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LEZ 3 ANATOMIA – 04/03/2021 – A.

VERCELLI

Sbobinatore La Falce Matilde Revisore: Martino Simone

ARGOMENTO DELLA LEZIONE: colonna vertebrale, struttura delle vertebre, articolazioni e


legamenti della colonna vertebrale

LA COLONNA VERTEBRALE

In questa immagine (fig. 1) si può osservare una colonna vertebrale, a sinistra vista in antero-posteriore, in
mezzo vista in postero-anteriore e a destra vista di lato. Si può facilmente notare che mentre in antero-
posteriore la colonna vertebrale ha un aspetto più o meno diritto, anche se ci sono delle piccole deviazioni
dall’asse verticale dovute alla presenza dei vari organi, sul piano sagittale si possono osservare delle curve.
Queste curve sono molto importanti perché danno una certa
elasticità alla colonna e quindi permettono di attutire gli urti (per
esempio quando facciamo un salto. Ci permette quindi di
scaricare il peso in maniera non traumatica).

È presente una prima curva a livello cervicale, poi ce n’é una a


livello toracico e quindi una a livello lombare; esiste poi un’altra
curva a livello del sacro e del coccige. Il sacro è un osso che è
determinato dalla fusione di più vertebre sacrali, la curva sacrale
non partecipa a questa elasticità della colonna vertebrale
perché è un tutt’uno

fig.1

La lunghezza totale della colonna ovviamente dipende molto dall’individuo, dipende dall’età, dal sesso e dalla
costituzione dell’individuo. In media si può dire che nel maschio è lunga circa 70 cm e nella donna è un po’
più piccola, circa 60 cm. Dipende anche dal tipo di popolazione considerata e quindi dall’altezza media della
popolazione.

LE VERTEBRE

La colonna vertebrale è determinata da più segmenti ossei che si chiamano vertebre.

Le vertebre si dividono in:

● 7 vertebre cervicali
● 12 vertebre toraciche
● 5 vertebre lombari
● 5 sacrali
● da 3 a 5 vertebre coccigee (molto piccole).

Se si proiettano queste vertebre sulla superficie del corpo, soprattutto nella regione dorsale, si riesce a
riconoscere il livello in cui ci troviamo. Ci sono alcuni punti di riferimento, punti di repere, per identificare il
punto in cui siamo arrivati.

Dorsalmente la colonna presenta un prolungamento osseo chiamato processo, definito processo spinoso. Il
processo spinoso sporge posteriormente. Il processo più sporgente è quello della settima vertebra cervicale
che viene chiamata vertebra prominente (palpabile alla base del collo) (vedi fig.2).

1
fig.2

Se si traccia una linea tra le due spine delle scapole si riesce ad


intercettare il processo spinoso della terza vertebra toracica, se
invece si uniscono gli angoli inferiori delle due scapole la linea
ottenuta intercetta il processo spinoso della settima vertebra
toracica. Il margine inferiore dell’ultima costa può identificare una
linea che va ad intercettare il dodicesimo processo spinoso delle
vertebre toraciche. Infine, un altro punto di riferimento abbastanza
importante è la linea che unisce le due creste iliache dell’osso
dell’anca, questa ci permette di intercettare il processo spinoso della
quarta vertebra lombare.

Perché sono importanti questi punti di riferimento?

Perché si può fare un prelievo del cosiddetto liquido cefalo


rachidiano, che è contenuto all’interno del canale vertebrale e che
bagna il midollo spinale, a livello della cisterna lombare. La cisterna
lombare si trova più meno a livello della quarta vertebra lombare in un punto in cui il midollo spinale non si
trova più. Quindi se noi abbiamo un punto di riferimento preciso possiamo identificare questa vertebra e
pungere, inserire un ago tra le lamine di queste due vertebre in modo da non lesionare il midollo spinale.
Quindi, molto facilmente, senza bisogno di fare delle radiografie si può pungere con una certa sicurezza.

Proprio sfruttando la presenza dei processi spinosi che sporgono dorsalmente nella
colonna è possibile identificare una specie di linea che corrisponde alla colonna
vertebrale. Se si guarda da dietro la linea che individua la colonna vertebrale, questa
dovrebbe essere più o meno verticale. Inoltre, se si facesse piegare il soggetto si
dovrebbe vedere che le due metà del corpo si trovano alla stessa altezza. In alcuni casi
però ci può essere una curvatura della colonna sul piano frontale, cosa che di solito in
condizioni normali non si verifica. È una situazione tipica delle cosiddette scoliosi (vedi
fig.3) e ovviamente questa curvatura si vede molto bene nel momento in cui si fa piegare
soggetto. Si può osservare che la linea dei processi spinosi si fa curva e che uno dei due
lati si trova più in alto dell’altro. Questa situazione è patologica e può comportare delle
alterazioni soprattutto a livello del torace per cui ci possono essere dei problemi nella
respirazione del paziente.

fig.3

fig.4

All’interno della colonna (disegnata in verde) (fig.4) si trova il midollo spinale. Il midollo spinale si arresta a
livello di L1, mentre a livello di L4 si trova la cisterna lombare che può essere punta per prelevare il liquido
cefalo rachidiano che bagna il sistema nervoso. In caso di patologie del sistema nervoso questo liquido può
essere alterato, quindi il suo prelievo e la sua analisi possono essere importanti a scopo diagnostico.

Nella colonna, dunque, sono presenti 7 vertebre cervicali, 12 toraciche, 5 lombari e 5 sacrali che in realtà sono
fuse tra di loro in unico osso chiamato osso sacro e poi ci sono 4 vertebre coccigee che possono essere
variabili.

