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• I
piedi
sono
delle
stru/ure
complesse
perfe/amente
organizzate
per
sostenere
il
peso
del
nostro
corpo,
capaci
di
ada/arsi
alla
superficie
del
terreno
quando
si
sta
in
piedi
e
durante
gli
spostamen9.
Nel
piede
la
componente
scheletrica
è
prevalente
ed
è
rappresentata
da
28
ossa
per
ciascun
piede.
Se
compariamo
il
numero
delle
ossa
dei
due
piedi
(28+28
=
56)
con
il
totale
numero
delle
ossa
presen9
nel
nostro
scheletro
(206),
è
semplice
realizzare
che
più
di
¼
(27%)
delle
ossa
del
nostro
corpo
sono
localizzate
nei
piedi.
• Nelle
28
ossa
sono
incluse:
• -‐
7
ossa
tarsali
così
suddivise:
parte
prossimale,
calcagno
e
astragalo;
parte
centrale
lo
scafoide;
distale
il
cuboide
e
i
tre
cuneiformi
• -‐
5
ossa
metatarsali
• -‐
14
falangi
• -‐
2
sesamoidi
dell’alluce
Anatomia
ossea
piede-‐caviglia
• Dal
punto
di
vista
anatomo-‐
clinico,
il
piede
può
essere
suddiviso
principalmente
in
tre
par9
(Moore
e
Dalley
1999):
il
piede
anteriore
(avampiede),
mediale
(medio
piede)
e
posteriore
(retro
piede)
(fig.
1).
• L’avampiede
è
cos9tuito
dalle
dita,
o
falangi,
e
dai
metatarsi.
Ogni
dito
è
cos9tuito
da
più
di
un
osso
per
la
varietà
di
movimento.
• L'alluce
ha
due
falangi,
mentre
le
altre
dita
hanno
tre
ossa
ciascuno.
I
metatarsi
sono
le
cinque
ossa
lunghe
del
piede
situate
proprio
dietro
le
dita.
Il
primo
metatarso
è
il
più
spesso
e
il
più
breve
di
queste
ossa,
mentre
il
secondo
è
il
metatarso
più
lungo.
Il
primo
metatarso
assume
queste
sue
specifiche
dimensioni
e
forma,
in
quanto
ha
l'importante
funzione
di
assistenza
alla
propulsione
e
deve
sopportare
una
buona
parte
del
peso
corporeo.
• Le
dita
sono
collegate
ai
metatarsi
da
cinque
ar9colazioni
metatarso-‐falangee.
• Il
mediopiede
è
cos9tuito
da
cinque
ossa
di
varie
forme:
l’osso
navicolare
(o
scafoide),
il
cuboide
e
le
tre
ossa
cuneiformi.
• Il
retropiede,
infine,
è
formato
solo
da
due
ossa,
grandi
e
robuste.
Il
primo
è
il
calcagno,
il
più
grande
osso
del
piede,
di
forma
quadrangolare
che
forma
il
tallone;
il
secondo
osso
è
l'astragalo
(o
talo),
che
si
trova
sopra
al
calcagno
e
so/o
la
9bia
e
il
perone.
• Queste
diverse
componen9
ossee
formano
ar9colazioni
complesse
che
sono:
la
9bio-‐tarsica;
la
astragalo-‐calcaneare,
chiamata
comunemente
subtalare
o
so/oastragalica;
la
medio-‐tarsica
de/a
di
Chopart;
la
tarso-‐metatarsica
de/a
di
Lisfranc,
le
scafo-‐cuboidea,
scafo-‐cuneiformi
e
metatarso-‐falangee.
• Le
prime
due
giunzioni
menzionate,
assieme
all’ar9colazione
che
si
forma
tra
la
9bia
e
la
fibula
distale,
ossa
della
gamba,
formano
una
delle
giunzioni
più
importan9
del
piede,
ovvero
il
complesso
dell’ar9colazione
della
caviglia.
• Il
Tarso
è
un
complesso
di
ossa
brevi
disposte
in
due
file:
la
fila
prossimale
comprende
l’astragalo
e
il
calcagno;
la
fila
distale
lo
scafoide
il
cuboide
e
le
ossa
cuneiformi.
• Le
ossa
del
tarso
si
formano
per
un
processo
di
ossificazione
encondrale
che
ha
inizio
a
par9re
da
nuclei
che
compaiono
all'interno
di
mo-‐
delli
car9laginei;
ad
un
nucleo
principale
per
ciascun
osso
tarsale
si
aggiun-‐gono,
in
numero
vario,
nuclei
complementari
che
si
formano
successivamente.
Il
nucleo
principale
per
l'astragalo
compare
al
6°
mese
fetale,
così
come
quello
per
il
calcagno,
la
cui
tuberosità
posteriore
sembra
svilupparsi
per
un
processo
di
ossificazione
membranosa.
Il
nucleo
del
cuboide
compare
nel
periodo
peri-‐natale;
i
nuclei
dello
scafoide
e
del
cuneiforme
laterale
ad
1
anno,
mentre
i
nuclei
dei
cuneiformi
intermedio
e
mediale
si
formano
tra
i
2
ed
i
4
anni.
Astragalo
o
Talo
E’
un
osso
irregolare
con
una
conformazione
approssima9vamente
piriforme
allungato
in
senso
anteroposteriore,
anello
di
congiunzione
tra
le
ossa
della
gamba
in
alto,
il
calcagno
in
basso
e
in
dietro
e
lo
scafoide
in
avan9.
Vi
si
possono
dis9nguere
tre
porzioni,
di
cui
la
più
posteriore
definita
corpo,
una
anteriore
definita
testa
e
un
collo,
situato
tra
le
due
par9
preceden9.
Nell’astragalo
si
descrivono
sei
facce:
superiore,
inferiore,
mediale,
laterale,
posteriore
ed
anteriore.
La
faccia
superiore
è
interamente
occupata
da
una
superficie
ar9colare
forgiata
a
troclea,
la
quale
presenta
una
gola
centrale
e
delimitata
da
due
versan9
rileva9
a
decorso
sagi/ale
(fig.
1a).
La
faccia
inferiore
(fig.
2a)
porta
due
facce/e
ar9colari
piane
per
l'ar9colazione
con
il
calcagno.
Le
due
facce/e
si
dis9nguono
in
posterolaterale
ed
antero-‐mediale
e
sono
separate
da
una
doccia
trasversale,
il
solco
dell'astragalo.
Nello
scheletro
ar9colato,
al
solco
dell'astragalo
è
opposto
un
iden9co
semi-‐canale
del
calcagno;
si
cos9tuisce
così
un
condo/o
definito
il
seno
del
tarso.
La
facce/a
ar9colare
anteromediale
per
il
calcagno,
presenta
come
conformazione
una
elevata
variabilità
soggeeva
(Bruckner
1987),
a
volta
è
composta
da
due
superfici
dis9nte.
Le
facce
mediale
(fig.
2b)
e
laterale
(fig.
2c)
presentano
facce/e
ar9colari
disposte
su
un
piano
sagi/ale
per
le
facce
dei
due
malleoli;
esse
possono
esser
considerate
come
dipendenze
della
troclea
astragalica
ed
hanno
entrambe
forma
semiluna-‐re
con
la
concavità
inferiore.
La
faccia
posteriore
è
occupata
dall'estremo
posteriore
della
troclea,
al
di
so/o
della
quale
si
ha
un
solco
sagi/ale,
des9nato
al
passaggio
del
tendine
d'inserzione
distale
del
muscolo
flessore
lungo
dell'alluce.
Questo
solco
è
delimitato
da
due
tubercoli,
laterale
e
mediale,
di
cui
il
primo
si
presenta
maggiormente
rilevato.
La
faccia
anteriore
(fig.
