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Lina Bo Bardi

Lina Bo Bardi Nata a Roma nel 1914, frequenta il liceo artistico prima di entrare nel mondo dell’archi-
(Roma 1914 - San Paolo 1992)
Attività: 1950-1991
tettura, dove rimane particolarmente colpita dal nuovo e dalla modernità. In Italia non
avrà opportunità di esprimere attraverso i progetti il suo pensiero, a causa della guerra,
Collaborazioni: e per questo motivo lavorerà per riviste e giornali, alcuni relativi all’architettura come
Gio Ponti, Bruno Zevi, Elio Vittorini, Pietro Maria “Domus”.
Bardi, Pier Luigi Nervi. É grazie a questo impiego che incontra persone inerenti all’ambito architettonico, e non
solo, molto importanti: entra in contatto, infatti, con Gio Ponti, Bruno Zevi, Elio Vittorini
Opere realizzate:
e Pietro Maria Bardi, che diventerà suo marito dopo la fine del secondo conflitto mondiale
Casa de Vidro, San Paolo, Brasile, 1951
MASP, San Paolo, Brasile, 1957-68 e con cui si trasferirà in Brasile nel 1946.
Casa Valeria Cyrell, San Paolo, Brasile, 1958 Qui in Brasile trova la sua fortuna, perché riesce a esprimere tutto ciò che nella perma-
Chiesa di “Espirido Santo do Cerrado”, San Paolo, nenza in Italia le era impedito. La sua poetica architettonica si basa su pochi concetti fon-
Brasile, 1976 damentali: unione della tradizione e del popolare con la modernità, relazione col contesto
Centro sociale SESC-Pompéia, San Paolo, Brasile,
1977-87
in cui un progetto è inserito, recupero dei grandi maestri del tempo, quali Le Corbusier,
Santa Maria dos Anjos, San Paolo, Brasile, 1978 Wright, Mies Van Der Rohe, Gaudì e Gropius, il fatto di voler collegare l’architettura ad
Teatro Gregorio de Mattos, San Paolo, Brasile, 1987 altri ambiti, come l’arte, tanto è vero che è influenzata e attratta dalle avanguardie europee
Casa do Benin, Salvador, Brasile, 1987 e sudamericane (Espressionismo, Surrealismo e Tropicalismo), il design, la filosofia o la
Stazione di Polizia, San Paolo, Brasile, 1990-92
psicologia.
Centro culturale Vera Cruz, San Paolo, Brasile, 1991

Casa de Vidro Tutti questi elementi li possiamo ritrovare, attraverso un’analisi spaziale, in Casa de Vidro
Anno: 1951 (1.1), la residenza che realizza per sé e suo marito che viene costruita nel 1951. È situata
Stato: realizzata in una delle colline del Jardim Morumbi, sobborgo della città di San Paolo ed è una pietra
Ubicazione: Jardim Morumbi, San Paolo, Brasile miliare dell’architettura della città.
Destinazione d’uso: residenziale
Per il suo particolare rapporto con la natura, la gente del posto ha attribuito alla casa
molte denominazioni: è conosciuta anche come “casa per i pesci”, per l’effetto scenico
che si crea grazie all’acqua delle piogge torrenziali, o come “casa vedetta”, in quanto cir-
condata, penetrata dalla foresta e sorretta in parte da pilastri, ricordando così una palafitta
indigena che va a legarsi e condividere la tradizione brasiliana. Tuttavia, solo ad una parte
dell’abitazione si addice il nome con cui è conosciuta, perché la zona in cui si vanno a
collocare la cucina, le camere da letto e le stanze di servizio è realizzata in mattoni, rivestiti
di intonaco bianco.
Il fatto che vengano contrapposte queste due realtà, antico e moderno, è parte della logica
progettuale di Lina Bo Bardi: da notare che ammiri e che entri a contatto con il pensiero
surrealista, che si pone l’obiettivo di oltrepassare le contraddizioni tra giorno e notte, tra
logico e illogico, tra sistema puntiforme e a setti, come si vede in questo caso.
Queste due strutture, determinano una diversa distribuzione degli spazi interni della casa:
1.1 Vista dall’esterno di Casa de Vidro
la struttura caratterizzata da pilastri in acciaio zincati, miesiani, che sorreggono un solaio a