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All’interno della colonna si formano delle curve; alcune curve sono presenti già durante lo sviluppo e quindi
vengono chiamate curve primarie, altre compaiono in una fase successiva quando prosegue lo sviluppo e
dunque la maturazione dell’individuo, e vengono perciò denominate curve secondarie.

Nell’immagine (fig.5) si può osservare un embrione. Nell’embrione esiste una


curva primaria concava che unisce tutte le vertebre.

fig.5

Andando avanti nello sviluppo si formano delle curve con una convessità
anteriore e delle curve invece con una convessità posteriore. Le prime
vengono chiamate lordosi: la convessità anteriore avrà una lordosi
cervicale che corrisponde alle vertebre da C1 a C6, poi ci sarà una cifosi,
quindi una convessità posteriore, da C6 a T9 e quindi di nuovo un'altra
lordosi. Questa cifosi è una cifosi toracica, la lordosi invece viene
chiamata lordosi lombare e poi è presente un’ultima curvatura che è
quella sacrale che però è una curva determinata dalla fusione delle ossa
vertebrali in unico osso sacro.

fig.6

Struttura delle vertebre


Le vertebre presentano delle caratteristiche comuni e poi nei vari segmenti presentano delle caratteristiche
specifiche.

Le vertebre aumentano di dimensione man mano che andiamo verso l’ultima vertebra lombare, questo perché
scendendo verso il basso aumenta il peso che la vertebra deve sostenere, infatti aumenta il volume del corpo
che scarica la sua forza di gravità attraverso la colonna vertebrale. Il peso una volta arrivato alla quinta vertebra
lombare si distribuisce sull’osso dell’anca attraverso l’osso sacro e attraverso delle articolazioni chiamate
sacroiliache (l’osso dell’anca ha una parte che si chiama osso iliaco).

Il vettore della gravità, che è un vettore verticale, arrivato a livello di L5 forma un angolo, si divide in due vettori
che piegano verso il basso andando lateralmente.

b. corpo visto in avanti verso l’alto

fig.7

Caratteristiche comuni (fig.7) :

● CORPO (6)
La prima caratteristica che presenta una vertebra è una specie di cilindro pieno (6) che si trova
anteriormente. Il disco ha una forma più meno cilindrica con due superfici, una superficie superiore e
una inferiore più o meno piatte. In alcuni segmenti non sono proprio piatte.
3
La superficie esterna non è perfettamente diritta ma è leggermente concava, questa concavità è molto
leggera ma con l’andare del tempo si può acuire e quindi la vertebra assume un aspetto quasi a
rocchetto
● ARCO (1,3)
Posteriormente è presente una struttura più meno ad arco che viene chiamata arco vertebrale.
L’arco vertebrale si unisce al corpo vertebrale attraverso i peduncoli vertebrali (1) che poi si dirigono
all’indietro formando le lamine vertebrali (3), ne è presente una per lato; esse convergono poi
medialmente e dorsalmente per unirsi. In questo modo si completa l’arco vertebrale venendo a
delimitare una specie di foro che viene appunto chiamato foro vertebrale.
● FORO (4)
● PROCESSI (2,5,7,8)
Dall’arco vertebrale originano delle sporgenze ossee che vengono chiamate processi.
Ci sono 2 processi che si dirigono lateralmente, questi vengono chiamati processi trasversi (7).
Ci sono poi dei processi che vanno verso l’alto e verso il basso e questi vengono chiamati processi
articolari superiori e inferiori, uno per lato di entrambi.
Infine, c’è il processo che si dirige posteriormente e che è posto in posizione mediana: il processo
spinoso.

È importante notare che il peduncolo vertebrale non ha la stessa altezza del corpo vertebrale. Questo vuol
dire che incastrando una vertebra sull’altra si forma uno spazio. Immaginando di incastrare due vertebre una
sull’altra si può notare che in corrispondenza di queste piccole concavità generate dai peduncoli vertebrali di
due vertebre vicine si forma un foro che permette il passaggio del nervo spinale.

Ricapitolando: c’è un corpo con una circonferenza e le due facce, l’arco con le radici o peduncoli, con delle
incisure che determinano la presenza dei fori intervertebrali, detti anche di coniugazione. Mettendo tutte le
vertebre una sull’altra l’unione di tutti i fori diventerà un vero e proprio canale vertebrale dentro il quale si trova
il midollo spinale.

VERTEBRE CERVICALI
Le vertebre cervicali sono 7.

Le vertebre cervicali presentano delle peculiarità. La peculiarità più


evidente è il fatto che le superfici del corpo vertebrale non sono
perfettamente piatte. Le superfici superiori ai lati presentano due creste
ossee che vengono chiamate uncini e la superficie inferiore presenta
una specie di concavità che si adatta alla presenza di questi uncini della
vertebra sottostante.

fig.8.1

fig.8.2 fig.8.3

4
Il corpo vertebrale della vertebra cervicale tipo presenta delle creste laterali sporgenti chiamate uncini. Il
processo trasverso, che è abbastanza complesso a livello cervicale, è molto particolare perché presenta un
foro, il foro trasversario. Le vertebre cervicali una sull’altra presentano delle coppie di fori che tutte insieme
vengono a formare due veri e propri canali che decorrono lateralmente ai corpi vertebrali e questi canali
contengono un’arteria (in realtà contengono anche una vena, ma l’arteria è sicuramente più importante),
l’arteria vertebrale, ce n’è una per lato. Questa arteria che decorre nel canale determinato dai fori dei processi
trasversi sale e arriva fino alla prima vertebra cervicale e poi entra nel cranio. Questa arteria vertebrale
vascolarizza un terzo del cervello e in particolare vascolarizza il cervelletto. Questo ha un significato pratico
importante perché, soprattutto negli anziani, può capitare che questo canale in qualche punto presenti dei
restringimenti (perché magari l’osso ha proliferato), quindi il foro trasversario non è più largo come prima e
può succedere che muovendo la testa, l’arteria vertebrale venga compressa e quindi si ha una riduzione
momentanea dell’afflusso di sangue al cervelletto ma che è sufficiente a provocare un deficit funzionale per
cui, per esempio, l’anziano può cadere mentre si sta facendo la barba e iperestende il collo.

