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SVILUPPO PSICOLOGICO DEL PENSIERO RELIGIOSO E

MORALE
DEFINIZIONE IL TERMINE “SVILUPPO” E “LA PSICOLOGIA DELLO
SVILUPPO”

-Lo Sviluppo: come il processo di crescita e di differenziazione continuate nel tempo, risultato
della maturazione biologica e dell’interazione con l’ambiente.
-La psicologia dello sviluppo: come quel settore della psicologia che studia il processo di
sviluppo e di organizzazione dell’individuo dalla nascita fino all’età adulta.
-

Cap I: LO SVILUPPO DELLA PSICOLOGIA IN PROSPETTIVA STORICA ED


EPISTEMOLOGICA
(parte della teoria della conoscenza che studia il sapere scientifico; la teoria della conoscenza
stessa).

1)Che cosa è la psicologia?


-Psicologia (psyché – logos = greco) scienza dell’anima che indica lo studio sistematico della
struttura e dei fenomeni dell’anima.
-Definizione attuale della psicologia : studio scientifico del comportamento e dell’esperienza
umana; questo studio è focalizzato soprattutto sui processi del pensiero, sulla mente e sulle
relazioni con il comportamento e il vissuto della persona.
-Nascita della psicologia: 1800, inizia come psicologia scientifica nel 1879 con Wihem
Wundt.
2)Concezione dell’uomo secondo le diverse scuole (Le principali scuole o correnti di
psicologia sperimentale):
Strutturalismo:
 Concezione riduzionista dell’uomo.
 Nello studio della coscienza, in particolare della struttura della coscienza, componendola in
piccoli elementi al pare del chimico (hoùa hoïc, hoùa chaát) nello studio della materia, fa che
l’uomo sia ridotto ad una costellazione (choøm sao) di frammenti che fanno perdere la
cognizione (nhaän thöùc) dell’uomo in quanto totalità.
Funzionalismo:
 Concezione olistica (pertaing to the theory that entities are complete units and should be
related to as such and not separated into parts), globale dell’uomo.
 I funzionalisti si dedicano allo studio della coscienza, non frammentandola in piccoli
elementi, ma studiandola nella totalità del rapporto dell’individuo con il suo ambiente.
Comportamentismo:
 Sostiene una concezione meccanicista, riduzionista dell’uomo.
 È una psicologia descrittiva in cui solo le osservazioni oggettive e gli esperimenti sul
comportamento sono accettati come metodo scientifico.
Riflessologia:
 Una concezione biologica–meccanicista, riduzionista dell’uomo.
 I riflesssologi si dedicano allo studio dell’attività nervosa superiore, in cui ogni processo
psichico, anche il più complesso come l’apprendimento del linguaggio, la mente e il pensiero è
la combinazione d’elementi semplici e fisiologici.
Gestalt:
 Una concezione olistica dell’uomo.
 Si dedicano allo studio della coscienza in particolare ai fenomeni della coscienza attr
un’analisi fenomenologia delle esperienze immediate.
 È una psicologia che tende a descrivere i fenomeni della coscienza nella loro totalità ciò
implica l’insistenza (nhaán maânh, khaån caáp, khaúng ñònh) d’elementi isolati.
Cognitivista:
 Una concezione razionalista, elaboratore attivo e selettivo nei confronti dell’ambiente, che di
continuo verifica il proprio progetto comportamentale selezionando le informazioni percettive,
autocorreggendosi rispetto al conseguimento della meta.
Cap V: IL CERVELLO E IL COMPORTAMENTO

Parliamo di una persona normale, non malata:


 Corpo
 Mente VISSUTO
 Spirito (il vissuto differenzia tra persona a persona).
- Bisogna una cura globale dell’uomo.
- Ereditarietà – malattia mentale non si eredità, ma predisposizione (baåm chaát).
In sintesi:
- Nel passato è considerato che il cervello un organo insignificante.
- Con i suoi miliardi di cellule nervose specializzate e miliardi di collegamenti esistenti tra le cellule
stesse,ù
 il cervello costituisce il centro di raccolta e di smistamento (xeáp ñaët, phaân loaïi) di tutti gli
impulsi (söï thuùc ñaåy) sensitivi e motori, e la sede di elaborazione di tutte le funzioni psichiche
superiori.
 il cervello è una parte del sistema nevoso ed è il prodotto dell’evoluzione della specie.
 Esso è diviso in 2 emisferi (baùn caàu naõo) (destro e sinistro), suddivisi in 4 lobi (thuøy),
ciascuno dei quali è specializzato in determinate funzioni.
- 3 unità funzionali del cervello: Lurida individua 3 unità funzionali del cervello – lui afferma che i
processi cognitivi umani dipendono dal lavoro combinato di 3 principali unità funzionali, ciascuna
delle quali dà il proprio particolare contributo alla realizzazione del processo globale:
 Unità che fornisce (cung caáp) alla corteccia (voõ naõo) il suo tono (aâm saéc, saéc thaùi)
adeguato,
 Unità responsabile della ricezione (söï tieáp nhaän), dell’elaborazione e dell’immagazzinamento
(tích tröõ, löu giöõ) dell’informazione,
 Unità di programmazione, regolazione e verifica dell’attività mentale.
- Cosa sai sul cervello?
 Il cervello è un organo del corpo che dal punto di vista funzionale può essere diviso in 3 aree:
1) Area di proiezione sensoriale (söï phoùng ra caûm giaùc, giaùc quan) che riceve i messaggi
provenienti dagli organi di senso.
2) Area di proiezione motoria dove vengono inviati i comandi ai vari muscoli.
3) Area associativa (lieân töôûng) addetta (gaén boù) ai processi mentali superiori come il
pensiero, linguaggio, ricordo.
 Il cervello è diviso in 2 emisferi (baùn caàu naõo) con funzioni specializzate e diverse. A destra c’è
una specializzazione delle facoltà razionali analitiche logiche, mentre a sinistra una specializzazione
per l’intuizione (tröïc giaùc), l’immaginazione e l’orientamento.
CAP II: TEORIA DELLA PERSONALITÀ

1)Definizione della personalità:


-La personalità è il luogo d’incontro di diversi discipline e il terreno su cui si incontrano
diverse concezioni dell’uomo e del mondo. Nella letteratura troviamo diversi termini: carattere,
temperamento, costituzione, tipo, abitudine, facoltà, disposizione, abilità, tratto, stile,
personalità.
-Il termine personalità deriva della parola latina persona con la quale si indicava la maschera
che adottavano gli attori nell’antica Roma.
-Dalla nascita nel 1879 della psicologia moderna vediamo le diverse scuole che spiegano
l’uomo e il suo comportamento e propongono le diverse teorie della personalità.
-Persona è un termine chiave nell’antropologia, psicologia, filosofia teologia ed etica:
 Mentre l’antropologia dà visione e l’interpretazione sull’uomo,
 la psicologia risponde ad una domanda fondamentale = Perché quel comportamento
dell’uomo?

2)Motivazioni dell’agire umano:


-La motivazione: perché agisce in un determinato modo, motivazione incocci, razionali e
irrazionali. Lo Psicologo indaga (nghieân cöùu) la motivazione di questo comportamento.
-È un fattore dinamico del comportamento umano che attiva e dirige la persona verso una meta,
ossia unifica il perché, il quando e il come del comportamento della persona.
-Le motivazione possono essere coscienti o inconsce, semplice o complesse, transitorie (taïm
thôøi, nhaát thôøi) o permanenti.

3)Bisogni:
-I bisogni: tendenze innate della persona – da bere, da respirare, mangiare …
-I bisogni sono tendenze innate all’azione che derivano da una mancanza dell’organismo o da
potenzialità naturali inerenti (voán coù) all’uomo, che cercano esercizio o attualizzazione.
-Tale tendenze sono definite innate perché sono bisogni fondamentali inerenti all’uomo e non
sono determinati da modelli culturali o sociali.
 Derivano da un deficit (=mancanza) dell’organismo, ossia vengono attivati da una
situazione fisiologica di carenza.
 Derivano da potenzialità naturale, ossia da predisposizioni (khuynh höôùng thieân veà)
innati ad agire.
-Rulla elabora una lista di bisogni:
 Accettazione sociale.
 Affiliazione (söï saùp nhaäp),
 Avvicinarsi ad una persona con cui si cambia il rapporto.
 Aiuto agli altri.
 Dipendenza affettiva.
 Evitare il pericolo, dolore, sofferenza.
 Gioco (attività dei bambini).
 Sottomissione (rispetto)
 Successo (conseguimento).

4)Il concetto di “vissuto”:


-Il vissuto può essere considerato il modo concreto con cui noi percepiamo la realtà e cioè la
sintesi degli aspetti conoscitivi ed emozionali che sono ad essa associati.

5)Sentimenti:
-Emozioni-sentimenti: ciò che colora il mondo:
 Emozioni = Vissuti affettivi particolarmente intensi (maõnh lieät), dura per poco tempo:
 Allegria, gioia, tristezza, invidia, gelosia, rabbia, angoscia, senso di colpa, rimorse (söï
chaâm chích).
 Occorre educare le emozioni in sintonia con i valori oggettivi e con le loro ragioni.
 Hanno una durata e una profondità psichica minore di quella dei sentimenti e sono
soggettivamente più violente dei sentimenti e meno controllati.
 Sentimenti vengono definiti come vissuti affettivi primariamente caratterizzati da una
particolare stabilità, in quanto essenzialmente consapevoli e, al meno in parte controllabili dalla
persona.

6)Valori:
-È importante conoscere i bisogni delle persone, altrettanto importante è individuare i valori da
cui le persone sono guidate nel perseguire gli obiettivi e nel vivere le relazioni con gli altri.
-Possiamo definire i valori come ciò che sta più a cuore alla persona: ciò per cui vale la pena
vivere.
-Mentre i bisogni sono innati, i valori sono frutto di una scelta libera e responsabile, appresi in
qualche modo o semplicemente scoperti (Cencini e Manente). Se il bisogno è un concetto
immanente (voán coù, höõu coù), il valore è un concetto trascendente.

