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• È quella parte della fisica che studia la statica e il moto dei corpi
• Viene suddivisa in 3 parti:
– Cinematica (dal greco «chinema» ovvero movimento): studio del
movimento dei corpi senza tener conto delle forze che lo producono. I
concetti di base sono: lo spazio, il tempo, il moto. Le grandezze
fondamentali sono i vettori di posizione, la velocità e l’accelerazione;
– Dinamica (dal greco «dinamis» ovvero forza): studio del movimento in
considerazione delle cause che lo producono. I concetti di base sono:
la forza, la massa, lo spazio, il tempo. I principi della dinamica sono: il
principio di inerzia, la legge fondamentale della dinamica, e il principio
di azione-reazione;
– Statica (dal greco «statos» che significa fermo): studio delle condizioni
per le quali un corpo assoggettato a più forze rimane fermo. Per
questo la statica può essere considerata una condizione particolare
della dinamica.
IL PIEDE
PIEDE
MESOPIEDE RETROPIEDE
AVAMPIEDE
• SCAFOIDE • ASTRAGALO
• METATARSI
• CUBOIDE • CALCAGNO
• FALANGI
• CUNEIFORME
• Servomeccanismo antigravitario
• Organo di moto
FUNZIONI DEL PIEDE
• STATICA
• DINAMICA
FUNZIONE STATICA DEL PIEDE
• DIPENDE DA:
• Sono 3:
– 1 Anteriore e
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ROTAZIONI DEL PERONE
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ARTICOLAZIONE
SOTTOASTRAGALICA:
articolazione multifunzionale
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COMPLESSO ARTICOLARE DI CAVIGLIA IN ASSENZA DI CARICO GRAVITARIO:
in assenza di carico gravitario l’articolazione sottoastragalica permette
movimenti di pronosupinazione attorno all’asse di Henke i quali, in
associazione ai movimenti della pinza bimalleolare e ai movimenti
della mediotarsica, danno movimenti di inversione ed eversione.
Movimenti del tarso posteriore
MOVIMENTI DI
PRONO-SUPINAZIONE
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IN PRESENZA DI CARICO
Articolazione sottoastragalica in carico
• La faccetta articolare
calcaneo-cuboidea,
ruotando sullo stesso
asse sottoastragalico,
ruota anch’essa, in
sede medio tarsica, su
un piano parallelo a
quello della testa
astragalica.
Il complesso sottoastragalico agisce come un sistema
di trasmissione della forza dal retropiede alla
mediotarsica
La funzione in carico della sottoastragalica (o subtalare) è connessa alla
contrazione del tricipite surale, ma, poiché il tricipite surale si inserisce
nella tuberosità posteriore del calcagno e che questo muscolo contrasta la
forza reattiva di gravità attraverso la tibia, la sua contrazione genera un
movimento rotatorio di prono-supinazione del calcagno trascinando la
grande tuberosità del calcagno verso il perone.
ANALISI DEL PASSO
RUOLO DEL SEGMENTO PIEDE
DURANTE IL PASSO
Il piede partecipa al ciclo del passo attraverso l’alternanza tra una fase di rilassamento in cui il piede prende
contatto con il terreno in fase di appoggio sotto l’effetto della gravità e una fase di irrigidimento che
prepara il piede a staccarsi dal suolo e quindi alla fase di propulsione del corpo in avanti. Per comprendere
come si muove il piede durante il passo occorre analizzare la biomeccanica del retropiede, del mediopiede
e dell’avampiede durante le fasi di rilassamento e di irrigidimento e durante la fase propulsiva.