Il foro trasversario presenta un tubercolo sulla superficie del suo margine che viene chiamato tubercolo
carotico, è molto vicino alla carotide interna. Questo è il tubercolo
della sesta vertebra cervicale, definito in alcuni libri anche come
tubercolo di Chassaignac.

Un'altra caratteristica delle vertebre cervicali, è che il processo


spinoso che va verso l’indietro in realtà non è un unico processo ma
si presenta bifido, quindi è separato in due parti.

fig.9 Foro trasversario 3.arteria vertebrale che passa al suo interno.

fig.10.1 fig.10.2

Qui (fig.10) si vede una radiografia dove si possono individuare le vertebre cervicali una sull’altra e come punto
di riferimento i processi spinosi. Di lato (fig.10.2) si vede molto bene il foro di coniugazione che separa i
peduncoli delle vertebre vicini e che dà passaggio al nervo spinale che sta uscendo dal canale vertebrale. Si
vedono le vertebre che si appoggiano l’una sull’altra ma con uno spazio intermedio. Questo spazio è occupato
da un disco chiamato disco intervertebrale che permette la presenza dell’articolazione per i corpi vertebrali.

5
fig.11.1

fig.11.2

● C7 (fig.11.2)
Le vertebre tipiche però sono soprattutto le vertebre da C3 a C5. L’ultima vertebra cervicale, la C7, è
già molto diversa dalle altre.
Presenta un processo spinoso che non è più bifido ma è unico,
questo processo è particolarmente sporgente, infatti la C7 viene
chiamata vertebra prominente.

● ATLANTE
La prima vertebra cervicale è una vertebra molto particolare. Viene e chiamata Atlante perché nella
mitologia Atlante era la divinità che sosteneva il peso del mondo sulle proprie spalle. Questo per
quanto riguarda la prima vertebra cervicale fa riferimento al fatto che sull’atlante si appoggia e si
articola il cranio, in particolare con l’osso occipitale, formando la cosiddetta articolazione atlo-
occipitale e sulla superficie superiore dell’atlante troviamo le superfici articolari per i condili dell’osso
occipitale. Nell’atlante manca il corpo vertebrale, in realtà il corpo vertebrale non è sparito ma si è
semplicemente staccato durante l'evoluzione, la filogenesi, dall’atlante ed è andato a fondersi con il
corpo vertebrale della seconda vertebra cervicale. L’atlante è costituito poi da un arco anteriore e da
un arco posteriore che presentano delle sporgenze, dei processi anteriore e posteriore su cui si
inseriscono delle formazioni legamentose.

fig.12
2 –cavità glenoidea
3 –tubercolo anteriore
4 –fossetta del dente
6 -solco dell’arteria vertebrale
7 -tubercolo posteriore
8 –foro trasversario

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Dietro alle superfici articolari per i condili dell’occipitale, nell’arco posteriore, ci sono due piccole depressioni
che servono per il passaggio dell’arteria vertebrale. L’arteria vertebrale per entrare nel cranio si appoggia
sull’atlante, sale nel foro trasversario, in questo canale osseo, poi arrivata a livello della prima vertebra
cervicale o atlante, si appoggia sull’arco posteriore e poi entra dentro al foro occipitale

I tubercoli sono chiamati così perché sono meno sporgenti rispetto ai processi.

L’arco anteriore presenta sulla sua superficie posteriore (4) un’area che in realtà è rivestita da cartilagine e su
di essa si articola il dente dell’epistrofeo, una sporgenza ossea dell’epistrofeo. Questa area leggermente
depressa, rivestita da cartilagine, viene chiamata fossetta del dente.

● EPISTROFEO

fig.13

L’epistrofeo presenta già molte caratteristiche tipiche delle vertebre cervicali però ha una sua peculiarità, un
processo che sporge verso l’alto, cioè il dente anche chiamato processo odontoideo dell’epistrofeo. Proprio
perché presenta questa sporgenza verticale, l’epistrofeo viene anche chiamato asse.

Il dente dell’epistrofeo è il corpo vertebrale dell’atlante che durante la filogenesi si è fuso con il corpo
dell’epistrofeo formando un unico osso.

A B C fig.14

In quest’immagine (fig.14.A) si vede l’epistrofeo frontalmente, la superficie anteriore del dente dell’epistrofeo
che presenta una faccia rivestita dalla cartilagine. Nella figura 14.C insieme all’epistrofeo si può osservare
l’atlante.

L’epistrofeo e l’atlante si articolano in posizione mediana con il dente dell’epistrofeo e in posizione laterale con
le due classiche articolazioni dei processi articolari. È presente un’articolazione atlo-assiale, tra atlante e asse
mediano e poi un’articolazione atlo-assiale laterale pari e simmetrica.