LA TEORIA PSICOANALITICO
(phaâm taâm hoïc = trattamento della psiconevrosi =loaïn thaàn kinh chöùc naêng) di
SIGMUND FREUD
SIGMUND FREUD (1856-1939):
-La psicoanalisi è legata al Sigmund Freud, medico ebreo, viene contatto con la letteratura
antica e moderna:
 La psicoanalisi è un trattamento per gli psiconevrosi, poi diventa un sistema psicologico
generale.
 La psicoanalisi può essere considerata (Lindzey, Thompson e Spring, 1988):
 un metodo rivolto all’indagine dei processi psichici e basata sull’assunto che la vita
psichica sia prevalentemente caratterizzata da processi inconsci;
 una tecnica terapeutica (pheùp chöõa beänh) che intende analizzare il tipo di difese e di
resistenze che la persona oppone nei confronti dei propri desideri, pensieri e tendenze inconsci
che sono alla base dei suoi disturbi psichici;
 una teoria, in cui confluiscono i risultati delle osservazioni compiute sia in sede
psicoterapeutica (aâm lyù lieäu phaùp) sia quelli derivati dall’impegno del metodo
psicoanalitico in altri campi come l’arte, la religione, l’antropologia…
-Lui voleva essere osservatore un tipo di malattia mentale =ISTERIA (cuoàng loaïn) att un
trattamento = IPNOSI (söï thoâi mieân, giaác nguû nhaân taïo = una tecnica di rilassamento)
→ diventa uno stato mentale = Trans = trasferimento – L’unico contatto = voce del medico:
“Adesso, ritorniamo al passato, 10 anni fa …Tutti i comportamenti che hai fatto”.
a)Prima topica:
- La mente viene divisa in 3 parti – l’inconscio come “sostantivo” (troïng yeáu, lôùn lao),
poiché il conscio, il preinconscio e l’inconscio vengono considerati sistemi psichici
differenziali della mente. Questa divisione nella prima topica, è costruita a partire dal processo
di rimozione (xua ñuoåi, thuû tieâu), da cui prenderebbe consistenza (ñoä chaéc) l’inconscio:
 Inconscio (pensieri, ricordi, istinti sessuali – cioè tutti vengono rifiutati dalla coscienza)
→ ES:
 Traumi (chaán thöônh veà tình caûm),
 Istinti sessuali,
 Fantasia,
 Ricordi piacevoli.
 Ha un’energia molto attiva – spingono alla coscienza – si manifesta attr:
Sogni.
Associazioni libere.
 Molto più ampio di ciò che siamo consapevoli (conscio).
 Inconscio – grande evoluzione che porta Freud ad essere intenzionale sistemare una
teoria che spiega funzionamento del comportamento dell’uomo.
 Pre nconscio (una fase prima del addormentamento).
 Conscio (consapevolezza) → IO

a)Secondo topica:
- Il termine inconscio è utilizzato non come soggettivo – ma come “aggettivo”, p/c non si
riferisce più a un sistema psichico differenziato come nella prima topica – ma ad una qualità
che caratterizza oltre all’Es, anche parte dell’IO e del Super-Io:
 ES (Eros o Id) = istinto sessuale, la sede del libido (duïc tình) – istinto di vita – motive
verso comportamento di vita.
 IO (o Ego) = è unità che controlla l’espressione dell’energia istintuale in relazione alle
possibilità concrete che ha l’organismo di soddisfare il bisogno. Nell’IO una parte conscia e una
parte inconscia:
 IO cosciente = il controllo motorio,
 IO inconscio = censura onirica e i processi di rimozione – Il linguaggio è una
funzione dell’IO e i contenuti inconsci diventano preconsci per mezzo delle parole.
 SUPER-IO (o Super-Ego) = valori appresi, modelli di comportamento. Il Super-Io è la
voce della coscienza morale, dei sensi di colpa, della ricerca della perfezione e dei valori.
 Si può dire che ES individua il piacevole e lo spiacevole – IO il reale e l’irreale e il SUPER-
IO il buono e il cattivo.
- L’ES e la teoria delle pulsioni (thuùc ñaåy, boác ñoàng):
 Dal contenuto dell’ES – Feud formula una dottrina generale delle pulsioni in cui la libido
si esprime attr zone erogene (nhaïy kích thích tình duïc) ognuna delle quali rappresenta una fase
della sua evoluzione (gli stadi dello sviluppo psicosessuale = taâm sinh duïc). Lo sviluppo
della libido può svolgersi naturalmente o subire arresti per l’interferenza della fissazione o della
regressione che arrestano lo sviluppo psichico o lo riportano a fasi precedenti, con conseguente
formazione di sintomi nevrotici:
 Eros = istinto sessuale – istinto di vita.
 Thanatos = istinti aggressivo – istinto di morte.
 La teoria si fonda su 2 principi:
 Principio del piacere
 Principio di realtà
 Secondo Freud, bambino dalla nascita è dominato da una struttura di personalità
(dall’Es) - fonte originaria di tutte le motivazioni e dell’energia; egli cerca di realizzare
quest’energia senza preoccuparsi di ciò che è realizzabile o socialmente approvabile. Il suo
modo di funzionamento è regolato dal Principio del piacere, che cerca la gratificazione
immediata e completa delle pulsioni. Ma findai primi mesi di vita questi tentativi di ottenere
una gratificazione immediata sono frustrati o puniti. Queste espressioni contribuiscono alla
formazione dell’IO, che è governato dal principio di realtà.
- L’IO e meccanismo di difesa:
 Meccanismi di difesa:
 L’io, orientato verso la realtà del mondo circostante, è la chiave dell’adattamento,
 L’io utilizza l’angoscia di fronte al pericolo del mondo intero, inoltre organizza dei
meccanismi di difesa che consentono di contemperare (ñieàu ñoä, coù chöøng möïc) le esigenze
dell’Es con quelle del mondo esterno.
 Meccanismi di difesa sono:
 Sublimazione (laøm thaêng hoa) – consente di spostare la pulsione sessuale ad una
meta più nobile, smascherando completamente le origini delle della motivazione alla persona
stessa Es: la pulsione sessuale può essere canalizzata nel creare ipere artistiche.
 Rimozione (söï taåu tröø, xoùa boû) - mettere a parte, dimenticare ricordi e
sentimenti che possono provocare angoscia.
 Proiezione (söï phoùng ra, söï baén ra) – proiettiamo sull’altro tutto negativo che
abbiamo noi Es: Superiore può proiettare e attribuire a altri la propria ostilità (phaûn ñoái, thuø
ñòch), ossia può convincersi che sia il superiore ad essere arrabbiato → Persona non riesce a
vedere parte oscura dentro di sé – agisce, sta buttando sugli altri ciò che di lui.
 Formazione reattiva (phaûn öùng laïi) – come la proiezione che consente
all’individuo di scaricare la tensione prodotta dai pensieri rimossi = L’IO trasforma le
motivazioni rimossi nel loro esalto contrario Es: al posto dell’ostilità reale che una persona può
sentire verso un’altra persona, dimostra, invece, un’amicizia tale da compiacerlo in tutto.
 Razionalizzazione (giaûi thích duy lyù) – si verifica quando una persona gratifica una
pulsione inconscia, ma ne offre una spiegazione socialmente accettabile, che smaschera il
motivo reale Es: un giovane che si iscrive ad un corso di lingue orientali e razionalizza questa
scelta dicendo di volerne sapere di più sui giapponesi – nella realtà è innamorato di una ragazza
si è iscritta allo stesso corso.

LA PSICOLOGIA ANALITICA di CARL GUSTAV JUNG


1)JUNG (1875-1961):
- Medico e psichiatra (chuyeân gia veà taâm thaàn hoïc).
- Figlio di un pastore protestante svizzero.
- Sua preoccupazione di salvaguardare (= proteggere = che chôû, baûo veä) e trasformare in
area di conoscenza un’esperienza umana fondamentale.
- Dopo finito gli studi medici, lavorava con pazienti schizofrenici (beänh taâm thaàn phaân
lieät) – rimase colpito tra i deliri (tình traïng meâ saûng, söï ñieân cuoàng) dei suoi pazienti
schizofrenici e i miti delle antiche civiltà → Per cui, la coscienza umana doveva estendersi al di
là dei ricordi derivanti dalle esperienze personali.
- Secondo lui, l’energia psichica deriva dai conflitti che si vengono a cercare fra i vari
elementi della personalità, i quali, invece, normalmente tendono a raggiungere l’equilibrio e
l’integrazione reciproca – Raffigurando in modo schematico il modello junghiano della
struttura della personalità:
 al centro della coscienza si trova l’Io, che contiene i pensieri consci,
 i ricordi e i sentimenti – e che fornisce (cung caáp) la sensazione di continuità e di
identità.
 Sotto l’Io si trova l’inconscio personale dove sono localizzate le esperienze personali che
sono più accessibili alla nostra coscienza.
- Cioè, nella persona, oltre inconscio (Freud) – c’è qualcosa più intima, più profonda che Jung
chiama = Inconscio collettivo = si esprime nella memoria (una ereditarietà evolutiva e delle
strutture cerebrali, noi ereditiamo la predisposizione innata a percepire il mondo e a
rispondere in un determinato modo a certe esperienze. Tale predisposizione si realizza in virtù
degli archetipi = i contenuti dell’inconscio collettivo) → Sarebbe:
 Conscio,
 Preconscio,
 Inconscio,
 Inconscio collettivo (più profonda, più intima).

2)Gli archetipi (kieåu, maãu, moâ hình):


a) la Persona:
- Dimensione psichica di compromesso tra l’individuo e la società – ciò che la persona
vuole apparire agli altri.
- Maschera, apparenza nella vita quotidiana.
- Non produrre la sanità, maturazione, evoluzione della personalità.
b) l’Ombra:
- Parte oscura, nascosta della personalità di cui persona non conosce, i contenuti psichici
rimossi (gaït boû, loaïi boû) dell’inconscio personale, gli aspetti riprovevoli (ñaùng khinh, heøn
haï) inaccettabili per l’Io ( Freud = nell’inconscio – sia i temi universali del male e del
demonio).
- Difficoltà che impedisce il riconoscimento dell’Ombra in se stessi → tendere alla
proiezione sugli altri in modo che ciò che negativo vive in noi può essere visto (proiettato) in
un altro.
c) l’Anima e l’Animus:
- “anima” di Jung non è anima della religione e della filosofia.
- Jung designa anima = “il femminile che fa parte dell’uomo come sua femminilità
inconscia”:
 L’imago (chaân dung, söï gioáng nhau) della donna (Anima) diventa il ricettacolo di
queste pretese (söï ñoøi hoûi) p/c l’uomo nella sua scelta amorosa soggiace (caùm doã) spesso
alla tentazione di conquistare quella donna che meglio risponde al particolare carattere della
propria femminilità inconscia – una donna che possa accogliere senza difficoltà la proiezione
della sua anima → innamorato di sé nel cercare (proiezione) sugli altri.
 Anima appare nei sogni sotto forma mitica, e in questo caso, rivela la sua struttura
archetipica.
 Gli archetipi dell’Anima e dell’Animus sono inerenti (voán coù, höõu coù) alla
psicologia maschile e femminile:
 Nell’inconscio dell’uomo, l’Anima (archetipo femminile) interpreta l’immagine
ereditaria collettiva della donna;
 Nell’inconscio della donna, l’Animus (archetipo maschile) interpreta l’immagine
collettiva della virilità (tính chaát ñaøn oâng, khaû naêng coù con cuûa ñaøn oâng).
d) lo Spirito:
- Questo archetipo si manifesta quando l’individuo, versando in situazioni critiche della
propria vita, deve prendere decisioni difficili, importanti.
- Si mostra nei sogni, sotto tante forme = vento, figure di antenati, animali che vengono in
soccorso, divinità – Questo archetipo ha la tendenza ad apparire come:
 ll Vecchio Saggio (mago),
 la Magna Mater (Madonna),
e) il Sé:
- È il principale fra tutti gli archetipi.
- Sé – Jung intendeva inconscio, intimo centro della personalità e una totalità psichica che
risulta (hieän ra) dall’unione del conscio con l’inconscio.
- Il Sé non deve essere confuso con l’Io cosciente.
- Il Sé è inconscio, ma può manifestarsi in forma proiettata o attr la comparsa di figure
archetipiche nei sogni o nelle fantasie. La descrizione del Sé non può essere separata da quella
del processo d’individuazione.
3)Il processo d’individuazione:
- “Processo di individuazione” – secondo Jung – quel processo che si estende lungo l’intero
corso della vita e che normalmente conduce una persona all’unificazione della sua personalità.
- Mentre Freud concepisce il corso della vita umana come una serie di stadi di sviluppo
psicosessuale (taâm sinh duïc) – Jung considera come una serie di metamorfosi (thay ñoåi hìng
daùng hoaëc baûn chaát; bieán hình).
- Processo d’individuazione – Jung parla di simbiosi psicologica (söï coäng sinh):
 del bambino sia con madre, sia con la famiglia intera, all’inizio della vita psichica
dell’uomo.
 individualità del bambino si distacca da familiare.
 Inizio della scuola (evento importante e segna uno dei primi passi verso l’individuazione).
 Adolescente – abbandonerà le caratteristiche infantili e il giovane adulto quelle
dell’adolescente → “Svolta della vita”.
 32-38 anni si verifica un profondo mutamento (söï bieán ñoäng) nella persona.
 In questa fase, si manifestano problemi, doveri o necessità che sono stati trascurati
durante la prima metà della vita – La nevrosi (chöùng loaïn thaàn kinh chöùc naêng) proviene
da bisogni intellettuali o spirituali che sono stati a lungo rimossi. Questo tipo di nevrosi deve
essere considerato come un avvertimento proveniente dall’inconscio che spinge il soggetto a
cambiare il proprio modo di vivere, altrimenti rischia di sprecare la seconda metà della vita –
Questa è la parte della vita in cui la persona si trova di fronte all’archetipo dello Spirito e
all’archetipo del Sé.
 Quando l’individuazione viene raggiunta, l’Io non è più il centro della personalità, ma è
come un pianeta (haønh tinh) che ruita intorno ad un sole invisibile, il Sé.
 L’individuo, acquistando un maggiore equilibrio, non teme più la morte, e ha trovato inn
se stesso, ha trovato anche vero legame con gli altri uomini.
 Processo d’individuazione è naturale nell’uomo, ma può arrestarsi per cui il compito dello
psicoterapeuta (trò lieäu taâm lyù) consiste nell’aiutare il paziente a liberare il cammino dagli
ostacoli che impediscono il continuo sviluppo della sua personalità.