1 Lina Bo Bardi
sbalzo in calcestruzzo (progettato con la collaborazione di Pier Luigi Nervi) va a comporre
la zona del portico, immerso nella foresta, e del salone soprastante (1.2), completamente
vetrato e attraversato da un albero della vegetazione circostante, ricordando Le Corbusier
(1.3); quella composta da setti, invece, si poggia sul pendio della collina ed ha al suo
interno una composizione vernacolare di ambienti. Nonostante si abbiano due concezioni
spaziali ben differenti, si nota la definizione di questi attraverso un reticolo modulare,
nelle cui intersezioni si vanno a collocare pilastri e muri.
Questo legame inscindibile tra esterno e interno è esaltato anche dall’utilizzo di determi-
nati materiali e dal design di alcuni oggetti presenti nella casa: i pilastri zincati sono di un
colore grigio-verde e di un diametro molto simile agli alberi della foresta, le piastrelle in
vetro, che vanno a comporre il pavimento, riprendono per il loro colore celeste il tema
del cielo o dell’acqua, forte richiamo a Gaudì, e le sculture degli animali della foresta, dal 1.2 Vista interna della sala
significato allegorico, che vanno a riempire le diverse parti della casa (1.4).
Da qui può partire una profonda riflessione sull’utilizzo del materiale in Lina Bo Bardi:
la sua è un’architettura che sfrutta le risorse che ha a disposizione, il progetto inizia a
partire dalle possibilità materiali che si hanno e proprio per questo motivo possiamo
definire l’architettura di Lina tecnologica. Tecnologica non nel senso europeo, un mon-
do avanzato, che interpreta l’architettura come un impero di ingegneria elettronica, ma
perché si adatta alle esigenze di sopravvivenza dell’umanità a cui si aggiunge una lettura
poetica ed espressiva di un popolo. Una sedia, quindi, ha una determinata forma per un
motivo sia funzionale, sia di adattamento alla natura del materiale: si va, dunque, contro
la concezione fordista di produzione meccanica, la quale rompe la relazione armonica
che vi è tra elemento umano e natura, l’espressione dell’autenticità del processo creativo,
dove si esaltano l’effimero e l’impurità, conciliando l’esistenza umana con la natura. Per
questo si usa la ceramica, un materiale rudimentale, per la realizzazione del pavimento di
questa parte di casa.
Se, però, in Le Corbusier il vetro ha una funzione intrinseca di trasparenza liberatoria e di
creazione di un legame tra esterno e interno, ciò lo si può dire solo parzialmente in Casa 1.3 Particolare della ricostruzione del Padiglione
de Vidro: come già detto in precedenza, tale nome si addice a una parte all’abitazione, dell’Esprit Nouveau di Le Corbusier. Bologna, 2018
dovuto al fatto che vi sia una porzione di essa caratterizzata dalla struttura muraria, che
conferisce al vetro anche un’anima inquisitoria, dato che in questa zona abbiamo le came-
re da letto, le stanze per i lavoratori, un giardino privato e la cucina, ovvero gli spazi non
sociali a cui è riservata la privacy (1.5). Al contrario della struttura di pilastri, qui abbiamo
una composizione in successione di ambienti, distinguibili facilmente e che seguono la
scomposizione modulare trattata in precedenza, anche se i muri hanno forma poligonale
per creare cavità in cui si vanno a inserire elementi d’arredo.
La chiarezza di tali spazi è assimilabile a quella di Walter Gropius e, nel complesso con
la struttura puntiforme, sì può vedere la suddivisione di due macro zone: una è relativa
all’ambito sociale, a cui si può accostare lo “spazio servito” di Kahn, l’altro è relativo alle
funzioni di vita dell’abitante della casa, che diventa così lo “spazio servente”.
L’accesso alla casa non è ben definito: si ha un ingresso nella parte retrostante, che porta
alla zona dove alloggiano i lavoratori dell’abitazione e uno che porta al salotto grazie a
una scala nascosta nel porticato (1.6 e 1.7), composto dalla foresta di alberi e pilastri.
Si è visto, per concludere, come Lina abbia l’idea di attuare un processo di sintesi, un
collage di elementi, poetiche e idee, con l’obiettivo di ottenere una creazione dal potente 1.4 Scultura Polochon, di Lina Bo Bardi. Accanto ad
effetto espressivo e che renda il più agevole possibile la vita dell’individuo. esso, una sedia disegnata dall’architetto stesso.

Casa de Vidro 2
1.5 Giardino privato. A sinistra si affacciano le
camere da letto dei residenti, la scalinata porta al
tetto-giardino.

1.6 Porticato in cui è situata la scala che porta verso 1.7 Ingresso primo piano.
l’accesso al piano superiore. Si può notare lo spazio
ricavato scavando la casa, in cui si va a posizionare
l’albero.

Casa Tugendhat, Mies Van der Rohe. Disegno di progetto per la casa in mattoni, Mies Van
der Rohe

3 Lina Bo Bardi
Piante del piano superiore con indicazioni della
scomposizione modulare, si vede infatti la presenza
del reticolo e l’indicazione della ripresa di un modulo
per la formazione degli spazi della casa.

Casa de Vidro 4
Prospetti Sud-Ovest e Nord-Ovest

5 Lina Bo Bardi
Prospetti Nord-Est e Sud-Est

Casa de Vidro 6
Sezione e vista prospettica

7 Lina Bo Bardi
Assonometria cavaliera

Casa de Vidro 8
Fotografie del modello realizzato in scala 1:100 e
analisi degli spazi pieni e vuoti

9 Lina Bo Bardi
Foto del modello realizzato in scala 1:100 senza
copertura, per poter studiare la distribuzione spaziale
data da due sistemi costruttivi differenti.

Bibliografia

Antonella Gallo, Lina Bo Bardi architetto, Marsilio, Venezia, 2004


Lina Bo Bardi, Lina Bo Bardi: Casa de Vidro (The Glass House) 1950-51, Editorial Blau,
Lisbona,1999.
Luca Rossato, Casa de vidro a Sao Paulo: il rilievo architettonico della casa di Lina, Pae-
saggio urbano, Fascicolo 1, Maggioli editore, 2016
Olivia de Oliveira, 2G: International Architecture Review Series, Lina Bo Bardi. Obra co-
struida (Built Work), Gustavo Gili, Barcellona, 2003

Sitografia

www.institutobardi.com.br/banco_desenhos.asp, 5 ottobre 2018


www.pinterest.it

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