FASE DI RILASSAMENTO DEL PIEDE
• QUESTA FASE CORRISPONDE AL PERIODO
FILOGRAVITARIO E SI ESPLETA DURANTE LA
FASE DI CONTATTO E PARTE DI QUELLA DI
APPOGGIO DEL PASSO
• In fase di irrigidimento il
calcagno, sotto l’azione del
tricipite surale, si porta con la
testa in avanti-mediale-basso,
ruotando al di sotto
dell’astragalo e attorno all’asse
di Henke; l’astragalo si porta
relativamente al contrario e
trascina con sé la tibia in
rotazione esterna
ARTICOLAZIONE MEDIOTARSICA
effettua un movimento elicoidale
• L’articolazione
mediotarsica, composta
dai metatarsi, dallo
scafoide, dal cuboide e
dai 3 cuneiformi effettua
un biomeccanismo a
moto elicoidale. Durante
la fase di rilassamento
del piede, l’elica del
biomeccanismo a moto
elicoidale si svolge
ARTICOLAZIONE MEDIOTARSICA
• In fase di irrigidimento la
testa calcaneale scende e si
porta antero-interna
rispetto all’asse di Henke.
Al contrario l’astragalo sale
e si porta all’esterno e
posteriore rispetto al
calcagno. Questi due
movimenti contrapposti
portano verso l’alto e in
supinazione l’articolazione
di Chopart andando a
tendere l’elica del
movimento mediotarsico.
IN QUESTA FASE TUTTE LE PICCOLE
ARTICOLAZIONI DEL PIEDE SI COMPATTANO TRA
LORO IRRIGIDENDO TUTTO L’AVAMPIEDE
IL COMPATTAMENTO E L’IRRIGIDIMENTO
DELL’AVAMPIEDE AVVENGONO PER:
– UN MOTIVO STRUTTURALE
– UN MOTIVO FUNZIONALE
MOTIVO
STRUTTURALE
• In fase propulsiva il
tricipite surale solleva il
calcagno insieme a tutto il
corpo creando così una
forza reattiva (g ) applicata
sulla testa del secondo
metatarso che irrigidisce
l’elica del moto elicoidale
della mediotarsica.
• L’articolazione più
importante per il
corretto svolgimento
della fase propulsiva del
passo è l’articolazione
cuboidea-3°cuneiforme
(artodia).
• L’artrodia cuboidea-3° cuneiforme funge
da fulcro attorno al quale si sviluppa il
movimento dell’elemento dinamico del
piede formato dallo scafoide, dai 3
cuneiformi e dai primi 3 metatarsi i quali,
uniti insieme, si comportano come una
leva di primo grado svantaggiosa
In cui il braccio della Potenza è più corto di quello della Resistenza.
Infatti la Potenza è esercitata dall’azione della rotazione della testa astragalica
attorno all’asse di Henke sotto l’effetto del tricipite surale (che induce il
movimento del calcagno) e il peroneo lungo (che porta la base del primo
mentatarso e del primo cuneiforme verso l’alto mentre la testa del primo
metatarso (solidale con il secondo e terzo metatarso) fa punto fisso al suolo
(punto di applicazione della Resistenza.
• Quando il peroneo lungo, con la sua
inserzione sulla base del primo
metatarso e sul primo cuneiforme,
si contrae rende vantaggiosa la leva
portando con energia verso il basso
le prime 3 teste metatarsali e in alto
il segmento osseo rappresentato da
cuneiformi e scafoide come se
questo eseguisse una flessione
plantare. In tal modo le teste
metatarsali vengono ancora più a
contatto col terreno al quale si
adattano grazie alle artrodie del
mesopiede. Questo movimento si
espleta su un fulcro a livello del
quale passa l’asse dell’articolazione
cuboidea-3°cuneiforme
• In fase di rilassamento del
piede, invece, il peroneo lungo
effettua una contrazione
eccentrica per favorire la
discesa a terra della volta
plantare indotta dalla forza di
gravità che dalla tibia viene
trasmessa all’astragalo (e da
qui all’avampiede e al
retropiede).
• Permette quindi di controllare
che l’appoggio a terra del piede
sia progressivo e sicuro.