4)Freud – Jung e la dimensione religiosa:


Freud:
- Sue concezioni sulla religione di divide in 2 gruppi:
1. Uno relativo alle origini del pensiero nello sviluppo dell’umanità.
2. L’altro relativo alle origini del pensiero religioso nello sviluppo individuale.
- Sue opere:
1. Azioni ossessive (aùm aûnh) e pratiche religiose (1907): Confronto fra i cerimoniali del
nevrotico (loaïn thaàn kinh chöùc naêng) ossessivo e alcune pratiche religiose → Esiste un
senso di costrizione interiore, accompagnato dal timore.
2. Un ricordo d’infazia di Leonardo da Vinci (1910): Rapporto tra complesso paterno e
fede in Dio → Dio è un padre trasfigurato, p/c nell’uomo la necessità della religione ha la sua
radice nel complesso parentale religiosità risponde ad un bisogno dell’uomo:
- Infanzia = bisogno di assistenza.
- Adulto:
 riconosce la sua debolezza di fronte alla vita,
 si trova in una situazione simile a quella sperimentata quando era bambina,
 risuscita un padre protettivo = cioè la divinità.
3. Totem e Tabù (1912-1913):
- Origine della religione (a livello collettivo e individuale) legata al “complesso di Edipo”
(phöùc caûm Edipo).
- Freud identifica elementi comuni tra rituali religiosi delle tribù primitive e alcune
pratiche religiose correnti (Es: le celebrazioni di purificazione).
- Secondo lui, la credenza religiosa implica un arresto (haõm laïi, ngaên chaën) alle fasi
anale (haäu moân) e fallica (töôïng döông vaät):
 l’influenza anale le conferisce un carattere ossessivo, l’accento sul rituale, l’ordine e
la purezza,
 l’influenza fallica (edipica) le conferisce la “relazione” al Padre onnipotente, da
temere e da amare.
4. L’io e l’Es (1923): Il Super-Io è quell’istanza (tröôøng hôïp, aùp duïng) psichica che
contiene il germe da cui si sono sviluppate tutte le religioni quale sostituto dell’amore verso il
padre.
5. L’avvenire di un’illusione (1927):
- Di fronte ai pericoli nei rapporti con se stesso, con il prossimo, con il mondo esterno (=
soddisfare bisogno di sicurezza e di protezione),
- Inventa Dio “Padre buono”, fonte di protezione.
- Religione:
 Proiezione di un desiderio insoddisfatto dell’infanzia,
 È illusione (aûo töôûng, aûo giaùc) ed ostacolo alla liberazione interiore dell’uomo.
 Rimane livello psicologico infantibile → blocca maturazione.
 È una nevrosi – “la nevrosi universale” dell’umanità.
6. Introduzione alla psicoanalisi (1933):
- L’origine del sentimento religioso al desiderio di onnipotente che ha l’uomo.
- La religione non soltanto rappresenta un’immaginazione rassicurativa in cui egli si
rifugia per un meccanismo di difesa e di compensazione (buø tröø),ma tale convinzione
illusoria (haõo huyeàn, vieãn voâng) serve anche a soddisfare le ambizioni (tham voïng) e le
speranze infantili.
In sintesi: Dio è una proiezione mentale dell’uomo – L’uomo esprime Dio sul suo vissuto, crea
un Dio.

Jung:
- Jung sostiene la necessità di soddisfare l’archetipo religiosi nell’individuo p/c le religiosità è
una dimensione positiva della personalità e la sua mancanza è causa di nevrosi.
- Dio non è prodotta dall’esperienza individuale della persona – neanche proiezione
sostitutiva del Padre terreno (Freud),
- Jung = Padre terreno è la prima incarnazione dell’immagine archetipo del Padre ultraterreno
(al di là) – che già preesiste ereditariamente nel bambino = un’immagine depositata (tích tröõ)
nella memoria inconscia collettiva, memoria della specie umana- Dio si manifesta come
un’orma (daáu veát, veát tích), come un sigillo preesistente nella psiche umana.
In sintesi: Il Padre carnale rende presente ciò che già nell’archetipo, nello spirito dell’uomo,
cioè rende visibile ciò che esiste nella mente dell’uomo = Dio → Religione = è una nevrosi
positiva.

LA PSICOLOGIA UMANISTICA
(Nasce negli Stati Uniti di America (1960). La Psicologia umanistica è una corrente di
pensiero che si contrappone alla psicoanalisi e anche al comportamentismo (corrente riduttiva
che considera l’uomo quasi come un animale)

1)La psicologia umanistica (Autorealizzazione, diventare ciò che si è):


-Psicologia umanistica inaugurato da Maslow.
-Psicologia umanistica si costituisce come terza forza in opposizione a psicoanalitisi (viene
respinto il determinismo biologico, nella dinamica delle pulsioni che sovrasta (boû qua) la
spontaneità e la libera condotta individuale) – a comportamentismo, dal quale non viene
accettato l’elementarismo e l’oggettivismo che annulla ciò che concerne la totalità e la
soggettività.
-Psicologia umanistica accentua il carattere di irriducibilità e di unicità di ogni uomo, le cui
motivazioni all’azione non sono riducibili (coù theå giaûm bôùt, ruùt goïn ñöôïc), ma sono
promesse da tendenze qualificabili come il bisogno di identità, la qualità della relazione con gli
altri e soprattutto l’autorealizzazione come un bisogno di diventare sempre più quello che uno
è, di diventare tutto ciò che si è capace di diventare.
-4 criteri della corrente della psicologia umanistica:
1. Gli esseri umani fondamentalmente buoni e le psicopatologie subentrano (sostituire)
quando viene loro impedito di seguire le inclinazioni (xu höôùng, khuynh höôùng) naturali,
2. Rifiutano la teoria freudiana secondo la quale il comportamento adulto è inevitabilmente
il prodotto di esperienza passate.
3. Sostengono che la personalità possa modificarsi anche in età adulta.
4. Affermano che le persone possiedano la libertà e capacità di modellare il proprio futuro,
soprattutto se accettano le esperienze del qui-e-ora.

2)Carl Rogers:
-Carl Rogers ha una concezione positiva dell’individuo, questo denominato da Rogers come
l’organismo, tende in maniera naturale alla propria realizzazione.
-Più importante nella sua teoria, sia per quanto riguarda lo sviluppo della personalità, sia per
l’importanza che ha nel processo terapeutico (pheùp chöõa beänh).
-Secondo lui, ogni individuo vive in un mondo di esperienza di cui è il centro. Questo mondo
costituisce il suo campo percettivo: campo fenomenico della persona. All’interno di questo
mondo ogni organismo cerca la soddisfazione dei propri bisogni. Dall’interazione con il mondo
dell’esperienza prende a costituirsi la struttura del Sé o concetto di Sé, che è una configurazione
dinamica, ma coerente di percezioni e di relazioni:
 Il concetto di Sé subisce l’influenza delle valutazioni e dei giudizi (condizioni di valori)
formulate da altre persone, soprattutto dai genitori.
 Tra il processo organistico di valutazione e i valori esterni introiettati (cioè assunti dentro
di sé), può esserci conflitto → difficoltà ad essere pienamente se stessi. Quando le esperienze
reali sono sostituite da valori assunti da altri → aumenta il conflitto tra il concetto di Sé e
l’organismo → Conseguenza = l’inganno del Sé ci rende insoddisfatti e inquieti, come se non
sapessimo che siamo e che cosa vogliamo, continuamente minacciati dai nostri veri sentimenti.
 L’individuo è tanto più “sano”, quanto più il suo Sé è dinamico e capace di sostituire il
suo sistema di valori con svalutazioni e rivalutazioni in base al fluire (tieán trình, doøng chaûy)
dell’esperienza.
 Prof. CREA = Rogers – Maturazione come tendenza attualizzante:
 Promotore della crescita nel suo organismo = tendenza fondamentale ad attualizzare,
mantenere, accrescere le proprie esperienze.
 Maturazione = integrare tutte le proprie esperienze di vita – Costruzione di una sana
struttura di Sé = esperienza che egli attribuisce direttamente a se in quanto oggetto di
coscienza.

-La relazione terapeutica secondo Rogers:


 La discrepanza (traùi ngöôïc nhau, khoâng nhaát quaùn) tra Sé ed esperienza può essere
sanata da un processo di re-integrazione, in modo tale che la persona si riappropri delle
esperienze negate, tramite l’aumento incondizionato dell’autostima positiva.
 Il terapeuta (nhaø trò lieäu) si accosta (ñeán gaàn, xaùp vaøo baét chuyeän) alla
dimensione profonda dei vissuti del paziente, alle sue paure, ai suoi sentimenti, alle sue
emozioni, mediante la comprensione empatica, che è lo strumento mediante il quale il terapeuta
può aiutare il paziente a vivere più coerentemente e coraggiosamente la sua esperienza, a
ricercare i significati della sua storia, ad attivare un processo generale di crescita.
 Nel corso della relazione terapeutica la personalità del paziente evolve (môû ra) da una
estremità statica ad una estremità dinamica, lungo un itinerario nel quale sono riconoscibili
sette stadi:
1. Primo stadio è caratterizzato dall’estrema rigidità con la quale il paziente vive le
proprie esperienze e dalla scarsa (ngheøo) consapevolezza che ha delle proprie emozioni.
2. Secondo stadio si rilevano (nhaän xeùt, ñeå yù) tentativi di scongelamento e di
accettazione del fluire (doøng chaûy) dell’esperienza.
3. Terzo stadio il paziente comincia a percepire il Sé come un oggetto, ossia ad
oggettivizzarlo.
4. Quarto stadio l’esperienza comincia a fluire con conseguente diminuzione della
rigidità.
5. Quinto stadio il paziente prende consapevolezza dei sentimenti che si riferiscono al Sé
e li percepisce come facenti parte del suo Sé reale.
6. Sesto stadio si assiste ad un processo molto delicato, nel quale il paziente sperimenta
direttamente la ricchezza dei propri sentimenti e il fluire dell’esperienza viene accettato come
tale.
7. Ultimo stadio – la rigidità e la fissità dei primi stadi è definitivamente sostituita da
una totale fiducia nel proprio processo di valutazione organismica, ossia la persona è capace di
scoprire le connessioni delle forze interne con quelle ambientali e si lascia guidare dalla
tendenza all’attualizzazione del Sé.

