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INTRODUZIONE

1. Introduzione
Sono 4 le ragioni che dovrebbero suggerire ad una storia del pensiero sociologico di tenere i n
considerazione il lavoro di Ogburn. La prima, riguarda l’introduzione nel lessico sociologico del
concetto di “Mutamento sociale”. La seconda, ha a che fare con l’inizio di una riflessione sulla
tecnologia come prodotto culturale e fattore di mutamento sociale. La terza, riguarda l’avvio negli
Stati Uniti della stagione (1930-50) di empirismo astratto, cioè un periodo nel quale è la
metodologia quantitativa a imporre i temi alla ricerca sociale. Infine, Ogburn va considerato come
colui che ha portato a compimento l’accreditamento della sociologia nell’establishment
presidenziale statunitense. È con il sociologo che tramonta l’epoca della “Scuola di Chicago” e la
sociologia viene riconosciuta come scienza utile al governo del paese.
2. Vita, formazione e lavoro
La carriera di sociologo di William Fielding Ogburn finì con la sua scomparsa il 27 Aprile del 1959.
Il “New York Times” lo descrisse come un importante filosofo sociale, statistico e sociologo. Alla
sua tesi di dottorato del 1912 ha fatto seguire una ventina di volumi e circa duecento articoli.
Numerosi gli incarichi ricoperti per il Governo Federale. La sua ricerca più importante rimane il
progetto nazionale dei Social Trends, che tra il 1929 e il 1933, impiegò economisti, sociologi,
psicologi e scienziati per realizzare una inchiesta sui bisogni sociali. Originario di Butler, piccola
città della Georgia dove nacque il 29 giugno del 1886, si laureò nel 1905 alla Merce University e
conseguì prima il Master e poi il dottorato alla Colombia University. I suoi interessi di studio per la
tecnologia quale fattore di mutamento sociale, lo portarono a fondare la Society for the History of
Technology e ad essere il primo presidente. Il professor Ogburn è stato tra i più influenti accademici
dell’epoca, capace di combinare la dimensione della studioso con l’esercizio del potere. Ha
ricoperto numerose cariche di prestigio scientifico, essendo stato presidente dell’American
Sociological Society e dell’American Statistical Association. Dal 37 al 39 ha diretto il Social
Science Research Council, organismo fondato nel 1923 con il compito di coordinare l’attività di
antropologi, economisti, storici, sociologi ed esperti di statistica, allo scopo di progettare, sostenere
e sviluppare le ricerche sul campo. Ma è come docente universitario che Ogburn si è guadagnato la
fama e il prestigio necessari ad accreditarsi nel panorama intellettuale americano.
3. La parabola di Chicago nella sociologia statunitense
Una traduzione culturale rintracciabile nell’impostazione scientifica di Ogburn è quella chiamata
da Therborn “sociologia amministrativa”, con riferimento all’attività di ricerca che caratterizzava
Chicago. Therborn evidenzia una trasformazione dell’oggetto della sociologia dalle grandi questioni
dell’ordine e del mutamento sociale. Un secondo elemento che accomuna Ogburn allo spirito di
Chicago riguarda la provenienza sociale di questi sociologi, tutti appartenenti alla classe media di
origine anglosassone. L’arrivo nel 1926 a Chicago di Ogburn è stato definito come un “Trapasso di
poteri all’interno del Dipartimento” caratterizzato da una scelta che privilegiava l’uso dei metodi
quantitativi rispetto alle tecniche qualitative che avevano reso celebre l’attività di ricerca della
prima generazione di sociologi a Chicago. Ogburn condivideva con la generazione precedente i
presupposti epistemologici positivisti, caratterizzati da un naturalismo legato all’unità di metodo tra
le scienze sociali e quelle naturali. Con la sua scelta di impiegare tecniche di analisi quantitativa,
Ogburn contribuisce in modo sostanziale a integrare la sociologia americana nella classe dirigente
statunitense. All’inizio degli anni Trenta la sociologia acquisisce legittimità negli ambienti
presidenziali accedendo così alle risorse governative, offrendo in cambio le sue pratiche di
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conoscenza per risolvere i nuovi problemi sociali sopraggiunti con la crisi del 29. Ogburn sncisce la
definitiva conclusione del processo di secolarizzazione della sociologia statunitense e il pieno
compimento della trasformazione del sociologo, da intellettuale critico dell’esistente a tecnologo al
servizio dell’ideologia al potere.
