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IN AMBIENTE SANITARIO
La colonna vertebrale , nel suo complesso, assolve ad un ruolo statico di sostegno e ad una
complessa FUNZIOE STATICO- CINETICA. La colonna vertebrale puo’essere
considerata come una serie coordinata di segmenti costituiti da UNITA’ FUNZIONALI
sovrapposte a loro volta, rappresentate da due vertebre adiacenti e dai tessuti interposti;
ESSA SI CONFIGURA COME UNA STRUTTURA ELASTICA CAPACE DI
GARANTIRE, IN OPPOSIZIONE SIA ALLA GRAVITA’ SIA ALLE FORZE DI
ATTRITO COSTITUITE DA ARIA ED ACQUA, LA STAZIONE ERETTA,
L’EQUILIBRIO, LA CORRETTA POSTURA P ER OGNI ATTIVITA STATICA E
CINETICA.
--LEGGE DI PASCAL Esso e’infatti incompressibile, per cui qualsiasi forza esterna
applicata su una unita’della superficie, si trasmette immodificata ad ogni unita’della
superficie interna del contenitore. La presenza del liquido nucleare impedisce che le
sollecitazioni compressive provochino un avvicinamento dei corpi vertebrali maggiore di
quello consentito dalla distensione delle fibre dell’anulus. Il movimento di una vertebra
sull’altra e’reso possibile dal fatto che il gel nucleare puo’spostarsi in avanti e all’indietro,
con la distensione delle fibre dell’anulus, rispettivamente, anteriori o posteriori e con la
detenzione di quelle del versante opposto.
La resistenza del rachide agli insulti meccanico-cinetici e’ legata anche alla presenza dei
legamenti longitudinali che proteggono i dischi centralmente e posteriormente; a livello
lombare il legamento longitudinale posteriore si presenta meno sviluppato in larghezza,
raggiungendo in corrispondenza dell’interspazio L5-S1 un’ampiezza pari alla meta’di
quella originaria. Il rischio di erniazione discale posteriore risulta pertanto piu’elevato nel
tratto lombare che nei sovrastanti, anche per un questione anatomica.
I MOVIMENTI DEL RACHIDE, scaturenti dai reciproci spostamenti delle diverse unita’
funzionali contigue, possono essere definiti “ CUMULATIVI” nel senso che, pur
estrinsecandosi in maniera piu’o meno apprezzabile come singoli movimenti in tutta la
colonna che e’situata al di sopra del sacro, essi si manifestano tangibilmente solo quando
un certo numero di vertebre prendono parte al movimento stesso,
Nel suo insieme il rachide puo’compiere movimenti di flessione, estensione, rotazione, ed
inclinazione. Tutti i movimenti sono eseguibili con il rachide cervicale, mentre la flesso-
estensione e’prevalente nel tratto dorsale, la rotazione e l’inclinazione nel tratto dorsale.
In sintesi, quindi,i movimenti della colonna vertebrale derivano da una sommatoria di
azioni dovute principalmente:
ai muscoli spinali profondi (prevalentemente per il movimento di estensione del rachide)
che prendono insersione sui processi spinosi e traverso,
agli spostamenti del nucleo polposo all’interno dell’anulus,
ai legamenti longitudinali che impediscono flesso-estensioni eccessive e proteggono
l’anello.
L’ampiezza del movimento dipende da molteplici fattori:
distensibilita’dei legamenti longitudinali,
rapporto altezza/diametro dei dischi,
elasticita’delle capsule articolari,
elasticita’dei muscoli,
mobilita’delle coste, orientamento delle apofisi spinose.
Va ricordato che sebbene la cinetica flessoria sia attribuibile in gran parte al tratto lombo-
sacrale il meccanismo che completa l’escursione flessoria e’ il movimento di rotazione
della pelvi intorno all’asse trasversale delle coxo-femorali. Se il tronco viene flesso in
modo naturale, la rotazione pelvica e la flessione lombare avvengono simultaneamente:
mentre la pelvi inizia a ruotare, il tratto lombare subisce un iniziale appiattimento e quindi
una graduale inversione della sua lordosi fisiologica.