Le vertebre si modificano scendendo verso il basso. Da C3 a C5 le vertebre sono simili tra di loro, ma la C6 e
la C7 presentano già delle caratteristiche che le avvicinano alle vertebre toraciche. In particolare, il processo

7
spinoso di C6 non è più così marcatamente bifido mentre a livello di C7 è già un unico processo spinoso che
però sporge parecchio.

Domanda: l’epistrofeo è C2? Si, ovviamente

fig.15

Anomalie delle vertebre cervicali


A livello delle vertebre cervicali poi ci possono essere delle anomalie. A livello laterale dei processi trasversi
ci possono essere degli abbozzi delle coste. Normalmente a livello cervicale quello che sarebbe l’abbozzo
delle coste si è fuso a livello del processo trasverso a formare il foro trasversario per l’arteria e per la vena
vertebrale. In alcuni casi però può esserci un abbozzo di una costa che rimane a sé stante: la costa cervicale
a livello di C7, questo determina uno spostamento verso l’alto dell’arteria succlavia e del primo nervo spinale
toracico.

VERTEBRE TORACICHE
La prima caratteristica che si può notare è che è cambiato il corpo vertebrale. Le superfici del copro vertebrale
non presentano più gli uncini, inoltre è presente un processo spinoso molto marcato che si dirige dall’alto verso
il basso e verso l’indietro.

Un'altra caratteristica fondamentale è che ai lati dei corpi vertebrali si trovano delle piccole faccette articolari
per l’articolazione con le coste, in genere due per lato. Vengono chiamate emi faccette perché ogni costa nella
maggior parte dei casi si articola per metà con una vertebra e metà con l’altra vertebra vicino, quindi sono
delle mezze faccette per l’articolazione con le coste.

A B C fig.16

Le emi faccette sono 2, fino al livello di T9. Le coste dalla seconda alla nona si articolano con l’emi faccetta
costale superiore della vertebra di pari di numero e quella inferiore della vertebra sovrastante, quindi passando
a ponte tra due vertebre vicine passano anche sopra il disco intervertebrale. La faccetta articolare della costa
si trova sulla testa della costa, poi c'è un'altra faccetta articolare che si articola con il processo trasverso, che,
come vedremo, si articola a sua volta con la costa al livello del cosiddetto tubercolo costale.

Un’altra caratteristica delle vertebre toraciche è quella di avere dei processi spinosi molto lunghi.

Le ultime vertebre toraciche, da T10 a T12 non presentano più delle emi faccette ma presentano solo una
singola faccetta, quindi le ultime 3 coste si articolano soltanto con la vertebra corrispondente.

La dodicesima vertebra toracica, come al solito, essendo l’ultima è una vertebra di transizione. Il corpo
vertebrale è abbastanza grosso e tozzo, presenta un processo spinoso che non è più molto lungo e soprattutto
invece di essere diretto dall’alto verso il basso è quasi orizzontale. Inoltre, i processi trasversi non si articolano
più con le coste e presentano dei piccoli processi laterali, che vengono chiamati processo mammillare e
processo accessorio.

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VERTEBRE LOMBARI

fig.17

Le vertebre lombari presentano un corpo vertebrale piuttosto robusto con un’altezza che è più alta rispetto agli
altri segmenti, inoltre presentano un processo spinoso breve che è una lamina ossea piuttosto breve ma diretta
sagittalmente e oltretutto abbastanza robusta.

Le caratteristiche comuni delle vertebre lombari sono:

● i processi costiforme che si trovano sul processo trasverso,


ricordano le coste che qui non sono più presenti.
● Processo mammillare e processo accessorio, a livello del
processo trasverso.
● Un corpo vertebrale molto robusto
● Un processo spinoso corto, tozzo e diretto orizzontalmente
● Un foro vertebrale ampio e triangolare.

fig.18
OSSO SACRO
Subito sotto le vertebre lombari si trovano l’osso sacro e il coccige.

Il sacro ha una forma a piramide rovesciata (guardandolo da davanti verso l’indietro).

Presenta una curvatura ad apertura anteriore, quindi ha una concavità anteriore e una convessità posteriore
e deriva dalla fusione di 5 ossa sacrali, lo si può notare bene grazie al fatto che sulla sua faccia anteriore si
vedono ancora le linee di fusione delle 5 ossa sacrali.

Sono presenti dei fori sia sulla faccia anteriore che sulla faccia posteriore, determinati dalla fusione dei
processi trasversi, dove è presente una comunicazione con il canale vertebrale attraverso il quale passano i
nervi spinali.

Ci sono 4 coppie di fori sacrali anteriori e 4 posteriori, posteriormente poi troviamo delle creste verticali, una
media, una intermedia e una laterale.

fig.19

● La cresta sacrale media è determinata dalla fusione


dei processi spinosi,
● La cresta sacrale intermedia è determinata dalla
fusione dei processi articolari che si sono fusi tra di
loro perché non c’è più un’articolazione tra le
vertebre vicine
● La cresta sacrale laterale è determinata dalla
fusione dei processi mamillari, costiformi e
accessori che fanno parte del processo trasverso.
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L’osso sacro presenta un dimorfismo sessuale, cioè delle differenze tra maschio e femmina:

● la lunghezza è minore nella femmina


● l’ampiezza è maggiore nella femmina
● la curvatura è minore nella femmina rispetto a quella del maschio.

Altra curiosità, perché si chiama osso sacro? In realtà non si sa bene, però una delle ipotesi è quella che
durante i sacrifici che venivano fatti dai romani, quando il sacerdote sacrificava l’animale (di solito un uccello),
la parte del sacro era la parte che si riservava di mangiare (quella che in piemontese si chiama ancora il
boccone del prete).

