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Indice

Il libro

L’autrice

Frontespizio

Prefazione di Mark Hyman

Parte prima. Perché le donne hanno bisogno di un reset

1. Donne, cibo e metabolismo difettoso

Diagnosi: metabolismo alterato

Una guarigione dalle cellule all’anima

La mia grossa grassa storia personale

2. Preparazione al reset

Panoramica del reset

Lista di controllo

Scrittura terapeutica

Le dieci misurazioni

Cambiare abitudini... senza traumi

Pronte, partenza... Reset!

Guida alla spesa

Conclusione

Parte seconda. I sette reset ormonali

3. No alla carne. Reset degli estrogeni. Giorni 1-3

La dominanza estrogenica è un fattore personale

Le ragioni scientifiche del No alla carne

Sulle tracce dell’hamburger

Estrogeni e progesterone: fuoco e ghiaccio

Come insulina ed estrogeni possono bloccare il metabolismo

Il circolo vizioso della dominanza estrogenica

La Paleo: per le donne è diversa

Disturbate i vostri estrogeni

Integratori

Dalle cellule all’anima

Esercizio fisico

Test

I commenti dei resetter

Conclusione

4. Niente zuccheri. Reset dell’insulina. Giorni 4-6

Ed ecco a voi... l’insulina


Grassi «buoni», proteine sane e... carboidrati lenti

Dipendenza da zuccheri

Conosciamo il nostro sabotatore interno

Il problema dell’insulinoresistenza

Le ragioni scientifiche del Niente zuccheri

Integratori

Dalle cellule all’anima

Esercizio fisico

Test

I commenti dei resetter

Conclusione

5. Zero frutta. Reset della leptina. Giorni 7-9

Classifica dei dolci inganni

Introduzione alla leptina

Come funziona

Le ragioni scientifiche del Zero frutta

Voi e il grasso addominale

Integratori

Dalle cellule all’anima

Esercizio fisico

Test

I commenti dei resetter

Conclusione

6. No alla caffeina. Reset del cortisolo. Giorni 10-12

Sulle tracce del vostro caffè

Dipendenza da caffeina? Niente paura!

Donne, stress, sovralimentazione e caffè

Il burnout

Le ragioni scientifiche del No alla caffeina

Integratori

Dalle cellule all’anima

Esercizio fisico

Test

I commenti dei resetter

Conclusione

7. Addio ai cereali. Reset degli ormoni tiroidei. Giorni 13-15

Le ragioni scientifiche dell’Addio ai cereali

La Paleo modificata

La verità sul glutine

Lo spettro della sensibilità

Il circolo vizioso di cereali, glutine e tiroide

Integratori

Dalle cellule all’anima

Esercizio fisico

Test
I commenti dei resetter

Conclusione

8. Stop ai latticini. Reset dell’ormone della crescita. Giorni 16-18

Le ragioni scientifiche dello Stop ai latticini

Processo alla caseina

Occhio al siero

Due parole sull’intolleranza al lattosio

La dipendenza indotta dai latticini

Il legame tra latticini e ormone della crescita

Integratori

Dalle cellule all’anima

Esercizio fisico

Test

I commenti dei resetter

Conclusione

9. Via le tossine. Reset del testosterone. Giorni 19-21

Le ragioni scientifiche del Via le tossine

I blocca-metabolismo possono farci ingrassare

L’importanza dei micronutrienti

Integratori

Dalle cellule all’anima

Esercizio fisico

Test

I commenti dei resetter

Conclusione

Parte terza. Rientro in orbita e oltre

10. Reintroduzione. Giorno 22

Perché la reintroduzione?

Il codice alimentare personale

Reazioni alla reintroduzione

Se si insegna a una donna a pescare...

Tutti i trucchi della reintroduzione

Integratori

Dalle cellule all’anima

Esercizio fisico

Test

I commenti dei resetter

Conclusione

11. Sostentamento

Il riavvio

Le ragioni scientifiche del Sostentamento

Le tre regole della dottoressa Gottfried per il Sostentamento

Il quadro comandi

Sostentamento per categorie

Crearsi uno stile di vita a basso contenuto di stress


Integratori

Dalle cellule all’anima

I commenti dei resetter

Conclusione

Ricette

Risorse

Alla ricerca dell’equilibrio ormonale: domande guida

Note bibliografiche

Ringraziamenti

Copyright
Il libro

Dimagrire non c’entra con le calorie e la forza di volontà. Tutto dipende

dagli ormoni: sono loro a gestire quanto grasso accumuliamo e dove, gli

attacchi di fame, il desiderio di zuccheri, la salute della flora intestinale.

Essere sovrappeso, spiega la dottoressa Gottfried, è la conseguenza di un

«inceppamento» che coinvolge 7 ormoni – estrogeni, insulina, leptina,

cortisolo, ormone tiroideo, ormone della crescita, testosterone –, ognuno dei

quali è influenzato da determinati cibi. Il corpo cerca di far fronte alla

situazione ma per farlo rallenta il metabolismo, accumulando grasso invece

di utilizzarlo sotto forma di energia. Quando il metabolismo si blocca

aumentiamo di peso inesorabilmente, qualunque cosa facciamo –

specialmente se abbiamo più di quarant’anni – e rischiamo anche di

sviluppare più facilmente diverse malattie. La buona notizia è che possiamo

risolvere il problema in soli ventun giorni. Basato sulle più recenti ricerche

scientifiche, questo libro fornisce un piano alimentare che elimina per tre

giorni i cibi collegati a ciascuno dei sette ormoni per «resettarli» e far

ripartire il metabolismo. Inoltre, una volta concluso il reset, è possibile,

tramite un semplice test, scoprire nel tempo quale ormone si sta di nuovo

«inceppando» e intervenire immediatamente con menù e ricette

personalizzati.
L’autrice

SAR A GOT T FR IED , autrice bestseller del New York Times, si è laureata

alla Harvard Medical School, e si è perfezionata al MIT e all’Università della

California a San Francisco in ginecologia. È specializzata nello studio

dell’equilibrio naturale degli ormoni e da anni aiuta le donne a perdere peso,

a disintossicare l’organismo e a vivere bene e in salute. Vive a Berkley, in

California.
Sara Gottfried
LA DIETA DEI 7 ORMONI
Alla mia amata famiglia

David, Gemma e Maya


In questo ebook sono presenti alcuni test, tabelle e questionari.

Vi consigliamo pertanto di tenere un quaderno a portata di mano per

annotare i vostri appunti.


Prefazione

IL libro che avete tra le mani potrebbe essere proprio ciò che occorre per

togliere del tutto alle donne il bisogno di mettersi a dieta. Come ho già

affermato nei miei scritti, non è colpa vostra se siete sovrappeso. Il tasso di

obesità è triplicato negli ultimi cinquant’anni e non per un crollo della forza

di volontà della popolazione, ma perché gli ormoni sono stati alterati da Big

Food. Così, con un nome che ricorda la leggendaria e spaventosa creatura

scimmiesca, potremmo ribattezzare le gigantesche corporation

dell’alimentazione che, in modo non diverso da quelle del tabacco, mirano a

creare nelle persone una vera e propria dipendenza. Big Food sa manipolare

gli alimenti industrialmente elaborati in modo da renderli supergustosi e

assuefarci a quelle sostanze nocive che del cibo vero hanno solo

l’apparenza. Ne consegue che gli ormoni cominciano a lavorare contro di

noi.

La dottoressa Sara Gottfried è in grado di comprendere più di chiunque

altro la sofferenza cui le donne vanno incontro a causa della dipendenza da

cibo e della cosiddetta body shame: la vergogna per il proprio corpo.

Laureata in medicina ad Harvard, sa distinguere tra scienza «buona» e

«cattiva» e tradurre il linguaggio scientifico in una prosa precisa e piacevole,

comprensibile a tutti. Come donna, ha combattuto in prima persona, e vinto,

la dipendenza da cibo. È una combinazione davvero rara: pochi medici sono

disposti ad ammettere pubblicamente la loro personale esperienza di

vulnerabilità e guarigione. Sara, invece, non solo dipinge con vividi tratti la

sua storia, ma la sfrutta per mostrare come sia possibile invertire le

assuefazioni alimentari, facendo leva sui fattori che effettivamente possono

risolverle.

Le donne hanno bisogni diversi rispetto agli uomini, necessità che

vengono in gran parte ignorate dal settore da sessanta miliardi di dollari

della dietetica, specializzato nel perpetuare la bugia secondo la quale, per

perdere chili, si devono contare le calorie.

Avrete notato che le femmine tendono a dimagrire più lentamente dei

maschi. Ciò può essere dovuto ad alcune tra queste ragioni.


Ormoni. Le donne hanno meno testosterone, che attiva il

metabolismo e mantiene snelli. Gli uomini sono geneticamente

programmati per essere più grandi, avere più massa muscolare e meno

adipe: possono dunque farla franca anche mangiando di più e, se

decidono di dimagrire, ottengono spesso risultati più rapidi.

Preferenze alimentari. Il sesso maschile, in genere, ama la carne,

quello femminile i carboidrati (benché anche questo aspetto si possa

ricondurre alla dipendenza da cibo).

Stress. Indagini scientifiche condotte negli Stati Uniti provano che

le donne tendono ad avere più difficoltà nella gestione dello stress. Il

loro sistema di risposta è più sensibile e vulnerabile e ciò potrebbe

spiegare perché siano più inclini alla fame emotiva.

Cucina. Ancora oggi è il gentil sesso che, il più delle volte, prepara

i pasti per tutta la famiglia. Questo si traduce nell’onere di

programmare i menù, fare la spesa e cucinare, con la tentazione di

assaggiare qua e là durante la preparazione.

Dietetica. Circa l’80% degli individui di sesso femminile risulta

insoddisfatto del proprio corpo e si tormenta per qualche chilo di

troppo. La maggior parte delle donne è a dieta. Gli uomini hanno

minore propensione a mettersi a regime e, inoltre, c’è una differenza

nelle aspettative: le donne si sentono assai più in dovere di somigliare

all’ideale sancito dalla società.

Queste diversità di genere, per fortuna, si possono affrontare e, in molti

casi, trasformare in vantaggi dal punto di vista del dimagrimento. La

dottoressa Gottfried saprà mostrarvi come.

Ricordate: non si ingrassa perché si esagera con il cibo; semmai si

mangia troppo perché si è sovrappeso e a causa del caos ormonale che vi ha

portato a esserlo. Dimenticate il conteggio delle calorie e concentratevi,

invece, sulla qualità della dieta. Ciò vale per entrambi i sessi, ma le donne

sono le più colpite dalla dipendenza da cibo e necessitano di strategie

specifiche, per le loro particolari esigenze.

Se siete fra queste ultime, con difficoltà a controllare l’alimentazione e a

limitare le porzioni o soffrite di craving – desiderio sfrenato – di zuccheri,

La dieta dei 7 ormoni è il libro che fa per voi.


Io stesso sono sempre in contatto con persone che lottano con il proprio

peso e ho scoperto che, se spesso sanno bene che cosa fare, mancano però

della disciplina necessaria per applicarsi con continuità.

Finiscono, così, per cedere all’allettante illusione di costose procedure

chirurgiche, di celebrate attrezzature ginniche, di pillole miracolose o

dell’ultima dieta lampo... E ingrassano di più.

Ponete fine a questa follia, riconoscendo che la dipendenza alimentare

ha preso il sopravvento sulla vostra capacità di modulare ciò che ingerite e

che vi serve un approccio in grado di alleggerirvi «dalle cellule all’anima».

Permettete alle conoscenze di Sara Gottfried e alla medicina funzionale di

venirvi in aiuto, di guarirvi da questa dipendenza una volta per tutte. È il

momento di ricalibrare gli ormoni secondo il vostro appetito e dimagrire

finalmente in modo naturale.

Dottor MA R K HY M A N

autore del bestseller Ultrametabolismo


PARTE PRIMA
Perché le donne hanno bisogno di un reset
Donne, cibo e metabolismo difettoso

ERO abituata a essere grassa ma... Sono un medico! Dopo decenni di

privazioni autoimposte, trascorsi con la sensazione di vivere nel corpo

rigonfio di un’altra, ho smesso con le diete e sono giunta a comprendere

che, in fatto di alimentazione, ci hanno insegnato un sacco di cose sbagliate.

Persino quel che avevo appreso alla facoltà di medicina, più di venticinque

anni fa, non corrispondeva al vero. Severe rinunce, sensi di colpa per

l’apparente mancanza di forza di volontà, battaglie quotidiane con il cibo,

una continua oscillazione tra scelte nutrizionali «buone» o «cattive». Tali

schermaglie alimentari non facevano che sfibrarmi, peggiorando i miei

squilibri ormonali, la vergogna per il mio aspetto, la dipendenza, e

impedendomi un dialogo sincero con il mio organismo, per poterne

comprendere i bisogni reali.

Mi ci sono voluti anni per imparare la lezione, e solo dopo aver tentato

pressoché ogni dieta esistente: no carb, low carb, ciclizzazione dei

carboidrati, regimi ipo-e iperlipidici, dieta ipo-e iperproteica, dieta senza

sale o mediterranea...

La verità? Questi approcci, per la maggior parte delle donne, non

funzionano, perché non affrontano la causa ormonale alla radice

dell’aumento di peso. Sono gli ormoni a stabilire ciò che l’organismo farà

con il cibo ingerito. L’accumulo adiposo, nei soggetti femminili, è

concatenato a importanti disfunzioni ormonali e gli approcci forzosi al

dimagrimento non riescono, per strategia, tattica e azione, a eliminare la

causa soggiacente.

Ma una soluzione c’è: è possibile ritrovare l’aspetto desiderato – libero

dai chili in eccesso e che ci faccia sentire a nostro agio, ripristinando

equilibrio ormonale e salute – senza sottoporsi a una tortura quotidiana.

Dopo aver preso la laurea in medicina, essermi sposata, aver dato alla luce

due bambine e conseguito il diploma di istruttrice di yoga, ho imparato che

esiste un’alternativa alla battaglia giornaliera contro il peso: una via che non

è lastricata di vergogna e sensi di colpa. In breve, ho appreso a correggere


gli squilibri ormonali con l’alimentazione, ripristinando così una forma

fisica sana, e vorrei condividere la scoperta con voi.

Noi donne siamo svantaggiate per quanto riguarda il controllo del nostro

peso e particolarmente sensibili ai danni causati da stress e infiammazione:

ne avrete notato i segni rivelatori, quali craving di zuccheri, grasso in

eccesso al girovita, sbalzi d’umore, carenza di sonno o, talvolta, un senso di

sopraffazione. Sono indizi di come il sistema ormonale abbia cominciato a

rivoltarsi contro di noi, innescando un circolo vizioso di infiammazione (del

tipo che ci rende sovrappeso) e difficoltà a regolare gli ormoni che aiutano a

bruciare i grassi (quelli del metabolismo, ovvero il motore che si disfa delle

calorie). Se permettiamo a tali squilibri di accrescersi, in una sorta di spirale

negativa, si avrà l’anarchia ormonale e, in ultima istanza, la disfunzione del

metabolismo. Si accumulerà adipe in ogni caso, persino adottando celebri

diete come la Paleo o la Weight Watchers, e ben presto la bilancia sembrerà

inchiodata vari chili sopra il nostro peso ideale. Se vi ritrovate a lottare per

restare magre e in linea, i colpevoli, vi assicuro, sono gli ormoni: essi

governano quasi ogni aspetto del dimagrimento, dal luogo (e dal

quantitativo) di stoccaggio dell’adipe al senso di fame e di craving,

dall’equilibrio della flora batterica intestinale ai comportamenti di

dipendenza nei confronti del cibo.

La buona notizia è che tale situazione può essere volta a nostro

vantaggio nel breve arco di tempo di ventuno giorni. Nelle pagine di questo

libro troverete il nuovo programma da me concepito per aiutare donne di

ogni costituzione, peso ed età, a perdere chili e a sentirsi più leggere «dalle

cellule all’anima», come mi piace dire. Questa formula ha dato risultati

straordinari con migliaia di donne come voi e oggi sono felice di renderla

pubblica.

Il paradigma nutrizionale più diffuso sfrutta una modalità che io

definisco «dall’esterno all’interno», riferendomi con ciò alla dura marcia

forzata di restrizione delle calorie e, talvolta, dei carboidrati che ci viene

imposta. Si tratta, appunto, di strategie esterne, che si incentrano sulle

esigenze fisiche anziché reimpostare l’organismo dall’interno e gestire i

problemi emotivi che ci troviamo ad affrontare. La mentalità «calorie che

entrano/calorie che escono» è l’approccio della vecchia scuola, tipico di un

dialogo unilaterale con l’organismo: «Devi mangiare questo, non devi

mangiare quello». Il problema è che la coercizione non funziona con il


gentil sesso, che non ama essere forzato e privato del controllo. L’approccio

esterno-interno cerca di costringervi alla sottomissione: vi offre un campo di

addestramento militare, quando vi servirebbero invece tre giorni alle terme.

Il corpo femminile risponde assai meglio alle lusinghe che alle imposizioni!
Diagnosi: metabolismo alterato

Quando vi si buca una gomma, la aggiustate: non continuate a guidare

con lo pneumatico sgonfio per chilometri, compromettendo il buon

funzionamento dell’auto. Lo stesso dovrebbe valere per il vostro

metabolismo. Il problema è che, in questo caso, potreste non accorgervi che

ha smesso di lavorare. Vi ritrovate, allora, in modalità «accumulo-adiposo»,

immagazzinando grasso ogni volta che mangiate invece di usarlo come

combustibile per ricavare energia; in simili circostanze – specie sopra i

quarant’anni – ingrasserete inesorabilmente qualunque cosa facciate. Non è

solo un problema di estetica: è come se il vostro organismo stesse

viaggiando con una «gomma a terra» che, se non verrà riparata, finirà per

danneggiare il metabolismo stesso e l’intero stato di salute. Con il passare

del tempo è probabile che insorgano: insulinoresistenza (scarsa ricettività

delle cellule all’ormone insulina), diabete, cardiopatie e demenza senile. La

buona notizia è che riparare il metabolismo, prevenendo o curando tali

patologie, è possibile.

Quando quest’ultimo si guasta, il metodo per riportarlo alla normalità

coinvolge sette ormoni: estrogeni, insulina, leptina, cortisolo, testosterone,

ormoni tiroidei e ormone della crescita. Ognuno di loro è collegato agli

alimenti che consumiamo tutti i giorni e intrattiene con essi un rapporto di

interdipendenza. Ciò che dovrete fare, dunque, è dedicare tre giorni a

ciascuno dei suddetti ormoni, da solo o in combinazione con gli altri, e nel

giro di ventuno giorni sarete rinnovate e pronte a trasformare il cibo in

energia. Che è ciò a cui avete pieno diritto di aspirare.


Solo tre giorni!

L’idea alla base del reset ormonale è semplice: sessioni d’urto della

durata di tre giorni allo scopo di modificare la dieta, cominciando a togliere

carne e alcol, per resettare così gli estrogeni, il fegato e il microbioma

intestinale (il materiale genetico dei mille miliardi di microrganismi che

risiedono dentro di noi). Ogni tre giorni, eliminerete specifici alimenti

dannosi al metabolismo e ne introdurrete altri in grado di reimpostare gli

ormoni inceppati, costruendo tra loro una cooperazione e una sinergia

regolatrice per restituirvi un senso di piena armonia.

Perché tre giorni? Sono la quantità minima di tempo necessaria a

operare il reset. E se si interviene a modificare l’azione di ciascuno dei sette

ormoni con un attacco da settantadue ore, ci vorranno in totale ventuno

giorni per ricreare un team ormonale collaborativo. Al termine di quel

periodo, constaterete con stupore una minore tendenza allo stress e una

maggiore propensione a mangiare sano e a muovervi di più.


La reintroduzione

Al termine del reset, nel cosiddetto processo di «reintroduzione»,

riporterete nella dieta, uno alla volta, alimenti ad alta densità nutrizionale.

Collaborando con l’intelligenza intrinseca dell’organismo e valendovi della

nuova esperienza acquisita, imparerete a captare i cibi che potrebbero

mettervi in allarme, causandovi difficoltà nella gestione del peso. Questa

semplice strategia di lenta reintroduzione, unita a un’attenta valutazione del

feedback fornito dal vostro corpo, vi darà in futuro tutte le informazioni

necessarie a conservare uno stato di salute ottimale e un peso costante.


Una guarigione dalle cellule all’anima

Oltre ad apportare graduali modifiche alla dieta, nei prossimi ventuno

giorni scandaglieremo i vostri craving, dipendenze e abitudini, il modo che

avete di gestire lo stress, le speranze e i sogni più nascosti che nutrite circa il

vostro aspetto e forse persino paure e dubbi su un’eventuale incapacità di

controllare ciò che mangiate. Valuteremo, inoltre, il grado di pienezza con

cui conducete l’esistenza.

Quando il cibo è motivo di preoccupazione, la fame può essere segno di

un disagio più profondo, che sussiste insieme allo squilibrio ormonale. Oltre

a suggerire una resistenza alla leptina (l’ormone che regola appetito e

sazietà), una fame incessante può, per esempio, rappresentare un desiderio

di maggior contatto spirituale. Il vostro è sì un disturbo fisico, ma può essere

risolto con una combinazione di soluzioni fisiche e psichiche.

Quando si affrontano i veri problemi alla base dell’aumento ponderale,

non ci si limita solo a dimagrire, si riconquista la propria vita. Questo

approccio vi compenserà ben oltre il raggiungimento del peso forma. Vi

indicherò i modi per riacquistare la fiducia in voi stesse, integrare momenti

di relax nella routine quotidiana e gestire le emozioni allo sbando.

Molte donne non hanno una collaudata struttura di riferimento a

guidarle nell’alimentazione giornaliera. Di solito, cominciano con buone

intenzioni e si dicono, fiduciose: «Oggi sarà diverso, farò la brava e smetterò

di mangiare carboidrati raffinati. Consumerò più verdure. Niente alcol!

Niente zuccheri!» Quando però manca un piano di dimostrata efficacia, si

finisce per lasciarsi fuorviare, per perdersi, per cedere a desideri

insopprimibili. Nel tardo pomeriggio quelle stesse donne si saranno ormai

versate un bicchiere di vino e staranno mangiucchiando patatine mentre

preparano la cena, «affamate» di un cambiamento nel loro stato emotivo.

Qualche ora dopo, concluderanno la giornata scontente di sé e del proprio

corpo, avvertendo una mancanza di serietà rispetto alle aspirazioni

dichiarate, a ciò che desideravano mangiare, a come volevano apparire e

vivere. E poiché si resta facilmente intrappolati in questo circolo vizioso di

cedimenti e frustrazione, cambiare (e ottenere il corpo cui si aspira) risulta

assai difficile. Al momento di coricarsi quelle donne non potranno che


ripetersi: «Maledizione! Ho fallito di nuovo. Ho tradito me stessa. Un altro

giorno perso».

Non voglio che un tale senso di umiliazione vi affligga un secondo di

più! Se seguirete il mio piano, non andrete a dormire esasperate dalla vostra

presunta debolezza. Se questo programma ha avuto successo con migliaia di

donne che si sentivano impotenti, spaventate, indegne di considerazione e

d’amore, può funzionare anche per voi.

Ricordate, da oggi in poi, che agire «dall’interno verso l’esterno» (e non

il contrario) richiede tempo: secondo la mia esperienza, appunto, un

minimo di ventuno giorni. Io vi farò da guida lungo il cammino e vi darò

anche il potere di diventare la voce più autorevole riguardo agli alimenti che

vi sono maggiormente congeniali.

Con l’azzeramento ormonale, imparerete a:

reimpostare peso, nutrizione, ormoni e abitudini dalle cellule

all’anima;

costruire nuovi stili di vita, che vi eviteranno di dipendere dalla

forza di volontà;

dare più importanza alla cura della vostra persona;

dedicarvi al programma con rinnovato entusiasmo senza percepirlo

come un obbligo;

colmare il gap tra intenzioni e comportamenti;

essere coscienti in ogni momento e luogo del vostro rapporto con il

cibo – buono, brutto e cattivo, per parafrasare il titolo di un famoso

film – perché, altrimenti, vi perdereste la sacrosanta opportunità di

imparare a conoscere meglio voi stesse, l’effetto che gli alimenti hanno

sui vostri ormoni e il modo in cui l’organismo sfrutta l’alimentazione

al di là del mero sostentamento.

So che vi sono già state promesse mille soluzioni prima d’ora e che,

forse, vi sentite senza speranza. Questa volta, però, è diverso, perché io ho

una casistica che abbraccia migliaia di donne, con ogni sorta di

caratteristiche, a dimostrare l’efficacia del reset ormonale. Vi chiedo di

prestarmi fiducia fino al momento in cui constaterete di persona i risultati.

Il vostro corpo vi sta inviando messaggi che chiedono di essere

decodificati, compresi, elaborati e assimilati. Ascoltatelo: lui non vi mentirà.


Se crederete alla veridicità dei suoi segnali e permetterete loro di guidare le

vostre scelte, diverrete come una turbina che genera energia rinnovabile e

pulita. Quando si dimagrisce dalle cellule all’anima, si attua una sorta di

trasformazione alchemica e, da ginecologa e ricercatrice, ho imparato che,

non appena si apprende a nutrire in modo adeguato il corpo femminile, vi

sono infinite possibilità di sentirsi traboccanti di energia, vivacità, passione.

C’è una parola che uso per descrivere tale stato: «grazia».

Come forse saprete, quest’ultima non coesiste facilmente con lo stress

cronico, con una brioche farcita o con una glicemia elevata. Quando ci si

ricostituisce dall’interno e si muta il proprio ecosistema, ci si trasforma

anche all’esterno con effetti tangibili. Si appare, ci si sente e si diventa

biologicamente più giovani. Il passo si fa più energico. L’interruttore è stato

spostato dalla posizione «grassa» alla posizione «magra»: gli ostacoli alla

perdita di peso si dileguano e ci si ritrova di colpo attraenti per gli altri...

Persone amabili, che ci fanno sentire al meglio.

Se non coglierete il segnale che l’organismo vi sta inviando sotto forma

di aumento di peso, in particolare all’altezza del girovita, di senso di

stanchezza e di invecchiamento precoce, potreste andare incontro a delle

ripercussioni. Potrebbe prevalere una sottile involuzione biochimica, che si

manifesta come dipendenza da cibo, senso di vergogna o rimorso, o anche

prediabete, dolore cronico, malattie autoimmuni, depressione, sofferenza e

rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere. Perché aspettare? Il reset

ormonale vi chiede di evolvere in due modi essenziali: adottare

un’alimentazione che sia allineata alla vostra genetica femminile (il metodo

cellulare) e integrare l’aspetto fisico di questo programma nutrizionale con

psicologia e spiritualità (il metodo dell’anima).

Non potete più permettervi di subire: i problemi sul lavoro, il lassismo

con i figli, le difficoltà di relazione con il partner, la mancanza di

motivazione professionale o lo stile di vita stressante che si è impadronito di

voi... È il momento di decidere con piglio sicuro le sorti delle vostre

battaglie, sia per il peso corporeo sia per il futuro. La maggior parte delle

nostre convinzioni è frutto di generalizzazioni fondate sul passato, su

esperienze dolorose e insuccessi precedenti. Molte di noi non scelgono in

piena consapevolezza e al meglio delle proprie facoltà a che cosa credere:

restiamo aggrappate a opinioni che ci impongono limitazioni e rinunce


superflue. Nelle prossime tre settimane, sostituiremo queste gabbie mentali

con qualcosa di meglio. Io l’ho fatto. E potete riuscirci anche voi.


La mia grossa grassa storia personale

Come molte di voi, anch’io ho lottato con i chili di troppo per gran parte

della vita e mi ritengo fortunata che la mia battaglia con il cibo – grazie alle

circostanze e all’applicazione delle mie conoscenze mediche – si sia

conclusa sotto i quaranta.

Cominciai a ingrassare a circa dieci anni. Ero attratta irresistibilmente

dagli zuccheri, specie dall’impasto per i biscotti con le gocce di cioccolato

di mia nonna. Nonostante lei mi dicesse che dentro c’erano le uova crude e

che quindi non era il caso di assaggiarlo, io non le davo retta. È il primo

ricordo di un consiglio in fatto di nutrizione da me ignorato per golosità. Il

buon sapore dei cibi batteva di gran lunga la saggezza famigliare. E se anche

avessi voluto smettere, non sarei riuscita a farlo: ero già diventata

dipendente.

A quindici anni iniziai a limitare calorie e alimenti, smaniando di

diventare magra ed entrare finalmente nei jeans. Mi affamavo letteralmente,

affidandomi alla forza di volontà e ai beveroni dietetici in voga all’epoca,

ma poi finivo per abbuffarmi di biscottini appena sfornati o merendine piene

di zuccheri. Al mio primo anno di college, mi aggiravo intorno ai settanta

chili (sono alta 164 centimetri). Quell’estate mi dedicai a correre, presi a

bere frullati al polline d’api e – udite udite! – all’inizio del secondo anno

ero scesa a cinquantasei. Ogni volta che uscivo con un nuovo ragazzo,

mangiavo come lui e ingrassavo. Per un po’ vivevo grassa e felice, poi,

quando ci lasciavamo, perdevo l’appetito. E diventavo magra e triste.

Il peso cominciò a diventare un autentico problema allorché mi fidanzai

ufficialmente: avevo sei mesi per rimettermi in forma in vista del

matrimonio. All’epoca era di moda la dieta Atkins, così io e il mio ragazzo,

David Gottfried, mangiavamo uova e pancetta, lasciando perdere i toast. Lui

perse nove chili, io uno. Guardavo avvilita il mio attillato abito da sposa.

Essendo un medico e per di più una ginecologa, quindi attenta a tutto ciò

che può non andare nel corpo di una donna, sapevo che c’era un problema;

tuttavia archiviai le mie impressioni e continuai con i preparativi delle

nozze, impegnandomi a dimagrire con la forza di volontà, la restrizione

calorica e un sacco di esercizio fisico, decisa a entrare in quel vestito. Fui


una sposa tesa e leggermente più magra, ma ripresi tutti i chili persi appena

una settimana dopo, durante la luna di miele alle Hawaii!

A circa trent’anni, dedicavo quasi interamente il mio tempo e le energie

mentali al cibo e al modo di limitarlo. Ero una mamma e una lavoratrice:

sgobbavo tutto il giorno, poi tornavo a casa a occuparmi delle bambine e a

preparare la cena. Avvertivo nella mia vita un grande vuoto, forse perché il

«pacchetto completo» tanto sospirato mi pareva spossante e impossibile da

gestire. Non capivo che stavo tentando di colmarlo a suon di carboidrati

raffinati e bicchieri di vino. Ero stressata, grassa, intossicata, infelice, piena

di risentimento e... di infiammazione. Nulla sembrava essermi d’aiuto. Ne

soffriva persino la mia glicemia: i valori erano coerenti con una situazione

di prediabete.

L’illuminazione arrivò in un luogo improbabile: a un concerto di

Madonna! Lei cantava e ballava da più di due ore e io mi sentii toccata dalla

sua fisicità, dalla grazia con cui realizzava appieno il suo potenziale

femminile. Volevo compiermi come donna o continuare ad accampare

scuse, presa in una spirale negativa, ritrovandomi sempre più grassa, esausta

e lontana dalla mia visione interiore di grandezza? Fu uno di quegli istanti

di estrema lucidità di cui parlano i tossicodipendenti (alcuni lo chiamano il

«punto di non ritorno»), quando il dolore della propria situazione si palesa

in tutta la sua chiarezza. Decisi che era ora di passare all’azione e di mettere

a frutto le mie conoscenze mediche per aiutare me stessa.

Il giorno dopo, mi iscrissi a un programma per la dipendenza da cibo.

Non ero obesa e, dall’esterno, il mio aspetto appariva relativamente

«normale», ma c’era comunque un che di ossessivo nel mio modo di

alimentarmi, specie nei periodi di forte stress.

Scoprii più cose a quel corso che alla facoltà di medicina: sulle donne e

sul cibo, sull’importanza di una soluzione spirituale... Nel giro di due mesi

avevo perso undici chili, ricalibrato ormoni e glicemia, guarito il mio

metabolismo. Seguii il programma per due anni – mantenendo lo stesso

peso una settimana dopo l’altra – e infine lo lasciai per svariate ragioni: non

pareva d’aiuto riguardo ad altre problematiche, legate in particolare a

ormoni tiroidei ed estrogeni; alcune norme alimentari del corso mi

sembravano un po’ «vecchio stile» e non affrontavano importanti carenze

nutrizionali. In definitiva, mi sentivo motivata a camminare con le mie

gambe, imparando come aiutare me stessa e tutte le donne a resettare gli


ormoni e, per estensione, il metabolismo, senza doversi adattare alla rigida

struttura di un gruppo terapeutico con incontri regolari.

Ecco, dunque, ciò che mi ha condotto a scrivere questo libro.

Sono partita dalla mia profonda conoscenza del corpo femminile,

accumulata in vent’anni di pratica medica e ginecologica.

Ho studiato gli ultimi progressi compiuti nella comprensione del

fenomeno della dipendenza da cibo, che è spesso una tessera mancante

nelle diete più in voga e colpisce le donne in modo sproporzionato.

Ho trattenuto il meglio della mia esperienza, maturata in seno al

programma terapeutico, eliminando le parti che, per me, non erano

risultate determinanti.

Ho capito perché le donne mangiano nel tentativo di modificare la

propria esistenza (la cosiddetta fame emotiva) e messo a punto

alternative efficaci.

Ho integrato gli esiti della ricerca corrente in merito a squilibrio,

reset e disintossicazione ormonale.

Ho interpellato esperti di varia provenienza sul tema degli ormoni,

presentato informazioni aggiornate sulle differenze tra maschi e

femmine nel modo di ingrassare e su come queste ultime possano

trasformare i propri punti deboli in vantaggi nella lotta ai chili di

troppo.

Infine ho riconvertito il tutto in un mio «piano», frutto di una lunga

esperienza medica, che ha già funzionato per me e per migliaia di

donne.

Ho insegnato per la prima volta il mio programma di reset ormonale nel

2008 a un gruppo di donne, presso il mio studio di medicina funzionale e

integrativa a Oakland, in California. L’applicazione e la sintesi di

quell’esperienza mi hanno mostrato i passaggi chiave che le donne devono

intraprendere per spezzare i ceppi della dipendenza da cibo, guarire da un

punto di vista emotivo, acquisire nuove abitudini e consumare alimenti di

alta qualità, ricalibrando così il proprio approccio nutrizionale in modo da

mangiare per le giuste ragioni. I risultati si sono dimostrati rivoluzionari: le

partecipanti tornavano a sentirsi bene nella propria pelle ed erano entusiaste

all’idea di ripetere il programma con me ogni tre-sei mesi. Descrivevano


molte delle sensazioni che io stessa avevo provato. Hanno perso peso – da

cinque a ventidue chili – e dichiarato di sentirsi più giovani di dieci o

vent’anni.

Negli ultimi sei anni ho testato e affinato il mio programma, in gruppi di

lavoro e online. Con questo libro avrete ora accesso allo stesso piano

dimagrante di provata efficacia. È tutto ciò che vi serve per uscire dal

vortice di scelte alimentari sbagliate, stress, e senso di impotenza di cui siete

prigioniere. Potrete risanare il vostro organismo danneggiato e iperstressato,

ritrovando la grazia e l’eccellenza che vi erano state promesse dal vostro

corredo biologico unico.


Preparazione al reset

È IL momento di creare le premesse per il vostro reset ormonale. La

preparazione è la base di ogni cambiamento destinato a durare, soprattutto

se sono coinvolti l’organismo e il dimagrimento. La società moderna cospira

contro di noi, mettendo a dura prova il nostro sistema nervoso e lasciandoci

alla mercé del craving alimentare, intossicate dai nostri stessi ormoni e

soverchiate da un senso di spossatezza.

Io ho scoperto che l’antidoto migliore è la determinazione, perciò ho

creato per voi un piano che, un giorno o due prima dell’inizio del reset, dà

ampio spazio all’aspetto spirituale: nella vostra testa, nel vostro cuore e

sulla vostra agenda.

La fase di preparazione dovrà essere un tempo di mutamento emotivo,

fisico e psichico. Occorre una certa pianificazione per mettervi in contatto

con la vostra divinità interiore, affinché possa guidarvi a prendervi cura di

voi stesse. Prefiggersi il giusto intento sarà come far vibrare la nota ideale

per accordare l’organismo, consentendogli così di riprogrammare gli

ormoni, liberarsi dei chili di troppo e delle tossine e sbarazzarsi delle

dipendenze. Non avete nulla da perdere (a parte il peso, ovviamente!) e tutto

da guadagnare.

Pronte, ai posti e... via con la preparazione!


Autovalutazione

Il peso vi impedisce di vivere una vita più ricca e piena? Soffrite di dipendenza

da cibo? Siete stressate? Benvenute nel club! Siete nel posto giusto, perché vi aiuterò

a risolvere questi problemi a partire da ora. Eseguite l’autovalutazione sotto

riportata per scoprire se avete bisogno di un reset ormonale, cercando di capire se

uno dei seguenti casi, negli ultimi sei mesi, possa essere applicato a voi:

Assumete purganti? Mangiate più del dovuto e poi prendete un lassativo,

vomitate o esagerate con l’attività sportiva per smaltire?

Avete notato che vi occorrono maggiori quantità di certi alimenti

(cioccolato, vino, patatine fritte) per ricavarne lo stesso piacere che vi davano

un tempo?

Continuate ad assumere alimenti che hanno effetti negativi sulla vostra

salute, dall’aumento ponderale al gonfiore, dai dolori addominali al

meteorismo, o che comunque contrastano con il vostro benessere?

Il vostro peso vi sembra fluttuare di continuo?

Limitate certe attività, rimandandole a quando sarete più magre (sesso,

prova costume...)?

Mangiate o bramate alcuni cibi anche se non siete davvero affamate?

Tendete a fare spuntini frequenti durante la giornata? Avete appetito anche

poco dopo i pasti (meno di quattro ore)?

Mangiate più di quanto stabilito? Vi abbuffate? Tendete ad alimentarvi «a

valanga» (si pensa di dare appena un morso e si finisce per far fuori l’intera

confezione senza accorgersene)? Provate un senso di colpa riguardo alla

quantità o alla qualità dei cibi che ingerite? Non smettete di rimpinzarvi fino a

sentirvi esageratamente «piene»?

Nascondete il cibo o lo mangiate in segreto? Avete una riserva privata di

dolci o di cioccolato in un cassetto o nell’armadio?

Non vi piace quel che vedete allo specchio?

Passate da una dieta all’altra in cerca di un rimedio miracoloso? Di tanto

in tanto cercate di limitarvi, ma ci riuscite solo per brevi periodi di tempo?

Pensate con insistenza al cibo o al peso?

Siete incorse in problemi di salute dovuti all’eccesso alimentare (diagnosi

di prediabete, diabete, ipercolesterolemia, sindrome metabolica)? Il medico vi

ha suggerito di perdere chili per non mettere a rischio la salute?

Vi pesate ogni giorno? Il numero sulla bilancia è in grado di decretare il

vostro umore per il resto della giornata?

Vi sentite esauste o fiacche dopo i pasti?

Interpretazione dei risultati

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori siete pronte per il

reset ormonale e fareste bene a cominciare subito. Cibo, stress e cattive


abitudini vi hanno legato le mani, come risulta dal questionario di

autovalutazione (adattato, con modifiche significative sulla base

dell’esperienza delle mie pazienti, dalla Yale Food Addiction Scale,

1
convalidata per i soggetti di sesso femminile). Insieme spezzeremo quelle

catene e potrete tornare alla versione sana di voi stesse, con il pieno controllo

della vostra vita.

Se ne avete riscontrati quattro o meno, o se alcuni vi lasciano in dubbio,

potreste trovarvi sulla soglia della dipendenza e di un’alimentazione malsana.

Vorrei riportarvi su un terreno sicuro prima che sia troppo tardi. Vi

raccomando, perciò, di cominciare l’azzeramento per impedire che i disturbi

legati al cibo vi causino in futuro un ulteriore aumento ponderale o problemi

di salute.
Panoramica del reset

Con il reset risincronizzeremo i sette ormoni responsabili del

metabolismo.

Ecco l’ordine e le fasi che ho trovato più efficaci nella mia pratica

clinica.

1. No alla carne per azzerare gli estrogeni, escludendo dalla dieta

carni rosse e alcol (fase necessaria per tutti, compresi i vegetariani).

2. Niente zuccheri per bandirne il desiderio insopprimibile e

ricalibrare l’insulina.

3. Zero frutta per regolare l’ormone della fame, la leptina.

4. No alla caffeina per riprogrammare il vostro rapporto con stress e

cortisolo.

5. Addio ai cereali per riattivare gli ormoni tiroidei e resettare

insulina e leptina.

6. Stop ai latticini per ricalibrare l’ormone della crescita, migliorando

peraltro il funzionamento dell’insulina.

7. Via le tossine per riportare nella norma i livelli di testosterone, oltre

a supportare l’azzeramento di estrogeni, insulina, leptina e ormone

tiroideo.

Compiuti questi sette passaggi, avrete riconfigurato il vostro

metabolismo e sarete finalmente pronte per entrare nel ciclo del reset

ormonale (vedi figura), catalizzatore di fondamentali trasformazioni

dell’organismo dall’interno all’esterno. Io so come ci si sente in cima, dopo

aver completato il primo ciclo: aggiusterete il vostro metabolismo e

dimagrirete, ma, soprattutto, compirete i passi essenziali che vi occorrono

per sentirvi di nuovo bene con voi stesse. Spezzerete il circolo vizioso di

stress e aumento ponderale. Non soffrirete più di gonfiore, affaticamento,

insonnia e coltiverete la buona, varia comunità batterica che vi mantiene

magre e in forma, liberandovi invece dei microrganismi che fanno

ingrassare.
Il conseguimento di simili obiettivi ha inizio con consapevolezza e

preparazione.

Non preoccupatevi: non siete sole.

Io vi terrò la mano per l’intero cammino. In questo capitolo troverete

tutto ciò che vi serve per cominciare, compresi una lista di controllo, le

misure di riferimento, una guida alla spesa e le azioni chiave da

intraprendere.
Lista di controllo

Per predisporvi al successo nella prima serie di reset, passate in rassegna

le seguenti voci ad alta priorità.

Se l’impegno vi sembra gravoso, concentratevi solo sui passaggi

obbligati; se invece i preliminari vi appaiono sopportabili e vi sentite di

tentare un passo in più, aggiungete alcune delle opzioni facoltative.


Passaggi obbligati

Fissate il Giorno 1. È la data d’inizio del reset in ventuno giorni.

Molte donne scelgono il lunedì, ma il corpo è vostro tanto quanto la

decisione.

Comprate un piccolo diario. Procuratevi un’agendina da tenere in

borsa o sul comodino, che sia per voi gradevole da sfogliare.Ogni sera

vi impegnerete a programmare l’alimentazione del giorno successivo,

creando così i presupposti per il senso di serietà d’intenti e

realizzazione che proverete ogni volta che vi atterrete al piano

prestabilito. Vi registrerete pensieri, sentimenti, vittorie, difficoltà a

mano a mano che proseguirete nel reset, non limitandovi ad archiviare

gli eventi, ma creando uno strumento che vi aiuterà a conoscere voi

stesse, a risolvere problemi e sfogare emozioni latenti. Il diario è

essenziale per un’alimentazione sana e un perfetto recupero: la scienza

dimostra che è utile sia per potenziare la funzione cognitiva, sia per

contrastare lo stress e coadiuvare il sistema immunitario.

Effettuate le prime quattro misurazioni tra le dieci raccomandate

(vedi tabella). Se, però, volete ottenere il miglior risultato possibile, vi

suggerisco di eseguirle tutte prima di cominciare il programma.

Fate pulizia. Eliminate dalla dispensa, dal frigo e dal freezer gli

alimenti comunemente responsabili del malfunzionamento ormonale:

alcol, carni rosse, zucchero e surrogati, bibite gasate, anche dietetiche,

caffè e altre bevande con caffeina, frutta ad alto contenuto di fruttosio,

cereali (contenenti glutine) e latticini. Chiedete ai famigliari di

sostenervi o persino di unirsi a voi nel vostro viaggio alla conquista di

una salute migliore, perché ne beneficeranno anche se non devono

dimagrire. Se, però, non accettano di fare piazza pulita come voi,

create loro uno spazio dedicato nella dispensa e in frigo (che non sia a

portata di mano, per evitare tentazioni).

Copiate le liste della spesa qui proposte (o fotografatele con lo

smartphone). Utilizzando la guida presente in questo capitolo (vedi),


comprate almeno il necessario per il primo reset (No alla carne). Senza

carni rosse a disposizione, dovrete ricorrere ad alternative proteiche.

Scattate una fotografia del «prima». Prima di cominciare,

chiedete a qualcuno di scattarvi una foto di fronte, da dietro e di profilo

(destro e sinistro).
Opzioni facoltative

Misurazioni extra. Più registrerete i miglioramenti di pressione,

grasso corporeo, glicemia, circonferenza vita e fianchi, più progressi

farete. Se all’inizio è ammesso eseguire anche solo le prime quattro

misurazioni (vedi tabella), potete comunque aggiungerne qualcun’altra.

Invitate un’amica a unirsi a voi. Trovatevi una complice

affidabile! So per esperienza che, insieme, le persone che

intraprendono il programma riescono a perdere il doppio del peso.

Fate scorta di integratori.

Frullati proteici. Quando si cambia il modo di mangiare,

sostituire un frullato a un pasto può semplificare la vita. È una

pratica facoltativa, ma ritengo che questi prodotti forniscano gli

ingredienti essenziali che ci occorrono per resettare gli ormoni,

disintossicarci e colmare eventuali carenze nutrizionali. Se

preferite mangiare solo cibi solidi e bere acqua filtrata, nessun

problema: moltissime donne sono riuscite comunque a operare il

reset. Se, invece, l’idea vi tenta, scegliete prodotti non caseari e

senza proteine del siero di latte. Vi raccomando di seguire il mio

programma alla lettera: ciò significa che dovrete procurarvi

polvere sufficiente per almeno trentasei porzioni. Ecco i requisiti

nutrizionali risultati idonei con persone che hanno portato

felicemente a termine il mio programma (verificate sull’etichetta

che ogni porzione vi fornisca quanto segue):

proteine: minimo 15 g o, meglio ancora, 20;

carboidrati netti (quelli totali meno le fibre): massimo 8

g, ma preferibilmente di meno;

zuccheri: massimo 5 g, ma se possibile meno.

Fibre. Come scoprirete durante il primo reset, le fibre aiutano

ad attivare gli estrogeni qualora vengano a trovarsi nella zona

brucia grassi. Ordinate o acquistate presso il rivenditore più vicino

a voi una miscela di fibre che permetta almeno trentasei porzioni.


Vi occorre il genere che promuova la motilità intestinale, evitando

la stitichezza. Una donna, per esempio, assume in media 12-14 g

di fibre al giorno. Programmate il vostro consumo in modo da

accrescerlo gradualmente, al massimo di 5 g ogni giorno,

consentendo così all’organismo di adattarsi. Mirate, poniamo, a

17 g il primo giorno, a 22 il secondo, a 27 il terzo eccetera, fino a

raggiungere il dosaggio giornaliero di 35-45 g.

Prima di iniziare consultate il medico. Se ritenete di soffrire di

una condizione patologica come diabete o ipertensione (ma non solo)

e/o state assumendo dei farmaci, parlatene con il vostro curante.

Questo è un programma soft e graduale, adottato senza difficoltà da

migliaia di donne, ma è importante ricordare che alcune persone

possono andare incontro a significativi abbassamenti di glicemia e di

pressione sanguigna.

Test diagnostici di riferimento. In ogni fase del reset troverete

l’indicazione di esami specifici da richiedere o far prescrivere al

dottore. Sono facoltativi, ma potrebbero aiutarvi a comprendere perché

i vostri ormoni agivano in modo disfunzionale.


Scrittura terapeutica

Pronte per il primo compito a casa? Inauguriamo il diario. La prima

domanda cui rispondere per iscritto è un importante interrogativo, che

definirà la vostra visione a lungo termine di voi stesse. Come sarà sentirsi a

casa nel proprio corpo?

Ognuna di noi è del tutto unica, con la sua storia, le sue prospettive e

opinioni. Ho chiesto ad alcune donne che avevano portato a termine il reset

che cosa significasse per loro sentirsi bene con se stesse. Ecco un paio di

risposte:

«È provare quel senso di realizzazione, di compimento che mi deriva dalla

consapevolezza di vivere secondo il mio fine ultimo, nel modo più sano

possibile: anima e corpo. È sapere dov’ero prima, dove mi trovo adesso e dove

sono diretta per l’eternità!» Katie

«È provare un senso di pace e di equilibrio. Nessun dolore, niente ‘zavorra’

nei posti sbagliati, calma, relax e un organismo che funziona alla perfezione.»

Monica
Applicare il modello del cambiamento funzionale
Quasi tutti conosciamo i fondamentali del dimagrimento e del vivere
sano. Quando adottiamo un buon programma alimentare ci sentiamo bene
e ci ripromettiamo di serguirlo a oltranza, ma, ahimè, la natura umana è
complessa: anche i meglio intenzionati troveranno difficoltoso evitare
qualunque defezione.
Io stessa mi sono spesso confrontata con questo problema. In quanto
donna di scienza, ho cercato la soluzione all’interno del mio campo, la
ricerca, e mi sono trovata così a esplorare il nascente ambito del change
management, per poter applicare le strategie migliori alla mia vita e
insegnarle alle donne con cui collaboro online o nel mio studio medico. Si
tratta di un approccio che aiuta persone e gruppi a passare dallo stato in
cui versano al futuro che desiderano. Stando ai risultati più recenti, in
occasione di un cambiamento, è bene adottare i comportamenti che
seguono.
Pensare in grande. Per esempio: «Voglio perdere una decina di chili»
o «Voglio portare la mia glicemia a digiuno dal range prediabetico di 110
mg/dl a quello normale di 70-85», o ancora: «Riuscirò a effettuare i sette
reset in ventuno giorni».
Segmentare la visione globale in obiettivi più piccoli e facili da
perseguire. Provate a dire a voi stesse: «Oggi resetterò
l’insulinoresistenza. Resterò concentrata su questo compito per tre giorni,
quindi passerò al modulo successivo, che prevede di bandire il fruttosio e
azzerare la leptina». Oppure: «Mi impegno a programmare ogni sera per
iscritto i cibi del giorno dopo».
Levarsi al di sopra della mischia. Non impantanatevi nelle minuzie:
tenete lo sguardo fisso alla meta finale e agli obiettivi parziali. Registrate le
vostre finalità su alcuni Post-it e conservateli a portata di mano per
sostenere i vostri propositi: nel portafoglio, sul frigorifero... Se vi capita di
sgarrare, non siate severe con voi stesse. Io di solito fotografo con lo
smartphone l’obiettivo finale e i traguardi intermedi, poi metto l’immagine
come sfondo, così, ogni volta che accendo il telefono mi ritrovo sotto gli
occhi i miei intenti.
Il cambiamento può intimidire, e potreste riscontrare un’iniziale
resistenza alla visione globale e/o ai singoli traguardi. Ricordate che sono
momenti passeggeri: se vi sentite travolte dalle difficoltà, concentratevi solo
sui primi tre giorni di reset. Siate indulgenti e andate avanti: piccoli passi
all’apparenza insignificanti si sommeranno a formare, con il tempo, la
trasformazione più grande.
Le dieci misurazioni

Uno degli aspetti più importanti del reset ormonale è la rilevazione dei

risultati, che vi permetterà di scattare un’istantanea del vostro stato di salute

in quel momento e dei progressi compiuti. Trovo, inoltre, che vi aiuti a

fissare piccoli obiettivi specifici al di là del generico calo di peso.

Riscontrare il miglioramento vi motiverà: è più difficile cambiare ciò di cui

non si ha una conoscenza precisa (la quantità di grasso corporeo, per

esempio).

Segue una lista delle dieci misure che vi invito a rilevare prima, durante

e dopo il reset, per valutare i progressi compiuti. Le prime quattro sono

obbligatorie, facili da prendere e con strumenti di agevole reperimento. Le

altre sono facoltative, ma caldamente consigliate (vedi sezione Risorse per

ulteriori informazioni).
Misura n. 1. Girovita e fianchi

F R E QU E N Z A : prima del Giorno 1 e poi ogni settimana.

ST RU M E N TO : metro a nastro.

I ST RU Z I O N I : misurate il girovita all’altezza dell’ombelico. Assicuratevi

che il metro non stringa troppo e che sia parallelo al pavimento. Non

trattenete il respiro! Trascrivete la misura perché la userete per calcolare il

rapporto vita-fianchi, mentre quella della circonferenza presa 2,5 cm sopra

l’ombelico vi servirà per determinare il rapporto vita-altezza.

Misurate anche i fianchi: la circonferenza nel punto più ampio. Cercate di

riprodurre ogni volta lo stesso grado di aderenza. Calcolate il rapporto vita-


2
fianchi, dividendo la misura del girovita per la circonferenza dei fianchi.

Qual è la vostra forma corporea? Registrate le misure nella tabella,

magari tagliandola e incollandola sul diario, e consultate la legenda che

segue per comprendere il significato e l’importanza del rapporto vita-fianchi.


Rapporto vita-fianchi pari a 0,80 o meno. Avete una conformazione

«a pera» e siete a basso rischio di problemi di salute. Bene! Esiste

comunque la possibilità di una disfunzione metabolica: lavoreremo

insieme per migliorare il vostro valore.

Rapporto vita-fianchi tra 0,81 e 0,85. Avete una conformazione «ad

avocado» e siete a rischio moderato di problemi di salute. Il reset

ormonale è concepito per migliorare il vostro valore nell’arco dei

ventuno giorni stabiliti: se seguirete il programma alla lettera, ridurrete

ogni rischio.
Rapporto vita-fianchi pari a 0,86 o più. Avete una conformazione

«a mela» e siete più esposte al rischio di incorrere in disturbi della

glicemia, prediabete, diabete, ictus, cardiopatie, sindrome metabolica e

frattura dell’anca. Beneficereste della rilevazione di tutte le misure

indicate e di una rigorosa applicazione del programma.


Misura n. 2. Indice di massa corporea, rapporto vita-

altezza e metabolismo basale

F R E QU E N Z A : prima del Giorno 1 e il primo giorno di ogni reset.

ST RU M E N T I : una bilancia, un metro per rilevare con precisione la statura

e un computer con accesso a internet.

I ST RU Z I O N I : pesatevi sempre la mattina presto, prima della colazione.

Annotate il peso in chili.

Determinate anche la vostra altezza. La popolazione tende a

rimpicciolire con l’età, causa la postura scorretta e l’osteoporosi, perciò è

importante rimisurarsi con precisione, a casa propria o durante una visita

medica, prima di cominciare il reset. Annotate l’altezza in metri.

A partire da peso e statura, potrete calcolare importanti valori da

inserire in tabella:

Indice di massa corporea (IMC). Utilizzate un calcolatore online o


3
la formula IMC = peso diviso altezza al quadrato. Alla sezione Note
4
troverete ulteriori esempi e dettagli. Una donna che pesa 68 kg ed è

alta 1,62 m, per esempio, farà:


2
IMC = (68 : 1,62 ) = 25,9

Rapporto vita-altezza (WHR). Un recente studio condotto su 3.937

donne, nel Regno Unito, ha mostrato che il rapporto vita-altezza

prediceva il rischio di diabete meglio dell’IMC. Altre ricerche


5
concordano. Per calcolare il WHR, prendete la misura n. 1

(circonferenza addominale misurata 2,5 cm sopra l’ombelico) e

dividetela per la vostra statura in centimetri (o usate un calcolatore


6
online). Per le donne il valore va mantenuto sotto lo 0,49. Se il vostro

è 0,50 o più, lavoriamo insieme per abbassarlo nei prossimi ventuno

giorni.

Metabolismo basale (MB). È la quantità di calorie bruciate a riposo

nelle ventiquattro ore (immaginando che restiate a letto un giorno

intero). Il risultato vi aiuterà a stabilire se il vostro metabolismo sia


rapido o lento. Potete rilevarlo in palestra (in genere come tasso

metabolico a riposo, sulla base dell’ossigeno inspirato e dell’anidride

carbonica espirata) o effettuare una stima tramite peso, altezza ed età.

Ricorrete a un calcolatore online o alla seguente formula.

MB = 655 + (1,8 × altezza in cm) + (9,6 × peso in kg) - (4,7 × età)

Riprendendo il nostro esempio di una donna di 68 kg, 162 cm e 40

anni:

MB = 655 + (1,8 × 162) + (9,6 × 68) - (4,7 × 40) = 1.411,4

Una volta noto l’MB, potrete determinare il consumo calorico

giornaliero adeguando il valore al vostro grado di forma fisica. Se fate

esercizio leggero tre volte la settimana, il valore andrà moltiplicato per

1,375. Per le persone sedentarie, l’MB andrà moltiplicato per 1,2,

mentre quelle che si esercitano con moderazione da tre a cinque volte

la settimana per 1,55.

La donna del nostro esempio fa mezz’ora di marcia tre volte la

settimana, perciò il suo fabbisogno calorico quotidiano è pari a circa

1.411,4 × 1,375 = 1.940,67 calorie al giorno. Se la perdita di peso non

è una semplice questione di calorie in entrata e in uscita, l’MB può

darvi un’idea approssimativa delle condizioni del vostro metabolismo

all’inizio e alla fine del programma. Potrete innalzare il valore

resettando i sette ormoni, sollevando pesi ed eseguendo un burst

training.
Misura n. 3. Ormoni

F R E QU E N Z A : prima del Giorno 1 e di nuovo il Giorno 22.

ST RU M E N T I : il test (vedi).

I ST RU Z I O N I : il test è un questionario formulato per aiutarvi a identificare

velocemente gli ormoni e i neurotrasmettitori con eventuali squilibri.

Conteggiate il totale di risposte «sì» per ciascun squilibrio ormonale e

annotate il numero come punteggio in tabella. Rifate il test al compimento

dei ventuno giorni.


Misura n. 4. Sonno

F R E QU E N Z A : quotidiana.

ST RU M E N T I : non occorre alcun strumento per determinare la quantità

complessiva di sonno; per stabilirne il tipo si può usare un tracciatore (vedi

Guida alla spesa).

I ST RU Z I O N I : dovreste per lo meno registrare quantità e qualità del vostro

sonno ogni sera nel diario.

Meglio ancora sarebbe stabilirle con un apposito dispositivo. In

commercio se ne trovano diversi che vi forniscono tutte le sere una

percentuale ideale in base all’età e alla modalità di sonno abituali.

Trascrivete il punteggio del Giorno 0 sul vostro smartphone.


Misura n. 5. Pressione sanguigna

F R E QU E N Z A : prima del Giorno 1 e di nuovo il Giorno 22 o in seguito.

ST RU M E N T I : la pressione può essere misurata a casa, dal medico o in

farmacia.

I ST RU Z I O N I : sono due i valori importanti cui prestare attenzione: il più

alto è detto «pressione sistolica» e dev’essere inferiore a 140 mmHg

(millimetri di mercurio). Il più basso è detto «pressione diastolica» e

dev’essere minore di 90.


Misura n. 6. Glicemia

F R E QU E N Z A : quotidiana, ma limitatevi a una volta ogni tre giorni se i

vostri livelli a digiuno e postprandiali rientrano nei range ottimali.

ST RU M E N T I : un misuratore di glicemia (acquistabile anche senza ricetta

medica), striscette usa e getta, una penna pungidito, aghi di ricambio e una

soluzione di controllo (opzionale).

I ST RU Z I O N I : sono due i momenti importanti in cui misurare la glicemia.

Il primo è la mattina, dopo otto-dieci ore di digiuno; il secondo è due ore

dopo aver mangiato. Rilevatela a digiuno prima di colazione. Inoltre, è utile

registrare quella a due ore dal pasto (in particolare dalla cena).
Misura n. 7. Passi

F R E QU E N Z A : quotidiana.

ST RU M E N T I : un dispositivo contapassi o podometro (vedi Guida alla

spesa).

I ST RU Z I O N I : durante il reset ormonale è molto importante svolgere

un’attività fisica moderata o di adattamento, in quanto accelera

l’eliminazione delle tossine e contribuisce a ripristinare il corretto

metabolismo. Quantificare i passi totali al giorno vi aiuterà a monitorare e

accrescere l’esercizio quotidiano.


Misura n. 8. Grasso corporeo

F R E QU E N Z A : prima del Giorno 1 e di nuovo il Giorno 22.

ST RU M E N T I : bilancia specifica (vedi sezione Risorse), calibri per il

grasso corporeo o analisi d’impedenza bioelettrica presso la vostra palestra.

I ST RU Z I O N I : è facile lasciarsi ossessionare dal numero sulla bilancia, ma

la misura del grasso corporeo può essere un indicatore assai più preciso di

salute e forma fisica. Il corpo umano è un insieme complesso di liquidi,

ossa, muscoli e adipe: il valore sulla bilancia non basta a cogliere i progressi

compiuti nel corso del programma.

La misurazione più accurata è quella che si ottiene con l’analisi

d’impedenza bioelettrica. Documentatevi online per individuare le sedi più

vicine in cui effettuarla.


Misura n. 9. Carboidrati netti

F R E QU E N Z A : quotidiana.

ST RU M E N T I : nessuno o un semplice calcolatore, o ancora un’apposita

app.

I ST RU Z I O N I : il vostro obiettivo, dal Giorno 1 al Giorno 21, è mantenere

il consumo quotidiano di carboidrati netti tra i 20 e i 49 g. Questo si

determina sottraendo il consumo complessivo di fibre (in grammi) dal totale

di carboidrati assunti (in grammi). Io, per esempio, miro a non superare i 75

g circa di carboidrati totali al giorno quando cerco di perdere peso e i 100-

150 quando sono in fase di mantenimento. Mangio 35-45 g di fibre al

giorno. Se, dal Giorno 1 al 21, consumo quotidianamente 75 g di carboidrati

e 40 di fibre, il mio apporto giornaliero di carboidrati netti sarà di 35 g (75 -

40 = 35). Registrate la quantità di carboidrati netti in tabella prima del

Giorno 1, per impratichirvi con il conteggio.


Misura n. 10. pH

F R E QU E N Z A : quotidiana, ogni tre giorni se il vostro pH è costantemente

superiore a 7.

ST RU M E N T I : strisce reattive.

I ST RU Z I O N I : raccomando di testare il pH delle urine la mattina presto. Le

indicazioni d’uso sono, di solito, accluse alla confezione: in genere,

prevedono che si bagni la striscetta reattiva con qualche goccia di urina e,

dopo alcuni istanti di attesa, si confronti il colore con quelli della legenda

sulla scatola, per individuare il valore corrispondente. Il pH è un indicatore

importante dello stato di salute generale (vedi).


Cambiare abitudini... senza traumi

Quante volte dovete ricordare a voi stesse l’obbligo di lavarvi i denti?

Non molto spesso, credo: è una cosa che fate senza pensarci. E non c’è

bisogno di ricorrere alla forza di volontà; è una semplice abitudine: l’avete

acquisita da tempo immemorabile e, in più, sapete che, non assolvendo al

compito, ne subireste le conseguenze.

Vorrei che mangiare cibi sani e mantenere il peso forma divenisse

naturale, per voi, come lavarsi i denti. Ciò richiederà la creazione di nuove

abitudini, ma, prima che la prospettiva vi inquieti, analizziamola. Potete

farcela! Vi sorprenderà scoprire come sia facile crearsi nuove consuetudini

quando si cominciano a godere benefici quali dimagrimento, aumento dei

livelli di energia, diminuzione degli sbalzi d’umore. Scegliete una o più

delle seguenti azioni, per inventarvi nuove abitudini nei prossimi tre giorni.

Scrivere. Cominciate il vostro diario del reset ormonale. Perché

volete una vita più sana? Dal mio punto di vista, le persone che godono

di buona salute si divertono di più e riescono a rapportarsi meglio con

gli altri... ma è solo la mia opinione!

Ascoltare. Prima di agire, sintonizzatevi con il vostro corpo,

quando, per esempio, obbedisce all’impulso momentaneo di mangiare

o reagisce a un capriccio del vostro bambino. Ascoltate, identificate le

emozioni e le sensazioni presenti. Provate un senso di malessere allo

stomaco? O di oppressione al petto? La vostra respirazione è agevole o

difficoltosa? Comprendere le sensazioni fisiche vi aiuterà a identificare

sentimenti e pensieri prima di passare all’azione.

Osservare. Prestate attenzione alla vostra energia vitale. Che cosa

la rafforza? Cosa la indebolisce o le impedisce di scorrere liberamente?

Registrate le risposte sul diario e state a vedere dove vi porta la

scrittura, quali conoscenze vi dischiude.


Pronte, partenza... Reset!

Nei prossimi ventuno giorni eliminerete poco alla volta gli alimenti e

compirete la riprogrammazione dei sette ormoni che, probabilmente,

rallentano il vostro metabolismo. Se vi sembra un’impresa ciclopica, non

preoccupatevi: ho incluso una guida e una lista della spesa che vi porteranno

al successo.

Ciò che mangiate non si limita a interagire con le vostre papille

gustative: condiziona corpo, mente e spirito. Il cibo è qualcosa di intimo e,

quando viene scelto con cura per il suo apporto nutrizionale, si assimila con

rapidità e facilità, andando a costituire ciò che si è, cellula su cellula.

Pensate a come vi sentite la mattina dopo un pasto pesante o una bevuta

eccessiva. Considerate il vostro umore dopo un’abbuffata di zuccheri o

un’overdose di caffeina. Accingendovi ad acquistare gli alimenti per il primo

reset, premete il tasto «pausa», quindi analizzate ciò di cui vi siete nutrite

finora e le sostituzioni da me proposte. L’obiettivo è diventare molto più

consapevoli del tipo di persona che si vuole essere: un individuo felice,

appagato e realizzato, con una ricca vita interiore ed esteriore. E potrete

costruirlo voi a partire da ciò che mangiate.