I FATTORI CHE DETERMINANO LA STATICA E LA DINAMICA RACHIDEA
dunque sono i seguenti:
A. LA NORMALE MORFOLOGIA DEI CORPI VERTEBRALI.
B. L’INTEGRITA’ ANATOMO-FISIOLOGICA DEI DISCHI
INTERVERTEBRALI E DEI LEGAMENTI CHE NE CONDIZIONANO
L’ELASTICITA’,
C. L’ORIENTAMENTO DELLA PELVI E DELLE ESTREMITA’ INFERIORI,
D. L’INTEGRITA’ ANATOMO-FISIOLOGICA DELLA MUSCOLATURA, LA
QUALE,MEDIANTE FINI MECCANISMI NERVOSI (riflessi propriocettivi,
vestibolari, oculari,ecc.) PERMETTE LE CORREZIONI POSTURALI
NECESSARIE AL MANTENIMENTO DELL’EQUILIBRIO.
La biomeccanica e’ la scienza che si occupa degli effetti delle forze interne ed esterne
sull’organismo dell’uomo e degli animali sia in movimento che a riposo.
Le forze interne sono quelle che si generano dai muscoli e si trasmettono mediante le
strutture scheletriche alle membra. Forze interne si origInano anche da altri processi vitali:
ad esempio la pressione nel sistema circolatorio, Le forze esterne sono invece l’inerzia, la
gravita’, la resistenza dell’acqua, dell’aria, l’attrito e le reazioni all’azione di varie forze.
Per i sui fini la b. si avvale del contributo di molte altre discipline quali la meccanica
teorica, l’anatomia dinamica, la fisiologia, la psicologia motoria ect.
Tutti i movimenti che eseguiamo,
anche i più piccoli, e le posizioni che assumiamo sono comandati e controllati dal Sistema
Nervoso.
.
Tra la macchina e l’organismo vivente, sia pure considerato come macchina, esistono
alcune differenze. In una macchina le parti che si muovono si sovrappongono e sono unite
mediante perni agli assi di rotazione.
Per poter compire un lavoro gli elementi di una macchina devono essere disposti a catena
a formare un sistema chiuso, nel quale il movimento di uno degli elementi determina il
movimento del sistema completo senza l’interferenza di altre variabili.
Nella macchina vivente gli elementi raramente si sovrappongono e non sono in realta’
centrati mediante perni agli assi di rotazione.
Sono possibili liberi movimenti rotatori in direzioni specifiche e le articolazioni sono
stabilizzate dall’azione dei muscoli.
Nella maggior parte delle situazioni il corpo e’un sistema aperto di elementi a catena.
La possibilita’di movimento a livello di ciascuna articolazione e il grado di liberta’sono
determinati dalla conformazione anatomica.
Nel corpo umano i gradi di liberta’sono 3 a livello del collo; 6 al complesso articolare
omero-cintura scapolare, 1 al gomito, 1 per il complesso radio-ulna; 2 al polso; 3 all’anca;
2 al ginocchio e 3 alla caviglia.
E’chiaro per cio’che la macchina umana puo’compiere un numero assai grande di
movimenti complessi.
Le articolazione inoltre hanno superfici dure e a basso attrito, lubrificate dal liquido
sinoviale,il che riduce ancora la frizione e abbassa il costo energetico del movimento.
Le cartilagini articolari e quelle interpose tra i dischi vertebrali tendono inoltre ad agire da
sistemi ammortizzatori per ridurre gli effetti di improvvisi dei carichi.
Allo stesso modo agiscono le inserzioni dei muscoli alle ossa.
La macchina umana e’effettivamente complessa e difficile da imitare.
L’interesse della b. e’rivolto allo studio della relazione spazio-tempo di un movimento,
alle forze che lo generano e che da esso risultano.
Per la determinazione quantitativa di queste grandezze si dispone di una varieta’enorme di
tecniche e strumenti, che sarebbe impossibile descrivere in modo esaustivo in questa sede.
Per la registrazione ottica si dispone di alcuni metodi fondamentali:
1) fotografia di immagini in movimento (cinematografia) utile per analizzare movimenti
ripetitivi..
2) la fotografia a luce interrotta e’utile per registrare un attivita’che non abbia un carattere
ripetitivo,o che se lo ha che progredisca linearmente nello spazio come avviene per l’atto
del camminare.
