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FRANK LLOYD WRIGHT

Wright nasce come ingegnere, consegue i suoi studi in america.


La sua produzione parte dalla fine dell’800 e arriva fino al 1959 con il Guggenheim museum,
anche se lui non lo vedrà realizzato.
Viene ricordato come l’allievo di Adler e Sullivan.
La famiglia lo indirizza verso una filosofia romantica sin da piccolo.
È importante inquadrarlo in America perché tutto il suo lavoro è il risultato di una ricerca
sempre in funzione della democrazia, degli ideali di libertà vigenti negli Stati Uniti in quegli
anni.
Se quindi da un lato la cultura americana viene additata come quella senza radici, dall’altro
proprio questo pragmatismo, queste idee di libertà e democrazia sono in realtà fortemente
radicate.
L’attività e la vita di Wright si basano su questi ideali, oltre che sulle teorie pedagogiche,
filosofiche e religiose insegnategli dai genitori.
Froebel era il pedagogista a cui si ispirava la madre, insegnante, per attuare i suoi metodi
educativi, Wright giocava proprio con queste costruzioni froebeliane che influenzano
fortemente una parte della sua produzione verso la fine.
A influenzarlo è anche, ad esempio, la poesia di Whitman, con cui viene a contatto nello
studio di Sullivan, era già forte in lui il rimando alla natura e il rapporto tra uomo e natura
grazie ad un periodo trascorso nella fattoria dello zio.
Altre grandi influenze sono il Giappone e lo shingle style, importante non solo per il
trattamento dei materiali ma anche per la distribuzione dei volumi.
Con lo shingle style si parla già di Silsbee, il primo maestro in assoluto di Wright.
Nella Kraigsyde salta all’occhio l’arco, elemento che trova non solo nello shingle style ma
anche in Sullivan.

Wright all’inizio della sua carriera, dopo lo studio di Silsbee, lavora con Adler e Sullivan al
Loeb apartments e al Victoria hotel, entrambi a Chicago, la sua però è sempre una
collaborazione marginale, Wright è da subito interessato ad abitazioni private per famiglie
mentre loro progettano edifici di grandi dimensioni come i grattacieli.
Non è interessato alla progettazione della città in quanto pensa che andare a progettare la
città alla fine dell’800, quando è già avvenuta la rivoluzione industriale e quindi di
conseguenza le nuove metropoli si sono già formate, sia addirittura diabolico.

Adler e Sullivan lasciano a Wright la progettazione delle ville e delle residenze private.
A causa di alcune commissioni di residenze private che accetta si interromperà il rapporto
con i due maestri.

Wright si rivolge ad una classe agiata perché probabilmente poteva dargli possibilità
maggiori, carta bianca per realizzare alcuni progetti che gli interessavano.

Comincia a definire la sua attività come architetto in campo residenziale proprio con la sua
casa-studio : ‘’casa e studio’’ a Oak park, la parte di territorio dove si concentravano tutte le
ville residenziali.
La sua casa e studio viene elaborata nel corso di varie fasi, realizza inizialmente una
semplice casa con il tetto a doppia falda molto pronunciato.
Ridescrivendo questa casa, più avanti nel tempo, la definisce come il suo primo spazio
continuo, il primo progetto in cui aveva conseguito i risultati delle sue prime ricerche.
Wright ricerca essenzialmente un nuovo spazio, uno spazio continuo, diffuso, unitario ed
omogeneo, quasi senza partizioni interne che vanno a interrompere la fluidità dello spazio,
questo sempre in virtù delle teorie democratiche e della libertà professate in America.
Costruisce questa casa per lui è la sua famiglia, che poi amplia e adatta a nuove necessità
familiari, cresce il numero dei figli.
Inizialmente trasforma lo studio in una sala da pranzo al piano superiore, al piano di sotto la
cucina viene trasformata in sala da pranzo e amplia lo spazio verso l’esterno costruendo
verande e bow windows, durante questa trasformazione costruisce al secondo piano anche
una sala per i giochi progettata a misura di bambino, dove costruisce anche un camino ad
arco.
Gli archi per lui sono sempre in memoria di Adler e Sullivan, così come anche i colonnati e le
parti in terracotta.
La terza fase di costruzione è la trasformazione da semplice casa a vera e propria casa-
studio, nonostante nelle prime due versioni lo studio fosse già previsto, in questa fase lo
amplia e costruisce volumi additivi.
Nei nuovi volumi vuole uno studio da disegno, una sala d’attesa per i clienti e una biblioteca.
Per assurdo, la sala d’attesa, che funge da filtro, è lo spazio a cui da maggiore rilievo in
questo nuovo ampliamento, è il primo ambiente in cui studia un lucernario e compie per
questo spazio il primo studio della luce approfondito.

