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“Una casa non deve mai essere su una collina o su qualsiasi altra cosa.

Deve essere della collina, appartenerle, in modo


tale che collina e casa possano vivere insieme, ciascuna delle due più felice per merito dell’altra.”

Con queste poche parole si racchiude gran parte della ideologia e filosofia costruttiva di uno degli architetti più
rilevanti della storia americana, Frank Lloyd Wright.
La sua figura professionale è cresciuta attraverso molteplici esperienze lavorative e formative in studi di architettura e
ingegneria illustri negli Stati Uniti, tra cui si può citare quello di L. Sullivan. Quando poi la sua idea di architettura
diventa predominante, si trova di fronte ad una situazione fino a quel momento non affrontata da nessuno.
Gli Stati Uniti, terra ancora giovane sotto molteplici punti di vista, tra cui anche l’edilizia, necessita di una conoscenza
delle tecnologie e una sapienza nel gestire gli spazi che può solo derivare da uno studio approfondito e poi
contestualizzato di esempi che derivano da altri popoli e paesi. Quindi l’assenza di fabbricati rilevanti e di spessore già
esistenti danno l’impossibilità di stabilire un precedente per la cultura edilizia e architettonica. Wright si trova a dover
dare inizio ad un’idea del costruire e questa sarà poi influenzata in maniera radicale dal contesto ambientale e
topografico in cui prendevano posto le sue opere e dallo studio delle culture europee e asiatiche.
In America del Nord i fabbricati di tipo residenziale avevano l’esigenza di una rapidità di montaggio e spostamento da
un luogo all’altro e si sviluppa perciò la tecnologia del Balloon Frame, caratterizzato da un’ossatura relativamente
leggera ma comunque abbastanza robusta, rivestita in lamelle in legno e resa stabile da un camino centrale in pietra,
l’unico elemento fisso. Al sud, invece, l’influenza coloniale porta a delle case di dimensioni modeste e rialzate rispetto
al terreno con un portico a circondarle, evitando l’irraggiamento diretto degli ambienti interni. Lieve, ma comunque
presente, per le abitazioni, è stata l’influenza dell’architetto Andrea Palladio e dello stile inglese, ad esempio nella
composta e monumentale residenza del presidente Thomas Jefferson a Charlottesville, Virginia.
L’esperienza in Giappone significa per Wright un confronto con una cultura architettonica essenziale. Gli spazi interni
delle case giapponesi sono prive di partizioni importanti e favoriscono il flusso di movimento all’interno gli ambienti e
il pieno fruire degli spazi. Gli esterni invece sono caratterizzati da importanti aggetti delle coperture che saranno per
Frank Lloyd Wright uno dei suoi punti focali.
Infine, si ispira alle costruzioni dei popoli Maya nella penisola messicana. Le massicce mura e torri megalitiche sono
l’emblema della struttura trilitica (due piedritti e un architrave sulla sommità), una tipologia strutturale primordiale e
basilare con cui entrò in contatto già dall’infanzia, componendo strutture fatte di semplici forme elementari quali
erano i giochi del pedagogista Friedrich Fröbel.

Nel 1915 gli viene commissionato, da parte dell’allora in carica governatore del Kansas, Henry Justin Allen, l’abitazione
che avrebbe dovuto ospitare il politico e la sua famiglia. Situato all’interno di un quartiere residenziale, il fabbricato è
di grandi dimensioni, tenendo conto anche delle sistemazioni esterne e della serra in muratura. Con questa
progettazione, Wright esprime in maniera chiara il suo stile e la sua idea di architettura che lo accompagnarono per
gran parte della sua vita professionale.
Ad oggi la Allen Lambe House è a cura della Allen House Foundation. È stata adibita a casa museo sotto
l’amministrazione del Centro delle Arti di Wichita. L’abitazione, il 7 Marzo 1973, è entrata a far parte del Registro
Nazionale dei Luoghi Storici.