3)Abraham Maslow e la teoria della motivazione:


-Incondizionata fiducia nelle potenzialità della natura umana (dove la malattia o la cattiveria =
risultato della frustrazione (thaát voïng) e del pervertimento (traùc taùng, truïy laïc, laøm
hoûng) della natura umana).
-Secondo lui, lo studio della personalità è legato con l’analisi della motivazione dell’uomo, il
quale deve essere considerato in una concezione unitaria.
-La persona è portatrice di bisogni e di desideri. Per comprendere la sua personalità e il suo
comportamento vanno analizzati i bisogni, che orientano il rapporto della persona con il suo
ambiente → Gerarchia di 5 bisogni che vengono soddisfatti per favorire la crescita e la maturità
completa della persona:
1. Bisogni fisiologici (sinh lyù hoïc) (respirare, bere, mangiare, il sonno…= bisogni
fondamentali, elementari).
2. Bisogni di sicurezza (la stabilità, la dipendenza, la protezione, la libertà dalla paura,
dall’ansia e dal caos, il bisogno di ordine e di legge).
3. Bisogni di appartenenza e di affetto ((la persona desidera relazioni di affetto con le
persone in generale, desidera un posto nel suo gruppo o nella sua famiglia e cerca di
realizzare questo scopo).
4. Bisogni di autostima e di stima da parte degli altri (bisogno di una sana valutazione di
sé, di prestigio, di successo, di fama, di gloria, di una certa posizione sociale).
5. Bisogni di autorealizzazione (tendenza a realizzare ciò che si è, divenire ciò che si è
capaci di diventare – l’uomo si orienta verso vero i valori dell’essere che includono la verità,
la bellezza, la giustizia e la lealtà).
-I primi 4 bisogni mirano (nhaém vaøo) alla riduzione di tensione, i bisogni di
autorealizzazione corrispondono a vere e proprie motivazioni di crescita che comportano una
ricerca ed un aumento di tensione → Raggiungere dei bisogni di auterealizzazione coincide con
l’accettazione di sé e degli altri.

4)ViktorFrankl (1905-1997) e l’analisi esistenziale:


-Psichiatra (thaày thuoác beänh taâm thaàn) e neurologo (nhaø thaàn kinh hoïc), nasce da una
famiglia ebrea ed è il fondatore della logoterapia (pheùp trò lieäutaâm lyù baèng caùch duøng
ngoân ngöõ), una teoria centrata sul significato, che si basa su un dinamismo fondamentale e
primario che è la volontà di significato (per un autentico sviluppo integrale → necessario
riscoprire la vocazione trascendentale che permette l’individuo di crescere verso i valori di
fondo, di cercare il significato dell’esistenza umana →Verso una maturazione di senso).
-Frankl integra la sua analisi psicologica con una riflessione antropologica sulla natura della
condizione umana.
-La concezione di Frankl riflette un’importazione fenomenologico-esistenziale penetra da un
forte sentimento religioso. Lui considera l’uomo come un essere-nel-mondo, vale a dire, non
come una monade (ñôn töû), chiuso in se stesso e centrato sul proprio, ma aperto al mondo,
proteso (protendere) verso l’esterno, capace di oltrepassare se stesso per entrare in un mondo
denso (daøy ñaëc) di altri esseri da incontrare e significati da realizzare.

Le categorie fondamentali dell’antropologia frankliana:


-Intenzionalità (chuû taâm, coù yù ñònh): è considerato una componente necessaria del
dinamismo intrinseco della personalità: implica un atto di volontà attr cui la persona cerca di
raggiungere il suo scopo.
-Autotrascendenza è una conseguenza dell’intenzionalità. È proprio dell’essere umano essere
rivolto verso qualcosa di diverso da se stessi, che oltrepassa se stessi, poiché: “L’Io diventa Io
solo nel Tu”.

3 colonne della concezione antropologica di Frankl:


-La libertà di volontà: è la condizione propria dell’uomo. Egli è un essere libero pur essendo
soggetto a condizionamento di tipo fisico, psicologico, ambientale… è libero di assumere un
atteggiamento di fronte a qualsiasi condizionamento. La libertà per qualcosa e davanti a
qualcosa. La libertà non è mai separata dalla responsabilità: l’uomo è un essere responsabile.
-La volontà di significato: questa è definita come tensione a ricercare uno scopo andando
verso l’altro:
 Avere significato nella vita – Se uomo non è motivato → non si muove → portare la tua
vita ai comportamenti diversi.
 Frankl trova la spiegazione nella volontà di significato, motivazione specificamente
umana che è capace di polarizzare (phaân cöïc) tutte le energie dell’individuo per spingerlo
fuori da sé, aiutando a superare l’egocentrico bisogno di autosoddisfazione, di successo, di
autorealizzazione.
 In base alla volontà di significato, l’individuo è orientato alla ricerca e alla realizzazione
di significati.
 È una tensione verso.
 Nevrosi (loaïn thaàn kinh chöùc naêng) noogena, caratterizza da un senso di vuoto
esistenziale.
-Significato della vita: è il fondamento scopo dell’uomo. si realizza attr alcuni valori
fondamentali:
 Valori di creazione (corrispondente alla realtà del lavoro).
 Valori di esperienza (concernente coù lieân quan ñeán al vissuto dell’amore).
 Valori di atteggiamento (relativo al mondo in cui vengono affrontate situazioni inevitabili
quali la sofferenza).
 La vita ha sempre un significato. Quando l’uomo non sa perché vive, sente un vuoto, una
mancanza di significato, che Frankl ha chiamato frustrazione (taâm traïng thaát voïng)
esistenziale. La logoterapia, un trattamento centrato sul logos si propone di aiutare l’uomo a
scoprire il senso della propria vita attr una lettura del passato, del presente e delle possibilità
future → Se il centro della vita è Cristo, il trattamento si chiama Cristoterapia.
 Tecniche fondamentali della logoterapia:
 L’intenzione paradossa: mediante questo, il paziente è incoraggiato a fare o a
desiderare che accade ciò che maggiormente teme, in modo da eliminare il circolo vizioso.
 La deflessione: mediante questo, il paziente è sollecitato (thuùc giuïc) a distanziarsi
(vöôït xa) di se stesso, a mettersi in una posizione di decentramento (söï phaân quyeàn) a
realizzarsi in rapporti interpersonali maturi.
 La logoterapia si caratterizza oltre che come trattamento terapeutico, come educativo
alla responsabilità alla libertà.

PSICOLOGIA COGNITIVISTA
1)Nascita della psicologia cognitivista:
-G. A. Kelly, pubblicando The Psychology of Personal Constructs (1955), propose una teoria
della personalità da cui si sviluppò l’approcio terapeutico che va sotto il nome di psicoterapia
dei costrutti-personali, dove “costrutto” viene definito “l’unità elementare di conoscenza”.
-Nasce da autori americani = BECK & ELLIS:
 Ellis (1962), la terapia razionale-emotiva, che rappresenta il primo esempio di
psicoterapia cognitivo-razionalista.
 Beck (1976)sviluppò un modello psicoterapeutico che presenta alcune analogie con quello
di Ellis, a cui dette il nome di psicoterapia cognitiva.
 Le proposte di Ellis e Beck centrano la loro attenzione sui contenuti e sui processi di
pensiero che, connessi con la sfera delle emozioni, sono responsabili delle situazioni di disturbo
psichico – Le reazioni emotive individuali sono considerate come il risultato del processo di
elaborazione cognitiva.

2)I principi fondamentali:


-Il contenuto dei pensieri di una persona influenzano i suoi sentimenti e determina uno
specifico comportamento (Si tratta di pensieri inconsci, che vengono percepiti senza essere stati
notati. Le connessioni tra pensieri, emozioni e comportamento sono controllate da meccanismi
di feed-back che formano un circuito (maïch kín) interattivo (taùc ñoäng laãn nhau, töông
taùc):
 Il comportamento è la conseguenza dei pensieri e le emozioni – Pensiero negativo =
emozionie negativa.
-Per curare questa malattia, si deve rompere il legame tra “pensiero” & “emozione”.

3)Gli obiettivi della psicoterapia cognitiva:


-Secondo Perris (1989), gli obiettivi della psicoterapia cognitiva mirano (nhaém) ad aiutare i
pazienti:
1. a diventare consapevoli dei loro presupposti (giaû thuyeát) disfunzionali o delle loro regole
di vita disadattati (khoânbg ñuùng).
2. ad imparare a riconoscere le distorsioni (söï vaën veïo, söï boùp meùo) cognitive che ne
stanno alla base.

4)Analisi transazionale (söï saép xeáp) e gli stati dell’Io: Eric Berne:
- La teoriadi Berne prende avvio da quel fecondo terreno di studi che ha evidenziato come il
bambino per vivere e per rispondere adeguatamente alla propria crescita abbia bisogno di
intrecciare (quaán vaøo nhau) relazioni significativi con un altro essere umano (Erikson 1959)
che gli permetta di sviluppare le potenzialità fondamentali di intimità, di consapevolezza, di
spontaneità – Da queste relazioni primarie ha inizio lo sviluppo dell’individuo come “essere in
relazione”; altre relazioni, più o meno importanti, seguiranno questa iniziale che rimane però
paradigmatica.
- L’insieme dei gesti e dei comportamenti, che ognuno sviluppa nei vari contesti di vita e le
cui motivazioni profonde appoggiano sulla relazione primaria, costituisce il quadro delle
transazioni – In qualunque contesto sociale infatti, prima o poi, ognuno dà segni di
riconoscimento agli altri (stimolo transazionale) e gli altri inevitabilmente reagiscono in
qualche modo (reazione transazionale): “L’osservazione dell’attività spontanea, condotta in
maniera particolarmente produttiva in certi gruppi di psicoterapia, rivela che ogni tanto le
persone mutano atteggiamento, punto di vista, voce, vocabolario e altri aspetti del
comportamento. Insieme con il comportamento spesso cambia anche il modo di sentire”
(N^Berne, 1971, 251). All’insieme dei sentimenti e dei comportamenti, che differiscono nelle
diverse situazioni e momenti, viene dato il nome di stati dell’Io. Berne ne parla la prima volta
nel 1957 e il rappresenta con 3 cerchi sovrapposti.
- Dal punto di vista fenomenologico per stato dell’Io si intende un sistema coerente di
pensieri riferiti a un determinato soggetto; operativamente come un insieme coerente di modelli
di comportamento.
5)Riconoscere i propri stati dell’Io:
- Quando mi comporto, penso e sento come facevo quando ero bambino, si dice che sono
nello stato dell’Io Bambino.
- Quando mi comporto, penso e sento in modi che ho copiato dai genitori o da figure
genitoriali, si dice che sono nello stato dell’Io Genitore.
- Quando infine mi comporto, penso e sento in modi che sono una risposta diretta qui-e-ora
a quello che succede intorno a me, utilizzando tutte le capacità che ho da persona adulta, si dice
che sono nello stato dell’Io adulto.
- Se mettiamo insieme i 3 stati dell’Io, otteniamo il modello della personalità chiamato
modello degli stati dell’Io.
- Cambiamenti degli stati dell’Io nel caso di Fratel James: Per comprendere come gli stati
dell’Io intervengono nei comportamenti quotidiani, proponiamo il seguente esempio:
 Fratel James, economo di una comunità religiosa sta guidando l’automobile lungo una
strada trafficata, dopo avere fatto spese per la sua comunità. Secondo per secondo osserva la
posizione e la velocità degli altri veicoli intorno a lui, guarda i cartelli stradali, controlla la
propria auto in relazione a ciò che succede intorno a lui, qui e ora. Fratel James è nel suo stato
dell’Io Adulto.
 In quel momento un altro automobilista sorpassa Fr.James e gli taglia bruscamente la
strada. Per una frazione di secondo Fr. James teme che le 2 auto si scontrino. Rallenta così da
evitare l’urto. Per tutto questo arco di tempo è rimasto nello stato dell’Io Adulto. La sua
sensazione di paura è stata una reazione adeguata al pericolo qui-e-ora che ha aiutato il suo
corpo a reagire più rapidamente (quickly)così da evitare una collisione.
 Ora, mentre l’altra auto si allontano rapidamente, Fr. James scuote la testa e fa una
smorfia (söï nhaên maët) con la bocca in segno di disapprovazione. Rivolto a chi gli sta accanto
dice: “A certa gente bisognerebbe togliere la patene! In questo momento Fr. James si è portato
nello stato dell’Io Genitore. Quando era piccolo si era seduto spesso accanto al papà mentre
guidava, e …
6)Cosa intende per stati dell’Io:
- Uno stato dell’Io è uno schema uniforme di sensazione e di esperienza direttamente
collegato a un corrispondente schema uniforme di comportamento. Lo stato dell’Io è definitivo
da una combinazione di emozione e di esperienze che si verificano uniformemente insieme.
- Questo ci porta a un punto più generale. Per analizzare in modo corretto QUALSIASI
TRANSAZIONE è importante considerare i segnali non verbali altrochè le parole.
- Ricordate l’esempio della formatrice che chiede alla novizia dove è la camicetta? Se
leggiamo semplicemente le parole essa sembrava da Adulto ad Adulto. Unendovi i segnali non
verbali si è invece dimostrata essere uno scambio da Genitore a Bambino. Avremmo potuto
riscrivere le stesse parole con degli insieme diversi di segnali non verbali ottenendo ogni volta
un tipo di transazione diverso.
- Nessun tipo di transazione è “buono” o “cattivo” in se stesso. Quando si vuole mantenere
un flusso di comunicazione prevedibilmente fluido, è importante mantenere parallele le
transazioni. Se trovate che la vostra comunicazione con una persona è spesso zoppicante e
fastidiosa, verificate se voi e l’altro non incrociate spesso le vostre transazioni. In caso
affermativo, decidete di appianare (san baèng) i vostri scambi evitando gli incroci.