Un recente studio di valutazione fisiologica e biomeccanica sul personale sanitario,
condotto dal laboratorio di fisiologia ed ergonomia del dipartimento di medicina del
lavoro, ISPESL, con l’obiettivo di valutare gli effetti in termini di impegno
cardiocircolatorio e sovraccarico della colonna vertebrale in soggetti sani, e’stato condotto
attraverso valutazioni di tipo fisiologico e biomeccanico, in particolare:
1) valutazione di parametri funzionali durante l’attivita’di movimentazione. Durante le
prove di laboratorio vengono registrati, tramite un sistema spirometrico i seguenti
parametri cardiorespiratori:
ventilazione minuto (ve) espressa in litri/minuto.
Frequenza respiratoria (rf) espressa in atti minuto.
Frequenza cardiaca (hr) espressa in battiti/minuto.
Consumo di ossigeno (vo2) espresso in litri/minuto.
Le registrazioni vengono trasferite su PC ed analizzate mediante appositi software.
2) valutazione degli aspetti biomeccanici delle attivita’.
La valutazione viene effettuata mediante riprese video delle attivita’che implicano un
maggior impegno dal punto di vista biomeccanico statico e dinamico. Successivamente le
immagini acquisite mediante video camera digitale, sono analizzate da un software per
l’analisi tridimensionale biomeccanica del movimento. Tale analisi consente tra l’altro la
predizione del carico biomeccanico per unita’di superficie in corrispondenza della
giunzione lombo-sacrale.
Agli autori e’servito a proporre l’uso di un valido sistema di valutazione funzionale
durante lo svolgimento di vari compiti lavorativi.
Supina 30
Eretta 70
Seduta senza supporto 100
Flessione del tronco di 20°
120
Flessione del tronco di 20° con 10 kg in mano 185
Sollevamento di 20 kg con schiena dritta e ginocchia flesse 210
Sollevamento di 20 kg con schiena dritta e ginocchia estese 340
Con altri studi condotti con i test di forza e’stato poi possibile individuare altri parametri:
a) la massima forza muscolare (mcv) svilippata da uno o da piu’gruppi muscolari
(estensori del tronco, addominali, flessori del braccio) in condizioni isometriche
(contrazione statica) o isocinetiche (contrazione con spostamento) a velocita’
costante;
b) la massima capacita’di sollevamento dinamico (dml) di un peso con caratteristiche
controllate in funzione della tecnica di sollevamento, dell’entita’del dislocamento
del tipo di dislocamento orizzontale e verticale nonche’della dimensione
dell’oggetto sollevato.
c)
LE POSTURE
Gli studi dell’attivita’ muscolare e dei carichi articolari quali si sviluppano nelle posture di
lavoro, genericamente intese, sono stati finora mirati essenzialmente a verificare la
tollerabilita’ della postura stessa nelle concrete condizioni spazio-temporali in cui essa
viene adottata.
Una postura viene definita tollerabile quando.
a) non induce sensazione di disagio, fatica o dolore a breve termine;
b) non causa patologia morfo-funzionale dell’apparato locomotore a lungo termine.
c)
Nella pratica si valuta non tanto la singola postura quanto la sequela di posture, che si
determina nell’espletamento di compiti lavorativi da parte di singoli lavoratori o gruppi di
addetti durante un intero turno di lavoro in diversi contesti operativi.
Sotto questo aspetto lo studio delle caratteristiche di entita’dell’attivita’ muscolare e del
carico articolare dovrebbe essere effettuato in parallelo con lo studio delle caratteristiche di
durata degli stessi, in modo da valutare non solamente l’accettabilita’dei singoli gesti o
atteggiamenti corporei ma piuttosto la loro iterativita’.
In base alle caratteristiche di entita’ e di durata, si possono delineare contesti lavorativi
in cui le prime sono preponderanti rispetto alle seconde (generalmente caratterizzati da uno
spostamento manuale di pesi: carico e scarico merci, alcuni reparti ospedalieri ecc) o al
contrario, situazioni in cui le caratteristiche di durata divengono preponderanti rispetto a
quelle di entita’(generalmente caratterizzate da posture fisse prolungate :ferrite di S.O.
chirurghi, VDT, guida di automezzi, orchestrali ecc.).
I metodi biomeccanici di studio nelle posture fisse comprendono l’analisi con modelli
statici monodimensionali che sono generalmente adeguati e sufficienti. Sovente pero’si
presenta, specie nelle posture assise, la necessita’di quantificare alcune forze esterne
specie in termini di reazioni di appoggio (vincoli) per il tronco.