4. Tecnologia e mutamento sociale
Il pensiero di Ogburn e il suo tema scientifico più rilevante riguarda il rapporto tra tecnologia e
mutamento sociale. All’interno di questo tema possiamo individuare 5 grandi aree nelle quali si
articola la sua riflessione: la misurazione dei Social Trends, la teoria evolutiva del mutamento
sociale, il “Ritardo culturale” e i social problem, gli effetti sociali delle invenzioni. Recent Social
Trends in the United States (1933) è da considerarsi la principale fonte per tracciare la visione del
mutamento sociale di Ogburn. Egli si occupò in primo luogo di mutamento sociale, in particolare
delle invenzioni tecnologiche e delle loro conseguenze sulla vita delle persone; in secondo luogo
degli effetti sul rapporto dell’intervento pubblico tra mercato e istituzioni politiche. La ricerca aveva
lacune. La più evidente riguardava il silenzio e la “Disattenzione” verso la Grande Depressione.
Pare che fu proprio questa “Sensibilità” politica di Ogburn ad evitare che la Crisi del 29 entrasse
nell’ agenda dei fatti da studiare pur essendone il presupposto non esplicitato. Ogburn insisteva
ideologicamente sulla necessità di presentare gli eventi “Oggettivamente”, scevri dal pericolo di
inquinamenti derivanti dalla polemica politica quotidiana. La sua visione può essere schematizzata
come segue: mutamento sociale, ritardo culturale, documentazione oggettiva dei fatti, invenzione
sociale, politiche per il miglioramento delle condizioni di vita.
4.1 Mutamento sociale come evoluzione culturale
La teoria del mutamento sociale di Ogburn è intrisa di evoluzionismo, anzi possiamo dire che è
proprio una teoria dell’evoluzione culturale. Fino alla prima metà del Diciannovesimo secolo gli
studiosi di questo tema avevano ipotizzato che la società umana si sviluppasse e crescesse secondo
un ritmo biologicamente determinato. Inoltre, le differenze culturali e sociali erano la prova
dell’inferiorità complessiva delle altre società o gruppi umani. Boas, poi, dimostrò che il mutamento
culturale, e non quello biologico, spiegava le differenze di civiltà tra i popoli: esso era il primo
fattore che muoveva il cambiamento sociale e rendeva l’organizzazione sociale indipendente dalla
costituzione biologica dell’uomo. Ogburn fece un elenco di 4 fattori che spiegano l’evoluzione
culturale: l’invenzione, l’accumulazione, la diffusione e l’adattamento, teoria riveduta e corretta nel
1950. Tra i fattori elencati l’invenzione è quello fondamentale. Le invenzioni sono il prodotto di 3
dimensioni: le abilità mentali, la domanda e l’esistenza di elementi culturali che possono essere
ricombinati in una nuova invenzione. Gli inventori sono uomini dotati di straordinarie capacità
cognitive, presenti in ogni società. La domanda è il fattore che non solo contribuisce a produrre
invenzioni, ma anche a determinare se una invenzione sarà adottata e utilizzata in seguito dagli
individui. Una invenzione non usata è un prodotto che non esiste e che non è utile come base per
una futura invenzione. Ogburn evidenzia come la maggior parte degli elementi di una cultura
servono a produrre nuove tecnologie. L’accumulazione si riferisce, invece, al processo che
sopravviene quando nuovi elementi culturali si aggiungono al patrimonio culturale di base di una
società. Per Ogburn una società o una cultura possono essere considerate come il prodotto di un
grande processo di accumulazione di invenzioni. La diffusione, invece, riguarda la propagazione di
una invenzione da un’area all’altra. La diffusione è un processo legato non solo alla comunicazione,
ma anche all’osservazione degli uni verso gli altri. L’adattamento è passaggio finale del processo di
evoluzione culturale. Siccome un sistema culturale è formato da parti interrelate, ogni accenno di
mutamento in un elemento che lo compone produrrà un cambiamento in un’altra parte del sistema.
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Questi adattamenti non avvengono istantaneamente, ma si verificano con un certo ritardo che
chiamiamo “Ritardo culturale”. In una prospettiva di lungo periodo dell’evoluzione sociale i
“Ritardi culturali” sono invisibili. Ma in ogni particolare momento essi possono essere numerosi ed
acuti.
4.2 Social problem come ritardo culturale
Uno dei più importanti contributi di Ogburn come scienziato sociale è stato il concetto di “Cultural
lag”, ovvero Ritardo culturale, che è ancora importante nella letteratura sul mutamento sociale. Il
nocciolo della teoria può essere individuato in questa definizione. Si ha ritardo culturale quando una
delle due parti di una cultura, tra loro correlate, cambia prima rispetto all’altra, causando così un
disadattamento reciproco rispetto all’equilibrio precedente. Quello che nella sociologia americana
viene chiamato “Social problem” sono manifestazioni di un disequilibrio derivanti da un ritardo
culturale. Tuttavia tale “ritardo attiva nuove forze, che ricreano un nuovo assetto sociale. In questo
approccio circolare, traspare una visione meccanicistica e ingegneristica del mondo, in particolare
nel rapporto tra invenzione, equilibro e sistema culturale. Il ritardo è stato spesso inteso come quella
parte della cultura “Non materiale” che non riesce a stare al passo con quella “Materiale”,
rievocando antiche questioni già evidenziate dal marxismo sul rapporto struttura-sovrastruttura.