Guida alla spesa

La preparazione è la chiave del successo. Il box che segue è solo un

punto d’inizio che vi aiuterà a discernere le opzioni più adatte nei reparti del

supermercato. Ci sono moltissimi, deliziosi alimenti che non compaiono

sulla lista: sentitevi libere di scegliere solo ciò che vi piace oppure

avventuratevi ad assaggiare cibi sani mai provati prima.


Le regole d’oro della spesa

Ogni volta che potete, comprate bio.


Acquistate cibi freschi e non elaborati.
Mirate a consumare non meno di 450 g di verdure al giorno!
Sbizzarritevi creando diverse insalate e ricette.
Comprate prodotti locali. I mercati sono luoghi ideali per reperire
cibi freschi a chilometro zero. Badate solo di chiedere dove
quell’alimento è stato prodotto/coltivato: non dovete dedurre che sia
locale o biologico solo perché l’avete acquistato a una bancarella!
Non comprate prodotti geneticamente modificati. Ritengo sia diritto
del consumatore sapere che cosa c’è nel suo cibo, OGM compresi.
La cosa migliore è scegliere cibi biologici che non contengono OGM.
Leggete bene le etichette, assicurandovi di comprendere quali
sono realmente gli ingredienti. Latticini, zucchero, glutine e altre
sostanze si possono nascondere sotto denominazioni diverse. Se
avete dei dubbi, cercate su internet l’alimento che non riconoscete
oppure cambiate articolo.
Portatevi una borsa della spesa riutilizzabile. Il reset ormonale è
un’occasione importante per adottare uno stile di vita più sano e
rispettoso dell’ambiente da vari punti di vista. Una shopper riciclabile
è un piccolo passo che, con il tempo, si sommerà a tanti altri per un
grande risultato.
Risvegliate la chef che è in voi. Creare piatti da sé è uno dei modi
migliori per sapere esattamente ciò che si sta mangiando. Trovate del
tempo per cucinare e sperimentare ogni settimana. Potrebbe
sorprendervi quanto ci prenderete gusto!
Abbondate nella preparazione e tenete gli avanzi. Se l’ideale è
avere sempre tutto fresco, la realtà è che molte di noi sono troppo
occupate per riuscirci. Quando avete tempo per cucinare un piatto,
fatene di più, per riscaldarlo all’occorrenza (soprattutto nel caso di cibi
a base di verdure o proteine sane).
Articoli non alimentari

Frullatore. Qualunque modello farà al caso vostro ma io vi

raccomando il Vitamix o il Blendtec. Una versione meno costosa, che

vi fornirà comunque le fibre necessarie ed è più facile da trasportare, è

il NutriBullet.

Bilancia per alimenti. Usatela ogni giorno per calcolare con

precisione le porzioni. È uno strumento importante, soprattutto per le

persone cibo-dipendenti, che possono perdere il senso delle quantità.

Misuratore di glicemia. Testare la glicemia può essere uno degli

aspetti più utili di questo programma, perché accresce la

consapevolezza del modo in cui taluni cibi condizionano l’organismo.

Strisce reattive per la misurazione del pH. Testate il pH delle

urine per stabilire il grado di alcalinità o di acidità del vostro

organismo e come gli alimenti influenzino il pH stesso. Compratene

almeno trenta, in modo che la scorta vi duri fino alla fase della

reintroduzione.

Metro a nastro. Vi occorre per prendere le misure iniziali e

rilevare il dimagrimento a livello di girovita e circonferenza fianchi.

Bilancia domestica e/o bilancia per la rilevazione del grasso

corporeo. Pesatevi all’inizio di ogni reset. Potete anche acquistare una

bilancia per il grasso corporeo o richiedere questa misurazione presso

la vostra palestra.

Tracciatore del sonno e contapassi. Raccomando il Jawbone UP,

per quantificare sia il sonno sia il numero di passi compiuti in un

giorno (nonché gli alimenti assunti, tramite apposita app), perché è un

prezioso accessorio tutto-in-uno. Tra le proposte alternative per il

sonno ci sono Basis, Lark e Fitbit; tra i contapassi Nike+ FuelBand,

Fitbit, iPhone e qualunque normale podometro.

Guanto di crine. Tra i rituali che suggerisco di integrare nella

routine quotidiana durante il reset c’è quello di massaggiare la pelle

asciutta con un guanto di crine, o simili, per stimolare il sistema

linfatico prima di lavarsi, la mattina. Può essere un corroborante


sostituto della caffeina. La tecnica prevede di strofinare la cute dalla

testa ai piedi (o al contrario). Le spazzolate lunghe hanno una migliore

azione esfoliante: dai piedi al ventre, poi dalle mani verso le spalle e,

infine, lungo il tronco, su verso la testa, per favorire il linfodrenaggio,

che si raccoglie vicino al cuore.

Sali di Epsom. Compratene una confezione grande insieme ai

vostri oli preferiti per l’aromaterapia. Un bagno serale può aiutare per

davvero le persone sensibili (me compresa) a scaricare il peso della

giornata. Fatevi un bagno caldo disintossicante almeno cinque volte la

settimana e aggiungeteci una tazza di questi particolari sali, che

contengono solfato di magnesio, poi versate dieci o venti gocce di oli

essenziali (sandalo, incenso e lavanda i miei preferiti). Circa il 72%

delle donne ha carenza di magnesio (misurato a livello dei globuli

rossi); tale mancanza previene la metilazione del DNA (un’importante

e benefica azione dell’organismo a sostegno dei geni) e accresce

l’accumulo di estrogeni dannosi. La ricerca mostra che le donne con

elevati livelli di magnesio sono più magre e presentano un rapporto


7
vita-fianchi inferiore. Un bagno ai sali di Epsom può essere d’aiuto:

la metilazione avverrà con maggiore facilità e riuscirete meglio a

sbarazzarvi degli estrogeni indesiderati.

Raschialingua. Strofinare la lingua ogni mattina è un ottimo

sistema per liberarsi in parte dalle tossine accumulate durante la notte e

combattere l’alito cattivo!


Alimenti

Prodotti ortofrutticoli

Le vostre verdure preferite (idealmente bio, di provenienza locale e

di stagione). Fate scorta, per esempio, di lattuga, spinaci, rucola,

cavolo riccio, broccoli, cavoletti di Bruxelles, asparagi, barbabietole,

cavolo cappuccio, cavolo viola, sedano e carote. Ve ne servirà quasi

mezzo chilo al giorno, perciò pesatele direttamente all’acquisto. Per tre

giorni di reset vi occorrerà 1,350 kg di verdura, per un totale di 3,150

kg ogni prima settimana. Vi suggerisco di tenere in frigo ortaggi

sufficienti per tre giorni, che potrete in parte congelare e in parte usare

per la preparazione di minestre. Se acquistate verdure surgelate,

assicuratevi che non contengano zuccheri o additivi.

La vostra frutta preferita (idealmente bio, di provenienza locale e

di stagione). Tenete una riserva di limoni, perché berrete acqua e

limone tutti i giorni. Rifornitevi di avocado, olive, cocco fresco o

essiccato, frutti di bosco in abbondanza. Se state tentando di perdere

peso, limitate la frutta altamente glicemica (il mio criterio per

distinguerla è il contenuto di fruttosio: avocado, olive, cocco, limoni e

frutti di bosco sono scarsamente glicemici) ed eliminatela del tutto in

occasione del reset Zero frutta (vedi capitolo 5).


Articoli da frigo e da freezer

Pollo biologico e/o allevato a terra.

Tacchino biologico e/o allevato a terra.

Uova biologiche e/o da galline allevate a terra.

Pesce a basso contenuto di mercurio. Potete scegliere tra salmone

selvatico dell’Alaska, merluzzo, sgombro, trota, sardine, acciughe,

aringhe, platessa, storione, molluschi, granchio, aragosta e capesante.

Hummus.
Articoli da dispensa

Cracker, muesli e prodotti simili senza cereali. Da limitare se state

cercando di perdere peso.

Semi e frutta secca. Per esempio, semi di girasole o di zucca,

mandorle crude, anacardi (da limitare se state cercando di perdere

peso, in quanto piuttosto ricchi di amidi), noci e noci del Brasile.

Semi di lino, chia e/o canapa. Ottime fonti di fibre e nutrienti.

Olio d’oliva, di avocado, di cocco e/o ghee bio. Gli oli d’oliva e di

avocado sono i migliori per cuocere a basse temperature o condire a

crudo. Quello di cocco è adatto alla cottura ad alte temperature ed è

inoltre delizioso nei frullati! Il ghee è burro chiarificato cui sono state

tolte le proteine del latte. Da evitare gli oli vegetali come colza, mais e

soia.

Amino di cocco. Aggiunge molto sapore a verdure stufate e zuppe.

Si trova online o presso i negozi bio.

Aceto di mele e di vino rosso.

Erbe aromatiche e spezie, fresche ed essiccate. Tutte le erbe e le

spezie sono consentite, l’importante è che non contengano zuccheri o

additivi: dragoncello, basilico, timo, prezzemolo, coriandolo fresco,

zenzero, foglie di shiso, pepe di Cayenna, aglio e cipolla.

Cioccolato fondente. Acquistate delle tavolette con cacao all’85% o

più. Evitatelo, però, se è uno di quei cibi cui non riuscite a dire basta

(approccio «a valanga»).
Bevande

Acqua filtrata. Usatela per i vostri frullati e bevetene un bel

bicchierone con un cucchiaio di aceto di mele e/o pezzetti di verdura o

frutta (limone, lime, frutti di bosco).

Acqua frizzante. Con limone, menta fresca o una piccola quantità di

frutti di bosco surgelati è una perfetta alternativa alle bibite gasate o a

succhi di frutta pieni di zuccheri.

Latte di mandorle, cocco o canapa non dolcificato. Da usare nei

frullati.

Acqua calda con limone e pepe di Cayenna. Durante il reset,

berrete acqua calda con limone e pepe di Cayenna ogni giorno, la

mattina presto. Alcalinizzerà l’organismo e potrebbe persino sembrarvi

un degno sostituto della solita tazza di caffè (o di tè).

Kefir di cocco. Comprato online o fatto in casa, è una combinazione

non casearia di latte di cocco, una piccola quantità di zucchero (per

alimentare le colture) e un kit di «avviamento» con fermenti salutari da

aggiungere.

Infuso alle erbe. Tra i miei preferiti ci sono quelli ayurvedici.

Scegliete dalla vasta gamma di infusi e tisane che favoriranno un

maggiore equilibrio degli ormoni e del sonno. Io amo in particolare la

tisana alla liquirizia. Sbizzarritevi online o nel vostro negozio bio di

fiducia.
Conclusione

È facile buttarsi a capofitto in un’impresa, ma la fretta in genere è nemica

dei cambiamenti duraturi: meglio prendere le cose con calma, plasmandole

sulle nostre intenzioni. La preparazione sta tutta qui: si tratta di assecondare

la vostra scelta di crearvi un reset ormonale personalizzato, assicurandovi di

compiere i giusti passi che vi porteranno alla meta. Ora che conoscete i

meccanismi di funzionamento dei reset: quali misure prendere, che cosa

comprare, mangiare o non mangiare, fare o evitare... siete pronte per

cominciare il primo. Ricordate: questa non è una dieta restrittiva.

Affronteremo le cause soggiacenti alla vostra resistenza al calo di peso

correggendo gli squilibri ormonali. È un modo innovativo di trasformare

l’organismo dall’interno. Ripariamo il metabolismo difettoso e bruciamo i

grassi in modo che possiate ritrovare salute e una perfetta forma fisica... A

cominciare dalla prima fase: No alla carne, il reset in tre giorni degli

estrogeni.
PARTE SECONDA
I sette reset ormonali
No alla carne

RESET DEGLI ESTROGENI. GIORNI 1-3

MI O marito è un carnivoro impenitente. Conosce ogni argomentazione

etica, ambientale e sanitaria contro il consumo di carne, ma ne va comunque

pazzo, per quella rossa in particolare, possibilmente accompagnata da un

buon bicchiere di vino. E non è il solo: nei Paesi occidentali e industrializzati

la carne è ai primi posti tra i cibi più consumati. Se da un lato ho la tendenza

ad attribuire la dieta «carnivora» per lo più agli uomini – che mi immagino

come cavernicoli intenti ad avventarsi su un animale selvatico appena


cacciato e catturato – è per me interessante constatare come la carne sia,

oggi, l’alimento che più disturba l’equilibrio degli estrogeni. E poiché le

donne possiedono questi ormoni in quantità assai maggiore, significa che

sono più vulnerabili all’azione della carne stessa (e dell’alcol), che li

aumenta. Anche se non ne abusate, dunque, cominciate da questo reset per

riportare in pieno equilibrio i vostri livelli estrogenici.

Gli estrogeni sono gli ormoni che, più di tutti, ci rendono ciò che siamo:

donne con seni, fianchi, curve e chiome splendenti. Insomma, non siamo

semplicemente uomini di taglia più piccola... E tuttavia, quando si è

femmine e si mangia la carne di bestiame nutrito a cereali, imbottito di

ormoni e infettato da «superbatteri», avviene una cosa strana: la digestione

rallenta, provocando gonfiore o stitichezza (o entrambi!), si determina un

aumento della produzione di estrogeni e un danno al microbioma (il DNA

dei microrganismi che abitano l’intestino e altre sedi dell’organismo). Ed

ecco il principio biologico: se è vero che la carne ha un più alto contenuto di

grassi rispetto ad altre fonti proteiche, il problema principale è ciò che si

nasconde nel grasso della maggior parte delle carni reperibili al

supermercato.

Fin dai primordi siamo stati programmati dal codice genetico e dal

microbioma per mangiare prevalentemente vegetali, frutta secca, semi, un

frutto ogni tanto e proteine sane, a prescindere dal gruppo sanguigno o dalle

posizioni etiche.

Di fatto, tali prodotti primordiali e non elaborati ci mantengono snelli e

conservano il nostro equilibrio ormonale, soprattutto quello estrogenico.

Purtroppo, però, i rapidi cambiamenti avvenuti nell’agricoltura

industriale e nelle aspettative culturali hanno superato la capacità dei nostri

geni di adattarsi. Di conseguenza, dagli anni Sessanta a oggi, le percentuali


1
di obesità sono quasi triplicate negli Stati Uniti. Dagli anni Settanta, infatti,

le politiche agricole sono state modificate per permettere al governo

americano di sovvenzionare mais e soia – usati per foraggiare il bestiame in

modo da accelerare la produzione di carni e latticini – fino ad arrivare ai

trenta miliardi di dollari l’anno attuali. Per la mia bisnonna, nata nel 1900, la

carne era un lusso: la prendeva il venerdì dal macellaio, fornita da una

fattoria locale. Oggi, ce la aspettiamo in tavola ogni giorno e la consideriamo

un simbolo di benessere. Attualmente, la stragrande maggioranza degli

alimenti è coltivata ed elaborata nell’ambito dell’agricoltura industrializzata.


Detto in parole povere, la nostra biologia, guidata dal DNA, non si è ancora

adattata alle carni moderne e le donne sono particolarmente a rischio, per gli

effetti che queste hanno sugli estrogeni.

Nel presente capitolo, rivedremo il ruolo specifico di tali ormoni e le

reazioni dell’organismo a un loro squilibrio, in grado di accelerare la crescita

delle cellule adipose. Imparerete ad attivarli in modo positivo con

l’alimentazione, in modo che cessino di farvi ingrassare.


Autovalutazione

La ragione della vostra incapacità a dimagrire è uno squilibrio estrogenico?

Completate il test di autovalutazione per scoprirlo. Riscontrate o avete riscontrato

negli ultimi sei mesi...

Arrossamento frequente del volto (o rosacea diagnosticata) scatenato da

temperature elevate, prodotti per la pelle, consumo di vino rosso, alimenti

speziati o latticini?

Aumento di una taglia delle coppe del reggiseno o ipersensibilità

mammaria?

Consumo di carni convenzionalmente prodotte? Fate almeno un pasto

fuori casa la settimana?

Cure a base di ormoni per via orale (pillola anticoncezionale, terapia

ormonale sostitutiva, ormoni biomedici) o di antibiotici?

Difficoltà a dimagrire? Rapido aumento di peso, soprattutto a livello di

fianchi e glutei?

Emicranie o cefalee ricorrenti?

Gonfiore e ritenzione idrica?

Malattie autoimmuni, in cui il sistema di difesa attacca i tessuti

dell’organismo, per esempio la tiroidite di Hashimoto?

Pap-test anomalo? Forti sanguinamenti o perdite ematiche in

postmenopausa? Fibromi? Endometriosi o mestruazioni dolorose

(l’endometriosi si ha quando pezzi del rivestimento dell’utero crescono al di

fuori della cavità uterina, per esempio in sede ovarica o intestinale, e danno

luogo a dismenorrea)?

Problemi alla cistifellea (o asportazione della stessa)?

Sbalzi d’umore, sindrome premestruale, depressione o semplice

irritabilità? Tendenza a piangere anche per i motivi più futili? Minicrolli

emotivi? Ansia?

Una fitta di dolore quando voi (o il massoterapeuta o il riflessologo)

premete l’incavo tra l’alluce e il secondo dito del piede (è il punto detto LV3 e

nella medicina cinese diventa sensibile alla pressione in caso di stagnazione

epatica, uno dei sintomi di dominanza estrogenica)?

Interpretazione dei risultati

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori potreste presentare

una dominanza estrogenica (gli estrogeni sono in eccesso rispetto alla loro

controparte, il progesterone). È questo che, con buone probabilità, vi

impedisce di dimagrire. Vi invito pertanto ad affrontare lo squilibrio seguendo

le istruzioni fornite nel presente capitolo, perché questo tipo di dominanza

espone a un notevole rischio di accumulo adiposo, tumore al seno, prediabete

e diabete. Le donne maggiormente a rischio sono quelle comprese tra i


trentacinque e i cinquantacinque anni di età, periodo in cui le ovaie producono

meno progesterone, permettendo agli estrogeni di prevalere (anche gli uomini

possono andare incontro a questo tipo di dominanza, invecchiando, con tipici

accumuli di grasso in corrispondenza di pettorali, fianchi e «maniglie

dell’amore»). Chiedete al vostro medico che vi prescriva un test dei livelli di

estrogeni e progesterone (vedi Test).

Se ne avete riscontrati quattro o meno, o se alcuni vi lasciano in dubbio,

eseguite il reset (che siate carnivore abituali o meno), per stabilire se sussista

effettivamente una dominanza estrogenica.

All’epoca in cui ho concluso gli studi di medicina, nessuno parlava di questo

disturbo. Non che lo si trascurasse: credo che non se ne conoscesse l’esistenza. Mi

fu insegnato a prescrivere la pillola anticoncezionale alle donne con disturbi

ormonali generici, fino all’età di cinquant’anni, e la terapia ormonale sostitutiva dai

cinquanta in poi. Io sapevo che gli anticoncezionali erano ideali per le donne con

troppi estrogeni, e di conseguenza il concetto di «dominanza estrogenica» trovava

una corrispondenza nella mia mente. Via via che approfondivo i particolari

problemi fronteggiati dalle donne – difficoltà a perdere peso, iperestesia mammaria,

cisti ovariche, sindrome premestruale, polipi endometriali, fibromi, endometriosi –

mi resi conto, però, che tale condizione è «l’elefante nella stanza», trascurato da

gran parte dei luminari della medicina moderna, e che il consumo di carne vi

giocava un ruolo chiave. La mia speranza, in questo capitolo, è colmare finalmente

tale lacuna.
La dominanza estrogenica è un fattore personale

Anche se sono un medico, non ho scoperto di avere una dominanza

estrogenica fin verso i trentacinque anni, quando faticavo a sbarazzarmi dei

chili della gravidanza. Nel tentativo sempre più disperato di tornare al mio

peso, decisi di mangiare per novanta giorni soltanto cibi crudi. Anche se in

questo modo mi sentivo più energica, l’infinita preparazione richiesta dai

piatti mi dava l’impressione di essere prigioniera in cucina. Per non parlare

di come ciò intralciasse la mia vita sociale: alle feste ero sempre l’ospite

strampalata che tirava fuori il suo contenitore di verdure bio dalla borsa,

rifiutando i manicaretti della padrona di casa. E non riuscii comunque a

dimagrire!

Dopo tre mesi trascorsi a mangiar crudo, decisi di cambiare e divenni

vegana: niente prodotti di origine animale, neppure le uova. Il mio apporto

proteico non doveva essere sufficiente, perché ben presto le mie energie

calarono drasticamente e mi sentivo anche peggio di quando mia figlia era

appena nata e io parevo una zombie per la mancanza di sonno. Risultò che

avevo una carenza di ferro e non riuscivo perciò a ossigenare muscoli e

cervello. Benché non abbia perso chili, con la dieta vegana qualche

mutamento significativo nel mio corpo c’è stato: il grasso del seno si era

misteriosamente trasferito sui fianchi. Non proprio il dimagrimento che mi

ero augurata!

Mentre battagliavo con la resistenza al calo ponderale, notai che molte

mie pazienti erano in situazioni simili. Mi dicevano che la dieta South

Beach non funzionava più, che erano stanche della Atkins e di tutta quella

carne... Come me, si sentivano a un’impasse. Il lunedì cominciavano un

nuovo regime alimentare con le migliori intenzioni del mondo e il mercoledì

se ne andavano a dormire in preda alla frustrazione per non aver saputo

padroneggiare meglio la loro forza di volontà e rinunciare a carboidrati e

calorie.

Poiché l’approccio vegano per me non funzionava, ebbi l’idea di

cominciare a reintrodurre pesce e crostacei. Nel giro di pochi giorni persi

quasi due chili e mezzo. Capii di aver scovato qualcosa di efficace e

ipotizzai che quegli alimenti fornissero proteine o lipidi più adatti a me.
Aggiunsi poi carni che non favorissero l’infiammazione, come selvaggina,

uova da galline allevate a terra, brodi d’osso e manzo da bovini nutriti a

pascolo. Il ferro si normalizzò e mi sentivo meno stanca. Smisi di

consumare le carni servite nei ristoranti, cotte spesso con oli di semi di

produzione industriale: una combinazione infiammatoria letale. Questo tipo

di oli è correlato a un più alto tasso di infiammazione, nonché a un disturbo

dell’attività di insulina e leptina, e preme quel particolare interruttore che ci

fa ingrassare.

Stavo migliorando, ma solo quando rinunciai all’alcol per tre settimane

e cominciai a mangiare circa mezzo chilo di verdura al giorno i miei

estrogeni tornarono alla normalità. Persi undici chili, ritrovando energia e la

mia forma fisica.

Anch’io mi sono sentita senza speranza e a volte quasi rassegnata

all’idea di sembrare una signora grassoccia di mezza età prima del tempo.

Assumendo il controllo del consumo di carni e alcol durante il primo reset

di tre giorni, otterrete risultati simili ai miei. In questo capitolo ci

soffermeremo su come l’eliminazione della carne inneschi nell’organismo

una serie di eventi benefici che favoriscono un riassestamento del sistema

degli estrogeni. Se, come la maggior parte delle donne sovrappeso che mi è

capitato di vedere, soffrite anche voi di una dominanza estrogenica, il vostro

peso calerà velocemente. Gestire il sovraccarico di questi ormoni

astenendosi dalla carne è il primo passo per ripristinare un metabolismo

corretto.
Le ragioni scientifiche del No alla carne

La correlazione tra carne ed estrogeni è profonda. Quando mangiamo

carni rosse di produzione convenzionale, il sovraccarico estrogenico è più

probabile: non sorprende che, in questo campo, le vegetariane abbiano la

meglio. Ciò è forse dovuto agli ormoni presenti nella carne stessa, ai tipi di

batteri che proliferano nell’intestino di chi la consuma in quantitativi


2
ingenti o, ancora, a una combinazione di entrambi i fattori. Sappiamo che

una dieta a base di carne è connessa a un più elevato indice di massa

corporea e che un eccessivo apporto di grassi saturi del tipo sbagliato

innalza gli estrogeni.

Le fibre risultano un valido aiuto per calo ponderale, senso di sazietà e

stabilizzazione della glicemia, ma i consumatori abituali di carne ne


3
assumono la metà dei vegetariani. In media, gli onnivori mangiano dodici

grammi di fibre al giorno, i vegetariani ventisei.

Questi ultimi hanno feci più voluminose ed espellono il triplo di

estrogeni dei carnivori, evitando così l’eccesso di tali ormoni. In effetti, il

dosaggio di questi ultimi nel sangue dei vegetariani è del 15-20% più basso
4
di quello degli onnivori.

L’elevato livello estrogenico nelle donne deriva da una maggiore

esposizione a tali ormoni e da un loro più massiccio passaggio nell’intestino

e nel sangue vita natural durante, come una specie di tara, di karma negativo

che ci portiamo dietro. Io sono qui per insegnarvi a premere l’interruttore

degli estrogeni, riducendo l’intossicazione del vostro organismo e, se

possible, prevenendo il rischio di affezioni da dominanza estrogenica come

diabete, sindrome metabolica e certe forme di tumore al seno, alle ovaie e

all’endometrio.

Gli studiosi sanno che questa dominanza è spesso tra le cause all’origine

di tali patologie, specie per le donne che cominciano precocemente il ciclo

mestruale, diventano obese, non hanno mai avuto figli o entrano tardi in

menopausa. Le ragioni a sostegno di un periodo di disintossicazione dalla

carne sono evidenti: invertendo la dominanza estrogenica, si sgombera il

cammino dagli ostacoli che impediscono la perdita di peso.


Sulle tracce dell’hamburger

Se non siete ancora convinte dello stretto legame tra le carni di

produzione convenzionale e l’eccesso di estrogeni, seguite con me la

digestione dell’hamburger appena grigliato sul barbecue del vostro vicino,

per constatare di persona l’entità del disturbo causato all’organismo.

Mentre cogliete l’aroma della carne che cuoce sulla griglia, ignorate

forse che, prima, era parte di un bovino allevato con sistemi di

alimentazione intensiva, nutrito a cereali (spesso geneticamente modificati),

anziché a erba, e soggetto a un fortissimo stress.

Il vicino chiede se gradite il vostro hamburger dentro un panino ma voi

declinate cortesemente (dandovi un’immaginaria pacca sulla spalla, perché

a voi piace avvolgere la carne nella lattuga, eliminando i carboidrati).

Quando vi arriva il piatto con la carne e una solitaria foglia d’insalata, ci

aggiungete il ketchup e magari un sottaceto. Guardate l’hamburger, già

pregustando il suo sapore, e in quel momento non meditate certo su come la

procedura standard per il bestiame preveda un trattamento profilattico con

antibiotici e vermifughi, che ne accresce la resistenza a microbi e parassiti

attirando, in definitiva, «superbatteri» in grado di scatenare infezioni e

malattie alimentari davvero difficili da curare. Tale pratica ha avuto inizio

negli anni Quaranta del secolo scorso, quando gli allevatori scoprirono che

gli antibiotici ingrassavano il pollame. Un’altissima percentuale di

antibiotici è, in effetti, attualmente utilizzata allo scopo di «favorire la

crescita» del bestiame. I tassi di contaminazione con batteri resistenti agli

antibiotici sono allarmanti: l’Environmental Working Group,

un’organizzazione no profit che si occupa di ricerca e informazione in

campo ambientale, ha stabilito che il 55% della carne di manzo, il 69% di


5
quella di maiale e l’81% di quella di tacchino ne contengono.

Il vostro primo boccone di hamburger sarà anche gustoso e prelibato, ma

è un senso di appagamento mal riposto, perché quella carne nasconde

svariate minacce.

Ormoni steroidei. In media, sono sei questi tipi di ormoni iniettati

al bestiame da ingrasso. Masticando il boccone, li assumete anche voi e


indovinate, poi, chi si ritroverà all’ingrasso?

Inquinanti organici persistenti (POP). Sono sostanze chimiche di

sintesi che possono agire nell’organismo come xenoestrogeni (o falsi

estrogeni) e innalzare il livello endogeno di questi ormoni, con

conseguente dominanza estrogenica. Ne sono un esempio i bifenili


6
policlorurati (PCB) e la diossina. Molti, inoltre, hanno mostrato la

capacità di oltrepassare il rivestimento dell’intestino – causando

permeabilità del colon e infiammazione, e alterando negativamente il

microbioma – e possono anche contribuire alla formazione del tumore

al seno.

Scarsa densità nutrizionale. La carne di bovini alimentati a cereali

è decisamente più povera di vitamina A, B, C ed E, di acido linoleico

coniugato (che, si è scoperto, permette di bruciare più rapidamente i

grassi) e di benefici omega 3. Inoltre, è più ricca di omega 6 rispetto a

quella degli animali selvatici o allevati a pascolo. Facendo un confronto

tra i livelli di omega 3 di bovini nutriti a erba e quelli alimentati a

cereali, si è rilevato che i primi ne contenevano fino a dieci volte di più.

Ciò che conta è il rapporto complessivo tra gli omega 6 e i 3: un

eccesso dei primi rispetto ai secondi, in particolare, comporta

infiammazione e accumulo di grasso. La carne di bestiame allevato a

cereali presenta un rapporto di 8 a 1, mentre quella di animali nutriti a

erba di 2 a 1 (i polli d’allevamento intensivo sono ancora più

problematici, con un rapporto di 19 a 1, mentre quelli d’allevamento a


7
terra mostrano un rapporto di circa 11 a 1).

Cereali geneticamente modificati. Spesso, per nutrire gli animali, si

usa mais OGM e il consumo di bestiame così alimentato può

contribuire a disfunzioni ormonali e aumento di permeabilità del

colon.

Come se questo elenco non fosse già abbastanza inquietante, quando

mangiamo il grasso contenuto nella carne convenzionalmente prodotta, le

tossine passano nel nostro intestino e vengono inviate al fegato che, però,

non sa che farsene, quindi vengono immagazzinate sotto forma di adipe,

accumulandosi e moltiplicandosi nel tempo. È come l’armadio nella camera

degli ospiti: ci finiscono le cose che non usiamo mai. L’organismo agisce in

tal modo per proteggere gli organi da un sovraccarico tossico, ma la


strategia mostra i suoi svantaggi quando il deposito diviene eccessivo.

Proprio come l’armadio trabocca di roba, al punto che non si riesce più a

chiuderlo bene, il tessuto adiposo, a lungo andare, comincia a rilasciare

tossine in circolo, e ciò può provocare obesità, insulinoresistenza e tumore

al seno. Via via che i nostri tessuti espellono tossine, l’organismo riceve il

messaggio di immagazzinare ancora più grasso e, poiché le cellule adipose

producono estrogeni, il loro fardello continua ad aumentare. In definitiva,

dunque, la dominanza estrogenica fa accumulare più grasso alle donne

sovrappeso, anziché bruciarlo, e altera il loro microbioma in modo che

l’energia del cibo ingerito finisca in depositi adiposi anziché in

combustibile.

Tornando alla solitaria foglia di lattuga sul vostro piatto, molte persone

dalla dieta fortemente carnivora, di stampo occidentale, non consumano

abbastanza verdure (il ketchup non conta!), che invece sono generose di

fibre e micronutrienti: due elementi in grado di contrastare il sovraccarico di

estrogeni delle carni prodotte industrialmente e proteggere da accumulo

biologico e biomagnificazione. In altre parole, troppa carne di produzione

convenzionale e un apporto insufficiente di fibre dalle verdure si combinano

in un’arma a doppio taglio che ci rende grasse, intossicate e resistenti al

dimagrimento. Invece di una sola foglia di lattuga, dovreste consumare quasi

mezzo chilo di verdura al giorno!

A metà hamburger vi fermate per fare i complimenti allo chef e al suo

gustoso barbecue. Lui vi offre un bicchiere di vino. Purtroppo, l’alcol non fa

che peggiorare l’intera faccenda. Dimentiche del problema, brindate e

mandate giù un altro boccone, dicendo a voi stesse: «Okay, solo un

bicchiere, visto che me ne sono già fatti due tutte le sere di questa

settimana». Bum! Avete appena aumentato il vostro rischio di tumore al

seno.

D’accordo. Vi piacciono l’alcol e la carne. Lo capisco. A dirla tutta, è

venuta l’acquolina in bocca anche a me, a forza di parlare di grigliate. La

buona notizia è che, eliminando l’uno e l’altra per tre giorni e poi per

l’intera durata del programma, riuscirete finalmente a perdere quei chili

ostinati. Ciò darà inizio a una virtuosa reazione a catena che comincerà

dagli estrogeni, ma finirà per coinvolgere altri ormoni, come l’insulina (vedi

capitolo 4) e la leptina (vedi capitolo 5). È il momento di premere il tasto


reset – di togliere di mezzo carne, tossine, sostanze contaminanti, alcol – e

cominciare finalmente a dimagrire.


Estrogeni e progesterone: fuoco e ghiaccio

Abbiamo stabilito che gli estrogeni sono i responsabili del nostro essere

femminili. Quando sono presenti in un range corretto rispetto alla loro

controparte – il progesterone – ci fanno sentire sane, snelle, felici ed

emotivamente equilibrate. Questi due tipi di ormoni sono come fuoco e

ghiaccio e, quando la situazione è bilanciata, il progesterone è il ghiaccio

che tiene il fuoco estrogenico sotto controllo.

Le mie ricerche e la mia esperienza rivelano che la maggioranza delle

donne con problemi di peso ha una dominanza estrogenica, specie sopra i

trentacinque anni, quando il progesterone comincia a diminuire. Carni rosse

e alcol esasperano tale squilibrio. Per riprendere la nostra similitudine, c’è

troppo fuoco e non abbastanza ghiaccio, molti estrogeni e poco

progesterone. L’aumento del «fuoco» non è una buona cosa: determina

nell’organismo uno stato di infiammazione che può rimanere nascosto, ma

di fatto è causa di resistenza al dimagrimento, sbalzi d’umore e disturbi

intestinali.

La dominanza estrogenica non è solo un problema di aumento delle

concentrazioni di tali ormoni nell’organismo. Può anche derivare da eccesso

o scarsità di insulina, da patologie come l’obesità (le cellule adipose

producono estrogeni) e altre condizioni ambientali, per esempio

l’esposizione a certi prodotti per la cura della pelle o a sostanze plastiche.

Tratteremo questi fattori più avanti.


Come insulina ed estrogeni possono bloccare il

metabolismo

Uno dei motivi per cui la dominanza estrogenica si correla a una

resistenza al dimagrimento è il dialogo tra due importanti ormoni del

metabolismo: insulina ed estrogeni. Con l’insulinoresistenza – ossia quando

le cellule non riescono ad assorbire il glucosio in eccesso nel sangue che

l’organismo continua a generare dal cibo ingerito – il fegato converte il

glucosio in grasso (vedi capitolo 4). Quelle ulteriori cellule adipose, ora,

sono a loro volta laboratori produttori di estrogeni i quali, sempre più in

eccesso, devastano la capacità di bruciare grassi. Il modo migliore per porre

fine a un tale andamento è eliminare la carne (e l’alcol), aumentando le

fibre.

A peggiorare le cose, dai quarant’anni in su si diventa resistenti agli

estrogeni, in quanto i recettori vanno parzialmente «in pensione» e il livello

di questi ormoni aumenta ancora di più nel tentativo di attirare la loro

attenzione impigrita. Di conseguenza, la memoria comincia a venir meno, si

è più spesso irritabili e il grasso pare attaccato alle cosce con la colla. Si è

ufficialmente sviluppata una resistenza al calo ponderale (a prescindere dal

peso) e in menopausa il tutto è destinato a peggiorare.

Si comprende facilmente, allora, perché molte donne comincino a

sperimentare un rallentamento del metabolismo e difficoltà a perdere peso

dopo i quaranta. La soluzione è fare a meno di carne e alcol e consumare

circa mezzo chilo di verdure al giorno.

In conclusione, troppi estrogeni ci mantengono grasse, creando un

circolo vizioso che va spezzato per poter dimagrire in modo permanente.


Dominanza estrogenica e menopausa
Quando tocco l’argomento della dominanza estrogenica, le donne in
postmenopausa, di solito, si stizziscono e mi dicono di essere ormai ben
oltre tutto questo. Credono che gli estrogeni siano tipici della gioventù,
responsabile delle mestruazioni, degli sbalzi di umore, della fecondità.
Invece è sempre importante conoscere l’azione di questi ormoni
sull’organismo: un loro eccesso rispetto ai livelli di progesterone può
causare disturbi dello stato d’animo, gonfiore, fibromi, insonnia e ansia a
qualunque età... fino alla fine dei nostri giorni. Inoltre (lo ribadisco nella
speranza che entri bene in testa!), la dominanza estrogenica è la ragione
principale per cui le donne fanno più fatica a perdere chili,
indipendentemente dall’età, rispetto agli uomini. Troppi estrogeni – nel caso
abbiate ancora le idee confuse – causano un aumento di peso.
Contribuiscono anche a determinare il nostro modo di reagire a cibi,
bevande e integratori: insieme agli altri ormoni del metabolismo,
stabiliscono se l’alimento ingerito verrà bruciato o immagazzinato sotto
forma di grasso. Ecco perché vi invito a capire bene come agiscono e
quale ruolo fondamentale giochino nel dimagrimento.
Il circolo vizioso della dominanza estrogenica

Una volta compreso che l’essere sovrappeso implica ben più del modo in

cui si mangia o della quantità di esercizio fisico che si svolge, avrete un

vantaggio nel perseguimento di un peso sano e di una massa corporea

asciutta, perché avrete imparato a sfruttare l’intelligenza innata

dell’organismo, anziché agire contro di essa. Gran parte delle donne che

soffrono di dominanza estrogenica mangia notevoli quantità di carni rosse di

produzione industriale e di formaggi, presenta craving di carboidrati

raffinati come le patatine fritte (senza peraltro assumere le fibre necessarie a

far transitare correttamente gli estrogeni attraverso l’organismo), gestisce un

forte stress e beve troppo alcol. Ne consegue che tale dominanza blocca il

loro metabolismo – la velocità con cui bruciano le calorie – in vari modi.

Innanzitutto, il loro microbioma si compone di troppi microrganismi

«grassi» (che dipendono dalle riserve di adipe) e non abbastanza di

microrganismi «magri» (che favoriscono la combustione delle calorie). In

secondo luogo, le onnivore con eccesso di estrogeni non possono contare

sulla motilità intestinale per combatterlo, come invece quelle dalla dieta a

prevalenza vegetariana, più ricca di fibre. In terzo luogo, la dominanza

estrogenica aumenta le loro probabilità di essere soggette a gonfiore e

stitichezza. Infine, coloro che mangiano carni rosse sono più affini a

problemi della glicemia, come indicato da un recente studio su vasta scala,


8
pubblicato dal prestigioso Journal of the American Medical Association,

che ha monitorato consumo di carne, diabete e sindrome metabolica in quasi

150.000 individui (lo studio, però, era di tipo osservazionale e non

dimostrava che l’assunzione di carni rosse fosse la causa dei disturbi della

glicemia).

Altre ricerche additano la pericolosità di alcuni derivati della carne,


9
sottoposti a lavorazioni chimiche con lo scopo di prorogarne la scadenza.

Si è riscontrato che simili prodotti, tra cui prosciutti e salumi in genere,

würstel, salsicce, stinco di maiale, sono pieni di nitrati e nitriti e si correlano


10
a diabete, invecchiamento cellulare precoce e tumori. Uno studio, in
particolare, ha mostrato che il prosciutto altera la glicemia assai più delle
11
uova.

Se vi state chiedendo perché vi riesca così difficile dimagrire, mentre le

amiche o il vostro partner, con la stessa dieta, vedono i chili letteralmente

sciogliersi, è probabile che il grasso che vi perseguita abbia cause diverse.

Nelle prossime settantadue ore, cominciando la fase No alla carne, prestate

attenzione alla quantità di peso che smaltirete: se sarà piuttosto significativa

(tra 1,2 e 2 chili o più)... tombola! Avrete trovato la vostra prima risposta:

era lo squilibrio degli estrogeni, prodotto da carne e alcol, a mantenervi

grasse.

Se avete una dominanza estrogenica, il reset di questo ormone sarà una

tessera fondamentale del puzzle. Per fortuna siete nella posizione di

condizionare il tasso di estrogeni a qualunque età. Riequilibrati quelli,

scoprirete tutto un nuovo rapporto con il cibo, il peso e il vostro corpo.


La Paleo: per le donne è diversa

La Paleodieta è divenuta assai popolare e pone l’accento sul consumo di

verdure, semi, frutta secca e carne, secondo lo stile alimentare dei nostri

antenati. Invita inoltre a evitare i cibi che sono entrati nella catena

alimentare in un secondo tempo, per esempio cereali, latticini e legumi. È

vero che i nostri avi del Paleolitico si nutrivano di selvaggina, quando

riuscivano a procurarsela, e che questa aveva un’azione antinfiammatoria.

La carne fornita oggi dalla grande distribuzione e da molti ristoranti, come

si è detto in precedenza, non somiglia per niente a quell’antica selvaggina:

favorisce l’infiammazione e ci fa immagazzinare grasso. Poiché noi donne

siamo così efficienti nell’accumulo adiposo, credo che quella sia una delle

ragioni principali per cui la Paleo non dà ai soggetti di sesso femminile gli

stessi risultati di cui beneficiano gli uomini in fatto di dimagrimento e

riduzione dell’infiammazione.

In breve, le carni di produzione convenzionale non costituiscono la

scelta più consigliabile per una donna. Per verificare se facciano ingrassare

anche voi, eliminatele per tre giorni e lasciate che sia l’organismo (insieme

alla bilancia) a sancire il vostro rapporto con questo alimento.

D’altro canto, è mia convinzione che non esista un approccio

dimagrante «taglia unica», valido per tutte le donne. Mentre eseguite il reset

No alla carne, tenete presente che molte hanno visto abbassarsi i livelli di

energia togliendo questa fonte proteica. La chiave, ancora una volta, è

coltivare una consapevolezza del proprio organismo e usare il reset per

definire la propria, personale reazione a carne e alcol. L’ex presidente Bill

Clinton, per esempio, seguendo un programma dietetico vegano dopo una

crisi cardiaca, aveva scoperto di sentirsi troppo stanco, incapace di tener

dietro al suo impegnativo ordine del giorno. Introdusse perciò salmone, uova

e pesce non d’allevamento, ritrovando le energie. Proteine sane come le

uova biologiche e il pesce non d’allevamento sono una scelta eccellente

quando si desidera ricalibrare la quantità di estrogeni.


Disturbate i vostri estrogeni

Come si è detto, gli ormoni sono gli interruttori principali del

metabolismo e dicono alle cellule come agire. Pertanto, il segreto per

mantenere il buon funzionamento del metabolismo è non fare sempre le

stesse cose giorno dopo giorno, ma alterare lo status quo. Se l’obiettivo è

resettare i livelli di estrogeni, ogni tanto bisognerà scompaginare lo schema

operativo dell’organismo in modo che tali ormoni lavorino con maggiore

efficienza.

I recettori impiegano settantadue ore a operare un ricambio. Nei

prossimi tre giorni, comincerete a eliminare le carni rosse e a sostituirle con

verdure, fibre e proteine sane, in grado di favorire un riequilibrio

estrogenico. Rinuncerete poi a carne e alcol per l’intera durata dei ventuno

giorni: senza quest’ultima a zavorrarvi, vi sazierete di verdure e acqua

filtrata, disponendo il sistema a un reset permanente degli estrogeni, e

cambierete i batteri intestinali che potrebbero contribuire alla dominanza

estrogenica, promuovendo una maggiore presenza del ceppo Prevotella


12
rispetto al ceppo Firmicutes: un mutamento favorevole al
13
dimagrimento.

Poiché siete su una corsia preferenziale per la perdita di peso, vi invito a

ottimizzare il cambiamento sbarazzandovi anche di altre cause della

dominanza estrogenica: abbandonate l’alcol fin dal Giorno 1 e cominciate a

limitare la caffeina (anch’essa è collegata all’eccesso di estrogeni e toglierla

produce sintomi da astinenza: vi suggerisco perciò di diminuirla

gradualmente fin d’ora, per giungere a eliminarla del tutto entro il Giorno

10, in cui resetteremo il cortisolo).

Levando la carne, non si affronta solo il problema ponderale, con una

ricalibrazione degli ormoni metabolici, ma ci si salva potenzialmente anche

la vita! E non sto esagerando. Troppi estrogeni aumentano davvero il rischio

di tumore al seno. Chiedete ai ricercatori sul cancro che cosa mangiano

loro. La risposta di solito è: verdure (niente carne o zuccheri), grassi di

origine vegetale come olio d’oliva o di cocco e proteine sane come frutta

secca, semi (la quinoa, per esempio) e salmone non d’allevamento.


Non sto sostenendo che tutta la carne faccia male, ma ci sono forti

argomentazioni a favore di un consumo assai limitato di quella prodotta con

sistemi convenzionali. Oltre alla correlazione con i tumori e la sindrome

metabolica, c’è la questione del danno ambientale. L’allevamento di

bestiame richiede un elevato consumo d’acqua e contribuisce a un aumento

dei gas serra a causa dell’ingente emissione di metano (per esempio, per le

flatulenze dei bovini). Mezzo chilo di carne rossa richiede 9.500 litri

d’acqua, contro i circa ottanta necessari a produrre mezzo chilo di lattuga.

Provate a sostituirla con altre fonti proteiche come il pesce, i crostacei,

le uova o il pollame d’allevamento a terra e le lenticchie: vi aiuteranno a

ricalibrare estrogeni e microbioma.

Non esiste davvero un modo di allevare «senza crudeltà»: ci sono

metodi più o meno violenti, ma resta il fatto che, attualmente, solo negli
14
Stati Uniti, vengono accuditi per essere uccisi 9,8 miliardi di animali.

Permettetemi di fare due conti: sono circa 26,8 milioni i capi di bestiame

macellati al giorno, pressoché un milione all’ora. La nostra passione per la

carne è implacabile, insalubre e disumana. Nei prossimi tre giorni coltivate

anche un sentimento di compassione per il mondo animale.


No alla carne: il reset degli estrogeni in tre giorni

Obiettivo di questo capitolo è ricalibrare gli estrogeni con la totale astinenza da carne e

alcol, aumentando nel contempo l’apporto di fibre allo scopo di promuovere un calo

ponderale. Le istruzioni sono semplici: evitate la carne per tre giorni, mangiate

quotidianamente almeno 450 g di verdure e aumentate l’apporto di fibre di 5 g al giorno.

Questi piccoli passi daranno ingenti risultati.

Le regole della fase No alla carne da applicare ogni giorno

1. Eliminate carne e alcol. Consumate tutti i giorni almeno 450 g di ortaggi

suddivisi nei tre pasti e accompagnati da proteine sane. Ove possibile, raccomando di

assumere circa la metà delle verdure crude. Siete a corto di idee per la preparazione?

La parola magica è zuppe! Alla sezione Ricette troverete idee per creare piatti ricchi di

gusto e stracolmi di ortaggi freschi e fibre.

Suggerimenti. Lenticchie, legumi di tutti i tipi, frutta secca e relativo burro (per

esempio quello di mandorle o di anacardi), semi, pesce a basso contenuto di mercurio

(merluzzo, salmone, tilapia, sgombro, sardine), frutti di mare, pollo e uova

d’allevamento a terra. Tra le verdure ricche di nutrienti: cavolo riccio, acefalo e

cappuccio, bietole, crescione, cavolo cinese, spinaci, rucola e cicoria. Altre opzioni

salutari sono rappresentate da broccoli, ravanelli, rape, carote, zucche, peperoni,

cavolo rapa e cavolfiori.

2. Aumentate il consumo di fibre di 5 g al giorno fino a raggiungere il range

ottimale giornaliero di 35-45 g (40-50 per gli uomini). Un maggior apporto di fibre

nella dieta migliora la capacità del fegato di smaltire gli estrogeni in eccesso – dunque,

più fibre comportano minori concentrazioni estrogeniche nell’organismo – e rende più

efficiente l’espulsione degli ormoni stessi. Con 180 g di broccoli al vapore e 190 di

lenticchie, a pranzo, si ricavano, per esempio, 22 g di fibre. E se per caso vi sentite

attratte dalla miriade di prodotti confezionati «ricchi di fibre» offerti dal mercato

(pane, cereali per la prima colazione eccetera), per favore, attenetevi agli alimenti

interamente naturali: gli altri sono per lo più addizionati di zuccheri e sale.

Suggerimenti. Semi di chia lasciati a bagno, semi di lino macinati al momento,

verdure bio (soprattutto spinaci, cavolo riccio e altri ortaggi a foglia verde), lenticchie

e legumi in genere, frutta scarsamente glicemica (frutti di bosco), fibre in capsule e in

polvere da aggiungere ai frullati.

3. Mangiate grassi «buoni». Eliminando le carni tossiche, avete la possibilità di

rifornirvi, invece, di grassi salutari. Quando ho cominciato a studiare nutrizione, negli

anni Ottanta, prevaleva l’idea che mangiare lipidi facesse ingrassare e ostruisse le

arterie. La verità è che ci sono grassi buoni e cattivi e la suddivisione non è quella che

si potrebbe pensare. Il «nemico» non sono i grassi saturi: anche in questo caso ci sono

quelli buoni e quelli cattivi, proprio come ci sono acidi grassi polinsaturi (PUFA) sani

e nocivi. La regola da tenere a mente è: mangiate grassi naturali e non elaborati,

presenti in alimenti vegetali al 100%. Tra i grassi saturi sani figurano l’olio di cocco e

di palma rosso bio (da non confondere con l’olio di palmisto), che sono i migliori per

cuocere, in quanto stabili ad alte temperature (e, per di più, deliziosi). I PUFA

contenuti in cibi non elaborati favoriscono la flessibilità delle membrane cellulari e

promuovono il metabolismo. Da evitare, invece, quelli danneggiati dalla lavorazione


industriale come gli oli di mais, di semi di cotone e di girasole o di soia. In taluni

individui – tra cui la sottoscritta – una variazione del gene PPARG offre la possibilità

di dimagrire consumando più PUFA buoni che grassi saturi; in altre parole, io perdo

peso se mangio più pesce e meno hamburger.

Suggerimenti. Le fonti salutari di grassi polinsaturi contemplano: pesce (salmone,

halibut, sgombro), crostacei (ostriche, gamberetti, granchio), frutta secca e relativo

olio (di pinoli, di noci, di mandorle), pollame e uova d’allevamento a terra, semi (chia,

lino, girasole). Le fonti di grassi monoinsaturi sono: avocado, cioccolato fondente

all’80% o più di cacao, grasso d’anatra, frutta secca e relativo burro (noci pecan e di

macadamia, anacardi, pistacchi), olio d’oliva, olio di avocado, olio di macadamia,

olive, semi (zucca, sesamo). I grassi saturi salubri provengono infine da olio di cocco,

oli contenenti MCT (trigliceridi a media catena) e olio di palma rosso.

MENÙ TIPO

Ecco un menù tipo per la riduzione di estrogeni. Per le informazioni nutrizionali si

15
rimanda alla sezione Note.
Soia: istruzioni per l’uso
La soia è conosciuta e apprezzata in Asia da più di cinquemila anni.
Perché noi l’abbiamo recentemente demonizzata, creando un’infinita
confusione sul fatto se sia opportuno o meno consumarla? Ci sono volte in
cui ordino il tempè, a cena con gli amici, e loro mi fissano inorriditi, convinti
che mi stia condannando alla dominanza estrogenica con accresciuto
rischio di tumore al seno e che la mia tiroide smetterà di colpo di
funzionare.
Non sono d’accordo.
Piccole quantità di soia integrale, di preferenza biologica e fermentata,
sono una scelta di provata efficacia quando si decide di fare a meno della
carne. Permettetemi dunque di svelare i segreti di questo alimento e offrirvi
alcune raccomandazioni d’uso scientificamente fondate.
Evitate la soia OGM. Varietà geneticamente modificate di questo
legume sono state introdotte nel 1996 e, oggi, la maggior parte della soia
sul mercato è di questo tipo. Purtroppo è comprovato che tali prodotti
possono danneggiare l’intestino, il microbioma, gli ormoni sessuali (tra cui
l’aromatasi, coinvolto nella sintesi degli estrogeni) e l’insulina. Per questa
ragione, preferisco «presumerne la colpevolezza» finché non ne verrà
dimostrata l’innocenza e consiglio di evitarli, scegliendo soia biologica
integrale o non OGM.
Mangiate soia integrale. Nei Paesi asiatici, le persone consumano
quantità moderate di questo legume nell’ambito di una dieta sana. In
Occidente cerchiamo di isolarne le parti salutari: ciò è forse il motivo dei
risultati contrastanti che si ottengono e delle idee confuse intorno
all’opportunità di nutrirsi o meno di questo alimento. 16 Io raccomando di
optare solo per il prodotto integro e completo: non per le «proteine isolate»
o per la versione elaborata, ma per alimenti freschi come tofu o edamame
bio.
Mangiate soia fermentata come miso e tempè. Studi recenti mostrano
che, a un dosaggio di circa sessanta grammi al giorno, innalza il
progesterone, abbassa il colesterolo e previene l’iperglicemia. 17 La
fermentazione elimina le componenti geneticamente modificate.
In breve: non lasciatevi confondere.
Consumate soia integrale e non OGM, preferibilmente fermentata. Se
invece soffrite di tiroide lenta, limitatevi a due porzioni settimanali.
DALL’ARCH I V IO DELLA DOT TOR E SSA GOT T FR IED: K R IST Y, 40
ANNI

Ha perso 8 kg durante il reset ormonale e 18 cm di girovita.

Nella sua versione del reset, il salmone non d’allevamento è andato a

sostituire le crocchette di pollo e gli spinaci freschi i biscotti con le gocce di

cioccolato.

I primi giorni sono stati duri, ma ben presto è successa una cosa

meravigliosa: si è sentita piena di energia... vera, non quella temporanea e

instabile fornita dagli zuccheri e dalla caffeina, ma un autentico combustibile

interno.

Ha cominciato a notare altri cambiamenti, come la scomparsa delle

lombaggine o della stitichezza. Il peso ha iniziato a calare. Oggi non mangia

zuccheri, assume raramente alcol e latticini, dorme un sonno profondo e

ristoratore.

Al termine del suo reset ormonale, Kristy ha perso altri 12 kg, per un

totale di 20 kg.
Alcuni trucchi per ridurre l’alcol
Quando ho concluso l’internato in ostetricia e ginecologia, nel 1998,
avevo trentun anni e lavoravo per un’organizzazione privata di assistenza
sanitaria. Ero una specie di purista, ansiosa di mettere in pratica la
medicina scientificamente suffragata che avevo studiato giorno e notte per
nove lunghi anni. Mi assegnarono a un medico prossimo alla pensione e mi
ritrovai a gestire il suo ambulatorio di tremila pazienti. Mi sorprese scoprire
che molte donne arrivavano per il check-up annuale chiedendo tranquillanti
per riuscire a dormire o, più in generale, per affrontare i ritmi stressanti
della vita moderna, e diuretici per gestire la ritenzione idrica.
Ero sconvolta e piuttosto critica: non era, quella, la medicina scientifica
che avevo appreso prima all’Harvard Medical School e poi alla University of
California di San Francisco. Non capivo: perché erano tutte così tese? Poi
compii i trentacinque anni e tutto si chiarì d’un lampo.
Tra i trentacinque e i quaranta, molte donne perdono la bussola. Di
sicuro capitò a me. Non appena mi ritrovai a quell’età con due bambine,
compresi di colpo il significato della frase: «Ora di sera, ho il disperato
bisogno di un drink». Si manderebbe giù qualsiasi cosa pur di gestire il
metabolismo che rallenta e le difficoltà sempre maggiori che la vita ti mette
davanti: bollette da pagare, figli urlanti, capi esigenti e coniugi ugualmente
esausti. Un bicchiere di vino sembra, né più né meno, quel che ha
prescritto il medico. Ma non questo dottore. Io so che voi potete trovare altri
modi per gestire il crescente carico di stress senza ricorrere a metodi che vi
bloccano il metabolismo, vi esauriscono la buona volontà e innalzano gli
estrogeni dannosi. Potete farcela! Carl Jung ebbe a dire che «il desiderio di
alcol risponde, in grado minore, alla sete spirituale del nostro essere per la
pienezza, che nel linguaggio medievale si qualifica come unione con Dio».
Proseguiva, poi: «... ‘alcol’, in latino, è spiritus e la stessa parola viene
usata per la più alta esperienza religiosa come per il più abietto dei veleni».
Io sono completamente d’accordo con lui. Cerchiamo, allora, pienezza e
unione con un Potere superiore. Cominciamo sostituendo: «Devo farmi un
bicchiere di........................ [a voi riempire lo spazio]» con un’alternativa,
per esempio: «Proverò una strategia diversa che non mi imbottisca di
estrogeni dannosi». A me piace molto l’idea che mi ha suggerito il mio
istruttore di yoga riguardo ai samskara, gli aggregati psichici che creano
«solchi» nella mente. Più si ripete il modo abituale di pensare, più il solco
diventa profondo. I samskara possono essere buoni o cattivi: dipende solo
da ciò che si ripete. Quando, perciò, si sostituiscono i pensieri negativi con
quelli positivi, si crea un nuovo solco. E se per caso state pensando che
queste siano solo chiacchiere new age, vi rimando alla scienza della
neuroplasticità, che dice in pratica la stessa cosa: i neuroni eccitati insieme
tenderanno ad attivarsi insieme. Il mio esercizio preferito è «lasciar entrare
il bene», appreso dal dottor Rick Hanson, autore di Cambia il tuo
cervello. 18
Vivete un’esperienza positiva. Ciò attiverà uno stato mentale
ottimista. Scegliete un bell’avvenimento capitato di recente e consideratelo
nella sua interezza: può essere un piacere fisico, come annusare le rose,
passaggiare, oppure emotivo, come sentire vicina una persona importante.
Arricchitela. Imprimetevi nella mente questa esperienza. Soffermatevi
su come vi abbia condizionato a livello sensoriale – impressioni di
benessere, visive e uditive – e su ciò che avete provato. Apritevi a
quell’emozione e lasciate che vi pervada il corpo, la mente, lo spirito. Come
raccomanda il dottor Hanson, trovate in essa qualcosa di nuovo, di fresco.
Riconoscete in che modo potrebbe nutrirvi: ciò riprogrammerà il vostro
cervello contro l’alcol e a favore di quel che è meglio per voi.
Assorbitela. Lasciate che le piacevoli impressioni legate all’esperienza
sedimentino in voi, offrendovi conforto e calma, riempiendovi di gratitudine
e di emozioni positive. Fate sì che il buono diventi parte di voi: cedetegli,
non in termini di possesso, ma in un modo che serva al vostro bene più
alto.
Questa è neuroplasticità autodiretta. State riprogrammando il cervello
verso un piacere che non è legato all’alcol. Fatela diventare un’abitudine,
praticandola per settantadue ore.
Integratori

Oltre a bandire l’alcol e la carne di produzione convenzionale, potrete

contribuire a bilanciare i livelli di estrogeni ricorrendo all’uso di integratori

come vitamina B , folati, magnesio e un aminoacido detto metionina.


12

Questi integratori possono favorire la produzione degli estrogeni

«buoni» e ridurre la formazione di quelli «cattivi»; se, però, dovessi

sceglierne uno solo per ripristinare l’equilibrio estrogenico, opterei per le

fibre: come si è detto, le donne devono assumerne 35-45 grammi al giorno,

ed è difficile raggiungere un tale quantitativo soltanto con gli alimenti.

A quante di voi soffrono di vampate di calore o sudorazione notturna a

causa di uno squilibrio ormonale, consiglio vivamente il rabarbaro

siberiano. Studi randomizzati (l’evidenza scientifica di qualità migliore) ne

dimostrano l’efficacia per le donne in premenopausa e in menopausa, a


19
fronte di un ottimo profilo di sicurezza.
Dalle cellule all’anima

Noi esseri umani tendiamo a categorizzare: è parte dell’istinto di

sopravvivenza. Poniamo la salute in un compartimento, il peso in un altro, i

rapporti in un terzo e il lavoro in un altro ancora. Per quanto concerne gli

ormoni metabolici, però, non possiamo permetterci di pensarli

separatamente. La mia speranza è che possiate combinare alimentazione,

movimento, pensiero e integratori in un modo che vi faccia sentire vive,

complete, con la sensazione di aver raggiunto il vostro pieno potenziale.

Il mio obiettivo per voi è forgiare la miglior salute possibile. Se lottate

da sempre con il peso, l’immagine e uno stile alimentare irregolare, vi

chiedo di essere indulgenti cominciando a rivolgere una parola gentile a voi

stesse. Provate, anche se vi sembra difficile. Come spero abbiate ormai

compreso, molti dei vostri problemi di salute non derivano da una debolezza

di carattere o mancanza di volontà. Forse il vostro organismo ha solo

bisogno di essere ricalibrato, perciò smettetela di rimproverarvi e investite le

energie in modo positivo nella vostra crescita e guarigione.

Nel suo libro Il pensiero positivo, il guru Norman Vincent Peale

suggerisce di elencare tutte le proprie debolezze, i fallimenti, i dubbi – tutto

ciò che è negativo – su un foglio. Su un altro, invece, scrivete le buone

qualità che vorreste avere. Mettete via il primo foglio e tenete a portata di

mano il secondo, in tasca o in borsa, per poterlo leggere di continuo.

Modificate e personalizzate le frasi che ho incluso nella meditazione che

segue, adattandole a voi. Alcuni le considerano una vera e propria preghiera

di pienezza o un modo per connettersi al Potere superiore.


Compito a casa. Meditazione della gentilezza

amorevole

Questa pratica sfrutta intento, parole, immaginario e sensazioni per

evocare una sorta di carezza nei confronti di se stessi e degli altri. Nel

ripetere il testo, si esprime un’intenzione, piantando così il seme di

amorevoli desideri.

Per praticare la meditazione, sedete comode lontano da ogni distrazione.

Inspirate a fondo cinque volte, compiendo altrettante espirazioni lente e

prolungate.

Riditevi come un mantra quanto segue.

Che io sia piena di gentilezza amorevole.

Che io sia felice.

Che io sia piena di grazia.

Che io sia sana.

Che io viva serena.

Ripetetelo tutte le volte che desiderate, per sentirvi complete. Quando

sarete pronte, richiamate alla mente un benefattore, un bambino, un animale

da compagnia: qualcuno verso cui sia facile provare sentimenti di amore,

qualcuno con cui sia semplice rapportarsi. Soffermatevi sulla sensazione di

averlo nel cuore, quindi cominciate a inviargli benedizioni.

Che tu sia pieno di gentilezza amorevole.

Che tu sia felice.

Che tu sia pieno di grazia.

Che tu sia sano.

Che tu viva sereno.

Tornate poi a recitare per voi stesse.

Che io sia piena di gentilezza amorevole.

Che io sia felice.

Che io sia piena di grazia.

Che io sia sana.

Che io viva serena.


La meditazione, però, sarà incompleta se non la estenderete anche a

qualcuno con cui siete in conflitto. Aggiungete una fase finale rivolta

all’oggetto della vostra rabbia o del vostro risentimento.

Che tu sia pieno di gentilezza amorevole.

Che tu sia felice.

Che tu sia pieno di grazia.

Che tu sia sano.

Che tu viva sereno.


Esercizio fisico

Ho grandi notizie per quante di voi odiano fare movimento! Durante il

reset No alla carne, vi chiedo di riavviare il metabolismo con un solo,

semplice obiettivo: stare meno sedute. Anziché sudare per qualche ora in

palestra, cominciate ad azzerare gli estrogeni (e l’insulina) restando sedute

per novanta minuti in meno al giorno. Studi recenti confermano

l’importanza di ridurre il tempo sedentario (lasciando persino intendere che


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potrebbe essere una pratica più efficace di un allenamento intensivo).

Coinvolgendo pazienti con insulinoresistenza, rilevarono che quanti

trascorrevano il minor tempo seduti (lavoro e tv compresi) avevano i valori

di glicemia e colesterolemia più bassi e fattori di rischio inferiori per

cardiopatie e diabete. Il vantaggio per la salute persisteva per il gruppo che

sedeva novanta minuti in meno rispetto al gruppo di controllo, persino dopo

che quest’ultimo aveva ricavato del tempo da dedicare all’esercizio fisico.

Simili ricerche non dimostrano un rapporto di causa-effetto tra lo stare

meno seduti e una regressione di dominanza estrogenica e

insulinoresistenza: suggeriscono, però, che forse occorre rivedere la classica

prescrizione di centocinquanta minuti di allenamento intenso la settimana

per i diabetici e di un’ora al giorno come indicazione ideale (così secondo

l’Institute of Medicine of the National Academies e la International

Association for the Study of Obesity). Una vigorosa attività ginnica fa bene

all’umore, alle energie, al cervello, alla capacità di concentrazione, ma ha

solo un ruolo marginale nel dimagrimento, in quanto fa aumentare

l’appetito.

Ecco le mie strategie per disertare la sedia.

Scrivo molto e ciò significa che trascorro la maggior parte del

tempo seduta. Prima di accomodarmi, però, eseguo una serie di

venticinque flessioni o di venticinque jumping jacks.

Quando parlo al telefono, sto sempre in piedi. Cammino per la

stanza o salgo le scale di casa o dello studio. Un grande guadagno con

un minimo sforzo.
Mi sto abituando sempre di più a lavorare a uno standing desk, una

postazione concepita per operare in piedi (mio marito me ne ha

realizzato uno fai da te, con una spesa minima).

Quando sono seduta, eseguo cicli di recupero veloce: imposto la

sveglia dello smartphone dopo un quarto d’ora e mi alzo, muovendomi

per una decina di minuti. A volte corro per qualche isolato nei dintorni

di casa, faccio addominali o uno squat a muro.

Una buona idea è bere molta acqua filtrata – due litri al giorno – in

modo da alzarsi per andare in bagno a ogni ora.

Si può persino valutare la possibilità di approntare una scrivania

con tapis roulant! Ho molti amici (magri) che la possiedono: l’idea è di

eseguire una camminata lenta mentre si è alla postazione. Mio cognato

mi ha spiegato di recente come realizzarne una economica ed è più

facile di quanto si pensi.