Come gia’detto va fatto riferimento ai ricordati meccanismi di nutrizione del disco
intervertebrale.
A questo proposito e’ stata ribadita da piu’parti l’esistenza di un valore soglia pari a
80 kg di pressione intradiscale lombare come elemento discriminante fra condizioni di
sovraccarico e condizioni di sottocarico.
Da tali cognizioni ne deriva che l’optimum del processo nutritivo del disco (e pertanto
della postura) e’ determinato dal costante alternarsi attorno al valore soglia di
condizioni di carico e scarico dello stesso.
Per contro, condizioni prolungate di sovraccarico o sottocarico discale, come quelle che
possono realizzarsi nelle posture fisse prolungate, ostacolano il ricambio nutritivo e
possono, a lungo termine favorire i processi di degenerazione discale, con tutte le note
conseguenze che tale fenomeno comporta.
Va anche ricordato che per le posture fisse prolungate le contrazioni isometriche
superiori al 20% della massima forza muscolare (mcv) diminuiscono l’apporto di
sangue con precoce comparsa di fatica muscolare.
Nell’analisi delle posture statiche la valutazione di tollerabilita’ deve avvenire non
gia’ sulla base della semplice quantificazione dei carichi articolari e dell’impegno
muscolare ma anche sulla loro distribuzione nel tempo. I metodi di valutazione
soggettiva ,pratici e sintetici, presentano alcuni svantaggi:
il giudizio soggettivo non e’ sempre in grado di distinguere “gli elementi di criticita’”
( strutturali, posturali, organizzativi) di una determinata postura protratta nel tempo
e anche se correttamente raccolto non da’ indicazioni sulla potenziale dannosita’,
il giudizio soggettivo puo’essere influenzato da altre variabili ambientali, individuali
scarsamente controllabili e/o quantificabili.
Anche livelli elevati di stress possono indurre contrazioni statiche prolungate della
muscolatura.
Il compito di guida rappresenta infine un esempio di associazione di piu’ fattori di rischio
(da postura e da wbc), presupponendo il mantenimento della postura seduta fissa con
contemporanea esposizione a vibrazioni e scuotimenti in relazione alle caratteristiche
tecniche del mezzo, alle qualita’ergonomiche del posto di guida e alle condizioni del
fondo stradale.
Il test realizzato da Suva intende fornire un primo aiuto per valutare se si ha un carico
posturale elevato durante un’ attività sedentaria, individuando gli scostamenti rispetto
ad una postura corretta. Il metodo si applica a tutte le attività che implicano almeno
un’ ora di lavoro sedentario senza cambiamento significativo della postura.
La valutazione prende in esame la postura assunta dalle seguenti parti del corpo:
testa, tronco, spalle, braccia, gambe e piedi. Ogni parte del corpo è analizzata secondo
una serie di parametri posturali.
Un’analisi più precisa del carico posturale richiede tuttavia conoscenze approfondite in
materia di ergonomia.
Test di ergonomia
Valutazione del carico posturale nel lavoro sedentario
Il lavoro sedentario può essere all’origine di vari disturbi, soprattutto se il posto di lavoro è
concepito secondo criteri non ergonomici o se le attrezzature di lavoro non sono disposte in
maniera funzionale. In questi casi siamo costretti ad assumere una postura innaturale e
scomoda con dolorose contrazioni muscolari, affaticamento precoce, calo del rendimento e
difficoltà di concentrazione, per non parlare del maggior rischio di commettere errori. Il test
presentato in questo opuscolo consente di valutare se si ha un carico posturale elevato
durante un’attività sedentaria e quali misure bisogna adottare in questi casi. Il metodo si
applica a tutte le attività che implicano almeno un’ora di lavoro sedentario senza cambiamento
significativo della postura.
La finalità di questo metodo è individuare gli scostamenti rispetto ad una postura corretta,
intendendo con ciò una postura non forzata e naturale, e assegnare a tali scostamenti un
determinato punteggio. La valutazione si basa sull’assunto che il carico posturale dipende in larga
parte dal grado di variazione rispetto alla postura accettabile, che è più forte con l’aumentare del
tempo di esposizione, in caso di limitazione dei movimenti e di attività statica muscolare.