Nell’osservazione empirica della realtà, si possono riscontrare esempi di ritardi all’interno stesso
della cultura materiale, come per il trasporto collettivo rispetto a quello privato, con conseguenze
per l’organizzazione urbana. Non tutte le resistenze opposte da una cultura all’adozione di una
tecnologia possono essere connotate come ritardo. Ogburn vede il cambiamento tecnologico come
la chiave del mutamento sociale. Le differenti parti di una organizzazione sociale sono in una
relazione di interdipendenza e in equilibrio tra loro: pertanto il mutamento di una parte produce il
cambiamento nell’altra. Ogburn vede che le situazioni di disorganizzazione sociale sorgono quando
vi sono ritardi di adeguamento di una parte del sistema sociale ai mutamenti avvenuti in un’altra
parte del medesimo. Nella visione di Ogburn il social problem veniva definito dalla presenza di
“Fatti oggettivi” Quello di Ogburn è un approccio che risente di un positivismo ingenuo, quando
non problematizza il processo di costruzione sociale del social problem, e ne dà per scontata
l’esistenza, senza porre attenzione al processo di legittimazione dei criteri di riconoscimento degli
stessi. Ogburn fu accusato di aver tratto la sua teoria dagli scritti sul ritardo culturale ora da Veblen
e ora da Marx. Veblen riteneva che una nuova tecnologia avrebbe eroso le idee radicate, vinto gli
interessi consolidati e dato una nuova forma alle istruzioni in armonia con le proprie necessità.
Veblen individua nello scontro tra la tecnologia che avanza e le istituzioni che non vi si adeguano,
la radice del conflitto sociale. Tuttavia il mutamento e l’evoluzione sociale non ha una direzione
unilaterale e concreta, infatti, la sua attenzione sui vantaggi insiti nel mutuare le tecniche anziché
svilupparle autonomamente. Per quanto riguarda Karl Marx, invece, Ogburn ha in più parte della
sua opera dichiarato di aver letto Marx assumendo le sue tesi e dandone una reinterpretazione in
termini utilitaristico-freudiani. La teoria marxiana, utilizzando il concetto di forze produttive,
concepisce la tecnologia come processo di produzione materiale che struttura la nascita di
determinate relazioni sociali. Una differenza tra teoria del ritardo culturale e il materialismo storico
riguarda il modello di causalità dei fattori considerati che per Ogborn è di tipo “Lineare”, mentre in
Marx è di tipo “Dialettico”, ovvero evidenzia il carattere determinante delle strutture economiche e
tecnologiche. Mentre Ogburn spiega il mutamento culturale come il susseguirsi delle 4 fasi di
invenzione, accumulazione, diffusione e adeguamento, Marx evidenzia che il conflitto di classe è il
motore della storia e la distinzione tra “Struttura” e “Sovrastruttura” non implica una base che
avanza e una sovrastruttura che si adegua in un secondo momento. Esiste, dunque, uno iato evidente
tra la teoria del “Ritardo culturale” di Ogburn e il materialismo storico.
