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Mark Rothko di Andrea Morpurgo

La parabola artistica di Rothko riflette un legame assai importante nel Novecento,


quello fra l’arte astratta e la ricerca dello “spirituale nell’arte” – come avrebbe detto
Kandinskij – che si rivela in una dimensione rituale del fare pittorico, nella quale
il colore è protagonista assoluto. Nella sua biografia e nella sua opera – Rothko
nasce in Russia e si trasferisce negli Stati Uniti ancora bambino –, sensibilità
europea e americana si coniugano in un percorso molto originale.

La formazione Mark Rothko, Numero 1,


Può l’arte astratta indagare la spiritualità? Può costruire spazi e ar- Olio su tela, 1948, New York,
chitetture? Sono queste due delle ossessioni di Mark Rothko (1903- Museum of Modern Art
(MoMA)
1970), uno degli indiscussi maestri dell’arte americana.
Nel secondo dopoguerra, l’arte statunitense tentava di rispondere e
reagire all’inquietudine dell’epoca indirizzandosi verso nuovi oriz-
zonti filosofici e fonti d’ispirazione. Nasce in questo contesto l’e-
spressionismo astratto che in poco tempo diviene la corrente arti-
stica dominante degli anni Cinquanta. Gli artisti che si riconoscono
in questo movimento indagano a fondo il rapporto tra artista e ope-
ra d’arte e l’importante ruolo svolto dall’inconscio durante il pro-
cesso creativo.
All’interno di questa nuova visione dell’arte ritroviamo due diversi
approcci: da una parte la corrente segnica e gestuale di Jackson Pol-
lock e Willem de Kooning, nella quale i grandi quadri sono dipinti
con rapide e violente pennellate oppure gettando direttamente il
colore sulla tela, assegnando, in tal modo, tanta importanza alla tec-
nica espressiva quanto alla pittura stessa; dall’altra, la pittura più
meditativa di Mark Rothko e degli artisti della color field painting traverso l’interesse di Peggy Guggenheim di allestire una personale
(definizione data nel 1962 dal critico d’arte americano Clement alla galleria Art of This Century di New York.
Greenberg), in cui viene preferito lo sviluppo d’intensi, liberi ed
evocativi grandi campi di colore. Colour field, tecnica ed esperienza della pittura
Mark Rothko (Marcus Rothkowitz) nasce nel 1903 a Dvinsk, in Tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Cinquanta sviluppa il
Russia, ma ad appena dieci anni si trasferisce insieme alla famiglia suo stile pittorico, definito colour field, dato dai diversi rapporti cro-
negli Stati Uniti. Nel 1921, con l’intenzione di diventare ingegne- matici che vengono a crearsi tra luminose forme geometriche rego-
re, frequenta la Yale University a New Haven, ma presto abban- lari, per lo più rettangoli, dai contorni sfumati.
dona l’università e si trasferisce a New York. Nel 1925 studia al- Nel 1958, per la prima volta, gli è commissionato un ciclo pittorico
l’Art Students League e nel 1928 espone per la prima volta in una per uno specifico spazio architettonico: realizzare la “decorazione”
collettiva alle Opportunity Galleries di New York. Nel 1929 co- dell’elegante ristorante The Four Seasons, nel grattacielo Seagram
mincia a insegnare ai bambini presso il Centro ebraico di Building progettato da Mies van de Rohe (1886-1969) e Philip
Brooklyn, impegno che manterrà per oltre vent’anni e che in- Johnson (1906-2005) a New York. Rothko realizza tre serie di enor-
fluenzerà profondamente la sua arte. mi pitture parietali, per un totale di quaranta opere, giocando sulle
I primi anni Trenta sono fondamentali per la sua formazione: l’in- gamme cromatiche del rosso scuro e del marrone. I richiami ad ele-
contro con l’artista americano Milton Avery (1893-1965) lo fa avvici- menti architettonici, come colonne e porte, permettono ai Murals di
nare a quella semplificazione coloristica che sarà la caratteristica di suggerire una sensazione di chiusura e di limite al grande ambiente.
tutta la sua opera. Poco dopo, nel 1933, le prime due personali al Por- Tuttavia nel 1960 il progetto ha un epilogo estremamente negativo.
tland Art Museum e alla Contemporary Arts Gallery di New York lo Rothko rimane profondamente contrariato dalla pretenziosità degli
rivelano al grande pubblico: sono esposti ritratti, paesaggi, nudi e sce- ambienti dove dovevano essere collocate le sue opere, e quindi de-
ne urbane. Nel 1935 partecipa alla fondazione del gruppo The Ten, cide di recidere il contratto, restituire la somma anticipatagli e ri-
composto da artisti di tendenza astrattista ed espressionista. prendersi le tele.
All’inizio degli anni Quaranta lavora intensamente con Adolph Nel 1962 ha di nuovo la possibilità di realizzare una serie di opere
Gottlieb (1903-1974), sviluppando uno stile pittorico dal contenu- per la mensa della Penthouse, progettata dall’architetto spagnolo
!!!
Novecento**, Arti visive:
to mitologico e derivato dall’arte primitiva. Rothko viene inoltre in- Josè Luìs Sert (1902-1983), nell’Holyoke Center dell’Università di Jackson Pollock, Action
fluenzato dall’arte surrealista, di cui studia le simbologie, i linguag- Harvard. Per questo progetto dipinge cinque Murals, che in parte painting, Il surrealismo,
gi, le tecniche di scrittura automatica. Nel 1945 ha l’opportunità, at- sviluppano le ricerche cromatiche condotte per il Seagram Buil- L’espressionismo