La pianta dell’abitazione al piano terra si sviluppa secondo due assi ortogonali coincidenti con i due camini in pietra
che si ritrovano anche al piano superiore. Il focolare domestico, simbolo primordiale della liturgia della casa, assume
così un ruolo fondamentale nella composizione spaziale nonostante le sue importanti dimensioni. Il più piccolo dei
due è al centro della zona pranzo al pianterreno e serve un piccolo boudoir al primo piano; il camino principale
accoglie gli ospiti all’ingresso e serve anche il locale soggiorno posto alle sue spalle. Il soggiorno, molto ampio e
spazioso, è stato definito nell’ala nord dell’abitazione, quella ad un unico piano. Di forma rettangolare allungata, è
coperto da un intradosso cassettonato che definisce un motivo regolare e ritmico a tutto il locale e concluso con un
piccolo bow window, con una panca che lo percorre. Salendo gli scalini dell’ingresso, verso il corpo principale, si arriva
alla sala da pranzo e, mediante passaggi secondari, ai locali di servizio come cucine e stanze per la servitù, accessibili
anche da un’entrata secondaria posta in adiacenza all’autorimessa. Utilizzando le scale di servizio o quelle nella zona
di passaggio tra ingresso e zona pranzo, si accede alle camere del piano superiore. Il grande studio di Henry Allen si
trova nell’ultima stanza ad est ed è il limite di un lungo e suggestivo corridoio finestrato servente le stanze padronali e
degli ospiti.
Wright uniforma la distribuzione degli spazi e dei flussi di movimento scandendo le misure e le dimensioni secondo
una griglia e attraverso la ripetizione di moduli standardizzati per tutta la pianta. Così da una misura relativamente
ridotta si possono stabilire, mediante la sua ripetizione, le dimensioni degli ambienti, delle forniture e la disposizione
di bucature e passaggi. Tutto ciò è propedeutico anche ad un’armonizzazione e ad una comprensione spaziale e
funzionale di tutti gli ambienti, sia come singoli che come elementi di una perfetta “macchina” per l’abitare.
Esternamente l’abitazione è caratterizzata da importanti aggetti della copertura che tende a schiacciarne la percezione
nella sua totalità. Questo espediente per Wright è di fondamentale importanza al fine di rendere la sua opera più
organica e in sintonia con l’ambiente possibile. La prateria quindi integra appieno le strutture; le forti sporgenze e la
predominante orizzontalità vincolano l’opera dell’uomo alla natura e le fa coesistere in armonia. La casa non è nel
contesto, la casa appartiene al suo contesto. Gioca un ruolo cardine anche l’apertura dello spazio abitato verso
l’esterno; il portico d’ingresso e gli spazi esterni coperti così come il grande giardino con piscina mediano la vita
quotidiana dell’interno con l’ambiente circostante.

Materiali
Utilizzo del mattone rosso faccia a vista in gran parte del fabbricato. Definizione degli aggetti e dei piani mediante
fasce di materiale marmoreo bianco. Interni realizzati in legno e con forniture su misura.

Fonti bibliografiche e sitografia

Alofsin A., Frank Lloyd Wright: architetto (1867-1959), in Reed P., Riley T. (a cura di), Milano, Electa, 1994

Brunetti F., Le matrici di una architettura organica. Frank Lloyd Wright, Firenze, Allinea, 1981

Heinz T. A., La vita e le opere di Frank Lloyd Wright, Santarcangelo di Romagna, Idealibri, 2004

Id., The vision of Frank Lloyd Wright, New York, Chartwell Books, 2016

Nute K., Frank Lloyd Wright and Japan. The role of traditional Japanese art and architecture in the work of Frank Lloyd
Wright, London, Routledge, 2000

Storrer W. A., Frank Lloyd Wright: il repertorio, Bologna, Zanichelli, 1997

Archdaily, www.archdaily.com/925974/mapping-frank-lloyd-wrights-creations-throughout-the-united-states (Ultimo


accesso, 10 Gennaio 2020)

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