Il sacro presenta delle espansioni laterali che vengono chiamate ali del sacro.

Le ali del sacro presentano lateralmente una superficie articolare che serve per l’articolazione con l’osso
dell’anca, l’articolazione sacro-iliaca. Questa faccetta articolare è un po’ particolare, sembra che abbia una
forma ad orecchio e quindi viene chiamata faccetta auricolare.

Dietro è presente un’area piuttosto irregolare. Di solito quando si vedono delle aree ossee rinforzate, una
superficie non liscia vuol dire che c’è qualcosa che si attacca a quel livello.

Ci sono dei legamenti che sono molto importanti perché si uniscono con l’osso dell’anca e quindi rinforzano
questa articolazione sacro-iliaca. Quest’area che si trova dietro la faccetta articolare viene chiamata
tuberosità del sacro.

Il sacro forma con il piano orizzontale un angolo di circa 30 gradi.

Tra l’asse di L5 e l’asse del sacro si forma un altro angolo che è di 140 gradi aperto posteriormente. Questo
angolo fa sì che la quinta vertebra sacrale sporga un po’ verso l’avanti rispetto al sacro formando il così detto
promontorio.

Superiormente si trovano delle faccette, dei processi articolari, che serviranno ad articolarsi (n.6 immagine
pagine prima) con la quinta vertebra lombare. Queste sono disposte a 45 gradi rispetto al piano sagittale
mediano e guardano verso indietro.

Sia la parte in alto che in basso presenta un’apertura che dà accesso al canale sacrale e questa apertura
viene chiamata iato del sacro.

COCCIGE
L’ultima parte della colonna vertebrale è il coccige che può essere costituito da 3 e 5 vertebre, in media sono
4.

Questi piccoli abbozzi delle vertebre si fondono attorno ai 30 anni. Di solito, soprattutto nei maschi, il coccige
si unisce al sacro in una sinostosi, un’articolazione del tipo delle sinartrosi in cui proprio per effetto di
ossificazione del tessuto connettivo che unisce i due capi articolari si ha la sinostosi.

Questa fusione è abbastanza instabile perché si possono avere delle piccole fratture che staccano il coccige
dal sacro. Questo può succedere abbastanza facilmente.

Esempio: vi è mai capitato che qualcuno per scherzo vi abbia tolto la sedia mentre vi stavate sedendo?
Battendo con la parte bassa del corpo per terra improvvisamente si può provocare un dolore anche
abbastanza forte che molto spesso può essere dovuto alla rottura del coccige rispetto al sacro.

Un'altra cosa che può succedere è che durante il parto il passaggio della testa del feto nel canale del parto
provochi la retropulsione del coccige, per cui il coccige si stacca rispetto al sacro, proprio per effetto di questo
traumatisma del passaggio della testa del feto.

Patologie
Ci possono essere delle patologie della colonna vertebrale che ovviamente sono molto importanti dal punto di
vista clinico.

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Un esempio è la spina bifida: in alcuni casi si può avere una mancata chiusura dei due lati dell‘arco vertebrale.
Solitamente capita nelle vertebre inferiori, si può quindi avere un’apertura posteriore del canale vertebrale. È
una situazione abbastanza frequente.

La spina bifida è occulta, infatti se non si effettua una radiografia non la si riconosce perché non provoca in
questi casi dei sintomi particolari. Si può avere nel 10 % degli individui tra L5 e S1.

Nei casi più gravi però le meningi possono sporgere verso l’esterno o addirittura può sporgere il midollo
spinale; si parla di meningocele quando le meningi sporgono fuori da questa apertura dell’arco vertebrale e
di mielomeningocele se oltre le meningi sporge anche il midollo spinale.

LEGAMENTI
Le vertebre sono slegate tra di loro, quasi come se fossero una specie di collana, e quindi pur essendo
articolate tra di loro tenderebbero a staccarsi abbastanza facilmente. Per questa ragione devono esserci dei
legamenti piuttosto robusti che uniscono le vertebre tra di loro. È presente un legamento longitudinale anteriore
e uno posteriore.

● Il legamento longitudinale anteriore unisce le facce anteriori dei corpi vertebrali e dei dischi
intervertebrali. A livello lombare viene rinforzato dai pilastri del diaframma. Questo nastro fibroso che
unisce le vertebre verso l’avanti limita l’estensione, cioè il movimento verso l’indietro della testa e
della parte alta della colonna.
● La faccia posteriore dei corpi vertebrale
invece è unita dal legamento longitudinale
posteriore che va dalla parte basilare dell'osso
occipitale fino alla faccia posteriore del sacro e
questo limita l’espressione del movimento verso
l’avanti, cioè limita la flessione della colonna.

fig.20

Nell’immagine B si vede la faccia anteriore dei corpi vertebrali con il legamento vertebrale anteriore.
Nell’immagine A si immagini di avere segato i peduncoli vertebrali e di aver aperto in pratica come un libro il
canale vertebrale. Si vede la faccia posteriore dei corpi vertebrali con i peduncoli vertebrali di lato,
Nell’immagine C è rappresentata la faccia anteriore delle lamine degli archi vertebrali e con i peduncoli
vertebrali che sono stati resecati. Sulla faccia posteriore dei corpi vertebrali (A) si trova il legamento posteriore,
è un po’ più ristretto rispetto a quello anteriore e presenta però delle dilatazioni laterali tra un peduncolo e
l’altro a livello dei dischi intervertebrali.

