fetale
TUMORI UTERINI:
FATTORI DI RISCHIO
•Obesità: conversione a livello tessuto adiposo di
androstenedione in estrone
•Menopausa tardiva, menarca precoce
•PCOS, iperestrogenismo con cicli anovulatori, non
controbilanciati dalla produzione di progesterone per
mancanza di formazione del corpo luteo
•Tamoxifene per K mammario: monitoraggio per patologie
uterine anche in pz asintomatiche
•Terapia estrogenica
•Diabete, ipt, epatopt, colecistopt
•Nulliparità
Gli ESTROGENI ,sia la produzione endogena non controbilanciata dalla ciclica produzione di
progesterone,sia la somministrazione esogena per lungo termine,possono favorire in un soggetto
geneticamente predisposto, la formazione di un adenocarcinoma dell’endometrio attraverso lo
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stimolo proliferativo che in queste condizioni si determina sulla mucosa uterina.
stimolo proliferativo esagerato→ ↑spessore endometrio
→iperplasia adenomatosa o complessa→iperplasia
atipica→ca in situ
STADIAZIONE E TERAPIA
Stadiazione FIGO e TNM in base al reperto macroscopico intraoperatorio e istopatologico
- Stadio Ia: K limitato all’endometrio
•Isterectomia con annessiectomia bilataterale e asportazione colletto vaginale di 1-2 cm; preceduta
dal lavaggio peritoneale
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