2d)
è
occupata
dalla
testa
che
ha
forma
irregolarmente
sferoidale,
entra
in
ar9colazione
con
lo
scafoide
e
con9nua
in
basso
con
le
facce/e
ar9colari
inferiori
per
il
calcagno.
La
fac-‐ce/a
ar9colare
anteromediale
per
il
calcagno
viene
a
sua
volta
divisa
in
una
facce/a
anteriore
ed
una
facce/a
mediale
Nelle
stru/ure
del
tarso
posteriore,
l'astragalo
è
un
osso
par9colare
so/o
tre
pun9
di
vista.
Innanzitu/o,
situato
alla
sommità
del
tarso
posteriore,
è
un
osso
ripar9tore
del
peso
del
corpo
e
delle
sollecitazioni
sull'insieme
del
piede.
I
carichi
del
corpo
in
compressione,
trasmessi
all’astragalo
a/raverso
la
pinza
bimalleolare,
vengono
distribui9
in
tre
direzioni;
1)
posteriormente,
al
tallone,
a/raverso
l'ar9colazione
astragalo-‐calcaneale
posteriore
(superficie
talamica
dell'astragalo);
2)
antero-‐
mediale,
in
direzione
dell'arco
interno
della
volta
plantare,
a/raverso
l'ar9colazione
astragalo-‐scafoidea;
3)
antero-‐
laterale,
in
direzione
dell'arco
esterno
della
volta
plantare,
a/raverso
l'ar9colazione
astragalo-‐calcaneale
anteriore.
E’
indica9va
come
immagine,
quella
proposta
da
Paparella
Treccia
(1988
pag
88
),
che
raffigura
l’astragalo
come
un
vigile
a
cavallo
del
calcagno
che
smista
il
“traffico”
dei
carichi
in
base
alle
necessità
del
momento.
Tue
i
muscoli
che
vengono
dalla
gamba
passano,
con
i
loro
tendini,
a
ponte,
senza
nessuna
inserzione
muscolare
dire/a
(fig.
3):
per
tale
mo9vo
è
stato
soprannominato
“osso
ingabbiato
“
(Kapandji
1996
).
L’astragalo
presenta
una
notevole
quan9tà
di
superficie
ar9colari
con
rela9ve
inserzioni
capsulo-‐legamentose.
Non
possedendo
alcuna
inserzione
muscolare,
l'astragalo
è
nutrito
unicamente
a/raverso
i
vasi
che
vi
arrivano
dalle
inserzioni
legamentose,
cioè
un
apporto
arterioso
appena
sufficiente
in
condizioni
normali.
In
caso
di
fra/ura
del
collo
dell'astragalo,
sopra/u/o
con
lussazione
del
corpo
dell'osso,
il
suo
trofismo
può
essere
irrimediabilmente
compromessa.
Ciò
può
comportare
una
pseudo-‐artrosi
del
collo
o,
peggio
ancora,
una
necrosi
aseeca
del
corpo
dell'osso.
Calcagno
• È
un
osso
breve
collocato
so/o
l'astra-‐galo
e
presenta
sei
facce.
La
faccia
superiore
(fig.
4a)
presenta
le
superfici
ar9colari,
una
antero-‐mediale
e
l’altra
postero-‐laterale,
che
me/eranno
in
connessione
questo
osso
con
l'astragalo,
il
quale
corrisponde
perfe/amente
sia
per
quanto
riguarda
le
facce/e
ar9colari
sia
per
il
solco
del
calcagno
che,
opponendosi
formano
il
già
menzionato
seno
del
tarso.
La
superficie
ar9colare
antero-‐mediale
presenta
una
conformazione
con
un’alta
variabilità
individuale:
normalmente
si
riscontra
una
sola
ar9colazione,
mentre,
in
alcuni
casi
è
stru/urata
come
due
dis9nte
ar9colazioni
(Bruckner
1987).
Nel
caso
che
l’ar9colazione
antero-‐mediale
duplice,
si
avrà
che
le
superfice
di
conta/o
tra
calcagno
e
astragalo
saranno
suddivise
in
una
anteriore,
una
mediale
e
una
posteriore
(Balboni
et
al
1977).
• La
faccia
inferiore
del
calcagno,
irregolare,
presenta
due
tubercoli,
mediale
e
laterale,
dove
si
inserisce
l’aponeurosi
plantare.
La
faccia
posteriore
è
inclinata
e
corrisponde
alla
sporgenza
del
tallone.
In
basso
è
rugosa
(tuberosità
posteriore)
e
dà
inserzione
al
tendine
calcaneale
o
Achilleo;
in
alto
è
liscia
ed
è
separata
dal
tendine
mediante
una
borsa
sinoviale
(fig.
4b).
Sulla
faccia
laterale
si
nota,
all'unione
del
terzo
anteriore
con
il
terzo
medio,
il
processo
trocleare,
al
di
sopra
ed
al
di
so/o
del
quale
si
trovano
due
solchi
des9na9
al
passaggio
dei
tendini
dei
muscoli
peronieri
laterali.
La
faccia
mediale
è
cara/erizzata
dalla
presenza
di
una
lunga
doccia
calcaneale
mediale
in
cui
decorrono
tendini,
vasi
e
nervi
che,
dalla
faccia
posteriore
della
gamba,
si
portano
alla
pianta
del
piede.
Essa
è
delimitata
in
dietro
dal
tuber-‐colo
mediale
del
calcagno,
in
avan9
da
un
robusto
capitello
de/o
sustentaculum
tali,
perché
su
di
esso
poggia
la
porzione
mediale
dell'astragalo.
La
base
del
sustentaculum
è
scavata
da
un
solco
des9nato
al
passaggio
del
tendine
del
muscolo
flessore
lungo
dell'alluce.
La
faccia
anteriore
presenta
una
superficie
ar9colare
concava
ver9cal-‐mente
e
convessa
trasversalmente,
conformata
in
modo
da
ar9colarsi
a
sella
con
la
superficie
omologa
del
cuboide.
Cuboide.
È
un
osso
irregolarmente
cubico,
situato
nella
parte
esterna
del
piede,
da-‐van9
al
calcagno,
lateralmente
allo
scafoide
ed
al
3°
cuneiforme,
dietro
al
4°
ed
al
5°
metatarsale.
La
sua
faccia
superiore
è
rugosa
e
non
ar9colare;
quella
plantare
presenta
una
marcata
cresta
per
l'a/acco
del
legamento
plantare
lun-‐go
e
termina
con
una
grossa
sporgenza,
la
tuberosità
del
cuboide.
La
faccia
laterale
è
ristre/a
e
concava
per
il
passaggio
del
tendine
del
peroniero
lungo;
quella
mediale
è
più
estesa
e
presenta
una
facce/a
ar9colare
per
il
3°
cunei-‐forme.
La
superficie
posteriore
del
cuboide
è
completamente
ar9colare
e
corri-‐sponde
all'omologa
faccia
del
calcagno.
La
superficie
anteriore
è
pure
ar9colare
ed
è
ripar9ta
in
due
facce/e,
mediale
e
laterale,
che
si
ar9colano
con
le
Scafoide
o
navicolare
basi
del
4°
e
del
5°
osso
metatarsale.
E’
un
osso
a
forma
di
navicella,
dal
quale
deriva
il
nome,
posto
davan9
alla
testa
dell'astragalo,
die-‐tro
alla
fila
dei
tre
cuneiformi,
medialmente
al
cuboide
(fig.
6a).
Vi
si
considerano
4
facce
(anteriore,
posteriore,
dorsale
e
plantare)
e
due
estremità
(mediale
e
laterale)
(Golano
et
al.
2004).
La
faccia
posteriore
presenta
una
cavità
glenoidea
ricoperta
completamente
di
car9lagine,
a/a
ad
accogliere
la
testa
dell'astragalo
senza
ricoprirla
completamente.
Il
grado
di
concavità
è
variabile;
in
alcuni
casi
può
essere
completamente
pia/a
(Manners-‐
Smith
1907).