CAP 3: PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO


(dell’età evolutiva o dell’arco di vita)
1)Definizione dei termini “sviluppo” e “psicologia dello sviluppo”
- Lo sviluppo: processo di crescita e di differenziazione continuate nel tempo, risultato della
maturazione biologica e dell’interazione con l’ambiente (Lindzey, Thompson e Spring 1988).
- Psicologia dello sviluppo: parte della Psicologia che studia il processo di sviluppo e
organizzazione dell’individuo dalla nascita fino all’età adulta.
 Durante l’arco della vita la personalità va acquistando, attr processi evolutivi sia
biologici che psicologici,, con una crescente possibilità sia di autonomia e di modi nuovi di
comprensione, sia di partecipazione affettiva e di socializzazione con il mondo.

2)Le principali teorie dello sviluppo


- Sviluppo affettivo
- Sviluppo psicosessuale
- Sviluppo cognitivo
- Sviluppo psicosociale
- Sviluppo morale
- Sviluppo religioso.

Sviluppo affettivo: dalla vita psichica pre-natale alla relazione madre-bambino nello
sviluppo psichico del bambino
- Vita psichica prenatale:
 Secondo Bowlby: il bambino nell’utero (daï con, töû cung) già possiede un’unità
biologica-psicologica. Sviluppa i sensi = tatto xuùc giaùc, udito, sistema visivo, l’odorato
(khöùu giaùc, il gusto vò giaùc.
 Il feto (baøo thai) è un soggetto attivo in continua interazione (taùc ñoäng qua laïi)
con la madre e con l’ambiente circostante, è un essere che percepisce, memorizza, apprende e
manifesta il proprio comportamento con tratti individualizzati ben definiti.
- Relazione madre bambino:
Relazione madre-bambino:
 La madre è determinante nello sviluppo della vita psichica del bambino (vicinanza,
attenzione, secondo quello che riceve sarà determinante nella formazione della sua
personalità).
 Concetto di simbios (coäng sinh) M. Mahler – Rapporto simbiotico con la madre e le
prime comunicazioni ed esperienze con l’ambiente interno ed esterno al corpo materno
modellano la sua dimensione emozionale. Quella della gravidanza (söï coù thai) è il tempo in
cui si pongono le basi del futuro benessere o malessere del bambino e dell’adulto.
Dalla relazione simbiotica alla separazione individuazione secondo Mahler: ci sono 3 tappe:
 Autismo normale (beänh töï kyû, beänh taâm thaàn nghieâm troïng, ñaëc bieät laø
cuûa treû em, khi ngöôøi ta khoâng coøn coù theå giao tieáp hoaëc xaây döïng moái quan heä
vôùi ngöôøi khaùc) = dalla nascita sino all’inizio del secondo mese in cui il neonato (baby) è
protetto da eccessive stimolazioni,, in una situazione analoga a quella pre-natale, quando era nel
grembo della madre – In questa frase il neonato è fondamentale una realtà fisiologica, mentre
psicologicamente non è ancora nato.
 Fase simbiotica = oltre 2 anni (corrisponde allo stadio pre-oggettuale di Spitz),
rappresenta il prototipo delle future relazioni umane. Il bambino si abitua progressivamente al
rapporto con la realtà sino a conquistare una propria identità. In questa frase avviene la nascita
psicologica del bambino all’interno di una ipotetica membrana (maøng) simbiotica e
l’atteggiamento to empatico della madre ne prepara la successiva autonomia.
 Separazione-individuazione = la relazione simbiotica evolve (môû ra)
progressivamente in relazione oggettuale,portando all’acquisizione dell’identità. Questa frase, a
sua volta, prevede 4 ulteriori sottofasi:
a) Differenziazione (il bambino comincia a differenziare il proprio corpo da quello
della madre ed, esplorando il volto della madre, mostra interesse verso l’estero).
b) Sperimentazione (il bambino si protende sempre più verso l’esplorazione del
mondo esterno rimanendo, però, la madre il suo centro di riferimento).
c) Riavvicinamento (il bambino manifesta atteggiamento caratteristico che traduce
l’esigenza di un rapporto particolare con la madre, al tempo stesso, il desiderio di esserne
separato. Sono le caratteristiche crisi di riavvicinamento che testimoniano un’a,bivalenza che
solo in seguito, contemporaneamente alla stabilizzazione (oån ñònh) delle relazioni, verrà
sviluppata).
d) Costanza dell’oggetto (con il raggiungimento della costanza dell’oggetto, si
pongono le condizioni per avviare (daàn daàn tôùi) un processo nel quale lo sviluppo delle
funzioni dell’Io si accompagna al consolidamento dell’identità personale).

- Teoria dell’attaccamento di E.J.Bowly, psichiatra (thaày thuoác beänh taâm thaàn)


infantile inglese, aveva dimostrato che un bambino quando si separa dalla madre prova
un’emozione d’inteso dolore (infelicità, disperazione, apatia e ritiro inse stess); che a lungo
tempo potrebbero portare alla neurosi (loaïn thaàn kinh chöùc naêng) malattie mentali negli
adulti.
 Che cosa è l’attaccamento?
 Teoria dell’attaccamento è essenzialmente di tipo spaziale, nel senso che “quando
sono vicino a chi amo, mi sento bene, quando sono lontano sono ansioso (lo aâu), triste e solo
(Holmes 1993).
 Le origini della teoria dell’attaccamento:
 Bowlby implica l’esistenza di un sistema di attaccamento, non collega al
nutrimento, che acquista un solido senso evoluzionista e di sviluppo.
 Bowlby basò, quindi, la sua nuova teoria dell’attaccamento in parte sulle scoperte
dell’etologia (haønh vi, phong tuïc hoïc) e in parte sulla sua critica teorica della psicoanalisi –
Da quest’ultima, la teoria dell’attaccamento è sorta come variante della psicoanalisi delle
relazioni oggettuali.
 Le caratteristiche principali dell’attaccamento – ricerca di una figura preferita; l’effetto
“base sicura”; protesta per la separazione:
 Ricerca di vicinanza a una figura preferita = i genitori sanno bene che i bambini in
grado di camminare sono inclini (coù chieàu höôùng, nghieân veà) a seguire le loro figure
d’attaccamento ovunque esse vadano – La distanza alla quale il bambino si ente a suo agio (söï
thoaûi maùi), dipende da fattori come l’età, il temperamento (tính khí, khí chaát), la storia dello
sviluppo, il sentirsi affaticato, spaventato o malato, casi questi che aumentano il comportamento
d’attaccamento – Separazioni recenti indurranno (xui khieán, ñem laïi) una maggiore ricerca di
vicinanza o mammismo.
 L’effetto “base sicura” = Mary Ainsworth (1982), collaboratrice di Bowlby, fu la
prima a usare l’espressione “base sicura” per descrivere il clima emotivo creato dalla figura di
attaccamento per la persona che le si attacca – La “base sicura” crea un trampolino (vaùn
nhuùn, vaùv laáy ñaø) per l’esplorazione dello spazio che il bambino ha davanti – Quando il
pericolo incombe (saép xaûy ñeán),si torna indietro e ci si aggrappa alla figura di attaccamento
– Dove non esiste base sicura, il bambino è in uno stato d’inquietudine.
 Protesta per la separazione = Pianto, grida, morsi (caén), calci… sono la reazione
normale alla minaccia di soluzione di un legame di attaccamento. Una caratteristica notevole
dei legami d’attaccamento è la loro resistenza – La continuazione d’attaccamento, pur davanti a
maltrattamenti e punizione severe, ha implicazione enormi (taøn aùc, khoång loà) per la
psicopatologia infantile e adulta.
- Modelli operativi interni – il bambino costruisce schemi fissi. Modelli di relazione, di
ruoli e schemi di sé-altro; basato sul partter ripetute d’esperienze interattive. Da questi modelli
rappresentativi che il bambino si è formato, formulerà la sua concezione del mondo e il modo di
relazionarsi con esso (attaccamenti: sicuro =relazione futura positiva – insicuro: si considera
incapace e non meritevole d’amore).
- I principali siti di attaccamento (Ainsworth 1970) (che dipendono alla mamma o una
persona all’idea d’attaccamento di 2 primi anni – Questo meccanismo rimarrà uno stile di
relazione interpersonale in tutti periodi successivi):
 Attaccamento sicuro = bambini angosciati dalla separazione – al momento della
riunione (ritorno della madre nella staza dopo 3 minuti di separazione) salutano il loro genitori,
ricevono conforto, tornano alla normalità.
 Attaccamento insicuro-ambivalente = fortemente angosciati dalla separazione; non
possono essere facilmente pacificati (laøm nguoâi) e consolabili al momento della riunione,
continuando a manifestare rabbia e paura pur struggendosi (ñau buoàn) dal desiderio di
riavvicinarsi. Cercano vicinanza e allo stesso tempo rifiuto.
 Attaccamento insicuro-evitante = Non manifestano segni d’angoscia, non fanno vedere
il suo stato emotivo – Ignorano la madre la madre al momento della riunione per sottrarsi
(troán traùnh) a nuove esperienze di rifuito.
 Attaccamento insicuro-disorganizzato = manifestano dei comportamenti confusi (loän
xoän, roái ren), come il restare inibiti (haïn cheá, kieàm cheá, ruït reø), paralizzati (bò lieät,
ñôø ngöôøi) o fare movimenti stereotipati (nhaøm chaùn, maãu raäp khuoân) quando vengono
riuniti ai loro genitori.
- Base sicura:
 Un’esperienza interna con una sorta di fiducia interna (Mamma, papa sono base
sicura).
 Modalità di relazionarsi (nascono incertezza, dubbi).
 Non avendo base sicura dai genitori → vogliono trovarlo.
 Trattamento terapeutico-psicologico – tende a costruire seconda base reale,
riprendendo la fiducia nei confronti degli altri (Base sicura di Padre spirituale, di
Formatrice…):
 Base sicura “esterna” = Genitori o Formatore (attr il processo di
accompagnamento) → Base sicura “interna” = Genitori interni – Difficoltà si trova nella
relazione con il papa (autorità), con la mamma → si trasferisce in immagine simbolica
(formatore, superiora) → se sempre così – solitudine, non trova mai il senso, la profondità
nelle relazioni .