Con la Winslow house fonda un nuovo tipo di abitazione residenziale.


Con questa casa segna i temi della propria ricerca.
Quest’abitazione ha una forte simmetria di facciata ma, per quanto la facciata trasmetta una
simmetria estrema di tutti gli elementi e di tutti i materiali, in realtà all’interno non la rispetta.
In facciata c’è una specie di basamento che innalza l’abitazione rispetto al livello del terreno,
in particolare in facciata tratta diverse fasce, la concentrazione è sul trattamento dei materiali
e delle proporzioni.
I materiali usati sono il cemento per il basamento, il mattone romano per la fascia centrale
che lui chiama piattaforma e la terracotta per il piano superiore.
Anche questo tetto a falde inclinate è un tema che ritornerà ancora.
È quasi più importante il prospetto del retro, rispetto a quello frontale, per il tentativo di far
dialogare forme diverse che pur non essendo disposte simmetricamente trovano equilibrio.
All’interno c’è un grande utilizzo del legno, costruisce delle grate paravento per suddividere
gli spazi senza separarli mai del tutto.
In questo progetto dimostra una grande fiducia nell’industrializzazione, nell’utilizzo e nel
trattamento dei materiali.

‘’ A home in a prairie town ‘’ è una pagina di un giornale prevalentemente per signore dove
nel 1901 compare un articolo di Wright dove dichiara apertamente il suo intento di progettare
abitazioni con determinati caratteri architettonici.
Si entra così nel vivo della sua produzione.
Cerca determinati stilemi in grado di rappresentare la democrazia americana.
Con prairie intende lo sviluppo in orizzontale delle case, verso l’orizzonte.
Nell’immagine sotto l’articolo si vede il prospetto ideale per la prairie house.
Si può dire che gli anni delle prairie houses vanno dal 1899 al 1910, rispecchiano la ricerca
di un linguaggio esclusivamente americano, le case per lui erano scatole troppo chiuse e i
caratteri che propone sono : uno stilobate su cui si innestavano i progetti, un andamento
orizzontale dei volumi, tetto a falda lievemente inclinato o in alternativa tetto a padiglioni e il
camino che diventa l’elemento principale dell’abitazione, spesso posto al centro della casa
perché concepito come perno attorno al quale ruotano tutti gli altri ambientI.
Così fonda un nuovo modello abitativo.

Wright scrive ‘’ amavo istintivamente le praterie in quanto erano di una grande semplicità, gli
alberi, i fiori e il cielo vibravano in contrasto e mi rendevo conto che un’altezza limitata nella
prateria era sufficiente per sembrare maggiore. ‘’
Pensava inoltre che i piani paralleli al terreno si identificassero con il suolo e che facessero
appartenere la costruzione al terreno, aveva l’idea che le abitazioni in quella regione
dovessero iniziare sul terreno e non dentro di esso, abolisce quindi cantine e scantinati.
Questo concetto che la casa debba nascere dal suolo determina una base aggettata, come
un bordo visibile delle fondazioni che saldi la struttura al suolo.

Per le prairie houses fa anche un’ulteriore riflessione, sempre memore degli insegnamenti
dei suoi maestri e della sua volontà di costruire un rapporto nuovo tra uomo e natura, sulle
aperture.
Progetta le aperture in funzione dell’ambiente esterno e delle viste prospettiche, questo
determina anche l’angolazione dei muri su cui le finestre vengono progettate.
È il primo, in quella regione non era mai stato fatto, a pensare all’apertura delle finestre
verso l’esterno, l’anta non si apriva verso l’interno ma verso l’esterno.
Un’altra caratteristica di queste case è l’essere adattabili e flessibili ad ogni condizione
familiare.