La
faccia
anteriore,
di
conformazione
reniforme
con
concavità
plantare,
presenta
2
lievi
creste
dividono
questa
area
in
tre
facce/e
ar9colari
piane
per
i
tre
cuneiformi
(fig.
6b).
Queste
superfici
ar9colari
presentano
una
forma
vagamente
triangolare
a
base
dorsale.
La
faccia
plantare
è
irregolare
e
presenta
spesso
una
prominenza
ossea
chiamata
“becco
dello
scafoide.
Alcuni
ricercatori
considerano
questa
prominenza
come
la
fusione
di
un
os
cuboidale
secondario
(Dwight
1902).
La
faccia
dorsale
di
forma
convessa
prevede
,
come
quella
plantare,
le
inserzioni
di
diverse
stru/ure
capsulo-‐legamentose
fondamentali
per
la
stabilità.
L’estremità
laterale
è
convessa
e
presenta
due
dis9n9
segmen9:
il
superiore
per
l’inserzione
della
componente
mediale
del
legamento
biforcato
o
legamento
calcaneoscafoideo
laterale;
l’inferiore
più
piccolo,
presenta
una
incostante
superficie
ar9colare
per
il
cuboide
in
con9nuità
con
la
superficie
ar9colare
per
il
cuneiforme
laterale.
L’estremità
mediale
è
cara/erizzata
da
un
grosso
processo,
la
tuberosità
dello
scafoide,
su
cui
si
inserisce
il
tendine
principale
del
muscolo
9biale
posteriore.
Le
dimensioni
di
questa
prominenza
ossea
sono
variabili.
A
questo
livello
possono
esserci
presen9
delle
stru/ure
ossee
accessorie,
come
in
altre
par9
delle
ossa
del
piede,
considerate
come
normali
varian9
anatomo-‐
radiografiche
(Geist
1914
).
Al
margine
posteriore
della
tuberosità
scafoidea
possono
essere
presen9
occasionalmente
dal
4%
al
21%
della
popolazione
(Miller
et
al.
1995),
delle
ossicine
sovrannumerarie
chiamate
ossa
navicolari.
Le
ossa
navicolari
accessorie
sono
state
classificate,
in
base
alla
loro
forma
e
localizzazione,
in
tre
9pi
(Miller
et
al.
1995):
il
9po
I,
è
un
sesamoide
di
2-‐3
mm
di
grandezza
incluso
nel
tendine
del
9biale
posteriore,
per
questo
viene
definito
anche
“os
9biale
esterno”,
raccoglie
in
modo
approssima9vo
il
30%
delle
ossa
accessorie
dello
scafoide;
il
9po
II
è
un
centro
di
ossificazione
ossea
secondario
di
circa
9x12
mm,
definito
anche
“prehallux”,
conta
circa
il
50-‐60%
delle
ossa
accessorie
dello
scafoide,
è
connesso
alla
tuberosità
navicolare
a/raverso
fibrocar9lagine
o
car9lagine
ialina,
questo
9po
di
alterazione
può
essere
sintoma9co
(Romanowski
Barrington
1992;
Mosel
et
al
2004)
con
interessamento
frequente
del
tendine
del
9biale
posteriore
(Choi
et
al.
2004)
(fig.
6c);
il
9po
III
è
un
prominenza
della
tuberosità
scafoidea
ed
è
considerate
una
variante
fusa
del
9po
II.
Cuneiformi
Sono
tre
ossa
a
forma
di
prismi
triangolari.
Si
dis9nguono
in
I
o
mediale,
II
o
medio
e
III
o
laterale
e,
nel
piede
ar9colato,
si
dispongono
in
serie
(fig.
7).
Quel-‐lo
mediale
si
pone
con
la
base
volta
verso
la
faccia
plantare
del
piede,
l'inter-‐medio
ed
il
laterale
hanno
la
base
volta
dorsalmente.
Lungo
il
loro
perimetro
sono
collocate
varie
facce/e
ar9colari
piane
des9nate
all'ar9colazione
con
il
cuboide,
con
lo
scafoide
e
con
le
prime
qua/ro
ossa
metatarsali.
Il
I
cuneiforme
(mediale)
è
il
più
voluminoso;
si
ar9cola
in
avan9
con
il
I
metatarso
e
medialmente
con
il
II
cuneiforme
ed
il
II
metatarso.
Il
II
cuneiforme
si
dis9ngue
dagli
altri
due
perché
più
breve;
si
ar9cola
ai
la9
con
i
suoi
omologhi,
in
basso
ed
in
avan9
con
il
II
metatarso.
Il
III
cuneiforme
appoggia
in
fuori
sul
cuboide,
con
il
quale
si
ar9cola
mediante
una
facce/a
ovalare.
La
sua
superficie
mediale
presenta
una
facce/a
ar9colare
per
il
II
cuneiforme
ed
una
per
il
II
metatarso;
anterior-‐
mente
prende
conta/o
con
la
base
del
III
metatarso.
Ossa
del
metatarso
Sono
cinque
piccole
ossa
lunghe,
poste
tra
la
serie
distale
delle
ossa
tarsali
e
la
serie
delle
falangi
prossimali
(fig.
8a).
In
ciascuno
di
essi
si
descrivono
un
corpo
e
due
estremità,
quella
prossimale
è
definita
base
e
quella
distale
testa
(fig.
8b).
II
corpo
è
di
forma
prisma9ca
triangolare,
con
base
dorsale
e
descrive
una
curva
a
conca-‐vità
inferiore.
Le
estremità
prossimali
o
basi
sono
dotate
di
facce/e
piane,
des9nate
ad
ar9colarsi
con
le
ossa
della
seconda
serie
tarsale
(ar9colazioni
tarsometatarsali)
e
con
le
ossa
metatarsali
vicine
(ar9colazioni
intermetatar-‐sali).
Le
estremità
distali
sono
arrotondate
presentano
superfici
ar9colari
convesse,
a
guisa
di
piccoli
condili,
accolte
nelle
cavità
glenoidee
delle
falangi
prossimali
Il
I
metatarso
è
il
più
corto
ed
il
più
robusto.
La
sua
estremità
prossi-‐male
presenta
una
sola
facce/a
ar9colare
per
il
I
cuneiforme.
Nella
superfi-‐cie
plantare
si
trova
una
cresta
per
l'inserzione
del
tendine
del
peroniero
lungo.
Ai
la9
della
cresta
corrono
due
depressioni
in
cui
si
pongono
le
due
sesamoidi
dei
tendini
del
muscolo
flessore
breve
dell'alluce.
All'angolo
infero-‐laterale
della
base
si
trova
un
tubercolo
appiaeto
dove
prende
inserzione
il
tendine
del
muscolo
peroniero
lungo;
è
la
tuberosità
del
I
metatarso.
Il
II
metatarso
possiede
una
estremità
prossimale
incastrata
fra
i
tre
cu-‐neiformi,
il
I
ed
il
III
metatarsale.
Il
III
metatarso
si
ar9cola
con
la
sua
estremità
prossimale
con
III
cunei-‐forme
mentre,
lateralmente
e
medialmente,
si
congiunge
con
il
IV
ed
il
II
me-‐tatarso
rispeevamente.
Il
IV
metatarso
si
dis9ngue
per
la
superficie
quadrilatera
della
sua
estre-‐mità
prossimale,
la
quale
si
ar9cola
con
il
cuboide.
Medialmente,
la
stessa
estremità
si
ar9cola
con
il
III
metatarsale
ed
il
III
cuneiforme,
mentre,
lateral-‐mente,
si
pone
in
giunzione
con
il
V
metatarso.
L’estremità
prossimale
del
V
metatarso,
il
più
soele,
presenta
un
rilievo,
definito
tuberosità,
che
dà
inserzione
al
tendine
del
muscolo
peroniero
breve
ed
una
superficie
ar9colare
larga
ed
ovale
per
il
cuboide.