CAP 7: IL COLLOQUIO PSICOLOGICO


1)3 caratteristiche di colloquio psicologico:
1. Un incontro = una persona che soffre chiede un aiuto ed un’altra che dà aiuto – oppure
semplice ascolto.
2. Un processo interattivo (aûnh höôûng laãn nhau, töông taùc) = 2 persone, diversamente
dalla conversazione, è finalizzato al conseguimento di un obiettivo predeterminato (ñònh
tröôùc).
3. Uno strumento = è caratterizzato da uno scambio verbale e non verbale in una situazione
dinamica di interazione (aûnh höôûng, taùc ñoäng laãn nhau) psichica che permetta l’evolversi
(môû ra, phaùt ra) di un processo di conoscenza.
2)Una definizione generale di colloquio psicologico : una relazione ontica all’interno della
quale si costruisce un processo di conversazione guidata, caratterizzata dall’attiva interazione
dei partecipanti e durante la quale 2 persone scambiano opinioni, informazioni, emozioni, per
raggiungere degli obiettivi concordati o da concordare:
 “relazione ontica” – 2 persone, fa riferimento a 2 sostanze – una sensibilità:
 Capacità di mettersi nella prospettiva dell’altro, ma nello stesso tempo, di non
confondersi con l’altro,
 Non è stare in una relazione di cervello, ma stai accogliendo le sensibilità, le
difficoltà, le resistenze, loro si sentono male dentro di sé, però non hanno capito.

3)I processi del colloquio


a) La comunicazione verbale e non verbale nel colloquio:
- In colloquio, si considerano importanti, per gli affetti sul comportamento, almeno 5
dimensioni (Scillogo, 1991) della comunicazione non verbale:
 Movimenti e caratteristiche statiche del corpo: gesti, espressioni facciale, movimento
degli occhi.
 Dimensione paralinguistica: tono della voce, vocalizzazione (caùch phaùt aâm, caùch
ñoïc), ritmi del discorso, pausa di silenzio,…
 Dimensione prossemica: uso dello spazio personale e modi di gestire (cheá ngöï, kieàm
cheá, ñieàu khieån) i confini del contesto fisico (disposizione degli oggetti come tavolo, sedie e
modo di muoversi in relazione ad essi).
 Ambiente in generale: ordine, disordine, presenza o assenza di piante, quadri alle
pareti,..
 Dimensione temporale: ritardi, anticipi, puntualità nel chiudere le sedute, tempo
dedicato a esplorare o a riferire contenuti particolari.
- Il comportamento non verbale dell’utente (ngöôøi söû duïng) fornisce all’operatore indizi
su cui formulare ipotesi per l’interpretazione dei significati nel processo di definizione della
relazione.
b) Significati della comunicazione non verbale durante il colloquio:
- I principali elementi non verbale, che durante il colloquio influenzano gli interlocutori,
possono essere classificati nella lista seguente (Scilligo, 1992):
 Espressione degli occhi: attenzione, affetto, voglia di contatto.
 Espressione facciale: soddisfazione e contentezza, paura e preoccupazione, imbarazzo
(ngöôïng nghòu), tensione, riservatezza (kín ñaùo, deø daët).
 Spalle e arti: spalle alzate con testa incassata tra le spalle = paura, spavento – Gambe
incrociate = riposo, rilassamento, chiusura verso l’altro.
 Voce: voce bassa non udibile = timidezza, difficoltà ad aprirsi – Silenzio =
preoccupazione, rabbia, confusione, riflessione.
- Ma i significati elencati sono solo indicativi e non possono essere presi riduttivamente
dall’operatore come se avessero un significato intriseco, fine a se stesso, avulso (nhoå baät reã)
dal contesto o dalle circostanze dello scambio di battute tra gli interlocutori.
c) Pragmatica (tính thöïc duïng) (=assiomi = chaân lyù, söï thaät hieån nhieân) della
comunicazione:
1. Non si può non comunicare (anche il silenzio = un messaggio).
2. Ogni comunicazione è caratterizzata da un aspetto di contenuto e da una relazione, in
cui il secondo classifica il primo determinando una metacomunicazione.
3. La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura (pheùp chaám caâu, ngheä
thuaät chaám caâu) delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti.
4. Gli esseri umani comunicano sia con il modulo (maãu coù saün) numerico che non
quello analogico:
 Il linguaggio numerico ha una sintassi logica complessa ed estremamente efficace,
ma manca di semantica adeguata nel settore della relazione.
 Al contrario, il linguaggio analogico ha una semantica (ngöõ nghóa hoïc), ma non
una sintassi che definisca in modo non ambiguo la natura della relazione.
5. Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici (ñoái xöùng, caân ñoái) o
complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza.
d) Le difese nel colloquio:
- Nel colloquio è importante riconoscere e superare meccanismi di difesa dell’Io come fonte
di conflitti. I meccanismi di difesa sono strategie psicologiche inconsce che la persona utilizza
per mantenere proprio equilibrio interno e con l’ambiente.
- Nel colloquio l’utente porta con sé una domanda ambivalente (ambivalenza = söï maâu
thuaãn trong tö töôûng), la contraddizione tra il desiderio cosciente di affrontare e risolvere le
proprie difficoltà e l’inconscia determinazione a difendere il proprio modo di vivere.
- Significato delle difese dell’utente è adatttivo (la persona si difende dai conflitti con se
stessa e con gli altri e cerca di attuare il miglior adattamento possibile alla realtà interiore ed
esterna).
- Nel colloquio, lo psicologo tenderà di condurre l’utente a disattivare i meccanismi
difensivi esagerati per attivare quelli più produttivi come autonomia, libertà di scelta, fiducia
nelle proprie possibilità, presa di coscienza.
e) Tipi di relazione da evitare tra operare e utente (ngöôøi söû duïng):
1. Discussione: secondo lo schema “dominio-sottomissione” – Se non c’è comprensione
dell’altro e accettazione delle diversità delle idee → finisce a causa di confusione, disaccordo,
rifiuto della persona.
2. Interrogatorio (tra hoûi, doø hoûi, chaát vaán): quando l’operatore vuole conoscere,
indagare (ñieàu tra), soddisfare la propria curiosità o confermare le proprie valutazioni o
pregiudizi → Mettere l’utente in uno stato di disagio (imbarazzo, ansia, nervosismo…).
3. Monologo (ñoäc thoaïi): l’incontro viene monopolizzato dall’operatore che impone le
proprie idee, per soddisfare i propri bisogni e non quelli dell’utente.
f) Diversi tipi di colloquio in psicologia:
1. Colloquio strutturato o standardizzato:
- Viene utilizzato nella selezione del personale, nelle indagini di mercato e nei sondaggi
(doø chieàu saâu) di opinioni.
- È un colloquio standardizzato, ossia l’ordine delle domande e il comportamento
dell’intervistatore sono prefissate, in modo da poter confrontare le risposte fornite da un ampio
numero di soggetti intervistati.
- Colloquio strutturato può venire applicati sia a livello individuale che collettivo,
raccogliendo in breve tempo le risposte di più soggetti, anche attr questionari.
- Lo svantaggio di presentare una scarsa (ngheøo) profondità di conoscenza del soggetto.
2. Colloquio clinico di ricerca:
- Un colloquio il cui scopo è quello di indagare (ñieàu tra) e approfondire una
problematica personale del soggetto (il comportamento alimentare, la depressione = chaùn
naûn, ngaõ loøng) o alcuni tratti della sua personalità (introversione(höôùng vaøo noäi
taâm),estroversione, attaccamento, leadership) senza proporsi una finalità di aiuto – ma
obiettivo = di raccogliere informazioni sul tema esplorato – oppure, confrontando questo
soggetto con altri che presentano la stessa problematica.
- Lo schema do questo colloquio = possedere una teoria della personalità sulla base della
quale formulare i ipotesi specifiche collegate sia ad aspetti pertinenti il tema della ricerca sia
alla scelta dei soggetti.
3. Colloquio diagnostico (pheùp chaån ñoaùn):
- Descrittica (il mondo classico) = la diagnosi si concentra nell’identificare i sintomi
(tristezza, crisi di pianto improvvise) e metterli in relazione con la categoria dei disturbi
psichiatrici (beänh taâm thaàn) che li comprende nella maniera più esaustiva (thaán ñaùo,
hieåu heát moïi khía caïnh) (Disturbi d’ansia, Disturbi dell’umore =tính khí, Disturbi di
Personalità).
- Interpretativa – psicologo, oltre che descrivere i sintomi dell’utente interra
essenzialmente spiegare le cause dei problemi che il paziente presenta.
4. Colloquio terapeutico (chöõa beänh):
- Lo scopo di questo colloquio = favorire un processo autoconoscitivo che permetta al
soggetto di capire ed integrare parti di sé, che vengono attivate nella relazione terapeutica, e
promuovere una ristrutturazione profonda della personalità del soggetto stesso al fine di
incoraggiare l’adozione di una strategia più costruttiva rispetto ai suoi problemi.
- Nel colloquio terapeutico – è necessario prestare attenzione a quanto è emerso nel
colloquio diagnostico e concordare con il paziente le finalità e le modalità dell’intervento.
- Atta un contatto terapeutico accettato da entrambi in cui si impegnano (ognuno con le
proprie responsabilità, a conseguire degli obiettivi a breve, medio e lungo termine definiti di
volta nello svolgimento della relazione terapeutica).
- Alla fine di facilitare il processo autoconoscitivo si possono adottare diversi
atteggiamenti:
 Chiarificazione (esplicitazione, da parte dello psicoterapeuta, dei punti oscuri della
comunicazione del paziente).
 Confrontazione (individuazione e il collegamento, da parte dello psicoterapeuta, di
aspetti diversi della comunicazione del paziente che possono avere punti in comune con
riferimento alla stessa area problematica).
 La verbalizzazione degli affetti e delle emozioni (la traduzione delle emozioni e degli
stati d’animo in parole).
 La riflessione sui sentimenti (esplorazione delle emozioni che emergono nella
comunicazione del paziente).
 La spiegazione (comunicazione dello psicoterapeuta per favorire l’esame di realtà del
paziente).
 Il ribaltamento (ñaõo loän, laät ñoã) dei contenuti (ripetizione dei contenuti del
paziente da parte dello psicoterapeuta).
 Affinché una psicoterapia possa essere attuata in modo è necessario che il paziente
abbia una motivazione (anche se è sempre presente la contraddizione tra il desiderio conscio a
voler risolvere le proprie difficoltà e l’inconscia determinazione a difendere il proprio modo di
vivere).
- L’attaccamento e la base sicura nel colloquio terapeutico:
 Nella teoria dell’attaccamento = quando qualcuno si affronta con la malattia, una
disgrazia o una minaccia – egli cerca la figura di attaccamento dalla quale poter avere
confronto (un genitore, un prete, un catechista, uno psicoterapeuta) – Holmes (1993) afferma
che qualcuno chiede aiuto p/c ha avuto difficoltà nello stabilire una base sicura nel suo passato
– il paziente porta con se, nel colloquio terapeutico tutti i fallimenti (söï khoâng thöïc hieän
ñöôïc), le perdite che ha sperimentato nella propria vita.
 Nel colloquio ci sarà una “lotta” tra modalità abituali di relazione del paziente e
l’abilità dello psicoterapeuta nel fornire una base sicura = il paziente lascerà andare
gradualmente l’attaccamento al terapeuta, costruirà una base sicura all’interno di se stesso.
- Il colloquio terapeutico inteso come operazione epistemologica (nhaän thöùc = study of
the origins nature and extent of human knowlege):
 Nella narrazione della loro vita, della storia dei loro sintomi, emerge di riflesso il
modo con cui essi hanno organizzato concettualmente i “fatti” della loro vita, il modo con cui
hanno interpretato nel passato e continuano a interpretare nel presente quegli stessi “fatti”. La
loro narrazione è una “versione” (particolar form of something) della realtà (Cantelmi 1998
considera una tale narrazione, in psicoterapia, importante per la costruzione di una
rappresentazione di sé, poiché il senso di identità coincide con il riconoscimento della propria
storia).
 Narrazione del paziente = come un sistema coerente di significati ed in esso vige (coù
hieäu quaû) una logica che utilizza categorie semplificate, esse possono essere ricondotte alle
seguenti:
Dualismo molto stretto: “nella mia vita non ho mai incontrato una persona di cui potessi
fidarmi, le persone sono tutte egoiste”.
Causalità strettamente lineare: “sono entrato in uno stato depressivo dopo 6 mesi dalla morte
di mio padre”.
Utilizzo della deduzione (suy dieãn, suy luaän): “il mondo in cui viviamo è un mondo
malvagio, infatti l’episodio di furto (aên troäm, vuï troäm) a cui ho assistito (giuùp ñôõ, trôï
lyù, coäng söï) l’altro giorno mi ha ulteriormente confermato questo”.
Loro accadimenti vengono raccontati come assolutamente “oggettivo ”: “nella discussione
animata che ho avuto con mio figlio adolescente sono stato attento a non fare nulla che potesse
innervosirlo (laøm traùi yù, laøm böïc mình), ma ad un certo punto lui senza ragione si è
alzato di scatto (söï baén ra) ed è andato via sbattendo la porta. Un comportamento che mi ha
lasciato sorpresso”.
 Egocentrismo: è quello stato in cui si vede il mondo da un unico punto di vista, il proprio,
senza avere la percezione di essere prigionieri di tale ottica.
Colloquio terapeutico intende far uscire dall’egocentrismo, interrompere nessi causali
implicativi e deduzioni acontestuali e proporre un rapporto “mediato” con gli eventi, per
ampliare (môû roäng) il dominio cognitivo attr una visione d’insieme a nessi più ampi.