Usate un kettlebell! Ho preso quest’idea da Timothy Ferriss, autore

del bestseller 4 ore alla settimana per il tuo corpo. Badate però di farvi

spiegare da un istruttore il modo corretto di maneggiare queste pesanti

palle di ghisa (il mio kettlebell pesa sedici chili), per non rischiare di

farvi male.
Test

A seconda delle vostre risposte al questionario di autovalutazione, potete

cominciare il reset anche senza fare prima gli esami del sangue. La fase No

alla carne dovrebbe migliorare i livelli di estrogeni nel giro di settantadue

ore, ma io vi chiedo di proseguire senza carne e alcol fino al termine dei

ventuno giorni del programma. Se non state compiendo i progressi sperati, è

forse consigliabile che discutiate con il vostro medico l’opportunità di farvi

prescrivere qualche esame in più, per esempio per valutare il rapporto

progesterone-estradiolo e il dosaggio di estrogeni e progesterone nel sangue

o nella saliva.
I commenti dei resetter

«Sono letteralmente sbalordita dal mio riflesso nello specchio. Ho perso

chili e centimetri, ma, soprattutto... sto bene. La mia pelle è luminosa, l’umore

più stabile, gli abiti mi cadono meglio e sono supermotivata a fare esercizio.

Ora che mi sono sbarazzata del craving, poi, sono fiduciosa di poter ottenere

anche di più! Vedo ogni pasto come un’opportunità di nutrire il mio organismo

e non come un’esperienza emotiva con cui smussare gli spigoli di una giornata

stressante. Le concessioni settimanali (giornaliere!) di alcol e dessert non mi

attirano più. Ho la sensazione di avere tra le mani, ogni giorno, il potere di

compiere scelte che mi faranno stare bene e, benché io sappia di avere nella vita

ancora molti fattori di stress, ho la certezza di essere attrezzata per affrontarli.

Forse la mia to-do-list non è del tutto completata, ma io non mi sento affatto

sconfitta!» Linda

«Per la prima volta in trent’anni ho cominciato a perdere peso. Prima [del

reset ormonale], mi limitavo a oscillare di quei due chili in più o in meno. Ora

sto dimagrendo di settimana in settimana. Mi sono levata di dosso cinque chili e

mezzo nella prima serie di reset e quasi altri tre in quella attuale. Dopo la

prima, tra l’altro, non ho riacquistato peso e sono certa che continuerò a

dimagrire, perché adesso ho abitudini alimentari assai migliori e una maggiore

comprensione di quali cibi occorrono all’organismo per essere sano. Io, che

sono sopravvissuta a un tumore al seno, ho come l’impressione di avere il

mondo in mano e molti giorni felici davanti a me.» Judith

«Sono maledettamente orgogliosa di aver saputo abbandonare zucchero e

caffeina fin da subito, senza più tornare indietro (per non parlare del fatto che

sono rimasta sulla retta via fin dal Giorno 1)! Userò tutti i soldi che non sto più

spendendo in drink per comprarmi qualcosa di carino, appena raggiunto il peso

desiderato.» Jeanine
Conclusione

Ricerche recenti mostrano che i rapporti con gli altri costituiscono un

fattore importante per contrastare la dominanza estrogenica nelle donne. La

vicinanza al partner o a un’amica innalza i livelli di progesterone e ciò

migliora l’equilibrio degli estrogeni. A me pare del tutto logico, perché so

che uno dei metodi migliori di cui dispongono le donne sotto stress per

passare a uno stato d’animo più energico, attivo e ottimista è rapportarsi agli

altri, soprattutto con altre donne. Tale scoperta spiega perché i soggetti di

sesso femminile tendono a far fronte comune (il cosiddetto comportamento

tend-and-befriend) nelle situazioni stressanti.

Fatevi del bene cercando di trovare sempre il tempo da dedicare ad

amici e famigliari. Questo tipo di attenzioni paga in termini di benessere e

voi ve lo meritate.
Niente zuccheri

RESET DELL’INSULINA. GIORNI 4-6

CO NOSC I A M O tutti il problema degli zuccheri: danno dipendenza, fanno

male ai denti, ci rendono letargici e irritabili. Nutrono i batteri dell’intestino

che ci fanno ingrassare, il che ci fa mettere su ancora più chili. Potrebbe,

però, sfuggirvi il fatto che gli zuccheri sono la ragione principale per cui non

riuscite a entrare in quell’abitino attillato che indossavate anni fa. Non è che

stiate assumendo troppe calorie o facendo troppo poco esercizio: il motivo

per cui la lampo non viene su è che forse soffrite di insulinoresistenza,


condizione per cui le cellule smettono di reagire all’ormone implicato. Per

quale motivo? Perché è in grado di controllare che una caloria vi faccia

ingrassare o meno. È un altro importante esempio di come gli ormoni dettino

l’uso che l’organismo deve fare del cibo. Oggi la ricerca suggerisce che una

caloria da carboidrati faccia ingrassare di più di una da proteine o grassi,

proprio per effetto dell’insulina. Un eccessivo apporto dei carboidrati

sbagliati causa insulinoresistenza. Di fatto, la soluzione per un dimagrimento

permanente è mantenere normali i livelli di questo ormone.

Dimagrimento permanente.

Ora che ho la vostra attenzione, permettetemi di spiegare. Dall’insulina

dipende il modo in cui ricaviamo energia da ciò che mangiamo. L’organismo

«va» a glucosio e l’insulina è uno dei suoi interruttori principali. Se funziona

correttamente, prende il glucosio dalla fetta di torta che vi siete concesse una

volta tanto e lo immagazzina nelle cellule del fegato e dei muscoli come

glicogeno: una forma di glucosio che si può scindere nel momento in cui

occorre combustibile. In altre parole, stiamo riempiendo il serbatoio con il

carburante di cui abbiamo bisogno per funzionare e, secondo il grado della

nostra forma fisica, lo spazio di stoccaggio del glicogeno può arrivare a

contenere un aggregato di svariate migliaia di molecole di glucosio, come

tanti mattoncini uniti insieme. La cattiva notizia, però, è che si può

accumulare solo una limitata quantità di glucosio per volta. Se mangiamo

una o due fette di torta ogni giorno, potrebbe non restare spazio nel serbatoio

per stiparvi il glicogeno: l’insulina, allora, diviene insidiosa, trasformandosi

da ormone brucia-grasso in accumula-grasso non appena il deposito è pieno.

Giorno dopo giorno, ci ritroviamo a convertire i carboidrati in adipe anziché

usarli come il combustibile di cui abbiamo assoluto bisogno e ad

ammonticchiare grasso nel fegato, in altri organi e intorno al girovita. Per

questo tante donne si ritrovano prigioniere del frustrante circolo vizioso che

le riduce in sovrappeso di cinque-venti chili (o più), senza energia, incapaci

di chiudere la lampo del loro abitino sexy e in preda alla disperazione.

È l’insulina la ragione per cui voi, come milioni di altre, non riuscite a

perdere peso? Lo capiremo insieme, ma io sono qui a dirvi che, a volte, per

dimagrire basta resettare questo ormone. Molte di voi, lo so, penseranno che

sto chiedendo l’impossibile. Se non riuscite a immaginare la vita senza

barrette di cioccolato nel cassetto della scrivania, nel vano portaoggetti

dell’auto, nella borsa, lo capisco: ci sono passata anch’io. Ma, per favore,
provateci solo per tre giorni. Perché, facendolo, infrangerete la vostra

dipendenza dagli zuccheri e vedrete i chili che se ne vanno.


Autovalutazione

L’insulinoresistenza è la ragione ormonale più comune del rallentamento

metabolico e dell’aumento ponderale femminile che incontro nella mia pratica

professionale. Per comprendere se anche voi rientrate in questa categoria, verificate

se alcuni di questi sintomi si applicano o si sono applicati negli ultimi sei mesi al

vostro caso.

Avete provato a smettere di mangiare dolci solo per scoprire che vi era

impossibile? Vi è difficile fare a meno di alimenti ricchi di carboidrati, come

cioccolato, gelato o patatine fritte?

Avete un indice di massa corporea superiore a 25? (per calcolarlo, vedi

Misura n. 2).

Avete un livello di insulina a digiuno superiore a 5 mUI/ml (microunità

internazionali per millilitro)?

Fate fatica a perdere peso? Lo acquistate facilmente?

Il vostro girovita all’altezza dell’ombelico misura 88 cm o più (per gli

uomini da 100 in su)?

La vostra glicemia è più alta del normale? O vi risulta che sia superiore a

85 mg/dl?

Quando rimanete senza mangiare per più di tre ore, rilevate nervosismo,

irritabilità, tremori?

Quando saltate un pasto, vi sentite spossate e/o irritabili?

Riscontrate in voi un craving di cose dolci? Gli zuccheri hanno su di voi

un effetto calmante?

Siete ipertese (pressione sistolica sopra i 140 o diastolica sopra i 90)? Vi è

stata riscontrata una cardiopatia o aterosclerosi?

Vi allenate tre volte a settimana o meno?

Vi è stata diagnosticata la sindrome da ovaio policistico, un’affezione che

contempla irregolarità del ciclo mestruale, acne, irsutismo e talvolta infertilità

e cisti ovariche?

Vi è stato detto che avete il colesterolo HDL (buono) e/o i trigliceridi

bassi?

Interpretazione dei risultati

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori è molto probabile

che siate insulinoresistenti e vi esorto ad affrontare al più presto questo

squilibrio ormonale, in quanto vi espone a un rischio significativo di

prediabete e diabete.

Se ne avete riscontrati quattro o meno, o se alcuni vi lasciano in dubbio,

potreste essere insulinoresistenti e vi consiglio di richiedere al vostro medico

un dosaggio ematico (sierico) del glucosio e dell’insulina a digiuno. Meglio

ancora, domandate un test glucosio/insulina nell’arco di due ore.


Potete ricalibrare il percorso dell’insulina in settantadue ore, seguendo le regole

del reset. Questa non è solo la mia opinione, è un dato di fatto suffragato da dati

1
scientifici rigorosi. Proprio così: potete entrare nelle grazie dell’intelligenza

metabolica in soli tre giorni. Allenerete l’organismo a essere la macchina brucia-

grasso che avete sempre voluto. La grazia vi spetta di diritto e, in oltre vent’anni di

pratica medica, ho appurato che viene concessa a chi se la conquista. Potete farlo

anche voi.
DALL’ARCH I V IO DELLA DOT TOR E SSA GOT T FR IED: JEANET T E, 60 ANNI.

Ha cominciato il reset ormonale in uno stato di profonda depressione, dormendo

appena, irritabile e senza energie. «Mi sentivo sull’orlo di un esaurimento nervoso.»

Con il primo reset ha perso 8 kg.

La fase più dura è stato il reset Niente zuccheri. «All’epoca ero capace di

‘spazzolarmi’ mezza crostata, ma il mio senso del gusto è cambiato e ora sopporto a

mala pena di mangiarne una fetta.»

Ha perso altri 8 kg al termine del programma.

Il suo girovita è passato da 91 a 78 cm.

«Ho comprato un misuratore della glicemia, pensando fosse uno spreco di denaro,

ma poi mi ha sconvolto scoprire che la mia glicemia a digiuno era 100-114. Oggi si

aggira intorno a 85.»

Con l’aiuto del medico, è riuscita ad abbandonare i farmaci che prendeva

(amlodipina e clortalidone).

Oggi: «Mi sento decisamente meglio, la mia mente è attiva e ho molta più energia.

Stento a credere quanto sia cambiata la mia vita. Sono tornata felice».
Ed ecco a voi... l’insulina

Gli ormoni sono una parte essenziale del sistema di comunicazione e

risposta intercellulare. Quando quel meccanismo si inceppa, insorgono vari

problemi. Nell’80% dei casi, come conferma la personale indagine che ho

condotto tra le mie pazienti, è coinvolto un aumento ponderale.

L’insulina e i suoi recettori combaciano perfettamente, come la chiave e

la serratura. Come sapere se tale perfetta corrispondenza non sussiste? Ecco

un test semplicissimo. Alzatevi la maglia e guardatevi la pancia: se la si

potrebbe scambiare per quella di Jennifer Aniston, la vostra insulina

probabilmente è a posto; se invece deborda dai leggings (o se il motivo per

cui indossate i leggings è che non ve la sentite di stiparla in un paio di

jeans), è ora di ricalibrarla e riportarla nel range desiderato.

L’insulina è in qualche modo il guardiano di molti altri ormoni del

metabolismo: per questo ho posto la fase Niente zuccheri al secondo posto,

dopo l’asso pigliatutto del No alla carne. Un’insulina elevata causa

dominanza estrogenica e innalza anche in modo preoccupante il

testosterone, il che può inasprire la resistenza al dimagrimento. Inoltre, è

imparentata alla leptina, l’ormone prodotto nelle cellule adipose e che dice

all’organismo: «Tesoro, metti giù la forchetta, adesso».

Come spiegherò al capitolo 5, infatti, la leptina invia un segnale di

sazietà mentre mangiamo, ma l’insulinoresistenza provoca un innalzamento

di questo ormone e porta in ultima istanza anche a una resistenza alla

leptina, per cui il segnale di sazietà non si manifesta. Per risolvere il

problema, occorre premere l’interruttore dell’insulina. Da ciò deriveranno

altri vantaggi: si miglioreranno i livelli di estrogeni conseguiti nella fase No

alla carne e si cominceranno a resettare testosterone e leptina.


Grassi «buoni», proteine sane e... carboidrati lenti

Nella fase Niente zuccheri, ridurrete in pratica queste sostanze e

adotterete un piano alimentare scarsamente glicemico. Ciò, si è dimostrato,

ricalibra i recettori dell’insulina impigriti e il testosterone, che tende a salire

all’aumento di stress e insulinoresistenza.

Detesto dirlo a voi amanti del pane, ma i carboidrati non sono essenziali

alla sopravvivenza. Gli alimenti necessari sono grassi (per esempio gli

omega 3) e proteine sane, che contengono alcuni aminoacidi fondamentali.

Ve lo ripeto, senza carboidrati si può vivere.

Ciò non significa che dobbiate eliminarli del tutto. Una severa

limitazione può in effetti innalzare la T3 inversa, ormone metabolico che

blocca i recettori tiroidei (vedi capitolo 7). Può inoltre aumentare la

produzione di ormoni dello stress come il cortisolo (vedi capitolo 6).

L’ideale è comportarsi come lo Stato svizzero: mantenersi in una zona

neutrale, mangiando carboidrati quanto basta per evitare problemi con la

tiroide e il cortisolo, ma non tanto da accumulare depositi adiposi. È quel

range intermedio che taluni chiamano «soglia dei carboidrati».

Cominciando il reset ormonale, limitate la vostra selezione ai carboidrati

a combustione lenta di origine vegetale, compreso il mezzo chilo circa di

verdure giornaliere, insieme a proteine sane, come crostacei, frutti di mare,

legumi, piccole porzioni di frutta secca e semi. Prendete dimestichezza con

la quantità di carboidrati in grammi che assumete. La zona neutrale varia da

persona a persona e molto ha a che vedere con la genetica e il grado di

insulinoresistenza dell’individuo, ma l’obiettivo, in vista di una perdita di

peso, si aggira su 20-49 g di carboidrati a combustione lenta al giorno.

Di come misurare quelli netti si è parlato al capitolo 2 (vedi). Prendete i

carboidrati totali assunti e sottraete il contenuto di fibre. Se, per esempio,

mangiate 170 g di asparagi al vapore, state assumento 6 g di carboidrati e

altrettanti di fibre. I carboidrati netti, perciò, sono pari a zero: 6 - 6 = 0.

Per maggiori informazioni, consultate la tabella che segue.


SOGLIA DI CARBOIDRATI NETTI

Quando si è insulinoresistenti, si tendono ad avere altri problemi

ormonali: «due disturbi al prezzo di uno», potremmo dire. Livelli insulinici

elevati fanno secernere alle ovaie più testosterone e inducono resistenza alla

leptina. Per fortuna, quando si comincia la fase di tre giorni Niente zuccheri,

migliorano anche gli altri squilibri relativi all’accumulo adiposo.

In effetti, un piano alimentare scarsamente glicemico, come risulta da


2
uno studio australiano, riduce altresì il testosterone e gli ormoni correlati

del 20%. Nell’indagine, un gruppo di dodici uomini ha adottato un

programma alimentare a basso carico glicemico (25% dell’energia da

proteine, 45% da carboidrati scarsamente glicemici). Entro sette giorni, la

loro insulina è migliorata e il testosterone, secondo l’indice degli androgeni


3
liberi, è calato in maniera significativa.
Dipendenza da zuccheri

I cibi ricchi di glucosio attivano i centri di appagamento del cervello:

una tempesta perfetta per le persone predisposte alla dipendenza alimentare.

Mangiano zuccheri con conseguente aumento della glicemia e calo della

dopamina nel cervello e, a lungo andare, vanno incontro a problemi della

comunicazione di questo neurotrasmettitore. Allora, hanno bisogno di più

zuccheri per elevare la dopamina e sentirsi «normali», oltre ad avvertire

sintomi da astinenza se li eliminano.

Le donne hanno il doppio delle probabilità di sviluppare una dipendenza


4
alimentare. Tendono a stare a dieta, a imporsi restrizioni e, d’altro canto,

ad abbuffarsi più degli uomini, il che può innescare a livello cerebrale un

meccanismo di alimentazione compulsiva. Cosa interessante, le donne con

le impennate ormonali maggiori in perimenopausa riferiscono i tassi più


5
elevati di cibo-dipendenza.
Conosciamo il nostro sabotatore interno

Da ragazzina pensavo che il buon senso fosse una cosa che viene con

l’età. Poi, diventando grande, ho capito che il discernimento era la capacità

di distinguere la mia voce interiore divina dal mio sabotatore interno, quella

del mio io dal richiamo dell’ingordigia.

Per le prossime ventiquattro ore, concentratevi sul vostro sabotatore

interno e sulle sue malefiche trame. Dedicate del tempo a sradicare gli

ostacoli mentali ed emotivi, le convinzioni e gli atteggiamenti che

potrebbero intralciare il vostro successo nel reset ormonale. Via via che

acquistate familiarità con lui, imparerete che la sua voce ha molti modi di

affiorare nella vostra vita. Che cosa vi dice? Quando il suo richiamo si fa più

forte? Ci sono altri metodi con cui potete affinare la vostra capacità di

intuizione riguardo a questo aspetto del vostro rapporto con il cibo? Ecco

l’esperienza di Doreen su cui riflettere:

«La mia voce ha un suo ritornello: ‘Puoi cominciare/ricominciare domani’.

Oggi so che allora mi serviva un motivo più grande di me stessa, per

impegnarmi. Non permetto più al mio sabotatore interno di dettare l’agenda con

la scusa del domani.» Doreen

Constatare come il disturbatore mina le vostre motivazioni è il primo

passo! In seguito, attueremo le strategie necessarie a zittirlo e sostituiremo il

suo sussurro molesto con fede, fiducia e convinzioni più in sintonia con il

vostro codice alimentare. L’aspetto sorprendente è che gran parte della gente

neppure si rende conto di avere quella voce interiore, finché non viene

indotta a rallentare per fermarsi ad ascoltarla. Le persone si bevono tutto ciò

che dice! Io sono qui per comunicarvi che il sabotatore è furbo... ma voi lo

siete più di lui. Con un pizzico d’introspezione, potrete cominciare a dirgli

che siete stufe delle sue storie e avete scelto un cammino più autentico verso

la salute.

In Emotional Freedom. Libertà Emotiva, Judith Orloff parla di quello

stato intuitivo tra la veglia e il sonno in cui si è talvolta assediati da sogni a

occhi aperti, fantasticherie negative o inquietanti. L’autrice invita a


liberarsene, ignorandole o insistendo, nel proprio intimo o ad alta voce, che
6
non sono reali. Applichiamo la stessa intelligente tattica al sabotatore!
Il problema dell’insulinoresistenza

L’insulina è uno dei sette ormoni fondamentali (gli altri sono estrogeni,

leptina, cortisolo, ormone tiroideo, testosterone e ormone della crescita),

che insieme determinano il metabolismo, ovvero con quanta

rapidità/lentezza bruciamo le calorie. Quando le cellule diventano

insulinoresistenti, l’organismo viene programmato per innalzare sempre più

i livelli di tale ormone. Ed è un problema, perché le concentrazioni

d’insulina sempre più alte non accelerano il metabolismo: al contrario, se

risultano cronicamente elevate segnalano che i circuiti di feedback sono

andati in tilt.

Il metabolismo, allora, rallenta in maniera inesorabile e di pari passo voi

ingrassate. Per questo può capitarvi di sentire le amiche che si lamentano di

aver ristretto l’apporto di cibo, aumentato il regime di attività fisica, adottato

una dieta di sopravvivenza a base di foglie di lattuga... senza essere riuscite

a perdere un chilo. Resistenza ormonale e feedback biologico sono le cause

alla radice del continuo aumento ponderale, del grasso addominale, delle

rughe, del senso di spossatezza, dei disturbi autoimmuni,

dell’infiammazione, del craving di zuccheri e persino delle malattie

croniche di molte donne.

Vi chiederete perché siamo programmate per diventare insulinoresistenti

quando mangiamo alcuni cibi in eccesso. Come molti problemi, la tendenza

all’aumento dei livelli d’insulina e al rallentamento del metabolismo deriva

dall’esistenza precaria dei nostri antenati, che dovevano riuscire a

immagazzinare energia sufficiente nei momenti di abbondanza, per tirare

avanti in quelli di carestia. Oggi, non solo la stessa strategia di

sopravvivenza non è più necessaria, ma si ritorce contro di noi. Come donna

impegnata a conseguire traguardi personali, posso risolvere una situazione

con le mie sole forze e suscitare una «carestia» fai da te; in altre parole,

sono capace di produrre insulinoresistenza nel mio organismo

semplicemente sentendomi troppo stressata.

Il solo modo di far regredire la resistenza e riprogrammare i livelli

ormonali è riparare e sviluppare nuovi recettori.


Quest’idea, però, non è stata ancora approfondita dalla medicina

ufficiale per varie ragioni. Alcuni dei dati sulla resistenza ormonale sono

molto recenti. Quelli che dimostrano come gli alimenti possano far regredire

i livelli di insulina vengono ignorati, a parer mio, perché affidano la

soluzione del problema alla sola nutrizione e gran parte delle facoltà di

medicina dedica ben poco spazio a questa branca (io, all’epoca, ho avuto

diritto a trenta minuti di lezione, non di più). In altre parole, non è che il

vostro medico non ve lo dica di proposito, è solo che c’è una mancanza di

formazione sull’argomento e di conseguenza un modo diverso di

approcciarvisi.

In definitiva, invertire l’insulinoresistenza con il modo in cui si mangia,

ci si muove, si pensa e si integra la propria alimentazione non è in linea con

gli obiettivi finanziari delle grandi industrie alimentari e farmaceutiche.

Queste corporation vogliono che mangiamo cibi confezionati, più

carboidrati di quanti ce ne occorrono e alimenti «supergustosi» (progettati,

cioè, con l’aggiunta di grassi, aromi e additivi che causano dipendenza)

affinché il nostro dottore ci prescriva tanti medicinali per i problemi che

derivano da questa stessa dieta.


Quando l’insulina diventa un bodyguard esaurito
Gli alimenti aumentano la glicemia. L’insulina l’abbassa, scortando il
glucosio, come una guardia del corpo, in tre diverse sedi dell’organismo.
Si tratta di un ormone regolatore, prodotto all’interno del pancreas, che
fa assorbire alle cellule il glucosio presente in circolo e lo trasporta nel
fegato, nei muscoli e nel tessuto adiposo. Quando funziona come si deve –
cioè non è troppa, né troppo poca – invia una piccola quantità di glucosio al
fegato, una grande (da usare come combustibile) ai muscoli, e una minima
(o nulla) ai depositi di grasso.
Se siete un esemplare umano perfetto, il vostro pancreas produrrà
proprio la giusta quantità di insulina che occorre per far innalzare e
abbassare la glicemia lentamente, entro un range ristretto (valori a digiuno
tra 70 e 85 mg/dl).
Quando però esagerate con alimenti zuccherini, il pancreas rallenta e,
alla fine, l’insulina diventa un bodyguard sfinito. Ed ecco che cosa lo
esaurisce: l’assunzione di troppi zuccheri provoca folli fluttuazioni, sia per
eccesso sia per difetto, cui l’ormone non riesce a tener dietro. Di
conseguenza, il pancreas continua a produrne sempre di più.
I livelli insulinici si impennano cronicamente e ciò prende appunto il
nome di insulinoresistenza.
La glicemia rimane alta, perché pochissimo glucosio viene scortato al
fegato e ai muscoli, e per lo più finisce immagazzinato come grasso: in
effetti il tessuto adiposo può espandersi, giungendo al quadruplo delle
dimensioni originarie, per alloggiare i depositi.
Ci sono vari modi in cui ristabilire il ruolo di bodyguard dell’insulina
senza ricorrere ai farmaci.
Mangiate alimenti che stabilizzino la glicemia, per esempio proteine
e grassi sani o carboidrati a combustione lenta. In questo modo
abbasserete i livelli d’insulina nel range desiderato ed è il modo più efficace
per attivare tale ormone (vedi Le regole della fase Niente zuccheri).
Svolgete attività fisica in modo che il fegato e i muscoli scheletrici
possano immagazzinare più glucosio e usarlo come combustibile (vedi
Esercizio fisico).
Assumete integratori che aiutino a risensibilizzare le cellule all’insulina
e a ripristinare il suo ruolo di bodyguard (vedi Integratori).
Le ragioni scientifiche del Niente zuccheri

Seguiamo il percorso di un boccone di torta, per comprendere dal punto

di vista scientifico come possa sfasarsi l’insulina. Di norma, assorbiamo il

boccone entrato in circolo nel sangue nella forma di uno zucchero, come il

glucosio. Un aumento del livello di glicemia – cioè della concentrazione di

glucosio nel sangue – induce il pancreas a produrre più insulina, che si

attacca alle cellule ed elimina lo zucchero dal circolo ematico, affinché sia

usato per produrre energia. All’inizio, l’ormone ha per lo più come obiettivo

muscoli ed epatociti.

In caso di insulinoresistenza, tuttavia, le cellule hanno una ridotta

capacità di reagire all’ormone: per compensare la minore sensibilità, il

pancreas ne secerne sempre di più, cercando di attirare l’attenzione dei

recettori cellulari esauriti. Concentrazioni insuliniche più elevate

determinano allora infiammazione, forti oscillazioni della glicemia e un

ritorno del senso di fame poco dopo il pasto. Quando la quantità di ormone

resta alta, noi cessiamo di essere una sottile, snella macchina brucia-grasso:

poiché le cellule non riescono ad assorbire normalmente il glucosio, il

fegato lo converte in adipe.

Per fortuna, l’insulinoresistenza è reversibile. Anche se vi sentite del

tutto in balia del vostro craving, io posso aiutarvi: quando eliminerete lo

zucchero, il desiderio spasmodico svanirà e l’insulina si normalizzerà.

Apportate questo cambiamento, così importante per voi.


7
Ricordate che lo zucchero dà una forte assuefazione. Io lo metto nella

stessa categoria di droghe come il crack e l’eroina. Prendiamo gli Oreo, per

esempio. Uno studio condotto nel Connecticut ha mostrato che i topi di

laboratorio alimentati con questi celebri biscotti li gradivano non meno di


8
cocaina e morfina; quando li mangiavano il loro centro cerebrale del

piacere – il nucleo accumbens – si accendeva come un albero di Natale: la

stessa area dell’encefalo che si attiva con la cocaina, appunto. Zuccheri e

coca stimolano entrambi la zona cerebrale che provoca l’assuefazione con

un neurotrasmettitore chiamato dopamina, noto per il suo ruolo nel

provocare piacere e soddisfazione. Le cavie da laboratorio coinvolte

nell’esperimento arrivavano persino a rompere il biscotto per mangiare


prima l’interno più dolce. Dubitate ancora di poter essere schiavi dello

zucchero? Una ricerca ha dimostrato che il 34% delle persone che tenta di
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dimagrire ha una dipendenza alimentare.

E i surrogati dello zucchero non se la cavano meglio. Un altro studio

induce a ritenere che la saccarina dia un’assuefazione otto volte superiore


10
alla cocaina.
Niente zuccheri: il reset dell’insulina in tre giorni

Cominciamo! Ricordate: la riprogrammazione in settantadue ore è un modo semplice

per gestire i sintomi cronici che vi affliggono, primo fra tutti l’accumulo adiposo. Ogni fase

richiede appena tre giorni per resettare i recettori ormonali del vostro organismo. Il

programma completo si compone di ventuno giorni, perciò, via via che inserirete i

cambiamenti di ogni singola fase, conseguirete benefici maggiori protraendo tali variazioni

per l’intera durata del piano. Il reset Niente zuccheri è una tessera fondamentale del puzzle.

L’esperienza clinica mi ha insegnato che ricalibrare l’insulina è l’azione più importante

che si possa intraprendere per dimagrire. Forse tentate invano di perdere peso da anni, da

decenni persino, e vi sentite senza speranza, impantanate in una situazione senza via

d’uscita. Non siete sole.

Dovete tagliare gli zuccheri. Ciò coinvolge i soliti sospetti, dalle torte ai biscotti, alle

merendine, alle bibite gasate. Se pensate di passare semplicemente a un’altra sostanza dolce

e in grado di creare dipendenza... spiacente: la prescrizione del reset Niente zuccheri

comprende anche i surrogati, con la sola eccezione della stevia. Leggete con attenzione le

etichette perché gli zuccheri vanno a cacciarsi nei posti più impensati e si nascondono sotto i

nomi più diversi. Con questa riprogrammazione mirerete a non più di 15 g al giorno, 10 in

meno dei 25 giornalieri attualmente raccomandati per le donne dall’organizzazione

statunitense non a scopo di lucro American Heart Association.

È più facile di quel che sembra. La ricerca conferma che i recettori dell’insulina si

possono «riparare» in settantadue ore. Se eseguiti in sequenza e senza soluzione di

continuità, i sette reset del programma risincronizzeranno il vostro intero organismo.

Le regole della fase Niente zuccheri da applicare ogni giorno

Seguite queste regole semplici, ma efficaci, per resettare l’insulina e proseguite con

l’applicazione di quelle già adottate al capitolo 3 (No alla carne).

1. Eliminate zucchero e surrogati. Sono da evitare, in quanto innalzano la glicemia:

zucchero bianco da tavola e di canna, miele, agave, sucralosio, sciroppo d’acero e

melassa. Il solo dolcificante ammesso è la stevia. Limitate l’apporto di carboidrati a

quelli «lenti», che non provocano impennate d’insulina: patate dolci, igname, zucca e

quinoa. Tenetevi alla larga dagli zuccheri nascosti in ketchup, salse e cereali

confezionati. Se è elencato tra i primi sei ingredienti di un prodotto, non compratelo e

attenzione agli zuccheri in forma liquida, dalle bibite gasate a quelle dietetiche, dai

succhi di frutta all’alcol.

2. Consumate ogni giorno circa mezzo chilo di verdura, in parte cotta e in parte

cruda. Se vi sta scappando la voglia di abbondare con gli ortaggi, vi esorto a non

smettere di mangiarne almeno 450 g al giorno. Potete persino farvi un’insalata a

colazione (non è strano come sembra) o preparare una frittata a base di uova e spinaci.

A pranzo e a cena prevedete un’insalata più una o due porzioni di verdure a foglia

verde. Il tutto ammonta già a circa sette porzioni! Il modo più facile per assolvere al

compito è cuocere al vapore ogni giorno una pentola piena di alimenti come: broccoli,

funghi, asparagi e peperoni e tenerli a portata di mano per realizzare megainsalate a

pranzo e a cena. Scegliete ortaggi scarsamente glicemici, a basso contenuto di amidi:

non il mais (che in realtà è un frutto se consumato fresco e viene considerato un

cereale nella versione secca) o altre verdure amidacee. Scegliete ortaggi scuri che

hanno un basso indice glicemico e sono ricchi di sostanze nutritive importanti. Spesso,
se possibile, è più conveniente farsi consegnare una cassetta di ortaggi bio da qualche

produttore locale. Io affetto i miei (cavolo riccio e acefalo, spinaci...) appena arrivano e

li conservo nel freezer in sacchetti per alimenti; poi, quando cuocio le mie verdure al

vapore, aggiungo gli ortaggi a foglia verde verso la fine oppure li uso per arricchire

insalate e frullati.

3. Mangiate proteine a ogni pasto. Da 110 a 170 g circa di pesce o pollo, quinoa o

legumi. Questi ultimi sono ideali, specie i magici fagioli cannellini, che contengono un

blocca-carboidrati. Mirate a consumare un totale giornaliero di 75-125 mg di proteine,

che corrisponde grosso modo a 25-45 g a ciascuno dei tre pasti.

Suggerimenti. Lenticchie (a cottura rapida), fagioli neri, borlotti, cannellini, pesce

(merluzzo, salmone, sgombro, sardine) e pollame bio d’allevamento a terra.

4. Mangiate almeno ogni quattro-sei ore. Se sentite il bisogno di uno snack e, a tre

ore dal pasto, mangereste anche una scarpa, soffrite di insulinoresistenza, instabilità

glicemica e avete assoluto bisogno di questo reset! Io sconsiglio gli spuntini a meno

che non siano del tutto necessari: l’obiettivo è ricalibrare i livelli insulinici. Se

avvertite l’esigenza di uno snack, potrebbe significare che non assumete proteine

sufficienti ai pasti. Se a quattro ore dal pasto vi sentite in ipoglicemia, bevete 240 ml di

acqua filtrata e impostate un timer a venti minuti. Provate ad applicare una o più delle

pratiche «Dalle cellule all’anima» descritte nei capitoli dal 3 al 10. Se, trascorsi i venti

minuti, morite ancora di fame, concedetevi dieci mandorle o noci.

5. Mangiate circa 70 g di frutta scarsamente glicemica (indice glicemico da 55 in

giù), come frutti di bosco, olive o avocado. Per il resto, bandite il fruttosio in ogni sua

forma, compresa la frutta ad alto indice glicemico, dalla banana al mango, all’uva (e

ovviamente al vino).

Suggerimenti. Avocado, frutti di bosco, cocco, olive.

6. Consumate i cibi più ricchi di nutrienti e della massima qualità possibile.

Concentratevi su verdure a foglia verde a basso indice glicemico, come cavolo riccio e

acefalo, tarassaco, spinaci e bietole.

7. Scegliete alimenti probiotici. I cibi fermentati contengono probiotici naturali o

batteri sani che possono davvero far compiere un salto di qualità al vostro stato di

salute. Non solo apportano microbi buoni all’intestino, sono anche veri e propri

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impianti di disintossicazione, specie per quel che riguarda i metalli pesanti. Quasi

tutte le culture hanno i loro alimenti fermentati: yogurt, kefir, miso e verdure come

crauti, sottaceti e kimchi.

Kimchi. In Corea il consumo medio di kimchi è di 40 kg l’anno! L’acido lattico

prodotto durante la fermentazione di questo alimento arresta la crescita di batteri

cattivi ed è utile nella prevenzione di affezioni come obesità, diabete, micosi, infezioni

delle vie urinarie e tumori stromali gastrointestinali.

Uno studio recente ha mostrato che migliora i livelli di colesterolo e di glicemia a

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digiuno. Dal punto di vista nutrizionale, è povero di calorie e carboidrati, ma

contiene un’elevata quantità di fibre, vitamina A, C e minerali come calcio e ferro.

MENÙ TIPO
Ecco un menù tipo per riprogrammare l’insulina. Per le informazioni nutrizionali si

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rimanda alla sezione Note.
Integratori

In fatto di reset dell’insulina, concordo con Ippocrate: il cibo è la

miglior medicina. Esercizio fisico e integratori, tuttavia, possono aiutarvi a

compiere un salto di qualità, mentre ricalibrate questo ormone nella fase

Niente zuccheri. In quanto medico qualificato, non mi affido certo al

«sentito dire» per quel che riguarda i supplementi alla dieta. Gli integratori

che prescrivo hanno un vasto corpus di dati scientifici a sostenerne l’uso.

Tra i più utili a riprogrammare l’insulina ricordo l’acido alfa lipoico, la

berberina, il cromo, il fieno greco, la cannella, la karela (o «melone

amaro»), i probiotici, il vanadio e altri. Tuttavia, l’integrazione che trovo più

utile in questa fase è quella che affronta l’aspetto del craving di zuccheri con

una combinazione di L-tirosina e 5-HTP. Apprezzo molto la tirosina, perché

favorisce la concentrazione e riduce la brama di zuccheri. È un aminoacido

– un «mattoncino di costruzione» delle proteine – e dà la lucidità mentale e

l’energia che le persone cercano di solito negli zuccheri, senza però i loro

effetti collaterali. È un precursore della dopamina, il neurotrasmettitore di

concentrazione e piacere, e coadiuva la riduzione degli ormoni dello stress.

Anche il 5-HTP è un aminoacido, precursore di serotonina e melatonina, le

sostanze del buon umore. Raccomando una dose di tirosina da 500 a 1.000

mg, di 5-HTP da 50 a 100 mg. Tutti e due andrebbero assunti un’ora prima

di colazione e cena.
Dalle cellule all’anima

Le mie pazienti sanno che, quando si rivolgono a me, devono aspettarsi

ben più di una ricetta medica. Ho ascoltato migliaia di donne dirmi che si

sentivano spossate, esaurite e sovraffaticate. Il nesso, nella mia pratica

clinica, appare del tutto lampante e viene suffragato dalla scienza: lo stress

cronico non trattato alimenta l’insulinoresistenza. Ciò significa che

dobbiamo sostituire tale circolo vizioso con quello virtuoso della cura di sé,

che non coinvolga solo l’alimentazione ma anche i pensieri.

Come istruttrice di yoga, ritengo che coltivare emozioni positive e

relazioni profonde sia una parte essenziale del mantenimento di un corpo

sano (mens sana in corpore sano). Ma la mia visione supera il semplice

rilassamento e abbraccia una condizione denominata «coerenza», termine

fondamentale nella filosofia dell’HeartMath, un istituto no profit di

formazione per la gestione dello stress situato a Santa Cruz, in California.

La coerenza è un potente stato psicologico che va oltre il relax e

favorisce una guarigione piena e ottimale. Quando lo si raggiunge, si

acquista la capacità di trasformare le negatività come rabbia, stress,

depressione e ansia. Inoltre, si è rilassati ma anche energici e consapevoli,

molto reattivi, flessibili e «in zona» (cioè nel range di valori ottimali di

cortisolo, glucosio e insulina).

La scienza dimostra che il modo migliore per normalizzare i livelli di

stress è sincronizzare le due metà del sistema nervoso – il sistema simpatico

(combatti-o-fuggi) e il parasimpatico (riposo-e-digestione) – raggiungendo

la coerenza che può significativamente abbassare il cortisolo e ridurre la

glicemia.

Ecco una pratica volta a generare con rapidità uno stato di coerenza,

applicando una versione dei metodi promossi dall’istituto.


Coerenza rapida

Step 1. L’attenzione sul cuore. Concentratevi sul vostro cuore, al

centro del petto.

Step 2. L’attenzione alla respirazione. Immaginate che il vostro

soffio vitale sia un flusso in entrata e in uscita dal cuore. Fate respiri

profondi, lenti e costanti: inspirate per cinque secondi e lasciate che il

ventre si espanda lievemente, poi espirate per lo stesso lasso di tempo

facendo sì che l’addome si contragga leggermente verso la colonna

vertebrale. Continuate con lo stesso andamento per alcuni minuti: vi

sentirete assai più calme ed equilibrate.

Step 3. La sensazione del cuore. Attivate un ricordo positivo,

andando a un momento in cui vi siete sentite in pace e in equilibrio

(con una persona cara o un animale domestico, trascorrendo del tempo

in mezzo alla natura o ascoltando la vostra musica preferita...). Una

volta messa in moto, trattenetela per la durata di dieci respiri.

Continuate ad alimentarla e, lentamente, a sentirla pervadere il vostro

intero corpo fino al cuore.


Esercizio fisico

Quando si opera il reset dell’insulina, occorre bruciare una certa

quantità di calorie al giorno per ottimizzarne i benefici. Io raccomando il

burst training, durante il quale ci si allena al ritmo abituale (marcia, corsa

leggera, pedalata in bicicletta) per cinque minuti di riscaldamento, poi si

accelera al massimo dello sforzo per trenta secondi, quindi si recupera di

nuovo al ritmo iniziale per due minuti. Ripetete un totale di sette cicli di

sprint da trenta secondi. È dimostrato che questo tipo di attività riduce

l’insulina ed eleva l’ormone della crescita, un’importante «fonte di

giovinezza» del metabolismo, che tratteremo al capitolo 8.


Test

Consiglio un esame della glicemia a digiuno ogni mattina per verificare i

vostri progressi. Se è vero che ci vuole un po’ di pratica, vi suggerisco di

imparare a eseguire il test e utilizzare i risultati come importante feedback

(vedi Misura n. 6).

Se avete una glicemia normale (tra 70 e 85 mg/dl), eseguitelo una volta

a settimana e rilevate i valori postprandiali (usate poi la stessa tecnica per

ricontrollarli due ore dopo un pasto).

Se l’idea di pungervi il polpastrello vi fa salire gli ormoni dello stress,

chiedete al vostro medico di farvi misurare il glucosio e l’insulina a digiuno

presso un ambulatorio locale. Anche in questo caso l’obiettivo è il range

ottimale 70-85 mg/dl per il glucosio e un’insulina a digiuno di 5mUI/ml. Il

vostro dottore, forse, preferirà richiedere un esame più completo detto test

orale di tolleranza al glucosio (OGTT), che è un po’ tedioso, ma più preciso

nella diagnosi di pazienti con prediabete e diabete.

Ho riportato gli intervalli ideali dei test legati all’insulinoresistenza

(vedi sezione Risorse). Al vostro medico, probabilmente, è stato insegnato a

riferirsi ai range «convenzionali», che derivano dai dati di laboratorio e

comprendono valori relativi al 95% della popolazione (vengono esclusi il

2,5% più alto e il 2,5% più basso). In altre parole, parafrasando

l’agopuntore e scrittore Chris Kresser, questi valori «normali» sono solo

frequenti, non ottimali. Vorrei che consideraste vostro obiettivo l’intervallo

«ottimale» indicato nella tabella.

Registrate i valori glicemici sul diario e ricordate che anche gli individui

normopeso hanno problemi di glicemia instabile. Io ho riscontrato che le

donne regrediscono in fretta da una condizione di prediabete con il reset

Niente zuccheri e le cifre lo dimostrano: la glicemia media a digiuno scende

da 104 a 83 mg/dl, che è la normalità!


I commenti dei resetter

«Ho eliminato il craving degli zuccheri! Ho scoperto, inoltre, che reagisco

allo stress in modo diverso. Lo sento arrivare, lo avverto e lo supero: non è più

in grado di tenermi in suo potere. La libertà da zuccheri e stress è stata il

cambiamento che speravo... Ed è accaduto in modo così fluido.» Sophia

«Esattamente quel che mi ci voleva per spezzare il circolo vizioso della

dipendenza alimentare. Già prima sospettavo che caffeina e zuccheri

scatenassero in me quella spirale malsana, ma ora lo so per certo. È una

splendida sensazione sbarazzarsi dell’attaccamento emotivo al cibo,

interrompere il vortice del craving, perdere un po’ di grasso tossico e sentire

che l’ansia cede il posto alla calma.» Kasie

«La bilancia dice che sono scesa di quasi quattro chili e mezzo. I mal di

testa dovuti all’astinenza da zuccheri sembrerebbero scomparsi e, cosa più

importante, mi sento... più felice! Ora devo migliorare la qualità del sonno!»

Jennifer

«Lo zucchero è la mia nemesi, quindi mi ha praticamente sconvolto

svegliarmi la mattina sentendomi meglio rispetto agli ultimi due anni! Energia e

chiarezza di pensiero. Mi è persino tornata la voglia di andare a correre! Che

giorno splendido!» Amy


Conclusione

Sono entusiasta al pensiero che comincerete la fase Niente zuccheri per

ricalibrare l’insulina. Con questo metodo di comprovata efficacia per

perdere peso, smetterete di subire gli effetti a cascata generati da forti

oscillazioni della glicemia, desiderio spasmodico di zuccheri e aumento del

grasso addominale. Scoprirete che questo è uno dei vostri passi più

importanti verso il reset degli ormoni.

Quando si è insulinoresistenti, infatti, si tendono ad avere disturbi

ormonali di vario tipo. Le cellule producono anche una maggiore quantità di

estrogeni cattivi e si sviluppa una leptino-resistenza. Livelli insulinici elevati

inducono le ovaie a secernere più testosterone del normale (ricordate che

uno squilibrio di questo particolare ormone impedisce di perdere chili:

dev’essere presente in un quantitativo neutro, né troppo alto, né troppo

basso). Per fortuna, quando si comincia questo reset, anche gli altri squilibri

legati all’accumulo adiposo migliorano.

Ho imparato negli anni che, anche se è difficile, dobbiamo volere le cose

che sono buone per noi. Potreste trovare impegnativo vivere senza il vostro

calice serale di vino bianco o il gelato a fine pasto, ma quando vi

accorgerete di sentirvi più energiche e di perdere peso velocemente, sono

certa che troverete la necessaria motivazione. Il corpo è lo scrigno della

vostra anima e alcuni – come me, per esempio – considerano un dovere

sacro alimentare entrambi con il nutrimento migliore. Se i cibi si possono

considerare informazioni per il vostro DNA, allora gli zuccheri danno

all’organismo i consigli sbagliati. Non sto dicendo che dovete privarvi per il

resto della vita di una fetta della torta di compleanno del vostro bambino o

di un pezzetto di cioccolato amaro dopo una bella cena. Ma il consumo

quotidiano di zuccheri raffinati equivale a fumare due pacchetti di sigarette

al giorno: causa diabete e prediabete, che possono creare le premesse per un

futuro di cardiopatia, ipertensione e cancro.

Pur con tutta l’importanza che attribuisco all’eliminazione di zucchero e

carboidrati raffinati, anche se sgarrate, dovete essere indulgenti con voi

stesse: le donne ambiziose tendono a imporsi standard di perfezione

irraggiungibili. Prendendo in prestito una celebre frase del presidente Harry


Truman, «Un’azione imperfetta è meglio di una perfetta inerzia». Se uscite

di strada, fate le riflessioni del caso e poi tornate subito in carreggiata.

Se si considera la visione a lungo termine anziché la gratificazione

istantanea, si crea integrità. Che si creda o meno in Dio, o si persegua una

più generica «Sorgente», un «Sé più alto», il risultato non cambia: il cibo è

il portale attraverso cui raggiungere l’integrità in molti altri ambiti

dell’esistenza, dalla mente al corpo, allo spirito, alle finanze, ai rapporti

umani. Quando si compie la scelta di fare ciò che è necessario per

mantenersi sani, si invia al corpo un messaggio potente: gli si dice che

merita il meglio.
Zero frutta

RESET DELLA LEPTINA. GIORNI 7-9

OR A che, con i due reset precedenti, avete compiuto i passi più

difficoltosi della rinuncia alla carne e agli zuccheri, siete pronte a restringere

il ricorso al fruttosio, la particolare sostanza che dolcifica frutta, miele,

bevande sportive e quasi tutte le bibite gasate. Questa riprogrammazione sarà

semplice, ve lo garantisco! E la buona notizia è che i primi tre reset insieme

sono già la combinazione vincente per portare dalla vostra parte gli ormoni

metabolici più importanti: estrogeni, insulina e leptina.


Forse adorate quella piccola riserva di albicocche essiccate, che contiene

diciassette volte la quantità di fruttosio dello stesso alimento fresco. È lo

zucchero che si trova naturalmente nella frutta, ma viene anche aggiunto a

cibi elaborati per conferire gusto e come conservante. Una sua forma nota è

lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio.

Il consumo di questo zucchero è sempre alto nella dieta occidentale e si

ricollega a problemi con l’insulina e con un altro ormone, la leptina,

incaricato di trasmettere il senso di fame. Quando si è sovrappeso e/o si

hanno alterazioni della glicemia, il fruttosio può rivelarsi dannoso nel caso di

un apporto calorico troppo elevato. È più dolce del 73% rispetto al normale
1
zucchero da tavola, il che lo rende parecchio appetibile e ne incoraggia un

consumo eccessivo. Viene, inoltre, elaborato in modo diverso dall’organismo.

Quale sia il quantitativo da considerare di troppo è ancora una questione

dibattuta e dipende, comunque, dal metabolismo individuale, da ciò che si

mangia (o stramangia), da genetica, condizioni fisiche e quantità di

allenamento.

Nella mia esperienza medica, ho riscontrato che venti grammi o meno al

giorno sono l’ideale per un reset e in questo capitolo vi mostrerò come

raggiungere tale risultato.

Perché limitare il fruttosio? È molto probabile che ne stiate consumando

troppo, perché il 75% degli alimenti hanno zuccheri aggiunti in varie forme

e, secondo alcuni esperti, essi costituiscono la ragione primaria per cui si


2
ingrassa. Se mangiamo piccole quantità di fruttosio e la nostra glicemia è

normale, non ci sono problemi, ma se ne assumiamo troppo, il fegato non

riuscirà a elaborarlo in misura tale da permettere all’organismo di usarlo

come combustibile. Verrà dunque convertito in grasso, immesso in circolo

sotto forma di trigliceridi e depositato come adipe nel fegato e in altre sedi
3
addominali. Tra gli altri disturbi da sovraccarico di fruttosio figurano
4 5 6
insulinoresistenza, leptino-resistenza e declino cognitivo.

L’eccesso di fruttosio è come l’ultimo scivolo di un parco acquatico in

una calda giornata d’estate. Quando ci sono troppi ragazzini in coda, risulta

congestionato: i bambini si fanno impazienti, saltano la fila o si buttano in

acqua senza aspettare.

Risultato? Il caos totale, che, nei termini dell’organismo, significa

ingrassare.
Avete problemi anche voi con l’aquapark del vostro corpo, ovvero con

l’eccesso di fruttosio e, di conseguenza, con la leptino-resistenza?

Scopriamolo proseguendo la nostra indagine e verifichiamo se quello

leptinico è il vostro squilibrio dominante.


Autovalutazione

Rispondete al test per verificare se state assumendo quantità eccessive di

fruttosio e se avete problemi con la leptina, un importante ormone regolatore del

grasso corporeo. Riscontrate o avete riscontrato negli ultimi sei mesi...

Aumento ponderale in menopausa, specie all’altezza del girovita?

Eccesso di adipe sotto la pelle che ricopre i tricipiti (i classici cuscinetti

sotto le braccia)?

Episodi di sudorazione anomala o copiosa rispetto a dieci o venti anni fa?

La tendenza ad abbuffarvi, specie nel tardo pomeriggio? A mangiare dopo

cena?

L’abitudine a saltare la colazione o ad attendere un’ora o più dopo il

risveglio per mangiare?

Peso esagerato o obesità (indice di massa corporea superiore a

venticinque)? Questa voce conta per due se siete sovrappeso di oltre tredici

chili.

Problemi articolari (dolori e usura delle articolazioni, borsite, artrite)? O

il vostro medico ha accennato all’opportunità di un trattamento chirurgico a

ginocchio, anca o spalla?

Senso di spossatezza dopo l’esercizio fisico e difficoltà a riprendersi del

tutto?

Trigliceridi alti o comunque superiori a 100 mg/dl?

Una diagnosi di sindrome metabolica o insulinoresistenza (cinque o più

tra i sintomi elencati all’inizio del capitolo 4)?

Una passione smodata per succhi di frutta o bibite, con una inclinazione

ad assumerne più di una porzione al giorno?

Un forte appetito, talvolta insaziabile?

Valori alti di T3 inversa? È un ormone metabolico che aumenta in caso di

leptino-resistenza e blocca la funzionalità della tiroide.

Interpretazione dei risultati

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori siete assai

probabilmente leptino-resistenti e vi invito ad affrontare questo squilibrio

ormonale in quanto vi espone a un rischio significativo di eccesso alimentare,

obesità, prediabete e diabete. Se la leptina è il colpevole, l’abbasseremo

tagliando il fruttosio secondo le modalità indicate nel presente capitolo e voi

dimagrirete.

Se ne avete riscontrati quattro o meno, o se alcuni vi lasciano in dubbio,

vi raccomando di limitare il fruttosio per valutare l’effetto che ciò avrà su

peso e oscillazioni dell’umore.

Secondo il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), gli


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americani consumano annualmente più frutta rispetto agli anni Cinquanta.
Oggi, inoltre, la frutta prodotta con sistemi industrializzati contiene quantità

sempre maggiori di fruttosio. Duecento calorie di mela cruda, ormai,

contengono venticinque grammi di fruttosio: assai più delle microquantità


8
che la mia bisnonna assumeva dallo stesso frutto cent’anni or sono. State

mangiando troppa frutta «pompata»?

Se si consumano i carboidrati sbagliati in quantità eccessiva, il fruttosio

può debilitare ulteriormente la biochimica dell’organismo. Leggendo il

capitolo, scoprirete il legame potente tra questo zucchero e la leptino-

resistenza. Tale ormone (insieme all’insulina) smorza l’appetito, regola la

fame e determina la quantità di grassi bruciati.

Quando si mangia troppo fruttosio, i livelli di leptina salgono

eccessivamente e voi non solo ingrassate, ma vi sentite voraci. La mia

bisnonna e gli altri della sua generazione consumavano circa quindici

grammi di fruttosio al giorno da frutta selvatica, ricca di fibre, e il tutto

creava nell’organismo un «parco acquatico» sereno e bene organizzato. Oggi

il consumo medio nazionale di fruttosio è più che triplicato, soprattutto


9
negli adolescenti. Il nostro DNA non è concepito per gestire tali eccessi,

perciò il fruttosio extra rende indisciplinati i ragazzini del nostro parco

acquatico, i livelli di leptina aumentano e ne risulta il disastro, nell’aquapark

dell’organismo come sulla bilancia. La verità è che il fruttosio non

rappresenta solo un piccolo sfizio: è una minaccia alla salute pubblica che fa

ingrassare o impedisce di dimagrire; per questo eliminarlo può dar luogo a

cambiamenti radicali in brevissimo tempo.


Classifica dei dolci inganni

Idee confuse sui vari tipi di zuccheri? Di seguito trovate una tabella

riassuntiva che potrà guidarvi. Il suffisso comune «-osio» significa appunto

«zucchero» o «carboidrato».

Il glucosio. Si trova nella linfa e nella frutta, non ha un sapore dolce

come si potrebbe ritenere, perciò viene aggregato al fruttosio prima di

essere aggiunto agli alimenti come dolcificante.

Il fruttosio. O zucchero della frutta, è due volte più dolce del

glucosio. Da solo causa malassorbimento in molte persone, perciò viene

abbinato al glucosio quando è usato come dolcificante in cibi e bevande.

Il saccarosio. È lo zucchero bianco da tavola. Contiene una

molecola di fruttosio legata a una di glucosio.


Introduzione alla leptina

Quando si è sani, con un indice di massa corporea ideale e una

composizione normale del tessuto adiposo, la leptina funge da soppressore

dell’appetito. Quando si è mangiato abbastanza, essa segnala al cervello che

bisogna smettere di alimentarsi (me la immagino mentre dice: «Basta. Sei

soddisfatto, ormai!»).

Purtroppo, se si è sovrappeso (con un indice di massa corporea

superiore a venticinque), le cellule adipose producono leptina in eccesso e i

recettori di questo ormone non riescono a tenere il passo con il feedback o a

ripristinare la stabilità (la cosiddetta omeostasi). Penserete forse che una

maggiore produzione di leptina dovrebbe inibire l’appetito: in realtà,

avviene esattamente l’opposto. Per la serie «le ingiustizie della vita»,

quando è bombardato dai segnali leptinici provenienti da troppe cellule

adipose, il cervello fa barriera per non andare in tilt. Risultato: i livelli di

leptina seguitano a salire, i recettori smettono di funzionare, l’organismo

non riceve il segnale leptinico, voi non vi sentite sazie e continuate a

mangiare i cibi sbagliati, generando dipendenze e accumulando chili. Il

vostro organismo diventa leptino-resistente proprio come può diventarlo

all’insulina (le cellule di fegato, pancreas, tessuto adiposo e cervello sono

insensibili ai normali segnali inviati da quell’ormone) e mentre lui tenta

strenuamente di attuare le necessarie correzioni fisiologiche, voi continuate

a ficcarvi in bocca gli alimenti peggiori, sperando che la cosa si risolva da

sé.

Quasi tutte le donne sovrappeso si ritrovano in uno stato di fame

percepita, indotto dalla leptino-resistenza, e persino quelle normopeso

possono avere uno squilibrio leptinico. Sono le cosiddette «false magre».

Nella mia pratica clinica ho riscontrato che molte pazienti erano leptino-

resistenti. Il loro problema non era la mancanza di forza di volontà, ma una

fame chimica, o meglio «ormonale». Questo disturbo è alla base del craving

di carboidrati, dell’aumento dell’appetito, dell’eccesso alimentare e,

paradossalmente, dà al cervello l’impressione che stiate morendo di fame. È

come un termostato rotto: il sistema avverte che la stanza è fredda anche se

fa caldo. Quando funziona come deve, la leptina può essere la migliore


alleata del dimagrimento, perché normalizza l’appetito e inverte la tendenza

all’accumulo di grasso, ma quando c’è qualcosa che non va, diventa il vostro

peggior nemico!
Come funziona

La leptina è la custode del grasso corporeo. Prodotta dalle cellule

adipose, regola il senso di sazietà e il mantenimento di una massa corporea

magra. Quando mangiamo questo ormone viene fabbricato e rilasciato dalle

cellule adipose, quindi, attraverso il circolo ematico arriva all’encefalo,

dove, in circostanze normali dice all’ipotalamo (area cerebrale incaricata di

sovrintendere all’appetito) che siamo sazi e possiamo smettere di nutrirci.

Quando, però, il metabolismo è difettoso e la leptina non opera come si

deve, la comunicazione tra intestino e cervello diviene difficoltosa. Se siete

sovrappeso, invece di reagire a livelli leptinici più elevati con il cervello che

dice «basta», scoprirete che il senso di sazietà non si manifesta. Il modo

migliore per riportare la leptina sotto controllo, in maniera che regoli

appetito e accumulo adiposo come stabilito dalla natura, è ridurre quasi del

tutto il fruttosio e mangiare più proteine sane: il beneficio è che brucerete

più grassi e vi sentirete piene, consumando la giusta quantità di cibo.

Il nome «leptina» deriva dal greco leptos che significa «sottile», ma

quando si è resistenti a questo ormone, avviene l’opposto: si ingrassa. La

leptina è sorella dell’insulina e lavorano insieme. Avete ricalibrato

quest’ultima con il reset Niente zuccheri: ora potete dedicarvi

all’azzeramento della leptina.


Le ragioni scientifiche del Zero frutta

Quando ero piccola e mi prendevo un raffreddore, andavo a casa di mia

nonna, mentre la mamma era al lavoro. Lei mi lasciava guardare le soap,

intanto mi preparava una spremuta d’arancia e me ne versava un bicchiere

dopo l’altro, dicendo che conteneva vitamina C e che mi avrebbe fatto

sentire meglio. Da adulta, ho imparato che le verdure sono una fonte di

vitamina C assai migliore e che due bicchieri di succo d’arancia forniscono

circa venti grammi di fruttosio. Forse è la versione sintetica di questo

zucchero che ha rovinato la capacità dell’organismo di elaborarlo. Finché

non avremo riassestato il vostro metabolismo, sarà opportuno limitare il

consumo di fruttosio, perché sono le quantità a renderlo dannoso.


Leptino-resistenza: come devasta l’organismo

Per far funzionare in modo corretto la leptina, il corpo ha bisogno di farla

circolare liberamente. Quando, però, i trigliceridi sono elevati, bloccano il

messaggio ormonale nell’encefalo. È come la musica alta. I trigliceridi sono

il «frastuono» che impedisce al cervello di fare la scelta giusta in merito al

cibo! Il solo modo per permettere alla leptina di muoversi senza ostacoli è

abbassare il volume, i trigliceridi: l’ideale sarebbe sotto i 50 mg/dl. Già

ridurli a meno di 100 mg/dl, tuttavia, è un buon inizio.

In più, la leptino-resistenza condiziona i sistemi di difesa e riproduttivo.

E quando il primo è compromesso, insorge la flogosi. La leptina ha un ruolo

primario nell’infiammazione di bassa intensità, che non si spegne nelle

persone sovrappeso; la resistenza a questo ormone compromette la fecondità

e indebolisce le ossa.

Uno squilibrio leptinico può causare dolore e degenerazione articolare, in

quanto accelera la rottura della cartilagine. I livelli di tale ormone nel sangue

corrispondono a quelli presenti nelle articolazioni: più sono elevati, maggiore

è il danno potenziale.

Il nesso tra fruttosio, resistenza all’insulina e alla leptina e problemi

epatici è forte, ma siamo appena agli inizi nel comprenderne i motivi. Se

occorrono ancora studi randomizzati a dimostrare che il fruttosio ne è la

causa, si vanno accumulando dati a sostegno dell’opportunità di tenersi alla

larga dagli zuccheri in forma liquida, come i succhi di frutta, nonché da

qualunque fonte di fruttosio che non sia ricca di fibre. Ciò significa evitare le

bibite gasate (anche dietetiche), gli energy drink, pane, cereali, barrette

energetiche, yogurt ai gusti della frutta e condimenti.

Ecco altri fattori che causano e/o peggiorano la leptino-resistenza.

Troppo fruttosio. Mangiare questo monosaccaride in eccesso (più di

venti grammi al giorno) espone a un notevole rischio di leptino-

resistenza, perché tale zucchero viene metabolizzato dal fegato, un


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importante regolatore di peso e appetito. Io vi insegnerò quali cibi lo

contengono e, durante il reset, eviterete di mangiarli.


Ritmo circadiano scorretto. La leptina può sfasarsi quando si altera

il delicato ma importantissimo ritmo circadiano a causa di una

dipendenza da caffeina, alcol o zuccheri. Eliminare tali sostanze

consente all’organismo di tornare al suo ritmo normale.

Carenza di sonno. La leptina è influenzata anche dalla mancanza di


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sonno, effetto cumulativo di un riposo notturno insufficiente. Alcuni

studi mostrano un legame tra l’aumento di peso, la mancanza di riposo


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notturno e l’insulinoresistenza. Inoltre, il deficit di sonno favorisce il

disordine alimentare e l’incremento ponderale nelle donne, troppo


13
stanche per compiere le giuste scelte nutrizionali. In altre parole,

dormite per le sette-nove ore necessarie al vostro organismo! Anche se

vi sembra di riuscire a tirare avanti riposando poco, ci sono buone

probabilità che non sia così: solo il 3% della popolazione ha un gene

che gli permette di essere efficiente con meno ore di sonno al suo attivo.

«Smettetela di voler essere donne di Tipo A!» ammoniva Arianna

Huffington, cofondatrice dell’Huffington Post, in un intervento al TED

del 2011, riferendosi alla tipica personalità da carrierista. Lei, dopo

essere svenuta per la spossatezza, rompendosi uno zigomo, è diventata

un’accanita sostenitrice dell’importanza di una buona notte di sonno.

Spegnete la tv, fatevi un bagno caldo, leggete un libro rilassante e

impegnatevi ad andare a letto presto.

Quando si perde peso, la resistenza all’insulina e alla leptina possono

risolversi, ma è anche possibile che si rimanga sensibili a questi importanti


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ormoni metabolici, finendo persino per riacquistarlo. Per questo motivo,

ricalibrare gli ormoni usando il mio metodo in settantadue ore è un aspetto

così fondamentale della vostra strategia dimagrante.

Il fruttosio è potenzialmente rischioso se si hanno problemi di glicemia.

È la fonte numero uno di zuccheri nella dieta ed è una molecola responsabile

dell’assuefazione ai dolci. L’aumento del suo consumo è correlato a obesità,

diabete e a un disturbo del fegato denominato steatoepatite non alcolica, che

oggi colpisce un occidentale su tre. Voglio però invitarvi a non demonizzare

sempre e comunque tutta la frutta: il tema è assai più sfaccettato.