Medialmente,
una
facce/a
ar9colare
a
forma
di
triangolo,
lo
conne/e
al
IV
metatarso.
Le
modalità
di
ossificazione
delle
ossa
metatarsali
sono
analoghe
a
quelle
delle
ossa
del
metacarpo.
Un
punto
primi9vo
per
il
corpo
e
per
l'estremità
prossimale
compare
al
3°
mese
embrionale.
Un
punto
secondario
si
forma
tra
il
2°
ed
il
4°
anno
in
corrispondenza
dell'estremità
distale
e
si
fonde
con
la
restante
parte
dell'osso
dopo
il
16°
anno.
Sesamoidi
Le
ossa
sesamoidi
dell’alluce
sono
due
formazioni
ossee
collocate
sulla
faccia
plantare
della
testa
del
I
metatarso
inserite
nei
tendini
del
flessore
breve
dell’alluce.
Anatomicamente
e
funzionalmente
sono
assimilabili
alla
rotula
del
ginocchio
(Taylor
et
al.
1993).
La
superficie
dorsale
e
ricoperta
da
car9lagine
ar9colare
(David
et
al.
1989).
La
faccia
plantare
della
testa
del
I
metatarso
presenta
un
cresta
che
delinea
un
solco
ricoperto
di
car9lagine
dove
scorrono
i
due
sesamoidi.
I
sesamoidi
sono
mantenu9
in
connessione
tra
di
loro
tramite
uno
spesso
legamento
intersesamoide
e
con
la
falange
prossimale
tramite
il
legamento
sesamoide-‐
falange
(Jahss
1981).
I
sesamoidi
sviluppano
una
duplice
funzione:
vantaggio
meccanico
per
la
flessione
dell’alluce,
protezione
dei
tendini
del
flessore
breve
dell’alluce
(David
et
al.
1989).
Possono
essere
sede
di
artri9
(sesamoidi9)
e
fra/ure
(Taylor
et
al.
1993).
Falangi
Sono
piccole
ossa
lunghe,
omologhe,
per
numero
e
forma,
a
quelle
corri-‐sponden9
della
mano,
ma
assai
meno
sviluppate.
Vanno
decrescendo
di
volu-‐me
dal
I
al
V
dito
e
di
lunghezza
dal
II
al
V.
Ciascun
dito,
pertanto,
ecce/o
il
I
(alluce)
dotato
di
due
sole
falangi,
possiede
tre
falangi,
designate
come
prossimale,
media
e
distale
o
I,
II
e
III
(fig.
9).
Le
falangi
digitali
del
piede,
come
quelle
della
mano,
si
for-‐mano
da
un
punto
primi9vo
per
il
corpo
e
l'estremità
distale
e
da
un
punto
secondario
per
l'estremità
prossimale.
Essi
compaiono
rispeevamente
tra
il
2°
ed
il
4°
mese
fetale
e
fra
il
3°
ed
il
4°
anno
dopo
la
nascita.
L'ossificazione.
delle
falangi
prossimali
è
più
precoce
di
quella
delle
falangi
intermedie
e
di-‐stali.
L'unione
delle
par9
secondarie
con
quelle
primarie
ha
luogo
dopo
il
15°
anno.
Ar9colazione
Talocrurale
o
Tibio
Tarsica
(aTT)
La
aTT
è
la
più
importante
ar9colazione
di
tu/o
il
complesso
ar9colare
del
retropiede.
Questo
insieme
d'ar9colazioni,
coadiuvato
dalla
rotazione
assiale
del
ginocchio,
realizza
l'equivalente
di
una
sola
ar9colazione
con
tre
gradi
di
libertà
che
perme/e
di
orientare
la
volta
plantare
in
modo
da
ada/arla
alle
asperità
del
terreno.
I
tre
assi
principali
di
questo
complesso
ar9colare
si
incontrano
approssima9vamente
a
livello
del
retropiede
(fig.
10).
Quando
il
piede
è
in
posizione
di
riferimento,
i
tre
assi
sono
perpendicolari
fra
loro.
L'asse
trasversale
XX'
passa
per
i
due
malleoli
e
corrisponde
all'asse
della
9bio-‐tarsica.
Su
tale
asse,
compreso
grosso
modo
nel
piano
coronale,
si
sviluppano
e
condiziona
i
movimen9
di
flesso-‐
estensione
del
piede
che
si
effe/uano
nel
piano
sagi/ale.
Sull'asse
ver9cale
YY’
si
sviluppano
i
movimen9
d'adduzione-‐abduzione
del
piede,
che
si
effe/uano
nel
piano
trasversale.
Ques9
movimen9
sono
possibili
grazie
alla
rotazione
assiale
in
intra-‐extrarotazione
della
9bia,
movimento
possibile
solo
con
il
ginocchio
flesso.
In
una
certa
misura
ques9
movimen9
di
adduzione-‐-‐
abduzione
sono
sempre
combina9
a
movimen9
a/orno
a
un
terzo
asse,
l'asse
longitudinale
ZZ’.
Su
tale
asse
sagi/ale
si
sviluppano
i
movimen9
sul
piano
coronale,
movimen9
defini9
pronazione
e
supinazione.
La
aTT
è
un
ginglimo
angolare
facente
parte
della
famiglia
delle
diartrosi
(Rohen
e
Yokochi
1985
)
Se
si
vuole
paragonare
la
9bio-‐tarsica
ad
un
modello
meccanico
(fig.
11),
la
si
può
descrivere
come:
una
parte
inferiore,
l'astragalo,
a
superficie
approssima9vamente
cilindrica
a
grande
asse
trasversale;
una
parte
superiore,
l'estremità
inferiore
della
9bia
e
del
perone,
che
formano
un
blocco
la
cui
faccia
inferiore
è
concava,
complementare
al
cilindro
astragalico
(Kapandji
1996).
Il
cilindro
pieno,
incastrato
nel
segmento
di
cilindro
cavo,
mantenuto
lateralmente
fra
i
due
fianchi
della
parte
superiore
(malleoli),
può
effe/uare
dei
movimen9
di
flessione
(F)
ed
estensione
(E)
a/orno
all'asse
comune
XX’.
Nella
realtà
anatomica,
il
cilindro
pieno
corrisponde
alla
puleggia
o
domo
astragalico.
Questa
ha
tre
par9
:
una
faccia
superiore
e
due
facce
laterali.
La
faccia
superiore,
la
puleggia
propriamente
de/a,
convessa
dall'avan9
all'indietro,
è
solcata
longitudinalmente
da
una
depressione
assiale,
la
gola
verso
la
quale
convergono
il
versante
interno
ed
il
versante
esterno
della
troclea.
Come
mostra
una
visione
superiore
questa
gola
non
è
perfe/amente
sagi/ale,
ma,
dirigendosi
anteriormente
(freccia
rossa),
è
leggermente
proie/ata
in
fuori,
in
modo
che
tale
asse
diverge
rispe/o
all’asse
del
collo
dell’astragalo
(freccia
nera).
La
troclea
astragalica,
da
una
visione
superiore,
è
più
larga
anteriormente
(la)
che
posteriormente
(1p).
Questa
superficie
della
troclea
corrisponde
ad
una
superficie
conformata
in
maniera
complementare
della
parte
inferiore
del
mortaio
9biale
(fig):
concava
dall'avan9
all'indietro,
presenta
una
cresta
smussa
sagi/ale
che
s'incastra
nella
gola
della
troclea
(fig.
14).
Da
ogni
lato
del
domo
astragalico
è
presente
una
doccia
esterna
(fig.
2b)
e
una
interna
(fig.
2c),
che
ricevono
il
versante
malleolare
corrispondente,
a
forma
vagamente
triangolare
ad
apice
inferiore.
La
doccia
esterna
è
fortemente
inclinata
in
fuori,
concava
dall'alto
in
basso
ed
anche
dall'avan9
in
dietro.