La Willits house è una prairie house con uno studio particolare sui materiali, ricerca nuove
soluzioni per il legno, per l’intonaco e per il calcestruzzo.
Fino a questo momento in America intonaco e calcestruzzo erano sempre stati utilizzati
come materiali da costruzione, non da lasciare a vista.
Lui li vede come materiali plastici che vanno plasmati e utilizzati indifferentemente per
interno ed esterno ma proprio per queste loro proprietà plastiche.
Studia anche un nuovo utilizzo del legno, in questo caso lo utilizza come materiale da
esterno, come elemento di continuità tra i due piani, come elemento di protezione per i
balconi e gli aggetti, all’interno lo utilizza per le finiture solo a scopo estetico.
Ogni prairie houses ha una pianta sua, in questo caso è cruciforme, in pianta si vede la
novità che apporta, la costruzione di muri a 45 gradi che permettevano la costruzione di
finestre in funzione dell’esterno.
La pianta cruciforme è utilizzata in particolare perché ogni braccio della croce potesse
estendersi verso la prateria e avere così delle finestre su entrambi i lati.
Anche in questa abitazione utilizza paraventi divisori con cui identifica i vari ambienti della
casa senza creare spazi chiusi, cerca sempre di avere un centro attorno al quale si
dispongono tutti gli altri ambienti.
Questi paraventi divisori sono di legno squadrato senza volute o forme circolari perché,
essendo un grande ecologista, voleva evitare di lavorare troppo il legno per non produrre
troppo scarto.

In queste case è molto evidente anche l’influenza del movimento ‘’ arts and crafts ‘’
americano.
DANA house
Susan Lawrence Dana era una ricca ereditiera che aveva come hobby quello di organizzare
feste e ricevimenti.
Convoca Wright per realizzare un’abitazione privata con degli spazi per ricevere ospiti.
La pianta è esageratamente complessa, mirata alla costruzione dei due ambienti per i
ricevimenti.
Al piano terra realizza una grande galleria per il ricevimento che doveva raggruppare tutti
vicino al camino, al piano di sopra realizza uno spazio a doppia altezza solo per le feste.
Per gli interni utilizza tonalità calde date dal mattone grigio dorato affiancato al legno.
Scalda inoltre l’ambiente te studiando appositamente delle vetrate colorate.
Costruisce un vero e proprio centro sociale per l’alto ceto.
In questa abitazione c’è una grande fluidità dei percorsi, un continuo spaziale quasi su tre
livelli, anche le camere si affacciano sullo spazio dei ricevimenti.
Anche qua utilizza l’arco, sia per l’ingresso che per il camino che per alcune finestre,
definendo la loro forma a sommacco.
Anche in pianta, in uno dei due spazi di ricevimenti, è presente un’arco.

La Heurey House è un’altra prairie house, dall’esterno sembra quasi una fortezza, ha un
aspetto molto massiccio con delle colonne tronche ai lati, qua Wright utilizza di nuovo la
forma ad arco ma un pò decentrata per cercare di ovviare a questo effetto di castello
medievale.
Per il prospetto decide di adottare un disegno a bande orizzontali chiare che iniziano ad
anticipare un’altro forte tema nei suoi progetti, non solo quello di progettare cercando di
utilizzare tutto il lotto ma anche quello di sottolineare ulteriormente l’andamento orizzontale.
Per fare ciò, in questo caso, utilizza un mattone piatto alternato a bande in rilievo sempre di
colori caldi, che dall’alto al basso schiarivano la loro tonalità.
Il blocco del camino esce dal tetto, il perno della composizione centrale che fuoriesce a
marcare la propria presenza anche all’esterno.
Qua è molto evidente come spesso, nei suoi progetti, sotto alle falde del tetto il volume
rientri.
L’uso della forma del triangolo per le finestre è finalizzata al traguardare determinate viste.
Gli sporti a 45’ sporgono dalla pianta, semplicemente rettangolare, in corrispondenza della
sala da pranzo e delle camere da letto.
Questo triangolo conferisce il movimento principale della pianta altrimenti molto regolare.