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4.3 Documentazione oggettiva dei fatti; le tecniche quantitative e il tempo della loro
affermazione
Ogburn aderisce al clima positivistico caratterizzante il tempo della sua formazione, esaltando l’uso
della ricerca quantitativa mediante l’elaborazione di tecniche di analisi multivariata: “Non si ha
scienza senza misurazione”. Ogburn avviò ricerche empiriche con l’obiettivo di risolvere problemi
sociali urgenti e concreti. Il loro scopo era la comprensione del modo di reagire delle istituzioni di
una comunità locale alle situazioni di crisi; come gestire le ansie dei soldati americani in
combattimento; ecc. Il positivismo non è una dottrina unificata e la sua applicazione al campo
sociologico è mutata nel corso della storia. Ogburn aderisce al positivismo ottocentesco, fondato
sull’accettazione acritica dei principi dell’evoluzionismo darwiniano e delle leggi newtoniane in
campo fisico, favorendo in tal modo l’adozione dei metodi delle scienze naturali nelle scienze
sociali. L’ormai famoso motto comtiano del “Conoscere per prevedere e prevedere per controllare”
manifestava un intento manipolatori della conoscenza scientifica e prefigurava per la scienza un
ruolo di guida e custode dell’ordine sociale. Ogburn presentò lo statuto scientifico che avrebbe
dovuto caratterizzare la sociologia nell’American Sociological Society nel 1929, nel quale poneva
particolare enfasi sulla misurazione oggettiva dei fenomeni sociali, sulla verifica delle teorie sulla
realtà e sulla separazione tra il metodo della ricerca e altri generi di discorsi come la religione,
l’etica o la propaganda ideologica. Egli mostrava un’idea di scienza come mero accumulo di
conoscenze prodotte dalla ricerca sul campo. Al tempo di Ogburn, il dissenso verso il positivismo
ne annunciava l’imminente crisi dei metodi empirici quantitativi. Da più parti si levavano critiche a
quell’approccio epistemologico. Anche un antropologo come Boas si batteva contro la teoria
dell’evoluzione delle specie di Darwin. Il mondo ogburniano costituito da fatti osservabili e
misurabili viene sostituito da una prospettiva che vede nella creazione e nelle scelte operate dai
ricercatori la costruzione delle immagini del mondo. Ma la preoccupazione di Ogburn riguardava il
come affrancare la sociologia e le scienze sociali dalla filosofia e dal riformismo sociale, i quali
fondavano le loro osservazioni su procedure non sottoposte a prova scientifica o su un approccio
speculativo. Per questo enfatizzava l’uso dei metodi quantitativi che divennero la tecnica più usata
in sociologia. Ogburn affermava che nelle scienze sociali la teoria allontana dai dati empirici e
sfocia nel campo della filosofia, evidenziando non solo una separazione tra teoria ed empiria, ma
considerando la prima come un elemento di disturbo ai fini della produzione della conoscenza della
realtà. Ad Ogburn va riconosciuto il merito di aver richiamato la necessità di rilevare dati
quantitativi in maniera sistematica e corretta.
4.4 Le invenzioni sociali: la tecnologia come cultura materiale
La visione epistemologica positiva di Ogburn influenza tutto il suo pensiero. La fiducia nella
capacità della scienza e della tecnica di migliorare le condizioni di vita caratterizzano la sua
riflessione sulle invenzioni sociali. Riteneva che i problemi sociali potevano essere risolti solo con
le scoperte e le invenzioni scientifiche. Sosteneva che per scienza si può intendere l’accumulazione
di dati che producono nuovo sapere empirico e quando uno di questi piccoli pezzi di conoscenza
assume un significato importante allora possiamo avere una invenzione. La tecnologia è per Ogburn
cultura materiale. Ogburn evidenzia che possono essere intrecciate 4 grandi influenze che hanno
determinato il significato sociologico della tecnologia: la biologia, l’antropologia, la psicologia
sociale e la teoria dell’evoluzione. Gran parte del suo lavoro scientifico lo dedicò agli effetti sociali
delle invenzioni. Postulava che gli effetti sociali delle invenzioni sono evidenti nelle abitudini e
nell’uso che se ne fa delle medesime. Dalle nuove abitudini discendono nuovi effetti, ovvero altri
cambiamenti sono prodotti a catena dall’uso delle invenzioni. Se Ogburn cominciò la sua analisi del
mutamento a partire dalle invenzioni tecnologiche, tuttavia non le considerava come unica causa di
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tutto il cambiamento sociale. Egli non si sofferma mai sul tema dei prerequisiti sociali per
l’adozione di un’invenzione. Scriveva che la resistenza all’adozione di una invenzione può venire
da più elementi: dalla difficoltà d’uso, dal costo elevato o dalla contrarietà dell’opinione pubblica.
In Ogburn c’è una visione di tipo lineare del processo di adozione di una innovazione. L’approccio
lineare individua una sequenza di stadi che comincia con il cambiamento tecnologico, il quale
produce effetti sull’organizzazione economica prima e sulle istituzioni sociali dopo. Usando la
tecnica della correlazione statistica Ogburn potò dimostrare che le variazioni di reddito pro capite
erano spiegate dalle differenze di disponibilità e dotazione tecnologica piuttosto che dalla ricchezza
di risorse naturali presenti sul territorio. Sostenne la tesi che la componente più importante per
spiegare l’aumento di reddito era lo sviluppo tecnologico.
4.5 Le politiche pubbliche come sociologia amministrativa
Il committe presieduto da Ogburn registrò la diffusione della tecnologia in ogni ambito sociale:
nelle strutture di welfare, nel lavoro, ecc. Possiamo definire Ogburn, un politico prestato all’impresa
intellettuale? Fin dall’inizio della sua carriera come scienziato sociale il suo principale interesse di
ricerca si concentrò sull’azione riformatrice per la costruzione di una democrazia più matura. La
deriva tecnologica è il terreno su cui Ogburn ha condotto la sua attività sociologica e cioè la
trasformazione di un corpo di conoscenze al servizio dell’ingegneria sociale. Quando la sociologia
si mette al servizio della tecnocrazia, diventa cioè sociologia amministrativa, trasforma e adatta
alcune categorie per rispondere alle aspettative di ruolo che gli altri nutrono verso lei stessa.