Ecco come la vedo io: le verdure sono la medicina migliore per guarire

gli squilibri ormonali che disturbano il metabolismo. Quando gli esperti

dicono alle donne di mangiare da sette a nove porzioni di verdura e frutta al


giorno, molte di quelle sovrappeso tendono semplicemente ad aumentare

quest’ultima... e non dimagriscono. Ciò perché il disturbo glicemico esistente

– e che si riscontra in gran parte della popolazione femminile – rende il

fruttosio un problema. Se siete magre e avete un’alimentazione nella norma,

in assenza di disturbi della glicemia, la frutta non è controindicata. Per tutte

le altre, ci sono mille sfumature di grigio, dal limitarne il consumo,

all’evitare i succhi fino all’abolire in toto il fruttosio. Quando il metabolismo

viene ripristinato, se ne può mangiare di più senza produrre un incremento

ponderale, ma è comunque bene aver presente la casistica pro e contro questo

zucchero.
Siete «false magre» e con uno stato di salute non ottimale?
Se siete normopeso, non è comunque detto che la vostra salute sia in
perfette condizioni. Potreste essere delle «false magre», termine usato per
descrivere individui di peso regolare ma con un aumento della massa
adiposa.
È un problema di composizione corporea: la massa grassa è eccessiva
rispetto al tessuto muscolare e la preponderanza di adipe potrebbe essere
un fattore di malattia.
Per intenderci, le false magre sembrano sottili, ma hanno scarsa
definizione muscolare. Possono apparire in forma con una t-shirt, ma nude
rivelano un ventre adiposo. Al tocco non si avverte tessuto muscolare
sodo, negli spazi tra la pelle e le ossa, ma si sprofonda in un cuscinetto. Si
tratta dunque di persone minute che hanno però una massa grassa
ingente, soprattutto in corrispondenza del girovita, e scarsa massa
muscolare; queste sono a rischio delle stesse patologie che minacciano gli
obesi: prediabete, diabete, cardiopatie e sindrome metabolica.
La definizione medica ufficiale della loro condizione è «obesità
normopeso», che, in parole povere, significa: «Tesoro, potrai sembrare a
posto a un’occhiata dall’esterno, ma dentro hai troppe cellule adipose
(specie intorno al girovita) e non abbastanza tessuto muscolare».
Incredibile a dirsi, questi soggetti possono avere tassi di mortalità che sono
addirittura il doppio di quelli delle persone sovrappeso o obese. 15
Come sapere se ricadete in questa categoria? La quantità ottimale di
grasso corporeo è compresa tra il 20 e il 28% (14-20% negli atleti). Le
donne snelle e in buona forma fisica hanno una percentuale di grasso
corporeo pari al 21-24%. Dal 32% in su, secondo l’American Council on
Exercise, un individuo è ritenuto obeso. 16
Proprio come l’insulinoresistenza può interessare sia i grassi sia i magri,
entrambe le categorie possono incorrere nella leptino resistenza, benché le
percentuali d’incidenza siano più elevate nel caso degli obesi.
La causa profonda di tale alterazione chimica in persone magre,
sovrappeso o obese è l’infiammazione.
È come se le cellule del vostro organismo abitassero in un quartiere
cittadino malfamato dove il fruttosio in eccesso non fa che esasperare la
situazione. I soggetti con livelli minimi di infiammazione tendono a essere
magri, con un umore più stabile e un corretto equilibrio ormonale.
Le donne hanno maggiori probabilità di essere «false magre» rispetto
agli uomini, perché le nostre cellule adipose sono più implacabili: siamo
programmate per essere floride ai fini della riproduzione. Com’è noto, però,
siamo bersagliate da ideali culturali di magrezza e ciò spinge alcune donne
a limitare eccessivamente l’apporto calorico.
È così che diventano false magre. Ciò, tuttavia, è pericoloso anche per
il metabolismo.
In conclusione, il benessere è più del peso ideale: si tratta di conseguire
la massa corporea e lo stato di salute migliori.
Quando insulina, leptina e i loro recettori sono in condizioni ottimali, si
ha una massa corporea magra e si è in forma. Muscoli e grasso sono, cioè,
equamente distribuiti. Non è più un problema, allora, mostrare le braccia e
l’addome. Non ci si vergogna più all’idea di andare in spiaggia o di
indossare un abito smanicato. Ma quando i recettori sono disfunzionali,
possono insorgere problemi di salute, alterazioni del metabolismo e
adiposopatia, anche se all’apparenza si è magri. Che fare, dunque?
Seguite il mio reset ormonale in ventuno giorni per perdere massa adiposa
e, nel tempo, mirare a una quantità ottimale di grasso corporeo.

The hunger games: come la leptina ci rende affamate


La leptino-resistenza causa la fame quando si trova ai due estremi, alto
e basso, dell’intervallo. L’ipotalamo interpreta sia la scarsa leptina (meno di
4 ng/ml) sia quella elevata (più di 10 ng/ml) come indicazione di inedia e
induce l’appetito. I suoi livelli nel sangue aumentano insieme al grasso
corporeo. 17 Quando la leptina è alta, il cervello si convince che stiamo
morendo di fame, anche se l’organismo è in realtà abbondantemente
nutrito. Voi sentite la fame, mangiate ma non siete mai sazie, perciò
continuate e, di conseguenza, acquistate chili. Una situazione che vi è
familiare? E se la leptina vi sta giocando un pessimo tiro anche l’insulina vi
rema contro, poiché blocca l’efficace azione della leptina nell’ipotalamo:
insulina elevata genera leptina elevata. Il cervello, allora, crede che siate a
corto di cibo e vi sprona a rimpinzarvi. È un altro esempio di come la
normale fisiologia possa ritorcersi contro di noi. Ma non dobbiamo
permettere che diventi un circolo vizioso. Seguire rigorosamente il reset
ormonale vi aiuterà a tornare in condizioni di equilibrio.
Voi e il grasso addominale

L’obesità è un problema di accumulo adiposo e la sede privilegiata di

deposito è il ventre. Quando la glicemia sperimenta forti oscillazioni da un

estremo all’altro e l’organismo fabbrica insulina ed estrogeni in

abbondanza, il grasso si stratifica a livello addominale, soprattutto adipe

viscerale profondo (si immagazzina anche quello sottocutaneo, cioè sotto la

pelle, ma quello viscerale è assai più pericoloso per la salute). Non soltanto

aumenta il girovita, ma si raccoglie all’interno di organi come fegato,

pancreas, reni e intestino.

Ricordate: le cellule adipose producono leptina in eccesso, che inonda

l’encefalo finché non va in corto, rifiutando di ricevere il segnale di sazietà.

È come una catena di montaggio impazzita: il cervello non riesce a smaltire

la fornitura.

I depositi adiposi in altre sedi – fianchi, glutei, braccia – non sono

pericolosi come il grasso addominale. Non danno luogo ad alti livelli di

leptina e di altre sostanze chimiche potenzialmente pericolose.

Il grasso viscerale, invece, è una fabbrica che emette ventiquattro ore al

giorno agenti chimici detti adipochine (mediatori infiammatori prodotti

all’interno delle cellule adipose), in grado di recare danno a metabolismo,

recettori ormonali, sistema immunitario e articolazioni.

Un ormone protettivo che gestisce il grasso, l’adiponectina, può risultare

troppo basso in persone sovrappeso con determinate tendenze genetiche e

contribuire a disfunzione e incremento infiammatorio.


DALL’ARCH I V IO DELLA DOT TOR E SSA GOT T FR IED: CAT H Y, 53 ANNI

Ha perso 8 kg già nella fase preparatoria!

Ha normalizzato la leptina a 4,5 ng/ml.

Ha elevato il cortisolo da 6,7 (basso) a 12 (normale).

Ha ridotto l’infiammazione (la proteina C reattiva ad alta sensibilità è scesa da

2,2 a 1,5 e l’omocisteina è calata di un punto, da 9,7 a 8,7)

«Vorrei dire alle amiche che questo è un programma sotto controllo medico, con

un solido fondamento scientifico. Ha aumentato le mie energie come non avveniva da

almeno tre anni e, nel frattempo, ho perso quei chili davvero ostinati.»
I FODMAP
Circa il 60% della popolazione adulta non è in grado di digerire
adeguatamente il fruttosio e va incontro a meteorismo nel caso di taluni
carboidrati a rapida fermentazione, come il fruttosio di albicocche, anguria,
ciliegie, mango, mele, pere, pesche e susine. Il problema con
l’assorbimento si ha nell’intestino tenue e i ricercatori hanno riscontrato che
non coinvolge solo il fruttosio, estendendosi anche ad altri carboidrati
correlati. Questi alimenti problematici sono denominati collettivamente
FODMAP: fermentable oligosaccharides (fruttani e galattani), disaccharides
(lattosio), monosaccharides (fruttosio) and polyols (come sorbitolo,
mannitolo e xilitolo). Il loro effetto negativo sull’organismo prende il nome di
«malassorbimento da FODMAP».
Quando ciò avviene, i carboidrati arrivano nell’intestino crasso, dove
fermentano, creando gas, distendono il dotto intestinale, causano gonfiore
e dolore e possono condizionare la motilità (diarrea o stitichezza). 18 Tra le
ragioni per cui molti non digeriscono bene il fruttosio c’è il fatto che il
meccanismo di trasporto attraverso la parete intestinale è lento e poco
efficiente.
Gli individui sani sono in grado di assorbire da 25 a 50 g di fruttosio
mentre gran parte delle persone con malassorbimento da FODMAP arriva
a digerirne meno di 25 durante un pasto. Potete valutare la vostra capacità
di assorbire i FODMAP con un breath test all’idrogeno. Si è dimostrato che
limitare i FODMAP aiuta a prevenire meteorismo, sindrome del colon
irritabile e altri disturbi funzionali dell’intestino. I soggetti con
malassorbimento del fruttosio presentano motilità gastrointestinale alterata,
formazione di biofilm mucosale e microbioma compromesso.
Zero frutta: il reset della leptina in tre giorni

19
Limitare il fruttosio migliora tanto l’insulino quanto la leptino-resistenza.

Anche se non credo alla bacchetta magica, ho assistito a risultati sorprendenti

quando le mie pazienti riportavano la leptina sotto controllo eliminando il fruttosio

e aumentando il consumo di proteine, specie entro i primi trenta minuti dal

risveglio, la mattina. Non solo perdono chili, normalizzano l’appetito e si sentono

meglio, ma comprendono anche che alla base dell’incremento ponderale non c’è un

loro errore e smettono di colpevolizzarsi.

Il nostro obiettivo in questa fase è riportare la leptina a livelli normali. Quando

tale ormone funziona, si cessa di ricevere una scarica dopaminica di benessere una

volta assunta una giusta quantità di cibo (la dopamina è la sostanza chimica

cerebrale del piacere e della soddisfazione). Voi posate la forchetta quando vi sentite

sazie, ma in caso di leptino-resistenza il cibo non smette di sembrarvi delizioso,

indipendentemente dalla quantità... Ed è così che molte persone sovrappeso trovano

impossibile smettere di mangiare. Allorché si opera il reset dell’insulina, si

sopprime la dopamina e gli alimenti cessano di essere così irresistibili da creare una

dipendenza. Nella fase Zero frutta, si ripristina un giusto rapporto con il cibo... E

quel pasticcino la smette di chiamarvi per nome!

Per un dimagrimento a lungo termine, dovete spegnere l’interruttore della fame

a cominciare da ora. Proprio come a voi serve una pausa dal lavoro, anche i vostri

recettori hanno bisogno di concedersi una vacanza dai cibi sbagliati che avete

propinato loro. Nella guida seguente al reset Zero frutta, il primo compito è

migliorare le scelte alimentari in modo da eliminare il fruttosio dall’organismo. E io

non vedo l’ora di spiegarvi come.

Le regole della fase Zero frutta da applicare ogni giorno

Per riportare la leptina dalla vostra parte:

1. Cominciate la giornata con le proteine. Mangiatene nei primi trenta

minuti dal risveglio: ciò ridurrà il craving di fruttosio e altri zuccheri. Nel

corso della giornata, consumate una quantità moderata di proteine, per un

totale di circa 75-100 g. Due uova ne contengono 13 g mentre 110 g di petto

di pollo ne offrono circa 36.

2. Mangiate mezzo chilo circa di verdure a basso contenuto di fruttosio.

Le verdure sono ricche di fibre e di antiossidanti favorevoli, ma possono

anche contenere fruttosio. Consumatene circa 450 g, scegliendo con

particolare attenzione quelle a basso contenuto di tale zucchero, nella

fattispecie meno di 1 g per 200 calorie: carciofi, crauti, germogli di erba

medica e piselli. In virtù del contenuto di fibre, si possono assumere anche

ortaggi con fruttosio inferiore ai 5 g (patate dolci, broccoli, zucca e carote),

purché si mantenga l’apporto totale giornaliero di questo zucchero sotto i 20

g.
3. Evitate l’alcol. Nel capitolo 3 ho delineato le molte ragioni per prendersi

una pausa dagli alcolici. Oltre ai motivi già elencati, c’è il fatto che il vostro

cocktail preferito magari è stracarico di fruttosio. E poi c’è la questione del

fegato. Considerando il delicatissimo legame tra la leptina e quest’organo, vi

prego di eliminare l’alcol durante tutta la durata dei ventuno giorni del

programma.

4. Evitate gli spuntini. Per le mie pazienti leptino-resistenti, mangiucchiare

diventa un’abitudine, perché non sono in contatto con la loro autentica fame.

Fate tre pasti al giorno seguendo le linee guida che ho descritto (riferendovi a

quelle fornite al capitolo 2, se necessario), ma non mangiate snack.

Distanziate i pasti di quattro-sei ore. Quando la leptina è normale – né troppo

alta, né troppo bassa – non si avverte la fame tra un pasto e l’altro.

5. Mangiate grassi «buoni». Molte persone, per sanare il metabolismo,

hanno bisogno di un maggiore apporto di grassi sani nella dieta. Tra le fonti

più valide vi sono cocco e olio di cocco, avocado, burro, frutta secca e grassi

animali (vedi).

6. Evitate le solanacee. Alcuni reagiscono a frutti e verdure di questa

famiglia con un aumento dell’infiammazione. Le solanacee contengono una

sostanza chimica, chiamata solanina, che può interferire con gli enzimi

presenti nei muscoli, determinando dolore e rigidità, e causare disturbi alla

digestione. Potreste soffrire di questa sensibilità e non esservene mai accorte.

Per tre giorni, eliminatele tutte, comprese patate, pomodori, melanzane e

peperoni.
Integratori

Gli omega 3 costituiscono un’integrazione di efficacia comprovata


20
contro i danni del fruttosio e favoriscono un riequilibrio della leptina.

Ricordate gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) di cui abbiamo parlato

nella fase No alla carne? Gli omega 3 fanno regredire insulino e leptino-

resistenza e, con l’assunzione di 1.000 mg al giorno, si è riscontrata una


21
diminuzione dei livelli di leptina pari anche al 22%. Io consiglio tra i

2.000 e i 4.000 mg giornalieri e, in ogni caso, di stabilire il dosaggio

migliore con il proprio medico curante.


MENÙ TIPO

Ecco un menù tipo proposto per ricalibrare la leptina. Per le informazioni nutrizionali si

22
rimanda alla sezione Note.
Dalle cellule all’anima

Coltivare consapevolezza e gratitudine è una componente primaria delle

strategie dimagranti che insegno nella mia pratica clinica, nei corsi di yoga e

nei programmi online. Essere coscienti rende possibili una scelta informata

e una durevole soddisfazione, e io insegno un’ampia gamma di metodiche

utili per liberarsi dalle gabbie mentali che ci si è costruiti in fatto di

alimentazione e di comportamento. Trovo inoltre che consapevolezza e

gratitudine siano antidoti alla dipendenza da cibo.

Per questo reset, raccomando una meditazione che unisce i due

atteggiamenti e aiuta ad assimilare il buon cibo consumato.

Ecco come procedere.

Prima di un pasto, sedetevi e dedicate la vostra completa attenzione

al cibo che avete davanti. Sgomberate il campo da ogni distrazione, dal

giornale alla vostra rivista preferita (i cibo-dipendenti tendono anche a

essere notizie-dipendenti e io ne so qualcosa).

Annusate il profumo dei piatti: ciò favorirà la produzione degli

enzimi necessari a una digestione ottimale. Inspirate a fondo per tre

volte, con il cibo a portata di naso. Cercate di tenere l’inspirazione per

circa 5 secondi, poi espirate per altri 5, pur senza farvi ossessionare dal

cronometro. Se vi sentite sotto stress, può essere utile fermarsi per 5-10

secondi al termine dell’inspirazione.

Chiudete gli occhi e rendete grazie per le mani che hanno fatto

arrivare il cibo nel vostro piatto: l’agricoltore (locale, se possibile, una

persona che conoscete), chi lo ha trasportato, chi lo ha preparato per

voi.

Date il primo morso e posate la forchetta. Cercate di masticare

trenta volte o finché il cibo non è ridotto letteralmente in poltiglia.

Notate il gusto specifico di quell’alimento. Inspirate ed espirate

un’altra volta prima di passare al secondo boccone.


Esercizio fisico

Certi studi mostrano che alcuni soggetti di sesso femminile abbassano


23
sensibilmente i livelli di leptina con l’attività fisica. Mentre ricalibrate

questo ormone, vi raccomando in particolare di bruciare calorie dopo cena.

Fare esercizio in quel momento della giornata vi permetterà di eliminare

calorie in più e, idealmente, di ottenere un bilancio calorico inferiore (quelle

assunte a cena meno quelle bruciate dopo cena) in vista del fondamentale

digiuno notturno regola-leptina.

Le donne, però, restano aggrappate al loro adipe con straordinaria

efficienza e scommetto che anche voi potete confermarlo. In uno studio, i

due sessi rispondevano in modo diverso all’esercizio serale su tapis roulant.

Gli uomini non mostravano alcun cambiamento negli ormoni metabolici, le

donne, invece, vedevano innalzarsi la grelina, l’ormone che aumenta

l’appetito.

Come si è detto nel capitolo 3, quando il metabolismo è lento, l’attività

fisica non contribuisce molto alla perdita di peso. Bisogna prima dipanare la

chimica dell’organismo e, allora, anche l’allenamento diventerà efficace.

Perciò, nella fase No alla carne, suggerivo di stare meno sedute quale

strategia iniziale del reset. Se consideriamo il ruolo del cibo rispetto a quello

dell’esercizio fisico, dal punto di vista del dimagrimento, il primo fa la parte

del leone, incidendo per il 75-85%, il secondo si prende il resto (certo, una

volta guarito il metabolismo, l’allenamento torna ad avere un ruolo più

centrale nell’impedirvi di riacquistare i chili persi). È comunque

consigliabile prendere la buona abitudine di muoversi ogni giorno. Una

delle mie soluzioni predilette, per le donne, è il barre fitness, forma di

esercizio fisico alla sbarra che coniuga balletto, pilates e yoga. Tale

combinazione allunga la colonna vertebrale, migliora la postura e il

metabolismo. Tenete presente, però, che un allenamento intensivo poco

prima di coricarsi può interferire con il sonno. Dunque, almeno due ore

prima di andare a letto, fate una camminata di buon passo o venti minuti di

yoga, una nuotata veloce, cinque «saluti al sole» o una lezione di barre

fitness.
Test

Se siete curiose di conoscere la vostra situazione di partenza riguardo

alla leptina, fate delle analisi prima di cominciare il reset. Inoltre, consiglio

il test nel caso di una ostinata resistenza al dimagrimento. Questo

particolare esame necessita della prescrizione di un diabetologo o

endocrinologo.

Leptina a digiuno. Il dosaggio di questo ormone si esegue tramite

prelievo a digiuno presso i laboratori specializzati che lo effettuano. Un

valore ottimale si situa tra 4 e 6 ng/ml. Sopra i 10 è da considerarsi

alto.

T3 inversa. La triiodotironina inversa agisce un po’ come se stesse

invertendo il funzionamento del metabolismo, in quanto blocca la

normale azione degli ormoni tiroidei T3 e T4. Quando mangiamo i

prodotti sbagliati in quantità eccessive – di solito cibo spazzatura,

alimenti confezionati e carboidrati raffinati – i livelli di leptina si

innalzano e il cervello invia al resto dell’organismo il segnale di

diminuire il tasso metabolico, riducendo la produzione di ormone

tiroideo. In altre parole, la leptino-resistenza rallenta la tiroide e ciò

significa che non bruciate il grasso perché il vostro metabolismo basale

si è abbassato. Questo fenomeno, denominato leptino-resistenza

periferica (muscolare), spiega perché alcune persone sovrappeso non

riescono a eliminare adipe con l’esercizio fisico. Quel che vi interessa,

dunque, è appurare la presenza di una T3 inversa elevata o di un basso

rapporto tra quest’ultima e la T3 libera. Il primo valore dovrebbe

ricadere nella metà inferiore del range normale. Per ottenere il

rapporto, dividete semplicemente la T3 libera per quella inversa (stesse

unità): il valore normale dovrebbe essere maggiore o uguale a venti. Se

il risultato è inferiore, potreste avere un problema di eccesso della T3

inversa.
I commenti dei resetter

«Sono una fanatica della nutrizione e pensavo di saperne parecchio sul mio

organismo e su come fornirgli il giusto combustibile. Mi sbagliavo! Questo

[programma] mi ha insegnato moltissimo su me stessa e mi ha lasciato alcune

ottime abitudini di cui beneficerò a lungo termine. Non ricordo di essere mai

riuscita a perdere più di cinque chili in meno di un mese, da quando ho superato

i trent’anni (ne ho quarantaquattro, adesso), e anche questo aspetto del reset, per

me, è stupefacente. Mi sarei accontentata di scrollarmi di dosso un paio di chili,

perciò lo considero un enorme successo!» Cynthia

«Questa esperienza mi ha aperto gli occhi in mille modi. Il programma della

dottoressa Gottfried è così esauriente: molto più di ciò che mi aspettavo

iniziandolo. Ho imparato molto su come funziona il mio organismo, dal punto

di vista chimico e fisico, e su che cosa fare o non fare giorno dopo giorno. La

dottoressa fornisce abbondanza di dati scientifici, avvicinando le pazienti alle

pratiche da usare quotidianamente per vivere al meglio, dalle cellule all’anima!

Sono entusiasta di continuare il mio percorso. Anche se, per me, il programma

va ben al di là dei numeri, posso affermare di aver perso sei chili e circa venti

punti di glicemia a digiuno. E ho trovato un nuovo equilibrio per il mio pH!»

Jackie
Conclusione

Mi entusiasma l’idea che riduciate drasticamente il fruttosio, sfruttando

i risultati dei precedenti reset e ricalibrando la leptina. In questa fase ci

dedichiamo a riparare l’interruttore della fame. Nel giro di settantadue ore,

riscontrerete più energie, meno appetito, un calo notevole dell’eventuale

craving di carboidrati e una riduzione del gonfiore. Sarete anche sulla buona

strada per perdere il grasso addominale! Ricordate: a ogni nuova fase ci

avviciniamo a capire quali ormoni si frappongono tra voi e un calo

ponderale senza sforzi. Prestate attenzione ai messaggi del vostro organismo

e registrateli nel diario: le annotazioni si riveleranno preziosissime sia ai fini

del dimagrimento sia del mantenimento. Siate, dunque, fiduciose: siete già a

buon punto!
No alla caffeina

RESET DEL CORTISOLO. GIORNI 10-12

È IL momento di parlar chiaro. Il caffè è il vostro stimolante preferito, ma

dà una forte dipendenza e potrebbe farvi male. In tutto il mondo, se ne

consumano più di due miliardi di tazze al giorno, con domanda e offerta

sempre in salita. Se può essere un eccitante socialmente accettato, molti non

si rendono conto che è in realtà una droga. Occorre sapere che, in certi

quantitativi, diventa tossico e anziché darvi la carica può generare ansia,

interferire con il sonno, dare palpitazioni... quella, insomma, che in una


parola definirei iperstimolazione. In media, le donne con disturbi del sonno

bevono 3,3 tazze di caffè, tè o bibite con caffeina al giorno. Il consumo

regolare di questa sostanza ci scollega dai ritmi circadiani, che governano

l’armonia: senza questa cadenza naturale, gli ormoni diventano disfunzionali

e noi ingrassiamo. Ciò perché il caffè innalza il cortisolo, uno degli ormoni

chiave dell’accumulo adiposo e l’orchestratore ultimo del nostro universo

interno.

Quando il cortisolo è presente in concentrazioni troppo alte o, al

contrario, troppo basse, diventa l’oscuro signore dell’organismo. Secondo la

mia esperienza, se si è molto sensibili alla caffeina o la si metabolizza

lentamente, questa sostanza lascia irritabili e nervosi. Vivere con livelli

cronicamente alti di cortisolo toglie serenità, sonno e possibilità di

controllare il peso. La caffeina è un altro espediente che le donne provano per

cambiare le cose. La vita non è facile e vi si ricorre per sentirsi meno

esauste, come si cerca una tavoletta di cioccolato per sopportare il dolore o la

noia. È comprensibile, ma è ormai tempo di spezzare il circolo vizioso di

stress, carenza di sonno e stanchezza che tiene molte di noi incatenate alla

caffeina. Dopo averlo fatto, vedrete con chiarezza come la vostra innocua

tazzina di caffè vi stesse mantenendo sovrappeso. La trasformazione richiede

solo tre giorni.


Autovalutazione

Come sapere se avete una dipendenza da caffeina e/o bisogno di resettare il

cortisolo? Svolgete il questionario e spuntate i comportamenti o le situazioni che

riscontrate o avete riscontrato negli ultimi sei mesi.

Assumete caffè o bevande alla caffeina per la maggior parte dei giorni

della settimana?

Avete difficoltà a dormire?

Avvertite dolenzia al seno o vi hanno scoperto un’alterazione mammaria

fibrocistica?

Bevete tre o più porzioni di alcolici a settimana?

L’idea di abbandonare il caffè vi sembra improponibile e vi induce a

cercare altri modi per evitare di rinunciarvi?

Siete affette da sindrome premestruale?

Soffrite di burnout, di esaurimento fisico o emotivo dovuto a stress

cronico?

Soffrite di indigestione, reflusso gastroesofageo, ulcera gastrica?

Tendete a mangiare troppo quando siete sotto stress?

Vi hanno detto che avete livelli di zucchero eccessivamente alti o bassi?

La vostra glicemia a digiuno è superiore a 85 mg/dl?

Vi sembra che, paradossalmente, più caffeina assumete più vi sentite

stanche, passato l’effetto iniziale?

Vi trovate a battagliare con ansia o irritabilità?

Vi è stata diagnosticata osteoporosi, osteopenia o rarefazione ossea?

Vi è stato segnalato che avete bassi livelli di DHEA

(deidroepiandrosterone) o testosterone?

Interpretazione dei risultati

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori è molto probabile

che soffriate di una dipendenza da caffeina, che vi sta erodendo le energie.

Se ne avete riscontrati quattro o meno, o se alcuni vi lasciano in dubbio,

potreste essere caffeino-dipendenti e vi invito a eliminare periodicamente

questa sostanza dalla dieta, per esempio ogni tre mesi, secondo le indicazioni

del mio programma.

Due sono i fattori essenziali da tenere presente: se siete geneticamente

programmate per metabolizzare lentamente la caffeina (come me, per esempio) e il

modo in cui prendete il caffè (con zucchero e/o latte). Ritengo, comunque, che

dobbiate eliminare questa bevanda per perdere peso, ridurre lo stress, vivere più a

lungo e ricalibrare gli ormoni del metabolismo.


Sulle tracce del vostro caffè

Seguiamo il percorso della vostra tazza fumante. La caffeina che

contiene passa direttamente dallo stomaco all’ipotalamo, che regola i livelli

ormonali e spinge l’ipofisi a ordinare al surrene di produrre più cortisolo. La

caffeina appena ingerita può anche inibire l’adenosina, uno dei calmanti

naturali dell’organismo. Una tazzina di caffè forte ne riduce l’afflusso al


1
cervello del 20-30%, lasciandovi più vulnerabili e irritabili.

Se siete già sovraffaticati, dunque, incorrerete in un duplice danno, e se

avete una forte predisposizione allo stress, l’innalzamento del cortisolo da

carboidrati e zuccheri può aumentarvi la pressione sanguigna per


2
vasocostrizione.

L’incremento di cortisolo può impedirvi un sonno tranquillo; inoltre

aumenta la glicemia dandovi un senso di confusione mentale e di fame

quando cala. L’organismo richiede più glucosio e per tutta risposta le cellule

esclamano: «Calma! Noi qui blocchiamo tutto!»

Risultato? Vi ritrovate preda della spirale negativa caffeina, cortisolo

alto, glicemia instabile. Ricordate l’insulinoresistenza? Si ha quando

l’organismo non ha più la capacità di regolare i livelli di quell’ormone.

Trasforma il girovita in un deposito di adipe e, poiché il grasso viscerale ha

il quadruplo dei recettori di cortisolo di quello presente in altre sedi, non

farete che accrescerlo.


DALL’ARCH I V IO DELLA DOT TOR E SSA GOT T FR IED: K IM, 48 ANNI

Ha perso 6 kg, 10 cm di girovita e 5 di circonferenza fianchi.

Non è più depressa, né scoraggiata riguardo al suo aspetto.

«Ora comprendo meglio il mio corpo, i miei ormoni e come certi cibi riescano a

influire su ciò che proviamo. Ho finalmente riportato gli ormoni nella norma e mi

sento viva.

Cammino per strada con un sorriso stampato in faccia e non ho più dolori

muscolari e articolari. Grazie, dottoressa, per avermi restituito la mia esistenza.

Continuerò il cammino verso una salute ottimale e un’alimentazione migliore. Oggi il

cibo è davvero la mia medicina.»


Dipendenza da caffeina? Niente paura!

Jill, una mia paziente, avvertiva un autentico bisogno fisiologico di

caffeina, simile a quello di insulina per un diabetico. Non poteva proprio

concepire di vivere senza caffè. Il pensiero di eliminarla dalla routine

quotidiana, anche per poco, rischiava di farle perdere un’occasione

importante nella sua vita: quella di compiere il reset ormonale. Oggi è felice

di non essere fuggita urlando dal mio studio quando le ho proposto di

togliere la caffeina per ventuno giorni. Ne è uscita disintossicata, libera e...

più snella.

Credetemi, vi capisco. Io stessa ho cercato in lungo e in largo una

giustificazione scientifica che mi permettesse di mantenere la mia

dipendenza dal caffè, ma in base a ricerca e osservazione diretta posso solo

concludere che vi è un nesso molto forte tra caffeina e aumento ponderale,

ansia, insonnia e forse persino tumore al seno. Nell’ultimo decennio,

ascoltando altre donne e valutando la mia stessa esperienza, ho cominciato a

credere nell’utilità di un reset del cortisolo, previa totale eliminazione della

caffeina. Ne vedo la riprova nel mio ventre piatto e in quello di molte altre,

al termine dei ventuno giorni. Da ex caffeino-dipendente, so che il primo

impulso potrebbe essere di chiedere che il caffè sia l’unica eccezione alla

regola. Se anche voi siete tentate... date retta a me, sarete più felici, riposate

e magre adeguandovi al programma.

Niente paura: io renderò il passaggio indolore, persino divertente.

Vedrete i risultati positivi quasi subito e questo vi darà la motivazione per

non cedere. Cominciamo!


Consigli per le caffeino-dipendenti
Se vi state scervellando per capire come sopravvivere senza caffeina,
avete tutta la mia comprensione. Ho anch’io una personalità che tende ad
assuefarsi. Se una cosa merita, vale la pena eccedere! Una volta un’amica
mi ha mandato un messaggio con il nome del suo shampoo preferito: io ne
ho usato un intero flacone in una settimana. Lo so: vi serve una sferzata di
energia e, quando c’è una deliziosa abitudine dall’aroma robusto che vi
aspetta ogni mattina, è difficile resistere. Permettetemi di aiutarvi con la
mia semplice strategia top secret, da usare nei giorni di transizione verso il
completo «svezzamento». In teoria, dovreste cominciare a ridurre la
caffeina all’inizio del reset ormonale, durante la fase No alla carne.

Giorni 1-3: riducete il consumo di caffeina della metà e dite addio


al vostro ultimo caffè.
Giorni 3-5: cominciate la giornata con una tazza di tè nero; non più
di due al giorno.
Giorni 6-8: passate al tè verde o bianco; non più di due tazze nei
giorni 6 e 7, una sola entro l’8.
Giorno 10: d’ora in poi sarà solo infuso alle erbe per il resto del
reset.

Poiché eliminerete il caffè vivendo immerse in una cultura che ne ha


l’ossessione, vi esorto a tenere gli occhi puntati alla ricompensa finale e
all’obiettivo di facilitare il dimagrimento, normalizzando il cortisolo.
Vi chiederete se non sia possibile passare semplicemente al
decaffeinato. La risposta è no. Anche se questo contiene quantità ridotte di
caffeina, ha in sé, come il caffè normale, acidi che condizionano la glicemia
e i livelli di cortisolo, oltre a esercitare un analogo effetto sul colesterolo. Il
decaffeinato, poi, aumenta la pressione e l’attività del sistema nervoso
simpatico. 3
Donne, stress, sovralimentazione e caffè

Secondo l’indagine annuale sullo stress svolta dall’associazione di

categoria che rappresenta gli psicologi statunitensi, l’American

Psychological Association, le donne riferiscono livelli di stress più elevati

degli uomini, hanno maggiori probabilità di avvertire che sta aumentando e

ne vivono più spesso i picchi estremi: il 25% delle intervistate, su una scala

da 1 a 10, valuta il suo livello di stress con punteggi da 8 in su (contro il

16% degli intervistati). Molti studi, poi, documentano oggi quel che io

stessa ho constatato nella mia pratica medica: le donne hanno maggiori


4
probabilità degli uomini di abbuffarsi in situazioni di stress. L’eccesso

alimentare può portare a un innalzamento dei livelli di cortisolo, glucosio e

insulina, esacerbare l’infiammazione persistente e lo stress ossidativo (che

rappresenta un po’ le scorie industriali dell’organismo e ci fa sentire

intossicate e vecchie prima del tempo) e, in ultima istanza, produrre un


5
aumento ponderale.

Un corpus sempre maggiore di dati induce a pensare che simili fattori

biologici operino insieme per accelerare il logoramento delle cellule,

bloccando il sistema dei telomeri (le terminazioni dei cromosomi che sono
6
un indicatore della velocità con cui invecchiamo). Di fatto, l’eccesso di

cortisolo può restringere l’ippocampo (la sede in cui immagazziniamo i

ricordi e regoliamo le emozioni) uccidendo le cellule cerebrali. Non

dimentichiamo che state già producendo più cortisolo con l’avanzare

dell’età: non è bene accelerare il processo ingurgitando tazze di caffè.

Nella mia esperienza clinica, ho riscontrato che in molte donne il livello

di stress si trova sempre sopra la soglia problematica, e l’eccesso alimentare

di matrice emotiva è una reazione tipica, che determina un aumento di peso.

Peggio ancora, lo stress cronico cambia le preferenze in fatto di cibo. Alcuni

studi dimostrano che, quando si è tesi e spossati, si hanno maggiori

probabilità di consumare alimenti ricchi di zuccheri, di grassi (o di

entrambi). Tali alimenti confortano il cervello solo per un tempo limitato ed

è per questo che se ne avverte il forte bisogno, ma una volta ingeriti e

terminato l’effetto, resteranno solo chili in più e craving continuo.


Lo stress cronico non solo altera l’appetito e la gamma di alimenti

oggetto di desiderio insaziabile, ma causa una perdita di sonno, una

maggiore tendenza a bere alcolici e una minor propensione a fare esercizio

fisico. Insonni e con i postumi di una sbornia, che cosa desideriamo? Caffè!

Tutti questi fattori contribuiscono a farci ingrassare. Si comincia con stress e

caffè e si finisce con abbuffate, regimi dietetici sbagliati, aumento di peso.

Perciò, facciamola semplice: basta con la caffeina!

L’obesità è il risultato di problemi cronici con il bilancio energetico

dell’organismo, dovuti in parte a elevati livelli di stress. Gli scienziati

definiscono quest’ultimo la risposta comportamentale e fisiologica che si

genera di fronte a una minaccia percepita. Detta in parole povere, si preme il

tasto «on» del sistema nervoso simpatico (la componente «combatti-o-

fuggi»), che ordina alle ghiandole surrenali di produrre più adrenalina e

cortisolo. Il sistema funziona perfettamente per gran parte degli individui...

a meno che non siano di sesso femminile ed esposti a prolungati fattori di

stress, come un lavoro impegnativo, la responsabilità di una gestione

famigliare o anche solo avere troppa carne al fuoco (senza doppi sensi). In

tal caso, cominciano a comparire i sintomi causati da situazioni stressanti e

da un’elevata produzione di cortisolo: craving di zuccheri, aumento

ponderale e, in definitiva, obesità indotta da stress. Mettete insieme un

gruppo di amiche e sono certa che sentirete un ritornello familiare: «Sono

sempre nervosa e spossata, non riesco a perdere peso, non ho mai tempo per

me stessa, non potrei vivere senza vino o caffè». Come non darsi al bere!

Ma c’è un’alternativa.

Non siete sole. Lo stress cronico, l’eccesso alimentare e la dipendenza

dalla tazza di caffè sono fenomeni assai comuni e possono causare il tipo di

danno metabolico che porta a un rapido e inesorabile accumulo di grasso o

alla difficoltà a perderlo. E ci ritroviamo nel tunnel caffeina-cortisolo.


Perché il sonno profondo è utile al dimagrimento
Riposare bene non è solo piacevole, ha solidi vantaggi in fatto di calo
ponderale e... be’, l’idea di perdere chili dormendo a me pare
semplicemente meravigliosa. Consiglio qualche semplice regola per
favorire il sonno al massimo: consumare una cena modesta tre o quattro
ore prima di coricarsi, spegnere gli schermi (tv, tablet, laptop) un’ora prima
ed evitare l’alcol, che è nemico di un riposo tranquillo (oltre ad avere la
sfortunata prerogativa di rallentare il meccanismo di combustione dei
grassi). Cosa più importante, liberatevi della caffeina per potervi
addormentare serenamente.
Mirate ad aggiudicarvi otto ore di sonno. L’ironia è che la caffeina viene
usata per contrastare la sonnolenza, ma il suo consumo disturba il riposo in
genere, interferendo con il nostro delicato orologio interno. E non pensate
di recuperare nel weekend: non è lo stesso, specie dopo la mezza età. 7
Una buona notte di riposo è anche un valido aiuto per un girovita più
snello. Il sonno, infatti:

aumenta il metabolismo del glucosio ed è legato a una più


efficiente regolazione della glicemia; 8
potenzia la secrezione dell’ormone della crescita, che, insieme al
cortisolo, regola l’adipe addominale;
attiva la riparazione cellulare e guarisce le lesioni;
normalizza i livelli di cortisolo durante il giorno (mentre una cattiva
notte li aumenta); 9
migliora la memoria.

In uno studio, le donne che dormivano cinque ore o meno a notte


ingrassavano maggiormente (pur mangiando meno) di quelle che
riposavano per sette ore e oltre. È dunque evidente che, se si desidera
tenere sotto controllo il fattore peso, è bene regolarizzare anche il sonno.
Esercizio fisico, tecniche di rilassamento, rituali all’ora di dormire –
insieme al reset ormonale – sono strumenti utili contro l’insonnia e non
mancano certo siti web e libri sull’argomento. Un testo che mi è stato
raccomandato e che si incentra sulla terapia cognitivo-comportamentale è
Say Good Night to Insomnia, di Gregg D. Jacobs, specialista dei disturbi
del sonno presso lo Sleep Disorders Center del Memorial Medical Center
(University of Massachusetts). Ecco alcuni dei suoi suggerimenti: 10

alzarsi ogni giorno alla stessa ora (con un margine di circa


mezz’ora) anche nel weekend, a prescindere dal numero totale di ore
di sonno;
fare attività fisica (marcia veloce) due-tre ore prima di coricarsi: ciò
migliorerà la qualità del sonno, determinando una maggiore
oscillazione della temperatura corporea;
aumentare l’esposizione al sole del mattino (verso le dieci), per
stabilire un ritmo circadiano più netto e accrescere la produzione di
melatonina.
Il burnout

Si ha il cosiddetto burnout quando la vita diviene troppo impegnativa e il

sovraffaticamento cronico supera la nostra capacità di gestione, portando a

uno stato di esaurimeno fisico ed emotivo. In risposta allo stress, le

«mangiatrici emotive» aumentano il consumo di cibo, laddove chi ha un

rapporto più normale con esso reagisce in modo opposto: mangiando di


11
meno. Il burnout è un importante precursore di nutrizione emotiva,
12
incontrollata e aumento di peso.

È assodato che le abitudini alimentari influiscono su incremento

ponderale e obesità: le persone sotto stress presentano craving di zuccheri,

grassi, sale e alcolici. Quando la vita e il lavoro ci esauriscono, siamo più

propense a nutrirci in modo disordinato, nel goffo tentativo di sfuggire a

tristezza, solitudine e noia. Per tornare a una dieta normale, dobbiamo

affrontare le cause di fondo del burnout: dallo stress incessante al cortisolo

ribelle, dalla dipendenza da caffeina alla percezione di una mancanza di

controllo e persino alla perdita della stima di sé.

Riassumendo: quando siamo stressate il cortisolo aumenta e tendiamo ad

abbuffarci, beviamo caffè e questo ormone sale ulteriormente, infine

ingrassiamo. Lo stress rende molte donne ipervigili e disturba il loro sonno.

Caffè, cortisolo in eccesso e persino resistenza a questo ormone sono le

cause più frequenti di un metabolismo lento in soggetti di sesso femminile.


Le ragioni scientifiche del No alla caffeina

Si legge di tutto e di più sui pro e contro del caffè. Ci si potrebbe dunque

domandare quanto male possa fare davvero alla salute quella benedetta

tazzina, specie se una certa dipendenza ci rende scettici circa la reale

necessità di eliminarla del tutto. Vorrei dire una parola chiara in tema di

caffè e peso, spiegando una volta per tutte perché sia davvero necessario

abbandonare l’amata caffeina per i tre giorni del reset del cortisolo e per i

ventuno del programma in generale.

Il problema con la caffeina è che la maggior parte della gente ne

consuma troppa e poi mostra i segni di un’autentica tossicità.

Quale sia il «troppo» dipende da età, livelli di cortisolo, resilienza allo

stress e modalità di preparazione della caffeina stessa. Per l’adulto medio, la

tossicità si ha tra 500 e 1.000 mg. Dosi inferiori possono causarla in soggetti

che metabolizzano con fatica questa sostanza.

Inoltre, a stress e craving di zuccheri si aggiungono le conseguenze

ormonali che derivano con un effetto domino dalla caffeina.

In conclusione, tutte avremo solo da guadagnarci da una pausa dalla

caffeina.

Stiamo a vedere che cosa succede dal punto di vista di sonno, peso ed

energia.
Oltre il caffè
Parlando di stimolanti antistress, il caffè non è il solo colpevole. Si può
soffrire di tossicità da caffeina in molti altri modi. Spesso esigiamo tanto da
noi stesse e ci aspettiamo che il nostro organismo sia all’altezza di ogni
compito, ma, talvolta, questo atteggiamento si ritorce contro di noi,
soprattutto quando raggiungiamo il livello soglia della caffeina. Tale livello,
peraltro (e la capacità del fegato di disintossicarsi da questa sostanza) si
abbassa con l’età e con la congestione epatica. Le concentrazioni di
cortisolo, con il tempo, salgono naturalmente: una persona di
sessantacinque anni ha in circolo dosi di cortisolo assai più alte di una di
venticinque, e bere caffè può contribuire all’aumento di peso tipico della
menopausa.
Assumere troppa caffeina è come rubare a se stessi, rapinare la propria
banca: le conseguenze del furto sono il caro prezzo biologico di
iperstimolazione, produzione eccessiva di ormoni dello stress e, in
definitiva, impoverimento delle riserve surrenali. Quando si è sovrappeso e
sotto stress, perciò, l’eliminazione periodica della caffeina è decisamente
consigliabile.
No alla caffeina: il reset del cortisolo in tre giorni

È il momento di smetterla di rapinare la banca dell’organismo, di eliminare la

caffeina e ricalibrare il cortisolo. Tentate di attuare questa misura per il resto dei

ventuno giorni: potrebbe piacervi il modo in cui vi sentite, al punto da voler

continuare (ed è ciò che vi raccomando caldamente).

Le regole della fase No alla caffeina da applicare ogni giorno

Affidatevi a queste regole semplici ma efficaci per resettare i livelli di cortisolo e

ormoni dello stress, seguitando ad applicare quelle illustrate ai capitoli precedenti.

1. Eliminate tutta la caffeina. Ciò include caffè, tè nero, tè verde, bevande

gasate ed energetiche.

Alternative. Acqua calda con limone e pepe di Cayenna, acqua calda con

cardamomo e infuso alle erbe.

2. Proseguite il consumo di circa mezzo chilo di verdura al giorno,

insieme a grassi sani e proteine di origine vegetale e piccole porzioni di frutta

a basso contenuto glicemico.

3. Carboidrati netti. Mantenete l’apporto di carboidrati netti tra 20 e 49 g al

giorno.
Quantitativi di caffeina
Quando si è sovrappeso e sensibili a caffeina e cortisolo, non importa
se si bevono due tazze di caffè o dieci: gli effetti dannosi sono simili.
Una classica tazzina di espresso da 150 ml contiene circa 85 mg di
caffeina: circa il doppio di una tazza di tè o di una lattina da 330 ml di bibita
gasata.
30 g di cioccolato fondente contengono 12 mg di caffeina, ragion per cui
vi suggerisco di mangiarne al massimo questa quantità (con l’80% o più di
cacao), ma saltando totalmente il caffè.
Alla larga dal bicchiere
Se si elimina lo stimolante, non si avrà bisogno del calmante altrimenti
noto come alcol. Come donna di una certa età, tuttavia, ho bisogno di
ricordare ogni tanto a me stessa perché versarsi un calice di bianco alle sei
del pomeriggio non è una buona idea.
L’alcol aumenta i livelli di cortisolo e ci rende più (non meno!) stressate.
Certo, c’è l’euforia iniziale e... a chi non piace? Ma è solo un altro colpo
inferto al sonno ristoratore che vi occorre per ripulire il caos metabolico in
cui vi trovate; accresce, inoltre, il rischio di cancro al seno, anche al basso
dosaggio di appena tre bicchieri la settimana.
Non vi sorprenderà sapere che gli alcolisti hanno problemi con i sistemi
di risposta allo stress dell’organismo, soprattutto con l’ippocampo, l’area
cerebrale in cui si organizzano e consolidano i ricordi e si regolano le
emozioni. 13 Non solo l’encefalo smette di formare nuove connessioni, ma,
quando si assumono più di due bicchieri d’alcol al giorno, vengono alterati
ben 639 geni. Perché dovrebbe interessarvi? Perché regolano funzioni
molto importanti, come l’azione dei recettori del cortisolo (più
genericamente noti come recettori dei glucocorticoidi), il trasporto dei
minerali (per esempio dello zinco, effettuato dal gene SLC39A10) e
l’infiammazione (IL1R1).
Conclusione: favorite lo smaltimento del grasso corporeo ricalibrando il
cortisolo e tenevi alla larga dall’alcol per i ventuno giorni del reset
ormonale. Per un aiuto concreto, vi rimando al capitolo 3 (vedi Alcuni
trucchi per ridurre l’alcol).
MENÙ TIPO

Ecco il menù raccomandato per ricalibrare il cortisolo. Per le informazioni nutrizionali si

14
rimanda alla sezione Note.
Sei modi per favorire il risveglio mattutino

1. ChiWalking. Per dimagrire, rafforzare la propria essenza e


migliorare la postura... prima di colazione! (vedi Esercizio fisico).
2. Saluti al sole. Non c’è modo migliore per svegliarsi! Seguite un
corso base di meditazione o le istruzioni fornite sul mio canale
YouTube.
3. Respirazione a mantice. Questa pratica yoga è migliore di
qualunque stimolante. Inspirate ed espirate attraverso il naso, a
bocca chiusa. Ripetete uno-tre cicli al secondo e proseguite per dieci-
trenta secondi. La durata delle fasi respiratorie dovrebbe essere
uguale, ma il più breve possibile, proprio come avviene per il mantice.
E se producete qualche rumore strano... chi se ne importa!
4. Meditazione. Notizia flash! La meditazione non è come farsi un
riposino e non è un’astruseria new age. Al contrario, una breve
meditazione vi lascerà lucide e piene di energia: un ottimo sostituto
della caffeina. Sedete comode a gambe incrociate, respirate a fondo,
poi normalizzate il respiro. Quando captate il formarsi di un pensiero,
riportate la consapevolezza sulla respirazione.
5. Cinque minuti di burst training. Non serve chissà che per
riattivare la circolazione la mattina. Fate venticinque flessioni,
prendendovi davvero il tempo di svolgere correttamente il movimento
di abbassamento e concentrando l’attenzione su quel che vedete
mentre rimettete in moto la pompa del cuore.
6. Cinque minuti di fun cardio. Non ci sono scuse per evitare
cinque minuti di allenamento cardio tra le pareti domestiche. Mettete
Taylor Swift a tutto volume e fate su e giù dalle scale di corsa o
qualunque altra cosa vi faccia sudare, ma senza esagerare.
Integratori

Durante il reset No alla caffeina, consiglio integratori che aumentino in

tutta sicurezza il tasso metabolico, senza iperstimolare il sistema nervoso

(effetto collaterale che, invece, ho osservato spesso nelle formule dimagranti

con caffeina). Uno dei miei preferiti è l’estratto di tè verde decaffeinato. Il

rapporto rischio-beneficio, in fatto di caffeina, dipende dalla tolleranza

individuale e credo che tutti possano beneficiare di una pausa da questa

sostanza, constatando il giovamento in termini di sonno e perdita di peso. Il

tè verde (Camellia sinensis) ha dei vantaggi scientificamente provati per la

salute, ma quelli relativi a calo ponderale e sensibilità all’insulina sembrano

dovuti più ai polifenoli – un gruppo di potenti antiossidanti contenuto nelle


15
foglie – che alla caffeina in sé. Questo tè contiene la più alta
16
concentrazione di polifenoli detti catechine. Il più abbondante è

l’epigallocatechina-3-gallato (EGCG), correlato a un’attività di prevenzione


17 18
dei tumori, a un abbassamento della glicemia, a una riduzione del
19
rischio di cardiopatie e a un modesto calo ponderale (massimo quattro
20
chili). Per avere solo i vantaggi, senza la caffeina, dunque, consiglio di

assumere EGCG in dose di 400 mg, due volte al giorno.


Dalle cellule all’anima

Nella mia filosofia, ispirata a medicina cinese, tibetana e ayurvedica, il

bisogno di caffeina è un indicatore importante del fatto che corpo, mente e/o

spirito vivono uno squilibrio. Ho imparato a indagare sui craving e

sull’importante segnale di disagio che rappresentano: potreste essere

esaurite, bisognose di rapporti umani, d’amore, di sonno... o persino

scoprire che il vostro lavoro o partner non sono quelli giusti per voi.

Qualunque cosa apprendiate, approfondendo questi segnali, avrete maggiori

probabilità di trovare in voi stesse una fonte di energia che non vi depredi il

fisico e l’anima. Potreste tentare una posizione yoga, per esempio la farfalla,

un frullato verde, una tazza d’acqua bollente con limone fresco e pepe di

Cayenna, una bella chiacchierata con un’amica o persino un integratore che

sia idoneo al vostro organismo. Le fonti di autentica energia offrono un

percorso più modulato, che non ha alti e bassi estremi. Ne risultano una

glicemia più stabile, una riduzione del craving di zuccheri e un minor

numero di oscillamenti ormonali.

Spesso guardo ad altre culture, considerandone il punto di vista in tema

di stimolanti come il caffè. Secondo l’ayurveda questa bevanda ipersollecita

la mente allontanandoci dal traguardo dell’equilibrio, della piena pace

mentale. Il termine ayurveda si traduce con «scienza della vita» e pone alla

base di un’esistenza equilibrata una digestione ottimale, non solo di alimenti

fisici, ma del cibo emotivo e spirituale. Quando si è in condizioni di

equilibrio, i sistemi nervoso ed endocrino funzionano bene, senza bisogno

di stimolanti, e i livelli di energia sono costanti: niente altalenamenti, solo

un persistente senso di benessere e ottimismo, che poggia sul fondamentale

impulso circadiano di un sonno profondo ogni notte. È quel che viene

denominato sattva, lo stato ideale di calma ed equilibrio.

Secondo la medicina cinese, ognuno di noi nasce con una data quantità

di energia, il chi prenatale, che riceviamo dai genitori. Questo non può

essere incrementato ma solo conservato. Il caffè, invece, lo depaupera. Una

strategia utile, vista la difficoltà ad abbandonare questa bevanda e

l’importanza di resettare il cortisolo, è la «respirazione con la narice


sinistra», che la mia amica e psicologa di Harvard, Sharon Melnick,

definisce respirazione «torna-a-dormire».


Respirazione con la narice sinistra

Il caffè ci rende più reattivi, dunque meno capaci di premere il tasto

«pausa» prima di reagire a uno stimolo emotivo. Quando si smette di berlo,

oltre al prevedibile dimagrimento, un altro vantaggio è il passaggio dalla

reattività alla «proattività», segno essenziale di resilienza allo stress e di

maturità psicologica.

Essere reattivi va bene in situazioni estreme, come cacciare animali

selvaggi per il sostentamento o l’autodifesa, ma non, per esempio, ai fini di

una relazione duratura, di un matrimonio felice, di una genitorialità

soddisfacente, di una sana crescita personale, di una qualità della vita

elevata... o per conseguire e mantenere una massa corporea magra.

Come mi ha insegnato il mio collega Rick Hanson, la reattività induce

ad apprendere «troppo dalle brutte esperienze e troppo poco da quelle

belle».

Essere in uno stato di tensione emotiva, come un animale in trappola, dà

una pessima sensazione e impedisce di attingere a risorse emotive superiori;

ci porta inoltre all’eccesso nel mangiare e nel bere, a guardare troppa tv,

forse anche a ricorrere allo shopping per placarci.

Soprattutto, la reattività limita i meccanismi di autoriparazione

dell’organismo, essenziali per mantenerci in equilibrio fisico e psichico.

La respirazione con la narice sinistra può aiutarci a frenare la reattività.

Eseguitela quando vi svegliate troppo presto o quando vi trovate in una

situazione potenzialmente esplosiva.

Ecco come:

copritevi la narice destra con il pollice destro e inspirate attraverso

la sinistra, contando lentamente fino a dieci;

trattenete il respiro contando di nuovo fino a dieci;

spostate l’indice destro a tappare la narice sinistra, liberate la

destra, togliendo il pollice, ed espirate attraverso di essa mentre contate

lentamente fino a dieci;

inspirate attraverso la destra, contando lentamente fino a dieci;


riportate il pollice sulla narice destra ed espirate attraverso la

sinistra, contando lentamente fino a dieci;

ripetete la sequenza tre volte.


Esercizio fisico

Mentre ricalibrate il cortisolo, avete bisogno di praticare esercizi

«adattativi» in modo da non elevare ancora di più i livelli di questo ormone

mettendo a dura prova le ghiandole surrenali, che lo producono. Quando si

ha un sovraccarico di stress, certe forme di attività fisica, soprattutto corsa e

pedalata, non fanno che aumentarlo. Consiglio, invece, di fare ChiWalking o

ChiRunning; il vantaggio della marcia o della corsa chi, rispetto a quelle

convenzionali, è duplice: si trattiene più energia e si prevengono le lesioni.

Io stessa amavo fare jogging, ma tra i venti e i trent’anni, ne ho ricavato vari

infortuni e disturbi, compresa una sindrome della bandelletta ileo-tibiale (il

cosiddetto «ginocchio del corridore»). Mi è parso troppo per il mio povero

organismo e ho cominciato a guardarmi intorno, in cerca di alternative

meno stressanti. La camminata chi è una soluzione ideale, se la marcia

classica vi è venuta a noia o se non vi aiuta a perdere peso.

A Danny e Katherine Dreyer va il merito di aver coniugato la

concezione alla base del tai chi con marcia, jogging e corsa, nel libro

ChiWalking. Io però sono in debito con mio padre per questa scoperta,

perché ricordo di avere visto l’altra loro opera, ChiRunning, nel suo studio,

una volta che ero tornata in vacanza dal college. Il ChiWalking si differenzia

dalla camminata canonica in quanto induce a sfruttare in modo più

efficiente il corpo e a ridurre l’impatto di questa disciplina. La «magia» sta


21
nel coinvolgimento dei muscoli centrali e nella variazione della falcata.

Ecco le modalità base.

A piedi uniti, distribuite in modo uniforme il peso. Sgranchite le

dita dei piedi, flettendo leggermente le ginocchia e immaginate un

triangolo, il peso del corpo equamente suddiviso tra alluce, mignolo e

tallone.

Allineate la colonna. Ponendo le mani sul cuore, stiratela fino alla

sommità del capo per evitare atteggiamenti lordotici (frequenti nelle

donne e che sono causa di dorsalgia).

Mantenete il mento parallelo al suolo e, con lo sguardo

all’orizzonte, permettete alle informazioni che entrano attraverso gli


occhi di energizzarvi. Distendete i muscoli oculari e l’intero corpo.

Rilassate le spalle. Non sono orecchini! Non devono stare attaccate

alla testa! Fate oscillare le braccia da un lato e dall’altro, come se vi

strofinaste un pallone da volley sulla pancia.

Impegnate il vostro dan tian. Sì, è una parola nuova, un concetto

sconosciuto, ma vi basti sapere questo: è la sede in cui si concentra la

vostra energia vitale. Un luogo importante: tre dita sotto l’ombelico e

cinque centimetri in profondità. Accumulate energia, fissando

attenzione e consapevolezza in quel punto.

Spostate tutto il peso del corpo su una gamba (che diventa il vostro

yang). Alzate il piede dell’altra, ormai alleggerita (che diventa il vostro

yin), e portatelo in avanti a descrivere un passo. Trasferite il peso dal

piede anteriore a quello posteriore, fino a spostarlo del tutto. Sollevate

la punta del piede anteriore, ruotandolo sul tallone, fino a raggiungere

un’inclinazione di 45°, quindi poggiatelo a terra e riportate il peso del

corpo su di esso. Alzate il piede posteriore e spostatelo verso quello

anteriore... State facendo ChiWalking!

Per una marcia più veloce, sporgetevi in avanti all’altezza delle

caviglie.
Test

Ci sono due esami che raccomando in particolare durante il reset No

alla caffeina: la variabilità della frequenza cardiaca e la curva del cortisolo

diurno.
Tre giorni... E poi?
Portati a termine i tre giorni di reset del cortisolo, in assenza di caffeina,
è il momento per voi di concentrarvi sul compito più ampio di ricalibrare il
vostro orologio biologico, per non perdere il miglioramento metabolico
ottenuto. Alcuni studi mostrano il legame tra un orologio interno sregolato e
l’accumulo adiposo. 22 Qual è dunque il modo migliore per ripararlo?

Concedetevi almeno venti minuti di luce solare ogni mattina: ciò vi


aiuterà a produrre più melatonina, altro regolatore dell’orologio
biologico, insieme al cortisolo.
Fate il buio totale in camera da letto, eliminando ogni luce esterna:
sveglie, giocattoli e altre apparecchiature elettroniche a LED. La luce
inibisce l’ipofisi (la ghiandola endocrina situata al centro del cervello
che secerne la melatonina).
Assumete vitamine. L’organismo produce melatonina dalla
serotonina e può fabbricarne di più con l’aiuto di un po’ di vitamina B 6
e C. Attenetevi a 50-100 mg di B 6 e a 1.000-2.000 al giorno di
vitamina C.
Pigiate attivamente il tasto «pausa» dello stress, trasformando in
abitudine quotidiana l’espressione di gratitudine o di qualunque altra
emozione positiva. Esiste una app che si chiama Inner Balance™
(Equilibrio interiore) che può aiutare in tale pratica... Oppure
concedetevi un lungo e caloroso abbraccio con una persona cara:
sappiamo, infatti, che gli abbracci aumentano l’ossitocina, l’ormone
dell’amore. Legami e rapporti sociali sono il nostro migliore alleato
contro lo stress cronico.

Una volta ultimato questo reset, vi invito a rinunciare alla caffeina per il
resto dei ventuno giorni del programma. Molte mie pazienti hanno
riscontrato che, in sua assenza, dimagrimento e mantenimento sono più
facili.

La variabilità della frequenza cardiaca (HRV), che è alla base degli

studi condotti dall’HeartMath, è la misura delle variazioni naturali dei

battiti che avvengono nella frequenza del ritmo del cuore. Funge da

criterio critico per valutare lo stato di salute e la resilienza nei momenti

di stress. La si può misurare con l’iPhone (usando le app GPS for the

soul, scaricabile gratuitamente, o Inner Balance™, che richiede un

sensore per il lobo dell’orecchio), oppure con il cardiofrequenzimetro

manuale di HeartMath, emWave® Pro. Il metodo HeartMath si fonda

sul fatto che il tempo tra un battito e l’altro del cuore cambia secondo
le condizioni emotive. Una perdita di variabilità è segno di stress

emotivo e di minore elasticità adattativa (oltre che di possibile

cardiopatia).

Curva del cortisolo diurno. Nell’arco della giornata, produciamo

quantità diverse di cortisolo.

In teoria, dovrebbe configurarsi una curva in lieve diminuzione

graduale, con il massimo di produzione al mattino, e poi un leggero

calo progressivo, poiché ciò determina il ritmo circadiano migliore per

una giornata energica e una buona notte di sonno. Potete farvi un

singolo test la mattina, per quantificarne la produzione, ma la curva

diurna è utilissima, in quanto indica i livelli di questo ormone in

quattro momenti diversi, tra le sei del mattino e le dieci di sera, anziché

valutarvi solo sulla base di un’unica «istantanea». Con maggiori

informazioni sull’andamento dei livelli di cortisolo, potrete orientarvi

al meglio tra le opzioni terapeutiche: se, per esempio, il vostro

cortisolo è troppo alto di notte, vi servirà un modo per distendervi e

abbassarne il valore; se, invece, è troppo basso la mattina, dovrete fare

più esercizio stimolante, come un po’ di jogging o una lezione di

danza.
I commenti dei resetter

«Mi piace il nuoto, ma non lo praticavo da più di un anno. Chissà perché,

mi è capitato di tornare in piscina questa settimana. È come caffeina naturale!

Niente ti sveglia come un bel tuffo! Dà anche un senso confortante di cura di sé.

Quasi una forma di meditazione.» Holly

«Ho ignorato le resistenze delle colleghe al mio annuncio che avrei fatto a

meno del caffè. Siamo un ufficio che ‘va a caffeina’ e credo che alcune si siano

sentite quasi minacciate dalla mia scelta. Io continuo a ripetere: ‘È la cosa

migliore per me in questo momento, poi si vedrà...’ Ma non ho intenzione di

cedere!» Ashley

«Non mi esaltava l’idea di fare a meno della caffeina e del vino, ma, wow,

ho imparato così tanto e mi sento così bene! Per non parlare del fatto che ho

perso nove chili. Nove chili!» Renee

«Ho eliminato la caffeina e dormo meglio. Al risveglio mi sento riposata,

senza quel pensiero fisso: ‘Ho bisogno di caffè!’ Questa energia autentica è

decisamente migliore di un pieno di caffeina. Non prendo zuccheri e nemmeno

ne voglio! Mi sto impegnando a non mangiucchiare tra un pasto e l’altro. A

volte è difficile, visto che i miei pasti non sono abbondantissimi, ma ho perso

vari chili e mi sento davvero felice!» Vivian


Conclusione

Ho appurato che sentirsi cronicamente stressate è uno dei più grossi

ostacoli al dimagrimento. Eppure è un problema comune a molte mie

pazienti. Non mi stupisce che abbiano difficoltà a perdere chili. Imparare a

liberarsi dello stress è fondamentale per conseguire gli obiettivi prefissati in

termini di dimagrimento e per riuscire a sbarazzarsi della caffeina.

Lo stress è negli occhi di chi guarda. Si tenderebbe a pensare che

dipenda da fattori esterni, ma è la nostra reazione a quei fattori che conta

più di ogni altra cosa. La buona notizia è che un lavoro su noi stesse ci dà la

splendida opportunità di regolare la nostra risposta alle sollecitazioni

ambientali: di assumere, cioè, il controllo del nostro paesaggio interiore.

Conosco una donna che ha appreso da un suo docente un mantra ispirato

alle tradizioni cristiane e orientali: lascio il mio desiderio per stima e

affetto, per potere e controllo, per sicurezza e sopravvivenza.

Questo è sbarazzarsi del bisogno di reagire ai pungoli emotivi!

Tutti dobbiamo fare i conti con fattori che non siamo in grado di

controllare, ma siamo noi a creare il disagio emotivo che accompagna lo

stress cronico. Le donne sono programmate per farsi carico dei bisogni

altrui: io, però, voglio che vi liberiate dello stress, non solo abbandonando la

caffeina, ma anche riconoscendo il ruolo che voi stesse avete nella vostra

condizione disagiata, stabilendo i limiti di ciò che potete fare considerate le

vostre possibilità attuali e applicando strategie per migliorare il sonno e

ridurre il carico emotivo. Disintossicarsi da cibi e bevande non avrà lo

stesso effetto se mente e spirito resteranno avvelenati da pensieri ed

emozioni: oltre a carne, zuccheri e caffeina, dobbiamo allontanare le tossine

mentali, emotive e psicologiche. Rinunciare al caffè è un passo importante,

ma dovrete anche proporvi ogni giorno di combattere lo stress e ricalibrare i

livelli di cortisolo; l’organismo vi compenserà riparando gli squilibri

metabolici e perdendo il grasso ostinato. Sento già il vostro impegno! E se

la perseveranza vi venisse a mancare... fate come se l’aveste! Vi prometto

che diventerà un’abitudine.


Addio ai cereali

RESET DEGLI ORMONI TIROIDEI. GIORNI 13-15

HO un importante annuncio da fare, perciò prestate attenzione. Quasi

ogni persona che si trova a battagliare con il peso ha un problema con i

cereali, in particolare quelli che contengono glutine. Se l’obiettivo è

dimagrire, mangiare cereali è come spargere benzina sul fuoco: una

combinazione esplosiva che potrebbe sabotare qualunque tentativo.

Gran parte dei cereali ha un indice glicemico piuttosto alto: significa che,

un’ora o due dopo il pasto, la glicemia subisce un’impennata. Purtroppo i


cibi che producono questi picchi danno anche dipendenza; alimentano

l’infiammazione nell’organismo e vi imprigionano in una spirale negativa di

craving e aumento del girovita. I cereali hanno scarsa densità nutrizionale,

rispetto a cibi di origine vegetale e animale, e fanno ben più che regalarvi

chili extra: come si è scoperto di recente, sono legati ai livelli di leptina,

ormoni tiroidei e insulina. Che fare, allora? Il mio consiglio è eliminarli e

godere degli effetti di un reset di tre giorni.


Autovalutazione

Se la vita senza pane vi sembra indegna di essere vissuta, fate un bel respiro. Il

primo passo è completare il questionario seguente, per stabilire l’entità dei vostri

eventuali problemi con i cereali. Riscontrate o avete riscontrato negli ultimi sei mesi

qualcuno dei seguenti sintomi?

Ansia, depressione e/o schizofrenia?

Anticorpi tiroidei (la cosiddetta tiroidite di Hashimoto) o altre patologie

autoimmuni?

Aumenti di peso inspiegabili? Difficoltà a dimagrire?

Bassa statura? Avevate uno scarso peso alla nascita (due chili per

esempio)? Deficit di attenzione o autismo nell’infanzia?

Carenze di vitamine e/o minerali? Disturbi mestruali? Aborti spontanei

ripetuti (tre o più)?

Confusione mentale? Stanchezza cronica?

Dolori articolari oppure ossei?

Emicrania o altre forme di cefalea?

Familiarità con il morbo celiaco (parenti di primo o secondo grado con

questa affezione)?