La Robie house viene ricordata come la sintesi di tutte le sue teorie progettuali elaborate
nel corso di questa sua prima fase produttiva, è la sintesi di due temi in particolare, il tema
domestico e quello della agglutinazione dei volumi, volumi che funzionano già da soli e che
vengono assemblati insieme.
Questa casa per alcuni segna la fine del periodo delle prairie houses perché non è una vera
e propria prairie.
È invece rivoluzionaria perché racchiude tutte le teorie progettuali di Wright.
Il vincolo che trova Wright nel progettare questa casa è un lotto molto stretto, decide di
affrontare questa problematica disegnano inizialmente due rettangoli che vengono
assemblati insieme producendo uno slittamento.
Nel volume retrostante posiziona i servizi mentre nell’altro davanti le funzioni abitative.
Trova il modo di estendere l’edificio lungo tutto il lotto, al piano terra ci sono un ingresso con
i servizi, una sala giochi, una sala da biliardo, al piano primo un soggiorno e una sala da
pranzo, verso la strada c’è un nastro continuo di porte-finestre che si aprono su una
balconata esterna e anche in fondo al soggiorno c’è una terrazza.
Nel giardino il committente decide di commissionare al Wright una specie di grande terrazza
di contenimento, che poggiava direttamente sul suolo, per proteggere i suoi figli dalla strada.
All’interno tutti i mobili vengono disegnati da Wright.
C’è un forte andamento orizzontale dei volumi, sottolineato dalle fasce bianche orizzontali
dei parapetti, dal posizionamento del laterizio, il camino fuoriesce ancora una volta dal
volume centrale.
Il motto di Wright è un pò quello di trovare ‘’the inside outside and the outside inside’’, i
volumi che si vedono dall’esterno devono essere gli stessi che si riconoscono poi in pianta.
Non si preoccupa più di tanto delle finiture interne perché lascia addirittura il mattone anche
all’interno.
Qua in particolare da un profondo studio della luce posizionando lucernari e finestre a varie
altezze.

Larkin building e Unity temple vengono ricordati come gli edifici pubblici più importanti di
Wright, da questo momento inizia a rapportarsi con la città, chiama a lavorare con se
Griffiths.
Il Larking building è sempre dei primi anni del ‘900 a Buffalo, è importante perché qua
compie un importantissimo studio della luce, in prospetto è molto chiuso, un volume puro
composto a sua volta da altri volumi puri per sottrazione o addizione, ma che ha un aspetto
molto massiccio, è in laterizio.
Presenta quindi una forte chiusura dall’esterno, eccezione fatta per le aperture a fasce
verticali, perché decide di costruire una grande corte interna illuminata da un grande
lucernario, decide di progettare un pozzo di luce alto 5 piani, vuole rimarcare anche in un
edificio pubblico gli ideali di democrazia e libertà.
Progetta la grande corte, che a piano terra ospitava un luogo di lavoro, che a sua volta è
circondata da grandi pilastri a sezione rettangolare interrotti orizzontalmente dalle bande dei
piani superiori.
Crea degli affacci sulla corte interna con l’intento di creare un’open space, uno spazio
comune di lavoro.
L’open space è un concetto che và di pari passo con l’ideale di libertà democratica
americana.
Posiziona delle scritte su delle bande di terracotta presenti sulla parte alta della corte che
inneggiano al lavoro comune.
Questo edificio è emblematico di questo periodo progettuale di Wright.

Altro edificio importante ed emblematico è lo Unity Temple, commissionatogli dalla chiesa


unitariana, qua Wright opta per una costruzione in cemento armato visto gli scarsi fondi di
cui disponeva il committente.
Cerca di conferire un forte senso di unità, dato anche dal vincolo del materiale, alla forma
del progetto, la stessa unità che doveva esserci fra i fedeli che fruivano dello spazio.
L'utilizzo del cemento armato si traduce nella progettazione di un corpo principale cubico, il
tempio, e di un volume rettangolare più basso adibito agli spazi comuni per la vita dei fedeli.
Nel 1905, durante la progettazione di questo edificio, Wright fa il primo dei suoi viaggi in
Giappone, viaggi che segnano la sua produzione, al quale lui già si ispirava.
In questo progetto utilizza un modulo compositivo ispirato proprio al Giappone, lungo 4 piedi
per lato, ovvero 20 centimetri.
In questo spazio divide quindi le due destinazioni in due volumi, decide di innalzare l’edificio
rispetto al livello del suolo e studia una serie di percorsi che collegano i due volumi, uno
spazio centrale di collegamento e dei percorsi, che si articolano per lo più a pian terreno e
che permettono di accedere alla sala principale del tempio grazie a rampe e scale laterali.
Le scale sugli angoli permettevano di accedere a delle balconate.
È uno spazio particolare che Wright non ripeterà più, sceglie una pianta quadrata centrale,
tratta tutte le superfici, le finiture e l’arredamento e studia una specie di soffitto cassettonato
bucato per illuminare lo spazio centrale.
La sala del tempio viene costruita con 4 pilastri cavi per un’economica distribuzione del
calore.
Economica è anche la scelta della forma cubica, le casseformi costavano molto,scegliere
quindi una forma che permettesse di usare lo stesso stampo per tutti i lati era la scelta
migliore.
All’interno di questo spazio centrale la luce era costante, la notte c’era un impianto di
illuminazione che faceva provenire la luce dalla stessa direzione del lucernario.
Dall’esterno il volume è abbastanza chiuso e presenta solo un motivo di finestre continue
nella parte alta.