Pertanto una misura del successo di una ricerca sociologica è legata alle scoperte ritenute applicabili
dalla fonte dei finanziamenti. Il finanziamento della ricerca apre la questione della deformazione
che opera il sociologo per adattare le sue scoperte alle aspettative dell’organizzazione tecnocratica.
Lo scopo della sociologia riguardava il tema dell’integrazione sociale come problema di norme
legislative e di pratica amministrativa, basate su razionale calcolo utilitaristico al fine di migliorare
le condizioni della società attraverso il freddo calcolo della ragione.
4.6 Il miglioramento sociale come equilibrio del sistema
L’ultimo elemento della sequenza interpretativa di Ogburn del processo sociale riguarda l’impatto
della conoscenza per la costruzione della società del benessere nella quale le parti siano in
equilibrio. Il miglioramento sociale rimane un concetto non esplicato in cui si dà per scontato il
consenso sul valore di ciò che è da ritenersi migliore e desiderabile. Negli scritti di Ogburn emerge
un’immagine della società considerata sempre positiva quando le parti sono tra loro in equilibrio.
Ogburn non prende mai in considerazione che il conflitto o il mutamento siano modalità differenti,
ma li interpreta come “Ritardi” da colmare per raggiungere un equilibrio nel quale ciascuna parte
sia funzionale all’altra. Egli opta per un’idea di equilibrio come prodotto dell’intervento umano
dopo aver conosciuto le leggi di funzionamento del sistema medesimo. L’equilibrio è uno stato
perseguito dall’azione umana, soprattutto dall’azione politica scientificamente orientata.
TECNOLOGIA E MUTAMENTO SOCIALE
Il ritardo culturale come teoria
Si ha ritardo culturale quando una di due ipotetiche parti di una cultura, tra loro correlate, cambia
prima, o in misura maggiore, rispetto all’altra, determinando così un disadattamento reciproco
rispetto all’equilibrio precedente. Un esempio di questo può essere considerato un ritardo che si
crea nella costruzione di autostrade per il trasporto automobilistico. Non tutti i ritardi sono da
ricomprendere nel concetto di “Ritardo culturale”. Per esempio la regina Maria d’Inghilterra non ha

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mai usato un telefono. Allora rifiutava di adottare una nuova invenzione, ma questa è
un’attrezzatura, non un “Ritardo culturale”. La teoria del ritardo culturale è qualcosa di molto più
complesso. Richiama i seguenti punti: 1) L’identificazione di almeno 2 variabili; 2) la
dimostrazione che queste due variabili erano in equilibrio; 3) la determinazione, mediante dati
empirici, che una variabile è cambiata mediante l’altra no, oppure che è cambiata molto più
dell’altra; 4) che quando una variabile è cambiata molto prima, o in maniera più intensa rispetto
all’altra, si determina un equilibrio meno soddisfacente rispetto a quello precedente. Questa teoria
l’ha sviluppata nel 1915, ma ha esitato a pubblicarla perché ha ritenuto che le teorie avrebbero
dovuto essere convalidate da qualche prova empirica prima di essere divulgate. Cominciò
considerando l’equilibrio della legge in incidenti industriali, che crescevano a causa
dell’introduzione della macchina rotante. In questo caso, la variabile indipendente era la tecnologia;
la macchina è stato un semplice strumento di lavoro, teneva sotto una soglia accettabile il numero di
incidenti sul lavoro, vi era dunque equilibrio. Dopo l’avvento dell’industria negli Stati Uniti (1870),
gli incidenti continuarono ad essere tutelati secondo la vecchia legislazione, ormai non più adatta.