g) Il colloquio nelle varie fasce di età:


- Colloquio con i genitori
 Questo colloquio consente di ottenere notizie sulla storia familiare, affinché lo
psicologo possa avere un quadro chiaro del contesto di vita familiare del bambino (stile di vita
e sistemi di valori della famiglia; malattie; situazione abitativa…).
 Per indagare (khaùm phaù, nghieân cöùu) le tappe dello sviluppo del bambino
(abitudini alimentari, sviluppo motorio, linguaggio, controllo sfinterico, relazioni
interpersonali, tipo di attaccamelo…).
- Colloquio con il bambino
 Un aspetto importante di chiarire con il bambino è lo scopo del colloquio con lui p/c in
caso contrario, il bambino si sentirà passivo ed impotente di fronte a una situazione per lui
sconosciuta e misteriosa.
 Lo psicologico si realizzerà con il bambino con un tono (saéc thaùi, chìa khoùa)
affettivo che comunichi partecipazione e vicinanza cercando di fargli capire che pur avendo
ascoltato prima ai genitori, si è comunque pronti ad ascoltare ed accettare anche il suo punto di
vista secondo quanto egli può e vuole dire.
 Temi da tenere presente nel colloquio con il bambini:
Su quali temi il bambino concentra la sua attenzione.
Quali temi evita.
In quali momenti manifesta disaggio e angoscia.
Cosa racconta circa le persone significative: padre, madre, fratelli…
Verificare se vi armonia tra l’età cronologica e il livello di sviluppo intelletto.
 Mezzi usati:
Gioco – il bambino esprimono fantasie e preoccupazioni nel gioco con pupazzi (con roái) e
bambole o nelle drammatizzazione.
Con i bambini più grandi – far usare disegno, pittura e altre attività artistiche, per aiutarli
ad illustrare ed elaborare i loro sentimenti (In particolare il Disegno della Figura Umana, il
disegno dell’albero, il disegno della casa e il disegno della famiglia).
 Finalità = evidenziare la natura e la causa delle ansie (baên khoaên lo laéng) e dei
conflitti che il bambino presenta, per formulare le impressioni diagnostiche (chaån ñoaùn) e
possibile piano di trattamento.
- Colloquio con l’adolescente:
 Necessario che lo psicologo sappia:
 Le caratteristiche della personalità adolescenziale- Erikson = la crisi che deve superare il
giovane è tra identità e confusione di identità. Il fallimento (thieáu khaû naêng) nella
costruzione della propria identità si manifesta nella confusione di ruoli nel contesto sociale.
Obiettivo fondamentale della risoluzione della crisi adolescenziale è la conquista di
autonomia e di indipendenza personale.
La crisi adolescenziale è dovuta essenzialmente a 3 eventi che costituiscono come una sorta
di 3 perdite:
La perdita del corpo infantile al quale ci si era affezionati (gaén lieàn vôùi).
La perdita del ruolo infantile.
La perdita dei genitori dell’infanzia.
 È fondamentale che lo psicologo sviluppi la capacità empatica (taâm lyù hoïc = thaáu
caûm, ñoàng caûm) di entrare in relazione con l’adolescente, cercando di fare appello alle sue
capacità autoriflessive. Occorre rendere l’adolescente consapevole delle ragioni che hanno
motivato la sua richiesta d’aiuto – nel caso che altri lo abbiano portato a consulenza,
individuare insieme all’adolescente se ci sono motivazioni strettamente personali, che possono
individuarsi come aiuto per lui, a prescindere dalle ispettive dei genitori – Lo psicologo offrirà
sostegno e senso di stabilità e sarà pronto a dare ragione della sua speranza e dei suoi valori
all’adolescente se al termine del percorso terapeutico verrà interpellato su questo.
- Colloquio con l’anziano:
 Vecchiaia è una nuova tappa evolutiva, l’ultima tappa prima della morte.
 Elemento centrale per la comprensione della vecchiaia è il di adattamento, cioè la
capacità di conformarsi (thích nghi, thích öùng) in funzione dell’ambiente e di mantenere un
controllo sulla propria vita, anche se con sofferenze fisiche, psicologiche e morali.
 Nel colloquio con l’anziano, lo psicologo deve aiutare l’anziano a fare un bilancio (söï
thaêng baèng) della propria vita, in modo che possa avere l’opportunità di parlare delle
relazioni familiari e sociali, delle attività quotidiane, della salute, della solitudine e, non ultime,
delle problematiche esistenziali nelle sue valori spirituali e religiose.

Cap 8: LA MALATTIA MENTALE


I. PROSPETICA STORICA
1)Qualcosa sulla malattia mentale
- Nel XVIII° secolo nasce la Psichiatria (taâm thaàn hoïc) come branca della medicina che
studia le malattie mentali. Nel 700 V. Chiarugi (1759-1820) in Italia & P. Pinel (1755-1826)
in Francia definiscono le prime norme per un trattamento medico razionale dei malati di mente,
fino ad allora i malati di mente erano reclusi (aån naùu, heûo laùnh) in condizioni disumane.
- Pinel in Francia libera i malati che erano incatenati (cuøm,, xích, giam caàm) e il malato di
mente comincia ad essere un essere bisognoso di cure e non di punizione - non responsabile del
suo male.
- Pinel contro la coercizione (söï eùp buoäc) delle catene, propugna (baûo veä, beânh vöïc) il
trattamento terapeutico morale come metodo di cura e di riabilitazione (phuïc hoài).

2)Prime classificazioni delle malattie mentali


- Pinel divise le malattie mentali in = Malinconia (u saàu, u uaát), mania (chöùng ñieân,
chöùng cuoàng) e demenza (maát trí, chöùng taâm thaàn phaân lieät).
- Verso il fine del XIX e l’inizio del XX, si costituivano i fondamenti della moderna
Psichiatria (taâm thaàn hoïc), divisa in 2 parti tra:
a) Un sapere orientato verso la ricerca delle cause organiche anatomo (moå xeû, giaûi
phaåu) -strutturali delle malattie mentali (modello biologico o approccio organicistico).
b) Un sapere orientato verso le dinamiche endo-psichiche (beân trong) di esse (modello
psicologico o approccio psicogenetico).
- KRAEPELIN (1856-1926) – Primo modello = DESCRITTIVA (biologico):
 Classificò le malattie mentali sulla base delle osservazioni e descrizioni accurate dei
sintomi e dei quadri clinici psicopatologici (beänh hoïc taâm lyù) – nella convinzione che i
disturbi mentali fossero da ricondurre a cause organiche, prevalentemente ereditarie.
 Suo metodo consiste nel ricercare le leggi che regolano i fenomeni naturali, trascurando
le variazioni (khaùc nhau, thay ñoåi) individuali.
 Introdusse 2 categorie di malattie = Disturbi del pensiero (Demenza precoce) & Disturbi
affettivi (Melanconia e Mania):
a. Disturbi del pensiero = età giovanile a causa del decadimento progressivo delle
funzioni intellettive – era considerata a prognosi (chaån ñoaùn) infausta (ruûi ro, baát haïnh).
b. Disturbi affettivi = era caratterizzata dall’alternarsi (xen keû, luaân phieân) di fasi
depressione (chaùn naûn, ngaõ loøng) a fasi di euforia (vui veû, hoà hôûi) maniacale (ñieân
khuøng) – di insorgenza più tardiva, essa era considerata a prognosi benigna (toát laønh) per
una sostanziale conservazione della personalità e delle capacità sociali.
- Secondo modello PSICODINAMICO (the study of mental processes which determine
human behaviour = comportamento):
 Binswanger ha affermato che la malattia è un modo di essere-nel-mondo e di progettare
un mondo, ha eliminato la distinzione psichiatrica tra “normale” e “anormale”, “sano” e
“malato” → Perciò, malattia è un processo le cui cause, se non possono spiegate con il metodo
delle scienze esatte, possono essere comprese se si accede alle forme trascendentali che
presiedono la costruzione che ognuno fa del proprio modo (Galimberti, 1992).
 Si deve essenzialmente a Freud la scoperta dell’inconscio e dei processi dinamici che
sono alla base dei comportamenti umani (I sogni, le fantasie e i desideri diventano le vie
privilegiate per accendere alla comprensione dei disagi (böïc doïc, noãi lo laéng) quotidiani e
delle nevrosi (loaïn thaàn kinh chöùc naêng), la cui differenza con la “normalità” è solo in
intensità e frequenza nella vita sociale.
 Importante cercare le cause (non dei sintomi) – Vissuto e comportamenti dei pazienti
vengono analizzati → è l’interpretazione (non solo descrizione).
3)Primi tentativi di trattamento della malattia mentale (= metodi):
- Piretoterapia (19179) = Per curare accessi (côn soát) febbrili (trieäu chöùng soát) provocati
elettrica (chaïy ñieän) cerebrale (thuoäc veà naõo).
- Insulinoterapia (1932) = induzione (aûnh höôûng, taùc ñoäng) artificiale (nhaân taïo) di uno
stato di coma (hoân meâ).
- Elettroshock (soác ñieän = therapy which uses eletric shock as a treatment for serious
mental illness)(1938)= sollecitazione (caêng thaúng,stress) di crisi convulsive (chaán ñoäng,
roái loaïn) mediante applicazione di corrente elettrica al cervello.
- Lobotomia (phaãu thuaät thuøy naûo) (dagli anni’30 in poi) = incisione (caét, raïch) e
asportazione (=eliminazione) di arre cerebrali considerate importanti in alcuni disturbi
psichiatrici (beänh taâm thaàn) gravi.
- Psicofarmacologia e Psichiatria sociale (in torno agli anni’50):
 Psicofarmacologia (settore della farmacologia che studia l'azione dei farmaci söû duïng
thuoác; döôïc sulla psiche).
 Psichiatria sociale (ramo della psichiatria taâm thaàn hoïc che studia i rapporti che
intercorrono = intervenire caûn trôû tra salute mentale e rapporti sociologici).
In Italia la legge 180 del 1978 sancisce (thöøa nhaän) che il malato mentale ha gli stessi diritti
degli altri pazienti e il suo trattamento non si identifica più con la custodia manicomiale, ma
viene inserito a pieno titolo della sanità generale.