Gonfiore e/o dolore addominale ricorrente? Flatulenze frequenti e

maleodoranti? Intossicazioni da cibo (aumentano il rischio di andare incontro

a problemi legati al glutine)? Stitichezza o diarrea? Diagnosi di sindrome del

colon irritabile o reflusso gastroesofageo?

Perdita di capelli? Eczema o acne ricorrenti? Eruzioni cutanee

immotivate?

Perdite di equilibrio e scarsa coordinazione? Difficoltà a camminare (o a

farlo di buon passo)?

Sindrome delle gambe senza riposo?

Interpretazione dei risultati

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori è assai probabile

che abbiate un problema con i cereali, soprattutto con quelli che contengono

glutine. Avete i tipici sintomi dei disturbi infiammatori, allergici, digestivi,

autoimmuni, cognitivi o d’umore. Sbarazzatevi dei cereali e valutate la

possibilità di richiedere al vostro medico un esame del sangue in risposta al

glutine (vedi Test).

Se ne avete riscontrati quattro o meno, o se alcuni vi lasciano in dubbio,

potreste avere un problema con i cereali e vi esorto a effettuare il reset di tre

giorni.
LA STOR I A DI GENA

A quarantuno anni, Gena Lee Nolin, star della celeberrima serie tv degli anni

Novanta Baywatch, pareva il ritratto della salute: carnagione abbronzata, occhi

splendenti, corpo mozzafiato. La donna che tutte vorremmo essere. Ma, dentro,

soffriva.

In un breve lasso di tempo le era comparsa una serie sconcertante di disturbi –

esaurimento, confusione mentale, gonfiore, depressione, perdita di capelli – e,

quando poi era rimasta incinta, questi non avevano fatto che peggiorare. Ben presto

le era stata scoperta una grave cardiopatia (dovuta a un problema tiroideo mal

diagnosticato), che richiese farmaci dai pesanti effetti collaterali. E infine, non

riusciva a perdere peso. Dopo ogni gravidanza, le ci volevano sforzi erculei per

rientrare nel succinto costumino rosso. Mangiava in modo ineccepibile e faceva

intensa attività fisica ogni giorno, sotto la guida di un istruttore, ma l’ago della

bilancia non si spostava di un millimetro.

Come milioni di donne, Gena si trovava a lottare con un problema tiroideo, che

fa sentire le donne tutt’altro che belle. Quando descrivono la propria

sintomatologia, vengono spesso stigmatizzate da amici, famigliari e medici, e se la

prendono con se stesse per non essere capaci di far funzionare le cose. A Gena, un

medico perspicace ha saputo infine diagnosticare una tiroidite autoimmune,

malattia in cui la tiroide viene aggredita dalle difese stesse dell’organismo. Circa il

90% degli americani afflitti da uno scarso funzionamento tiroideo presenta questa

affezione: ciò significa che un individuo su mille ne è colpito; molti, però,

incontrano le stesse difficoltà di Gena. A lei ci sono voluti dieci anni per ottenere

una prognosi corretta e, prima, si è sentita dire cento volte da medici e specialisti

che non aveva nulla di strano. Gena non è sola.

Dopo avere finalmente ricevuto la diagnosi corretta, nel 2009, si è dedicata

anima e corpo a guarire. Ha abbandonato i carboidrati e ha vissuto per più di tre

anni senza glutine. Ha cominciato una terapia farmacologica per la tiroide, e nel

giro di settantadue ore era come nuova. «I sintomi sono svaniti quasi del tutto», mi

ha detto, sbalordita. Non appena ha risolto la sua disfunzione, eliminando i cereali

e aumentando i livelli di ormone tiroideo, è dimagrita e, soprattutto, ha ripreso a

1
sentirsi alla grande. La vita è divenuta una passeggiata di salute per lei.

Date un’occhiata al suo sito, www.officialgenaleenolin.com, dove offre un

autentico forum di conversazione tra donne di ogni provenienza, oltre a conference

call con medici di grande professionalità. Gena ha davvero conquistato la «grazia»

con il reset ormonale e, oggi, dedica la ritrovata vitalità a diffondere il verbo!


Le ragioni scientifiche dell’Addio ai cereali

È importante sapere perché glutine e cereali possono nuocere

all’intestino e ai nostri tentativi di perdere peso. Il glutine è una proteina che

si trova in taluni cereali, ma non in tutti: se si amano i carboidrati ci sono

molte alternative possibili, come patata dolce, igname e banana verde.

I cereali sono come i bulli a scuola: fingono di esserti amici, ma alla fine

portano solo guai. Io ne so qualcosa. Quando li ho eliminati del tutto, anni

fa, è stato come se avessi girato la manopola dell’accumulo di grasso: di

colpo, ho cominciato a perdere peso. Ecco dieci inquietanti verità da

conoscere in proposito.

1. I cereali possono rendervi dipendenti proprio da quei cibi che vi

causano il danno maggiore, inducendovi a volerne sempre di più. In

tali condizioni, non c’è da stupirsi che si abbia difficoltà a dimagrire.

2. Tutti i cereali (sì, anche quelli senza glutine) causano impennate

glicemiche che inducono l’organismo ad accumulare più adipe, di

solito intorno al girovita. I carboidrati entrano in circolo rapidamente,

sotto forma di glucosio, provocando un improvviso picco glicemico,

seguito da un non meno repentino incremento dei livelli d’insulina, il

che genera un ciclo di dipendenza biologica. È un andamento correlato

non solo all’accumulo di grasso, ma anche all’insorgenza di diabete e


2
persino del morbo di Alzheimer. I cereali, il pane e le patate sono dei
3
veri fuoriclasse nell’alzare la glicemia.

3. In uno studio condotto su 117.366 soggetti di ambo i sessi tra i

quaranta e i settantaquattro anni, un maggiore consumo di carboidrati

raffinati era predittivo di un rischio di cardiopatia più elevato


4
dell’80%.

4. I due sessi rispondono in modo diverso ai cereali raffinati, dal

punto di vista della sindrome metabolica (l’insieme di sintomi che

evidenzia un metabolismo disfunzionale, dal girovita abbondante al

colesterolo anomalo, oppure ipertensione e/o problemi di glicemia); gli

uomini sono, sì, più predisposti a tale sindrome quando consumano


una maggiore proporzione di carboidrati nella dieta, ma per le donne il

rischio è legato anche solo all’assunzione di cereali elaborati, come

riso e pasta.

5. Un aumento del consumo di carboidrati può ridurre la fecondità,


5
anche in donne sane. I cibi più rischiosi da questo punto di vista sono

gli alimenti ad alto indice glicemico, come i cereali per la prima

colazione, il riso brillato e le patate.

6. In uno studio condotto ad Harvard su 83.000 donne, una dieta

caratterizzata da meno carboidrati, più proteine e grassi non risultava

correlata al rischio di cardiopatie. In effetti, le fonti lipidiche e

proteiche vegetali apparivano legate a una lieve riduzione della

possibilità di incorrere in tali patologie. Un carico glicemico più

elevato, nello stesso studio, si associava invece a un rischio di


6
cardiopatia superiore del 90%.

7. I cereali raffinati sono correlati all’aumento ponderale nei soggetti


7
di sesso femminile.

Tra gli esempi: riso, pasta, prodotti di pasticceria, ciambelle e

qualunque cosa contenga farina bianca, compresi torte e biscotti.

8. Vent’anni fa ci dicevano di mangiare più cereali e limitare i grassi.


8
Da allora la diagnosi di diabete è triplicata.

9. Nel frumento e in altri cereali si trovano alcune tossine presenti

nella muffa e chiamate micotossine, che hanno l’effetto di farci

ingrassare e renderci nervose e irritabili. In uno studio, il 65% dei


9
cereali conteneva almeno una micotossina.

10. I cereali hanno in sé antinutrienti molto dannosi, oltre al glutine:

l’agglutinina, un tipo di leptina che può causare permeabilità

del colon, disbiosi (sovracrescita di batteri nocivi nell’intestino

tenue) e infiammazione;

i fitati (acido fitico) che possono provocare permeabilità del

colon e ridurre l’assorbimento di taluni minerali (calcio, ferro,

magnesio, potassio e zinco), con conseguenti carenze;

alcuni inibitori degli enzimi digestivi (presenti anche in

latticini, legumi, frutta secca e semi), che possono portare a


permeabilità del colon e disbiosi, e stimolare il sistema

immunitario.

Che fare di fronte a simili, inquietanti prospettive? Eliminate i cereali!

State a vedere come vi sentirete con un’alimentazione grain free nella

prossima fase del vostro detox.


La Paleo modificata

Com’è possibile che i cereali moderni siano in relazione con problemi di

glicemia e di accumulo adiposo? Prima, ci si nutriva di ortaggi, semi, frutta

secca e selvaggina. I nostri antenati del Paleolitico erano programmati per

una dieta ricca di fibre, di proteine sane (antinfiammatorie) e di fitonutrienti.

È logico, dunque, che molti di noi non siano fisicamente adatti a consumare

cereali.

Entra in scena la Paleodieta. Questo approccio dovrebbe imitare il tipo

di alimentazione che avevano i nostri avi delle caverne. Contempla frutta

fresca e verdure, carne e frutti di mare, eliminando i cereali. Le sue

argomentazioni contro tali alimenti? Non forniscono un apporto

nutrizionale adeguato e il nostro organismo non era stato progettato per

digerirli. Ai miei occhi è una posizione non priva di logica e tuttavia ne

raccomanderei una versione modificata, specifica per le donne. Se concordo

sull’idea di tagliare i cereali, ritengo che i soggetti di sesso femminile

debbano essere cauti nel limitare i carboidrati. Eliminarli del tutto,

adottando una dieta chetogena o comunque poverissima di questi alimenti,

può comportare disturbi alla tiroide, sbalzi d’umore, disfunzione surrenale e

complicazioni cardiache. Per tale motivo, ho creato la dieta del reset

ormonale, in modo da eliminare i cereali senza tagliare i carboidrati al punto

da essere indotte ad abbuffarci o vedere le nostre migliori intenzioni che si

ritorcono contro di noi.

Nel complesso, la Paleodieta aiuta molti uomini e poche donne a

dimagrire. Permettetemi, allora, di apportare qualche importante variazione


10
che la renderà efficace anche per voi.

Se state cercando di perdere peso, assicuratevi il mezzo chilo

quotidiano di verdura e ne trarrete i carboidrati necessari.

Mangiate quelli contenuti in una deliziosa patata dolce arrosto, la

sera, due volte a settimana.


11
Badate di ricavare vitamina D in quantità sufficiente, perché

molte di noi ne sono carenti ed è di notevole impulso al metabolismo.

La Paleodieta funziona molto meglio con una considerevole


esposizione alla luce solare (che favorisce il ritmo circadiano) e

un’integrazione di vitamina D. Io ne prescrivo 2.000 UI (unità

internazionali) al giorno.
Le vostre papille gustative stanno cambiando
Vi rendo merito per gli sforzi compiuti finora. Siete più che a metà
strada! La buona notizia è che, a questo punto, cominciare un nuovo reset
diventa più facile anche perché state perdendo il gusto per gli alimenti che
danneggiano il vostro metabolismo. Ecco alcune sorprendenti e
incoraggianti informazioni sulle papille gustative (i sensori con cui cogliamo
il sapore dei cibi). 12
 

Le papille si rinnovano ogni due settimane, perciò, dopo la fase


Addio ai cereali ne avrete in dotazione un set tutto nuovo!
Le papille sfruttano recettori in grado di cogliere i seguenti sapori:
salato, acre, amaro, dolce e umami (neologismo con cui si definisce,
in lingua giapponese, un «gusto piacevolmente saporito» distinto dal
salato).
Ogni papilla contiene circa cinquanta-cento cellule gustative.
Abbiamo tra le 3.000 e le 10.000 papille in bocca, sulla lingua, sul
palato e nell’esofago.
Molte donne hanno l’abitudine di mangiare cibi dolci. Poiché le
papille gustative si rinnovano ogni due settimane, scoprirete che gli
alimenti migliori per voi cominciano a risultarvi più graditi. Durante la
fase Addio ai cereali noterete forse che broccoli e spinaci al vapore
sono più saporiti e invitanti di quanto non vi sembrassero il Giorno 1.
I progressi compiuti dalla medicina genomica ci hanno insegnato
che il gusto è in larga parte determinato per via genetica. Per
esempio, si può ereditare una particolare recettività all’amaro (il gene
è il TAS2R38) e ogni volta che si mangeranno crucifere come
broccoli, cavoletti di Bruxelles o altri alimenti, tra cui i prodotti a base
di soia o di cioccolato fondente, li si troveranno sgradevoli. Niente
paura! Ci sono molte verdure non amidacee meno amare tra cui
scegliere: asparagi, carote, peperoni, zucca e zucchine.
La verità sul glutine

Non possiamo parlare di cereali senza soffermarci sul glutine, presente

in moltissimi dei nostri prodotti preferiti. Il suo nome deriva da un termine

latino che significa «colla»: è la proteina che si trova in frumento, orzo,

segale e che conferisce ai prodotti da forno – dal pane alla pizza – la tipica

elasticità.

Il problema è che il glutine può contribuire all’aumento ponderale.

Quando viene ingerito, è in grado di far suonare un campanello d’allarme

nell’intestino e nel cervello, scatenare un’iperreazione immunitaria,

aumentare l’appetito e indurre ad abbuffarsi. Può rendere più permeabile la

parete del rivestimento intestinale, provocando gonfiore, dolori addominali e

malfunzionamento del sistema di difesa.

È capace di creare disagio anche in piccole quantità. Ricordo la volta in

cui, dopo che l’avevo eliminato, perdendo peso, ho mangiato una sola fetta

di pane: all’istante il mio addome ha cominciato a gonfiarsi e io non

riuscivo a chiudere la lampo dei miei bei jeans fascianti.

Se il glutine si consuma soprattutto nel mondo occidentale, risulta

comunque difficile da digerire per la maggior parte degli individui.

Occorrono speciali enzimi per scinderlo e, secondo alcuni esperti, fino

all’80% della popolazione non li possiede in quantità sufficiente a romperlo

e ad assimilarlo. È come tentare di mangiare una cipolla intera: molto più

facile sarebbe tagliarla fine fine. Così gli enzimi triturano il glutine in

pezzetti più piccoli, che l’organismo è in grado di gestire con maggiore

efficienza. Quando le proteine glutiniche non vengono sminuzzate a

sufficienza, permeano il rivestimento dell’intestino e causano

un’iperstimolazione del sistema immunitario. Ciò significa che le nostre

difese possono reagire e farci star male, come avviene per esempio nella

malattia autoimmune denominata tiroidite di Hashimoto.

In effetti, varie affezioni gravi, tra cui diabete, disfunzioni tiroidee e

persino l’autismo (oltre ad altre cinquantadue patologie circa), sono in

qualche modo riconducibili al consumo di glutine. I cereali che lo

contengono sono, a parere unanime degli esperti, un errore evolutivo: è una


13
tempesta perfetta di fattori che concorrono al malessero umano.
Quando mangiamo carboidrati raffinati, il glutine ci fa impennare la

glicemia. Le persone che adottano una dieta gluten free, evitano i prodotti a

base di frumento raffinato, che causa picchi e poi crolli glicemici. La loro
14
scelta può essere alla base dei benefici per la salute cui vanno incontro.

Non cessa di stupirmi la quantità di lavoro che il nostro intestino compie

per noi, spesso senza il dovuto riconoscimento. Sapevate che il 60% del

sistema immunitario si situa direttamente sotto un solo strato di cellule

nell’intestino tenue (il tratto che collega lo stomaco al colon)? Quell’unica

sottile protezione dal mondo esterno ci rende molto vulnerabili: è la vera

ragione per cui il glutine danneggia tanto facilmente l’intestino. Immaginate

che le finestre di casa vostra siano fatte di pellicola d’alluminio, anziché di

solido vetro: non vi sentireste molto tranquille durante un temporale! E, con

l’andar del tempo, la vostra «finestra» comincerebbe a sembrare un

colabrodo; pioggia, vento e gelo finirebbero inevitabilmente per entrare. Lo

stesso è con l’intestino. Occorre prendersene buona cura e proteggerlo dalle

intemperie per garantire la salute a lungo termine dell’intero organismo.

Purtroppo il glutine è dappertutto. Basta guardare il bancone del nostro

bar abituale, con pasticcini e brioche in bella vista, muffin golosi e panini di

ogni tipo. Queste leccornie potrebbero sembrare la meritata gratificazione in

una vita di duro lavoro, ma per alcune di noi sono una ricompensa dagli

effetti davvero nefasti. Il glutine si trova, poi, in moltissimi prodotti

confezionati e non solo negli alimentari, ma anche in cosmetici e


15
detersivi.

Poiché è divenuto il «cattivo» del decennio, si è assistito di recente a una

straordinaria diffusione di prodotti da forno e dolci che ne sono privi. Io li

considero, nel loro insieme, cibo spazzatura gluten free. Il mercato del senza

glutine è un settore, in ascesa, da 6,3 miliardi di dollari, cresciuto del 33%


16
dal 2009. Alcune aziende arrivano a propagandare i loro articoli con

l’etichetta «senza glutine», anche se erano alimenti già di per sé privi di

questa sostanza!
Lo spettro della sensibilità

A parere concorde degli esperti, il glutine si correla a un ampio spettro

di disturbi, che ha come estremo inferiore l’assenza di sintomi e come

superiore il morbo celiaco conclamato (la celiachia è una reazione

autoimmune alla proteina glutinica in soggetti geneticamente predisposti,

nei quali la sua ingestione danneggia l’intestino tenue). Molti di noi possono

ricadere nell’area intermedia, con sintomi lievi o moderati, a volte non

facilmente identificabili, dall’aumento dell’appetito all’incremento del

grasso addominale (la temuta «pancia da grano», vedi Wheat belly: uno

sguardo obiettivo).

Negli ultimi due decenni ho osservato che la sensibilità al glutine

interessa la maggioranza degli individui: è solo questione del «quando» si

manifesterà. È ormai tempo di liberarsi dalla sua tirannia e vi consiglio, per

la vostra salute, di eliminarlo dalla dieta. Se avete l’impressione di essere

sensibili, ma il vostro medico vi ha liquidato in modo sbrigativo, sappiate

che non siete sole. Gli esami di laboratorio, spesso, non individuano le

forme intermedie di sensibilità e possono volerci anche dieci anni per

ottenere una diagnosi corretta nero su bianco.

Ciascuno di noi rientra, comunque, in una di queste quattro categorie.

1. Persone affette da morbo celiaco, cui il glutine causa

un’iperreazione immunitaria. Se siete tra queste andrete incontro a

gonfiore e meteorismo, forse a stitichezza, eruzioni cutanee, ansia,

depressione, senso di spossatezza. Circa l’1% della popolazione degli

Stati Uniti è affetto da celiachia, ma molti non vengono diagnosticati e

tra gli esperti prevale la convinzione che la percentuale sia più alta.

2. Soggetti sensibili al glutine ma di tipo non celiaco, che è ben più di

un’intolleranza e ha varie caratteristiche in comune con la celiachia.

Secondo alcune ricerche, fino al 7% della popolazione ne è afflitto. Se

è il vostro caso, mangiando il glutine avvertite una reazione a livello

intestinale, che può andare da gorgoglii a diarrea o gonfiore. Vi sono

anche sintomi extra intestinali, per esempio un senso di inconcludenza


17
e una scarsa motivazione nei rapporti sociali.
3. Individui non celiaci o sensibili al glutine, ma che ricadono nel

novero di quanti traggono beneficio da una dieta senza questa


18
sostanza, forse perché mancano, come molti altri, degli enzimi

necessari a scindere correttamente il frumento. La sintomatologia è

lieve ma, se appartenete a questo gruppo, il consumo di glutine vi

causerà gonfiore e andrete incontro ad aumento di peso, meteorismo e

altri segni di cattiva digestione.

4. Persone che non riscontrano alcuna reazione al glutine e non hanno

problemi a mangiarlo (per quanto ne sappiano, almeno, visto che a

volte la reazione può essere silente). Non ho incontrato molti individui

così, negli Stati Uniti, un po’ di più in Francia, per esempio, dove il

frumento è più simile a quello che consumavano le nostre nonne.

Qual è la vostra risposta al glutine? Sulla base della mia esperienza

clinica, suppongo che la maggior parte di voi rientri in una delle prime tre

categorie e abbia bisogno di eliminarlo dalla dieta per appurare quale sia

esattamente il suo caso.

I disturbi legati al glutine venivano presentati, un tempo, come forme

allergiche, ma oggi sappiamo che c’è tutta una serie in evoluzione di

reazioni immunitarie negative alla famiglia tossica di queste sostanze

lipoproteiche presenti in frumento, segale, orzo e nei loro derivati.

Poiché moltissimi individui ricadono in un modo o nell’altro nel vasto

spettro di tali reazioni, l’Organizzazione mondiale della sanità ha

raccomandato lo screening della popolazione generale. Credo che il

consiglio sia un invito a privarsi del tutto di glutine, per verificare i benefici

dell’astinenza, e poi a testarsi reintroducendolo nel programma alimentare,

con un processo detto di «provocazione». Se siete alle prese con problemi di

peso e di gonfiore addominale, ci sono buone probabilità che, nella fase di

eliminazione, dimagrirete e vi sentirete più energiche.


Wheat belly: uno sguardo obiettivo
«Eliminato il grano, sparirà anche il problema.»
William Davis, La dieta zero grano 19
«Pancia da grano» (wheat belly) è un’espressione resa celebre dal
dottor William Davis nel suo libro, La dieta zero grano, per descrivere
l’aumento di grasso viscerale che si produce all’altezza del girovita e il suo
legame con il consumo di glutine.
Il mio giudizio è che questa teoria abbia una certa validità. Se non c’è
un corpus di dati a dimostrare senza ombra di dubbio che si dimagrisce
eliminando il glutine, è anche vero che, mangiandolo, molte persone vanno
incontro a permeabilità del colon, intolleranze alimentari e resistenza allo
smaltimento adiposo. Il glutine sta all’obesità, potremmo dire, come le
«droghe di passaggio» stanno a quelle pesanti. Molte mie pazienti con
problemi di peso si sforzano di mangiare cibi sani, come il pane di frumento
integrale, ma non si rendono conto che il glutine così assunto sta di fatto
perforando loro l’intestino. Le donne occidentali, inoltre, soprattutto dopo i
quaranta, soffrono spesso di intolleranza a tutti i cereali e il glutine che
contengono è un pessimo alleato per i loro tentativi dimagranti.
Tuttavia, il libro del dottor Davis, che propone di eliminare
frumento/glutine dalla dieta, non è privo di aspetti controversi. Qualche
esperto sottolinea il fatto che le fibre contenute nel grano sono una fonte
essenziale di nutrienti e promuovono la proliferazione di batteri benefici. 20
Altri sostengono che chi elimina frumento e glutine perde peso, in
realtà, solo perché sta mangiando meno. 21 La giuria si sta ancora
consultando. A me piace attenermi ai sintomi delle pazienti: se, cessando
di assumere il glutine per settantadue ore, vi sentirete meglio, sarà
un’utilissima informazione.
DALL’ARCH I V IO DELLA DOT TOR E SSA GOT T FR IED: GLENDA, 71
ANNI

Ha perso quasi 9 kg durante il reset ormonale.

Glenda ha il diabete di tipo 2. Il Giorno 1 la sua glicemia a digiuno era

159. Al completamento del programma risultava 82 mg/dl.

La sua difficoltà più grande è stata abbandonare i cereali. Moriva dalla

voglia di un sandwich!

«Ho cominciato il programma con un po’ di riluttanza e qualche dubbio

circa la sua efficacia. Ho fatto molte diete in vita mia e questa è la prima che

mi ha permesso di perdere una percentuale significativa di grasso

addominale. Non avrei mai pensato di vedere la mia glicemia tornare di due

sole cifre e so già che il mio medico ci resterà di sasso! Vorrei mantenere i

risultati ottenuti e perdere altri centimetri di girovita. Provo un senso di

profonda gratitudine per ciò che sono riuscita a realizzare.»


Il circolo vizioso di cereali, glutine e tiroide

Secondo il chiropratico Datis Kharrazian, autore di Why Do I Still Have

Thyroid Symptoms?, i prodotti cerealicoli possono accrescere il rischio di

disturbi tiroidei, per esempio di natura autoimmune. Se è ormai assodato

che la sensibilità al glutine e la celiachia sono più frequenti in persone con

la tiroidite di Hashimoto, Kharrazian rilancia dicendo che chiunque abbia

una funzione tiroidea rallentata dovrebbe eliminare il glutine. Può trattarsi

di un problema di scambio d’identità: la proteina glutinica somiglia a quella

del tessuto tiroideo; quando il glutine oltrepassa la barriera intestinale, il

sistema immunitario si dispone ad attaccare, e il tessuto tiroideo si ritrova

coinvolto. In un accurato studio condotto su quattrocento pazienti con

tiroidite autoimmune, il 6% dei soggetti possedeva gli anticorpi alla


22
gliadina, la stessa proteina del glutine.

Vogliamo andare sul sicuro? Eliminiamo i cereali e diamo un po’ di

respiro alla tiroide.


Cereali per la prima colazione? No, grazie!
Sembra una cosa così innocua. Le mattinate sono frenetiche ed è
facilissimo aprire una confezione di cereali, riempire le scodelle ai bambini
e fiondarsi in ufficio. Ma a quale prezzo? I cereali per la prima colazione
non sono gli alleati che potrebbero sembrare. La ricerca li correla a
carenze nutrizionali, disturbi della digestione e malattie autoimmuni, per
non parlare del fatto che contengono oppioidi in grado di creare
dipendenza. 23 Non possiedono le proteine di cui abbiamo bisogno, sono
spesso pieni di zuccheri, aumentano l’acidità e lo stress; uno studio recente
li annovera tra i fattori che potrebbero contribuire alle «malattie del
benessere» come il diabete e l’obesità, in quanto la programmazione della
leptina nell’uomo non è pensata per una dieta a base di tali alimenti. 24
A colazione, dunque, scegliete qualcosa che vi faccia fare il pieno di
energie per tutto il giorno: uova strapazzate con spinaci, un frullato con
proteine in polvere e ortaggi a foglia verde, tofu non OGM con verdure. E
se proprio volete qualcosa che si avvicini ai cereali, provate con il Porridge
alla zucca (vedi sezione Ricette).
Addio ai cereali: il reset degli ormoni tiroidei in tre giorni

Che ne riscontriate i sintomi da tempo o che la vostra intolleranza ai cereali sia

rimasta a lungo senza diagnosi, questo reset potrebbe essere ciò che vi serve per

dare inizio a un modo tutto nuovo di mangiare, e soprattutto favorevole al girovita.

Forse vi sentirete così bene che vorrete restare grain free anche allo scadere dei

ventuno giorni: dipenderà dall’entità del danno che i cereali vi avevano inflitto.

Lo stress alimentare che deriva da certi cibi è tra le cause principali della

resistenza al dimagrimento e mina senza pietà i vostri sforzi di conseguire un calo a

lungo termine. Fare a meno dei cereali per settantadue ore vi aiuterà a perdere chili

e ad apportare un sensibile beneficio in sede intestinale, pancreatica, cerebrale e

tiroidea, ricalibrando anche i livelli d’insulina. Questo potente reset può essere

proprio ciò che vi occorre per certificare lo stato di salute ottimale del vostro

organismo.

Le regole della fase Addio ai cereali da applicare ogni giorno

Rifornite la dispensa di alimenti grain free in quantità sufficiente a sostentarvi

per i successivi tre giorni. Per fortuna, trovarli è assai più facile oggi di dieci o

vent’anni fa. Ecco come procedere, continuando anche ad applicare le regole dei

reset precedenti.

1. Evitate tutti i cereali, comprese le farine (anche quelle senza glutine).

Pizza, pasta, pasticcini: le tre P sono le principali cause d’infiammazione nel

mondo occidentale e sarà bene eliminarle. Nello specifico astenetevi da:

pane, cereali per la colazione e altri alimenti cerealicoli (anche

quelli senza glutine);

frumento, segale, orzo, avena, mais, grano duro, miglio, riso, farro e

altri tipi di farine o alimenti di natura cerealicola, con i loro prodotti;

alimenti elaborati che contengono cereali, frumento, derivati del

glutine o addensanti. Tra questi figurano anche würstel, salumi, senape,

sottaceti, gelati, condimenti da insalata, zuppe in scatola, mix liofilizzati

per minestre, panna non casearia, formaggi di produzione industriale,

besciamella, birra, spezie e centinaia di altri alimenti comuni. Leggete

con attenzione le etichette per evitare gli additivi chimici;

carboidrati senza glutine. Non sostituite i carboidrati raffinati con

glutine con gli stessi gluten free: alcuni studi mostrano che, in ogni

caso, i carboidrati raffinati aumentano la produzione insulinica,

inibendo la nostra capacità di bruciare grassi. Limitateli in generale, in

modo da ridurre i livelli di questo ormone e favorire lo smaltimento

delle riserve adipose;


aromi e condimenti artificiali. L’industria alimentare mantiene

questi ingredienti top secret, perciò a volte è difficile sapere se vi sia

glutine o meno. Nel dubbio, meglio diffidare. Attenzione a diciture

come «aromi», «sapori», «aromi naturali», «proteine vegetali

idrolizzate», «maltodestrina» e «amido alimentare modificato», che

potrebbero designare derivati del frumento contenenti glutine.

2. Consumate mezzo chilo circa di verdure ricche di fibre al giorno. Alle

donne raccomando in particolare tra i 250 e i 350 g di ortaggi a foglia verde

come cavolo riccio, broccoli e lattuga.

3. Limitate i carboidrati netti (quelli totali meno le fibre), in quanto

innalzano i livelli d’insulina e aumentano le nostre possibilità di

immagazzinare grasso. Le donne che hanno bisogno di perdere peso

dovrebbero mirare a un aporto giornaliero di 20-49 g (vedi Soglia di

carboidrati netti). Il limite ideale dipende dalla genetica e dal metabolismo

attuale: dopo il Giorno 21 riuscirete ad aggiungere più carboidrati (vedi

capitolo 11, in cui raccomando tra i 50 e i 99 g di carboidrati netti al giorno,

per il mantenimento del peso raggiunto). Conoscerete la soglia migliore per

voi quando perderete peso o adipe (o manterrete la vostra condizione ideale)

senza andare incontro a forme di craving e conservando un livello di energia

elevato. Ascoltate il vostro corpo: la quantità di carboidrati ammessi per voi è

altamente variabile.

4. Mangiate proteine sane, come frutti di mare, pollame e uova bio: circa

80-110 g. Se non vi disturbano e non vi provocano gonfiore, 170 g di fagioli

cotti.

5. Mangiate solo quantità limitate di frutta fresca: avocado, olive e cocco.

Evitate succhi di frutta o frutta disidratata.

Sostitutivi dei cereali

Cracker ai semi di lino o verdure liofilizzate.

Farina di cocco.

Foglie di lattuga romana al posto dei panini per i sandwich.

Noodles di alghe kelp.

Patate dolci al forno.

Se cercate qualcosa di salato da sgranocchiare, provate le alghe arrosto:

sono una ricca fonte di iodio, reperibile in supermercati e negozi bio o etnici.

È quel che mangio io quando il resto della mia famiglia si abbuffa di patatine

o cracker di frumento.

Tortillas di cocco, deliziose e realizzate con polpa di cocco e acqua.


Integratori

Ora che siete decise a privarvi dei cereali per sbloccare il metabolismo,

la vitamina D potrebbe permettervi di ottenere in un colpo solo due

vantaggi: migliorare la funzione tiroidea, creando un ambiente idoneo al


25
calo ponderale, e favorire una migliore regolazione della glicemia. Ciò è

d’aiuto in caso di picchi glicemici e contribuisce a contenere la tendenza

all’eccesso alimentare. Ne consiglio una dose tra le 2.000 e le 4.000 UI al

giorno.
Dalle cellule all’anima

Togliere dalla dieta i cereali può essere difficile, in un mondo che

trabocca di pane, biscotti e altri deliziosi prodotti da forno. Inoltre, a chi non

capita di essere attratto da questi alimenti quando ci si sente stanchi o tristi

o, al contrario, felici (chi non si è mai premiato con un bel biscotto al

cioccolato)? Sono convinta, però, che constatare come vi sentirete con una

dieta grain free vi darà la volontà e la forza per proseguire su questa strada.

A consolidare i vostri intenti potrebbe essere un rituale di addio: un modo

sottile e potente di affermare il vostro impegno, abbandonare il desiderio di

carboidrati raffinati e cominciare il reset con il piede giusto.

Sicure che quel croissant, la mattina, vi dia energia e brio per tutta la

giornata? Io credo di no e mi piace, pertanto, l’idea di proporvi un rito

spirituale di distacco, particolarmente adatto a questo reset. Svolgetelo come

indicato, oppure scegliendo altri oggetti e luoghi che abbiano un significato

per voi, e considerate la fase di Addio ai cereali un’occasione per tralasciare

altri aspetti della vostra vita che non vi apportano alcun beneficio.

Recatevi presso un corso d’acqua con un pezzetto di pane. Restate

qualche minuto sulla riva, riflettendo su ciò che vorreste gettar via.

Sbriciolate lentamente il pane e immaginate voi stesse che, a ogni

pezzettino, lasciate andare quelle cose ormai inutili. Guardate il pane

trasportato dalla corrente e registrate le vostre emozioni. Come vi sentite?

Più leggere? Sollevate? Gioiose?

Non c’è un modo solo per disfarsi di qualcosa.


MENÙ TIPO

Ecco il menù consigliato per resettare ormoni tiroidei, insulina e leptina, eliminando i

26
cereali. Per le informazioni nutrizionali si rimanda alla sezione Note.

Mentre imparate a lasciarvi andare e ad abbandonarvi all’universo,

potreste far vostra questa versione della preghiera del pescatore: «Signore, sii

benevolo con me. Il mare è così vasto e la mia barca così piccola».
Esercizio fisico

Nelle settantadue ore di questo reset dobbiamo perdere un bel po’ di

grasso addominale. Il vostro peggior nemico, nello smaltimento adiposo, è

infatti quel miscuglio metabolicamente attivo denominato, con termine

generico, grasso viscerale e situato appunto nell’addome: in quanto è

l’epicentro dell’infiammazione di cui si è parlato, contrasta i vostri sforzi di

dimagrire e di entrare in quei famosi jeans.

Se credete che la soluzione sia restare sul tapis roulant ventiquattro ore

al giorno, fermatevi un attimo! Potrebbe sorprendervi la varietà di opinioni

sull’argomento. Alcuni ritengono che l’esercizio aerobico sia inefficace nel


27 28
ridurre il grasso; altri sostengono che l’attività fisica sia essenziale. A

me non sembra che il moto abbia poi questo grande effetto sulle mie

possibilità di entrare nei jeans aderenti. Gran parte della ricerca mostra che

l’allenamento contribuisce solo per il 4-20% allo smaltimento dell’adipe.

Sappiamo inoltre che «meno è più»: perciò ho trovato ispirazione


29
nell’allenamento scientifico in sette minuti di Gretchen Reynolds e ho

deciso di rielaborarlo su misura per me e per altre donne che non hanno la

possibilità di fare squat (una sola parola: emorroidi!). È rapido e piacevole,

eppure costituisce un modo efficace di allenarsi con intensità. È dimostrato

che può avere effetti simili, se non migliori, di una sessione di attività

prolungata. Meglio di così...

L’allenamento scientifico in sette minuti è oggi disponibile nelle versioni


30
originale e avanzata, sia online sia tramite una app gratuita. Saltate gli

squat e sostituiteli con posizione dell’asse o wall sit.


Test

Vi state chiedendo se occorre che riconsideriate il vostro rapporto con i

cereali? Ci sono vari modi per capirlo: eliminarli durante il reset e

constatare che cosa avviene quando poi sono reintrodotti nella dieta (vedi

capitolo 10), eseguire un esame del sangue in cerca di reazioni immunitarie

o analizzare il codice genetico (di solito con un esame della saliva).

Se vi interessa un test ematico, parlate con il vostro medico della

possibilità di misurare gli anticorpi alle proteine presenti nel glutine. I due

migliori test che consiglio sono il Cyrex Array 3 e l’ALCAT.


Respirazione yoga per la tiroide
Potenziate corpo e spirito con un semplice esercizio che i maestri di
yoga eseguono da millenni: la chiusura del mento, detta anche, nella
traslitterazione dal sanscrito, Jalandhara bandha. Si ritiene che stimoli la
tiroide, mentre il respiro ha anche l’effetto di placare e concentrare la
mente.
Sedute comode, a gambe incrociate, inspirate ed espirate dal naso. In
corrispondenza di un’inspirazione, trattenete il fiato e abbassate il mento in
modo da «chiuderlo» verso il piccolo incavo che abbiamo alla base del
collo. Trattenete il fiato per dieci secondi, poi, sempre in apnea, alzate la
testa. Espirate lentamente dal naso. Respirate normalmente per qualche
istante. Ripetete la sequenza altre quattro volte, riposando tra una
ripetizione e l’altra.
I commenti dei resetter

«Ho perso otto chili. Non mi sentivo così bene da mesi e non dormivo così

serenamente da anni. Mai avrei creduto che tanto mio malessere potesse

dipendere dall’alimentazione.» Donna

«Ho davvero apprezzato questo approccio graduale all’eliminazione dei cibi

dalla propria routine quotidiana: non appena mi abituavo a vivere senza un dato

alimento, era il momento di escluderne un altro, senza che avvertissi mai un

particolare disagio. Ero sovrappeso di ventisette chili e ne ho persi nove nella

fase di disintossicazione. Penso di continuare ancora un po’, giusto per

consolidare il mio nuovo stile alimentare, cioè mangiare fresco, crudo, non

elaborato [e] limitare alcol, caffeina e carni rosse. Non potrei essere più felice

del programma e dei risultati ottenuti.» Craig

«Mio marito e io proprio non capivamo perché la Paleodieta funzionasse

così bene per lui e così male per me. Io sono addirittura aumentata e mi si sono

scombinati gli ormoni, mentre lui si è trasformato in Capitan America. Un

giorno ha sentito un’intervista alla radio con la dottoressa Gottfried e mi ha

fatto conoscere l’impressionante mole del suo lavoro sulla cura dei tanti

squilibri ormonali delle donne. La sua [dieta del reset ormonale] era la risposta

giusta per me: mi ha portato proprio dove dovevo arrivare e mi ha dato gli

strumenti per restare in carreggiata, migliorando sempre più la mia salute,

anche dopo la fine del programma. Ho perso cinque centimetri di spaventoso

grasso addominale, ritrovato il sonno, ridotto l’ansia e scoperto mille risorse,

alcuni utilissimi rituali quotidiani e una nuova fiducia in me stessa.» Melanie


Conclusione

Buona fortuna con il reset Addio ai cereali. Nessuno può darvi l’idea di

come vi farà sentire. Fatevi il regalo di compiere l’esperimento e

assecondare la vostra curiosità. A dispetto di tutti i parrucconi che discutono

dei pro e contro dei cereali, appurate ciò che è vero per voi, per il vostro

organismo e per la bilancia. Dopo tre giorni, prendetevi qualche istante per

riflettere su come vi sentite emotivamente e fisicamente. Posatevi la mano

sul ventre, avvertite il calore del palmo che invia una vibrazione positiva al

vostro intestino, tanto a lungo sofferente, e assimilate quel senso di

benevolenza e guarigione. Questo reset è una potente riprogrammazione del

corpo e ho spesso assistito a risultati strabilianti in soli tre giorni.


Stop ai latticini

RESET DELL’ORMONE DELLA CRESCITA. GIORNI 16-18

C’È un buon motivo per cui non state dimagrendo, malgrado il latte

scremato, il formaggio magro e gli yogurt senza grassi: questi prodotti che

credete vi aiutino a perdere peso potrebbero in realtà favorirne l’aumento. A

dispetto delle vostre migliori intenzioni, i latticini che consumate ogni giorno

potrebbero essere ciò che vi fa ingrassare.

Questo perché sono tra le principali concause alimentari

dell’infiammazione (o flogosi), uno stato che fa mettere su chili o impedisce

È
di perderli. È infatti il modo, del tutto naturale, in cui il nostro organismo

risponde a una situazione d’emergenza: di norma dovrebbe spegnersi nel

giro di settantadue ore, ma, se si protrae, assistiamo al problema che io

chiamo talvolta «biochimica a gambe all’aria». Impossibile esagerarne gli

effetti: la flogosi è uno dei principali cofattori dell’obesità e di molte altre

patologie.

Eliminando i latticini e la loro azione irritante per il sistema

immunitario, otterrete risultati con una rapidità sorprendente. Oltre a

riscontrare un’attenuazione di sintomi come senso di stanchezza, colon

irritabile, ansia, e a sentirvi i jeans meno stretti, perderete peso, via via che

l’infiammazione si va spegnendo e gli ormoni disfunzionali tornano in

equilibrio. Quando ho reintrodotto una porzione di latticini al giorno, dopo

averli eliminati per due settimane, sono aumentata con mio sommo

sbigottimento di un chilo e tre nel giro di una notte, forse perché il mio

intestino era infiammato e gonfio e stavo ritenendo i liquidi.

Con il reset Stop ai latticini potrete stabilire se questi alimenti sono ciò

che vi ostacola nel raggiungimento del peso ideale.


Autovalutazione

Riscontrate o avete riscontrato negli ultimi sei mesi...

Anafilassi, un’improvvisa e grave reazione allergica caratterizzata da

respiro affannoso e difficoltà a parlare o a deglutire a causa del gonfiore?

Colon irritabile o gonfio?

Diarrea o stitichezza dopo una bella abbuffata di gelato?

Gonfiore a labbra, lingua, volto o bocca?

Gorgoglii allo stomaco dopo una porzione di formaggio o una coppetta di

gelato?

Il ricordo di un’eruzione cutanea che si manifestava dopo l’assunzione di

latte vaccino quando eravate piccole (vostra madre, magari, vi diceva che

sarebbe passata crescendo)?

La fastidiosa sensazione di essere assuefatte ai vostri formaggi preferiti e

una marcata difficoltà a staccarvi dal buffet dei formaggi, ai rinfreschi o

all’aperitivo?

La sensazione che, senza formaggio, un pasto non sia degno di questo

nome?

Naso chiuso o rinorrea, lacrimazione o prurito agli occhi, tosse o starnuti,

dopo uno yogurt pomeridiano?

Reazioni cutanee frequenti come esantema, bolle pruriginose,

arrossamenti, orticaria?

Una tendenza alla sinusite (infezione dei seni paranasali) rimasta

inspiegabile?

Una vera e propria dipendenza da delizie al latte sul genere cappuccino?

Interpretazione dei risultati

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori è assai probabile

che siate intolleranti o allergiche ai latticini. L’infiammazione causata da tali

alimenti può essere l’ostacolo che vi sbarra il cammino alla conquista della

taglia desiderata. Seguite le istruzioni contenute in questo capitolo per ridurre

o eliminare i sintomi e perdere peso. Valutate anche la possibilità di

sottoporvi agli esami descritti più avanti (vedi Test).

Se ne avete riscontrati quattro o meno, o se alcuni vi lasciano in dubbio,

vi raccomando di eseguire il reset e verificare come il vostro organismo

reagirà a tre giorni di astinenza dai latticini.


DALL’ARCH I V IO DELLA DOT TOR E SSA GOT T FR IED: GINA, 55
ANNI

Ha perso 6,5 kg.

Le rinunce più difficili sono state il pane e i formaggi.

«Sono stata sovrappeso per tutta la vita e so per certo di avere la

tendenza a mangiare nei momenti di stress. Sono riuscita a perdere sei chili

abbondanti e per la prima volta ho assaporato la sensazione di potere che mi

dava questo risultato. Non sentivo la fame e questo mi ha facilitato le cose.

Non avevo più pensieri come: ‘Non ce la farò mai’, o simili; vivevo alla

giornata, guardando i chili che sparivano. Quest’esperienza mi ha dato gli

strumenti per un approccio all’alimentazione del tutto diverso. Mio figlio di

quattordici anni mi ha detto: ‘Mamma, sei un’ispirazione: voglio mangiare

sano anch’io!’ È stato il regalo più bello!»


Le ragioni scientifiche dello Stop ai latticini

La storia d’amore tra esseri umani e latticini comincia alla nascita. Il

latte materno è riconosciuto ovunque come l’alimento più sano per un

bambino.

Siamo progettati per il latte materno... ma per quello vaccino? La giuria

sta ancora deliberando in materia. A dirla tutta, gli esseri umani sono gli

unici mammiferi che bevono latte da adulti. Che sia ora di ripensarci? Molte

persone, circa il 75%, tra cui la maggioranza degli individui di origine

africana, nativo-americana e asiatica, non sono in grado in età adulta di

produrre la lattasi, l’enzima che scinde i latticini, e perciò non li tollerano. I

nordeuropei se la cavano un po’ meglio e hanno maggiori probabilità di

continuare a fabbricare tale enzima anche invecchiando.

La conclusione è che i latticini (insieme al glutine) rappresentano una

delle più diffuse sensibilità alimentari nascoste, risultato di una violenza

reiterata, ancorché sottile, ai danni dell’intestino. Forse avete assunto

antibiotici contro l’acne in giovane età o ibuprofene per una lesione

fastidiosa; magari lo stress è un vostro inseparabile compagno o, ancora, vi

piace il golf e siete state esposte ai pesticidi presenti sul green, pericolosi

per il sistema endocrino. Tutti questi microtraumi si sommano a determinare

la permeabilità del colon, una sindrome in cui particelle di alimenti, come le

proteine dei latticini, scatenano un allarme nel sistema immunitario. Ecco

allora la sensibilità alimentare e l’infiammazione, bassa d’intensità ma

patologica. Insieme sono in grado di provocare accumulo adiposo,

insulinoresistenza, stitichezza, senso di stanchezza, confusione mentale,

depressione, asma e irritabilità.

Se pensate di essere le sole condannate a una triste esistenza senza

coppe di gelato e vassoi di formaggi, ricredetevi! Allergie e reattività ai


1
latticini sono in ascesa. Come si vede nella tabella alla pagina successiva,

la metà degli adulti sensibile al glutine lo è anche ai prodotti caseari!


I latticini causano infiammazione nei soggetti

predisposti

L’infiammazione è il sistema di difesa naturale dell’organismo: quando i

«cattivi» lo invadono, le cellule del sangue si attivano per inviare delle

sostanze chimiche dette citochine a proteggerlo. Se però il meccanismo si

inceppa e va incontro a una disfunzione, può diventare la causa di altre

patologie, tra cui tumori, diabete, demenza e, come si diceva, obesità.

Qualunque stato infiammatorio perduri oltre le settantadue ore diventa un

problema e comincerà a intossicarci, rovinandoci la salute.

Latticini: qualche dato

Adulti con intolleranza ai latticini nel mondo 75%

Adulti con intolleranza ai latticini negli USA 25-33%

Adulti con sensibilità al glutine e ai latticini 50%

Purtroppo le donne sono maggiormente esposte all’infiammazione,

pertanto devono essere anche più prudenti: hanno reazioni immunitarie

oltremodo marcate agli assalti esterni (punture d’insetto, vaccini, alimenti) e

ciò comporta percentuali più elevate di autoimmunità, problemi di natura


2
tiroidea, infezioni, artrite o altre patologie. Le ragioni non sono ancora del

tutto chiare, ma dipendono forse dalla bassa concentrazione di testosterone e


3
dal maggior quantitativo di estrogeni.

Come ha affermato Ann Wigmore, scrittrice, nutrizionista, sostenitrice

di una via olistica alla salute, «Il cibo che mangiamo può essere la medicina

più sicura e potente o il più lento dei veleni». L’infiammazione, quando non

si risolve, è un veleno, come una brace ardente nell’intestino, che lo rende

permeabile, causando gonfiore, formazione di gas e impedendo il calo

ponderale. Per fortuna, non occorre sempre, per forza, una visita medica

completa per reclamare salute e peso ideale: basta levare di mezzo la flogosi

con quel che infilziamo sulla forchetta. Con il reset Stop ai latticini vi

offrirete la possibilità di spegnere quel fuoco e ricominciare da zero.


La superstrada dell’acidità: i saggi consigli di Kris Carr
Una delle principali ragioni per cui andiamo incontro a infiammazione,
senso di spossatezza e incapacità di perdere chili è che, ogni giorno, ci
ritroviamo a percorrere la superstrada dell’acidità. E da chi proviene il
principale contributo a un’acidità elevata? Dai latticini. Allacciatevi le
cinture, perché ho buone notizie: il problema si risolve assai facilmente
creando un pH appropriato, che rifletta un equilibrio acido-alcalino
dell’intero organismo.
La scala del pH va da 0 a 14. Se è neutro è pari a 7. Se superiore a 7 è
alcalino, inferiore a 7 è acido. «Capire come conservare il sangue nel
range alcalino è importante per il mantenimento di una salute ottimale»,
dice Kris Carr, autrice del bestseller Crazy Sexy Kitchen. La scrittrice
propugna la necessità di equilibrare i livelli di pH per conseguire buona
salute e armonia. 4
Non è per magia che l’organismo trova il giusto pH: deve lavorare sodo
per crearlo, in modo da far funzionare alla perfezione la biochimica interna;
se si conduce uno stile di vita malsano, poi, dovrà faticare ancora di più.
Uno stato di salute ottimale richiede un ambiente interno leggermente
alcalino e la Carr spiega che la cosiddetta dieta occidentale, comprensiva
di caffè, latticini, zuccheri, fritti, bibite gasate, dolcificanti artificiali e
carboidrati semplici, rende assai più difficile bilanciare il pH. «Molte
persone immergono letteralmente le proprie cellule in un bagno acido,
compiendo scelte alimentari insalubri tre o più volte al giorno», dice la
scrittrice. «Un menù simile mantiene l’organismo in costante modalità-
panico.» Il che si paga a caro prezzo, soprattutto a discapito di apparato
digerente, fegato e reni. «Infiammazione, allergie, artrite, eruzioni cutanee,
disturbi dell’umore, depressione, stitichezza o altri problemi intestinali,
stress (fisico o mentale) e patologie croniche vanno a braccetto con questa
dieta.»
Il suo consiglio? Bandire un’alimentazione acida ricca di prodotti di
origine animale (latticini compresi), carboidrati elaborati, zuccheri raffinati,
alcol, sigarette e caffè, sostituendola con una dieta più alcalina, costituita
da verdure a foglia verde, erba di grano, ortaggi in genere, germogli,
avocado, frullati «verdi» e minestre, che inondino l’organismo di clorofilla,
enzimi, vitamine, minerali e ossigeno. «Osservate il vostro piatto. Sbirciate
nel vostro bicchiere», dice. «In che direzione vi state muovendo?
Hamburger, patatine, Diet Coke, muffin e dolci confezionati? Bagno acido!
Green drink, insalate, germogli, erba di grano? Banchetto alcalino! Il vostro
obiettivo è creare depositi di energia, non sempre e solo prelevarla.» 5
C’è ben poco da aggiungere: fate come Kris Carr e abbandonate i
latticini. Il vostro pH vi ringrazierà.
Processo alla caseina

Se vi sentite gonfie o avete una tendenza a meteorismo o eruttazioni,

potreste essere soggette a una sensibilità alla caseina. Questa proteina del

latte è una delle cause principali di infiammazione tra le mie pazienti obese

o sovrappeso. Si tratta, ancora una volta, di uno scambio d’identità:

ricordate il problema con il glutine? Lo stesso avviene per i latticini: quando

il sistema identifica le loro proteine come una minaccia e sguinzaglia gli

anticorpi per proteggersi, si diventa sensibili. Tale interazione scatena un

effetto domino di sostanze che appiccano il fuoco all’organismo e ci

impediscono di perdere i chili di troppo; sostanze come l’istamina, che

provoca i seguenti sintomi:

gonfiore di labbra, bocca, lingua, volto o gola;

reazioni cutanee: orticaria, esantema, arrossamenti, prurito;

naso chiuso o rinorrea, sinusite, starnuti, prurito agli occhi, tosse,

respiro affannoso.

Tra le conseguenze più gravi di un’allergia ai latticini può esservi

l’anafilassi, reazione potenzialmente fatale che si manifesta all’improvviso.

Le allergie alimentari (compresa quella alla caseina del latte) si ritengono la

causa prima di anafilassi fuori dal contesto ospedaliero. Le persone che,

oltre a una grave allergia a questa proteina, soffrono anche di asma, sono a

maggior rischio di esiti peggiori in caso di esposizione e di reazione

anafilattica. Sintomi come gonfiore del cavo orale, dolori al petto, orticaria o

difficoltà respiratorie a pochi minuti dal consumo di un prodotto caseario

possono indicare il prodursi di una tale reazione e l’esigenza di un ricovero

d’urgenza. La maggior parte di noi non si troverà ad affrontare

un’eventualità così allarmante, ma alcuni potranno sentirsi male o avvertire

un senso di gonfiore in seguito all’ingestione di un latticino.


Occhio al siero

Il siero è il liquido che resta dopo che il latte cagliato è stato filtrato. Si

usa quale ingrediente di alimenti elaborati come pane, cracker o prodotti da

forno e in formaggi come la ricotta. L’intolleranza al siero non è grave come

quella alla caseina, ma è comunque piuttosto diffusa.

Se il latte vi fa tirare su col naso o gonfiare la pancia, potrebbe non

essere colpa della caseina. Può essere che abbiate un’allergia o sensibilità al

siero, un altro tipo di reazione immunitaria suscitata dai latticini. Nella dieta

occidentale, le proteine del latte sono costituite per lo più da caseina e circa

al 20% da siero. Taluni individui sono allergici a entrambi. Nel complesso,

le proteine di quest’ultimo causano meno problemi della caseina, ma il siero

può essere il colpevole segreto di talune reazioni apparentemente

inspiegabili, perché si trova spesso in polvere come additivo in alimenti e

integratori che non si penserebbe contengano latticini.

Si può essere allergici alla caseina e non al siero, o viceversa? Sì. I

sintomi sono simili. Io ho riscontrato problematiche dovute al siero in molte

pazienti, specie in quelle che avevano bevuto per un periodo frullati con

polveri proteiche. Un metodo per scoprire se lo siamo? Le due «R»:

rimuovere e reintrodurre. Smettete per una settimana di mangiare qualsiasi

cosa contenga il siero di latte tra gli ingredienti e valutate come vi sentite.

La seconda settimana, cessate l’assunzione di tutti i latticini. Confrontate il

vostro stato con il precedente. È un ottimo sistema per coltivare la

consapevolezza del proprio corpo!


Due parole sull’intolleranza al lattosio

È un’altra causa potenziale dei sintomi che taluni riscontrano

mangiando latticini. Avrete forse qualche amica che prende gli enzimi prima

di consumare un prodotto lattiero-caseario: è appunto intollerante al

lattosio, cioè non ha enzimi sufficienti a digerire lo zucchero principale del

latte.

Questo tipo di sensibilità è più lieve di quella alla caseina o al siero, che,

nelle forme più marcate, come si è visto, possono causare orticaria o

difficoltà respiratorie, ma è comunque un fastidio non indifferente:

corrisponde a una sorta di «guerra civile» in atto nell’intestino tenue.

Spesso il campo di battaglia si rivela soltanto a una certa età, con gorgoglii,

gonfiore, disagio, meteorismo, diarrea o reflusso gastroesofageo. Come ci si

rende conto di avere proprio quest’intolleranza? Chiedete al vostro medico


6
curante di prescrivervi uno dei seguenti test.

Breath test all’idrogeno. Il metodo preferenziale per rilevare

l’eventuale sensibilità al lattosio, fondato sulla misurazione della

quantità di idrogeno emessa respirando in un palloncino.

Test di tolleranza al lattosio. Esamina la reazione intestinale a un

liquido che contiene elevate concentrazioni di tale zucchero. Due ore

dopo averlo bevuto, un esame del sangue verifica i livelli di glucosio in

circolo: se quello del glucosio non sale, significa che l’organismo non

sta digerendo correttamente il liquido ingerito.

Acidità delle feci. Nel caso di lattanti o bambini che non possono

essere sottoposti ai due test precedenti, si può misurare l’acidità in

termini di pH delle feci. Quando si assume lattosio, infatti, la

fermentazione di questo zucchero non digerito produce acidi, rilevabili

in un campione fecale. Come già si è detto in questo capitolo, i latticini

danno luogo alla formazione di acidità e, quando non li si digerisce, se

ne produce anche di più (pH basso).

Non vi sorprenderà scoprire che oggi si rileva una tendenza genetica

all’intolleranza al lattosio. Purtroppo, la sensibilità ai latticini – a caseina,


siero o lattosio che sia – può farvi incorrere anche in altri problemi: bere il

vostro amato bicchiere di latte può accrescere le probabilità di diabete


7
(benché il dibattito sul tema sia ancora in corso) e, secondo uno studio,

un’allergia al latte vaccino aumenta il rischio di disturbi mentali come la


8
schizofrenia. Perciò, se siete allergiche al latte, informatevi su queste

correlazioni e prestate attenzione a qualunque alterazione dello stato di

salute.
Il mito del latte
Molti di noi sono stati cresciuti con l’idea che il latte sia necessario per
fortificare le ossa. Nel 2005, il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti
(USDA) ha raccomandato di berne tre porzioni a basso contenuto di grassi
al giorno, soprattutto in quanto fonte di calcio, potassio e vitamina D
(aggiunta). La logica è che il latte aiuterà a ridurre le fratture ossee e
l’ipertensione.
Le pubblicità sono sotto gli occhi di tutti: il latte fa bene, giusto? Forse
non tanto. Un numero crescente di esperti ritiene che sia uno dei principali
allergeni, in grado di causare numerosi disturbi, da stitichezza a sinusite,
da eruzioni cutanee a gonfiore e sindrome del colon irritabile.
Considerato il gran numero di persone con intolleranza ai latticini che
vedo nel mio studio, tendo a concordare con un professore dell’Harvard
School of Public Health, il dottor Walter Willett, che ha definito la
raccomandazione di bere latte «un passo nella direzione sbagliata». Ben
pochi, in realtà, sono i dati scientifici a sostegno di un’effettiva riduzione del
rischio di fratture grazie al consumo di latte. Per fortuna non c’è davvero
bisogno di berlo per avere ossa robuste: tra le fonti alternative di calcio ci
sono salmone, sardine, cime di rapa, mandorle, cavolo riccio, cavolo
cinese, broccoli, spinaci e patate dolci.
Se siete intolleranti alla caseina, al siero, al lattosio, non preoccupatevi.
Malgrado la persuasiva comunicazione mediatica, un nutrito gruppo di
esperti ritiene che i latticini non siano affatto essenziali in una dieta sana. 9
La dipendenza indotta dai latticini

È capitato che un’amica dovesse trascinarvi via a forza da una gelateria?

Quando, a un buffet, arriva il vassoio dei formaggi, sgomitate come pazze

per essere in prima fila? C’è un motivo se vi sentite «assuefatte» ai vostri

latticini preferiti: contengono casomorfine, frammenti proteici che derivano

dalla digestione della caseina. Parenti della morfina e dell’eroina, le

casomorfine sono oppioidi in grado di dare dipendenza; per questo molte di

noi sembrano letteralmente drogate, quando si tratta del latte macchiato o

del cappuccino. Non sorprende allora che i latticini diano stitichezza,

proprio come gli oppiacei antidolorifici. In generale, poi, sono poveri di

fibre e rallentano la digestione.

È buona cosa avere queste informazioni per comprendere il proprio

rapporto emotivo e fisico con i latticini. Può esserci infatti la forte

tentazione di ricorrere agli alimenti che ci avvincono in una forma di

dipendenza quando ci sentiamo sotto pressione, depresse o anche solo

annoiate. Se il cibo sa essere di conforto, è importante ricordare che non è la

vera soluzione allo stress. Vi ricordo che più del 90% dell’espressione

genetica del corpo – il modo, cioè, in cui si manifestano i nostri geni – è

determinata da ciò che mangiamo. Ogni anno consumiamo più di una

tonnellata di alimenti, che è, dunque, una tonnellata (in senso letterale e

figurato) di informazioni per i nostri geni.

Voi come volete influenzare i vostri? Preferite dar loro sostanze


10
morfinoidi o cavolo riccio? Scegliendo di escludere i latticini dalla dieta

per settantadue ore, potreste rendere all’organismo un servizio impagabile,

disintossicandolo da ogni dipendenza e permettendogli di ricominciare da

zero.
Il legame tra latticini e ormone della crescita

Non starete pensando che avrei smesso di parlare di ormoni, vero?

Arriviamo ora all’effetto dei latticini sulla produzione ormonale. Risulta che

quelli lavorati in modo convenzionale innalzano ormone della crescita e

insulina; il primo, insieme al cortisolo, determina quanto grasso si


11
accumulerà in sede addominale. Come il cortisolo, l’insulina e tutti gli

altri ormoni del metabolismo, anche quello della crescita dovrebbe collocarsi

in una zona neutrale, per garantire uno stato ottimale di salute: né troppo

alto, né troppo basso.

Il problema è che, dal 1994, è sul mercato la sua versione sintetica,

denominata «somatotropina bovina», che viene iniettata a circa un terzo dei


12
nove milioni di mucche da latte della nazione americana. Somministrata

una volta ogni due settimane, può aumentare la produzione lattiera di un


13
bovino del 10-15%. Non c’è bisogno di essere scienziati per capire che, se

alle mucche viene iniettato l’ormone della crescita per ingrassarle, finiremo
14
«all’ingrasso» anche noi che ne mangiamo i prodotti.

Evitate i latticini durante il reset e per il resto della durata del

programma. Se poi passerete il test di reintroduzione (capitolo 10),

assicuratevi che siano bio.

Il box (vedi) propone uno sguardo spassionato a pro e contro nonché a

questioni ancora aperte in tema di latticini.


Stop ai latticini: il reset dell’ormone della crescita in tre giorni

Avete avuto la possibilità di constatare come vi sentite eliminando carne,

zucchero, frutta, caffeina e cereali. È il momento di proseguire il reset togliendo i

latticini.

In soli tre giorni potrete ridurre l’infiammazione, ricalibrare l’ormone della

crescita, riequilibrare l’insulina e stabilire se erano questi prodotti a impedirvi di

perdere peso.

La parola d’ordine è tenere sempre lo sguardo fisso alla meta finale: il

dimagrimento a lungo termine. La linea del traguardo è ormai in vista! Solo altri sei

giorni prima di cominciare a reintegrare un alimento problematico alla volta,

verificando la reazione dell’organismo.

Nella fase Stop ai latticini potrete sostituire alcuni dei vostri cibi preferiti con

cremose alternative di tipo non caseario.

Credo che, con un pizzico di creatività, non sentirete affatto la mancanza dei

derivati del latte.

Le regole della fase Stop ai latticini da applicare ogni giorno

Eliminando i latticini, lasciate più spazio ad alimenti alcalinizzanti ricchi di

fibre, minerali e ferro. Ricordate di applicare anche le regole dei reset precedenti.

1. Evitate latte, formaggio, burro, kefir e yogurt.

2. Assicuratevi di ricavare proteine sufficienti sotto forma di crostacei,

pesci, carne e uova da pollame allevato a terra, semi e, se non vi fanno

aumentare di peso, un po’ di legumi.

3. Mangiate grandi quantità di fibre e verdura fresca fino a sentirvi sazi.

Mantenete l’impegno del mezzo chilo circa di verdure al giorno (o anche più).

4. Bevete «latte», ma non di origine animale (vedi Alternative al latte).

5. Sostituite il burro di produzione convenzionale con il ghee da animali

allevati a pascolo, in cui sono state eliminate le parti solide del latte e non c’è

caseina.

6. Preparate zuppe cremose senza ingredienti di tipo caseario, che

durino per tre giorni.

7. Al supermercato o in un negozio biologico, individuate gli alimenti

con l’etichetta «vegan»: significa che non contengono latticini. Ci sono, per

esempio, la maionese vegana e molti formaggi non lattiero-caseari.

Controllate sull’etichetta che non contengano caseina. Trovate la ricetta dei

Petti di pollo ripieni con panatura di pistacchi (vedi), imbottiti al formaggio di

mandorle. Deliziosi!
Alternative al latte
Al posto del bicchierone di latte quotidiano, c’è comunque un’ampia
possibilità di scelta:

Latte di mandorle. Perfetto nei frullati o per i biscotti (senza


glutine). Compratelo senza zuccheri aggiunti o cercate una ricetta
online per farlo in casa.
Latte di cocco. Ricavato da questo frutto salutare, ha un gusto
caratteristico che lo rende ottimo sia da bere sia da usare in cucina.
Delizioso nei frappè!
Latte di canapa. Altra arma a disposizione al posto dei latticini. Le
proteine della canapa sono più digeribili per chi ha problemi
intestinali.
Kefir di cocco. È un prodotto senza glutine e privo di latticini
nonché un ottimo alimento fermentato. Compratelo o preparatene una
vostra versione. 15
Integratori

Gli enzimi digestivi possono contribuire a ridurre l’infiammazione e io

li consiglio. Tutti ne produciamo meno, invecchiando, perciò assumerli

prima del pasto può essere davvero utile sopra i quarant’anni. La lattasi si

può prendere in compresse masticabili e, se siete intolleranti, favorirà la


16
digestione del lattosio. La cosa migliore, secondo me, è comunque

affrontare sempre i problemi alla radice, che, in questo caso, può essere uno

squilibrio dei batteri intestinali. Gli enzimi digestivi coadiuvano anche la

scissione della caseina.


MENÙ TIPO

Ecco il menù ideale per ricalibrare l’ormone della crescita e l’insulina. Per le

17
informazioni nutrizionali si rimanda alla sezione Note.
Dalle cellule all’anima

Tutti dobbiamo nutrirci, ma secondo la scienza sorella dello yoga,

l’ayurveda, è più importante porre attenzione al come mangiamo che al

cosa. Li ritengo importanti entrambi, ma nutro rispetto per questo

insegnamento della saggezza ayurvedica e suggerisco anche a voi di tenerne

conto. Ecco l’idea: un’alimentazione consapevole favorisce una buona

digestione. Nella vita moderna è facile buttar giù un pasto in fretta e furia

alla postazione di lavoro o in auto. Io, per esempio, mi sono accorta che, a

volte, comincio a sparecchiare la tavola prima ancora di aver finito! Per

questo reset, concentratevi sull’azione di mangiare quale pratica spirituale:

non solo migliorerà la vostra digestione, ma vi aiuterà a essere più

«presenti» all’esperienza.