Wright prova di nuovo ad avvicinarsi al progetto della città con il Lexington Terrace senza
avere fortuna.
Anche la McCormick house è stata classificata come una casa che risente un pò troppo
degli studi urbanistici di Wright che voleva venire a capo di un metodo progettuale anche per
la città.
Viene accusata di essere frammentaria e di assumere più le sembianze di una città.
Un progetto che rimane solo sulla carta.

PARTE 2

Dal 1888 al 1893 è il periodo della sua formazione.


Dal 1893 al 1909 periodo delle Prairie houses.
Nel 1909/1910 periodo in Germania.
Negli anni ‘20 torna in Wisconsin, suo paese natale.
Dal 1929 al 1934 crisi economica dovuta al crollo della borsa, fonda la scuola di Taliesin.
Gli anni ‘30/‘40 in generale sono gli anni del periodo ‘’ usonia’’.
La fase dal ‘36 al ‘59 si può definire di ritorno ai committenti, fase di grande creatività.

Wright decide di andare come in un esilio volontario, lascia addirittura la prima moglie.
Dopo varie richieste e inviti da direttori di scuole europee a portare i suoi studi e il suo
metodo progettuale, appunto, in Europa, decide di andare a Berlino per pubblicare il suo
lavoro.
Questa pubblicazione avviene su un formato gigante e diventa una delle opere più influenti
per l’architettura europea.
Proprio in virtù di questo viaggio decide di abbandonare la prima famiglia, e nonostante il
divorzio negatogli, scappa con la sua amante, la moglie di uno dei suoi committenti.
Nel frattempo sua madre, riconoscendo il periodo difficile che stava vivendo il figlio, decide
di lasciargli la sua casa, con annesse proprietà.
Wright la ristruttura e la chiama ‘’ casa Taliesin ‘’, non sarà solo una casa studio ma anche
una scuola di architettura.
La casa della madre si trovava su una collina, decide di non costruire lì per non snaturare
l’altura ma alle sue pendici.
Costruisce una vera e propria struttura di volumi agglutinati, molto complessa, fatta di cortili,
fattorie, stalle.
Ripropone questo modello di architettura fatta di volumi a destinazione differente in continua
evoluzione.
Ogni volume, con la relativa funzione, è in sé compiuto e si annette agli altri.
Dalla storiografia questa casa non viene riconosciuta come una Prairie perché non ha lo
stilobate.
Il materiale utilizzato è una pietra calcarea giallo-oro locale, l’intonaco è sempre sui colori
caldi, gli altri materiali sono dei legni, di cipresso e larice.

In questo periodo Wright non è al massimo della sua forma ma prende spunto da questo
momento per fare nuove ricerche architettoniche, continua i propri viaggi in Giappone.
L’ultimo viaggio fatto è nel ‘13, un anno prima dell’incendio a Taliesin.
Questa grande struttura viene incendiata da un servitore, questo incendio uccide due figli di
Wright e la sua amante.
Nel 1914 Wright stava inaugurando i midway gardens, un grande complesso quasi
urbanistico per un club americano, quando rientra a casa e la trova incenerita.
Da questa esperienza decide di far rinascere una seconda Taliesin, Taliesin 2.
Taliesin 2 ripercorre un pò le tappe di Taliesin 1, e quindi ricostruisce la sua country home
che però subisce un altro incendio nel ‘25, questa volta non doloso.
Wright ricostruisce anche Taliesin 3, il progetto che lo accompagnerà fino alla fine della sua
vita.

A portare le teorie architettoniche di Wright in Italia fu Zevi.


In questi anni costruisce 4 importanti ville a Los Angeles e l’Imperial Hotel a Tokyo, è un
periodo di grande rinascita.

Il progetto per i Midway Gardens viene definito come un grande soggiorno esteso in
verticale e orizzontale, comprendeva molto verde, ristoranti, sale per la musica e serre.
È a questo punto che avviene un cambiamento, pensa a una rifondazione del suo metodo
progettuale sulla base di una riflessione e di un parallelismo tra architettura e tessitura.