PARTICOLARITA’
DELL’ARTICOLAZIONE CUBOIDEA-
3°CUNEIFORME
• L’articolazione tra cuboide e 3°
cuneiforme è un’articolazione
non molto studiata ma
estremamente importante in
quanto è l’unica articolazione a
collegare l’elemento statico con
l’elemento dinamico del piede,
oltre al legamento «a siepe» o
intraosseo presente nel seno del
tarso che rende solidali
l’astragalo col calcagno.
L’articolazione cuboidea-3° cuneiforme consente movimenti
di flesso-estensione del piede astragalico (elemento
dinamico del piede formato da scafoide, 3 cuneiformi e primi
3 metatarsi) rispetto al piede statico (cuboide e ultimi due
metatarsi) attorno all’asse passante per questa importante
articolazione.
Tenuto conto, però, che durante la deambulazione, le teste
metatarsali appoggiano a terra e che quindi non possono
muoversi liberamente in flesso-estensione, si evince che nel
momento in cui le teste metatarsali fanno punto fisso al suolo,
l’unico segmento che può muoversi (verso l’alto durante la fase
di irrigidimento del piede e verso il basso durante la fase di
rilassamento) è il segmento mediotarsico
Durante la fase di irrigidimento del piede
l’articolazione cuboide-3°cuneiforme si
apre e permette le rotazioni del piede
astragalico rispetto a quello calcaneale.
Ricordiamo invece che, al contrario, nello
stesso momento, le artrodie mediotarsiche
(con le loro superfici articolari oblique
rispetto ai loro assi di rotazione) si
compattano in modo che il piede
astragalico funga da corpo unico.
Durante la fase di rilassamento
l’articolazione si chiude e si compatta
comportandosi come una «fine corsa».
Quando l’astragalo si porta postero-esterno rispetto al
calcagno per tendere l’elica della mediotarsica l’avampiede si
irrigidisce e il complesso dinamico del piede, formato da
scafoide, i 3 cuneiformi e i primi 3 metatarsi ruota attorno a un
asse passante per l’articolazione tra cuboide e il 3 cuneiforme
LE TECNICHE DIRETTE ( HVLA )
• PER LA LORO EFFICACIA ESIGONO IL RISPETTO DEI PRESUPPOSTI HVLA
• VENGONO PER LA MAGGIOR PARTE UTILIZZATE DOPO AVER ESEGUITO UN BUON LAVORO
DI RIEQUILIBRIO MUSCOLARE, FASCIALE, CAPSULO-LEGAMENTOSO E RIARTICOLATORIO
ASSE BIMALLEOLARE
Asse obliquo in basso, in dietro e all’infuori che prende d’infilata i due malleoli.
Su questo asse avvengono nella tibio-tarsica movimenti di dorsiflessione 20° e flessione
plantare 40°
I movimenti avvengono su un piano 15° inclinato rispetto al piano frontale.
ASSE SAGITTALE
Passa per il 2° dito, 2°-3° metatarso, interlinea scafo-cuboidea, bordo esterno del collo
astragalico, spazio intermalleolare.
Si svolgono movimenti di rotazione interna 50° (faccia plantare guarda medialmente ) e
esterna 25°/30°( faccia plantare guarda esternamente).
Movimenti essenzialmnte a carico dell’interlinea di Chopart e Lisfranc.
DAL PUNTO DI VISTA FUNZIONALE L’UNIONE DEI SINGOLI
MOVIMENTI ANDRA’ A CARATTERIZZARE LA CINETICA DEL PIEDE IN
DUE GRANDI MOVIMENTI
INVERSIONE:
è IL TIBIALE POST.TIRA LO SCAFOIDE SCOPRE LA PARTE
CUBOIDEI)
è IL CUBOIDE TRASCINA IL CALCAGNO CHE SI PORTA
LEG. INTEROSSEO)
è IL TALAMO RIMANE SCOPERTO ANTERO-
POSTERIORMENTE E L'INTERLINEAASTRAGALO-
CALCANEARE SI APRE
(PIANO SUPERFICIALE)
è FASCIO TIBIO ASTRAGALICO E LEG. INTEROSSEI
(PIANO PROFONDO)
è LEGAMENTO CHOPART PER CALCAGNO, CUBOIDE
E SCAFOIDE
è LEG.CALCANEO CUBIIDEO PLANTARE
L'ASTRAGALO
è IL SENO DEL TARSO SI CHIUDE
SCOPERTA
Partendo da questo presupposto, tutto ciò che altera questo equilibrio fisiologico può
essere motivo di istaurazione di una disfunzione, sia adattativa che causativa.