Ecco alcune semplici regole dell’ayurveda.

Non bevete acqua durante un pasto: estingue il «fuoco digestivo» di

cui avete bisogno.

Consumate il pasto più sostanzioso a metà giornata, quando la

capacità di digestione è al massimo.

Mangiate secondo il vostro stato. Se, per esempio, vi sentite

stanche, assumente cibi speziati, per ricavarne una sferzata di energia.

Se vi sentite disorientate, gustate cibi con un solido legame con la

terra, come una bella zuppa di verdure.

Mentre siete a tavola non leggete o guardate la tv: vi distrarrebbero

dalla componente meditativa del pasto.

Dopo mangiato, riposate per lasciare tempo all’intestino di

assimilare i nutrienti.
Esercizio fisico

Il giusto moto può ricalibrare gli ormoni del metabolismo a livelli più

sani e sappiamo bene quanto ciò sia importante ai fini del dimagrimento.

Molti pensano che allenarsi per quarantacinque minuti, in modo

continuativo e a ritmo moderato, li aiuterà a perdere peso; la ricerca, però,

dimostra tutt’altro: in uno studio, le donne sottoposte a questo tipo di


18
attività non sono riuscite a ottenere un calo in tre mesi!

Quando il metabolismo è disfunzionale a causa di una permeabilità del

colon e di una condizione d’infiammazione, uno dei modi più rapidi di

ripararlo è il cosiddetto interval training. Compiere sprint intermittenti,

seguiti da esercizio moderato, è una pratica davvero efficace per resettare

l’ormone della crescita, l’insulina e il cortisolo. Spesso questa formula viene


19
denominata High Intensity Interval Training (HIIT). Secondo una recente

meta-analisi di dieci studi, che comprendeva 273 pazienti cardiopatici con

problemi di metabolismo, l’HIIT porta il doppio dei benefici in termini di


20
forma fisica rispetto a un allenamento continuo e moderato.

L’HIIT è un sistema di allenamento intervallato superefficiente, con cicli


21
multipli ad alta intensità, alternati a esercizi a basso sforzo. L’ideale è

svolgerlo per un minimo di venticinque-trenta minuti, quattro giorni la

settimana.

Riscaldatevi cinque minuti con il vostro esercizio preferito.

Correte per un minuto, poi di colpo camminate o marciate a

velocità sostenuta per due minuti. Nei sessanta secondi di scatto, se

non riuscite a correre, andate più in fretta che potete, poi riducete

l’intensità, ma mantenete comunque un buon ritmo nei centoventi

secondi successivi. Ripetete la sequenza per venticinque-trenta minuti.

In alternativa, dopo il riscaldamento, pedalate a tutta forza,

impegandovi al massimo, poi passate a uno sforzo moderato, un minuto

sì e uno no. Dopo quindici minuti, pedalate all’indietro per altri tre,

quindi ripetete la sequenza.

Concludete l’allenamento con almeno cinque minuti di stretching

attivo.
Stando agli ideatori, l’HIIT provoca il rilascio naturale di ormone della

crescita, il che contribuisce a bruciare grassi e a ottenere massa muscolare


22
magra. Secondo la mia personale esperienza funziona, e anche il mondo

scientifico è concorde nell’affermare che l’HIIT è molto meglio di un’ora di

corsa o di step.
Test

In fatto di reazione ai latticini, ci sono vari esami da prendere in

considerazione.

Il breath test all’idrogeno, descritto in questo stesso capitolo (vedi),

valuta più precisamente l’intolleranza al lattosio.

La misura dell’IGF-1 (fattore di crescita insulino-simile 1) è

un’approssimazione del dosaggio di ormone della crescita.

Questi test hanno delle limitazioni e si interpretano comunque al meglio

nel contesto dello stato di salute generale, sotto la guida del medico curante.
I commenti dei resetter

«Credo che la cosa più sorprendente per me sia quanto mi sono goduta

l’esperienza del reset. Non sentivo alcun craving e, senza quel genere di stress,

mangiare cose sane diventava un piacere, che peraltro ha reso più semplice

migliorare altri aspetti, come quello del sonno, dell’attività fisica, delle

abitudini quotidiane. Anche se già prima mi consideravo una persona

dall’alimentazione salutare, oggi ho un rapporto con il cibo davvero diverso.»

Kirsten

«Sono entrata nel programma perché ero depressa, obesa e con un forte

senso di spossatezza. Mi tornava in mente di continuo la frase di non so più chi

che cita sempre la dottoressa Gottfried. Quella secondo cui un’azione

imperfetta è meglio di una perfetta inerzia. Così ho dato inizio al viaggio. Se

oggi provo maggior serenità ed energia, se finora ho perso sei chili senza

difficoltà e senza patire il craving, il regalo più grande è l’aumentato senso di

benessere. A chiunque venga a conoscenza del programma vorrei dire che il

tempo investito nella preparazione e nella disintossicazione cambia l’intera vita

e sono convinta che quanto si ottiene nel corso di questo viaggio sia del tutto

sostenibile. Il materiale è straordinario: anche solo leggere questi testi e

assimilarne il messaggio è come fare un corso specialistico sulla cura di sé,

corpo, mente e anima.» Anna

«Il calo di peso mi ha sbalordito e non era davvero questo il vero motivo per

cui mi ero interessata a compiere il viaggio. Ho perso cinque chili e mezzo e

quasi otto centimetri di girovita e circonferenza fianchi. La qualità del sonno è

migliorata ed era questo il mio obiettivo principale; inoltre mi sento tanto più

serena e in pace con me stessa. Mi pare di aver ritrovato la donna che ero prima

della menopausa.» Deborah


Conclusione

I latticini sanno di «alimento sano». Pensate a un bel bicchiere di latte

prima di dormire, magari con una spruzzata di cannella. Ci sono persone

che, consumando tali prodotti da fonti di alta qualità, stanno benissimo, ma

il concetto importante alla base di questo reset è che il craving o la

dipendenza da latticini sono problemi reali, che allergie e intolleranze

risultano in aumento e che entrambi gli aspetti possono contribuire

all’acquisto di peso.

I latticini contengono la molla biochimica ed emotiva della dipendenza.

Nel latte è presente L-triptofano, che si converte, nell’organismo, in

serotonina, l’agente chimico del senso di benessere, in melatonina, l’ormone

del sonno, e anche in colina, con il suo effetto lenitivo. La natura lo ha

progettato per contenere casomorfine che attirano i giovani mammiferi al

nutrimento materno, ma la moderna produzione lattiera ha aumentato la

nostra esposizione agli oppiacei ben più di quanto fosse previsto per la

nostra specie. Il latte vaccino contiene circa sette volte la caseina del latte

materno umano; il formaggio richiede grosso modo quattro chili e mezzo di

latte ogni mezzo chilo circa: il tutto rappresenta una notevole esposizione a

caseina e casomorfine. Non stupisce allora che questi prodotti creino

assuefazione.

Se ciò non bastasse a indurvi ad abbandonarli per tre giorni e fino alla

fine del programma, riflettete su questo: poiché le mucche vengono munte

per gran parte dell’anno, spesso capita che siano in gravidanza. Nell’ultima

fase della gestazione, il loro latte (anche se bio) contiene trentatré volte più

estrogeni di quello proveniente da vacche non gravide. Sapete ormai dal

primo reset che l’intossicazione da estrogeni è in aumento: è dunque

opportuno eliminare i latticini anche per favorire un azzeramento combinato

su più fronti.

Per giungere a usare con saggezza i prodotti lattiero-caseari, molti di noi

devono prima compiere un passo indietro: il reset, appunto. Proprio come si

riavvia un computer per farlo funzionare con maggiore efficienza,

l’organismo trae giovamento da una riprogrammazione in vista di una

successiva riattivazione. Se, perciò, amate il tè del pomeriggio con una


spruzzata di latte o siete habitué dello yogurt greco la mattina, sappiate che

questo non è un addio, ma un arrivederci. Impegnatevi a eliminare i latticini

in questa fase e congratulatevi con voi stesse. Investendo energie nel reset,

vi state offrendo la possibilità di rinnovare in modo positivo il vostro

rapporto con questi prodotti.


Via le tossine

RESET DEL TESTOSTERONE. GIORNI 19-21

IM M AG I NAT E un mondo perfetto in cui seguite ogni regola della buona

salute alla lettera: avete tagliato carne e alcol, zuccheri, frutta ad alto

contenuto di fruttosio, caffeina, cereali e latticini; fate con regolarità trenta

minuti di esercizio fisico quattro giorni a settimana; gestite lo stress con yoga

e meditazione; avete una stretta cerchia di amicizie ed esprimete voi stesse.

Non vi serve un reset, giusto?


Sbagliato. Anche compiendo i migliori sforzi, noi tutti ci intossichiamo a

causa del mondo che ci circonda e il nostro sangue è pieno di tossine. Gli

scienziati parlano di body burden: il fardello, la «zavorra corporea» che ci

portiamo dietro.

L’inquietante verità è che l’esposizione ai fattori ambientali sta

aumentando. Gran parte degli alimenti che mangiamo è con buone

probabilità geneticamente modificata e coperta di pesticidi o fertilizzanti. Se

anche badassimo a evitare alimenti OGM a casa nostra, al ristorante potrebbe

capitarci di ordinare una bistecca di bovino allevato con foraggio OGM e

pompato di ormoni sintetici. E non solo il nostro cibo è tossico: ci sono

agenti chimici dannosi anche nei prodotti cosmetici. La donna media applica
1
sul proprio corpo 515 sostanze chimiche al giorno. Persino l’acqua che

beviamo e i prodotti per la casa potrebbero essere tossici. Un simile ambiente

non si limita a favorire il rischio di determinate malattie, ma rende anche

resistenti alla perdita di peso. Se in sovrappeso, siete intossicate per

definizione, perché ciò che disturba il vostro sistema endocrino si nasconde

proprio nelle cellule adipose. In breve, un ennesimo caso di «biochimica a

gambe all’aria».

Ma non tutto è perduto. Io credo che, se gli forniamo condizioni ottimali,

l’organismo sia in grado di guarire da solo. Perciò la disintossicazione è così

potente: può premere il vostro interruttore su salute, riparazione,

smaltimento dell’adipe. Cammin facendo scoprirete l’intelligenza intrinseca

di corpo e anima. La depurazione non è più un lusso, ormai: è essenziale per

vivere nel corpo che vi meritate.


Autovalutazione

Riscontrate o avete riscontrato negli ultimi sei mesi...

Alito così cattivo che vi ritrovate costantemente a frugare nella borsa in

cerca di una mentina?

Calo di peso seguito da un plateau o da un aumento?

Difficoltà a riprendervi da un considerevole stress, per esempio dopo un

intervento chirurgico?

Disturbi del tratto digerente come meteorismo, gonfiore, nausea,

eruttazioni o bruciori di stomaco?

Dolori articolari?

Mente annebbiata e/o scarsa memoria?

Occhi cerchiati o gonfi? Cisposi al risveglio? Prurito agli occhi?

Orticaria, esantema o secchezza della cute?

Prurito alle orecchie o tinnito (sensazione di ronzio)?

Raffreddori frequenti, soprattutto bronchite e congestione toracica in

inverno?

Sbalzi d’umore, con depressione, ansia e/o irritabilità?

Sintomi di astinenza quando eliminate alimenti come carboidrati raffinati,

zuccheri o caffeina: nervosismo, irritabilità, tremori, senso di malessere? O un

senso di scoramento, di abbandono, un po’ come quando si rimpiange un

amore perduto?

Spossatezza dopo l’esercizio fisico?

Stanchezza, anche quando dormite le otto ore di sonno consigliate?

Volto gonfio, come per ritenzione idrica?

Interpretazione dei risultati

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori vi occorrono

almeno tre giorni di reset Via le tossine.

Se ne avete riscontrati quattro o meno, o se alcuni vi lasciano in dubbio,

potreste avere meno zavorra di altre persone, ma non siete comunque fuori dai

guai! Vi raccomando ugualmente il detox. Se eseguito in modo corretto non

ha ripercussioni negative e può solo farvi sentire meglio.


DALL’ARCH I V IO DELLA DOT TOR E SSA GOT T FR IED: GINN Y, 55
ANNI

Ha perso 9 kg con il programma di reset ormonale.

Ha imparato che le tossine ambientali sono una causa comune di aumento

di peso e problemi alla glicemia.

«Ho più energie e riesco a gestire meglio il mio lavoro molto stressante.

Anche il sonno [è] notevolmente migliorato e così la glicemia. Prima, a

digiuno, era tra 96 e 107, dopo pranzo intorno ai 130 mg/dl [o più]. Pensavo

che eliminare lo zucchero mi avrebbe reso una macchina divoratutto

impazzita. Oggi, invece, la mia glicemia è 82-90 a stomaco vuoto, 86-100

dopo mangiato. Ho la sindrome dell’ovaio policistico ma in generale sono

contenta del risultato. Non sono stata sempre ineccepibile, ma non mi sono

tormentata per questo. Il gonfiore alle gambe [e] ai piedi non c’è più e la

crescita di peluria sul volto è notevolmente rallentata.»

Ha perso in totale 20 cm (braccia, tronco, girovita, circonferenza fianchi,

cosce).

«Alla fine ho capito che, a differenza di ciò che avviene in altre ‘diete’, in

cui tutto è prescritto sotto forma di limitazione e/o di calcolo delle calorie, la

chiave qui è l’idea di rendere onore a ciò che l’organismo ci sta dicendo. Ai

vecchi tempi, se il limite sulla carta erano quattro fette al giorno, state pur

certi che me le mangiavo tutte; oggi... ascolto il mio corpo!»


Le ragioni scientifiche del Via le tossine

Siamo bersagliati da una straordinaria quantità di tossine ogni giorno:

pesticidi, diserbanti e alimenti geneticamente modificati. Le tossine sono in

agguato nei rivestimenti ignifughi dei divani, all’interno delle scatolette di

tonno, nelle creme per il viso, nei farmaci da prescrizione, negli alimenti

elaborati, nei metalli pesanti presenti nell’ambiente così come nello stick di

rossetto e persino nell’aria che respirate. L’elenco potrebbe non finire mai.

Le tossine disturbano il «sesso molecolare» in atto nel vostro organismo:

l’interscambio, cioè, tra un ormone metabolico e il suo recettore.

In ultima analisi, ci rendono poco recettivi a insulina e leptina e sono

correlate all’insorgere di problemi di glicemia, calo delle difese

immunitarie, aumento della flogosi, ictus e vulnerabilità alle malattie


2
autoimmuni. Secondo uno studio, un particolare tipo di inquinante

organico persistente (POP) – una classe di pesticidi detti organoclorurati – è

correlato, nei soggetti in contatto con alte concentrazioni, a un aumento


3
ponderale di oltre quattro chili sopra i cinquant’anni di età.

Sfortunatamente, il rischio di accumulo adiposo e malattia da

esposizione a questi veleni può essere sottovalutato. Dati scientifici

avvalorano un nesso tra sostanze chimiche sintetiche associate alle materie

plastiche e cardiopatie e, ancor più solida, è l’evidenza che esse

contribuiscano a renderci grassi e insulinoresistenti. Nel suo insieme, tale

miriade di problemi fa sì che sia consigliabile il principio di precauzione: è

meglio presumere che le tossine siano colpevoli fintanto che non ne verrà

dimostrata l’innocenza.

Un’indagine svolta dai CDC (Centers for Disease Control and

Prevention) ha dimostrato che il 93% della popolazione americana presenta

livelli misurabili di bisfenolo A (BPA), una sostanza che interferisce con

estrogeni, androgeni e ormoni tiroidei e che si trova negli scontrini e nel

cibo in scatola. I cosiddetti disturbatori endocrini, si è visto, interferiscono

con la produzione, il trasporto e il metabolismo di quasi tutti gli ormoni.

È dunque opportuno disintossicarsi, per liberare l’organismo

dall’inevitabile accumulo di sostanze dannose che la vita moderna procura.

Il detox è l’antidoto perfetto che consente di ricalibrare l’intero sistema, per


poi riprendere il cammino con leggerezza e lucidità. L’esposizione

quotidiana alle tossine ambientali può avere un effetto rilevante sulla salute

e condurre all’aumento di peso; a mio avviso, perciò, l’espressione

«disturbatori endocrini» non è abbastanza eloquente per descriverle e anche

«xenobiotici», termine che si riferisce alle sostanze chimiche estranee

all’organismo, non rende l’idea: dovremmo chiamarle «blocca-

metabolismo», in quanto sbarrano al metabolismo e al sistema endocrino la

via per svolgere le loro funzioni vitali. Io le definisco anche «intrusi» e

«guastafeste», perché non erano state certo invitate dal divino Artefice a far

parte del sontuoso ricevimento che ha luogo tra la nostra mente, il corpo e

l’anima.

Operare un detox è fondamentale per ottenere una buona salute a lungo

termine: potenzia il metabolismo, contribuisce a eliminare le sostanze

chimiche che disturbano il funzionamento degli estrogeni, migliora la

funzionalità tiroidea e sgombera il campo dalle tossine extra che vengono

emesse in circolo quando si dimagrisce. Per non parlare del fatto che vi

sentirete più energiche, scattanti, vitali. Che cosa avete da perdere?


I blocca-metabolismo possono farci ingrassare

Nel reset Via le tossine ci dedichiamo a depurare l’organismo e a ridurre

l’esposizione alle sostanze chimiche che impediscono al metabolismo di

funzionare correttamente e rischiano di farci ingrassare. Ci sono tre classi

principali di «bloccatori», che determinano effetti ormonali indesiderati,

interferendo in modo negativo con i sistemi androgenico, estrogenico e

tiroideo. Essi agiscono secondo vari meccanismi: ingannano l’organismo

inducendolo a una reazione esagerata, stoppano i recettori ormonali,

rallentano o accelerano enzimi che convertono un ormone in un altro,

causano un danno epatico (oltre a innalzare i livelli di enzimi del fegato,

come risulta da una semplice analisi del sangue).

Disturbatori degli androgeni. Tra i blocca-metabolismo che

condizionano gli androgeni figurano bisfenolo A, ftalati e


4
micotossine. In generale, tali disturbatori innalzano il testosterone

nelle donne e lo abbassano negli uomini. Le adolescenti con

concentrazioni più elevate di BPA, per esempio, hanno maggiori

probabilità di vedersi diagnosticare una sindrome dell’ovaio policistico

e i livelli di tale sostanza si correlano significativamente a quelli di


5
testosterone. In più, gli ftalati e alcune micotossine, come

l’ocratossina A, alterano l’aromatasi, l’enzima che converte il


6
testosterone in estrogeni.

Disturbatori degli estrogeni. Ci sono più di settecento sostanze

chimiche sintetiche che imitano gli estrogeni in maniera tossica e la

loro presenza nell’ambiente è sempre maggiore. Questi veleni,

contenuti in tutta una serie di articoli, dagli scontrini ai cibi in scatola,

dalla plastica ai pesticidi, sono state correlate a pubertà precoce,

infertilità femminile, aborti spontanei, endometriosi, sterilità maschile,


7
obesità, diabete e all’aumento di alcuni tipi di tumore.

Disturbatori della tiroide. Con l’incremento dell’esposizione ai

perturbatori endocrini è aumentata anche, negli Stati Uniti, l’incidenza

delle patologie tiroidee, soprattutto per quanto concerne tumori alla


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tiroide e patologie di tipo autoimmune. Soggetti che ricadevano nel

20% più alto di esposizione alle tossine ambientali, andavano anche

incontro a un 10% in più di disfunzione tiroidea rispetto a quanti si


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trovavano nel 20% meno in contatto. Tra le fonti più diffuse di

esposizione ai perturbatori tiroidei vi sono i materiali ignifughi e gli

«untori», in questo caso, sono i mobili di casa e d’ufficio.

Disturbatori di ormoni vari. Alcuni blocca-metabolismo, come il

bisfenolo A (BPA) favoriscono l’aumento di peso attraverso molteplici

percorsi ormonali. Il BPA interferisce con la funzione di estrogeni,


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ormoni tiroidei, androgeni, adiponectina, leptina e grelina. I contatti

più frequenti si hanno con gli scontrini dei negozi e con i cibi in

scatola, in quanto è presente nel rivestimento interno dei barattoli.

Okay, sappiamo che queste tossine fanno male. Come sbarazzarsene,

allora? Forse vi sorprenderà sapere che mangiare alimenti con contenuto di

olestra riduce il carico velenoso dei disturbatori endocrini, in particolare dei

bifenili policlorurati (PCB, usati nel raffreddamento dei sistemi elettrici) e


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del diclorodifenildicloroetilene (DDE, pesticida). Ma, anche se il

consumo di tali alimenti sembra d’aiuto, il buon senso mi dice che deve

esistere una via migliore. Per trovarla, infatti, non dovrete andare più in là

del vostro amato fegato, che è il filtro naturale dell’organismo, progettato per

depurare il sangue e rimuovere questi agenti velenosi.

Ciò viene effettuato in due fasi che la mia amica e dottoressa Holly

Lucille chiama produzione (fase uno) e raccolta (fase due) dei rifiuti. Nella

fase uno, il fegato toglie dal circolo ematico le tossine e le converte in

molecole dette metaboliti, affinché siano rimosse dall’organismo con urina

o feci. In altre parole, si porta fuori la spazzatura, proprio come facciamo

nelle nostre case, all’incirca ogni sera.

Purtroppo, molti di noi hanno un problema con l’una e l’altra fase. Per

lo stress e la costante esposizione alle tossine, si può avere una produzione

iperattiva e creare troppi «rifiuti» (alcuni dei quali sono peggio delle tossine

originali), dimenticando per di più di raccoglierli (cioè trascurando il

bisogno dell’organismo di un detox). Le scorie, allora, continuano ad

accumularsi, come quando c’è lo sciopero della nettezza urbana. Ne risulta

che il fegato non svolge la sua opera di disintossicazione e ciò può dar luogo
a ogni sorta di sintomi, da orticaria e rash cutanei a prurito agli occhi, ansia

e aumento di peso. È possibile favorire la raccolta dei rifiuti e potenziare la

capacità di smaltimento del fegato accrescendo il consumo di minerali, fibre

e altri nutrienti.
Mito... che?
Mitocondri: ricorderete forse questa parola dal libro di scienze delle
superiori. Vere e proprie centrali energetiche del nostro corpo, questi piccoli
organismi cellulari producono energia chimica. Avete presente quando
ricaricate la batteria del telefono? La stessa cosa la fanno i mitocondri con
le vostre cellule, perché possano continuare a svolgere le loro funzioni. Se
trascurati, tuttavia, non riescono a compiere questa attività e si ha la
formazione di radicali liberi, che può condurre a ogni sorta di disturbi, dal
senso di stanchezza fino alla sclerosi multipla e al tumore.
La morale della favola è che bisogna fare attenzione ai mitocondri prima
che la carica si esaurisca. E poiché xenobiotici, farmaci e inquinamento
ambientale possono causarne il decadimento, prestate attenzione alle
tossine che lasciate entrare nell’organismo. Fate il possibile per ridurre il
contatto con tali sostanze e per migliorare il vostro stato di salute: esercizio
fisico e limitazione dei carboidrati, aria pulita, proteine sane, verdure.
Integrate la dieta con complessi multivitaminici, ubiquinolo, N-acetilcisteina,
resveratrolo e magnesio. Prendendovi cura dei mitocondri rinvigorirete
l’intero organismo, in modo che possa a sua volta riempire di energia la
vostra vita.

Donna avvisata... Occhio ai prodotti di bellezza!


Siate consapevoli di che cosa si nasconde nei vostri cosmetici, perché
molti contengono circa settecento xenoestrogeni noti o persino gli stessi
estrogeni. Ciò che non conoscete potrebbe favorire accumulo adiposo,
nervosismo e irritabilità, confusione mentale e persino il cancro. Purtroppo,
la ricerca dell’eterna giovinezza può avere l’effetto opposto: far entrare
nell’organismo estrogeni in eccesso attraverso shampoo o balsamo.
Ecco alcuni passi da compiere per evitare i falsi estrogeni più comuni,
che imitano l’azione estrogenica nell’organismo e sono spesso presenti nei
cosmetici.

Evitate i parabeni
I parabeni sono estrogeni fasulli, usati come conservanti nell’85% circa
di lozioni e rossetti, e si correlano a problemi dello sviluppo e della
funzionalità endocrina. Li si ritrova in molte creme per la cute
Nei loro studi i CDC americani hanno rilevato parabeni in tutti i soggetti
esaminati, a conferma del fatto che si ritrovano immagazzinati ovunque
nell’organismo. Se non è ancora dimostrato senza ombra di dubbio che
queste sostanze siano davvero cancerogene, è consigliabile applicare il
principio di precauzione.
La soluzione
Acquistate, se possibile, prodotti senza parabeni. Informatevi bene
prima di comprare.

Evitate gli ftalati


Gli ftalati, un’altra forma di estrogeni fasulli, vengono addizionati a
shampoo, deodoranti, detergenti per il corpo, gel o lacca per capelli e
smalti, per conferire loro una particolare fragranza. Tuttavia si è riscontrato
che causano anomalie perinatali nei feti di sesso maschile.
La soluzione
Uno dei modi migliori di scansare gli ftalati è controllare le etichette e
optare per prodotti di bellezza che non li contengano. Queste sostanze
sono spesso definite «onnipresenti» perché davvero comunissime, non
solo nei cosmetici, ma anche in molti materiali plastici di uso quotidiano. Un
altro modo per ridurre l’esposizione è evitare di scaldare al microonde
alimenti in contenitori di plastica.
Evitate il laurilsolfato di sodio
Un ulteriore falso estrogeno usato comunemente in saponi, dentifrici e
shampoo. C’è la preoccupazione che il contatto possa correlarsi a tumore
al seno e a un calo della fecondità maschile.
La soluzione
Anche in questo caso, verificate le etichette. Usate saponi, dentifrici e
shampoo bio.
L’importanza dei micronutrienti

In fatto di detox, il mio compito è trovare gli ostacoli che impediscono

alle pazienti di disintossicarsi in modo adeguato. Gran parte delle donne che

seguo dedica molta attenzione ai macronutrienti (alle quantità relative di

proteine, grassi e carboidrati), ma non comprende appieno il ruolo dei

micronutrienti, come vitamine, aminoacidi, polisaccaridi e minerali. È

proprio su questi ultimi che vorrei puntare i riflettori in questo reset: per

farla semplice, tali sostanze vi depurano ed è probabile che ne siate a corto.

Sono funzionali al 95% della delicata biochimica che avviene

nell’organismo e, se per anni avete riscontrato una forte dipendenza dai

carboidrati, è verosimile che ne siate carenti.

Al capitolo 2 mi ero già soffermata sull’importanza del magnesio (vedi

Sali di Epsom; ora voglio insistere sullo zolfo, un altro minerale di


12
fondamentale importanza per disintossicazione e salute. Il mio amico

David Wolfe lo definisce «il cosmetico migliore del mondo», perché è

essenziale al benessere di capelli, cute e unghie; la mia collega Stephanie

Seneff, ricercatrice al MIT e pioniera degli studi su questo minerale,

sostiene che la carenza di zolfo è assai più pervasiva di quanto si pensi e

molti medici sembrano inconsapevoli del suo ruolo in una corretta

funzionalità dell’insulina.

Dal punto di vista del detox, lo zolfo attenua l’infiammazione e aiuta ad

avviare la macchina brucia-grassi. Dove trovarlo? Nelle proteine alimentari,

come pesce, carne bio e/o da bestiame e pollame allevato a pascolo, olio di

cocco e di oliva, rucola, polline d’api, canapa, broccoli, cavoletti di

Bruxelles, alghe verdi-azzurre e spirulina, cavolo riccio, semi di zucca,

ravanelli e crescione.

Siete carenti di zolfo? È un deficit piuttosto frequente e annunciato da

obesità, cardiopatie, morbo di Alzheimer, senso di stanchezza cronica, acne,

artrite, fragilità di capelli e unghie, disturbi gastrointestinali, disfunzione del

sistema ormonale, lesioni muscolari perduranti, perdita di memoria, rash

cutanei, formazione di tessuto cicatriziale e guarigione lenta delle ferite.

Lo zolfo, tuttavia, non è il solo minerale che vi serve conoscere. Selenio,

rame e zinco sono importanti per la tiroide ed è bene avere un corretto


rapporto rame-zinco, obiettivo che si può raggiungere assumendo un

complesso multivitaminico ad alta potenza. Anche il sale marino contiene


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oligotracce di calcio, potassio, magnesio, zinco e ferro.

Dovete anche riempire i vuoti nutrizionali relativi agli aminoacidi, gli

elementi costitutivi delle proteine. Tra i più importanti:

Il glutatione. È un potente antiossidante, che l’organismo produce

per depurarsi dai radicali liberi. Lo immagino un po’ come il nostro

antiruggine personale.

L’N-acetilcisteina. È il precursore del glutatione (vedi Integratori).


Via le tossine: il reset del testosterone e di altri ormoni in tre giorni

Il nostro ultimo reset completa i sei precedenti, fondati su variazioni alimentari,

affrontando problemi ambientali in grado di farci ingrassare e migliorando così i

percorsi depurativi dell’organismo. Oltre a essere consapevoli di ciò che

introduciamo, badiamo anche a ciò che ci mettiamo addosso. La cute assorbe molte

tossine ambientali e, a volte, le rende ancora più pericolose al suo interno. Nel corso

dei prossimi tre giorni, sostituirete i blocca-metabolismo con prodotti naturali,

farete rifornimento dei minerali e degli altri nutrienti di cui siete carenti, curerete la

funzione epatica e intestinale.

Le regole della fase Via le tossine da applicare ogni giorno

Nel reset Via le tossine si integrano i sei reset precedenti e si approfondisce

l’opera di depurazione sostituendo due pasti con un frullato proteico.

1. Diffidate dei prodotti di cura e cosmesi. Quando vi svegliate la mattina,

siate sempre più consapevoli di ciò che applicate a cute e mucose (come

quella del cavo orale), a cominciare dalla prima azione della giornata. Se,

come me, vi raschiate la lingua e vi lavate i denti appena sveglie, assicuratevi

che i primi prodotti applicati siano privi di sostanze blocca-metabolismo: un

dentifricio o un deodorante bio, shampoo, balsamo e sapone naturali.

2. Aumentate il consumo di alimenti alcalinizzanti. Un modo facile è

cominciare la mattinata con una tazza d’acqua calda e limone, seguita da un

frullato «verde» a colazione. Consumate due o tre porzioni di ortaggi a foglia

verde quotidianamente.

3. Consumate ogni giorno circa mezzo chilo di verdura. Preparate 450 g

di verdure come segue: una metà crude, l’altra leggermente cotte (nota bene:

se avete problemi tiroidei, scottate tutti gli ortaggi). Le crucifere favoriscono

entrambe le fasi di disintossicazione del fegato: consumate perciò cavoli

cappuccio, broccoli e cavoletti di Bruxelles. Aggiungete verdure ai vostri

frullati. Le liliacee, come cipolla e cipollotto, aiutano la fase due della

depurazione epatica.

4. Mantenete il consumo di fibre a 35-45 g al giorno. Se non avete

problemi intestinali (meteorismo o gonfiore) potete provare anche con

quantità superiori. Le fibre legano i blocca-metabolismo.

5. Usate semi e spezie in cucina. Semi di cumino e aneto migliorano la fase

uno (produzione di rifiuti); curcuma, rosmarino, timo e origano coadiuvano la

fase due.

6. Assicuratevi che i contenitori alimentari siano sicuri, usando vetro e

acciaio inox. Evitate di conservare o cucinare in recipienti di plastica.


7. Uscite. Mi ha sconvolto scoprire dall’Agenzia per la protezione

dell’ambiente che l’aria respirata dentro casa potrebbe essere cinque volte più

inquinata di quella esterna. Durante il reset, cogliete l’occasione per uscire,

aprite più spesso le finestre, usate un filtro HEPA, ricoprite cuscini e materassi

con rivestimenti, sostituite prodotti per la pulizia che contengono sostanze

tossiche. Se vi sembra un programma troppo ambizioso, concedetevi una

passeggiata a passo spedito dopo un pasto, per quindici-venti minuti, e

sbarazzatevi almeno di alcuni prodotti per la pulizia. Questi contengono oltre

17.000 sostanze chimiche e solo una piccola percentuale è stata testata per

stabilirne gli effetti sulla salute umana. Imparate a utilizzare aceto di vino

bianco, erbe, borace, olio d’oliva e succo di limone per la pulizia.


Filtri per l’acqua: tutta la verità
Durante il reset Via le tossine è importante bere più acqua per buttar
fuori le impurità, ma... E se l’acqua stessa fosse contaminata? Potrebbe
contenere una quantità variabile di spaventose tossine, tra cui piombo,
fluoruro, cloro, arsenico, nitrati, solfati, diserbanti, pesticidi, batteri e altri
microrganismi come i parassiti. Il primo passo, preliminare all’eventuale
acquisto di un filtro, è testare l’acqua del rubinetto di casa vostra.
Vagliare la presenza di una serie di contaminanti diffusi può arrivare a
costare parecchio, ma vale l’investimento, perché consente di identificare il
sistema migliore per le vostre esigenze. Effettuando il test, tenete d’occhio
soprattutto i due agenti tossici più comuni: cloro e piombo. L’Agenzia per la
protezione dell’ambiente americana stima che il 20% dell’esposizione al
piombo derivi proprio dall’acqua.
Una volta stabilito con che cosa avete a che fare, vorrete forse valutare
l’acquisto, come ho fatto anch’io, di un sistema domestico di purificazione
dell’acqua. Questi variano per efficacia e costi. Ecco una breve
panoramica:

Filtri per acqua alcalina. I produttori sostengono che l’acqua


alcalina neutralizza l’acidità nel sangue e combatte i radicali liberi, ma
diffido di tali sistemi, che spesso hanno costi molto elevati.
Filtri a carbone attivo. Questo metodo sfrutta il carbone attivo
per assorbire le impurità dell’acqua. Il modo in cui funzionano varia
enormemente: alcuni si limitano a eliminare il cloro, altri smaltiscono
un’ampia varietà di contaminanti. Io uso un filtro a carbonio che ho
acquistato online a meno di trenta dollari. Credo che questi filtri
economici siano il modo giusto per ripulire l’acqua, a vantaggio del
detox.
Sistemi a osmosi inversa. Questo impianto fa passare l’acqua
attraverso una membrana che blocca determinate particelle. Talvolta
questi sistemi contengono filtri a carbone e la combinazione delle due
tecniche appare davvero l’opzione più efficace.

Detox: che cosa aspettarsi


La depurazione dalle tossine è un grosso cambiamento per l’organismo,
abituato alla solita marca di dentifricio e di shampoo, agli stessi materiali
plastici. Il primo giorno potreste notare qualche sintomo già rilevato in
alcune fasi precedenti del programma. Non mollate, analizzate il vostro
disagio anziché permettergli di soggiogarvi: state facendo tutto questo per
una buona ragione. Se vi sentite scoraggiate o se la tentazione di lasciar
perdere si fa sentire, cercate una valvola di sfogo: un’amica-complice con
cui parlare, il diario su cui scrivere... o l’aiuto divino da invocare!
Eventuali sintomi, durante la fase detox:

sbalzi d’umore;
irritabilità;
irrequietezza;
incubi;
acne;
cefalee.
Integratori

Gli integratori possono costituire una via rapida al detox aiutandovi a

eliminare eventuali accumuli di sostanze chimiche tossiche dall’organismo.

Ci sono vari prodotti depurativi sul mercato che sostengono la capacità di

ripristino dell’equilibrio interno. Molti di quelli qui elencati sono già stati

descritti ai capitoli precedenti, ma assumono una duplice valenza quando si

sgombera il campo dalle tossine. Uno dei più importanti è l’N-acetilcisteina,

ma non dimenticate anche l’integrazione quotidiana di fibre e complessi

multivitaminici!
MENÙ TIPO

Di seguito vi propongo un menù per il reset di estrogeni, insulina, leptina, testosterone e

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ormone tiroideo. Per le informazioni nutrizionali, si rimanda alla sezione Note.

N-acetilcisteina (NAC). Deriva dall’aminoacido Lcisteina ed è in

uso da anni in medicina per la disintossicazione del fegato, per esempio

in soggetti che hanno assunto dosi tossiche di paracetamolo. Io ho

scoperto di recente che i miei livelli di mercurio e di piombo erano

elevati, così ho assunto la NAC per ridurli. Nel complesso, è un


magnifico integratore a sostegno della depurazione interna. Ne consiglio

600 mg una o due volte al giorno.

Complesso multivitaminico ad alta potenza. Migliorerà i percorsi di

depurazione che dipendono dagli enzimi.


Dalle cellule all’anima

Ultime notizie: il modo in cui funziona la mente potrebbe contribuire al

vostro carico tossico complessivo. Se siete come me, il cervello vi gira a

mille all’ora e magari, a volte, vi sembra di non riuscire a formulare con

chiarezza i pensieri. Il fenomeno ha in parte ragioni ormonali; ho

approfondito il tema di confusione mentale, senso di stanchezza,

depressione e ansia nel mio precedente libro The Hormone Cure. Parte della

zavorra che ci portiamo appresso nella testa, dei pensieri superflui, per dirla

con parole gentili, è conseguenza di schemi acquisiti nel corso di decenni.

Nello yoga, tali schemi prendono il nome di samskara e, proprio come i

solchi di un disco in vinile, che si incidono sempre più a mano a mano che

lo si fa suonare, si imprimono a fondo nella mente ogni volta che vengono

ripetuti (l’idea ha anche un parallelo scientifico nella teoria della

neuroplasticità). Perciò i modelli di pensiero negativi sono insidiosi e

difficili da abbandonare. Con il tempo, possono dirottare cervello e cuore

senza che nemmeno ce ne accorgiamo.

È il momento di ripulire la mente. Ci vuole impegno, perché talvolta i

«pensieri tossici» vengono in un istante: basta una parolina a scatenarli... E

avanti!

Come donna di scienza, sono sempre incline a individuare un

procedimento. Vi esorto, pertanto, ad applicare ai vostri pensieri il metodo

socratico e poi a scrivere ciò che scoprirete. Se, per esempio, siete persone

con una marcata tendenza a preoccuparsi, il primo passo sarà annotare ogni

pensiero che scateni la vostra ansia. Già solo questo semplice atto vi renderà

pienamente consapevoli di quanto tempo ed energia dedichiate ad agitarvi.

Una volta imparato a individuare gli assilli, cominciate a porvi delle

domande. Se, per esempio, un sintomo trascurabile come la tosse vi

convince di avere il cancro al polmone, cercate di interrogarvi, anziché

lasciarvi prendere dal panico. Che prove ci sono? Quante probabilità? Mi

sto comportando in modo obiettivo? Con l’andar del tempo, vedrete con

maggiore chiarezza come i vostri pensieri possano essere controproducenti.

Io, con i miei, mi sorprendo persino a «dialogare», a dir loro che sono
irrazionali, montati a bella posta, assurdi! A volte mi arrabbio perché

tentano di controllarmi, ma per lo più cerco di sostituirli con altri, positivi.

Un secondo espediente è portare una certa preoccupazione alle estreme

conseguenze e chiedersi quale sia il peggio che potrebbe capitare. Questa

soluzione, però, non è per tutti: ci sono persone che finirebbero per agitarsi

anche di più.

Quando ci sbarazziamo di qualcosa – sentimenti negativi, una vecchia

ferita, parole che avevano bisogno di essere dette – ci sentiamo più leggere.

Che stiate cercando o meno di perdere chili, scaricate le emozioni o i piccoli

fastidi e proverete un senso di minore pesantezza. È come togliersi un

fardello dalle spalle.

Norman Vincent Peale, autore del già citato Il pensiero positivo, ha

suggerito un metodo per esaminare le emozioni negative. Per ventiquattro

ore, ogni volta che vi sentite frustrate o irritate scrivetelo, a prescindere da

quanto sia trascurabile il problema in questione. Al termine delle

ventiquattro ore, rivedete la lista: vi procura una migliore consapevolezza di

ciò che vale la pena lasciarsi alle spalle?

Sul diario, annotate un pensiero negativo e, poi, una controformulazione

in positivo. Con il tempo, riuscirete a disintossicare la mente, abbandonando

paure e preoccupazioni non necessarie. E, già che ci siete, usate il diario

anche per scrivere quel che vi è andato bene o di cui vi sentite riconoscenti.

La scienza dimostra che questa attività, eseguita con costanza, procura

maggiore felicità, tramite il semplice riconoscimento di ciò che è positivo.


Esercizio fisico

Lo yoga abbraccia la convinzione che tutti abbiamo un fuoco interiore,

da alimentare correttamente per poter ottenere una buona disintossicazione

e digestione. A tal fine, lo yoga prevede vari kriya, o pratiche di

purificazione, destinate sia al corpo fisico sia a quello sottile (sorta di ponte

fra anima e corpo). Io amo in particolare l’agnisara, un kriya che brucia le

impurità nei corpi energetici. È una pratica avanzata, ritenuta fondamentale

da molti yogi: agni significa «fuoco» e sara «essenza». Si contraggono i

muscoli, dal pavimento pelvico al diaframma, svuotando i polmoni. L’atto

di creare calore negli organi interni riattiva la circolazione e migliora il

rilascio e l’espulsione di tossine, ma questi non sono gli unici benefici:

lavorare con i muscoli centrali vi aiuterà a connettervi con il centro di voi

stesse, conferendo al respiro una dimensione di consapevolezza e

permettendovi di entrare in contatto con le vostre emozioni.

Ecco come procedere.

Mettetevi in piedi con le gambe divaricate di circa un metro e le

ginocchia flesse a novanta gradi (la cosiddetta posizione del cavallo).

Portate le mani sulle cosce, scendendo in un leggero squat con la

schiena sempre dritta, mai incurvata.

Espirate completamente. Senza ri-inspirare, contraete pavimento

pelvico e addome, «risucchiando» la pancia in dentro e verso l’alto.

L’intera parte anteriore del corpo dovrebbe essere contratta e i polmoni

svuotati. Sempre senza respirare, contraete e rilasciate cinque volte il

diaframma.

All’ultima contrazione, inspirate a fondo e rilasciate.

Continuate con queste espirazioni e inspirazioni, rendendole più

fluide e regolari possibile.

Ripetete la sequenza cinque volte e arrivate a trenta ripetizioni.


Test

Il vostro organismo è concepito per disintossicarsi, ma a volte incontra

qualche ostacolo. Nel mio primo libro, The Hormone Cure, ho parlato

dell’importanza della «riserva funzionale»: la capacità di un organo, per

esempio il fegato, la tiroide o le ghiandole surrenali, di funzionare oltre il

fabbisogno basilare. In fatto di disintossicazione, le parti più importanti che

giocano a vostro favore sono fegato, cute, reni, polmoni e tessuto adiposo. I

polmoni si possono depurare con esercizio fisico, sudorazione e pratiche di

respirazione. Vale inoltre la pena testare il fegato con un semplice esame del

sangue (effettuato da moltissimi medici nel check-up annuale), che prende il

nome di alanina aminotransferasi (ALT). L’ALT si trova soprattutto nel

fegato e, in quantità minori, in sede cardiaca, muscolare, renale e

pancreatica, ma quando il fegato è danneggiato viene rilasciata nel sangue. Il

valore di ALT indica se l’organo è leso o malato.


I commenti dei resetter

«Ho ultimato chemio e radioterapia per un tumore al seno. Ho acquistato

chili e perso molte altre cose, tra cui l’autostima, il mio fisico ‘niente male’ e i

capelli. Un’amica mi ha consigliato il programma: per lei funzionava! Io avevo

una gran voglia di sentirmi (e apparire) meglio. Inutile dire che così è stato: ho

perso cinque chili e mezzo in modo molto piacevole e gustoso. Ho seguito [i

reset] addirittura in vacanza!» Rhona

«La mia ragione principale per iniziare [il programma] era eliminare le

tossine. Nel bel mezzo del reset ho cominciato a sentirmi sereno e pieno di

energie. Ho imparato molto più di quanto mi aspettassi; la dottoressa Gottfried,

poi, fa uno splendido lavoro, non solo spiegando che cosa sia giusto fare, ma

anche perché, e ricorrendo ai dati scientifici più recenti a disposizione. È una

magnifica occasione di apprendimento e alla fine vi farà sentire alla grande.»

Mark
Conclusione

Il coraggio trasforma la paura. Vi esorto a sfruttare questo tempo come

un momento sacro di purificazione, per disfarvi della polvere e scoprire

quanto riuscite a osare per il bene dell’organismo. Fate l’inventario delle

vostre paure... ed espelletele insieme alle tossine. Ricominciate da voi

stesse, da quel forte e potente centro interiore: una risorsa su cui potrete

sempre contare, qualunque cosa avvenga nel mondo esterno. Attraversate

con coraggio il ponte che dalla paura iniziale vi condurrà ai vostri desideri

più profondi e sinceri.

Ricordate di far entrare il divino nella vostra esistenza, istituendo una

pratica di preghiera regolare, che sia frequentare la Chiesa, fare una

passeggiata nei boschi o in riva al mare oppure dedicare del tempo ogni

giorno a schiarirvi la mente.

Credo proprio che vi sorprenderà scoprire a quante tossine ambientali e

sostanze chimiche sintetiche siamo esposti ogni giorno. Molti di questi

prodotti sono blocca-metabolismo: è importante identificare i principali

«colpevoli», ridurre il contatto e sostituirli con alternative più sane.

In bocca al lupo con il reset Via le tossine. Ho visto cambiamenti

profondi, quando viene affrontato con cuore e mente aperta. Se ci si dà il

permesso di abbandonare abitudini acquisite che non servono più, di

integrare ciò che si è imparato e di rendere onore a ciò che ha un valore

unico per l’organismo, ci si ritrova in profonda e rinnovata connessione con

la propria vita.
PARTE TERZA
Rientro in orbita e oltre
10
Reintroduzione

GIORNO 22

CO NG R AT U LA Z I O N I ! Avete portato a termine uno dei passi principali nel

cammino per riconquistare un organismo sano. Non è stato sempre facile,

ma ci siete riuscite! Dopo ventuno giorni siete ricalibrate, pure e

disintossicate, ma, prima di iniziare a reintrodurre gli alimenti che avete

eliminato, riflettiamo un momento. Con un bel respiro (per incamerare

positività), rivedete ciò che avete realizzato. Se non altro, il reset ormonale

vi ha dimostrato che, anziché peggiorare, con l’età potrete stare meglio,

essere più sveglie e più sagge, con alcune pratiche di sostegno per la salute a

lungo termine.

E adesso? Come un astronauta che torna sulla Terra dopo una missione

portata a termine con successo, non potete procedere a casaccio, sperando

per il meglio. Avete resettato gli ormoni, ora bisogna proteggere le vostre

nuove abitudini, dunque dovete pianificare con cura il rientro nell’orbita

della vita reale. Vi esorto perciò a essere pazienti con la fase di

reintroduzione, che comincia il Giorno 22 e durerà finché non avrete

raccolto tutte le informazioni che vi servono (potrebbe occorrervi del

tempo: molte persone reinseriscono tre alimenti solo tra i Giorni 22 e 30,

ma la durata varia secondo i cibi). Durante questa fase, riammetterete un

alimento per volta nella dieta e vedrete come reagirà il vostro apparato

digerente nell’arco di tre giorni. Per quale motivo? Perché state raccogliendo

dati importantissimi sul vostro organismo, che continueranno a orientare il

vostro personale codice alimentare nei mesi e negli anni a venire.


Perché la reintroduzione?

Avete eliminato i principali allergeni alimentari e i blocca-metabolismo

che fanno sì che la risposta del vostro sistema immunitario sia eccessiva: vi

siete quindi conquistati con fatica la splendida opportunità di rimanere a

stretto contatto con la saggezza innata del vostro corpo e scoprire come

reagisce ai diversi cibi.

Prima avete dedicato tre giorni a resettare ogni ormone ed eliminare gli

alimenti colpevoli, ora ne reintrodurrete uno alla volta, osservando la

risposta da vicino. Nel farlo, acquisterete una consapevolezza di livello

superiore. Sintonizzatevi con l’intelligenza dell’organismo. In definitiva, il

vostro obiettivo è ottenere un risultato finale positivo.


Il codice alimentare personale

Il primo passo della reintroduzione è creare un codice alimentare

personale che dichiari in forma scritta il vostro impegno nei confronti del

giusto nutrimento e della corretta alimentazione.

Quando le cose vengono messe per iscritto, si riesce meglio a

individuare i piccoli aggiustamenti operati dall’organismo in risposta a

determinati cibi. Potete stilare il vostro codice personale durante la fase di

reintroduzione. È un attestato vivente che muterà a seconda delle vostre

esigenze interiori ed esteriori.

Nel redigere il codice, chiedetevi come volete porvi in rapporto ad

alimenti e salute. Avete la possibilità di pensare in grande! L’idea è creare i

vostri confini alimentari e vivere aderendo alle linee guida che voi stesse

avete stabilito.
Il codice alimentare personale della dottoressa Gottfried
Questo è il codice personale che uso come falsariga per tracciare il mio
piano alimentare. Lo propongo come esempio, perché possa esservi
d’ispirazione nel redigere il vostro.

Quando si tratta di cibo, essere concentrata e consapevole di ciò


che sto mangiando. Imparare che cosa è meglio per il mio corpo,
dalle cellule all’anima.
Meditare ogni mattina per trenta minuti.
Vedere pianificazione, spesa, preparazione, cottura e
alimentazione come una pratica spirituale, o sadhana.
Scegliere alimenti bio, non OGM, sani e della migliore qualità, che
mantengano la glicemia in equilibrio. Nutrirsi con superalimenti ed
essere consapevole della sottile forza energizzante dei vegetali.
Bere più acqua filtrata.
Programmare per iscritto tutti i pasti con le relative porzioni la sera
prima e aderire al piano il giorno dopo.
Saziarmi prima di feste ed eventi dove i cibi potrebbero non
rispecchiare il mio codice alimentare.
Evitare latticini, glutine, zuccheri e cereali (ho un’intolleranza).
Fare tre respiri profondi con il basso ventre, inspirando l’aroma
della pietanza prima di addentare il primo boccone.
Ascoltare con attenzione. Posare la forchetta e masticare (molto).
Smettere di mangiare quando sono sazia al 70%.
Plasmare uno stile alimentare sano per le mie figlie e i miei cari.

Il codice potrà essere breve o lungo. Usate gli elenchi puntati e dategli

un nome che significhi qualcosa per voi: «Manifesto» o anche solo

«Programma». Come consiglia lo scrittore Rick Hanson, potrebbe trattarsi

di «poche parole o di una lista di permessi e divieti. Quale che sia la forma,

mirate a usare un linguaggio che sia fonte di forte motivazione, che abbia
1
una risonanza nella vostra mente e sappia toccarvi il cuore». Egli prosegue

affermando che non è necessario che sia perfetto per costituire un prezioso

strumento, e che sono anzi consigliabili periodiche revisioni.

Rivedete e aggiornate di continuo il vostro codice, in modo che funzioni

sempre alla perfezione per voi. Quando eccedete nelle quantità o vi

concedete alimenti che sarebbe meglio evitare, cercate di tornare in

carreggiata. Registrate ciò che potrà aiutarvi a ritrovare la retta via e anche

ciò che vi ha fatto deviare. Continuate ad affinare il codice in modo che

diventi una vera e propria etica alimentare, l’ultima parola, per voi, quando

si tratta di costruire la migliore salute possibile.


Reazioni alla reintroduzione

È essenziale che, proseguendo in questa fase, continuiate a favorire un

allineamento di mente e corpo. Mediante il dialogo in corso tra gli alimenti

e il vostro organismo, avrete la possibilità di apprendere quali cibi vanno

scartati dal vostro regime alimentare a lungo termine. Circa dieci anni fa,

quando ho adottato per la prima volta la dieta a eliminazione che è poi

divenuta il reset ormonale, mi è dispiaciuto molto scoprire la mia

intolleranza a glutine e latticini. Ancora più triste è stato rendermi conto che

non potevo imbrogliare: c’è qualcosa di bello e solenne nell’ascoltare il

volere del proprio organismo, anziché imporgli la volontà della mente.

In base alla mia esperienza, ci sono tre situazioni tipiche che possono

delinearsi durante la reintroduzione.

1. Fin qui tutto bene. Alcune persone riprendono con un alimento

problematico alla volta, concedendosi tre giorni per constatare la

reazione dell’organismo, e non registrano alcuna risposta che segnali

un’intolleranza. In questo caso, il lavoro d’indagine richiesto è minimo.

2. Tutto subito! Altre diventano impazienti e reintroducono due

alimenti per volta, per esempio formaggio e cereali; poi riacquistano

peso oppure riscontrano gonfiore o meteorismo e non sanno quale sia il

cibo trigger (che scatena reazioni avverse): hanno perso il vantaggio

della tabula rasa realizzata in precedenza, perché è impossibile per loro

capire quale alimento ha innescato il problema.

3. Più difficile del previsto. Altre ancora riscontrano di nuovo

dipendenza in seguito alla reintroduzione di un determinato cibo e

riconoscono una sorta di guasto nell’acquisizione di consapevolezza da

parte del proprio organismo, una disconnessione tra mente e corpo

quando assumono quel certo elemento (soprattutto gli zuccheri o gli

zuccheri liquidi nella forma degli alcolici). L’organismo ha un bel da

fare nel segnalare che quell’alimento non è digeribile o tollerabile, ma

la loro mente non desidera adattarsi. Tale situazione richiede il lavoro

d’indagine più impegnativo, e una buona dose di curiosità e

consapevolezza.
In ciascuna delle tre situazioni, potrete ricorrere alle domande chiave:

Come mi sta parlando questo alimento? Che cosa mi sta insegnando? Di

solito la comunicazione cibo-organismo si svolge a senso unico (A cena

mangerò X, per esempio). In realtà, scopriamo invece che essa esiste in due

direzioni. Ascoltate con attenzione e ciò che udrete vi sorprenderà.


Se si insegna a una donna a pescare...

L’idea di reintrodurre un alimento dopo una dieta a esclusione non è

nuova. Il processo di eliminazione e provocazione è il sistema di riferimento

per individuare gli allergeni alimentari. Tuttavia, per l’indaffarata donna di

oggi, la vera novità è la consapevolezza del proprio corpo, insieme a una

rinnovata capacità di adeguamento in risposta agli specifici effetti degli

alimenti sull’organismo femminile. Calibrare reazioni più sottili le permette

di personalizzare la nutrizione affinché le si adatti al meglio. Anzi, è proprio

questa la via per controllare alimentazione e peso, il segreto per restare

snelle e mantenere i progressi compiuti.

Un famoso proverbio cinese dice che se dai un pesce a un uomo, domani

avrà di nuovo fame, se gli insegni a pescare, lo nutrirai per tutta la vita. Allo

stesso modo, a questo punto del programma, non serve che vi spieghi cosa

fare né che voi compiate in maniera meccanica le pratiche da me suggerite,

ignorando le reazioni del vostro organismo. Sarebbe come regalarvi un

pesce. Il corpo femminile non è «taglia unica», uguale per tutte. Il miglior

programma alimentare tiene conto di un complesso, peculiare mix di età

biologica, grado di stress, pratiche mente-corpo, circostanze di vita,

genetica, tasso metabolico, forma fisica, vulnerabilità e punti di forza.

Invece di limitarvi a prendere il pesce, accettate il mio invito a evolvere

e a sviluppare una saggezza interiore riguardo al modo in cui gli alimenti

condizionano organismo, ormoni e peso. Ora che siete depurate, avete le

carte in regola per «imparare a pescare» con un processo di «tentativo,

aggiustamento e trionfo» che vi consentirà di entrare in contatto con le

vostre verità alimentari: sono assai poche le persone che hanno la fortuna di

scoprire come il cibo parli alla loro biologia. Io considero questo periodo al

termine del reset di particolare importanza. È il momento in cui vi invito a

premere il tasto «pausa» e a rendervi del tutto presenti, prima di rituffarvi

nel solito tran tran.

Ora che avete ripulito la vostra alimentazione, eliminato gli irritanti più

comuni e spezzato il circolo vizioso della dipendenza, vi è offerta la

possibilità di migliorare la densità nutrizionale degli alimenti che scegliete


per il vostro programma. Vi esorto a optare per le proteine e per le fonti

vegetali della più alta qualità, per ricavarne i nutrienti necessari.


I superalimenti sono vostri alleati
Questi cibi sono davvero entusiasmanti come il loro nome lascia intuire:
superconcentrati di sostanze nutritive che si ritengono in grado di
potenziare il sistema immunitario, accrescere i livelli di energia e creare
equilibrio nell’organismo.
È possibile che ne abbiate sentito parlare: cacao, maca, canapa cruda,
alghe marine, polline d’api e funghi medicinali, solo per nominarne alcuni.
Questi alleati eccezionali, reperibili nei reparti e negozi bio, si ritengono
capaci di abbassare il colesterolo, ridurre il rischio di cancro e migliorare
l’umore. 2
Qual è il loro segreto? Possiedono la sottile intelligenza e capacità
energetica del regno vegetale, dei nutrienti incontaminati ricavati dalle fonti
più fresche, direttamente dal produttore alla vostra tavola.
Ecco alcuni tra i miei preferiti:

ostriche;
salmone non d’allevamento;
tacchino;
mirtilli;
broccoli;
arance;
pomodori;
zucche;
cavolo riccio, bietole, spinaci e altre verdure a foglia verde;
tè verde;
noci.

Guida ancestrale
L’agopuntore ed esperto di medicina funzionale Chris Kresser, uno dei
più autorevoli e solleciti esponenti del Movimento salute ancestrale, mi ha
insegnato molto sulla Paleodieta, per esempio che tutti gli organismi sono
progettati per adattarsi e sopravvivere in un particolare ambiente. Se
quest’ultimo muta più rapidamente della nostra capacità di adeguarci a
esso, si crea una discrepanza che può produrre conseguenze negative.
Non è solo la sua sintesi, ma un principio incrollabile della biologia
evolutiva. C’è, dunque, un’alimentazione cui l’uomo è bene adattato:
pesce, selvaggina, carne sana d’allevamento a pascolo, verdure, patate
dolci, semi e frutta secca. Circa diecimila anni fa, poi, l’avvento
dell’agricoltura ci ha portato cereali, legumi, alcol e latticini.
Questa spiegazione è stata fonte, per me, di una grande rivelazione. Ho
capito che alcuni di noi (me compresa) non sono fatti per tali alimenti di più
tarda introduzione. Ci sono persone cui non creano problemi, è vero, ma ci
sono anche quelle (come me) cui danno intolleranza. Quando li mangio,
danneggio il mio intestino, produco infiammazione e aumento di peso. Ora
che siamo in fase di reintroduzione, vi chiedo: quanto siete programmate
per consumare tutti i tipi di carne, cereali, legumi, alcol e latticini?
Reintroduzione: la sfida in tre giorni

È giunto il momento di cominciare la lenta discesa attraverso l’atmosfera. Date

un ultimo controllo alla strumentazione di bordo prima del rientro in orbita. Questa

fase è essenziale per farvi scoprire le vostre eventuali intolleranze e allergie

alimentari.

Le regole della fase Reintroduzione

Ripristinerete un cibo alla volta, osservando la reazione del vostro corpo nel

giro di tre giorni. Ecco gli step per un «rientro» senza scosse.

1. Trascrivete sul diario il vostro codice alimentare.

2. Scegliete gli alimenti problematici, quelli che vi è stato più difficile

abbandonare o che erano causa dei principali craving. Ricordate quel che mi

ha insegnato la mia amica J.J. Virgin, autrice di La dieta delle intolleranze: a

volte, l’alimento più difficile a cui rinunciare e che ci manca maggiormente è

anche il cibo cui siamo più reattivi, in termini di un rallentamento del

metabolismo o di intolleranze e allergie.

3. Consumate l’alimento problematico durante un pasto, cominciando

dal Giorno 22. Mangiatelo di nuovo il Giorno 23 e il Giorno 24 (idealmente

nello stesso pasto) solo una volta al giorno.

4. Tentativo, aggiustamento e trionfo. Osservate la vostra reazione

all’alimento per tre giorni: il rapporto tra quel cibo e l’umore, ciò che avviene

al vostro intestino (gonfiore, meteorismo, motilità alterata, gorgoglii),

all’intero organismo (disagio, dolori, dolenzia), alla frequenza cardiaca. Usate

le tecniche e le misure che ho descritto nel libro, dal peso corporeo alla

glicemia, dalle pulsazioni al prender nota dell’umore sul diario.

5. Dopo aver registrato con cura le vostre reazioni scegliete il successivo

alimento problematico e passate a una nuova fase di tre giorni.

6. Se si desidera effettuare la reintroduzione con più calma, nessun

problema. Vietato, invece, accelerarla. Alcuni hanno bisogno di prolungare la

dieta a eliminazione per ottenere benefici come calo di peso e miglioramento

della glicemia. Non c’è un’unica soluzione valida per tutti: l’importante è

porsi in sintonia con le proprie autentiche esigenze.

7. Non bisogna reintrodurre necessariamente tutti gli alimenti. Io, per

esempio, so di non poter mangiare latticini, cereali o zuccheri. Nel mio caso

reintrodurrò prima i frutti di bosco, il Giorno 22, effettuando il «tentativo». Il

Giorno 25 mangerò, per esempio, carne di bestiame allevato a pascolo. Il


Giorno 28, berrò un piccolo bicchiere di vino. Come ho detto in precedenza,

la lunghezza di questa fase varia in base al numero di cibi da reintrodurre.


«Non posso semplicemente proseguire i reset?»
Questa è una delle domande più comuni che mi sento rivolgere a
questo punto del programma. Siete liberissime di proseguire i reset più a
lungo, se vi piace come vi fanno sentire e volete migliorare i risultati
ottenuti, ma la soluzione migliore è passare, dopo ventuno giorni, alla
reintroduzione ed effettuare di nuovo il reset ormonale ogni tre o sei mesi.
Continuerete comunque a conseguire risultati anche in questa fase, solo
forse non eclatanti come nel periodo precedente.
È tuttavia importante compiere la transizione dal reset alla
reintroduzione, prima o poi. La cosa assolutamente da non fare, invece, è
passare da un periodo prolungato di reset all’alimentazione che avevate
prima di cominciare: per questo io stessa avevo fallito tante volte prima di
scoprire la via giusta per me. La fase di reintroduzione è fondamentale per
stabilire quali alimenti vi procurano disfunzioni ormonali, con conseguenti
reazioni (intolleranze, allergie, aumento di peso di natura
ormonale/metabolica), e per dare al vostro intestino il tempo di adattarsi a
consumare di nuovo più di un alimento problematico. Se un cibo vi causa
reazione, escludetelo dal programma alimentare. Concedetevi almeno sei-
quindici giorni per questa fase.
Tutti i trucchi della reintroduzione

Proseguite i rituali giornalieri. Che siano un bagno la sera o acqua,

limone e pepe di Cayenna la mattina, ricordate che vi aiutano a

regolarizzare i reset da voi programmati nella mente e nel corpo.

Bevete un frullato. Assumetene almeno uno al giorno e continuate

a consumare il vostro mezzo chilo circa di verdure quotidiane (potete

anche prendervi due frullati al giorno se volete protrarre il detox, ma

non consiglio più di nove giorni in totale. Esiste anche l’eccesso di

disintossicazione!)

Diventate testimoni. Dedicatevi ad assumere il ruolo di osservatore

imparziale. Invece di sentirvi frustrate o cedere all’impressione di aver

vanificato l’ottimo lavoro svolto in precedenza o, ancora, di disperarvi

perché dovrete abolire quell’adorato alimento, fermatevi e fate un bel

respiro. Uscite mentalmente dal corpo e osservate quel che avviene dal

punto di vista di un (empatico) sconosciuto. Non è mai divertente

constatare un insuccesso o vedersi togliere le cose che si apprezzano,

eppure quest’esperienza ha un suo valore positivo, perché vi dà

maggiori informazioni sul vostro organismo, che poi potrete usare per

prendere decisioni più sane.

Accettate le vostre scelte. Certi giorni vi sentirete di cedere alle

tentazioni e poi dovrete gestirne le conseguenze. Altre volte sceglierete

di eliminare del tutto una sostanza dalla dieta. La decisione è vostra e

siete libere di rivederla in qualunque momento, ma per oggi limitatevi a

osservare... E siate indulgenti con voi stesse.

E le carni rosse? Se, dopo avere tentato altre fonti più sane di

proteine e aver portato a termine il reset No alla carne, siete ancora

convinte che vi servano le carni rosse per ottenere il massimo delle

energie, limitate il consumo a piccole quantità (110-170 g due o tre

volte la settimana) da selvaggina o animali allevati a pascolo.

Misurate e poi rimisurate. Non perdete mai di vista le misure,

soprattutto il peso, la glicemia, la circonferenza di vita e fianchi.

Durante i reset avete rilevato il peso ogni tre giorni, ora pesatevi ogni
giorno ed effettuate le altre misurazioni, oltre a registrare polso,

interazioni cibo-umore e altri sintomi. È facile perdere queste buone

abitudini, come pure smettere di dosare gli alimenti. Se non si calcola,

si finisce per fare a occhio e, in base alla mia esperienza, si tenderà

sempre a sovrastimare le quantità.


MENÙ TIPO

Il menù proposto vale a titolo di esempio ed è riferito al caso in cui il cibo problematico

3
siano i latticini. Per le informazioni nutrizionali si rimanda alla sezione Note.
Integratori

L’integratore più importante in fase di reintroduzione è la berberina:

antinfiammatorio e antiossidante che favorisce la sintesi dell’insulina.

Abbassa la glicemia con la stessa efficacia della metformina, farmaco di

solito prescritto a donne affette da sindrome da ovaio policistico e diabete, e


4
può tornare utile durante questa fase.

La berberina è presente nelle radici e nella corteccia di certe piante,


5
aiuta a trattare o a prevenire infezioni fungine, parassitarie o batteriche. Ne

consiglio da 500 a 1.000 mg, due o tre volte al giorno.