Oggetto della valutazione è la situazione riscontrata al momento. Chi si sottopone alla valutazione
deve essere a conoscenza dei motivi e degli obiettivi della stessa e durante l’analisi deve
assumere la sua normale postura. Se durante un’attività cosiddetta prevalente il soggetto
sottoposto a valutazione è chiamato a svolgere altre attività cosiddette secondarie che prevedono
posture molto differenti tra loro (ad esempio in caso di rotazione delle mansioni), ogni attività
secondaria deve essere analizzata e valutata separatamente.
Requisiti di legge
infortuni e delle malattie professionali (OPI), art. 32a
Utilizzazione delle attrezzature di lavoro (estratto)
Ordinanza sulla Le attrezzature di lavoro devono essere collocate e integrate nell’ambiente di lavoro in modo da
prevenzione degli garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori. In merito vanno soddisfatte le esigenze relative alla
tutela della salute conformemente all’OLL 3, segnatamente per quanto concerne l’ergonomia.
di lavoro permanenti devono essere possibilmente apprestati in modo
Ordinanza 3 che il lavoro possa essere svolto in una posizione naturale del corpo.
concernente la
legge sul
Metodo di valutazione
lavoro
(OLL 3), art. 24 La valutazione prenderà in esame la postura assunta dalle seguenti parti del corpo:
testa, tronco, spalle, braccia, gambe e piedi. Ogni parte del corpo sarà analizzata
Esigenze secondo una serie di parametri posturali. Tali parametri sono ripartiti in tre livelli:
particolari Livello 1: la postura della parte del corpo in esame differisce sempre o
(estratto) ripetutamente da quella che è considerata la postura corretta, ossia rilassata e
naturale?
Nei posti di Livello 2: la variazione riscontrata al livello 1 è estrema?
lavoro deve Livello 3: entrano in gioco ulteriori fattori?
essere Alla fine verrà individuato il fattore tempo relativo alla postura assunta dal
soggetto.
assicurato
spazio libero Al termine della valutazione si dovrà moltiplicare il punteggio ottenuto con il fattore
sufficiente tempo. In caso di posture forzate bisognerà considerare anche i coefficienti di
affinché non correzione. Il totale indicherà in che misura bisognerà intervenire per far fronte alle
sia ostacolata anomalie posturali.
la possibilità di
movimento dei
lavoratori
nell’esercizio
sicurezza sul lavoro
della loro
attività. I posti
intendendo con ciò la postura assunta da un soggetto con lo sguardo diritto e con la
testa leggermente inclinata in avanti. Mettete una crocetta ogniqualvolta riscontrate
un’alterazione posturale (in ciascuna delle seguenti tabelle è possibile dare più di una
risposta).
Posizione della
testa
L’immagine a lato
mostra una
persona che
assume una
postura corretta e
Totale (da riportare nella tabella «Valutazione» a pag. 5)
rilassata. Si può
ritenere che il Mettete a destra una crocetta se il posto di lavoro non consente di assumere una postura
soggetto non migliore.
andrà incontro a
disturbi o ad
affaticamento
legati alla postura.
La testa è Posizione In questo caso si valuterà la variazione rispetto alla
leggermente postura seduta corretta, ossia con del tronco il tronco diritto oppure
inclinata in avanti e
il tronco è parallelo leggermente reclinato. Mettete una crocetta ogniqualvolta riscontrate
al bordo del piano un’alterazione posturale.
di lavoro.
Le spalle
non sono sollevate.
I gomiti e le
braccia sono
appoggiati sul
tavolo, la schiena è
diritta e sostenuta
in modo ottimale
dallo schienale.
Le gambe
possono muoversi
liberamente in alto,
in avanti e
lateralmente.
La pianta
dei piedi è ben
appoggiata sul
poggiapiedi e il
bordo della sedia
non
comprime le cosce.