Con il progetto del Tokyo Imperial hotel, 1913-1921, Wright si risolleva un po’ dalla propria
crisi, non si affida più alla completa libertà in pianta ma rinuncia alla pianta libera, frutto
dell’agglutinazione dei volumi, per cercare qualcosa di nuovo.
C’è un ordine esagerato, simmetrico in pianta e la libertà la riserva per gli interni.
Vuole raggiungere l’opera d’arte totale che doveva riassumere tutte le arti.
Decide di studiare un nuovo sistema costruttivo, anche perché in Giappone c’è il grande
problema dei terremoti, si rivolge ad un ingegnere con cui elabora un nuovo sistema
costruttivo, in parte basato sul binomio architettura-tessitura, con dei mattoni diversi tra loro
che vengono tenuti insieme da Malta e contengono un’armatura.
Questi blocchi di diversi tipi di mattoni vengono in alcuni punti alternati a blocchi di pietra
lavica, molto comune.
Così facendo riesce a raggiungere un’unità spaziale che contiene una diversità, raccontata
dai diversi tipi di materiali, che però rispondo alla grande esigenza di controllo sismico.
Anche in questo progetto utilizza il modulo dei 4 piedi.

È con questo grande progetto e la sua grande varietà di materiali che Wright comincia a
pensare al concetto di architettura-tessitura.

Dopodichè Wright realizza, in California, la Hollyhock house per un’ereditiera petrolifera


grande appassionata di cinema e teatro.
Gli propone di fare un progetto per casa sua con collegate altre residenze per artisti,
appartamenti separati per registi e vuole che la sua stessa casa sia suddivisa in due parti,
un teatro e una sede di posa cinematografica.
La pianta è composta da quadrati e rettangoli che si articolano in molte parti differenti.
È abbastanza chiusa sull'esterno perchè il cuore della casa è una corte interna, questo a
causa della luce prevalentemente abbaiante che si trovava in quella regione climatica
durante l’anno.
Questo progetto è qualcosa di completamente nuovo, forse un’altro caso isolato nella sua
produzione, qualcosa di diverso a se stante.
È proprio per il tema della corte che Wright studia nuovamente le connessioni tra esterno ed
interno, studia anche un sistema molto complesso per le acque.
L’acqua è uno dei temi fondamentali di questo progetto, l’acqua sgorgava da una fontana
all’esterno, il sistema la faceva scorrere ad una vasca sul patio, dal patio formava una
specie di ruscello che fa appositamente scorrere sotto le finestre della sala da pranzo per
poi scomparire sotto terra e ricomparire all’interno della casa nel pressi del camino.
Nel convogliare la vasca attorno al camino c’era l’intento di far convergere tutti e 4 gli
elementi principali : fuoco, acqua, terra ( simboleggiata dalle pietre degli interni ) e aria (
simboleggiata dal grande lucernario presente ).

Wright continua ad elaborare la teoria dello studio dell’architettura unito al tessile.


Lo fa attraverso lo studio di alcuni blocchi, cambia di nuovo il sistema strutturale, ricordando
in parte quello che aveva fatto al Tokyo hotel.
Decide di affinare la tecnica costruendo una serie di case in cui studia il Textile Block
Construction.
Pensa di fare nuovi progetti utilizzando dei blocchi di cemento , sempre tenuto insieme da
Malta cementizia e ferri, riuscendo così non solo a risparmiare ma anche di utilizzare delle
maestranze locali normali, senza bisogno di utilizzare operai specializzati.
Textile perché costruisce una trama sia verticale che orizzontale come se fossero delle fibre
intrecciate di questi blocchi.

La John Storer house funziona proprio così.


Questo tipo di sistema costruttivo gli permette di fare nuove sperimentazioni, ad esempio di
applicare delle decorazioni nei blocchi, di traforarli, di applicargli degli inserti in vetro, o di
utilizzare delle tessiture particolari come nella Freeman House proprio sulle partizioni
murarie.
Il riuscire a costruire dei volumi stereometrici ricorda i giochi froebeliani.
Wright stesso dichiara che questa nuova tecnica costruttiva deriva proprio da questa
influenza pedagogica, oltre che da necessità strutturali, decorative, volumetriche e di nuova
ricerca.

Wright decide ad un certo punto, siamo alla fine degli anni ‘20, di imporsi un altro esilio in cui
costruirà Taliesin West.
Decide di trasferirsi in Arizona perché riceve un incarico da un ricco proprietario che gli
commissiona la costruzione di San Marcos in the Desert che doveva essere una grande
struttura turistica.
La pianta ha subito una notevole evoluzione.
Il riferimento che segue quando va in Arizona è il Saguaro, un cactus caratteristico, e le sue
sezioni.
In pianta ripropone le angolature suggeritegli da questa pianta.