Dalle cellule all’anima

Da ragazzina, andavo a trovare i famigliari di mio padre nel Minnesota.

Quei nostri parenti, che erano originari della Finlandia, ci proponevano ogni

volta la cosiddetta sauna secca (o finlandese, appunto): dopo essere rimasti

tutti insieme al caldo, facevamo un tuffo in un freddo lago delle vicinanze.

Alternavamo di continuo tepore e gelo per ricavarne quella estrema

sensazione corroborante. Allora, certo, non sapevo che è una vera e propria

tecnica disintossicante, denominata idroterapia, che aumenta la capacità

depurativa naturale del corpo. Potete riprodurre questa pratica anche voi:

due minuti di getto molto caldo, seguiti da due minuti di acqua fredda.

Provate due o tre cicli, registrando la sensazione che avvertite.

Se la doccia di casa non vi sembra sufficiente, rivolgetevi a una palestra

che abbia un locale attrezzato, cercate su internet la sauna a infrarossi più

vicina a voi o provate la criosauna, che sfrutta il principio della

«termogenesi a freddo» per ridurre l’infiammazione, bruciare i grassi e

favorire il reset metabolico.


Esercizio fisico

Sono ossessionata dalla posizione yoga dell’asse, tenuta per un minuto

due volte al giorno! Procura mille benefici: senso di sicurezza,

rafforzamento di muscoli centrali, dorso e braccia. Prometto grandi risultati

con un impegno minimo.


Fonti di proteine sane e quantitativi necessari
In questa fase dovete avere proteine sufficienti. Mirate a 75-125 g al
giorno in base a peso e grado di allenamento. La tabella alla pagina
successiva elenca alcune tra le migliori fonti proteiche e i quantitativi per le
donne con peso nella media.
Test

Tenere controllate le pulsazioni fornisce conoscenze utili sulle reazioni

dell’organismo ai cibi ingeriti. Eseguite il test come segue:

Misurate il polso a riposo, prima di mangiare un cibo problematico.

Consumate l’alimento in questione.

Attendete dieci minuti e ricontrollate il polso: se è aumentato di

oltre dieci battiti al minuto, vuol dire che è in corso una reazione.

Notate bene che potrebbero esserci anche reazioni ritardate, come

prurito, rash cutaneo o altre risposte allergiche, fino a tre-quattro ore dopo il

pasto.
DALL’ARCH I V IO DELLA DOT TOR E SSA GOT T FR IED: SYLV IE , 53
ANNI

Ha perso 8 kg e ben 10 cm di circonferenza vita e fianchi.

«Ho stabilito di avere una dipendenza da zuccheri e non voglio includerli

nella dieta. A quanto pare dovrò rinunciare alle torte e ai pasticcini che amo

preparare.»

La glicemia è scesa di 25 punti.

«Mi sono fatta la prima tazza di caffè, questa mattina, e – detesto dirlo –

non aveva il solito sapore [di prima del reset ormonale].»


I commenti dei resetter

«Sto applicando tutti i principi che ho imparato. Il mio peso è sceso infine a

cinquantadue chili [per un totale di quindici chili persi, di cui nove durante il

primo reset]. Ho avuto qualche fluttuazione, ma una volta constatata la qualità

di vita che ottenevo prestando attenzione alle esigenze del mio organismo, mi ci

sono dedicata anima e corpo.» Tammy

«Prima di cominciare il reset le avevo provate tutte per perdere peso:

seguivo rigorosamente ogni dieta, ma ottenevo risultati molto scarsi; facevo

attività fisica, ma la bilancia non si schiodava di un millimetro. Oggi ho

imparato alcune delle ragioni scientifiche per cui mi risultava così difficile

dimagrire. Avevo superato la taglia dei miei pantaloni contenitivi ed ero

disperata. Malgrado uno stile di vita che ritenevo piuttosto sano, mi sentivo

condannata a essere grassa per sempre. Ora invece sento di avere una chance.

So che la perdita di peso non è solo questione di calorie in entrata e in uscita.

Capisco meglio come prendermi cura del mio corpo e come usare il cibo per

trarne nutrimento, non conforto... il che mi viene assai più semplice ora, dato

che ho vinto il mio ‘debole per i dolci’!» Linda

«La mia glicemia è scesa in modo drastico! Ero a 118 la settimana prima di

iniziare il reset e mi ero presa un bello spavento! Niente più zuccheri, da allora.

Oggi è 86! Yuppy! Ho avuto due nonni diabetici e anche mio fratello lo è

(diabete di tipo 2). Io ho voluto porre subito un freno a tutto questo. Era tempo

che tirassi fuori la testa da sotto la sabbia e guardassi in faccia le cifre: [il

programma] mi ha indicato la strada.» Christy


Conclusione

La parola d’ordine di questa fase è «equilibrio». Durante il viaggio,

avete portato voi stesse all’estremo, dedicato tempo, denaro, energie mentali

e risorse interiori per condurre a termine la sfida di ventuno giorni.

Nell’accingervi alla fase di rientro, voglio che ripensiate al pendolo che

ritorna oscillando verso il centro. La mia speranza è che, pur avendo smesso

di abbuffarvi di zuccheri o alcol, non sentiate che vi manca qualcosa.

L’equilibrio ci fa splendere e fa emergere il meglio di noi.

Considerate tutto ciò che vi aiuta a conservarlo. Prendervi una pausa di

cinque minuti ogni ora? Rispondere «questa volta no» all’ennesima richiesta

di volontariato a scuola? Poi pensate, invece, a ciò che ve lo fa perdere.

Assumervi troppi impegni? Controllare di continuo il cellulare? Come ogni

individuo ha una propria esperienza della fase di reintroduzione, così ogni

persona ha una definizione singolare di equilibrio: dipende dalla personalità,

dalle circostanze di vita, dall’ambiente. Che cosa significa per voi?

Il periodo di rientro è un buon momento per ricordarsi di praticare la

Preghiera della serenità, scritta dal teologo Reinhold Niebuhr e adottata dal

programma in dodici passi degli Alcolisti anonimi: «Signore, concedimi la

serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare

quelle che posso e la saggezza di comprendere la differenza».


11
Sostentamento

DE S I DE RO rendervi merito per lo straordinario sforzo che avete

compiuto con il reset ormonale. Plaudo al vostro impegno e confido che vi

abbia ripagato in termini di chili e centimetri persi, nonché di pelle

splendente. Se siete come le mie pazienti, i vostri problemi ormonali

saranno ormai sensibilmente migliorati e starete assaporando la

meravigliosa sensazione di essere ben riposate e piene di energie. Avete

forgiato il vostro cammino e compiuto straordinarie scoperte riguardo alla

vostra peculiare biologia.

Ora che avete portato a termine il reset, è il momento dell’ultimo e forse

più importante passo verso un dimagrimento a lungo termine: il

consolidamento di un nuovo modo di alimentarsi. Molte diete falliscono

perché le persone mangiano «sano» per un breve periodo e poi tornano alle

vecchie abitudini, scegliendo i cibi sbagliati o esagerando con le quantità (o

tutti e due). Al fine di mantenere il vostro dimagrimento e altri benefici, sarà

meglio evitare una simile situazione.

In questo capitolo, ripercorreremo e affineremo i vostri progressi, la

nuova autoconsapevolezza acquisita e il rinnovato slancio per farvi restare

snelle. Come nel caso dei sette reset ormonali e della fase di reintroduzione,

il sostentamento non è questione di conteggio delle calorie o di intrugli da

bere: si tratta piuttosto di definire e fornire un approccio scientificamente

fondato al compito di rimanere in carreggiata. Ciò potrebbe comportare un

cambio di paradigma, ma sarà comunque in grado di nutrirvi davvero,

invece di privarvi di qualcosa. Il sostentamento vi farà sentire vive anziché

letargiche, riconoscenti anziché piene di risentimento, speranzose anziché

scoraggiate.

Ora che avete riprogrammato l’organismo e trovato un nuovo punto di

partenza avete anche papille gustative rinnovate, golose di alimenti ricchi di

sostanze nutritive, e uno splendido set di recettori per i sette ormoni del

metabolismo. Inoltre siete diventate una macchina brucia grassi.

È il momento di scoprire come mantenere le abitudini acquisite durante

il reset. Siete in possesso di tutte le informazioni che vi servono. Il vostro


futuro è qui ed è giunto il momento di abbracciarlo!
Il riavvio

Avete presente quando il computer si impalla e bisogna farlo ripartire

perché funzioni di nuovo senza intoppi? Lo stesso avviene quando si passa

all’ultimo step del reset ormonale: il riavvio del sistema. State varcando una

nuova soglia. Il vostro organismo è «pulito», ha subito una bella messa a

punto, l’intestino è stato riparato, i mitocondri lavorano al meglio, il sistema

immunitario è efficiente e avete placato l’infiammazione che favorisce

l’accumulo di grasso. Che cosa resta da fare?

Una sola parola: sostentare.

Quando ho cominciato a seguire qualche dieta, alle scuole superiori,

credevo fossero una cosa che si fa per un paio di settimane, poi veniva il

mantenimento, che significava (o così pensavo io) non riacquistare i chili

persi. Oggi so che questa fase non è un punto d’arrivo, ma un processo

dinamico; so anche, sia per lavoro sia per esperienza personale, che è il vero

collante. E che può essere il periodo più critico e difficile, come deduciamo

dalle grigie statistiche sul fallimento di gran parte dei regimi dimagranti.

Sappiamo anche come l’effetto yo-yo sia peggiore del non mettersi affatto a

dieta, perché devasta il metabolismo. L’autentico mantenimento, invece –

che ho preferito chiamare «sostentamento», assegnando al termine una

valenza di nutrimento e di sostegno – può rappresentare il momento più

entusiasmante: quello in cui si creano nuove abitudini che permetteranno

un’esistenza più lunga, sana e felice.

Forse non vi stupirete, leggendo, che vi offro un nuovo modo per

approcciarvi al mantenimento. Anziché considerare questa fase un tempo in

cui dormire sugli allori e riprendere le consuetudini alimentari che vi hanno

portato, in origine, a sfogliare questo libro, vorrei che usaste il rinnovato

potere di corpo e mente per far compiere alla vostra salute un salto di

qualità.

Mi piace pensare ai ventuno giorni del reset come a un ballo delle

debuttanti. Avete portato a termine, con fatica, mille preparativi per arrivare

a quel momento: il vestito, i capelli, il locale, i fiori, i passi di danza. È però

al termine del ricevimento che comincia il lavoro vero: diventare adulte.

Allo stesso modo, è alla fine del reset che comincerete a impegnarvi per
mantenere il vostro nuovo, efficiente organismo, conservando la perdita di

peso. E, come le ragazze hanno un mentore che indica loro il cammino, così

voi avrete me a mostrarvi la via.


Le ragioni scientifiche del Sostentamento

Le mie regole per questa fase hanno un fondamento scientifico. In

sintesi, tenere bilanciata l’insulina è il segreto della conservazione del peso

conseguito. Forse non avrete perso tutti i chili che speravate, ma vi

raccomando comunque di effettuare il reset ogni tre mesi circa. Ricordate la

bilancia che appare nelle rappresentazioni della giustizia divina? In una di

queste raffigurazioni, si vede la dea Temi con bilancia e spada. Considerate

l’insulina bilanciata la vostra arma potente!

Fate attenzione, però: proprio come la si può ricalibrare in appena

settantadue ore, la si può sbilanciare con la stessa rapidità. Tutte le strade

dell’accumulo adiposo portano a questo ormone canaglia. La chiave per

prevenire il riacquisto di peso è mantenere l’insulina nel suo range ideale: né

troppo alto né eccessivamente basso.

L’idea che l’aumento di peso sia una questione ormonale è un concetto

spiazzante per molti, quindi voglio ribadire la necessità di concentrarsi sui

sette ormoni del metabolismo, anziché sulla falsa convinzione che si debba

soltanto badare all’ingresso e all’uscita delle calorie. In altri termini, un

bilancio energetico positivo (più calorie che entrano nell’organismo di

quante ne escono), descrive ciò che avviene quando qualcuno ingrassa, ma

non il perché. La causa, come abbiamo visto insieme, sono gli ormoni.
Il segreto della dottoressa Gottfried per evitare di riprendere peso
Quando si tratta di mantenere il peso perduto, «grandi porte si aprono
su cardini piccoli» (come ha affermato W. Clement Stone, uomo d’affari,
filantropo e autore di libri di self-help). Quali sono i piccoli cardini che
possono portarci al successo? Purtroppo gli studi sul riacquisto di chili sono
ambigui e, spesso, mal formulati. Tra quelli disponibili, i dati mostrano che
circa il 20% dei soggetti, a seguito di un dimagrimento, riesce a mantenere
il risultato ottenuto per un solo anno. 1 È come se il cervello fosse
programmato per farvi tornare al punto di partenza, perciò il trucco è
contrastare l’aumento dell’appetito e la diminuzione del tasso metabolico (a
riposo e indotto da sforzo fisico). Poiché il problema è di natura ormonale,
non calorica, credo che potremmo riuscire meglio nel nostro intento solo
mirando direttamente ai piccoli cardini che aprono le grandi porte.
Le tre regole della dottoressa Gottfried per il

Sostentamento

1. Mangiate proteine a sufficienza. Se non ne ricavate abbastanza

dalla dieta vi verrà fame, farete ricorso a più carboidrati raffinati e

riacquisterete peso. La ricerca mostra che un apporto proteico

insufficiente porta a riprendere chili, ed è anche vero il corollario: le


2
proteine supplementari prevengono l’incremento ponderale. Spesso,

le donne con una funzione surrenale sregolata non assumono proteine

in quantità sufficiente. Un corretto apporto proteico, inoltre, aiuta a

limitare chi ha la tendenza a mangiucchiare fuori pasto.

2. Evitate i carboidrati raffinati. Consumare alimenti a basso

indice/carico glicemico porta a ridurre l’insulina a digiuno e


3
l’infiammazione, e ciò favorisce senza dubbio il dimagrimento. Non

sono le calorie, ma i carboidrati raffinati, a farvi ingrassare: evitate

dunque quelli «cattivi» come zuccheri, amidi, pane, pizza, farine

raffinate e pasta. In generale, meno carboidrati si mangiano, più si è

magri. Proteine e grassi sono essenziali per la salute, i carboidrati no.

Se non se ne ridurrà l’apporto, diminuire le calorie non servirà a

smaltire l’adipe; permarrà, inoltre, il senso di fame e si avrà un

rallentamento del metabolismo. È, questo, il problema fondamentale di

molte diete restrittive e il motivo per cui falliscono. Rifiutiamo le

limitazioni caloriche! Non è ciò che vogliamo! Come avete appreso, i

carboidrati raffinati, rapidamente digeriti (e poveri di fibre), sono tra le

probabili cause alimentari di infiammazione, cardiopatia e forse

persino del cancro. Nel complesso, creano un pessimo ambiente per il

vostro DNA.

3. Tenete d’occhio carboidrati netti e trigliceridi. I migliori dati

disponibili non arrivano a dimostrare che i grassi saturi ostruiscano le

arterie. Il vero nemico sono i trigliceridi: adipe che il fegato si mette a

fabbricare all’impazzata quando esageriamo con i carboidrati e altre

fonti di fruttosio a basso contenuto di fibre. Per questo consiglio di

continuare a consumare alimenti come le verdure ad alta densità


nutrizionale (mezzo chilo circa al giorno), le proteine dall’azione

antinfiammatoria (per esempio, crostacei e pesce a basso contenuto di

mercurio) e i grassi sani (come olio di cocco o ghee da bestiame

allevato a pascolo).
Il quadro comandi

I piloti si affidano ai loro strumenti di navigazione per monitorare

velocità, altitudine, livello di carburante e pressione. Anche voi avete un

quadro comandi: nel momento in cui vi apprestate a modificare la causa

all’origine di un metabolismo disfunzionale (dalla dominanza estrogenica a

un rallentamento della capacità di disintossicazione dell’organismo),

possedete gli strumenti giusti e tutti i dati necessari sul diario di bordo.

La vostra console influenza la cooperazione tra neurotrasmettitori e

ormoni. Potete tenerla entro un range sicuro ricalibrando alimentazione,

sonno, attività fisica e pensiero. Nessun bisogno di maschere d’ossigeno per

le emergenze!

Ecco strumentazione e leve del mio quadro comandi, che sottopongo a

manutenzione quotidiana.

1. Cominciate la giornata con un frullato. Sappiamo grazie al

National Weight Control Registry (il Registro per il controllo del peso

che analizza le strategie di chi è riuscito con successo a non

riacquistare i chili persi) che non saltare la colazione è essenziale per

evitare di riprendere peso. Sappiamo anche che le intolleranze

alimentari sono in aumento. Il mio consiglio è, pertanto, di cominciare

la giornata con il piede giusto, bevendo un frullato «medicinale».

Scegliete una polvere proteica ad azione antinfiammatoria: senza

glutine e latticini e a basso contenuto di zuccheri (meno di 5 g a

porzione). Attenzione anche al siero di latte, se avete scoperto di essere

intolleranti.

2. Misurate i macronutrienti. La nostra conoscenza di ciò che aiuta a

non riacquistare i chili persi è mutata nel tempo. Oggi le fonti più

accreditate ci dicono che le mosse di maggior successo sono limitare i


4
carboidrati raffinati e consumare più proteine e grassi da fonti sane.

Di fatto, dal 1995, quando si sono cominciati a osservare i soggetti che

riuscivano a non ingrassare di nuovo, il numero di persone con regime

alimentare low-carb (meno di 90 g al giorno, secondo la definizione) è


quasi triplicato, passando dal 6 al 17%. Chi non riacquista i chili

perduti mangia più grassi – fino al 24-29% delle calorie totali – e il

consumo di quelli saturi è cresciuto da 12 a 154 g al giorno. Chiaro il

concetto?

Mantenete i carboidrati netti totali tra 20 e 49 g al giorno. In

fase di sostentamento si può arrivare gradualmente tra i 50 e i 99

g al giorno. Mangiate carboidrati lenti, soprattutto verdure, patate

dolci e banane verdi (leggete le quantità di carboidrati in grammi

presenti sulle etichette. Vedi Misura n. 9, per il calcolo dei

carboidrati netti). A mio avviso, quantitativi più bassi possono

essere pericolosi, se avete disturbi tiroidei o surrenali (come la

maggior parte delle donne). Consumate il vostro mezzo chilo circa

di verdure, bevete il vostro frullato e fatevi una patata dolce

arrosto ogni tanto. Io ne mangio 80 g a cena due volte a settimana

e trovo che mi favorisca il sonno e il buon funzionamento del

surrene.

Assumete circa 75-125 g di proteine al giorno. Ricordate che

due uova intere ne contengono 14 g e che 110 g di pollo ne

forniscono circa 35.

Mirate a un consumo di grassi sani pari al 30-50% delle

calorie totali giornaliere.

3. Eliminate la spazzatura. L’abitudinarietà si sviluppa quando si

tende a nutrirsi di cibi o bevande che contengono zucchero, alcol o

caffeina (per non parlare della vera e propria dipendenza). Dovete

cominciare a consumare alimenti sani in giuste quantità ogni giorno ed

eliminare quelli «cattivi», la spazzatura. Io la chiamo «regola

dell’80/20»: mirate ad assumere l’80% di verdure e il 20% di proteine

sane. Ricordate che queste ultime danno un senso di soddisfazione,

mentre la loro carenza spinge al craving di carboidrati. L’obiettivo è far

sì che consumiate sufficienti quantità di ottimi alimenti integrali e

ricchi di nutrienti, in modo che non vi resti fame d’altro: di prodotti

dall’aspetto delizioso ma che fanno male alla salute. Per esempio:

bevete un frullato a colazione e programmate un pranzo e una cena a

basso contenuto di zuccheri. Consumate un’insalatona con proteine

sane (pesce, gamberetti, pollo) e continuate a mangiare mezzo chilo (o


più) di verdure al giorno. In aggiunta, vorrei che vi sbarazzaste di tutta

la spazzatura emotiva e di quella che gli studiosi chiamano

«disinibizione interiore»: i pensieri e i sentimenti che vi fanno deviare

dallo scegliere la migliore alimentazione possibile. Avere a portata di

mano le giuste strategie, come le pratiche «dalle cellule all’anima»

illustrate nei capitoli dal 3 al 10, vi aiuterà a dimagrire o a restare


5
snelle.

4. Non smettete di misurare. Questa abitudine assicura una

«contabilità» metabolica costante e progressi continui. Vi invito a

trovare le cinque misure che stabiliscono meglio i vostri progressi e a

tenerle a mente: una sorta di elenco che rivedrete ogni giorno (passi,

sonno) e ogni settimana (circonferenza di vita e fianchi, glicemia,

grasso corporeo, pH). Ecco qualche informazione in più sul modo in

cui questi valori vi aiuteranno a reggere la fase di sostentamento:

pH. Recenti studi suggeriscono che, quando il livello di acidità

è eccessivo a causa dello stress o del consumo di alimenti


6
acidificanti, si aumenta di peso. Ciò può essere vero in
7
particolare per le donne.

Glicemia. Da controllare una volta a settimana, per poter

calibrare il valore prima che sfugga di mano. L’ideale, a digiuno, è

70-85 mg/dl.

Circonferenza di vita e fianchi. La scienza ci mostra che la


8
misura di vita e fianchi è la stima migliore della massa grassa.

Rilevatela ogni settimana.

Profilo ematico. Effettuare questa analisi ogni tre-sei mesi vi

fornirà dati importanti sui vostri livelli ormonali, per esempio

quello tiroideo.

5. Fate ruotare gli alimenti. Se nella fase di reintroduzione avete

scoperto che il vostro organismo reagisce a un particolare cibo,

potreste decidere di continuare comunque a mangiarlo, ma a rotazione

(qualora, però, la vostra reazione fosse da moderata a grave, dovreste

eliminarlo del tutto). Consumare lo stesso cibo giorno dopo giorno

aumenta le probabilità di contrarre allergie o reazioni avverse più

intense; se, invece, lo si consuma ogni quattro giorni, è più difficile che
si producano. Dai capitoli dedicati ai reset, soprattutto a quelli senza

cereali e latticini, avete imparato che tali prodotti sono gli allergeni

alimentari più comuni. Quand’anche non rileviate una reazione in

questa fase del programma, potreste riscontrarla in futuro. Siate vigili e

limitate il rischio con la rotazione dei cibi.

6. Controllate il sonno. Dati recenti mostrano che il riposo notturno è

fondamentale per rimanere recettivi all’insulina. Quando si dorme

poco, si hanno maggiori probabilità di esagerare con l’alimentazione il

giorno successivo. Se la fase di sonno REM è breve, si perde sensibilità


9
all’insulina. Conclusione: curate questo aspetto per non ruzzolare da

una scalinata ormonale e riacquistare peso. Io raccomando di dormire

otto ore a notte.

7. Ripetete il reset ormonale ogni tre-sei mesi. Alle donne che

partecipano al mio corso online, dico che la vita è una serie di «detox,

retox, detox»: significa che, in fatto di scelte alimentari, non mi aspetto

da voi la perfezione. Una soluzione efficace, dimostratasi tale per me e

per una vasta maggioranza di donne, è ripetere il reset ormonale, come

riavvio del sistema, ogni tre-sei mesi, per coltivare la consapevolezza

del proprio corpo, perdere chili e ritrovarsi magre e disintossicate.

Ricordate l’idea illustrata al capitolo 2, secondo cui le abitudini si

sostituiranno al bisogno di affidarsi alla forza di volontà? Sarebbe bello che

quest’ultima potesse sostenerci ventiquattro ore su ventiquattro, ma la verità

è che viene meno nell’arco della giornata e questo è un problema,

soprattutto per chi deve lottare con una dipendenza da cibo.


Sostentamento per categorie

Che vogliate dimagrire e restare snelle per vanità o salute, perché ve l’ha

ordinato il medico o per entrare nell’abito da sposa, le regole del

mantenimento efficace sono quelle che emergono dai dati del National

Weight Control Registry americano: nell’arco di un decennio, infatti, i suoi

membri hanno perso il 10% del peso corporeo totale e l’87% di loro è
10
riuscito a mantenere questo risultato per oltre dieci anni. Per essere idonei

a rientrarvi, gli adulti devono avere perso almeno tredici chili ed essere

riusciti a non riacquistarli per un anno. La donna media (e l’80% dei

membri è di sesso femminile) è sui quarantacinque anni e pesa circa

sessantacinque chili.

L’aspetto più interessante, per me, è che i membri del Registro ricadono
11
in una di queste quattro categorie, e sono convinta che tali campi siano

determinati da un punto di vista ormonale e genetico.

1. Gli stabili. Questo gruppo comprende oltre il 50% degli iscritti.

Sono costanti nel peso e in buona salute, si allenano intensamente e

sono molto soddisfatti del proprio fisico.

2. I lottatori. Il 27% dei soggetti rientra nella seconda categoria. Sono

persone che hanno battagliato con il peso fin dall’infanzia e si affidano

a un gran numero di strategie e risorse per rimanere in un range

accettabile. Non sorprende che molti lamentino forte stress e

depressione.

3. Le mosche bianche. Rappresentano il 13% dei membri e sono

riusciti a perdere peso con successo al primo tentativo. Delle quattro

categorie sono quelli che hanno minori probabilità di essere stati

sovrappeso da bambini, vantano il mantenimento di maggiore durata e

hanno minore difficoltà nel controllare le fluttuazioni ponderali

(conosco pochi individui così).

4. I restrittori. Poco meno del 10% degli iscritti. Queste persone

tendono a fare poca attività fisica per regolare il peso, sono avanti negli

anni, consumano meno pasti e riferiscono più problemi di salute. In

altre parole, restringono l’alimentazione anziché fare movimento.


Prendetevi un momento per stabilire in quale gruppo rientrate anche voi:

potrete poi usare le relative informazioni per orientare le vostre strategie di

mantenimento.

Io ho tentato di estrapolare quelle cui si affidano i rappresentanti di ogni

categoria per mantenere a lungo il loro calo ponderale. Quali sono, cioè, mi

sono chiesta, i piccoli cardini che aprono con efficacia le grandi porte del
12
mantenimento? Le strategie vincenti sono:

mantenere elevati livelli di esercizio fisico costante (circa un’ora al

giorno per il 90% dei membri del Registro: di fatto, l’allenamento

appare più importante per prevenire il riacquisto che non l’acquisto di


13
peso. Un altro studio ha mostrato che sessioni di dieci minuti di

esercizio da moderato a vigoroso si correlano a un migliore


14
mantenimento dei chili persi);

fare colazione con regolarità;

automonitorarsi (il 75% dei membri del Registro si pesa almeno

una volta a settimana);

ridurre al minimo il tempo dedicato alla tv (il 62% dei membri la

guarda per meno di dieci ore settimanali);

mantenere uno schema alimentare costante nei giorni feriali come

in vacanza e nei weekend.

Concordo con tutte queste pratiche. Un maggiore consumo di grassi e

un’esperienza di disinibizione riguardo al cibo risultano correlati al maggior


15
riacquisto di peso, mentre non lo è la quantità di attività fisica: ciò

significa che bisogna porre attenzione ai lipidi (né troppi, né troppo pochi)

ed evitare i cibi trigger, e che non è necessario allenarsi come forsennati

perché il mantenimento funzioni. A mio parere, una colazione salutare,

sessioni di burst training, automonitoraggio e costanza sono ciò che ha

preservato la nuova forma fisica di quelle persone. E che può mantenere

snelle anche voi!


Crearsi uno stile di vita a basso contenuto di stress

Sono stata di recente a Point Reyes, California: destinazione da sogno

per gli amanti della natura. Il luogo offre splendide passeggiate a piedi e a

cavallo, kayak, piste ciclabili, nuoto ed è una delle migliori località per il

bird watching a livello nazionale. La luce a fine giornata è splendente per

tutto l’anno, i paesaggi fanno cantare il cuore e sorridere le ghiandole

surrenali. È l’assenza totale di stress e fa bene.

Dopo aver visitato un posto come questo, mi domando come portare

quel senso di pace nella «vita reale», con marito, figlie, mutuo e casa da

gestire. So bene che una vita di passeggiate e bird watching non sarebbe

realistica, ma il mio obiettivo è solo riportarmi a casa un po’ della calma che

avverto a Point Reyes, affinché l’esistenza non diventi un «tutto o nulla»:

stress totale e poi crollo per qualche giorno in mezzo alla natura.

L’economista comportamentale Dan Ariely ha affermato: «Se capissimo

i nostri limiti cognitivi come comprendiamo quelli fisici... sapremmo

progettare un mondo migliore». Le sue parole si applicano anche al reset

ormonale: la chiave è nel far prevalere la mente, la consapevolezza, sulla

gola.

Creare uno stile di vita a basso contenuto di stress richiede una certa

pianificazione. Io ho constatato che è facile lasciarsi trasportare

dall’esistenza quotidiana e una buona parte di me ama l’esaltazione e

l’energia che permea il mio lavoro e i miei ritmi. Ciononostante ho

individuato alcune strategie utili a creare uno stile meno stressante e

desidero condividerle con voi. Forse vorrete integrarne una o più nella

vostra routine e scoprire quali benefici vi porta.

Meditare. L’ho già detto ma ve lo ripeto volentieri. Se non potete

mollare il lavoro per fuggire alle Hawaii, la meditazione è una delle

risorse migliori cui attingere per raggiungere la serenità interiore.

Sgomberare la mente dalle macerie è importante come portar fuori la

spazzatura dalla cucina per evitare cattivi odori. Non ci vuole molto.

Alzatevi dieci minuti prima e sedetevi su un cuscino (io ho una app che

emette un bel suono di campana tibetana per segnalare l’inizio e la fine


della meditazione). Fate qualche respiro profondo e cominciate,

attendendo semplicemente i pensieri al varco e liberandovene con la

respirazione.

Saper sfrondare. Se osservo la mia vita, mi è difficile capire dove

tagliare. Non voglio limitare il tempo che dedico a marito e figlie, alle

amicizie, al lavoro. Amo tutte queste cose, ma ho scoperto che devo

analizzare la natura di queste attività e riuscire a modificarle in modo

che soddisfino la mia esigenza di contenere lo stress. Invece di portar

fuori le mie figlie per una giornata intera, per esempio, posso decidere

di rimanere a casa con loro in pigiama, ridendo e ballando o facendo

un gioco di società. Sul fronte lavorativo, posso scegliere di delegare un

po’ di più ad altri o di prendermi un pomeriggio libero. E posso

rispondere: «Forse no», a chi mi chiede di impegnare spazi troppo

ampi del mio tempo, ricordando a me stessa che non è bene

«iperassistere» (espressione resa popolare da Doc Childre, il fondatore

dell’istituto HeartMath, a indicare ciò che avviene quando mente ed

emozioni oltrepassano il confine di un interesse equilibrato e si

incatenano in modo esagerato alla cosa o alla persona di cui ci si sta


16
occupando).

Valutare gli spostamenti. Affrontare il traffico o fare la vita del

pendolare ha un caro prezzo in termini di stress. Analizzate il tempo

che trascorrete alla guida e stabilite se non vi sia modo di abbreviarlo:

car pooling, trasporti pubblici, telelavoro o addirittura, se vantaggioso,

una nuova professione. A mio avviso le ore che passiamo in auto sono

un importante fattore di stress, per non parlare del fatto che possono

avere ripercussioni sull’organismo, sul pianeta e sul nostro prezioso

tempo.

Scacciare i vampiri. I vampiri emotivi vi succhiano energia. Vi

chiedo di pensare a quelli presenti nella vostra vita: persone che vi

lasciano spossate, insicure o semplicemente furibonde. Non dovete per

forza avere a che fare con loro: potete estrometterle dalla vostra vita

proprio come avete fatto con gli zuccheri.

Immergersi nelle passioni. Non voglio mettere altra carne al fuoco,

ma in certi casi, per ridurre lo stress, basta aggiungere alla propria

esistenza qualcosa che si ama fare. La creatività è un’energia vitale,


viva e pulsante dentro di noi: quando manca, ci sentiamo esaurite e

stressate. Lavoro a maglia, pittura, poesia, escursioni... Molte donne

tralasciano le proprie passioni per iperassistere gli altri. Vi chiedo,

invece, di reclamarle. Non gioverà solo a voi, ma anche a chi vi sta

intorno.

Programmare il relax. Ho una regola ferrea: devo riservare trenta

minuti al giorno a rilassarmi o ad alleviare lo stress. A volte corro, a

volte ascolto una meditazione guidata sul mio iPhone o faccio una

camminata; altre ancora penso in grande e riesco a concedermi una

lezione di barre fitness in compagnia di un’amica. Non importa che

cosa sia, l’importante è che lo facciate. Niente scuse: con tutte le

mezz’ore che si sprecano al telefono o al bar, non è possibile non

trovare il tempo! Per comprendere il valore di questa strategia,

immaginate una cisterna: ogni volta che piove, si riempie. L’assenza di

precipitazioni significa carenza d’acqua e, se la cisterna è vuota, non

avrete risorse nei momenti in cui sarete più assetate. Allo stesso modo,

ritagliandovi uno spazio per il relax, riempirete la vostra cisterna

interiore e, nei periodi di grande stress, saprete come avere una mente

più rilassata.

Connettersi alla dimensione spirituale. Uno dei metodi chiave per

crearsi uno stile di vita a ridotto tasso di stress è comprendere il ruolo

fondamentale del cammino spirituale nella normalizzazione del

metabolismo. Quando non si ha tempo per la vita spirituale, è più

facile che si ricada nella dipendenza da cibo, riempiendo così un vuoto

esistenziale (e riacquistando chili). Per evitare che ciò avvenga,

scoprite quale pratica spirituale vi si addice di più. Potrebbe essere tra

quelle già elencate – dalla meditazione a una passeggiata in mezzo alla

natura – o ancora leggere testi ispirati, entrare in una comunità.

Scegliete voi e impegnatevi a rimanere in contatto consapevole con il

Potere superiore della vostra conoscenza interiore.


Integratori

Mentre vi dedicate a mantenere i progressi compiuti con il reset

ormonale, ho un integratore da consigliarvi. Se ormai – spero – abbiate

compreso che fare una torta al vostro bambino non è un gesto poi così

amorevole, è pur vero che ogni tanto bisogna concedersi una gratificazione.

In quei casi, provate un blocca-carboidrati che contenga faseolamina,

estratta dai fagioli bianchi (Phaseolus vulgaris). Assumetela trenta minuti

prima di consumare alimenti ricchi di carboidrati, come zucca, patata dolce,

igname o – se proprio non potete farne a meno – la fetta occasionale di torta

al cioccolato.
Dalle cellule all’anima

Quando frequentavo il programma per combattere la dipendenza da

cibo, ci venne raccontata una stupenda parabola. Ho tentato di rintracciarne

l’origine e le mie ricerche sembrano approdare alla tradizione dei nativi


17
americani, ma è stata anche descritta dal reverendo Billy Graham. Vorrei

narrarvela, perché mi ha aiutato con il mantenimento e so per certo che sarà

utile anche a voi.

Dentro ognuno di noi, dice, è in corso una lotta potente tra un cane

bianco e un cane nero. Il primo rappresenta pace, gioia, amore,

accettazione, verità, compassione e fede; il secondo rabbia, risentimento,

odio, paura, insicurezza, dubbio, senso di superiorità ed egoismo. Il cane

nero tenderà a prevalere se voi sarete inconsapevoli. Quale dei due cani

conquisterà infine il controllo sul vostro corpo e sulla vostra mente? Quello

che alimenterete!

Il cane bianco si può nutrire in molti modi:

programmare i pasti con un giorno d’anticipo per non doversi

affidare alla forza di volontà e non mettere insieme il pranzo all’ultimo

minuto alla bell’e meglio;

nutrire se stessi e concedersi almeno un piccolo ma efficace

programma per prendersi cura di sé;

svolgere esercizio fisico regolare;

coltivare la consapevolezza del proprio corpo: premere il tasto

«pausa» tramite meditazione, yoga e le pratiche «dalle cellule

all’anima» illustrate in questo libro;

intrattenere un dialogo significativo con le persone che si amano;

parlare delle proprie vulnerabilità con amici che sentiamo affini,

attingendo alla saggezza collettiva per tentare di affrontarle;

scegliere una vita poco stressante, anziché lasciarsi sopraffare da

uno stress che pure saremmo in grado di controllare.

Il cane bianco è, insomma, la parte più elevata di noi: se le «togliamo il

guinzaglio» resta calma e amichevole, non morde i vicini, non ha


comportamenti incontrollati e... cosa più sorprendente, quando lo nutriamo

in modo adeguato, si acquieta anche il cane nero.

Quest’ultimo, d’altronde, viene alimentato da:

giornate stressanti;

sonno insufficiente;

attese eccessive prima di mangiare;

eccessi alimentari;

assunzione di cibi che non servono davvero;

scelte alimentari dell’ultimo minuto;

consumo di alimenti trigger come zuccheri, cereali e latticini;

credere di non avere alcun bisogno d’aiuto, perché è tutto sotto

controllo;

capacità e passioni trascurate e non coltivate.

Quando lo sguinzagliamo, il cane nero impazzisce, abbaia, morde, fa i

suoi bisogni ovunque e, in generale, distrugge la casa e infastidisce i vicini.

Conclusione: nutrite il cane bianco. Rafforzerete la vostra capacità di

sostenere il mantenimento e troverete lo slancio necessario per non

riacquistare i chili persi.


I commenti dei resetter

Quando guido un gruppo attraverso le fasi del reset ormonale, mi piace

raccogliere le diverse impressioni, scoprire come si sente ogni persona nella

propria pelle una volta terminato il programma. Tra i commenti figurano le

sensazioni più diverse e a me piace offrirveli perché troviate quelli più in

sintonia con il vostro modo di essere, ora che, anche voi, state completando

il reset.

«Felice di risiedere in questo tempio sacro.» Arti

«Quando corpo e mente sono in sintonia, ti senti inarrestabile, vibrante,

pieno di energie, ma in modo pacato e stabile. È il Nirvana!» Michele

«Quando mi sento bene nella mia pelle, sono pienamente desta, apprezzo al

cento per cento quel che la vita ha da offrire e il desiderio di riceverlo.» Sherry

Io riesco a immedesimarmi in ciascuna di queste risposte e immagino

che lo stesso possa accadere a voi: mettono in risalto ciò che noi donne

perdiamo quando siamo troppo occupate per ascoltare il nostro corpo e

sfruttare la nostra guida interiore. Quando, invece, ci prendiamo il tempo di

fare piazza pulita e ricominciare da zero, ci sentiamo alla grande. «È come

una calda giornata di sole», mi ha detto una paziente dopo il reset. «Avverto

un senso profondo di calma, appagamento e felicità, da un punto di vista

fisico ed emotivo.» Sta a voi compiere la scelta: volete gelo e tempesta o una

calda giornata di sole a scaldarvi l’organismo? Ogni giorno avete la

possibilità di controllare il vostro meteo interiore. Vi invito a scegliere la

calda luce solare invece delle nubi temporalesche. Potrete così affrontare

meglio, quando si presenteranno, gli inevitabili venti del cambiamento.


Conclusione

Nel corso dei reset, avete imparato per esperienza diretta quali sono gli

alimenti che tendono a nuocervi causando allergie, intolleranze, squilibri

ormonali, disfunzioni metaboliche e resistenza al dimagrimento. Dopo aver

proceduto per eliminazione e provocazione, avete ora la capacità di

comprendere ancor più a fondo il vostro organismo e di scegliere gli

alimenti che possono giovarvi.

Spero sappiate, ormai, che c’è in ballo ben più del semplice calo

ponderale: c’è in gioco il controllo della vostra vita. Quando vi sentite

energiche, forti, in sintonia con il corpo, possono accadere cose

meravigliose. Ora che non siete più vittime di gonfiore o irritabilità, che non

siete più ossessionate o nevrotiche, che non avvertite più il senso di colpa o

il disprezzo di voi stesse, potrete finalmente concentrarvi sulle vostre più

profonde speranze, sogni, sullo scopo della vita, sul vostro posto nel mondo.

Potrete scoprire che cosa vi fa sentire vive e deste. È straordinario!

Come migliaia di donne che hanno compiuto il reset ormonale, mi

auguro che anche voi vi innamoriate del vostro corpo, continuando a

coltivare la consapevolezza di dover mantenere i progressi compiuti nella

grazia. Consideratemi una risorsa cui attingere in qualsiasi momento

(www.hormonereset.com). Anche se vivamo lontane, immaginatemi al

vostro fianco mentre fate la spesa o svolgete attività fisica e, quando vi

ritroverete a un bivio, come è assai probabile che accadrà prima o poi,

chiedetevi che cosa avrei detto o fatto io. Spero che questo vi fornirà una

guida e una maggiore introspezione. Grazie per il vostro impegno, per il

tempo che avete condiviso con me e per aver compiuto passi fondamentali,

volti a creare e mantenere sostanziali progressi.

Vi lascio con l’immagine del fior di loto. Forse ne avrete visto uno

galleggiare in uno stagno o in fotografia. Questo splendido fiore profumato è

davvero straordinario: cresce dal fango, aprendo i petali verso il sole, ricco

di intelligenza e sottile energia interiore.

Il fior di loto siete voi. Non importa da dove venite o quel che avete

passato: possedete le potenzialità per aprirvi alla luce, coltivare la

consapevolezza, accettare il punto in cui siete e quello verso cui siete


dirette... e sbocciare. Siete delicate eppure forti, determinate e belle. Rendo

onore al vostro coraggio e alla vostra dedizione. Una volta visto il sole,

spero che decidiate di restare nella luce e prosperarvi per molti anni a

venire.
Ricette

IL cibo dovrebbe essere gustoso e nutriente per riuscire a donarci la

sensazione di essere piene di energia «dalle cellule all’anima».

Tutte le ricette che vi propongo in questa sezione sono pensate per

favorire il metabolismo senza richiedere un eccessivo impegno in cucina.


I frullati del reset ormonale

Pillole di scienza con Sara. I frullati proteici sono un’ottima occasione

per consumare senza sforzo una porzione di verdure fresche e ricche di

nutrienti (cuocetele leggermente al vapore se avete problemi con la tiroide,

per ridurre l’effetto goitrogenico o il rallentamento della funzione tiroidea).

Io ci aggiungo sempre diverdi tipi di ortaggi a foglia verde, di solito

circa settanta grammi di cavolo riccio surgelato.

Se è vero che una verdura come il cavolo non piace a tutti, perché è

fibrosa e amara, sono convinta che in queste bevande il sapore si mascheri

con una certa facilità.


Frullato alla vaniglia

DOS I PE R 1 POR ZIONE

2 misurini di proteine in polvere alla vaniglia

2 misurini di fibre solubili

1 cucchiaio di burro di anacardi o mandorle

240 ml di latte di cocco o di mandorle non dolcificato o d’acqua

filtrata (aggiungete una maggiore quantità di liquido se desiderate un

frullato più diluito)

4 o 5 cubetti di ghiaccio

1. Frullate tutti gli ingredienti in un mixer fino a ottenere un composto

omogeneo.
Frullato al cioccolato

DOS I PE R 1 POR ZIONE

2 misurini di proteine in polvere al cioccolato

2 misurini di fibre solubili

240 ml di latte di cocco o mandorle non dolcificato o d’acqua

filtrata (aggiungete una maggiore quantità di liquido se desiderate un

frullato più diluito)

4 o 5 cubetti di ghiaccio

½ cucchiaio di maca in polvere per aiutare il metabolismo degli

estrogeni (facoltativo)

1 cucchiaio di fave di cacao spezzettate per una guarnizione

croccante (facoltativo)

1 cucchiaio di olio MCT per bruciare meglio le riserve adipose

(facoltativo)

1. Frullate tutti gli ingredienti in un mixer fino a ottenere un composto

omogeneo.
Frullato disintossicante

Pillole di scienza con Sara. Il latte di mandorle non dolcificato ha il

50% in più di calcio rispetto a quello caseario.

Grazie a questo frullato disintossicante, rinunciare ai latticini non è mai

stato così gustoso!

DOS I PE R 1 POR ZIONE

2 misurini di proteine in polvere alla vaniglia

2 misurini di fibre solubili

240 ml di latte di mandorle non dolcificato o d’acqua filtrata

(aggiungete una maggiore quantità di liquido se desiderate un frullato

più diluito)

70 g di cavolo riccio

1 cucchiaio di olio MCT

4 o 5 cubetti di ghiaccio

1. Frullate tutti gli ingredienti in un mixer ad alta potenza (per esempio

Vitamix, Blendtec, Magic Bullet o NutriBullet, vedi sezione Risorse), fino a

ottenere un composto omogeneo.


Frullato alla menta con gocce di cioccolato

Pillole di scienza con Sara. Ecco una bevanda disintossicante, sana

come un tonico, nutriente come un pasto bilanciato e deliziosa come un

dolce! Le gocce sono fave di cacao tostate: l’essenza del cioccolato.

DOS I PE R 1 POR ZIONE

2 misurini di proteine in polvere al cioccolato

360 ml di latte di cocco non dolcificato

(meno se desiderate un frullato più denso)

20 g di foglie di menta fresca tritate

10 g di foglie di tarassaco fresche

30 g di fave di cacao crude e spezzettate

4 o 5 cubetti di ghiaccio

1 cucchiaio di fave di cacao spezzettate per guarnire (facoltativo)

1 foglia di menta fresca per guarnire (facoltativo)

1. Frullate tutti gli ingredienti in un mixer ad alta potenza fino a ottenere

un composto omogeneo. Guarnite con le fave di cacao e la foglia di menta,

se gradite.
Frullato ai semi di girasole e chia

Pillole di scienza con Sara. I semi di girasole sono particolarmente

ricchi di vitamina B , che aiuta a produrre una maggiore quantità di


6

serotonina – il neurotrasmettitore della felicità – e riduce il rischio di

sindrome premestruale.

DOS I PE R 1 POR ZIONE

2 misurini di proteine in polvere alla vaniglia

2 cucchiai di semi di chia lasciati a bagno per una notte

2 cucchiai di semi di girasole non dolcificati (o burro di semi di

girasole)

240 ml di latte di cocco o mandorle non dolcificato o d’acqua

filtrata (aggiungete una maggiore quantità di liquido se desiderate un

frullato più diluito)

70 g di cavolo riccio

4 o 5 cubetti di ghiaccio

2 cucchiaini di zenzero macinato fresco (facoltativo)

1. Frullate tutti gli ingredienti in un mixer ad alta potenza fino a ottenere

un composto omogeneo.
Frullato al cioccolato, nocciola e spezie

DOS I PE R 1 POR ZIONE

2 misurini di proteine in polvere al cioccolato

1 pezzo di zenzero fresco di 2,5 cm, sbucciato e tagliato a pezzetti

1 cucchiaio di polvere di cacao puro

1 cucchiaio di fave di cacao crude e spezzettate

1 cucchiaio di burro di anacardi


a
70 g di cavolo riccio crudo

1 cucchiaio di curcuma

240 ml di latte di nocciole non dolcificato

2 cucchiai di semi di chia lasciati a bagno (facoltativo)

1. Frullate tutti gli ingredienti in un mixer ad alta potenza fino a ottenere

un composto omogeneo.
Le bevande del reset ormonale

b
Infuso di tulsi

Pillole di scienza con Sara. Il tulsi, anche conosciuto come basilico

sacro, è un’erba usata nella medicina ayurvedica per i suoi effetti curativi e

stimolanti.

Sostituite il caffè del mattino con questo infuso rinvigorente, potrebbe

essere un cambiamento utile anche per ridurre i danni da consumo

pluriennale di caffeina. È stato infatti dimostrato che il tulsi è un potente

antinfiammatorio e ha proprietà di prevenzione delle ulcere.

DOS I PE R 3 POR ZIONI

8 cucchiai di tulsi biologico essiccato

4 cucchiai di foglie di tarassaco essiccate

1 litro d’acqua bollente

1 litro d’acqua fresca

1. Lasciate in infusione le foglie di tulsi e di tarassaco in acqua bollente

per almeno 30 minuti. Quando è abbastanza carico, eliminate le foglie con

un colino e aggiungete acqua fresca. Il tulsi si serve in genere a temperatura

ambiente.
Il tonico amico del fegato

Pillole di scienza con Sara. Questo tonico è una bomba

antinfiammatoria. Curcuma, zenzero, cannella, bietola e barbabietola sono

molto potenti nel combattere le infiammazioni. Ricordate che le verdure

frullate contano per arrivare al vostro mezzo chilo giornaliero! Assicuratevi

semplicemente di berne anche la polpa, utilizzando un frullatore ad alta

potenza (vedi sezione Risorse).

DOS I PE R 3-4 POR ZIONI

1 litro e ½ d’acqua filtrata

2 barbabietole di medie dimensioni, sbucciate e tagliate a fettine

2 bastoncini di cannella

1 pezzo di zenzero fresco di 5 cm, sbucciato e tagliato a pezzetti

1 pezzo di curcuma fresca di 5 cm, sbucciato e tagliato a pezzetti

100 g di germogli di broccoli

4 o 5 foglie grandi di bietola rossa

8 o 10 foglie di tarassaco

10 g di foglie di menta fresca

Il succo di 1 pompelmo rosso

1. Mettete l’acqua, le barbabietole e i bastoncini di cannella in una

pentola capiente.

2. Portate a ebollizione e cuocete a fuoco alto finché le barbabietole non

saranno tenere (20-30 minuti circa).

3. Scolatele, gettando l’acqua e i bastoncini di cannella.

4. Frullatele insieme allo zenzero, alla curcuma, ai germogli, alle foglie

di bietola, di tarassaco, di menta e al succo di pompelmo in un mixer ad alta

potenza; versate il composto nella pentola.

5. Fate cuocere il tonico a fiamma bassa per 1-2 ore.

6. Servite tiepido o freddo.


Green tonic veloce

Se vi risulta difficile consumare mezzo chilo di verdure al giorno,

provate a frullarle in un tonico. Questa potente dose di antiossidanti va giù

più in fretta e viaggia meglio di un’insalata. Io uso un mixer specifico per

tonici, succhi e frullati, che preserva il contenuto di fibre anziché estrarre

unicamente il succo. Inutile dire che frullare è più veloce, più semplice e

pulito!

DOS I PE R 1 POR ZIONE

½ avocado Shepard o Hass di medie dimensioni

70 g di foglie di crescione

1 pezzo di zenzero fresco di 2,5 cm, sbucciato e tagliato a pezzetti

1 pezzo di curcuma fresca di 2,5 cm, sbucciato e tagliato a pezzetti

50 g di germogli di ravanello

Il succo di 2 lime

240 ml d’acqua filtrata

3 o 4 cubetti di ghiaccio

1 cucchiaio di olio MCT (facoltativo)

1. Frullate tutti gli ingredienti in un mixer ad alta potenza fino a ottenere

un composto omogeneo. Energizzante!


Frappè di tè e collagene

DOS I PE R 1 POR ZIONE

Tè già infuso

3 cucchiai di collagene (proteina pura)

1 cucchiaio di olio MCT

1. Frullate tutti gli ingredienti per 30 secondi.


Le insalate del reset ormonale

Insalata di zucca delicata

Pillole di scienza con Sara. Non buttate via i semi della vostra deliziosa

zucca delicata; quelli delle zucche invernali sono fonte di acidi grassi omega

6.

Per preservare questi lipidi essenziali, arrostite i semi per breve tempo a

bassa temperatura: circa 70 °C per 15 minuti. Mescolateli con pepe di

Cayenna per una croccante aggiunta a un’insalata o con cannella come

ottimo spuntino pomeridiano.

DOS I PE R 6 POR ZIONI

4 o 5 zucche della varietà delicata

2 cucchiaini di olio di cocco, da usare separatamente

2 cucchiaini di sale da usare separatamente

4 scalogni

100 g di semi di girasole

5 o 6 cucchiai di olio d’oliva

3 cucchiai del succo di 1 limone

½ cucchiaino di sale

1 cucchiaino di xilitolo biologico estratto da legno massiccio

(assicuratevi che non sia invece ricavato da grano OGM)

2 cucchiai d’acqua tiepida

20 g di foglie di coriandolo tritate

1. Preriscaldate il forno a 190 °C.

2. Tagliate le zucche a fette sottili o a dadini. Mettetele in una terrina

capiente e mescolatele con metà dell’olio di cocco e del sale. Distribuite le

fette di zucca in un solo strato su un foglio di carta da forno.

3. Affettate gli scalogni e conditeli con il restante olio di cocco e sale.

Distribuiteli su un altro foglio di carta antiaderente.

4. Cuoceteli in forno per 30-45 minuti.


5. Nel frattempo, frullate i semi di girasole, l’olio d’oliva, il succo di

limone, il sale, lo xilitolo e l’acqua tiepida in un robot da cucina o mixer,

fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiungete più o meno xilitolo e

sale, a piacere.

6. Unite il coriandolo tritato alla zucca e allo scalogno in un’insalatiera e

servite insieme al condimento.


Insalata di rucola con funghi selvatici e brie non

caseario

Pillole di scienza con Sara. La frutta secca e i diversi tipi di latte che se

ne ricavano sono una base eccellente per il formaggio non caseario.

Se i falsi formaggi a base di soia sono spesso gommosi e insipidi, la

frutta secca dà quella consistenza e quelle sfumature di gusto che ci

aspettiamo da un buon prodotto caseario. Inoltre, essendo ricca di grassi e

vitamine salutari, è anche più nutriente della soia stessa. Questa ricetta

richiede una varietà artigianale di formaggio non caseario, che è piuttosto

semplice da realizzare in casa ed è molto diversa dalle solite alternative a

base di soia presenti in commercio.

DOS I PE R 4-6 POR ZIONI

3 cucchiai di grasso d’anatra sciolto

1 piccolo spicchio d’aglio, tritato

120 g di funghi selvatici misti, affettati

2 cucchiai di aceto di vino rosso

1 cucchiaio di olio d’oliva

½ cucchiaino di sale al tartufo

½ cucchiaino di pepe nero

250 g di rucola baby

170 g di Brie non caseario cremoso (vedi)

20 g di germogli di ravanello

1. Scaldate il grasso d’anatra a fuoco medio in una padella piccola,

rosolate l’aglio e i funghi finché non si ammorbidiscono.

2. Trasferite il tutto in una piccola terrina. Aggiungete, mescolando,

l’aceto, l’olio d’oliva, il sale al tartufo e il pepe nero per creare il

condimento.

3. In una grande insalatiera, cospargete la rucola con il condimento,

girando il tutto fino a coprirla uniformemente.

4. Servite l’insalata coperta da fettine di formaggio e guarnita con i

germogli di ravanello.
c
Insalata di crescione e rucola con salsa Green Goddess

Pillole di scienza con Sara. Questa insalata contiene ingredienti ricchi di

fitonutrienti benefici, fondamentali per la disintossicazione.

DOS I PE R 4-6 POR ZIONI

1 scalogno

1 spicchio d’aglio

3 cucchiai di aceto di vino bianco

2 acciughe intere

½ avocado

80 ml di latte di cocco intero

8 cucchiai di olio d’oliva

3 cucchiai di prezzemolo, tritato finemente

3 cucchiai di basilico, tritato finemente

1 cucchiaio di dragoncello essiccato

1 cucchiaio di origano essiccato

Sale e pepe a piacere

250 g di rucola baby

100 g di foglie di crescione

4 o 5 ravanelli viola, a fettine sottili

50 g di germogli

1. Frullate lo scalogno, l’aglio, l’aceto, le acciughe e l’avocado in un

robot da cucina o in un mixer fino a ottenere un composto omogeneo.

2. Con il frullatore a bassa velocità, versate lentamente a filo il latte di

cocco e l’olio d’oliva nel composto.

3. Trasferite il condimento in una terrina piccola e unite, mescolando, il

prezzemolo, il basilico, il dragoncello e l’origano. Aggiungete sale e pepe a

piacere.

4. In una grande insalatiera, unite il condimento alla rucola, al

crescione, ai ravanelli e ai germogli.


Insalata di quinoa, avocado e ceci

Pillole di scienza con Sara. La quinoa è forse il seme (non il chicco) più

salutare del mondo. A differenza dei cereali propriamente detti, appartenenti

alla famiglia delle graminacee, contiene grassi salutari, proteine e molti

preziosi fitonutrienti.

DOS I PE R 4 POR ZIONI

370 g di quinoa cotta

420 g di ceci in scatola (lattina senza BPA)

1 avocado grande, tagliato a fette

1 cetriolo, affettato

150 g di pomodori ciliegini tagliati a metà (a meno che non

dobbiate evitare le solanacee)

Il succo di 1 limone

2 cucchiai di olio extravergine d’oliva

Sale e pepe a piacere

1. Mescolate tutti gli ingredienti in una terrina capiente e servite. Questa

insalata si può conservare in frigo per 3 giorni, purché si aggiunga

l’avocado, il cetriolo e i pomodori ciliegini solo al momento di servire.


Insalata di cavolo nero e barbabietola con vinaigrette di

aceto di vino rosso

Pillole di scienza con Sara. Il pigmento rosso che si trova

abbondantemente in verdure come la barbabietola, nei gambi di bietola e nel

rabarbaro proviene da fitonutrienti detti betalaine. Queste ultime

favoriscono la disintossicazione dell’organismo, attivando la produzione di

enzimi nel fegato.

DOS I PE R 4-6 POR ZIONI

Per il condimento:

3 cucchiai di aceto di vino rosso

2 cucchiai di olio d’oliva

1 cucchiaino di timo

½ cucchiaino di semi di finocchio

Sale e pepe a piacere

Per l’insalata:

1 barbabietola di medie dimensioni

4 o 5 foglie grandi di cavolo nero

½ cespo di lattuga, tagliata

¼ di cipolla rossa, a fettine sottili

1. Preparate il condimento mescolando l’aceto, l’olio d’oliva, il timo, i

semi di finocchio, il sale e il pepe in una piccola terrina e mettete da parte.

2. In una pentola di medie dimensioni, coprite del tutto la barbabietola

con dell’acqua e portate a bollore.

3. Abbassate la fiamma e cuocetela a fuoco lento finché non diventerà

morbida (20-30 minuti circa).

4. Toglietela dalla pentola e sciacquatela in acqua fredda. Levate la

buccia e tagliate la barbabietola a dadini, lasciandoli da parte.

5. Massaggiate le foglie di cavolo con le dita finché non diventano lisce

al tatto e di un verde brillante. Fatele a pezzettini.

6. In una grande insalatiera, mescolate insieme la barbabietola, il cavolo,

la lattuga e la cipolla.
7. Aggiungete il condimento e gustate.
«Zuccrostini» butternut

Se desiderate dare un tocco di croccantezza alle vostre insalate, provate

questi «crostini» caldi, per esempio abbinati a cavolo riccio e lattuga, con

cipolla rossa a fettine e vinaigrette di aceto di vino rosso.

DOS I PE R 4-6 POR ZIONI

1 zucca butternut

1 cucchiaio di olio di cocco

1 cucchiaino di sale

½ cucchiaino di pepe nero macinato

1 cucchiaino di pepe di Cayenna (facoltativo)

1. Preriscaldate il forno a 250 °C.

2. Sbucciate la zucca e togliete i semi. Tagliatela a cubetti di circa 1 cm.

In una terrina capiente, conditela con l’olio di cocco e le spezie finché tutti i

pezzi non risulteranno ben conditi.

3. Coprite una placca da forno con un foglio d’alluminio e disponete la

zucca in un unico strato con molto spazio tra un pezzetto e l’altro.

4. Cuocete per 20-30 minuti. Girate i crostini con una spatola e cuoceteli

ancora per 5-7 minuti finché non saranno dorati e morbidi all’interno.

5. Guarnite e gustate la vostra insalata preferita.


Le zuppe del reset ormonale

Zuppa thai di pollo e cocco (Tom Kha Gai)

Le foglie di combava, a volte, sono difficili da trovare. È possibile

sostituirle con scorza e succo di lime.

DOS I PE R 6-8 POR ZIONI

2 steli di citronella

1 pezzo grande di zenzero, sbucciato e tagliato a pezzetti

10 o 12 foglie di combava (in alternativa, scorza e succo di 1 lime)

2 spicchi d’aglio

2 baccelli di cardamomo interi

1 litro e ½ di brodo di pollo iposodico

450 g di petto o cosce di pollo bio d’allevamento a terra,

disossati e tagliati a pezzetti di circa 2,5 cm

100 g di funghi shiitake, tagliati a pezzetti

400 ml di latte di cocco biologico non dolcificato

3 cucchiai di salsa di pesce

Olio al peperoncino e foglie di coriandolo per guarnire

1. Rimuovete la parte inferiore degli steli di citronella con un coltello

affilato ed eliminate l’involucro duro esterno. Tagliateli a pezzetti di 5 cm e

versateli in un mixer con lo zenzero, le foglie di combava (o in alternativa

scorza e succo di lime) e gli spicchi d’aglio.

2. Frullate a intermittenza fino a ridurre il grosso degli ingredienti in

poltiglia.

3. Versate il composto in una pentola capiente insieme ai baccelli di

cardamomo e cuocete a fuoco medio-alto per 1-2 minuti, finché non

risulterà fragrante.

4. Aggiungete il brodo di pollo e portate a bollore. Abbassate la fiamma

e proseguite la cottura a fuoco lento per 20-30 minuti, permettendo ai sapori

di amalgamarsi.
5. Filtrate il brodo con un colino a maglie strette in un tegame capiente.

Unite il pollo e i funghi e cuocete a fuoco lento per 20-25 minuti, finché la

carne non sarà ben cotta.

6. Togliete dal fuoco. Aggiungete il latte di cocco e la salsa di pesce,

mescolando.

7. Guarnite con l’olio al peperoncino e le foglie di coriandolo, quindi

servite.
d
Crema di verdure Green Goddess

Pillole di scienza con Sara. L’industria lattiero-casearia vorrebbe farci

credere che il latte sia una fonte indispensabile di calcio nella dieta, perché

questo minerale è necessario alla salute delle ossa. Ciò che le pubblicità non

dicono, però, è che esistono molte altre fonti di calcio, che peraltro non è il

solo fattore essenziale al benessere delle ossa (anche le vitamine K e D sono

ingredienti fondamentali del metabolismo osseo). A differenza dei prodotti

caseari, le verdure presenti in questa ricetta forniscono il calcio e le

vitamine necessarie a bilanciare e favorire la capacità dell’organismo di

sfruttare questo minerale. Il sapore, poi, è ricco e cremoso quanto quello di

una zuppa con della vera panna.

DOS I PE R 6-8 POR ZIONI

2 cucchiai di olio di cocco

300 g di cimette di cavolfiore, tagliate a pezzetti

6 asparagi, affettati

2 scalogni grandi

2 spicchi d’aglio

80 g di rucola

50 g di cime di rapa

70 g di foglie di crescione

720 ml di brodo vegetale biologico o di pollo d’allevamento a terra

180 ml di latte di cocco non dolcificato

3 cucchiai del succo di 1 limone

1 pizzico di pepe di Cayenna

1 cucchiaino di rosmarino essiccato

Sale e pepe a piacere

1. Scaldate l’olio di cocco in una pentola grande a fuoco medio.

Aggiungete il cavolfiore, gli asparagi, gli scalogni, gli spicchi d’aglio e

cuocete finché il cavolfiore non sarà tenero e gli scalogni semitrasparenti.

2. Abbassate il fuoco. Unite la rucola, le cime di rapa e il crescione,

mescolando. Proseguite la cottura a fuoco basso, sempre rimestando, finché


le foglie non appaiono più chiare.

3. Versate il brodo. Trasferite poco alla volta la zuppa in un mixer e

frullate, riducendo il tutto in purea.

4. Riversate la zuppa nella pentola e cuocete a fiamma bassa.

Amalgamate, mescolando, il latte di cocco, il succo di limone, il pepe di

Cayenna, il rosmarino, il sale e il pepe.


I piatti principali del reset ormonale

e
Porridge alla zucca

Concordo con Diane Sanfilippo che una scodella calda di porridge, la

mattina, sia supernutriente. Ecco un particolare adattamento che ho

imparato da lei.

DOS I PE R 1 POR ZIONE

1 cucchiaio di ghee da bestiame allevato a pascolo (senza caseina)

3 cucchiai di semi di canapa in polvere

1 cucchiaio di mandorle Marcona in polvere

1 cucchiaio di tahina

100 g di purea di zucca

½ cucchiaino di cannella

2 cucchiai di cocco a scagliette

Da 1 a 4 cucchiai di latte di cocco non dolcificato

Stevia o xilitolo a piacimento

1. Scaldate il ghee in un tegamino a fuoco basso. Aggiungete gli altri

ingredienti, regolando la quantità di latte di cocco a seconda della

consistenza desiderata. Servite il porridge caldo.


f
Muffin proteici all’uovo

Questi muffin senza cereali e ad alto contenuto proteico sono ideali

quando occorre una colazione al volo. Variate la ricetta con carni e verdure

differenti e sostituite il cavolo riccio con la bietola o aggiungete peperoni

grigliati per un gusto sempre diverso.

DOS I PE R 12 MUFFIN

1 cucchiaino di olio di cocco

1 spicchio d’aglio, tritato

50 g di bietola, tagliata a striscioline

12 uova biologiche grandi

½ cucchiaino di sale

½ cucchiaino di pepe nero

½ cucchiaio di semi di finocchio

1 cucchiaino di pepe di Cayenna

20 g di cipollotto, tritato finemente

220 grammi di salsiccia, pancetta o petto di pollo bio ben cotti e

sminuzzati

1. Preriscaldate il forno a 220 °C.

2. Scaldate l’olio di cocco a fuoco medio in un padella ampia con

coperchio. Aggiungete l’aglio e cuocetelo per qualche minuto, finché non si

ammorbidisce.

3. Unite la bietola e coprite. Lasciate rosolare per circa 3 minuti, finché

non si schiarisce e ammorbidisce. Scolatela e sciacquatela in acqua fredda.

Mettete da parte.

4. Sbattete le uova in una terrina grande con il sale, il pepe nero, i semi

di finocchio e il pepe di Cayenna. Aggiungete la bietola e il cipollotto,

mescolando.

5. Disponete 12 pirottini per muffin in una teglia. Riempitene ciascuno

fino a metà con il composto di uova e aggiungete qualche cucchiaio di carne

sminuzzata. Versate ancora una piccola quantità di composto di uova in

ciascun pirottino per completare il muffin.