ARTICOLAZIONE TIBIO-PERONEALE DISTALE
PER VALUTARE QUESTA ARTICOLAZIONE ANDIAMO A TESTARE I MOVIMENTI DEL MALLEOLO
PERONEALE IN RAPPORTO ALLA TIBIA.
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DURANTE LA FLESSIONE DELLA
CAVIGLIA:
1. Il malleolo esterno si allontana
dall'Interno.
2. Contemporaneamente si alza
leggermente, mentre le fibre dei leg.
Peroneo-tibiali e la memb. Interossea si
orizzontalizzano
3. Ruota in rotazione interna
POSIZIONE PAZIENTE: A) supino, arto flesso a 90°, piede in appoggio sul lettino
B) supino, arto esteso.
A B
MALLEOLO PERONEALE IN ANTERIORITA’ tecnica diretta 1° tecnica
POSIZIONE PAZIENTE: disteso prono arto esteso, piede fuori dal lettino
POSIZIONE OPERATORE: In fondo al lettino
OPERATIVITA’: la mano mediale stabilizza internamente con le dita la caviglia posizionando il
primo dito posteriormente sulla testa peroneale.
L’altra mano afferra anteriormente il collo piede fino ad appoggiare l’eminenza tenar sulla
falange distale del primo dito della mano mediale.
Si arriva a barriera e si esegue un thrust combinato con entrambe le mani a spingere
anteriormente il malleolo esterno.
TIBIA
IMPORTANTE
Poiché a livello dell’arto inferiore verrà definito sempre in lesione il segmento distale
rispetto al segmento prossimale, a livello della tibio-tarsica descriveremo le lesioni
dell’astragalo e non della tibia.
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ASTRAGALO
2 MOVIMENTI RISPETTO AL CALCAGNO E AL MORTAIO TIBIO-PERONEALE:
• ANTERO/INTERNO
• POSTERO/ESTERNO
TEST ASTRAGALO ANTERO/INTERNO
OPERATIVITA’: l’operatore circonda con le mani il piede del paziente contattando l’astragalo
con quarto o quinto dito, pollici sulla pianta.
Si cerca la barriera portando il piede in dorsiflessione e trazione longitudinale, poi si esegue
un thrust sull’asse longitudinale stesso.
ASTRAGALO IN ANTERIORITA’ O ANTERO-INTERNO
TECNICA DIRETTA 2
POSIZIONE PAZIENTE: supino, arto da trattare esteso
OPERATIVITA’: l’operatore prende con la mano esterna il tallone del paziente e con la mano
interna abbraccia il piede medialmente contattando l’astragalo, pollice sulla pianta.
Si cerca la barriera portando il piede in lieve inversione e si esegue un thrust spingendo con la
mano mediale l’astragalo in postero-lateralità combinato a una caduta del piede sul lettino.
1 2
TEST ASTRAGALO POSTERO/ESTERNO
OPERATIVITA’: l’operatore circonda con le mani il piede del paziente contattando l’astragalo
con quarto o quinto dito, pollici sulla pianta.
Si cerca la barriera portando il piede in flex plantare e trazione longitudinale, poi si esegue
un thrust sull’asse longitudinale stesso.
ASTRAGALO IN POSTERIORITA’ O POSTERO-ESTERNO
TECNICA DIRETTA 2
POSIZIONE PAZIENTE: supino, arto da trattare esteso
OPERATIVITA’: l’operatore stabilizza con la mano interna il tallone del paziente e con la mano
esterna abbraccia il piede esternamente contattando l’astragalo.