E’
più
ampia,
sia
in
senso
orizzontale
che
ver9cale,
e
profonda
della
mediale;
entra
in
conta/o
con
la
facce/a
ar9colare
della
faccia
interna
(fig.
13)
del
malleolo
peroneale.
Questa
facce/a
è
separata
dalla
superficie
9biale
per
mezzo
della
interlinea
peroneo-‐9biale
inferiore,
che
è
riempita
da
una
frangia
sinoviale.
Le
due
facce
laterali
della
puleggia
astragalica
contengono
i
malleoli
corrisponden9,
del
quale
l'esterno
(peroneale)
è
più
voluminoso
dell'interno,
si
porta
più
in
basso
(fig.
15)
e
posteriormente,
ciò
spiega
la
leggera
obliquità
lateralmente,
in
basso
e
posteriormente
dell'asse
XX’.
Viene
descri/o
con
il
nome
di
terzo
malleolo
di
Destot
(Kapandji
1996
)
il
margine
posteriore
della
superficie
9biale
che
discende
più
in
basso
del
margine
anteriore.
Legamen9
caviglia
I
legamen9
della
9bio-‐tarsica
comportano
due
sistemi
legamentosi
principali,
i
legamen9
collaterali
interno
ed
esterno,
e
due
sistemi
accessori,
i
legamen9
anteriori
e
posteriori.
I
legamen9
collaterali
formano
da
ciascun
lato
dell'ar9colazione
dei
robus9
ventagli
fibrosi
il
cui
apice
si
fissa
sul
malleolo
corrispondente,
in
vicinanza
dell'asse
XX’,
e
la
cui
parte
periferica
si
fissa
sulle
due
ossa
posteriori
del
tarso.
Il
complesso
legamentoso
esterno
della
9bio
tarsica
(fig.
16),
definito
anche
legamento
collaterale
esterno,
è
cos9tuito
da
tre
fasci,
due
des9na9
all'astragalo,
uno
al
calcagno:
1)
il
legamento
peroneo
astragalico
anteriore
(lPAA),
fissato
al
margine
anteriore
del
malleolo
peroneale,
si
dirige
obliquamente
in
basso
ed
in
avan9
per
fissarsi
sull'astragalo
fra
la
faccia
esterna
e
l'apertura
del
seno
del
tarso;
presenta
in
media
una
lunghezza
di
22.3
±
2.5
mm
e
10.7
±
1.6
mm
di
larghezza
(Taser
et
al.
2006);
spesso
può
avere
la
conformazione
di
due
fasci
dis9n9
(Sarrafian
1993;
Milner
e
Soames
1997;
Uğurlu
et
al.
2010)
(fig.
17).
2)
il
legamento
peroneo
calcaneare
(lPC)
(fig.
18)
partendo
dall'apice
del
malleolo
si
dirige
in
basso
ed
in
dietro
fissandosi
sulla
faccia
esterna
del
calcagno;
presenta
in
media
una
lunghezza
di
31.9
±
3.7
mm
e
4.6
±
1.3
mm
di
larghezza
(Taser
et
al.
2006);
3)
il
legamento
peroneo
astragalico
posteriore
(lPAP)
prende
origine
sulla
faccia
interna
del
malleolo,
dietro
la
facce/a
ar9colare,
si
dirige
orizzontalmente
in
dietro
e
leggermente
in
basso
per
fissarsi
sul
tubercolo
postero-‐
esterno
dell'astragalo
(fig.
19),
presenta
in
media
una
lunghezza
di
21.6
±
4.8
mm
e
5.5
±
1.3
mm
di
larghezza
(Taser
et
al.
2006);
Il
legamento
collaterale
interno
(LCI)
(fig.
20a)
anatomicamente
è
cos9tuito
da
un
piano
superficiale
e
uno
profondo
(Pankovich
e
Shivaram
1979;
Boss
e
Hintermann
2002;
Mengiardi
et
al.
2007
)
(fig.
20b):
a)
il
piano
profondo
è
cos9tuito
dai
due
fasci
9bio-‐astragalici:
1)
l’anteriore
(legamento
9bioastragalico
anteriore-‐
lTAA),
obliquo
in
basso
ed
in
avan9,
dello
spessore
di
circa
1.5
mm
(Mengiardi
et
al.
2007
),
si
fissa
sulla
branca
interna
della
troclea
astragalica
(fig.
20c);
2)
il
posteriore
(legamento
9bioastragalico
posteriore-‐
lTAP),
obliquo
in
basso
ed
in
dietro,
dello
spessore
di
8.2
mm
(Mengiardi
et
al.
2007
),
si
fissa
in
una
profonda
fosse/a
posta
so/o
la
faccia
interna
;
le
sue
fibre
più
posteriori
si
fissano
sul
tubercolo
postero-‐
interno.
b)
il
piano
superficiale
molto
espanso
e
triangolare,
dello
spessore
che
varia
da
1.2
a
2
mm
di
media
(Mengiardi
et
al.
2007)
origina
dal
malleolo
9biale
e
si
irradia
lungo
una
linea
di
inserzione
inferiore
con9nua
che
inizia
anteriormente
dallo
scafoide,
per
passare
medialmente
sul
legamento
calcaneo-‐navicolare
e
arriva
sull’apofisi
calcaneale
(fig.
20d).
Alcuni
Autori
(Milner
e
Soames
1998)
riconoscono
4
fasci
che
congiungono
il
malleolo
9biale:
1)
allo
scafoide
(9bionavicolare);
2)
al
legamento
calcaneo-‐scafoideo
(spring
ligament);
3)
all’astragalo
(9bioastragalico);
4)
al
calcagno
(9biocalcaneare)
Ar9colazioni
Peroneo-‐Tibiali
Tibia
e
perone
si
ar9colano
alle
loro
estremità
a
livello
dell’ar9colazione
peroneo-‐
9biale
superiore
o
prossimale
(aPTP)
(fig.
22a)
ed
inferiore
o
distale
(aPTD)
(fig.
22b).
Queste
ar9colazioni,
essendo
legate
funzionalmente
alla
9bio-‐tarsica,
sono
fra
le
principali
cause
di
disfunzioni,
ed
è
opportuno
approfondirle
nello
studio
della
caviglia
più
che
di
quello
del
ginocchio.
La
peroneo-‐9biale
prossimale
è
una
artrodia
che
me/e
a
conta/o
due
superfici
ovalari
piane
o
leggermente
convesse,
la
faccia
peroneale
della
9bia
e
la
corrispondente
superficie
del
capitello
peroneale.
Questa
ar9colazione
presenta
una
cavità,
sinovializzata,
che
dal
10%
(Resnick
et
al.
1978
)
al
64%
(Bozkurt
et
al.
2003)
può
essere
in
comunicazione
con
la
cavità
ar9colare
principale
del
ginocchio.
Per
tale
mo9vo
è
stato
proposta
la
definizione
di
quarta
ar9colazione
del
ginocchio
(Bozkurt
et
al.
2003).
La
facce/a
ar9colare
9biale,
situata
sul
contorno
postero-‐esterno
del
pia/o
9biale,
è
orientata
obliquamente
in
dietro,
in
basso
ed
in
fuori
(fig.
23).
La
facce/a
ar9colare
peroneale
è
posta
sulla
faccia
superiore-‐
mediale
della
testa
del
perone.
Il
suo
orientamento
è
opposto
a
quello
della
facce/a
9biale.
Da
una
vista
laterale
si
può
notare
che
l’ar9colazione
peroneo-‐9biale
prossimale,
e
di
conseguenza
la
testa
del
perone,
ha
una
collocazione
più
postero-‐laterale
che
laterale
(fig.
24).
Le
possibili
collocazioni
spaziali
delle
superfici
ar9colari
di
questa
ar9colazione
sono
molteplici.