6. Cuocete in forno per circa 35 minuti, finché l’uovo non si addenserà e

non diverrà dorato in superficie.


Noodles di zucchine con pesto di rucola

Uno di quei piatti miracolosi che sono ottimi e incredibilmente salutari

insieme. Potete decidere di non saltare le zucchine, se desiderate una

versione totalmente crudista, vegana, conforme a Paleo e reset ormonale,

che sia anche appetitosa e saziante.

DOS I PE R 4-6 POR ZIONI

2 zucchine grandi oppure 4 o 5 piccole

2 cucchiai di latte di cocco intero non dolcificato

Il succo di 1 limone

1 cucchiaino di sale aromatizzato all’aglio

½ cucchiaino di pepe nero

350 g di rucola fresca

3 cucchiai di lievito nutrizionale

1 o 2 spicchi d’aglio fresco, secondo i gusti

La scorza di 1 limone

5 o 6 cucchiai di olio d’oliva

1 cucchiaio di olio di cocco

1. Tagliate le zucchine alla julienne nel senso della lunghezza con

l’apposito affettaverdure, ottenendo una sorta di tagliolini. Mettete da parte.

2. Per preparare il pesto, frullate il latte di cocco, il succo di limone, il

sale all’aglio e il pepe nero in un robot da cucina, fino a ottenere un

composto omogeneo. Aggiungete la rucola, il lievito nutrizionale, gli spicchi

d’aglio, la scorza di limone e l’olio d’oliva, frullando di nuovo fino ad avere

una consistenza cremosa.

3. Scaldate l’olio di cocco in una padella molto capiente a fuoco medio-

alto. Versate i noodles di zucchine (anche a scaglioni, in base alla grandezza

del tegame) e saltateli fino a quando non assumeranno una colorazione più

chiara (4-6 minuti circa).

4. Togliete i noodles dalla padella e servite con il pesto.


g
Bastoncini di halibut con panatura di nocciole e cocco

Questa panatura di nocciole e cocco, senza glutine, è certo più croccante

e saporita di quella a base di pan grattato. Perfino i bambini più schizzinosi

andranno matti per questa versione più sana dei classici bastoncini di pesce.

DOS I PE R 4 POR ZIONI

120 g di farina di nocciole

40 g di scagliette di cocco non dolcificate

½ cucchiaino di sale

½ cucchiaino di pepe nero

1 filetto di halibut fresco da 680 g

1 uovo bio grande

2 cucchiai di olio di cocco

1. In una terrina capiente, unite la farina di nocciole con il cocco, il sale

e il pepe nero. Mescolate bene.

2. Sciacquate il filetto di halibut e asciugatelo tamponandolo

accuratamente su entrambi i lati con carta assorbente. Tagliate il pesce a

strisce di 2,5 cm di larghezza.

3. Sbattete l’uovo a parte in una scodella.

4. Intingete le fette di pesce nell’uovo, poi nella panatura, rivestendole

con cura.

5. Scaldate l’olio di cocco a fuoco medio in una padella di grosse

dimensioni.

6. Friggete il pesce nell’olio circa 2 minuti per lato o finché non risulterà

opaco al centro e gustate.


h
Crocchette di granchio del reset

Pillole di scienza con Sara. La polpa di granchio è ricca di sostanze

nutritive, tra cui i fantastici omega 3, ottimi per il cervello, il cuore e la

funzione metabolica.

Il granchio, inoltre, è a basso rischio dal punto di vista del contenuto di

mercurio, dato che è di piccole dimensioni e si colloca in basso nella catena

alimentare.

Assicuratevi che sia molto fresco (niente odore di pesce).

In alternativa, se non è stagione, potete usare del salmone rosa non

d’allevamento in scatola.

DOS I PE R 4-6 POR ZIONI

4 ravanelli

1 scalogno piccolo

1 spicchio d’aglio fresco

2 uova biologiche

220 g di polpa di granchio fresca ben cotta

½ cucchiaino di sale aromatizzato al rosmarino

1 cucchiaino di prezzemolo essiccato

½ cucchiaino di paprika

½ cucchiaino di aglio in polvere

½ cucchiaino di pepe nero

3 o 4 cucchiai di ghee o di olio di cocco

Insalata fresca

1. In un robot da cucina sminuzzate i ravanelli, lo scalogno e l’aglio,

premendo a intermittenza, fino a tritarli finemente.

2. Sbattete le uova in una terrina capiente e aggiungete il trito appena

preparato. Unite anche la polpa di granchio, le erbe aromatiche e le spezie,

mescolando.

3. Scaldate il ghee o l’olio di cocco a fuoco medio in una padella

grande.
4. Con il composto di granchio formate delle polpettine appiattite e

friggetele per 5-7 minuti circa per lato o finché non saranno dorate e

completamente cotte.

5. Servite su un letto di foglie di insalata fresca e gustate.


Patatine dolci

Pillole di scienza con Sara. Le patate dolci sono un’ottima fonte di beta-

carotene, che è una vitamina liposolubile. Alcuni studi dimostrano che

occorrono almeno 3-5 g di lipidi perché entri in circolo e l’organismo possa

riconvertirlo in vitamina A. In questa ricetta, l’olio di cocco fornisce i grassi

necessari per trarre il massimo dal beta-carotene, una sostanza nutritiva

essenziale presente nella patata dolce.

DOS I PE R 1-2 POR ZIONI

1 grande patata dolce arancione biologica

1 cucchiaio e ½ di olio di cocco biologico spremuto a freddo

½ cucchiaino di rosmarino essiccato

Sale rosa dell’Himalaya e pepe nero a piacere

½ cucchiaino di peperoncino in scaglie (facoltativo)

Ketchup biologico non dolcificato, senape o aioli fatto in casa

come accompagnamento

1. Preriscaldate il forno a 220 °C.

2. Lavate la patata dolce senza sbucciarla. Tagliatela a spicchi sottili. La

forma è importante per dare croccantezza: ogni spicchio dovrà avere il lato

dalla parte della buccia di circa 1 cm.

3. Mettete gli spicchi in una terrina capiente con l’olio di cocco, il

romarino, il sale, il pepe e, se gradito, il peperoncino in scaglie. Mescolate

in modo che tutti gli spicchi siano ben conditi.

4. Disponeteli uniformemente in un unico strato su un foglio di carta

antiaderente. Cuocete in forno per 15 minuti, poi girate ogni spicchio e

proseguite ancora per 8-10 minuti.

5. Lasciateli raffreddare per 5 minuti. Gustate con ketchup biologico non

dolcificato, senape o aioli fatto in casa.

Variante:

Prima d’infornare, aggiungete al tutto un trito d’aglio.


Ceviche

Pillole di scienza con Sara. Questa esotica ricetta di origine caraibica è

davvero facile da fare in casa. L’acido citrico presente nel succo di lime è

alcalinizzante (un’ottima cosa per l’organismo) e rende i gamberi rosati

come se fossero stati cotti al vapore.

Sebbene non rimangano del tutto crudi, è comunque importante

sceglierli freschissimi, magari a una bancarella del mercato locale.

DOS I PE R 4-6 POR ZIONI

450 g di gamberi freschi crudi, sgusciati e puliti

80 g di cipolla rossa, tritata finemente

Da 480 a 720 ml di succo di lime spremuto fresco

2 cetrioli di medie dimensioni

2 avocado

3 pomodori Roma, a dadini

100 g di polpa di cocco fresca, a listarelle (facoltativo)

1 cucchiaino di sale

1 cucchiaino di pepe nero macinato fresco

½ cucchiaino di salsa piccante bio (facoltativo)

Nachos senza glutine

1. Riducete i gamberi in bocconcini e versateli in una terrina capiente

insieme alla cipolla tritata.

2. Aggiungete il succo di lime, coprendo bene il tutto. Mescolate

delicatamente, per assicurarvi che ogni bocconcino sia bene immerso nel

succo.

3. Coprite la ciotola e lasciate marinare i gamberi per 20 minuti o finché

non diventano rosa. Girate e controllate i bocconcini per assicurarvi che

nessuno sia rimasto grigio.

4. Sbucciate i cetrioli, tagliateli a metà ed eliminate i semi con un

cucchiaio. Fate cetrioli e avocado a pezzettini.

5. Versateli insieme ai pomodori a dadini e, se gradito, il cocco nella

terrina e mescolate. Condite con il sale e il pepe, e se lo desiderate con la


salsa piccante.

6. Gustate con nachos senza glutine.


Branzino con panatura di maca e pistacchi

Pillole di scienza con Sara. La maca in polvere si ricava dalla radice di

questa pianta, un superalimento sudamericano. Ricca di vitamine, sostanze

nutritive e alcaloidi utili al sistema endocrino, è usata nella medicina

tradizionale come efficace stimolante e afrodisiaco naturale. In uno studio

recente, condotto su atleti di sesso maschile, i soggetti che l’hanno assunta

hanno mostrato un incremento della performance fisica e dell’impulso

sessuale.

DOS I PE R 4 POR ZIONI

2 cucchiai di ghee

2 cucchiai di olio di cocco

2 spicchi d’aglio

4 filetti di branzino

100 g di pistacchi macinati freschi

80 g di maca in polvere

La scorza di 2 lime dolci

1 cucchiaino e ½ di sale

½ cucchiaino di pepe nero

1. Preriscaldate il forno a 190 °C.

2. Amalgamate il ghee, l’olio di cocco e l’aglio in un robot da cucina.

3. Massaggiate i filetti di pesce con il composto ottenuto fino a ottenere

una copertura spessa e uniforme.

4. Scaldate a fuoco alto una padella. Aggiungete il pesce e doratelo 2-3

minuti per lato. Toglietelo dal fuoco e mettetelo da parte.

5. In una terrina grande, unite i pistacchi macinati, la maca in polvere, la

scorza dei lime, il sale e il pepe nero.

6. Intingete i filetti nel composto, badando che siano bene impanati da

ogni lato.

7. Cuoceteli in forno in una teglia poco profonda per 8-10 minuti finché

non diventeranno opachi e cominceranno leggermente a disfarsi.


i
Involtini di indivia e tacchino

Le foglie di indivia sono un’ottima alternativa a basso contenuto di

carboidrati per confezionare sandwich o involtini, in quanto mantengono la

forma meglio delle foglie di lattuga e hanno un’appetitosa consistenza

croccante. Se preferite un gusto meno amaro, provate l’indivia rossa.

DOS I PE R 4 POR ZIONI

2 cucchiai di olio di cocco

450 g di tacchino d’allevamento a terra macinato

1 cucchiaino di peperoncino in polvere

1 cucchiaino di aglio in polvere

1 pizzico di cipolla in polvere

1 pizzico di peperoncino in scaglie

1 pizzico di origano essiccato

1 pizzico di paprika

1 cucchiaino di cumino macinato

1 cucchiaino di sale

1 cucchiaino di pepe nero

2 cespi grandi di indivia

Guacamole senza latticini o una salsa a piacere

1. Versate l’olio di cocco in una padella grande e scaldate a fuoco

medio. Aggiungete il macinato di tacchino e tutte le spezie, cuocendo finché

la carne sarà ben rosolata.

2. Separate le foglie di indivia e inserite in ciascuna qualche cucchiaiata

di tacchino macinato. Servite con guacamole senza latticini o con altra salsa

a piacere.
j
Zucca spaghetti con pesto di cavolo riccio

Pillole di scienza con Sara. Ricca di vitamina C e fibre, la zucca

spaghetti è una sana alternativa alla pasta. La vitamina C aiuta a regolare il

progesterone e le fibre stabilizzano gli estrogeni. Il mio amico Jonathan

Bailor, autore del bestseller The Calorie Myth, ha ribattezzato questi

noodles di zucca «zudles». 150 g di «zudles» contengono circa 30 g di

carboidrati in meno rispetto alla pasta senza glutine.

DOS I PE R 10 POR ZIONI

1 zucca spaghetti bio

280 g circa di cavolo riccio bio

3 cucchiai di aneto fresco

50 g di mandorle

Il succo di 1 limone

4 cucchiai di olio d’oliva

2 spicchi d’aglio

1 cucchiaino di sale rosa dell’Himalaya

2 cucchiaini di pepe nero macinato fresco

1. Preriscaldate il forno a 190 °C.

2. Tagliate la zucca spaghetti a metà nel senso della lunghezza e

svuotatela dei semi e della polpa. Disponete una metà su un foglio di carta

antiaderente, con il lato tagliato rivolto verso il basso (potete fare anche

l’altra metà, perché la zucca cotta si conserva bene in frigorifero). Cuocete

per 45 minuti.

3. Nel mentre, frullate insieme gli altri ingredienti in un robot da cucina

ad alta potenza, per preparare il pesto.

4. Quando la zucca risulta ammorbidita, lasciatela raffreddare

leggermente, quindi, usando una forchetta, staccate i filamenti di polpa dalla

base.

5. Versate gli spaghetti insieme al pesto in una terrina grande e

mescolate.
k
Petti di pollo ripieni con panatura di pistacchi

Un modo per rendere gustoso il solito petto di pollo disossato e senza

pelle. Le invitanti ricette del libro del dottor Mark Hyman, The Blood Sugar

Solution 10-Day Detox Diet, mi hanno ispirato. Badate di usare carne di

pollo bio d’allevamento a terra.

DOS I PE R 4-6 POR ZIONI

4 petti di pollo disossati e senza pelle

2 o 3 foglie di cavolo riccio

4 fette di peperone rosso grigliato

85 g di formaggio di mandorle

2 cucchiai di olio extravergine d’oliva

2 cucchiai di burro di anacardi

2 cucchiai del succo di 1 limone

1 cucchiaino di sale

½ cucchiaino di cipolla in polvere

½ cucchiaino di origano

½ cucchiaino di aglio in polvere

½ cucchiaino di cumino

70 g di pistacchi sgusciati

4 cucchiai di quinoa in fiocchi

3 cucchiai di olio di cocco

1. Preriscaldate il forno a 180 °C.

2. Sciacquate i petti di pollo e asciugateli con carta assorbente. Con un

coltello, tagliateli su un lato nel punto più spesso, creando tasche per la

farcitura.

3. Affettate finemente le foglie di cavolo riccio e le fette di peperone

grigliate. Tagliate a listarelle il formaggio di mandorle e unitelo,

mescolando, al cavolo e al peperone in una scodella. Inserite il ripieno nei

petti di pollo e chiudete le tasche con uno stuzzicadenti per evitare che

fuoriesca.
4. In una terrina capiente, mescolate l’olio d’oliva, il burro di anacardi, il

succo di limone e le spezie, fino ad amalgamarli del tutto.

5. Immergete i petti di pollo uno alla volta nel composto, evitando che si

aprano. Assicuratevi che siano ben ricoperti (nel caso, spalmate il composto

con le mani per coprire ogni punto in modo uniforme).

6. Tritate i pistacchi con un macinaspezie o a mano in un mortaio.

Uniteli ai fiocchi di quinoa in una terrina grande e impanatevi i petti.

7. Scaldate l’olio di cocco in una padella ampia a fuoco medio-alto e

fate rosolare il pollo fino a quando sarà ben cotto: 1 o 2 minuti per lato

dovrebbero bastare.

8. Togliete la carne dalla padella e disponetela in una pirofila.

9. Cuocete in forno per 20-25 minuti, secondo lo spessore.


Salse e intingoli del reset ormonale

Formaggio cremoso di anacardi

Pillole di scienza con Sara. Mettere gli anacardi a bagno ne riduce la

quantità di acido fitico e ne facilita la digestione. Anche se non è ancora

germogliato, il frutto secco immerso in acqua dà inizio al processo di

germinazione, rilasciando molti degli enzimi nutritivi che si trovano nei

germogli.

DOS I PE R 4-6 POR ZIONI

140 g di anacardi bio crudi, lasciati a bagno in acqua per una

notte

2 cucchiai di latte di cocco intero non dolcificato

Il succo di 1 limone

1 cucchiaino di sale aromatizzato all’aglio

½ cucchiaino di pepe nero

3 cucchiai di lievito nutrizionale

Sedano o cetriolo (come accompagnamento)

1. Frullate tutti gli ingredienti in un mixer ad alta potenza, fino a

ottenere un composto omogeneo e cremoso. Gustate con gambi di sedano o

cetriolo a fettine.
l
Hummus speziato ai mungo

I fagioli mungo non sono solo più facili da cucinare, ma anche più

digeribili di altri legumi. Non avendo una buccia esterna spessa, sono ottimi

per un hummus fatto in casa, leggero, rapido e cremoso.

DOS I PE R 4-6 POR ZIONI

120 g di fagioli mungo cotti

Il succo di 1 limone (Meyer)

70 g di tahina

1 spicchio d’aglio

½ cucchiaino di harissa o pepe di Cayenna macinato

½ cucchiaino di sale

60 ml di latte di mandorle

Cracker senza cereali o crudité (come accompagnamento)

1. Frullate i mungo con il succo di limone, la tahina, l’aglio, l’harissa o

il pepe, e il sale per vari minuti in un mixer o in un robot da cucina.

Aggiungete a filo il latte di mandorle fino a ottenere la consistenza

desiderata. Servite con cracker senza cereali o crudité.


Brie non caseario cremoso

DOS I PE R 6-8 POR ZIONI

1 lattina da 400 ml di latte di cocco intero non dolcificato

1 cucchiaio di gomma di xantano

1 cucchiaio di lievito nutrizionale

1 cucchiaino di sale

130 g di noci di macadamia, lasciate a bagno in acqua per una

notte

Il succo di 1 limone

1. In una casseruola di medie dimensioni, portate a ebollizione il latte di

cocco, mescolando di frequente con la frusta.

2. Riducete a fuoco basso e aggiungete, sempre rimestando, la gomma di

xantano, il lievito nutrizionale e il sale. Amalgamate il tutto e proseguite la

cottura continuando a girare per circa un minuto, finché non si addensa.

3. Scolate e sciacquate le noci di macadamia.

4. In un mixer ad alta potenza, frullate le noci insieme al succo di

limone e a 2 cucchiai della crema al latte di cocco, ancora calda, fino a

ottenere un composto denso e cremoso.

5. Rivestite una piccola tortiera rotonda o una scatola di legno per

formaggi con della stamigna e versate a cucchiaiate il composto, formando

uno strato spesso e uniforme. Fate però in modo di ammonticchiarlo al

centro, spostandolo leggermente, così che i bordi rimangano puliti.

6. Completate con quel che resta della crema al latte di cocco,

versandola al centro e facendola scorrere nel canale lungo i bordi che avete

tenuto staccati, in modo che uno strato sottile e uniforme ricopra i lati e la

parte superiore del brie non caseario cremoso.

7. Coprite con carta da formaggi (o con il coperchio della scatola di

legno) e lasciate una notte in frigorifero.


I dessert del reset ormonale

Brownies della dottoressa Sara

Pillole di scienza con Sara. Secondo uno studio sulle patate dolci

pubblicato dal Journal of Nutrition and Metabolism, il modo in cui vengono

preparate ne influenza l’indice glicemico. Si è riscontrato che la bollitura è

la modalità perfetta per mantenerlo ai livelli inferiori.

Il carico glicemico di questi brownies senza cereali può essere ridotto

ancora di più sostituendo allo zucchero di cocco altro xilitolo.

DOS I PE R 12 B ROW N I E S

1 litro e ½ d’acqua

2 patate dolci di medie dimensioni

2 uova bio grandi

120 g di xilitolo biologico da legno massiccio

120 g di zucchero di cocco

8 cucchiai di olio di avocado

1 o 2 cucchiai di farina di sorgo

1 cucchiaio di lievito in polvere

110 g di cacao puro in polvere non dolcificato

Per la glassa:

2 tavolette di cioccolato fondente con l’85% o più di cacao puro

60 g di xilitolo biologico da legno massiccio (aggiustate la quantità

secondo i gusti)

1. Preriscaldate il forno a 180 °C.

2. In una pentola grande, portate l’acqua a ebollizione.

3. Sbucciate le patate dolci e tagliatele 4-6 pezzi. Immergetele

nell’acqua bollente e lessatele finché non si ammorbidiscono (circa 30

minuti).

4. Scolatele e schiacciatele con una forchetta in una terrina capiente.


5. Unite, mescolando, le uova, lo xilitolo, lo zucchero di cocco, l’olio di

avocado, la farina di sorgo, il lievito e il cacao in polvere.

6. Versate il composto in una teglia da forno unta da 20 x 20 cm, e

cuocete per 20-25 minuti.

7. Nel frattempo, sciogliete le tavolette di cioccolato nel microonde o a

bagnomaria. Amalgamate lo xilitolo al cioccolato fuso.

8. Quando i brownies sono pronti, toglieteli dal forno e ricopriteli con il

cioccolato, formando uno strato sottile e uniforme.

9. Lasciateli raffreddare prima di servire.


Dessert ai semi di chia

Pillole di scienza con Sara. I semi di chia contengono una significativa

quantità di acidi grassi omega 3. Studi recenti hanno dimostrato che questi

ultimi aumentano la sensibilità all’insulina, uno dei temi chiave in fatto di

obesità e sovrappeso. In altre parole, questo delizioso dolce può realmente

aiutarvi a perdere peso!

DOS I PE R 4 POR ZIONI

80 g di semi di chia essiccati

240 ml di latte di cocco non dolcificato

1 cucchiaino di stevia in polvere

1. Mettete tutti gli ingredienti in un barattolo o in un altro contenitore di

vetro con coperchio ermetico. Scuotete vigorosamente per 1 minuto.

Lasciate in frigo per almeno 2 ore, meglio se per una notte. Gustate come

dessert o a colazione.
Barrette al burro di mandorle

Se non siete amanti del burro di mandorle, potete usare in alternativa

quello di anacardi o di noci di macadamia. Assicuratevi comunque che sia

biologico, non dolcificato e da mandorle spremute a freddo. La maggior

parte dei prodotti reperibili in commercio è ottenuta da mandorle tostate a

temperature altissime. In generale, il burro ricavato dalla frutta secca

spremuta a freddo conserva le vitamine e le sostanze nutritive dell’alimento

crudo.

DOS I PE R 8-10 POR ZIONI

3 tavolette di cioccolato fondente con il 100% di cacao puro

(da 100 a 170 g ciascuna)

2 cucchiai di olio di cocco

2 cucchiaini di estratto di vaniglia pura, da usare separatamente

360 g di xilitolo biologico da legno massiccio, da usare

separatamente

240 ml di latte di cocco intero in lattina

370 g di burro di mandorle non dolcificato

1. Rompete le tavolette di cioccolato a pezzetti e fondetele nel

microonde o a bagnomaria. Aggiungete mescolando l’olio di cocco, 1

cucchiaino di estratto di vaniglia e 120 g di xilitolo.

2. Coprite una teglia da forno poco profonda con carta antiaderente e

versate il composto al cioccolato, formando uno strato sottile. Lasciate in

freezer per 30 minuti o finché il cioccolato non si sarà indurito.

3. Nel frattempo, amalgamate bene insieme il resto dell’estratto di

vaniglia e dello xilitolo, il latte di cocco e il burro di mandorle in una terrina

grande.

4. Distribuite in modo uniforme il composto sul cioccolato indurito.

5. Coprite e mettete nuovamente nel congelatore per almeno 1 ora.

Tagliate a listarelle. Servite le barrette fredde, appena tolte dal freezer.

a. Io di solito lo compro, lo lavo, lo taglio e lo congelo per averlo sempre a portata di

mano.

b. Adattamento autorizzato della ricetta di Jessica Theroux.


c. Adattato dalla ricetta della Salsa Green Goddess (A. Waters, In the Green Kitchen,

Clarkston Potter, New York 2010, p. 14).

d. Adattato dalla ricetta della Crema di broccoli e rucola Green Goddess (M.

Hyman, The Blood Sugar Solution 10-Day Detox Diet, Little, Brown and Co., New York

2014, pp. 276-277).

e. Adattamento autorizzato della ricetta del Porridge senza cereali (D. Sanfilippo,

Practical Paleo, Victory Belt, Las Vegas 2012, p. 252).

f. Adattamento autorizzato della ricetta dei Muffin di uova e pollo (D. Sanfilippo, op.

cit., p. 100).

g. Adattamento della ricetta Bastoncini di halibut con salsa tartara all’aneto e

capperi (L. Cederham Birnbaum et al., Bon Appétit, giugno 2010, p. 44).

h. Adattamento autorizzato della ricetta delle Crocchette di salmone facili e veloci

(D. Sanfilippo, op. cit., p. 310).

i. Adattamento autorizzato della ricetta degli Involtini di lattuga e tacchino alle

cinque spezie cinesi (D. Sanfilippo, op. cit., p. 272).

j. Adattamento autorizzato della ricetta della Pasta al pesto di cavolo riccio e noci (C.

Pasquella, The Hungry Hottie Cookbook, Rainy Cat Press, Malibu 2012, p. 140).

k. Adattamento autorizzato della ricetta dei Petti di pollo ripieni al pesto di

pomodorini essiccati al sole con spinaci al salto (M. Hyman, op. cit., p. 312).

l. Adattamento autorizzato della ricetta dell’Hummus di mungo di Heidi Swanson, al

sito 101cookbooks.com, in particolare vedi il link:

www.101cookbooks.com/archives/mung-bean-hummus-recipe.html101cookbooks.com.
Risorse

AL link www.hormonereset.com è disponibile un elenco di risorse

sempre aggiornato.
Facciamo l’appello: gli ormoni del metabolismo

Estrogeni

Gruppo di ormoni prodotto in prevalenza nelle ovaie per favorire

tratti peculiari femminili come mestruazioni, sviluppo mammario e

pelvico.

Altre fonti di estrogeni sono le ghiandole surrenali e le cellule

adipose.

Sono gli estrogeni a farci crescere seno e fianchi, a regolare il flusso

mestruale, a predisporre il rivestimento uterino in vista di una

gravidanza e a garantirci la lubrificazione, dalle articolazioni alla

vagina.
Insulina

Trasporta il glucosio nelle cellule come carburante o riserva

adiposa.

Se è cronicamente elevata aumenta la produzione di estrogeni

(soprattutto dell’estrone) e provoca l’insulinoresistenza cellulare.


Leptina

Regola appetito, sazietà e adiponectina, che controlla il modo in cui

bruciamo i grassi.
Cortisolo

È il principale ormone dello stress, membro della famiglia dei

glucocorticoidi.

Regola glicemia, pressione sanguigna e funzione immunitaria.

È prodotto dal surrene nelle più diverse condizioni, di stress o

d’altro tipo.
Ormoni tiroidei

La tiroide ha un ruolo essenziale nel buon funzionamento dei

percorsi ormonali.

Un’adeguata produzione di ormoni tiroidei è necessaria per

fabbricare il pregnenolone dal colesterolo e raffinarlo in progesterone.

Condizionano metabolismo e livelli d’energia, peso e umore.


Ormone della crescita

Aiuta a bruciare i grassi e a ottenere massa muscolare magra.

Determina quanto adipe si deposita a livello addominale.


Testosterone

È uno degli ormoni sessuali, appartenente alla famiglia degli

androgeni.

Anche se lo si considera spesso un ormone prettamente maschile,

anche le donne hanno bisogno di averne una certa quantità

nell’organismo. La differenza tra i due sessi sta appunto nei quantitativi

prodotti, più elevati negli uomini.

Determina la vitalità e la sicurezza di sé.

Negli Stati Uniti, l’eccessiva produzione è la prima causa di

sterilità femminile.

È coinvolto anche nell’impulso sessuale: una bassa produzione si

correla a scarsa libido nelle donne e negli uomini.


Adiponectina

Secreta da cellule adipose, regola la combustione del grasso.


Grelina

Aumenta l’appetito per dare inizio a un pasto.

Funge da controparte della leptina.

È prodotta dalle cellule dello stomaco.


Ossitocina

È un ormone e un neurotrasmettitore, ovvero una sostanza chimica

che trasmette informazioni da un nervo all’altro.

È detta talvolta «ormone dell’amore» perché i suoi livelli nel

sangue crescono durante l’orgasmo maschile o femminile.

È rilasciata anche quando la cervice uterina si dilata, accelerando

perciò il travaglio, e quando vengono stimolati i capezzoli femminili,

cosa che facilita l’allattamento al seno e favorisce il legame tra madre e

neonato.
DHEA

Membro della famiglia degli androgeni, può convertirsi in

testosterone quando è necessario.

Condiziona umore e impulso sessuale.

Troppo DHEA è associato ad acne e depressione in menopausa.


Melatonina

Regola il ciclo sonno/veglia.

Aiuta a controllare tempistica e rilascio degli ormoni riproduttivi

femminili.
Preparazione al reset ormonale

Questi sono i miei dispositivi di misurazione preferiti:

Sonno: Fitbit, Jawbone UP.

Pressione sanguigna: Omron da polso o da braccio, Panasonic da

braccio.

Glicemia: Kit TrueResult®, OneTouch®Ultra®.

Passi: Fitbit, Jawbone UP, iPhone.

Grasso corporeo: misuratori Omron Fat Loss Monitor, Tanita Body

Fat Monitor.

Chiedete al vostro medico curante di prescrivervi degli esami specifici

per controllare il funzionamento ormonale.


Test preliminari consigliati

Dosaggio dell’estradiolo in sangue o saliva. Idealmente da effettuare il

terzo o il ventunesimo giorno del ciclo mestruale (se si è regolari); in

qualunque momento se si è irregolari o in menopausa.

Glicemia a digiuno. Tramite prelievo effettuato dal personale di

laboratorio o rilevata con un misuratore domestico.

Leptina a digiuno. Tramite prelievo effettuato dal personale di

laboratorio.

Dosaggio del cortisolo al mattino in sangue o saliva.

Profilo tiroideo, comprensivo di ormone tireostimolante (TSH),

triiodotironina libera (T3 libera) e triiodotironina inversa (T3 inversa).

Dosaggio dell’ormone della crescita, in genere rilevato nel sangue come

fattore di crescita insulino-simile 1 (IGF-1).

Dosaggio del testosterone libero in sangue o saliva.


Risorse per il mantenimento del reset ormonale

Per assicurarvi che i vostri prodotti ittici siano esenti da mercurio e

altre tossine, potete consultare il sito dell’EFSA (European Food Safety

Authority).

Tra i mixer ad alta potenza che riducono le verdure in purea senza

eliminare le fibre, consiglio Blendtec, NutriBullet, Vitamix o

MagicBullet. Quest’ultimo è comodissimo in viaggio!


Libri consigliati

Il mio primo libro s’intitola The Hormone Cure

(www.thehormonecurebook.com).

S. BA L LA N T Y N E , The Paleo Approach, Victory Belt Publishing, Las

Vegas 2014.

J. BLA N D , The Disease Delusion, Harperwave, New York 2014.

M. HY M A N , The Blood Sugar Solution 10-Day Detox Diet, Little,

Brown and Co., New York 2014.

C. KR E SS E R , Your Personal Paleo Code, Little, Brown and Co., New

York 2013.

G. TAU B E S , Good Calories, Bad Calories, Anchor Books, New York

2008.

J.J. VI RG I N , JJ Virgin’s Sugar Impact Diet, Grand Central Life and

Style, New York 2014.

− La dieta delle intolleranze, Sperling & Kupfer, Milano 2013.

− The Virgin Diet Cookbook, Grand Central Life and Style, New York

2014.

A. VI T T I , Woman code, HarperOne, San Francisco 2014.

D. WA L K E R , Against All Grain, Victory Belt Publishing, Las Vegas

2014.
Alla ricerca dell’equilibrio ormonale: domande guida

I QU E ST I O NA R I che seguono, simili a quelli che fornisco alle pazienti

nella mia pratica clinica, sono concepiti per individuare correttamente i

problemi ormonali non diagnosticati in cui potreste incorrere.

I risultati ottenuti mi permettono di centrare la via di mezzo tra la

tendenza della medicina convenzionale a «sottodiagnosticare» e quella a

«sovradiagnosticare» che riscontro talvolta in quella alternativa.

Leggete con attenzione il seguente elenco di sintomi, vistate quelli

eventualmente riscontrati e sommate le spunte per ogni gruppo.

Ogni sezione andrebbe compilata separatamente. Potreste avere sintomi

che rientrano in più di una sezione (sterilità o disturbi dell’umore, per

esempio), ma per lo più, una o due aree tenderanno a distinguersi quali sedi

delle vostre principali problematicità.


Riscontrate o avete riscontrato negli ultimi sei mesi...

Sezione A

Aumento del girovita sopra gli 88 cm (il temutissimo grasso

addominale o «ciambella»: non semplice gonfiore)?

Comparsa ingiustificata di smagliature dal rosa al violaceo sul

ventre o sul dorso?

Craving di zuccheri? Bisogno di «qualcosa di speciale» dopo ogni

pasto (in genere cioccolato e affini)?

Difficoltà ad acquietarvi prima di dormire o un «ritorno di energia»

che vi tiene in piedi fino a tardi?

Facilità agli accessi d’ira? Tendenza a strillare o ad alzare la voce?

Fatica a addormentarvi o sonno discontinuo?

Fecondità ridotta?

Indigestione, ulcere gastriche, reflusso gastroesofageo?

Iperglicemia (forse il medico vi ha parlato di prediabete o persino

diabete o insulinoresistenza)? Tremori tra un pasto e l’altro: la

cosidetta instabilità glicemica?

Ipertensione o tachicardia (quella causata da uno splendido paio di

scarpe in vetrina non conta)?

Irregolarità del ciclo mestruale?

La sensazione di essere sempre di corsa, da un’incombenza

all’altra?

Maggiore difficoltà a guarire da una lesione fisica rispetto al

passato?

Perdita di massa ossea (il vostro dottore, forse, usa termini più

inquietanti, come osteopenia oppure osteoporosi)?


Problemi cutanei come eczema o tendenza alle screpolature

(talvolta di natura non solo fisiologica, ma anche psicologica)?

Senso di stanchezza e d’irrequietezza contemporaneamente?

Senso d’ansia o agitazione? Non cessate di preoccuparvi di ciò che

sfugge al vostro controllo?

Vuoti di memoria o distrazione frequente, specie nello svolgimento

di incombenze obbligate?

Totale sezione A ___________

Interpretazione dei risultati

Sezione A: cortisolo elevato.

È di gran lunga lo squilibrio ormonale più comune che affligge oggi le donne.

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori: ci sono buone probabilità che

abbiate il cortisolo alto.

Se ne avete riscontrati tre o quattro: dovreste iniziare ad affrontare questo squilibrio

ormonale.

Se ne avete riscontrati meno di tre o se su alcuni non siete sicure: vi raccomando di

eseguire degli esami di controllo.


Sezione B

Apparente tendenza al ristagno del sangue, a riportare lividi?

Asma? Bronchite? Tosse cronica? Allergie?

Calo delle energie, soprattutto nel pomeriggio, tra le due e le

cinque?

Craving di sale?

Crisi immotivate di pianto?

Debolezza muscolare, soprattutto nella zona del ginocchio? Dolori

muscolari o articolari?

Difficoltà a combattere l’infezione (prendete ogni virus con cui

entrate in contatto, soprattutto in sede respiratoria)? Oppure a

riprendervi da malattia, intervento chirurgico, lesione?

Diminuzione della capacità di problem solving?

Emorroidi o vene varicose?

Glicemia bassa o instabile?

Insonnia o perdita di riposo, specie tra l’una e le quattro del

mattino?

Ipotensione (non sempre è una buona cosa, perché la pressione

sanguigna determina la corretta quantità di ossigeno da inviare in tutto

l’organismo, specialmente al cervello)?

Ipotensione ortostatica (senso di vertigine nell’alzarvi da una

posizione distesa)?

Nausea, vomito o dissenteria? Diarrea alternata a stitichezza?

Palpitazioni, tachicardia o battito irregolare (indici dell’accoppiata

cortisolo/ormone tiroideo bassi), a seguito di un problema di tiroide

precedentemente trattato e all’apparenza risolto?


Senso di stanchezza o burnout (dovete ricorrere alla caffeina per

trarne una sferzata di energia oppure vi addormentate leggendo un

libro o guardando un film)?

Senso di stress quasi costante (tutto vi sembra insormontabile

rispetto a prima e avete difficoltà a farvi fronte)? Ridotta tolleranza allo

stress?

Sudorazione in eccesso?

Tendenza atipica a una visione negativa delle cose?

Totale sezione B ___________

Interpretazione dei risultati

Sezione B: cortisolo basso.

Ricordate, potete avere contemporaneamente il cortisolo alto e basso, addirittura nello

stesso giorno (ventiquattro ore).

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori: è probabile che abbiate il

cortisolo basso.

Se ne avete riscontrati cinque o meno: dovreste prendere in considerazione l’idea di

testare i livelli di cortisolo (esame del sangue e della saliva).


Sezione C

Aborto spontaneo al primo trimestre?

Agitazione o sindrome premestruale?

Cefalee cicliche (soprattutto emicrania di matrice ormonale o

mestruale)?

Ciclo irregolare o che aumenta di frequenza con l’età?

Cisti ovariche, mammarie o dell’endometrio (polipi)?

Gonfiore, soprattutto alle caviglie e al ventre e/o ritenzione idrica

(in altre parole, mettete su un chilo e mezzo o due prima delle

mestruazioni)?

Mestruazioni abbondanti o dolorose (abbondanti: maxiassorbente

da cambiare ogni due ore o meno; dolorose: senza ibuprofene siete del

tutto fuori uso)?

Prurito agli arti inferiori? Gambe senza riposo, soprattutto di notte?

Scarsa coordinazione?

Seno gonfio e/o dolente?

Sonno facilmente disturbato?

Sterilità o scarsa fecondità (tentate strenuamente di restare incinte,

ma avete ormai superato la classica soglia dei dodici mesi senza

concepimento, o dei sei, se avete più di trentacinque anni)?

Non fermatevi! Siamo già quasi a metà strada!

Totale sezione C ___________

Interpretazione dei risultati

Sezione C: progesterone basso o resistenza al progesterone.

Il progesterone basso o lento è il secondo squilibrio ormonale più comune tra le donne

sopra i trentacinque anni.

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori: avete presumibilmente bassi

livelli di progesterone.
Se ne avete riscontrati tre o quattro: dovreste iniziare ad affrontare questo squilibrio

ormonale.

Se ne avete riscontrati meno di tre o se su alcuni non siete sicure: vi consiglio di

richiedere al vostro medico un dosaggio ematico (sierico) del progesterone, da effettuare il

ventunesimo giorno del ciclo mestruale (se si è regolari); in qualunque momento se si è

irregolari o in menopausa.
Sezione D

Arrossamento frequente del volto (o rosacea diagnosticata)?

Aumento di una taglia delle coppe del reggiseno o ipersensibilità

mammaria?

Confusione mentale?

Emicrania o altre forme di cefalea?

Fibromi?

Forti sanguinamenti o perdite ematiche in postmenopausa?

Gonfiore o ritenzione idrica?

Insonnia?

Mestruazioni dolorose o endometriosi? (Quest’ultima si verifica

quando pezzi del rivestimento dell’utero crescono al di fuori della

cavità uterina, per esempio in sede ovarica o intestinale, e danno luogo

a dismenorrea.)

Minicrolli emotivi? Ansia?

Pap-test anomalo?

Problemi alla cistifellea (o asportazione della stessa)?

Rapido aumento di peso, soprattutto a livello di fianchi e glutei?

Sbalzi d’umore, sindrome premestruale, depressione o semplice

irritabilità?

Tendenza a piangere anche per i motivi più futili?

Totale sezione D ___________

Interpretazione dei risultati

Sezione D: eccesso di estrogeni.

In qualunque punto dello spettro ricadiate, vi consiglio di prendere in considerazione la

vostra possibile esposizione agli xenoestrogeni.


Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori: ci sono buone probabilità che

abbiate alti livelli di estrogeni. La dominanza estrogenica colpisce l’80% delle donne sopra

i trentacinque anni.

Se ne avete riscontrati tre o più: l’eccesso di estrogeni è un’eventualità non trascurabile.


Sezione E

Bassa libido (era andata diminuendo per un po’ e ora, vi rendete

conto, è la metà di un tempo)?

Danno cutaneo da esposizione al sole più evidente su petto, volto e

spalle?

Depressione, magari accompagnata da ansia o letargia (o, più

comunemente, distimia: lieve stato depressivo che dura più di due

settimane)?

Dolenzia articolare (a volte vi sentite praticamente delle

vecchiette)?

Dolore durante l’attività sessuale?

Fragilità emotiva, specie rispetto a come vi sentivate una decina di

anni fa?

Incontinenza o iperattività della vescica?

Infezioni vescicali?

Lesioni riportate di recente, specialmente a polsi, spalle, regione

lombare o ginocchia?

Mancanza di idratazione generale (occhi, cute, clitoride)?

Perdita di massa ossea?

Poco interesse per l’esercizio fisico?

Rughe (la vostra crema preferita ha smesso di fare miracoli)?

Scarsa lubrificazione vaginale, irritazione o perdita di sensibilità

(come se ci fossero strati e strati di coperte tra voi e quell’intenso

orgasmo, ormai sfuggente)?

Seni cadenti o diminuiti di volume?

Sonno disturbato? Risvegli nel cuore della notte?


Sudorazione notturna o vampate di calore?

Vuoti di memoria (entrate in una stanza e vi chiedete cosa ci siete

venute a fare o non sapete più come termina una frase)?

Totale sezione E ___________

Interpretazione dei risultati

Sezione E: carenza di estrogeni.

Molte donne non notano un calo significativo degli estrogeni fino a quando non

superano i quaranta o addirittura i cinquant’anni.

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori: ci sono buone probabilità che

abbiate una carenza di estrogeni.

Se ne avete riscontrati tre o più: la carenza di estrogeni è un’eventualità non

trascurabile.
Sezione F

Acne?

Appendici cutanee su collo e parte superiore del tronco? (Sono

piccole escrescenze color carne, grandi qualche millimetro e lisce al

tatto. Non sono, in genere, di tipo canceroso e si producono per attrito,

per esempio intorno all’elastico del reggiseno. Non mutano e non

crescono con il tempo.)

Cisti ovariche?

Depressione? Ansia?

Diradamento dei capelli (il che, se andate incontro anche

all’eccesso pilifero altrove, vi farà gridare all’ingiustizia)?

Dolori a metà del ciclo?

Iperglicemia o ipoglicemia e/o glicemia instabile?

Mestruazioni con frequenza superiore ai trentacinque giorni?

Pelle o capelli grassi?

Peluria in eccesso su volto, petto o braccia?

Reattività e/o irritabilità o episodi comportamentali eccessivamente

aggressivi/autoritari (la cosiddetta «rabbia da steroidi»)?

Sindrome dell’ovaio policistico?

Sotto le ascelle la cute è più scura e spessa che altrove?

Sterilità? Scarsa fecondità?

Totale sezione F ___________

Interpretazione dei risultati

Sezione F: eccesso di androgeni.

È la causa ormonale più comune di infertilità femminile.

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori: ci sono buone probabilità che

abbiate alte concentrazioni di androgeni.


Se ne avete riscontrati tre o quattro: potreste avere un eccesso di androgeni; vi consiglio

di iniziare ad affrontare questo squilibrio ormonale visto che vi espone a un rischio

significativo di infertilità e anche alla possibilità di incorrere nel diabete.

Se ne avete riscontrati meno di tre o se su alcuni non siete sicure: vi consiglio di

richiedere al vostro medico un dosaggio ematico (sierico) del testosterone libero o il calcolo

dell’indice degli androgeni liberi.


Sezione G

Capelli secchi, crespi, che si aggrovigliano facilmente?

Cefalee ricorrenti?

Colosterolo alto?

Depressione o sbalzi d’umore (la vita non vi appare più rosea come

un tempo)?

Disturbi della tiroide nell’anamnesi famigliare?

Dolori muscolari o articolari? Scarso tono muscolare (di colpo

siete diventate vecchie signore)?

Eloquio rallentato, talvolta con voce roca o spezzata?

Formicolio a mani o piedi?

Ingrossamento della tiroide/gozzo? Difficoltà a deglutire?

Inspessimento della lingua?

Letargia (vi sembra di muovervi nella melassa)?

L’ultima novità in fatto di antidepressivi sul comodino eppure non

vi sentite ancora voi stesse?

Mani o piedi freddi? Intolleranza al freddo? Al caldo?

Mestruazioni abbondanti o disturbi legati al ciclo?

Motilità intestinale inferiore a una volta al giorno o sensazione di

non evacuare completamente?

Pensiero e ragionamento rallentati? Difficoltà di concentrazione?

Perdita di capelli, del terzo esterno delle sopracciglia e/o di ciglia?

Qualche chilo in più – o una decina – che proprio non riuscite a

perdere?
Riduzione della frequenza cardiaca o bradicardia (meno di sessanta

battiti al minuto e non perché siete grandi atlete)?

Riflessi lenti, tempi di reazione alterati, addirittura un po’ di

apatia?

Ritenzione idrica o gonfiore alle caviglie?

Scarso desiderio sessuale e non siete sicure del perché?

Secchezza cutanea?

Sensibilità al freddo (rabbrividite più spesso degli altri e vi vestite

sempre a strati)?

Senso di stanchezza, soprattutto al mattino?

Sterilità o aborto spontaneo? Nascita pretermine?

Sudorazione ridotta?

Unghie fragili e sottili?

Totale sezione G ___________

Interpretazione dei risultati

Sezione G: ipotiroidismo.

Molti medici osservano le donne con problemi alla tiroide come se soffrissero di un

primo stadio di isteria. Difendete la vostra posizione!

Se avete riscontrato cinque o più di questi indicatori: ci sono buone probabilità che

abbiate disturbi tiroidei. Vi consiglio di richiedere al vostro medico un profilo tiroideo

comprensivo di ormone tireostimolante (TSH), triiodotironina libera (T3 libera) e

triiodotironina inversa (T3 inversa).

Se ne avete riscontrati da tre a cinque: potreste avere un problema.


Note bibliografiche
2. Preparazione al reset

1. A.N. Gearhardt et al., «Preliminary validation of the Yale Food Addiction Scale»,

in Appetite, 52, n. 2, 2009, pp. 430-436, doi:10.1016/j.appet.2008.12.003; A.J. Flint et

al., «Food Addiction Scale measurement in 2 cohorts of middle-aged and older

women», in The American Journal of Clinical Nutrition, 99, n. 3, 2014, pp. 578-586,

doi:10.3945/ajcn.113.068965.

2. Un esempio di calcolo del rapporto vita-fianchi è consultabile al link:

it.wikihow.com/Calcolare-il-tuo-Rapporto-Vita-Fianchi.

3. «Calculate your body mass index», National Heart, Lung and Blood Institute,

consultabile al link:, www.nhlbi.nih.gov/guidelines/obesity/BMI/bmicalc.htm.

4. Un esempio di calcolo dell’IMC è consultabile ai link: it.wikihow.com/Calcolare-

l’Indice-di-Massa-Corporea; www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?

id=135&area=Vivi_sano; www.obesita.org/index.php?

option=com_wrapper&Itemid=236. Un’alternativa all’IMC è l’IFC, indice di forma del

corpo (ABSI, Body Shape Indicator). Per saperne di più, consultate il sito absi.nl.eu.org

(in inglese).

5. L.M. Browning et al., «A systematic review of waist-to-height ratio as a screening

tool for the prediction of cardiovascular disease and diabetes: 0.5 could be a suitable

global boundary value», in Nutrition Research Reviews, 23, n. 2, 2010, pp. 247-269;

C.M. Lee et al., «Indices of abdominal obesity are better discriminators of

cardiovascular risk factors than BMI: a meta-analysis», in Journal of Clinical

Epidemiology, 61, n. 7, 2008, pp. 646-653.

6. Un calcolatore online per il rapporto vita-altezza è disponibile al link:

www.health-calc.com/body-composition/waist-to-height-ratio.

7. B. López-González et al., «Association between magnesium-deficient status and

anthropometric and clinical-nutritional parameters in postmenopausal women», in

Nutrición Hospitalaria, 29, n. 3, 2014, pp. 658-664.


3. No alla carne

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obesity, and extreme obesity among adults: United States, trends 1960-1962 through

2007-2008», in National Center for Health Statistics, n. 6, 2010, pp. 1-6; National

Institute of Diabetes and Digestive Kidney Diseases, «Weight-Control Information

Network: overweight and obesity statistics»; consultabile al link:

www.niddk.nih.gov/statistics/.

2. P.E. Miller et al., «Dietary patterns and colorectal adenoma and cancer risk: a

review of the epidemiological evidence», in Nutrition and Cancer, 62, n. 4, 2010, pp.

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and omnivorous women», in The New England Journal of Medicine, 307, 1982, pp.

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4. S. L. Gorbach et al., «Diet and the excretion and enterohepatic cycling of

estrogens», in Preventive Medicine, 16, n. 4, 1987, pp. 525-531.

5. Environmental Working Group, «Superbugs invade American supermarkets»;

consultabile al link: www.ewg.org/meateatersguide/superbugs/#sthash.GJnX2gbk.dpuf.

6. C. La Rocca et al., «From environment to food: the case of PCB», in Annali

dell’Istituto Superiore di Sanità, 42, n. 4, 2006, pp. 410-416; R. Malisch et al., «Dioxins

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and grain-fed beef», in Nutrition Journal, 9, n. 1, 2010, p. 10, doi:10.1186/1475-2891-9-

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n. 5, 2002, pp. 1202-1211; S.K. Duckett et al., «Effects of time on feed on beef nutrient

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Nutrition, 88, n. 5, 2008, pp. 1405-1412; Micha et al., «Red and processed meat

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comparative study in children from Europe and rural Africa», in Proceedings of the

National Academy of Sciences of the United States of America, 107, n. 33, 2010, pp.

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26. Informazioni nutrizionali. Valore energetico totale: 1.546 joule; carboidrati

totali: 71 g; fibre totali: 23 g; carboidrati netti: 48 g; proteine totali: 108 g; grassi totali:

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&totCount=&measureby=&_action_show=Apply+Changes&Qv=0.15&Q12136=1.0&Q

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14. In Europa, fortunatamente, l’utilizzo della «somatotropina bovina» è stato

vietato.

15. Risparmiate con il kefir fatto in casa dando un’occhiata ai video su YouTube.

16. «Lactase chewable tablets», drugs.com; consultabile al link:

www.drugs.com/cdi/lactase-chewable-tablets.html.

17. Informazioni nutrizionali. Valore energetico totale: 1.643 joule; carboidrati

totali: 76 g; fibre totali: 28 g; carboidrati netti: 48 g; proteine totali: 123 g; grassi totali:

98 g. Per l’analisi nutrizionale si è consultato «Nutrition Facts», Self Nutrition Data,

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13. Nel suo blog, Chris Kresser propone un’ottima serie di articoli sul tema del sale:

«Shaking up the salt myth: healthy salt recommendations», 4 maggio 2012; consultabile

al link: www.chriskresser.com/shaking-up-the-salt-myth-healthy-salt-recommendations.

14. Informazioni nutrizionali. Valore energetico totale: 1.835 joule; carboidrati

totali: 96 g; fibre totali: 48 g; carboidrati netti: 48 g; proteine totali: 79 g; grassi totali:


123 g. Per l’analisi nutrizionale si è consultato «Nutrition Facts», Self Nutrition Data,

Condé Nast; consultabile al link: www.fitsugar.com/latest/nutritional-information;

Agricultural Research Service, U.S. Department Of Agriculture, «Basic report: 19904,

chocolate, dark, 70-85% cacao solids», cit.; S. Gottfried, «Dr. Sara’s hormone balancing

shakes (30 servings)», cit.


10. Reintroduzione

1. R. Hanson, R. Mendius, Buddha’s Brain. The Practical Neuroscience of

Happiness, Love & Wisdom, New Harbinger Publications, Oakland 2009.

2. S. Seliger, «‘Superfoods’ everyone needs», WebMD; consultabile al link:

www.webmd.com/diet/features/superfoods-everyone-needs.

3. Informazioni nutrizionali. Valore energetico totale: 1.291 joule; carboidrati totali:

82 g; fibre totali: 45 g; carboidrati netti: 37 g; proteine totali: 79 g; grassi totali: 77 g. Per

l’analisi nutrizionale si è consultato «Calories in quinoa flakes», SparkPeople;

consultabile al link: www.sparkpeople.com/calories-in.asp?food=quinoa+flakes;

«Nutrition Facts», Self Nutrition Data, Condé Nast; consultabile al link:

www.nutritiondata.self.com/tools/nutrient-search; S. Gottfried, «Dr. Sara’s hormone

balancingshakes (30 servings)», cit.

4. J. Yin et al., «Efficacy of berberine in patients with type 2 diabetes mellitus», in

Metabolism: Clinical and Experimental, 57, n. 5, 2008, pp. 712-717, doi:

10.1016/j.metabol.2008.01.013.

5. S. Chandler, «Toxicity and berberine HCL supplements», Livestrong.com;

consultabile al link: www.livestrong.com/article/547840-toxicity-and-berberine-hcl-

supplements/.
11. Sostentamento

1. P.I. Sumithran et al., «The defence of body weight: a physiological basis for

weight regain after weight loss», in Clinical Science (London), 124, n. 4, 2013, pp. 231-

241, doi: 10.1042/CS20120223; B. Richelsen et al., «Why is weight loss so often

followed by weight regain? Basal biological response as a possible explanation», in

Ugeskrift for Laeger, 168, n. 2, 2006, pp. 159-163 (articolo in danese).

2. K.I. Johansson et al., «Effects of anti-obesity drugs, diet and exercise on weight-

loss maintenance after a very-low-calorie diet or low-calorie diet: a systematic review

and meta-analysis of randomized controlled trials», in The American Journal of Clinical

Nutrition, 99, n. 1, 2014, pp. 14-23, doi: 10.3945/ajcn.113.070052; E.A. Martens et al.,

«Protein diets, body weight loss and weight maintenance», in Current Opinion in

Clinical Nutrition and Metabolic Care, 17, n. 1, 2014, pp. 75-79, doi:

10.1097/MCO.0000000000000006; M.S. Westerterp-Plantenga et al., «Dietary protein:

its role in satiety, energetics, weight loss and health», in British Journal of Nutrition,

108, Suppl. 2, 2012, pp. S105-S112, doi: 10.1017/S0007114512002589; M.P. Lejeune et

al., «Additional protein intake limits weight regain after weight loss in humans», in

British Journal of Nutrition, 93, n. 2, 2005, pp. 281-289; M.S. Westerterp-Plantenga et

al., «High protein intake sustains weight maintenance after body weight loss in

humans», in International Journal of Obesity and Other Related Metabolic Disorders,

28, n. 1, 2014, pp. 57-64.

3. L. Schwingshackl et al., «Long-term effects of low glycemic index/load vs. high

glycemic index/load diets on parameters of obesity and obesity-associated risks: a

systematic review and meta-analysis», in Nutrition, Metabolism and Cardiovascular

Diseases, 23, n. 8, 2013, pp. 699-706, doi: 10.1016/j.numecd.2013.04.008.

4. S. Phelan et al., «Are the eating and exercise habits of successful weight losers

changing?», in Obesity (Silver Spring), 14, n. 4, 2006, pp. 710-716.

5. H.M. Niemeier et al., «Internal disinhibition predicts weight regain following

weight loss and weight loss maintenance», in Obesity (Silver Spring), 15, n. 10, 2007,

pp. 2485-2494. Stando al lavoro di Niemeier, due fattori condizionano il mantenimento

del calo ponderale: uno «interno», che definisce l’alimentazione come reazione a stimoli

interiori, per esempio sentimenti e pensieri, e uno «esterno», che definisce

l’alimentazione come reazione a eventi esteriori, per esempio sociali. Quando si ha una

maggiore disinibizione interiore, si è più a rischio di scarsi risultati nel dimagrimento.

6. S. Berkemeyer, «Acid-base balance and weight gain: are there crucial links via

protein and organic acids in understanding obesity?», in Medical Hypotheses, 73, n. 3,

2009, pp. 347-356, doi: 10.1016/j.mehy.2008.09.059.

7. R.K. Edwards et al., «The association of maternal obesity with fetal pH and base

deficit at cesarean delivery», in Obstetrics & Gynecology, 122, n. 2, pt. 1, 2013, pp. 262-

267, doi: 10.1097/AOG.0b013e31829b1e62.

8. L.M. Donini et al., «How to estimate fat mass in overweight and obese subjects»

in International Journal of Endocrinology, 20 febbraio 2013, pp. 2856-2880, doi:

10.1155/2013/285680.
9. H.K. Gonnissen et al., «Sleep architecture when sleeping at an unusual circadian

time and associations with insulin sensitivity», in PLoS One, 8, n. 8, 2013, p. e72877,

doi: 10.1371/journal.pone.0072877; H.K. Gonnissen et al., «Chronobiology,

endocrinology and energy-and-food-reward homeostasis», cit.; T. Roenneberg et al.,

«Social jetlag and obesity», in Current Biology, 22, n. 10, 2012, pp. 939-943, doi:

10.1016/j.cub.2012.03.038; S.M. Hampton et al., «Postprandial hormone and metabolic

responses in simulated shift work», in Journal of Endocrinology, 151, 1° novembre

1996, pp. 259-267, doi: 10.1677/joe.0.1510259; F.A. Scheer et al., «Adverse metabolic

and cardiovascular consequences of circadian misalignment», in Proceedings of the

National Academy of Sciences of the United States of America, 106, 16 gennaio 2009,

pp. 4453-4458, doi: 10.1073/pnas.0808180106; H.K. Gonnissen et al., «Effect of a

phase advance and phase delay of the 24-h cycle on energy metabolism, appetite, and

related hormones», in The American Journal of Clinical Nutrition, 96, n. 4, 2012, pp.

689-697, doi: 10.3945/ajcn.112.037192; F. Rutters et al., «Distinct associations between

energy balance and the sleep characteristics slow wave sleep and rapid eye movement

sleep», in International Journal of Obesity (London), 36, n. 10, 2012, pp. 1346-1352,

doi: 10.1038/ijo.2011.250.

10. J.G. Thomas et al., «Weight-loss maintenance for 10 years in the National

Weight Control Registry», in American Journal of Preventive Medicine, 46, n. 1, 2014,

pp. 17-23, doi: 10.1016/j.amepre.2013.08.019; R.R. Wing et al., «Long-term weight loss

maintenance», in The American Journal of Clinical Nutrition, 82, n. 1, 2005, pp. 222S-

225S.

11. L.G. Ogden et al., «Cluster analysis of the National Weight Control Registry to

identify distinct subgroups maintaining successful weight loss», in Obesity (Silver

Spring), 20, n. 10, 2012, pp. 2039-2047, doi: 10.1038/oby.2012.79.

12. V.A. Catenacci et al., «Dietary habits and weight maintenance success in high

versus low exercisers in the National Weight Control Registry», in Journal of Physical

Activity & Health, 11, n. 8, 2014, pp. 1540-1548, doi: 10.1123/jpah.2012-0250.

13. S. Phelan et al., «Empirical evaluation of physical activity recommendations for

weight control in women», in Medicine & Science in Sports & Exercise, 39, n. 10, 2007,

pp. 1832-1836. I risultati suffragano l’idea che una intensa attività fisica risulti utile più

nel prevenire il riacquisto che non l’acquisto di peso. Integrare forme di allenamento ad

alta intensità può essere consigliabile per il mantenimento del calo ponderale.

14. V.A. Catenacci et al., «Physical activity patterns using accelerometry in the

National Weight Control Registry», in Obesity (Silver Spring), 19, n. 6, 2011, pp. 1163-

1170, doi: 10.1038/oby.2010.264.

15. V.A. Catenacci et al., «Dietary habits and weight maintenance success in high

versus low exercisers in the National Weight Control Registry», cit.

16. «Is It Possible to care too much? Understanding how to care without it becoming

a source of your stress», HeartMath; consultabile al link:

www.heartmath.com/blog/social-consciousness/overcare.

17. B. Graham, The Holy Spirit. Activating God’s Power in Your Life», Thomas

Nelson, Nashville 1978, p. 92. La lotta interiore del cristiano è descritta come segue:

«Un pescatore eschimese giungeva in città ogni sabato pomeriggio. Portava sempre con

sé i suoi due cani: uno era bianco, l’altro nero. Aveva insegnato loro ad attaccare a
comando. Ogni sabato pomeriggio, nella piazza cittadina, la gente si riuniva, i due cani

combattevano e il pescatore accettava scommesse. Un sabato vinceva il cane nero, un

altro quello bianco, ma il pescatore vinceva sempre! I suoi amici cominciarono a

chiedergli come facesse e lui disse: ‘Affamo l’uno e do da mangiare all’altro. Quello che

nutro vince, perché è più forte’».


Ringraziamenti

CI sono molte persone che vorrei ringraziare per il contributo dato a

questo libro e non tutte sono qui elencate.

Le mie figlie, che hanno subito le conseguenze del mio amore per la

scrittura e sono state spesso costrette a contenderle le mie attenzioni.

I miei genitori, Albert e Mary Szal, per aver sorriso sportivamente

quando arrivavo in visita con tutta la famiglia e poi passavo la maggior parte

del tempo appiccicata al laptop.

La mia instancabile mentore e cara amica J.J. Virgin.

La mia agente, Celeste Fine, che ha organizzato in un programma

unitario i miei rigorosi protocolli del reset ormonale e che perdona tutte le

mie furbizie.

I miei più cari amici, soprattutto la dottoressa Jo Ilfeld, per avermi

sostenuto a ogni passo lungo il cammino e offerto i commenti più esilaranti

durante la lettura delle bozze.

La mia ex compagna di stanza ai tempi dell’università, la dottoressa

Meryl Rosofsky, e il suo fidanzato Stuart Coleman... Sono in debito con voi

per l’impagabile sostegno e le domande fondamentali che mi avete posto

negli anni!

Le mie sorelle, Anna e Justina, per l’immancabile appoggio e per le

feste danzanti.

La mia confidente, Leslie Murphy, per l’inesauribile energia e la buona

volontà nel far funzionare casa e famiglia di entrambe.

I miei amati lettori, tra cui la dottoressa Anna Cabeca, il dottor Steven

Masley, Michael Lovitch, Robin Nielsen, Pattie Ptak, Lisa D. Schwab, la

dottoressa Betty Suh-Burgmann, la dottoressa Kat Toups e – ultimo ma non

certo per importanza – il mio caro marito David Gottfried.

La mia ex assistente, Dorianne Caswell, che ha condotto con mano

esperta i nostri esperimenti in cucina e accompagnato a pallavolo e a lezione

di musica le mie figlie.

I miei pazienti, che pazientemente hanno atteso quando i doveri verso

scrittura e famiglia mi allontanavano dai loro bisogni e desideri.


Le mie «collaudatrici» – circa mille – che sono state le prime a provare

il protocollo online, a pormi tutte le domande importanti e a descrivere

progressi e successi ottenuti: grazie!

I miei brillanti editor alla HarperOne, Nancy Hancock e Gordon Weil: è

stata un’immensa fortuna per me collaborare con voi. Il mio editore, Mark

Tauber, grazie per avere accettato la sfida di questo libro, rischiando in

prima persona. E la responsabile ufficio stampa, Melinda Mullin, con cui la

simpatia è stata immediata fin dal primo incontro. I più vivi ringraziamenti

a Laina Adler, vicepresidente della sezione marketing, a Noël Chrisman e

Terri Leonard, per la sapiente produzione, a Claudia Boutote, vicepresidente

senior e editore associato.

Il mio team: Rachel, splendida assistente, Kenny Bushman, instancabile

mago di internet, Kevin Plottner, il disegnatore che ha creato tutte le

illustrazioni del libro, Steven Kaufman, il nostro splendido general manager,

Christina Wilson, la nostra nutrizionista. Un immenso grazie a Brandi

Abbey, Kelli Price, Laura Friedlander, per l’appoggio costante sul fronte del

sito saragottfriedmd.com. Un sentito ringraziamento anche a Fanny Wilson

per essersi saputa destreggiare con il flusso di cassa!

Le mie editor, Nora Isaacs ed Elaine Hooker... per aver saputo

mantenere il testo fedele ai miei intenti.

Gli host dei miei podcast... in particolare Pedram Shojai per averci

portato al numero uno su iTunes e anche per avermi ricordato di concedermi

un po’ di svago in più quando lavoro.

I miei colleghi e compagni di battaglia! Grazie di cuore a Patrick

Hanaway, Cynthia Pasquella, Gary Taubes, Josh Axe, Abel James, Dave

Asprey, Alan Christianson, Tom Malterre, Kevin Gianni, Nick Polizzi e al

mio «grande saggio» Chris Kresser.

Sono riconoscente a Sharon Melnick per il sostegno immancabile e per

le domande provocatorie e rivolgo un umile pranam al dottor Mark Hyman,

che mi ha scritto una splendida prefazione.

Di nuovo, il ringraziamento più profondo va a mio marito, David

Gottfried, che mi ha sostenuto nella buona e nella cattiva sorte e che

continua a essere il mio campione, il mio confidente e il mio «banco di

prova». Non avrei potuto scrivere questo libro senza il tuo humor, la tua

ispirazione, il tuo sostegno continuo e il tuo amorevole incoraggiamento.

Vi amo tutti!
AVVERTENZA

Questo libro contiene consigli e informazioni sul benessere fisico. Serve

a integrare, e non a sostituire, il parere del medico o di un professionista del

settore. Se siete consapevoli di avere problemi di salute, o se sospettate di

averne, rivolgetevi al vostro dottore prima di intraprendere qualsiasi terapia

o trattamento. Ogni sforzo è stato compiuto per garantire l’accuratezza delle

informazioni fornite fino al momento della pubblicazione del testo. L’autrice

e la casa editrice non si assumono alcuna responsabilità per qualsiasi

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La dieta dei 7 ormoni


di Sara Gottfried

Traduzione di Irene Annoni per Studio Editoriale Littera Titolo

originale The Hormone Reset Diet

Copyright © 2015 by Sara Gottfried

Published by arrangement with HarperOne, an imprint of

HarperCollins.

© 2016 Sperling & Kupfer Editori S.p.A.

Realizzazione editoriale a cura di Studio Editoriale Littera.

Ebook I S B N 9788820095406

COPERTINA || ART DIRECTOR: FRANCESCO MARANGON |

GRAPHIC DESIGNER: CARLO MASCHERONI

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