Si cerca la barriera portando il piede in lieve eversione e si esegue un thrust spingendo con la
mano esterna l’astragalo in antero-medialità combinando una caduta del piede sul lettino.
1 2
CALCAGNO
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CALCAGNO
• CALCAGNO POSTERO/ESTERNO
• CALCAGNO ANTERO/INTERNO
• CALCAGNO ANTIVERSO/RETROVERSO
TEST CALCAGNO ANTERO/INTERNO E POSTERO/ESTERNO
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TEST CALCAGNO IN ANTIVERSIONE
E RETROVERSIONE
POSIZIONE PAZIENTE: decubito supino, calcagno fuori
dal lettino
POSIZIONE OPERATORE: In fondo al lettino in affondo
IMPORTANTE
cefalico.
OPERATIVITA’: la mano cefalica blocca il collo
del’astragalo con l’arco pollice-indice, e stabilizza la
pinza bimalleolare sul lettino con il resto della mano. Il
gomito caudale è in appoggio sulla goscia
dell’operatore e impugna con la mano il calcagno sulla
sua faccia plantare.
Si esegue una compressione per detendere il legamento
interosseo, dopodichè si inducono sul calcagno dei
movimenti di antiversione e retroversione sul piano
sagittale.
Apprezzeremo dei piccoli movimenti guidati dalla
respirazione dell’operatore, come se fosse il torace ad
indurli.
Valuto bilateralmente.
TECNICA RIARTICOLATORIA CALCAGNO IN ANTIVERSIONE E
RETROVERSIONE
POSIZIONE PAZIENTE: decubito supino, calcagno fuori dal
lettino
POSIZIONE OPERATORE: In fondo al lettino in affondo
cefalico.
OPERATIVITA’: la mano cefalica blocca il collo del’astragalo
con l’arco pollice-indice e comprime la pinza bimalleolare
stabilizzandola sul lettino con il resto della mano.
Il gomito caudale è in appoggio sulla coscia dell’operatore e
impugna con la mano il calcagno sulla sua faccia plantare.
Si esegue una compressione per detendere il legamento
interosseo, dopodichè si inducono sul calcagno i movimenti
di correzione sul piano sagittale in antiversione se è
retroverso e viceversa.
Apprezzeremo dei piccoli movimenti guidati dalla
respirazione dell’operatore, come se fosse il torace ad
indurli.
Ripetere più volte fino a correzione.
TECNICA RIARTICOLATORIA CALCAGNO IN ANTIVERSIONE
INSERZIONE
1° CUNEIFORME
1° METATARSO
CUBOIDE TEST DI MOBILITA’
POSIZIONE DEL PAZIENTE: supino
POSIZIONE OPERATORE: in piedi, in fondo al
lettino
OPERATIVITA’: la mano interna sorregge il
piede impugnando il tallone.
La mano esterna pinza in presa pollice
indice il cuboide.
Stabilizzando il calcagno si inducono con la
presa a pinza dei movimenti di rotazione
interna ed esterna del cuboide.
Se è facilitata la rotazione interna parleremo
di cuboide con tubercolo basso, se è
facilitata l’esterna allora avremo un cuboide
con tubercolo alto.
Per determinare RI o RE del cuboide ci si
riferisce al senso di direzione facilitata della
faccia plantare dell’osso
CUBOIDE IN ROTAZIONE ESTERNA O
TUBERCOLO ALTO
INFERIORITA’
METATARSI A BASE SUPERIORE ( 1°-2°-3° )
TECNICA STRUTTURALE
POSIZIONE PAZIENTE: decubito supino, arto
inferiore disteso.
POSIZIONE OPERATORE: in piedi o seduto in fondo
al lettino.
OPERATIVITA’: l’operatore abbracciando il piede
posiziona il terzo dito sulla superficie dorsale della
base metatarsale in disfunzione di superiorità.
L’altra mano si sovrappone alla prima rinforzando la
presa.