E’
stata
proposta
la
suddivisione,
in
base
all’inclinazione
di
questa
ar9colazione
sul
piano
coronale,
in
due
9pi:
orizzontale
con
un’inclinazione
minore
di
20°
;
obliqua
con
un’inclinazione
maggiore
di
20%
(Ogden
1974
).
Le
orizzontali
presentano
in
genere,
rispe/o
alla
oblique,
una
maggiore
quan9tà
di
superficie
ricoperta
di
car9lagine
e
movimento
rotatorio.
La
facce/a
ar9colare
9biale,
situata
sul
contorno
postero-‐
esterno
del
pia/o
9biale,
è
orientata
obliquamente
in
dietro,
in
basso
ed
in
fuori
(fig.
23).
La
facce/a
ar9colare
peroneale
è
posta
sulla
faccia
superiore-‐
mediale
della
testa
del
perone.
Il
suo
orientamento
è
opposto
a
quello
della
facce/a
9biale.
Da
una
vista
laterale
si
può
notare
che
l’ar9colazione
peroneo-‐9biale
prossimale,
e
di
conseguenza
la
testa
del
perone,
ha
una
collocazione
più
postero-‐laterale
che
laterale
(fig.
24).
Le
possibili
collocazioni
spaziali
delle
superfici
ar9colari
di
questa
ar9colazione
sono
molteplici.
E’
stata
proposta
la
suddivisione,
in
base
all’inclinazione
di
questa
ar9colazione
sul
piano
coronale,
in
due
9pi:
orizzontale
con
un’inclinazione
minore
di
20°
;
obliqua
con
un’inclinazione
maggiore
di
20%
(Ogden
1974
).
Le
orizzontali
presentano
in
genere,
rispe/o
alla
oblique,
una
maggiore
quan9tà
di
superficie
ricoperta
di
car9lagine
e
movimento
rotatorio.
La
principale
funzione
di
questa
ar9colazione
sembra
essere
quella
di
dissipare
gli
stress
torsionali,
derivan9
dalla
caviglia,
più
che
sopportare
carichi
compressivi
da
carico
corporeo
(Preuscho•
1972
).
L’ar9colazione
distale
tra
perone
e
9bia
(aPTD)
è
una
stru/ura
molto
importante
per
il
corre/o
funzionamento
della
caviglia
(Takao
et
al.
2003).
In
le/eratura
è
stato
riportato
che
l'ar9colazione
è
cara/erizzata
dalla
mancanza
di
superfici
car9laginee
vere
e
proprie,
quindi,
è
da
considerarsi
una
sindesmosi
per
Kapandji
(1996),
invece,
per
Balboni
et
al.
(1977)
una
sinartrosi.
In
realtà,
più
recen9
studi
(Bartonicek
2003)
riscontrano,
in
circa
75%
dei
reper9
cadaverici
disseziona9,
una
stru/ura
ar9colare
sinovializzata
con
superfici
car9laginee
vere
e
proprie.
La
9bia
presenta
una
superficie
concava
più
o
meno
rugosa
(incisura
peroneale)
che
si
oppone
ad
una
superficie
peroneale
convessa,
piana
o
anche
concava,
rugosa
al
di
so/o
della
quale
si
trova
la
facce/a
peroneale
della
9bio-‐tarsica.
Quando
le
superfici
ar9colari
sono
rives9te
di
car9lagine,
tale
ar9colazione
viene
considerata
un’artrodia,
dipendente
dall’ar9colazione
9biotarsica
(Balboni
et
al.
1977).
Ar9colazione
peroneo-‐9biale
prossimale
Entrambe
le
ar9colazioni
PT
presentano
dei
legamen9
anteriori
e
posteriori.
Il
legamento
anteriore
dell’aPTP,
corto
di
forma
quadrata
viene
coadiuvato
nella
sua
funzione
dall’espansione
del
tendine
del
bicipite
che
si
con9nua
fino
alla
tuberosità
esterna
della
9bia
(fig.
25a).
Il
legamento
posteriore
(fig.
25b),
più
soele
viene
sormontato
dal
muscolo
popliteo.
Il
legamento
anteriore
dell’aPTD,
stru/ura
spessa
di
forma
trapezoidale,
si
dirige
obliquamente
in
basso
ed
in
fuori
(fig.
26a,
fig.
26b).
Anatomicamente
è
composto
da
3,
a
volte
4,
fasci
separa9
da
grasso
(Boonthathip
et
al.
2010):
il
superiore
è
il
più
corto
dei
tre,
il
mediale
è
il
più
robusto
e
anteriore
e
l’inferiore
è
il
più
lungo
e
soele
(Bartonicek
2003
).
Quest’ul9mo
fascio,
lungo
in
media
14.5
mm
e
largo
3
mm
(Boonthathip
et
al.
2010)
invade
l'angolo
esterno
del
mortaio
9biale
così
durante
i
movimen9
di
flessione
della
caviglia,
sembra
tagliare
obliquamente
la
parte
anteriore
dello
spigolo
esterno
della
puleggia
astragalica.
Questo
fascio
inferiore,
pur
essendo
un
reperto
anatomico
da
considerarsi
normale,
in
alcuni
casi,
sopra/u/o
in
instabilità
post
trauma9che,
può
dare
inizio
a
dolore
per
confli/o
(impingement
syndrome)
sul
bordo
antero-‐laterale
della
troclea
astragalica
(Basse/
et
al.
1990
).
Il
legamento
anteriore
dell’aPTD,
stru/ura
spessa
di
forma
trapezoidale,
si
dirige
obliquamente
in
basso
ed
in
fuori
(fig.
26a,
fig.
26b).
Anatomicamente
è
composto
da
3,
a
volte
4,
fasci
separa9
da
grasso
(Boonthathip
et
al.
2010):
il
superiore
è
il
più
corto
dei
tre,
il
mediale
è
il
più
robusto
e
anteriore
e
l’inferiore
è
il
più
lungo
e
soele
(Bartonicek
2003
).
Quest’ul9mo
fascio,
lungo
in
media
14.5
mm
e
largo
3
mm
(Boonthathip
et
al.
2010)
invade
l'angolo
esterno
del
mortaio
9biale
così
durante
i
movimen9
di
flessione
della
caviglia,
sembra
tagliare
obliquamente
la
parte
anteriore
dello
spigolo
esterno
della
puleggia
astragalica.
Questo
fascio
inferiore,
pur
essendo
un
reperto
anatomico
da
considerarsi
normale,
in
alcuni
casi,
sopra/u/o
in
instabilità
post
trauma9che,
può
dare
inizio
a
dolore
per
confli/o
(impingement
syndrome)
sul
bordo
antero-‐laterale
della
troclea
astragalica
(Basse/
et
al.
1990
).
Il
legamento
posteriore
(fig.
26c),
più
spesso
e
largo,
si
estende
medialmente
verso
il
malleolo
interno;
il
margine
inferiore
deborda
sul
versante
ar9colare
formando
come
un
labbro
per
il
la
troclea
astragalica
laterale
(Bartonicek
2003)
(fig.
26d).
Alcuni
Autori
(Boonthathip
et
al.
2010)
riportano,
per
la
stabilità
dell’APTD,
altri
due
dis9n9
legamen9:
il
legamento
trasverso
inferiore
(lTI)
e
l’inter
malleolare
(lIM)
(fig.
26e).
Il
primo
sarebbe
la
parte
profonda
del
legamento
posteriore
peroneo-‐
9biale;
il
secondo
una
stru/ura
conneevale
complessa
che
conne/e
il
legamento
trasverso
inferiore
e
il
legamento
peroneo
calcaneare
posteriore
al
malleolo
9biale.
Quest’ul9ma
stru/ura,
presente
dal
56%
al
81.8%
(Oh
et
al.
2006)
dei
reper9
cadaverici
esamina9
(Rosenberg
et
al.