● Poi abbiamo un legamento che unisce i processi spinosi, soprattutto le estremità dei processi spinosi,
e che viene chiamato legamento sopraspinoso. Questo legamento (in azzurro chiaro fig.22) unisce
i processi spinosi e limita la flessione, però diventa particolarmente importante a livello della colonna
cervicale, dove diventa una vera e propria lamina connettivale che parte dal processo spinoso di C7,
si unisce ai processi spinosi di tutte le vertebre cervicali e poi va a inserirsi a livello della linea sagittale
della faccia esterna dell’osso occipitale.

fig.21 fig.22

Questo legamento nucale è particolarmente importante nei cavalli.

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● Sono inoltre presenti dei legamenti interlaminari o gialli; uniscono le lamine di due vertebre vicine.
Vengono chiamati gialli perché sono particolarmente ricchi di tessuto elastico. Questi legamenti gialli
posso ipertrofizzarsi in caso di condizioni degenerative della colonna.
Anche loro limitano la flessione.
Poi ci sono dei legamenti intertrasversari tra i processi trasversi che sono particolarmente sviluppati
tra i processi accessori e poi dei legamenti interspinosi e che uniscono un processo spinoso a quello
vicino.
● A livello del sacro e del coccige ci sono poi dei legamenti che uniscono sacro e coccige, uno anteriore
e uno posteriore e poi uno pari e simmetrico che vengono chiamati legamenti laterali.
C’è una patologia in cui questi legamenti tendono ad ossificarsi ed è la così detta spondilite
anchilosante, una patologia reumatica dolorosa di origine infiammatoria.

Fig.22

A livello cervicale tra l’atlante e l’osso occipitale si forma una membrana


chiamata membrana basilare che è la continuazione dei legamenti gialli.

La membrana basilare deve essere perforata dall’arteria vertebrale, che è


passata nel processo trasverso del foro trasversario della seconda vertebra
cervicale, poi della prima e poi si appoggia su un solco dell’arco posteriore
dell’atlante. L’arteria va a perforare questa membrana basilare ed entra poi
all’interno dell’osso occipitale nel forame occipitale.

Qui vedete delle foto in bianco e nero (fig.24) in cui trovate dei legamenti
gialli, l’intreccio delle fibre collagene, il disco intervertebrale.

fig.23

fig.24

ARTICOLAZIONI

Articolazioni intersomatiche
Fig.25
Tra i corpi vertebrali si trovano le articolazioni intersomatiche
che uniscono le superfici di due vertebre vicine mediante
l’interposizione di tessuto fibrocartilagineo; queste sono
articolazioni del tipo delle sinfisi e quindi delle diartrosi.

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Sono 23 articolazioni e la forma di questi dischi è molto importante perché determina le curvature della
colonna. L’altezza media dei dischi intervertebrali varia a seconda dei segmenti che vengono considerati: a
livello cervicale sono piuttosto sottili (3 mm), a livello toracico 5mm, a livello lombare 7mm.

Maggiore è il rapporto discosomatico, cioè il rapporto tra lo spessore del disco e il corpo vertebrale, maggiore
è la motilità. A livello cervicale il rapporto è 2/5, a livello lombare 2/3 e a livello toracico 1/5. La massima motilità
si ha a livello cervicale, un po’ meno a livello lombare e quasi niente a livello toracico.

I dischi intervertebrali costituiscono circa il 20-30% dell’altezza della colonna, quindi sono molto importanti per
stabilire l’altezza.

Per l 80-90% sono fatti di acqua. Con l’età si tende ad essere disidratati, quindi la riduzione dell’idratazione
dei dischi intervertebrali comporta una riduzione dell’altezza.

Se capita di stare a letto un po’ di giorni la prima volta che ci si alza se ci si misura si è un pochettino più alti,
poi appena il peso inizia a schiacciare i dischi questi si appiattiscono di nuovo e l’altezza torna come prima.

Il disco è fatto da una specie di anello fibroso periferico e poi da una parte centrale chiamata nucleo polposo;
è abbastanza importante per scaricare il peso uniformemente su tutta la superficie e quindi fare sì che il peso
non sia soltanto in un punto preciso del disco, cosa che potrebbe portarlo alla rottura. Avanzando con l’età il
disco diventa sempre più fibrocartilagineo, quindi meno deformabile per la perdita di proteoglicani, e inoltre il
disco non è vascolarizzato ed è privo di nervi (se fosse innervato tutte le volte che ci alziamo sentiremmo
dolore).

Fig.26

Una cosa importante è che i dischi intervertebrali si trovano molto vicino a dove
passa il nervo spinale (colorato in rosa in fig.26). Trovandosi molto vicino al nervo
spinale può succedere che se ci sono dei cedimenti della parete del disco con
delle protrusioni, le cosiddette ernie del disco, queste possono ad andare a
comprimere il nervo spinale. Se viene compressa la componente sensitiva si
percepisce dolore, se invece viene compressa la componente motoria si ha un
deficit funzionale motorio. In alcuni casi il disco può protrudere verso il canale
midollare e andare a comprimere il midollo spinale, cosa che ovviamente può
essere un grosso problema.

Fig.27

Qui a sinistra (fig.27) si può vedere come il disco può iniziare ad avere una piccola
protrusione e poi una vera e propria ernia e può andare a comprimere il nervo.

A destra (fig.28) si può vedere la classica ernia del disco che va a comprimere il
midollo spinale.

Fig.28

Complesso articolare craniovertebrale


Le vertebre si articolano tra di loro anche a livello dei processi articolari e tali processi articolari si trovano
sull’arco vertebrale. In genere sono due superiori e due inferiori, uno per lato, e servono per l’articolazione con
le vertebre vicine.