In questo caso si
valuterà qualsiasi
variazione rispetto
ad una postura
corretta, ossia
quando le braccia,
in posizione
rilassata, formano
con l’avambraccio
come minimo un
angolo di 90°. Le
mani si trovano
quasi all’altezza dei
gomiti o Totale (da riportare nella tabella «Valutazione» a pag. 5)
leggermente al di
Mettete a destra una crocetta se il posto di lavoro non consente di assumere una postura
sopra dei gomiti in migliore.
caso di montaggio Posizione delle gambe
Le gambe
assumono una
postura corretta
quando le cosce
sono orizzontali
oppure
leggermente
piegate in avanti
sotto il piano di
lavoro. L’angolo
formato dalla
coscia e dalla
gamba deve essere
di 90° circa. Le
cosce e le
ginocchia devono
disporre di spazio
sufficiente per
muoversi in alto,
avanti e di lato. Totale (da riportare nella tabella «Valutazione» a pag. 5)
Inoltre, deve essere
possibile distendere Mettete a destra una crocetta se il posto di lavoro non consente di assumere una postura
migliore.
le gambe senza
alcun problema. Il
bordo della sedia
non deve
comprimere i
Posizione Per i piedi si parla di postura corretta quando questi poggiano
perfettamente con tutta
muscoli della
dei piedi
la pianta sul pavimento o sul poggiapiedi. I piedi devono
coscia o l’incavo
del ginocchio. potersi muovere liberamente in avanti, di lato e indietro.
Mettete una crocetta ogniqualvolta riscontrate
Adesso si tratta di
un’alterazione rispetto alla postura appena descritta.
valutare gli
eventuali
scostamenti
rispetto alla postura
corretta. Mettete
una crocetta
ogniqualvolta
riscontrate
un’alterazione
posturale.
Mettete a destra una crocetta se il posto di lavoro non consente di assumere una postura
migliore.
Fattore tempo
tratta di un’attività
secondaria, conta
la somma dei tempi
durante i quali è 1 – 2 h/giorno 1
stata assunta la 2 – 3 h/giorno 2
postura presa in 3 – 4 h/giorno 3
esame (colonna di 4 – 5 h/giorno 4
destra). 3 – 5 h/giorno 5 – 6 h/giorno 5
Nota 6 – 8 h/giorno 6
Il fattore tempo è
uguale per tutte le Parte del corpo Totale (livello 1 x Tempo = Punteggio P * Pcorr = P + 15
– 3) (uguale per ogni (coefficiente di
parti del corpo e parte del corpo) correzione)
dovrà essere
Testa
riportato nella
Tronco
tabella sottostante
Spalle
«Valutazione».
Braccia
Attività Attività GambeFattore
prevalente Il secondaria Il tempo
soggetto svolge Piedi
soggetto cambia
sempre la stessa attività e posizione.
attività nella Somma della
stessa posizione stessa attività e* Se nella valutazione avete indicato che il posto di lavoro non consente una postura migliore (postura
forzata), il punteggio deve essere aumentato di 15 unità. Pcorr = P+15
1)
1.)
2.)
3.)
Dati relativi
Divisione/settore: Macchina/posto di lavoro/processo:
all'attività e alla
valutazione
Descrizione sintetica del posto di lavoro:
Valutatore (nome/funzione):
Data:
Ulteriori supporti ? Postura corretta durante il lavoro. Lista di controllo, 4 pagine, codice 67090.i
informativi Suva ? Ergonomia. Un fattore di successo per ogni impresa. Opuscolo, 27 pagine, codice
44061.i
? L’ergonomia al microscopio. Pieghevole, 12 pagine, codice 84026.i
? Il lavoro al videoterminale. Informazioni dettagliate per specialisti e non. Opuscolo, 120
pagine, codice 40022
? L’uso del videoterminale. Informazioni utili per il vostro benessere (per i
videoterminalisti). Opuscolo, 32 pagine, codice 44034.i
? Lavorare correttamente al videoterminale. Lista di controllo, 4 pagine, codice 67052.i
? Lavoro al videoterminale. 10 consigli utili per tutelare la salute e il benessere dei
lavoratori. Pieghevole, 12 pagine, codice 84021.i
Suva Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni Tutela della salute Casella postale,
6002 Lucerna Per informazioni: Tel. 041 419 51 11
Per ordinazioni: www.suva.ch/waswo-i Fax 041 419 59 17 Tel. 041 419 58 51
Riproduzione autorizzata con citazione della fonte 1a edizione – aprile – 1000 copie
Codice: 88212.i
DEFINIZIONI
AZIONE(TECNICA): insieme dei movimenti di uno o più distretti corporei che consentono di
compiere una operazione elementare.