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Arti visive ! I protagonisti

to, essenziale, in qualche modo architettonico, in cui l’idea di spa-


zio si costruisce attraverso la luce e i diversi piani di colore.
A partire dai primi anni Cinquanta, fino alla sua scomparsa, i tito-
li consistono in semplici sequenze di colori. Nonostante l’ordine
compositivo rimanga sostanzialmente invariato, ogni tela appare
assolutamente originale. Il potente e raffinato uso del colore si
contrappone ai rettangoli fluttuanti, che si semplificano fino a
scomparire all’interno delle grandi tele. Come sosteneva Rothko:
“Quando uno dipinge un quadro grande, c’è dentro”. Questa idea
di pittura, in cui spariscono tutti gli ostacoli tra l’opera e la realtà
circostante, genera anche nello spettatore la necessità di una len-
ta, graduale, silenziosa contemplazione all’opera.
Rothko rifiuterà sempre una lettura puramente formale della sua
opera, volendo richiamare l’attenzione, più che sui contenuti, su-
gli effetti emotivi che la pittura può produrre. Vi è, in altre paro-
le, la ricerca del significato simbolico della forma e del colore,
espressa dall’artista attraverso l’essenzialità. In un’intervista, rila-
sciata da Rothko nel 1957, per descrivere la sua idea di pittura af-
ferma: “Non mi interessano i rapporti di colore o di forma o di al-
tro. Mi interessa soltanto esprimere le emozioni umane basilari
(tragedia, estasi, destino ecc.) e il fatto che tanta gente crolli e
pianga davanti ai miei quadri dimostra che io comunico con le
emozioni umane basilari. Quelli che piangono davanti ai miei qua-
Mark Rothko, Senza titolo, ding. L’allestimento finale e, in particolare, le scelte d’illuminazione dri vivono la stessa esperienza religiosa che ho vissuto io dipin-
Olio su tela, 1940, Londra, sono mortificanti per la corretta percezione delle opere, determi- gendoli. E se lei mi dice di essere colpito soltanto dai rapporti cro-
Galleria Offay
nando quindi l’ennesimo fallimento del progetto architettettonico- matici, le sfugge la cosa più importante”.
pittorico dell’artista americano.
Dal 1964 al 1967 Rothko ha finalmente l’occasione di realizzare
compiutamente la sua ricerca spaziale. Il progetto della Rothko
Chapel nasce dalla volontà dei collezionisti d’arte Dominique e
John de Menil di commissionare a Rothko un “tempio moderno”,
luogo che potesse accogliere persone di qualsiasi fede religiosa ed
essere punto d’incontro per le diverse comunità. Ne risulta uno spa-
zio assolutamente straordinario e di assoluta spiritualità. La luce na-
turale proveniente dall’alto rivela gradatamente le tele, disposte in-
torno alle pareti della sala ottagonale, esaltando le diverse gradazio-
ni del viola, del rosso porpora, del marrone scuro e del nero.
Alla fine degli anni Sessanta realizza una serie di opere su carta in
acrilico, che testimonia l’ultima faticosa fase della vita dell’artista,
gravemente afflitto da disturbi fisici e depressivi. Il 25 febbraio 1970
Mark Rothko si uccide nel suo studio di New York.
Lo stile del pittore americano si definisce, dunque, all’inizio degli
anni Cinquanta, quando decide di dipingere per tonalità cromati-
che sovrapposte. In tal modo, eliminando i contrasti di colore, ot-
tiene la modulazione attraverso successive e sottili velature in acri-
lico. Questa tecnica permette all’artista di rendere la tela satura, e
darle quindi un effetto di leggerezza e immaterialità.
Diversamente da Pollock, in cui la pittura sprigiona la sua espres-
Mark Rothko, Rosso su arancione,
sività nella qualità materica del colore, Rothko mette in evidenza
Olio su tela, 1955, New York, la materia della tela. In antitesi allo spazio pittorico indifferenzia-
Museum of Modern Art (MoMA) to di Pollock, Rothko presenta uno spazio strutturato, equilibra-

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