La situazione durò fino al 1910 circa, quando fu adottato un sistema assicurativo contro gli infortuni
sul lavoro. Perciò c’è stato un “Ritardo culturale” di circa tranta o 40 anni in cui il disequilibrio
poteva essere misurato, con una previsione di molte centinaia di migliaia di feriti e morti, per i quali
avrebbe potuto esserci un migliore adattamento se ci fosse stato un sistema assicurativo sulla
responsabilità dei datori di lavoro che risarcisse i dipendenti infortunati. Il ritardo culturale era
generalmente da attribuire ad un’organizzazione o ad un’ideologia sociale. Prese in esame l’ipotesi
di un ritardo culturale nella quale veniva considerata come variabile indipendente un’ideologia. Per
esempio, i cambiamenti della legge di primogenitura, la variabile indipendente, costituivano una
trasformazione nel sistema legale e non nella tecnologia. Il fatto che il cambiamento tecnologico
subentrasse prima è stata la semplice osservazione di natura temporale che non ha riguardato
l’ambito teorico. Provo a generalizzare la teoria: un “ritardo culturale” è indipendente dalla natura
della parte iniziale o terminale del processo, premesso che esse sono interconnesse. La variabile
indipendente può essere tecnologica, economica, politica, ideologica. Possiamo definire “Ritardo
culturale” quando il diverso grado di cambiamento produce una frattura tra parti interconnesse o si
esprime in maniera diversa quando la correlazione tra le parti diviene più debole. Il limite della
generalizzazione della teoria riguarda l’intensità della interconnessione tra le parti di un sistema
culturale. La religione è correlata con la scienza, la famiglia con l’istruzione. Alcune interrelazioni
sono minime o non esistono affatto tra le altre parti. La pittura non è correlata alla produzione di
benzina. Se consideriamo la cultura come una macchina con pezzi interrelati, il “Ritardo culturale”
risulta ampio. Se invece le parti di un sistema culturale non le consideriamo come correlate bensì
come ciottoli sparsi su una spiaggia, il ritardo culturale è da considerarsi un evento raro. È stato
detto che l’ipotesi del “Ritardo culturale” non è uno strumento scientifico essendo scientificamente
indimostrabile. I valori sono difficili da misurare. Possiamo misurare la temperatura con un
termometro ma non possiamo misurare la bontà dei valori morali. Questa osservazione non invalida
l’ipotesi di un ritardo culturale, il quale riguarda la difficoltà nel determinare i gradi di disequilibrio.
Lo squilibrio è difficile da dimostrare e comunque spesso commettiamo degli errori per dimostrarlo.
Esso può essere provato in molti casi, e l’ipotesi del ritardo culturale non è invalidata. Le scoperte e
invenzioni vengono adottate dai più, a noi non resta che adeguarci ad esse; dobbiamo adattarci
all’ambiente che cambia, ma lo dobbiamo fare con un certo ritardo. In aggiunta alla teoria del
ritardo culturale bisogna considerare che le distanze si accumulano a causa dell’enorme rapidità e
intensità del cambiamento tecnologico. Vi sono alcuni eventi che causano l’accavallarsi di “Riardi
culturali”. Uno di questi è la rivoluzione in Cina del 1950 e i resoconti che la riguardano. Questi
indicano che ci sono molte differenze culturali inerenti alla famiglia, alla vita rurale. Per esempio, la
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condizione delle donne è diventata più libera in seguito ai rivolgimenti politici. Un’osservazione più
immediata è che la guerra causa un declino nella somma dei ritardi culturali accumulati. Per
esempio, la guerra ha condotto molte donne fuori casa e le ha fatte inserire nel lavoro industriale,
negli uffici e nei negozi, nei quali tendono a rimanere anche dopo la sua fine. Anche se la guerra e
la rivoluzione abbattono i ritardi culturali, ce ne sono molti altri che persistono. Per esempio, il taso
di mortalità e natalità in rapporto alla crescita della popolazione. Attraverso fonti storiche siamo in
grado di documentare una stabilità della popolazione se i tassi di natalità e di mortalità sono
costanti, eccetto in periodi intermittenti di incremento demografico, quando il tasso di mortalità
scende e quello di natalità aumenta. Questa pressione demografica sul fabbisogno di cibo porterà
avversità e può causare grandi tragedie umane. Questo sfasamento tra tassi produce uno squilibrio.
Lo squilibrio nei tassi di natalità e mortalità rappresenta il ritardo culturale in alcuni paesi molto
popolati. Un ritardo culturale che si prolunga nel tempo riguarda il contesto urbano. Per diversi
aspetti eravamo più disposti alla vita rurale. Un altro ritardo culturale: adattarci alla bomba atomica.
La bomba atomica ha reso possibile una distribuzione totale delle città durante una guerra. Essa è
stata prodotta in due anni e mezzo, ma ad un decennio di distanza non abbiamo sviluppato alcuna
difesa nei suoi confronti. Potrebbero essere elencate dozzine di ritardi culturali che causano
problemi seri. I ritardi culturali sono una caratteristica del processo di evoluzione sociale e si
determinano in periodi di rapido cambiamento in una società ben integrata. I ritardi sono invisibili
perché già assorbiti, ma sono ampiamente visibili nel nostro tempo.