Per sé stesso e per la sua famiglia, in Arizona, fa inizialmente costruire un campo di lavoro,
costruito con delle strutture molto leggere come telai in legno molto spesso coperti anche da
tessuti.
Questo campo si trasformerà in Taliesin West, una Taliesin 4, chiamata anche Taliesin in
the Desert.
Wright qua studia nuovo spazi, utilizza di nuovo la pietra, studia la condizione climatica nella
quale si trova e pensa ad una nuova struttura con delle capriate triangolari, tagliate a gomito
per la facciata principale.
Studia questo grande e nuovo complesso, sempre in continuo divenire, che diventa una sua
casa-studio dove accoglieva anche studenti e altri progettisti.

In questo periodo, ultima parte della progressione di Wright, la grande crisi permette a
Wright di fare ulteriori riflessioni sulla propria opera.
Cambia di nuovo e studia un modello per Broadacre city e per le Usonian houses perché, se
fino a quel momento i suoi committenti erano ricchi e abbienti, ora deve pensare a qualcosa
di diverso.
Deve pensare ad un metodo costruttivo che vada bene alle esigenze di un nuovo tipo di
committenza, la classe media.
In questo periodo di assoluta povertà per gli Stati Uniti pensa ad un piano megastrutturale
come Broadacre city perché pensa ad una costruzione massiva di abitazioni che
ricoprivano una superficie enorme.
Le esigenze del periodo erano di costruire il più alto numero possibile di abitazioni.
Wright pensa a questo piano per poter anche affidare un acro di terra a ogni famiglia, pensa
a dei grattacieli, delle città- grattacielo con addirittura 500 piani.

La megastruttura è una struttura che deve invadere tutta la città studiando dei moduli per
riprodursi all’infinito sia in verticale che in orizzontale.
Si pensa già a grandi megastrutture in cemento armato, prefabbricate, che dovevano
riprodursi grazie a un modulo, in maniera seriale.
Nella megastruttura dovevano essere presenti delle unità minori, prefabbricate, con una vita
inferiore a quella della struttura in generale.

Quello che fa qui Wright è più o meno la stessa cosa ma 30 anni prima del vero e proprio
bum delle megastrutture,i suoi sono modelli utopici ma con cadenza regolare nella storia
dell’architettura di massa.

L’altro progetto che elabora sono le Usonian houses.


Usonian è un termine coniato proprio da Wright, unisce USA e Union.
Dovevano essere delle case isolate per famiglie ma di target un po’ più basso, target inteso
come profilo economico.
Proprio nella Taliesin West accoglie degli studiosi e professionisti che lo aiutano in un
momento di stasi a concepire la Broadacre city e le Usonian houses.

Anche con le Usonian ci sono degli stilemi da tenere a mente:


- vengono costruite direttamente sul terreno, niente stilobate o sopraelevazione;
- Si sviluppano su un piano solo;
- Anche qua niente scantinati o soffitte;
- Il perno della residenza e della vita nella residenza sono gli ambienti frequentati dalla
figura femminile, come la cucina, unita alla sala da pranzo per questioni economiche.
- Compartire piane, per eliminare ogni complicazione nell'articolazione della copertura.

La Jacobs house e la Lewis house sono le più importanti.

Scrive inoltre che completa le Usonian con l’utilizzo di infissi prefabbricati, con la
semplificazione degli impianti di riscaldamento, illuminazione e igienici, con la sostituzione
del garage con una tettoia e due pareti.
L’evento caratterizzante sono le assi di legno che fasciano o corpi edilizi in orizzontale
dando luogo a composizioni astratte di volumi striati aggettanti, memori dello shingle style.