1995
)
è
stata
paragonata
ad
un
menisco
per
la
sua
conformazione
e
per
le
lesioni,
a
manico
di
secchio,
a
cui
può
andare
incontro,
determinando
dolore
alla
plantaflessione
della
caviglia
(Hamilton
1988,
Hamilton
1993).
Ar9colazioni
del
Piede
Le
ar9colazioni
del
piede
sono
complesse
e
numerose
e
me/ono
in
rapporto
le
ossa
del
tarso
fra
loro
e
con
quelle
del
metatarso.
Le
principali
sono
(fig.
36a,
36b):
-‐
l'ar9colazione
astragalo-‐calcaneale,
chiamata
comunemente
so/o-‐
astragalica;
-‐
l'ar9colazione
medio-‐tarsica
de/a
di
Chopart
(area
verde);
-‐
l'ar9colazione
tarso-‐metatarsica
de/a
di
Lisfranc
(area
gialla);
-‐
le
ar9colazioni
scafo-‐cuboidea
e
scafo-‐
cuneiforme
(area
rossa).
Astragalo-‐calcaneare
o
so/o-‐astragalica
L'astragalo
si
ar9cola
per
mezzo
della
sua
superficie
inferiore
con
la
superficie
superiore
del
calcagno
(fig.
37).
Queste
due
ossa
sono
a
conta/o
per
mezzo
di
2
o
3
facce/e
ar9colari
che
cos9tuiscono
l'ar9colazione
so/o-‐astragalica
-‐
la
superficie
posteriore-‐laterale
dell'astragalo
si
applica
sull'ampia
superficie
posta
sulla
faccia
superiore
del
calcagno:
viene
così
a
formarsi
il
talamo
di
Destot
(Kapandji
1996).
Le
due
superfici
sono
unite
per
mezzo
di
legamen9
e
racchiuse
da
una
capsula,
così
da
cos9tuire
un'ar9colazione
anatomicamente
autonoma
;
-‐
la
piccola
superficie
(antero-‐mediale)
posta
sulla
faccia
inferiore
del
collo
e
della
testa
dell'astragalo
poggia
sulla
superficie
anteriore
del
calcagno,
è
disposta
obliquamente
e
sorre/a
dalla
piccola
e
grande
apofisi.
Questa
superficie
ar9colare
presenta
una
conformazione
con
un’alta
variabilità
interindividuale
per
numero
e
dimensione:
normalmente,
in
circa
il
53%
dei
soggee
studia9
(Shahabpour
et
al.
2011)
si
riscontra
una
sola
ar9colazione
,
mentre,
in
altri
casi
è
stru/urata
come
due
dis9nte
ar9colazioni.
Per
le
conformazioni
della
so/oastragalica
con
un’unica
superficie
ar9colare
anteriore,
sembra
che
sia
presente
una
notevole
maggiore
mobilità
e
di
conseguenza
instabilità
(Bruckner
1987).
Nel
caso
che
l’ar9colazione
anteriore
sia
duplice,
si
avrà
che
le
superficie
di
conta/o
tra
calcagno
e
astragalo
saranno
suddivise
in
una
anteriore,
una
mediale
e
una
posteriore
(Balboni
et
al
1977).
Ar9colazione
so/oastragalica
L'astragalo
e
il
calcagno,
sono
uni9
per
mezzo
di
legamen9
cor9
e
poten9,
poiché
debbono
sopportare
sforzi
considerevoli
durante
la
marcia,
la
corsa
e
il
salto.
Il
sistema
principale
è
rappresentato
dal
legamento
interosseo
astragalo-‐calcaneale
(fig.
41),
chiamato
anche
barriera
interossea,
a
sua
volta
cos9tuito
da
due
fasci
tendinei
tozzi
e
di
forma
quadrilatera
che
occupano
il
seno
del
tarso.
-‐il
fascio
anteriore
si
inserisce
nel
solco
del
calcagno,
che
cos9tuisce
il
pavimento
del
seno
del
tarso,
subito
dietro
la
superficie
ar9colare
anteriore.
Le
fibre
dense
e
madreperlacee
si
dirigono
obliquamente
in
alto,
in
avan9
ed
in
fuori
per
fissarsi
sul
solco
astragalico,
situato
nella
parte
inferiore
del
collo
dell'astragalo
e
che
forma
il
soffi/o
del
seno
del
tarso
(fig.
37)
subito
dietro
la
superficie
car9laginea
della
testa
;
-‐
il
fascio
posteriore
si
inserisce
dietro
il
precedente
sul
pavimento
del
seno,
proprio
davan9
il
talamo.
Le
sue
fibre,
molto
spesse,
oblique
in
alto,
posteriormente
ed
in
fuori
si
ancorano
al
soffi/o
del
seno
proprio
davan9
alla
superficie
ar9colare
posteriore
dell'astragalo.
La
disposizione
dei
fasci
del
legamento
interosseo
si
evidenzia
molto
bene
se
allontaniamo
l'astragalo
dal
calcagno
supponendo
che
i
legamen9
siano
elas9ci
(fig.
42).
• Muscoli
propri
del
piede
Si
possono,
didaecamente,
suddividere,
u9lizzando
la
localizzazione
spaziale,
in
dorsali
e
plantari.
I
plantari,
più
numerosi,
possono
essere
a
loro
volta
classifica9,
in
base
alla
regione
che
occupano
in
mediali,
intermedi
e
laterali
(Balboni
et
al.
1997).
estensori
Muscoli
dorsali
Inserzione
prossimale:
terzo
distale
della
superficie
anteriore
del
perone,
membrana
interossea
e
se/o
intermuscolare
adiacente.
Inserzione
distale:
superficie
dorsale,
base
del
quinto
osso
metatarsale.
Azione:
dorsiflessione
della
caviglia,
ed
eversione
del
piede.
Innervazione:
peroneo
profondo,
L4,
5,
S1
Muscoli
della
caviglia
Flesso-‐Estensori
1
-‐
Estensori
o
dorsiflessori
I
muscoli
pos9
al
davan9
dell'asse
trasversale
XX',
tue
dorsiflessori
della
caviglia,
sono:
• 9biale
anteriore
(Ta);
• estensore
proprio
dell’alluce
(eA);
• estensore
comune
delle
dita
(eCD)
• peroneo
anteriore
(Pa)
o
terzo
peroneo
2
Flessori
o
plantaflessori
I
muscoli
estensori
della
caviglia
passano
tue
dietro
l'asse
XX'
di
flesso-‐estensione
(fig.
1).
Esistono
se/e
muscoli
estensori
della
9bio-‐tarsica,
che
sono:
• tricipite
surale
(TS)
• 9biale
posteriore
(Tp)
• flessore
comune
o
lungo
delle
dita
(fCD)
• flessore
lungo
dell’alluce
(flA)
• peroneo
lungo
(Pl)
• peroneo
breve
(Pb)
• plantare
gracile
(PG)
Tricipite
surale
(TS)
Il
tricipite
surale,
come
indica
il
nome,
è
formato
da
tre
ventri
muscolari
che
possiedono
un
tendine
terminale
comune,
il
tendine
di
Achille,
che
si
fissa
sulla
faccia
posteriore
del
calcagno
(fig.
8a).
Di
ques9
tre
capi,
solo
uno
è
monoar9colare,
il
soleo
gli
altri
due
capi,
il
gastrocnemio
o
gemelli,
sono
biar9colari.
Soleo
(fig.
8b)
Inserzione
prossimale:
superficie
posteriore
della
testa
della
fibu-‐la
e
terzo
prossimale
del
suo
corpo,
linea
del
soleo
e
terzo
mediano
del
margine
mediale
della
9bia,
ed
arco
tendineo
tra
quest'ul9ma
e
la
fibula.
Inserzione
distale:
con
il
tendine
del
gastrocnemio
sulla
su-‐perficie
posteriore
del
calcagno.
Azione:
flessione
plantare
dell'ar9colazione
della
caviglia
e
parziale
supinazione.