I pollici delle mani si posizionano trasversalmente
sulla faccia plantare delle teste metatarsali.
Trazionando si cerca la barriera e si induce negli
stessi parametri correttivi un thrust, spingendo con
una coppia di leve le basi metatarsali verso il basso
con l’appoggio del terzo dito e le teste metatarsali
verso l’alto con i pollici.
METATARSI A BASE SUPERIORE ( 4°-5° )
TECNICA STRUTTURALE
POSIZIONE PAZIENTE: decubito supino, arto inferiore
sulla coscia prossimale dell’operatore.
POSIZIONE OPERATORE: seduto in fondo al lettino,
dal lato del piede da trattare.
OPERATIVITA’: la mano craniale dell’operatore si
posiziona a taglio col la linea 5° metacarpo pisiforme
sul margine superiore della base del 4° o 5°
metatarso.
La mano craniale si posiziona, sempre con il
medesimo contatto, plantarmente alla testa
metatarsale del metatarso in lesione.
Questo posizionamento permetterà di
controbilanciare le forze correttive con un movimento
combinato delle due mani, creando una coppia di
leve più efficace.
Il thrust arriverà direttamente, senza perdere la
barriera, sulla base del metatarso in superiorità
normalizzandolo.
METATARSI A BASE INFERIORE ( 1°-2°-3° )
TECNICA STRUTTURALE
POSIZIONE PAZIENTE: decubito supino, ginocchio flesso
POSIZIONE OPERATORE: in fondo al lettino, di lato al piede da
trattare.
OPERATIVITA’: la mano craniale abbraccia distalmente i
cuneiformi con l’arco 1°-2° dito, gomito in estensione.
La mano caudale abbraccia le basi dei metatarsi ponendo la
falange del 2° dito a cuneo sul lato plantare della base
metatarsale.
La morfologia del piede tendente al cavismo permette alla
mano distale di trovarsi più in basso della prossimale e
rimanere più alta rispetto al cuneo.
Decoattando, la mano distale con una rotazione ricerca barriera
portando la base del metatarso in disfunzione verso l’alto.
Si esercita una spinta, a partenza dalla spalla, sui cuneiformi
verso il basso
Il thrust permette al metatarso in inferiorità di risalire in
relazione al cuneiforme.
METATARSI A BASE INFERIORE ( 4°-5° )
TECNICA STRUTTURALE
POSIZIONE PAZIENTE: decubito supino, arto
inferiore sulla coscia prossimale dell’operatore.
POSIZIONE OPERATORE: seduto in fondo al lettino,
dal lato del piede da trattare.
OPERATIVITA’: la mano caudale dell’operatore si
posiziona a taglio con la linea 5° metacarpo-
pisiforme sul margine inferiore della base del 4° o 5°
metatarso.
La mano craniale si posiziona, sempre con il
medesimo contatto, dorsalmente alla testa
metatarsale del metatarso in lesione.
Questo posizionamento permetterà di
controbilanciare le forze correttive con un
movimento combinato delle due mani, creando una
coppia di leve più efficace.
Il thrust arriverà direttamente, senza perdere la
barriera, sulla base del metatarso in inferiorità
normalizzandolo.
FALANGI
FALANGI IN SUPERIORITA’ E INFERIORITA’
TECNICA DI RIDUZIONE
POSIZIONE PAZIENTE: decubito supino, arto inferiore disteso.
POSIZIONE OPERATORE: in piedi in fondo al lettino.
OPERATIVITA’: una mano stabilizza il metatarso corrispondente
alla falange da testare, l’altra mano pinza la falange in presa
pollice-indice.
Con lieve decoattazione si induce un movimento di traslazione
supero-inferiore e si determina il verso facilitato.
Dopo un lavoro riarticolatorio si induce un thrust verso la
restrizione di mobilita’.
FALANGI TEST DI MOBILITA’
SEQUENZA MECCANICA ASCENDENTE E DISCENDENTE