Tecnologia come ambiente
Un ambiente può essere definito come qualcosa cui si adattano gli animali e le piante. Chiamiamo
ambiente naturale quello cui si adeguano le piante e gli animali e possiamo pensarlo in termini di
temperatura, altitudine, precipitazione, atmosfera, suolo, ecc. Ma ci sono altri ambienti, come
l’ambiente sociale. Così gli uomini devono adattarsi alla loro comunità come alla natura. C’è poi
ancora un altro ambiente, quello tecnologico, nel quale è inserito l’uomo, ovvero l’insieme dei suoi
prodotti materiali, che costituisce l’implicazione della parola “Tecnologia” del titolo. In breve
include gli oggetti della cultura materiale, così un ambiente tecnologico consiste di elementi
fabbricati come edifici, veicoli, prodotti alimentari, ecc. L’ambiente è qualcosa in continuo
mutamento, una totalità nella quale l’uomo è immerso. L’adattamento dell’uomo all’ambiente è
visto come un adeguamento ai diversi elementi che lo compongono. Nel concettualizzare il nostro
ambiente tecnologico, è bene pensarlo in termini di elementi individuali cui ci adattiamo. Gli
elementi tecnologici presentano una grande varietà di dimensioni. Noi abbiamo un’idea di
adattamento di un elemento tecnologico non correlata alla sua misura fisica, né la complessità
tecnologica è indicatore del potenziale adattamento complessivo. Ma il grado di adattamento varia
specie per l’essere umano. Avere una malattia non è un buon adattamento come lo stare bene. La
parola “Adattamento” implica una variazione superiore al concetto di “Aggiustamento”. Perciò
gradi diversi di adattamento vengono definiti da termini come “Fatica”, “Tensione”, ecc. Le
aggregazioni sono società e la loro vita di gruppo viene caratterizzata da diverse istituzioni, quali le
scuole, le famiglie, le chiese. L’adattamento all’ambiente da parte degli uomini implica
cambiamenti nelle attività sociali. L’adattamento di un insieme di individui è adattamento della loro
vita di gruppo e quindi significa un adeguamento delle loro scuole, industrie, parlamenti e chiese.
Per il genere umano, l’adattamento all’ambiente significa più che la vita e la morte di una
aggregazione di individui; significa gradi di adattamento di istituzioni sociali e di costumi.
L’adattamento all’uso della zappa ha trasformato le tribù da una dozzina o più di individui in una
comunità stabile composta da un numero di abitanti numeroso. Ma l’adattamento di gruppo
all’ambiente tecnologico è molto più complesso di quello degli animali. I primi adattamenti sono
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quelli che vengono dagli usi diretti, ma a questi, subentrano poi adattamenti secondari. Perciò il
primo adattamento diretto alla tecnologia supera la dimensione della popolazione. Ma l’adattamento
in rapporto all’aumento della popolazione può corrispondere a maggiore divisione di lavoro,
specializzazione delle occupazioni, riti religiosi diversi, ecc. L’adattamento originale o diretto è un
cambiamento in qualche elemento o parte della società che possiamo chiamare A. Possiamo dire
che A. si è adattato a T., l’innovazione tecnologica. I più numerosi adattamenti a un ambiente
tecnologico sono quelli derivati; perché qualsiasi adattamento diretto a un elemento tecnologico
crea un cambiamento in un costume o in una istituzione ai quali molti altri consumi o istituzioni si
adatteranno. Gli adattamenti più diffusi ad un ambiente tecnologico non sono ad un singolo
elemento ma ad una loro pluralità. Le città hanno costituito un adattamento drammatico della
comunità a 3 elementi tecnologici di base: 1) tecnologia agricola; 2) tecnologia di trasporto; 3)
arnesi di manifattura. L’ambiente tecnologico rappresenta una enorme massa in rapido movimento.
Le diverse figure assunte dalle nostre istituzioni sociali e le rappresentazioni della loro funzione
sono il risultato degli adattamenti a una tecnologia in sviluppo.
Tecnologia e cambiamento istituzionale
Fatto basilare dei tempi dei tempi moderni è un aumento del volume complessivo del cambiamento
sociale. Nessun settori della vita sociale si sottrae alla sua influenza. Non c’è dubbio che invenzioni
utili e ricerche causano cambiamenti sociali. Il vapore e l’acciaio sono stati le maggiori forze nello
sviluppo della nostra vita urbana in espansione. È ovvio che i cambiamenti sociali vengono causati
da invenzioni. Alcuni cambiamenti sociali hanno origine da invenzioni sociali, le quali possono
essere seguite da invenzioni meccaniche. Si può dire che i nuovi contributi in tecnologia e in
scienza sono maggiori di quelli riferiti alle tradizioni e ai costumi sociali. Più cresce la tecnologia,
maggiori saranno le invenzioni: perciò nel corso del tempo il suo sviluppo è andato di pari passo a
un enorme numero di invenzioni, tutte all’origine della dinamica sociale. Ogni anno ci sono tante
invenzioni e cambiamenti, molti dei quali causano mutamento sociale. La tecnologia avanza e le
istituzioni sociali si presentano variamente in ritardo rispetto a quei mutamenti. Riguardo al tema
del perché passi tanto tempo tra un sviluppo tecnologico e i cambiamenti sociali derivanti, ci sono
diverse ragioni, di cui solo una verrà menzionata adesso. E cioè che il contatto dell’istituzione
sociale con la tecnologia non è diretto ma avviene attraverso un numero variabile di intermediari.