Innervazione:
9biale,
L5,
SI,
2.
Gastrocnemio
o
gemelli
(fig.
8c)
Origine
del
capo
mediale:
parte
prossimale
e
poste-‐riore
del
condilo
mediale
e
parte
adiacente
del
fe-‐
more,
capsula
dell'ar9colazione
del
ginocchio.
Origine
del
capo
laterale:
condilo
laterale
e
super-‐ficie
posteriore
del
femore,
capsula
dell'ar9colazione
del
ginocchio.
Inserzione:
parte
mediana
della
superficie
posteriore
del
calcagno.
Innervazione:
9biale,
S1,
S2.
I
due
corpi
carnosi
convergono
sulla
linea
mediana
formando
la
V
inferiore
della
losanga
poplitea.
Lateralmente
sono
in
rapporto
con
i
tendini
dei
muscoli
ischio-‐crurali,
che
divergono
fra
loro
formando
la
V
superiore
rovesciata
della
losanga
poplitea:
bicipite
in
fuori,
muscoli
della
zampa
d'oca
in
dentro
Lo
scorrimento
fra
i
gemelli
ed
i
tendini
degli
ischio-‐crurali
è
facilitato
dalla
interposizione
di
una
borsa
sierosa
nel
loro
punto
d'incrocio,
borsa
sierosa
del
semitendinoso
e
del
gemello
interno,
costante,
borsa
del
bicipite
e
del
gemello
esterno,
incostante.
Da
queste
borse
originano
le
cis9
poplitee
di
Baker.
Gemelli
e
soleo
terminato
su
di
un
sistema
aponevro9co
complesso,
da
cui
nasce
il
tendine
d'Achille
propriamente
de/o.
Tricipite
surale
(TS)
Tibiale
posteriore
(Tp)
Inserzione
prossimale
(fig.
12a):
gran
parte
della
membrana
interossea,
por-‐zione
laterale
della
superficie
posteriore
della
9bia,
due
terzi
prossimali
della
superficie
mediale
della
fibula,
see
intermuscolari
adiacen9
e
fascia
pro-‐fonda.
Inserzione
distale
(fig.
12b):
tuberosità
dell'osso
scofoideo,
dove
spesso
si
riscontra
un
osso
navicolare
accessorio
(Pastore
et
al.
2008)
ed
a/ra-‐
verso
le
espansioni
fibrose
fino
al
sustentaculum
tali,
tre
cuneiformi,
cuboide
e
basi
di
secondo,
terzo
e
quarto
osso
metatarsale.
Spesso
sono
presen9
delle
connessioni
conneevali
con
il
peroneo
lungo
(Sarrafian
1993;
Sanal
et
al.
2010).
Innervazione:
9biale
L(4),
5,
S1.
Azione:
inverte
il
piede
ed
assiste
la
flessione
plan-‐
tare
della
9bio-‐tarsica.
Questo
muscolo,
a
livello
d’inserzione
distale,
presenta
un
ingente
braccio
di
leva
quasi
perpendicolare
all’asse
obliquo
della
mediotarsica
e,
anche
se
più
obliquo,
all’asse
X-‐X’
(fig.
12c).
Per
tale
mo9vo
è
un
flessore
plantare
della
mediotarsica
e
in
misura
minore
della
9bio-‐tarsica.
Rispe/o
all’asse
longitudinale
presenta
un
braccio
di
leva
che
determina,
anche
se
inferiore
al
9biale
anteriore,
una
supinazione.
Flessore
comune
o
lungo
delle
dita
(fCD)
Inserzione
prossimale:
tre
quin9
mediani
della
superficie
poste-‐
riore
del
corpo
della
9bia
e
dalla
fascia
che
ricopre
il
9biale
posteriore
(fig.
13a).
Inserzione
distale:
basi
delle
falangi
distali
dal
secondo
al
quinto
dito
(fig.
13b).
Azione:
fle/e
le
ar9colazioni
interfalangee
distali
e
metatarsofalangee
dal
secondo
al
quinto
dito;
collabora
alla
flessione
plantare
dell'ar9colazione
della
ca-‐viglia
ed
inversione
del
piede.
Il
fCD
possiede
un
lungo
braccio
di
leva,
quasi
perpendicolare
sia
all’asse
della
9bio-‐tarsica
(X-‐X’)
sia
all’asse
obliquo
della
mediotarsica
(fig.
13c).
Per
tale
mo9vo
è
un
forte
plantaflessore
ed
addu/ore-‐
supinatore
(inversione)
della
caviglia
e
piede
(Michaud
1993).
Innervazione:
9biale,
L5,
SI,
S2.
La
debolezza
di
questo
muscolo
si
traduce
in
una
tendenza
al1'iperesten-‐sione
delle
ar9colazioni
interfalangee
distali
delle
quat-‐tro
dita
e
riduce
la
capacità
di
inversione
del
piede
e
di
flessione
plantare
della
caviglia.
La
contra/ura,
invece,
induce
una
deformità
in
flessione
delle
falangi
di-‐stali
delle
ul9me
qua/ro
dita
del
piede
con
limita-‐zione
della
dorsiflessione
ed
eversione
del
piede
Flessore
lungo
dell'alluce
(flA)
Inserzione
prossimale:
superficie
posteriore
dei
due
terzi
distali
del
peroneo,
membrana
interossea
e
see
intermusco-‐lari
e
fascia
adiacen9
(fig.
14a).
Inserzione
distale:
alla
superficie
plantare
della
base
della
falange
distale
dell'alluce
(fig.
14b).
Il
flessore
lungo
dell'alluce
è
collegato
al
fles-‐sore
lungo
delle
dita
da
una
forte
fibra
tendinea.
Azione:
fle/e
l'ar9colazione
interfalangea
dell'al-‐
luce
ed
aiuta
la
flessione
dell'ar9colazione
metatar-‐sofalangea,
flessione
plantare
dell'ar9colazione
della
caviglia
e
moderatamenmte
l’inversione
del
piede.
Il
flA
possiede
un
lungo
braccio
di
leva,
quasi
perpendicolare
all’asse
della
9bio-‐trasica
(X-‐X’)
(fig.
13c).
Per
tale
mo9vo
è
un
forte
plantaflessore
(inversione)
della
caviglia
e
piede
(Michaud
1993).
Presenta,
inoltre,
anche
se
ne/amente
inferiore
al
fCD,
visto
che
il
suo
asse
e
l’asse
longitudinale
sono
quasi
paralleli
(fig.
13c),
una
limitata
azione
di
supinazione
Peroneo
lungo
(Pl)
Inserzione
prossimale:
condilo
laterale
della
9bia,
testa
e
due
ter-‐zi
prossimali
della
superficie
laterale
della
fibula,
see
intermuscolari
e
fascia
profonda
adiacente
(fig.
15a).
Inserzione
distale:
area
laterale
della
base
del
primo
meta-‐tarsale
e
del
I
cuneiforme,
inserzioni
secondarie
sul
base
del
II,
IV
e
V
metatarso
(Pa9l
et
al.
2007)
(fig.
15b).
Azione:
eversione
del
piede,
assiste
alla
flessione
plantare
dell'ar9colazione
della
caviglia
e
compri-‐me
la
testa
del
primo
metatarsale.
Il
Pl,
per
la
sua
collocazione
rispe/o
all’asse
longitudinale
(fig.
15c),
è
il
muscolo
pronatore
più
forte
del
piede;
inoltre,
determina
la
plantaflessione
per
la
linea
di
forza
sviluppata
rispe/o
all’asse
X-‐X’
della
caviglia
e
l’asse
del
I
raggio
(fig.
15c);
si
oppone
alla
varizzazione
del
I
metatarso
(Bohne
et
al.
1997).
Innervazione:
peroneo
superficiale,
L4,
5,
SI.
Peroneo
breve
(Pb)