Nella Taliesin West compare il figlio di una ricca famiglia americana, i Kaufmann, che gli
commissiona la ‘’ Fallingwater ‘’.
Un intervento ancora rivoluzionario, che porta in sé tutte le caratteristiche della
progettazione di Wright, ma non è l’unico, questo è un sito finale, le tappe di Wright sono
tante.
Kaufmann House si innesta su una roccia, non viene costruita sul pendio ma proprio sopra
la cascata.
L’elemento principale è quindi l’acqua, possiamo vedere un volume centrale più alto degli
altri su ciò si innestano come delle piastre orizzontali le terrazze che si dispongono su tutti e
tre i livelli della casa.
L’occhio dell’osservatore e dell’abitante della casa viene spinto verso l’esterno, come nelle
Prairie, questo intento è raggiunto apponendo i volumi delle terrazze molto aggettanti tra le
quali vengono comprese le aperture.
Per Wright l’abitante o chi visitava la casa doveva compiere come un atto di sottomissione
sporgendosi dagli aggetti per vedere la cascata.
Per questo motivo non posiziona la casa sul pendio in modo tale che da qualunque punto si
vedesse la cascata.
I tre livelli di terrazze sono collegati da delle scale che finiscono direttamente nell’acqua.
Wright posiziona all’interno della casa uno dei massi della cascata come pietra principale del
camino.
Studia come si assemblano le pietre nel paesaggio circostante e cerca di assemblarle allo
stesso modo all’interno della casa.
In questa casa è stata aggiunta anche una dependance per la quale Wright studia una
rampa circolare per raggiungerla, in questa rampa si concentra uno dei suoi studi
ingegneristici più importanti.
La rampa appoggia solo su un lato con una serie di colonne cave sulle quali c’è una
pensilina d’acciaio, costruisce così una struttura autoportante perfetta.

Uno dei suoi ultimi progetti è il Johnson and Son Inc.


Qui tutto quello che ha studiato per le residenze e per i grattacieli deve essere messo a
sistema.
Studia questo volume molto particolare, lo sistema su una specie di stilobate e gli innesta
sopra un volume rettangolare con gli angoli smussati.
Il tema del l’angolo smussato lo troviamo, ad esempio, anche nella casa sulla cascata in cui
costruisce dei parapetti curvilinei.
Utilizza del vetro pirex che applica in cima ad ogni volume per una questione di
illuminazione.
Per la torre centrale dei laboratori elabora un sistema di piani alternati, circolari e poligonali,
sempre con gli angoli smussati, alternando queste solette di forme diverse.
All’interno decide invece di esprimere di nuovo questa ricerca delle linee sinuose costruendo
queste colonne dendritiche che sollevano e tengono sospeso il soffitto opalescente.
Ritorna il tema dell’opera space in funzione di un lavoro meglio eseguito insieme.

Uno degli ultimi progetti che Wright non vedrà realizzato è il Guggenheim Museum di New
York.
Fino a quel momento i musei venivano concepiti come spazi con una determinata tematica,
ogni museo aveva la sua e spesso la connessione degli spazi tra i musei avveniva tramite
delle aperture assialmente.
Gli viene chiesto di realizzare uno spazio museale completamente nuovo.
Inizia a cercare un lotto consono e ne sceglie uno adiacente a Central Park, il museo ne
occupa un angolo.
Inizia a progettarlo nel ‘43 in cui arriverà già a una soluzione progettuale molto vicina a
quella definitiva, ma continua comunque a progettarlo fino al ‘57.
È molto indeciso se proporre un andamento dei volumi orizzontale o verticale e è indeciso,
ad esempio, sul colore esterno.
Riesce a realizzare uno spazio rivoluzionario per un tipo di arte preciso, pittura non
oggettiva, il museo doveva contenere una collezione d’arte di questo tipo.
La committente vuole che si trovi lo spazio migliore per disporre queste opere.
Lo spazio è rivoluzionario perchè Wright pensa a portare direttamente il visitatore al piano
superiore tramite un ascensore, per poi farlo scendere durante visita lungo la spirale.
Non è un unico spazio continuo ma ci sono come dei detto murari posizionati a una distanza
di 30’ seguendo la circolarità della spirale.
Non sono detto che dividono completamente lo spazio ma sono come dei ballatoi per le
opere.
In questo modo il visitatore è sempre perfettamente cosciente di dove si trova, in che punto
è, cosa ha già visto e cosa no.
Lo spazio unificatore è ovviamente la hall illuminata dall’alto.
Secondo molto in questo progetto si raggiunge il proposito di una continuità spaziale
assoluta, completa.

Leonardo Ricci critica questa architettura, scrive un capitolo, nel suo libro, intitolato ‘’ Addio
ai maestri ‘’, ai maestri tra cui Wright.
Il suo concetto è che l’architettura di Wright nel Guggenheim è assolutamente
autoreferenziale, vedeva nel progetto una grande volontà di lasciare la propria firma in
quest’architettura, in modo tale da renderla inconfondibilmente sua.
Quello che voleva fare invece Ricci era il contrario, ricercare un tipo di architettura alta ma
anonima.
Allo stesso modo criticherà Mei van der rohe.
La loro era un’architettura fatta a firma dell’architetto e non tanto per il fruitore.

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