Un cambiamento A. non influenzerà direttamente un cambiamento in D., ma dovrà determinare
prima un cambiamento in B., che poi cambierà C., che a sua volta raggiungerà D. Il cambiamento
tecnologico incide su un’organizzazione economica che, in seconda istanza, causa un cambiamento
in alcune istituzioni sociali e che, alla fine, produce un ulteriore cambiamento nella filosofia sociale
di una popolazione. L’interpretazione economica della storia è in realtà un’interpretazione
tecnologica della storia. La tecnologia sta determinando cambiamenti nel governo, I cambiamenti
nel governo sopraggiungono repentini successivamente a quelli tecnologici. Maggiore sarà il
ritardo, più grande sarà il costo, e maggiore sarà l’inefficienza più disadattamento si produrrà. I
modelli di governo sono rigidi. Abbiamo, allora, una tecnologia in mutamento con conseguenti
cambiamenti nelle istituzioni economiche e in quelle ad esse collegate, ma un sistema di governo
rigido. Una struttura governativa più flessibile renderebbe possibile un adattamento più appropriato
a una tecnologia in rapido mutamento. Una delle più importanti fonti di sviluppo dell’intervento
governativo è il declino della famiglia. I maggiori cambiamenti nell’organizzazione della famiglia
sono dovuti alla tecnologia. Con la perdita delle funzioni economiche da parte della famiglia c’è
stata una perdita di altre funzioni correlate. La famiglia una volta era l’agenzia principale
regolatrice della produzione; ma quando la tecnologia esternalizzò la produzione, essa vacillò, fino
alla scoperta che lo Stato doveva controllare le condizioni di lavoro, prima attribuite alle famiglie.
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Ci deve essere stato un ritardo nel trasferimento delle funzioni della famiglia allo stato. Ma il ritardo
è stato prolungato con conseguenze nel caso degli infortuni dei lavoratori, della cura degli anziani,
ecc. C’è stata la creazione di una nuova unità di popolazione mediante la tecnologia. Ma mentre la
tecnologia ha creato questa nuova unità demografica, non è stata ancora creata una unità
governativa adeguata per essa. Un’indagine sulla relazione tra tecnologia e cambiamento
istituzionale dovrebbe prevedere l’analisi di questi ultimi, produttori di nuove tecnologie. Forse il
migliore esempio è quello delle organizzazioni istituzionali di guerra che sviluppano invenzioni
militari e macchine da guerra. Qui il cambiamento istituzionale sembrerebbe precedere
l’innovazione tecnologica. Nei casi di uso diretto di tecnologia da parte dei governi l’adattamento è
abbastanza rapido, una volta che il governo decida di adottare i nuovi strumenti. C’è un tipo di
attività istituzionale che in definitiva oppone resistenza al cambiamento. Mi riferisco ai tribunali,
nella loro tradizione di seguire la giurisprudenza. Le regole sono applicabili solo a situazioni che si
svilupperanno. Ma nella nostra società, il continuo cambiamento tecnologico fa infrangere molte
regole che la legge promuove e amministra. Niente può provocare cambiamenti se le corti fanno
riferimento alla tradizione. Le corti rappresentano un caso estremo di resistenza al cambiamento. La
tecnologia avanza mentre le istituzioni politiche si fermano all’età della pietra. Se le istituzioni
politiche non cambiano e la tecnologia non si ferma il ristagno dovrebbe essere evitato, attraverso lo
sviluppo di pratiche non riconosciute, come governative o politiche. Le basi di rappresentanza
legislativa non cambiano, l’influenza della tecnologia nella riclassificazione dei gruppi sociali non
può essere fermata, dunque si sviluppa un nuovo processo di collegamento per far adeguare il
vecchio assetto governativo alle nuove condizioni. In conclusione, la tecnologia “Schiocca la
frusta”, ma siccome questi corpi di collegamento non si sviluppano nel tempo necessario, le
istituzioni sociali si sfaldano e l’umanità ne soffre.

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