CICLO: sequenza di azioni tecniche di breve durata(minuti, secondi) che si ripete uguale a se
stessa.
RIPETITIVITà: ripetizione nel tempo con le stesse modalità e cadenza di cicli lavorativi.
POSTURA: posizione assunta dalle articolazioni degli arti o di segmenti corporei in conseguenza o
per svolgere un’attività (o compito) lavorativa.
TEMPO DI RECUPERO: periodo di tempo nel turno di lavoro nel quale non sono effettuate
azioni(tecniche/meccaniche degli arti e/o di segmenti corporei).
FATTORI DI RISCHIO PRINCIPALI: sono i fattori, lavorativi (ripetitività, forza, postura, mancato
recupero) e non lavorativi (esiti di traumi, patologie sistemiche, caratteristiche antropometriche) in
grado di causare da soli o in associazione i disturbi e/o le malattie muscolo scheletriche.
FATICA: incapacità di fare o condurre come prima un lavoro. è un segnale importane, di per sé
fisiologico, che può diventare, se non interviene un adeguato riposo, potenziale precursore di altri
disordini, per cui ne è utile la registrazione e valutazione.
MALATTIA: processo anomalo che comporta perdita temporanea o permanente delle condizioni di
salute. Può essere definita anche come un processo in evoluzione estrinsecatesi in un disturbo
funzionale obiettivamente apprezzabile, capace di modificarsi in meglio o in peggio.
Lo stato di malattia è caratterizzato, secondo la concezione comune a tutte le discipline biologiche,
da un’alterazione di una o più funzioni.
La dottrina medico-legale invece individua come caratteristica fondamentale della malattia la
esistenza di un processo evolutivo con produzione di apprezzabile perturbamento dell’organismo
per modificazioni anatomiche o funzionali.
La difficoltà di definire esattamente la malattia, così come è stata in precedenza richiamata, appare
particolarmente evidende per le patologie, come quelle ad eziologia professionale per le quali è
possibile identificare alterazioni in fase pre -clinica precoci tali da permettere di cogliere il momento
nel quale vengono superate le capacità di compenso dell’organismo.
Il concetto di malattia, fermo restando il principio che deve trattarsi di un’alterazione funzionale
apprezzabile evolutiva, deve potersi modificare nel tempo parallelamente all’affinamento delle
tecnologie diagnostiche, che consentono di formulare la diagnosi prima di giungere a conclamate
manifestazioni cliniche.
La sola esistenza di disturbi(reazioni) funzionali di carattere dinamico(modificabili in senso
positivo nel tempo) può non essere sufficiente a definire una condizione di “malattia”.
In inglese vengono usati termini “disease”(danno a natomico o funzionale osservabile) ed “illness-
sickness”(condizione di mancanza di salute con sensazione di sentirsi ammalati). In italiano i due
termini sono spesso usati come sinonimi.
WORK RELATED DISEASES: Malattie per le quali i fattori di rischio di origine lavorativa
giocano un ruolo causale parziale.
INDICATORE DI RISCHIO: Variabile quantitativa presa come misura della presenza od assenza di
un fattore capace di causare modifiche dello stato di salute.
POSTURA DINAMICA: movimento degli arti o di altre parti del corpo umano,
sia in relazione una all’altra (ad es. accavallare le gambe), sia relativamente ad un
oggetto fisso (ad es. scrivania).
POSTURA STATICA: posizione fissa del corpo che si protrae nel tempo, nella
quale si riscontra una contrazione senza movimento.
NORMATIVE
Le norme recentemente varate (D.Lgs. 626/94 art. 21) in tema di prevenzione e sicurezza
sul lavoro, riprese e concretamente applicate dall’INAIL (D.Lgs. 38/2000 art.
23) con interventi di sostegno alle piccole e medie imprese per garantire l’igiene e la
sicurezza del lavoro richiedono conoscenze sempre più approfondite che superano i tradizionali
confini delle “lavorazioni”per entrare nel contesto più ampio della organizzazione
e delle strutture produttive.
La tutela delle malattie da lavoro non tabellate ha portato all’attenzione dell’Istituto
assicuratore un numero sempre crescente di patologie dell’apparato muscolo scheletrico
(colonna vertebrale, arto superiore, arto inferiore) correlate con le modalità di svolgimento
del lavoro se non proprio con la conformazione del “posto di lavoro”.