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Questa situazione è leggermente diversa per l’articolazione tra la prima e la seconda vertebra cervicale, cioè
l’atlante e l’epistrofeo. Si forma tra osso occipitale, atlante ed epistrofeo quello che viene chiamato il
complesso articolare cranio vertebrale che può svolgere dei movimenti di flesso-estensione sull’asse
trasversale.

È possibile ruotare la testa con un movimento che corrisponde al gesto di fare si, oppure possiamo avere dei
movimenti di inclinazione laterale o ancora possiamo avere dei
movimenti di rotazione che sono corrispondenti ai movimenti che
facciamo quando diciamo no.

I movimenti di rotazione di solito sono dei movimenti di rotazione


dell’atlante e della stessa testa (perché si appoggia sull’atlante)
attorno all’asse, cioè al dente dell’epistrofeo, con scivolamento
delle faccette articolari inferiori delle masse laterali dell’atlante su
quelle superiori dell’epistrofeo.

Fig.29

Fig.30

Quindi sono presenti due articolazioni:

● una prima unità funzionale è fatta dall’articolazione atlooccipitale,


tra i condili dell’occipitale e le superfici articolari dell’atlante. È un’articolazione
biarticolare, con un movimento sull’asse trasversale e sul piano sagittale. È il
movimento che facciamo quando diciamo sì con una flesso-estensione di
circa 20 gradi.
In realtà noi siamo in grado piegare la testa più di 20° perché in questo caso
aggiungiamo i movimenti anche delle altre vertebre cervicali ma l ‘articolazione tra
l’atlante e l’occipitale può avere solo un’escursione di 20 gradi.
Quando si va in flessione, e quindi si va verso il basso con la punta del naso, i
condili scivolano verso l’avanti; durante l’estensione invece, quando il naso va
verso l’alto, si ha uno scivolamento posteriore dei condili. La flessione che tutto
sommato è abbastanza piccola è limitata dai legamenti che legano l’osso occipitale
al dente dell’epistrofeo e all’epistrofeo, vengono chiamati legamenti occipitoassiali,
dalla membrana atlooccipitale posteriore e dal legamento nucale.
L’estensione è limitata dalla membrana atlooccipitale anteriore e dal legamento longitudinale
anteriore. Ci sono poi dei minimi movimenti di inclinazione laterale, in realtà i movimenti sono molto
più estesi ma sempre perché si deve sommare il movimento dell’articolazione atlooccipitale ai
movimenti di tutte le articolazioni della colonna cervicale.
Se si considera solo dell’articolazione atlooccipitale, l’inclinazione laterale è al massimo di sei gradi,
questo perché i movimenti vengono bloccati dalla membrana atlooccipitale anteriore e posteriore e
dai legamenti occipitoassiali del lato opposto.

● La seconda unità funzionale è l’articolazione tra la prima e la seconda vertebra cervicale, cioè tra
l’atlante e l’epistrofeo. Viene chiamata articolazione atloassiale. È un’articolazione triplice perché
c’è un’articolazione mediana che è un'articolazione fatta a ginglimo laterale tra la faccia anteriore del
dente dell’epistrofeo e la faccia posteriore dell’arco anteriore dell’atlante, e poi ci sono le due
articolazioni laterali, in questo caso atloassiali, che sono delle artrodie. Queste permettono dei piccoli
movimenti di scivolamento tra le faccette articolari dei processi articolari dell’atlante e dell’epistrofeo.
Tutto questo permette dei movimenti di rotazione che hanno un’escursione che può arrivare fino a
35-55°, mentre l’inclinazione anteriore- posteriore tra queste due articolazioni è molto limitata.

Da questa radiografia vista in postero anteriore si può vedere la mandibola vista dal di dietro con i denti. Si
vedono delle otturazioni dei denti molari della mandibola, le varie vertebre con il corpo della vertebra
dell’epistrofeo il dente dell’epistrofe e poi le masse laterali dell’atlante.
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Poi si vede l’occipitale con i suoi condili che si appoggia sulle masse
laterali dell’atlante e il dente dell’epistrofeo che si unisce
posteriormente all’arco anteriore dell’atlante.

Fig.31

Qui si vede la stessa cosa con un livello di trasparenza diverso, si vedono meglio le masse laterali dell’atlante.

Ci sono un sacco di legamenti per mantenere il più possibilmente stabile questa articolazione.

Legamenti dell’articolazione atlo-assiale mediana

fig.32

● A livello dell’articolazione atloassiale mediana è presente un legamento che viene chiamato


trasverso dell’atlante che ha delle espansioni verso il forame occipitale e la faccia posteriore del
corpo dell’epistrofeo. Viene anche chiamato legamento crociato.
● Ci sono i legamenti occipitoassiali tra l’osso occipitale e l’epistrofeo:
⮚ È presente una membrana tectoria, che è un prolungamento del legamento longitudinale
posteriore
⮚ due legamenti occipitoodontoidei, quello mediano che dall’apice del dente va verso l’osso
occipitale e poi quelli laterali che vengono anche chiamati alari.
Dalla figura 32.E si vedono il legamento mediano e i legamenti alari (23).

In questa figura si vede il legamento crociato a questo livello, che avvolge il dente
dell’epistrofeo.