II. PROSPETTIVA CLINICA


1) I disturbi (nhieãu loaïn, maát yeân tónh, lo aâu) psichiatrici (beänh taâm thaàn): vengono
distinti in 2 categorie = le nervosi (lo laéng) e le psicosi (roái loaïn taâm thaàn):
- La nervosi:
 Una modalità d’essere del soggetto, più che una vera patologia mentale.
 Le nevrosi sono fonte di sofferenza e disagio (böïc doïc, lo laéng) grande per il soggetto
e per la rete di relazioni sociali, ma generalmente con un apparente buon adattamento e
funzionamento sociale.
 Esempi di nevrosi = ansia (lo laéng), fobie (sôï haõi), depressione (chaùn naûn, ngaõ
loøng), ossessione (aùm aûnh).
 Il termine nevrosi usato originalmente da Freud viene sostituto con altri termini nel
DSM-IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, 4° edizione, 1994, a cura
dell’Associazione Psichiatrica Americana, APA).
- La psicosi:
 È un processo morboso (beänh lyù) che altera (thay ñoåi, bieán ñoåi) in senso
disgregante (ñaäp gaõy, ñaäp ñoã, phaù vôõ) l’essere nella sua unitarietà rispetto alla realtà.
 Nella psicosi, il processo patologico incide (in saâu, khaéc saâu) in maniera determinate
e pervasiva (toûa khaép, traøn ngaäp, thaâm nhaäp khaép) sulla persona nella sua esistenza
individuale e sociale. Nei casi più gravi, lo pone in una condizione di handicap e di totale
dipendenza.
 Esempi = le malattie maniaco-depressive (ñieân cuoàng-traàm caûm), la schizofrenia
(beänh taâm thaàn phaân lieät).

2) Il sistema diagnostico chaån ñoaùn,trieäu chöùng DSM-IV


- Riporta i criteri di classificazione dei disturbi mentali in modo più oggettivo possibile. Si
bassa su dati osservabili, in base ai sintomi formula una diagnosi (conclusion following a
diagnotic = trieäu chöùng exam). Aiuta da avere un linguaggio comune e a capire i
meccanismi (cô caáu) legati ai diversi disturbi.
- Tra 17 categorie di disturbi psichiatrici elencati dal DSM-IV i più frequenti sono:
 Disturbi d’Ansia (lo laéng).
 Disturbi dell’Umore (khuynh höôùng deã caùu kænh).
 Disturbi del Comportamento Alimentare.
 Disturbi Schizofrenici (beänh taâm thaàn phaân lieät).
 Disturbi di Personalità.

Disturbi d’Ansia – un fenomeno diffuso e frequente, una reazione dell’organismo (cô theå)
allo stress. 2 forme più diffuse = la fobia (aùm aûnh, noãi sôï haõi) e i disturbi ossessivo-
compulsivi (aùm aûnh-eùp buoäc, coù xu höôùng eùp buoäc):
- La fobia (aùm aûnh, noãi sôï haõi):
 È una paura sproporzionata (thieáu caân ñoái, khoâng tyû leä) rispetto alla valutazione
oggettiva del pericolo presente in una situazione:
Uscire di casa da soli,
Viaggiare in autobus,
Andare in luoghi dove non si può essere soccorsi.
 Può essere causata dal timore verso un essere vivente, un oggetto, un evento o una
situazione.
 La paura può crescere fino all’attacco di panico (crisi cardiaca più o meno grave),
accompagnata da ansia che diventa generalizzata, con sensazione di la messere fisico e mentale.
- I disturbi ossessivo-compulsivi (aùm aûnh-eùp buoäc, coù xu höôùng eùp buoäc):
 Uno stato d’ansia caratterizzato da pensieri ricorrenti (trôû laïi luoân, taùi dieãn ñeàu
ñaën, coù ñònh kyø) (le ossessioni) e atti persistenti (dai daüng lieân tuïc) (le compulsioni).
 DSM-IV indica seguenti criteri diagnostici (trieäu chöùng):
Ossessioni (aùm aûnh): idee, pensieri, immagini ricorrenti e intrusivi (trôû laïi luoân, taùi
dieãn ñeàu ñaën, coù ñònh kyø- xaâm nhaäp) – La persona riconosce che sono frutto della sua
mente e cerca di sopprimere (=abolire: thuû tieâu, baõi boû) tali pensieri.
Compulsioni(comportamenti ripetitivi es = lavarsi le mani, riordinare)–Le ossessioni
compulsioni causano disagio e notevole perdita di tempo, influiscono sulla vita della persona.

Disturbi dell’Umore – L’umore è lo stato emotivo di base che da tono (ñe doïa) alla vita
psichica. I disturbi dell’umore sono caratterizzati dalla presenza, prevalenza (öu theá) o
alternanza di 2 sintomi fondamentali: depressione (chaùn naûn, thaát voïng) ed euforia (nieàm
vui veû, hoà hôûi), attorno ai quali si organizzano gli altri sintomi:
- La mania (chöùng ñieân, chöùng cuôøng, tính gaøn, tính kyø quaëc):
 Il malato si presenta iperattivo (hieáu ñoäng thaùi quaù), irritabile (deã caùu kænh, deã
caûm öùng) e facilmente distraibile (laõng trí), euforico (phaán chaán, phaán khôûi, hoan hæ),
spesso minaccioso e violente.
 Può fare a meno di dormire e mangiare per più giorni.
 L’episodio maniacale è sempre preceduto (come bifore) o seguito da un episodio
depressivo. Può condurre a fenomeni di deterioramento (laøm hö hoûng) cognitivo e avvicinarsi
alla patologia schizofrenica.
- Depressione
 Tristezza profonda, desiderio di morte.
 Depressioni sono collegate a malattie organiche come arteriosclerosi (chöùng sô cöùng
ñoäng maïch), tumori celebrali (böôùu naõo).
 Depressioni endogene (noäi sinh) apparentemente non sono collegate a fattori esterni, e
si presentano a volte alternate a stati di euforia .
 Depressioni psicogene (baét nguoàn töø taâm lyù) sono conseguenza di eventi come la
morte di una persona…
- Disturbi bipolari(2 cöïc, löôõng cöïc): avvicendamento (xen keû, thay phieân, luaân
phieân) di episodi depressivi e maniacali, intervallati khoaûng troáng ôû giöõa da periodi con
umore normale. I tempi di alternanza (xen keû) possono essere rapidi (mau choùng, leï) oppure
durare anche un anno. Può essere legato a fattori ereditari, o a frustrazioni (laøm hoûng, laøm
maát taùc duïng) subite specialmente nell’infanzia, o a perdete continue.

Disturbi del comportamento Alimentare – disturbi caratterizzati da una grave alterazione


(thay ñoåi , bieán ñoåi) della condotta alimentare.
- Anoressia nervosa(chöùng bieán aên, chaùn aên – thuoäc thaàn kinh):
 “anoressia” (Greco) = “mancanza di appetivo”.
 Disturbo sorge a 15-18 anni.
 È un disturbo che colpisce in prevalenza le donne.
 Il problema di fondo della ragazza anoressia è la lotta per l’autonomia, per la conquista di
una identità, di competenza e di efficacia.
- Bulimia nervosa (sensazione di fame eccessiva quaù möùc tipica dei giovani e che si
riscontra = notare nelle affezioni tình traïng beänh taät dei sistema nervoso):
 “una fame da bue”.
 Mangiare voracemente (tham aên, aên ngaáu nghieán) senza gustare il cibo, mangia fino
quando non ha divorato (aên ngaáu nghieán) tutto quello che si era prefissata (set or arrangi in
advance).

Disturbi Schizofrenici (beänh taâm thaàn phaân lieät):


- È la dissociazione (söï phaân ra, taùch ra)della vita psichica in parti differenti. È una
malattia che talvolta (at times), a volte = sometimes) compare in età giovanile e può continuare
per tutta la vita.
- Non ha un sintomo essenziale ma una serie di disturbi diversamente associati (keát hôïp
laïi):
 deliri (tình traïng meâ saûng),
 allucinazioni (aûo giaùc),
 linguaggio disorganizzato,
 comportamento fortemente disorganizzato,
 abulia (maát yù chí = mancanza di volontà).
 almeno 2 sintomi per un mese.
- A seconda dei sintomi di distinguono vari tipi di schizofrenia: catatonica = negatività e
rigidità (söï cöùng ngaéc khoâng linh ñoäng), paranoide (chöùng beänh hoang töôûng) = deliri
o allucinazioni, diorganizzata = incoerenza (haønh ñoäng khoâng tröôùc sau nhö moät).

Disturbi di Personalità
- Comprende diverse forme di disadattamento (söï ñieàu chænh sai, ñieàu chænh khoâng aên
khôùp).
- I disturbi di personalità sono condizioni patologiche con rilevanza clinica (beänh). Perché
l’alterazione (thay ñoåi) di personalità viene considerata disturbo, deve essere duratura, radicata
nel soggetto, provocare sofferenza e compromettere (gaây nguy hieåm, gaây haïi) le prestazioni
(thöïc hiieän) sociali.
- Il DSM-IV distingue:
 Gruppo A: bizzarro-eccentrico (laäp do, kyø quaùi) (paranoie (beänh hoang töôûng),
schizoide (taâm thaàn phaân lieät), schizotipico) persone strane eccentriche (kyø cuïc, quaùi
gôõ).
 Gruppo B: drammatico-emotivo (deã xuùc caûm) (Antisociali (phaûn xaõ hoäi, khoù
gaàn guõi), Borderline, Istrionico (ñaïo ñöùc giaû, coù veû ñoùng kòch) e narsistico) persone
emotive imprevedibili (khoâng theå ñoaùn tröôùc ñöôïc, thay ñoåi, khoâng oån ñònh).
 Gruppo C: ansioso-timoroso (khaéc khoaûi, lo aâu, nhuùc nhaùt, sôï seät) (Evitante,
Dipendente, Ossessivo-compulsivo aùm aûnh, coù xu höôùng eùp buoäc) persone ansiose
paurose.

Che cosa è la farmacoterapia? ramo della farmacologia (khoa döôïc lyù) che studia gli effetti
terapeutici (pheùp chöõa beänh) dei farmaci (döôïc, duøng thuoác):
- È una terapia (pheùp chöõa beänh, söï ñieàu trò) che mediante mezzi chimici (farmaci),
cerca di correggere i comportamenti, i pensieri o gli stati di umore patologici di una persona.
- Distinguiamo questi farmaci psicoterapeutici (taâm lyù lieäu phaùp):
 Ansiolitici e ipnotici (thuoác nguû, thoâi mieân): Contro l’ansia (lo aâu, lo laéng),
l’insonia. Possono creare assuefazione (söï laøm cho quen, thoùi nghieän).
 Antipsicotici: Per curare casi acuti (nghieâm troïng) di schizofrenia (taâm thaàn phaân
lieät) e per prevenire (thaáy tröôùc, bieát tröôùc) la ricomparsa (söï taùi dieãn) di sintomi
psicotici (chöùng loaïn thaàn kinh) negli schizofrenici.
 Antidepressivi (thuoác choáng suy nhöôïc): Sono molti efficaci ma è necessario fare una
diagnosi accurata (caån thaän).
 Antimaniacali: Per ottenere un rapido (nhanh choùng) controllo dei sintomi (litio =
hoaù hoïc = Lithi).

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