● Tutte le altre vertebre si uniscono tra di loro con le unità funzionali spinali,
⮚ Sono triarticolari perché in avanti si trova l’articolazione intersomatica e dietro si trovano le
due articolazioni tra i processi articolari di due vertebre vicine.
⮚ I movimenti che sono permessi, si solito sono dei movimenti di flesso estensione sempre su
un asse trasversale. In questi movimenti di flesso estensione si ha uno scivolamento, una
traslazione anteriore di una vertebra su quella sottostante, questo viene chiamato movimento
di antelistesi.
Per esempio, di 2.5 -3.5 mm tra C2 e C3 e di 1.5-2 tra C4 e C7.
Poi ci sono dei piccoli movimenti di inclinazione laterale rispetto ad un asse verticale. In questo
caso si ha molto spesso una rotazione dei corpi vertebrali con una riduzione dello spessore
del disco verso dove ci incliniamo, perché viene schiacciato mentre dal lato opposto il disco
si espande e tende ad espandersi verso l’esterno.
⮚ Nei segmenti più alti la conformazione delle faccette articolari permette dei movimenti di
rotazione che diventano molto più limitati in basso dove sono possibili soprattutto flesso
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estensione e rotazione. Per capire questo bisogna guardare soprattutto l’orientamento delle
faccette articolari che possono essere a disposizione più frontale oppure più sagittale.
⮚ A livello cervicale la conformazione dei corpi vertebrali è particolare, il corpo vertebrale a livello
della faccia superiore di una vertebra ha delle creste laterali chiamate uncini e dentro a queste
due creste laterali si incastra il copro vertebrale della vertebra sovrastante. In questo modo si
fa una vera e propria articolazione tra gli uncini e la vertebra che prende il nome di
articolazione uncovertebrale, tra i corpi vertebrali e soprattutto il disco. I processi uncinati
sono le creste laterali e il disco invece si trova tra una vertebra e l’altra (vedi slide). Questo
avviene tra le vertebre da C3 a C6

Movimenti della colonna

A livello dei singoli nuclei articolari, delle singole coppie di blocchetti di vertebre, i movimenti sono molto ridotti.
Tuttavia, proprio perché ci sono 23 vertebre che si articolano tra di loro, i movimenti se vengono sommati l’uno
all’altro diventano abbastanza consistenti. L’inclinazione laterale è di circa 40 gradi per lato.

La flesso-estensione è di 85° se ci pieghiamo verso


l’avanti e di 60° se ci estendiamo verso l’indietro.

La torsione attorno all’asse verticale permette un


movimento di circa 40 gradi.

Fig.33

❖ Nei movimenti di flesso estensione (fig.34.A), infatti vedete le due vertebre di lato) il
disco intervertebrale si modifica, il nucleo polposo scivola verso l’avanti o verso l’indietro
e lo spessore aumenta o verso l’avanti o verso l’indietro.
❖ Nei movimenti di inclinazione laterale (fig.34.B) il nucleo polposo tende a scivolare di
lato e anche qui lo spessore cambia a seconda del movimento.

Fig.34

Faccette articolari cervicali, toraciche e lombari


Le faccette articolari sono diverse ai vari livelli

A livello cervicale le articolazioni tra le faccette articolari vengono chiamate zigapofisarie. L’articolazione è
inclinata dall’alto verso il basso e dall’avanti verso l’indietro; a livello toracico questo succede ancora di più
mentre a livello lobare le faccette articolari non guardano più o avanti o indietro ma guardano o medialmente
o lateralmente, quindi sono disposte su un piano sagittale.

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Fig.35

Qui (fig.35) si possono osservare le diverse vertebre con all’interno


del canale vertebrale il midollo spinale e la posizione dei nervi
spinali (può avvenire una compressione da parte del disco
intervertebrale che può protrudere verso l’indietro).

Si può notare che ci si trova a livello della colonna vertebrale


toracica perché è presente sul processo trasverso la faccetta
articolare per il tubercolo costale e invece sui corpi vertebrali sono
presenti le emi faccette per l’articolazione con la testa della costa.

A livello lombosacrale si ha una articolazione tra L5 e S1. In questi


casi si ha un passaggio piuttosto netto tra la lordosi lombare e le
cifosi sacrale. Questo punto è messo in forte sollecitazione, perché
ci sono grandi forze di stiramento.

Il segmento sacrale è inclinato verso l’avanti e verso il basso. Si forma proprio un angolo tra la colonna lombare
e quella sacrale che viene chiamato angolo lombosacrale. Questo può aumentare significativamente con
l’aumentare della curva lombare.

Durante la flessione ed estensione la maggiore motilità della colonna si verifica tra L5 e S1.

Anomalie tra L5 e S1
Ci possono essere delle anomalie tra L5 e S1, per esempio la così detta spondilolisi, anomalia dello sviluppo
della lamina in cui la mancanza di osso separa i processi articolari superiori e inferiori separando così la parte
posteriore dell’arco dal corpo vertebrale e dalla parte anteriore dell’arco. Questa è una lesione che di solito è
asintomatica ed è molto comune nei maschi.

A volte si può avere qualcosa di più complesso, più grave, uno spostamento verso l’avanti del copro di L5. In
questo caso si parla di spondilolistesi, con una compressione del contenuto del canale vertebrale che in
questo punto non è più midollo spinale ma è un fascio di nervi che si chiama cauda equina perché sembra
una coda di cavallo. In alcuni casi L5 può prendere le caratteristiche del sacro e fondersi totalmente o
parzialmente con l’osso sacro, in questo caso si parla di sacralizzazione dell’ultima vertebra??

Può succedere il contrario, qualche volta la parte superiore del sacro può assumere delle caratteristiche
dell’ultima vertebra lombare, lombarizzazione.

Fig.36

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