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IL GIARDINO DELLA VILLA MEDICEA DI BUTI

IL GIARDINO DELLA VILLA MEDICEA DI BUTI


Luca Petrognani

Pianta del castello di Buti 1756. 1. Introduzione La Villa Medicea di Buti propriet di Spigai Biondi Fiorella & Figli ed situata in Via Mariannini 58 a Buti, Pisa. Il fatto che nellaccezione corrente la villa che sovrasta lantico borgo di Buti venga denominata Medicea non , probabilmente, frutto di un equivoco vulgato; neppure, forse, unarbitraria -ma coltaillazione basata su un dato storico effettivo, dato che colui che la volle e labit per primo, Pietro Tonini, rivest, agli inizi del secolo XVII, un ruolo importrante, ma comunque di livello provinciale, nellamministrazione del granducato. Siamo, piuttosto, di fronte a uno dei tipici casi di antonomasia, attraverso i quali limagerie popolare connota luoghi e situazioni diverse con literazione di quella memoria, fatto o consistenza che ne segn in origine il celebre prototipo. Cos in Toscana il poggio ____________________________________________________________________________ 223

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spesso delletrusco (forse per estensione della possibile presenza del tumulo), la rovina antica collegata a Nerone, il castello medievale al Barbarossa (con la consueta indistinzione tra i due pi famosi Federico), la grande villa cinque-seicentesca sempre medicea. Confluiscono in questa identificazione elementi di innesco emotivo e obiettivi parallelismi visivi. La celebrit delle ville medicee, spesso qualificatissime dal punto di vista architettonico, enfatizzata da avvenimenti singolari e da leggende, era avvalorata, anche a livelli di media cultura, dalla notoriet dellimmagine. Dalla prima raffigurazione, consacrate dalle lunette affrescate dallo Utens, era derivata, ovviamente con altri intendimenti e con diverse modalit di rappresentazione e di destinazione, la larga serie di vedute che le traduzioni a stampa avevano reso, nel corso di oltre due secoli, particolarmente note e popolari. Si era cos stabilito un meccanismo di riecheggiamento che interess anche lambito semantico. Liconografia e la definizione in ornato dei prototipi granducali aveva fi nito per rappresentare un canone imprescindibile per quegli interventi edilizi minori e di pertinenza privata che a quei prototipi ambivano riferirsi. Le ville derivate, che si richiamavano nellimpianto e nei partiti architettonici ai grandi modelli, sia pure con semplificazioni, adattamenti e abbassamenti di tono, sembrarono, soprattutto quando si era persa la precisa nozione delle committenze e delle vicende edilizie, perfettamente inseribili nella serie medicea. E medicea fu quindi ogni villa che presentasse qualche corrispondenza, anche limitata ai requisiti visivi, alle carattreistiche abitative, alle concezioni funzionali dei pi famosi esemplari. La vocazione medicea della villa di Buti poggia sulla compresenza di una serie di precise consonanze, storiche, strutturali e figurative che sono state esemplarmente ricostruite e documenatte nei saggi che seguono. Innanzi tutto il riuso di persistenze medievali-castello, monastero, stazione, ospedale favorito gi da Lorenzo il Magnifico (ville di Agnano, Collesalvetti, Spedaletto, Montepaldi), che non si configura soltanto nei termini pragmatici di risparmio e di facilitazione per linsediamento, quanto piuttosto come ripresa di tradizioni abitative sedimentate nei secoli e come riappropriazione della memoria storica del luogo. Non di rado poi, come avviene appunto a Buti, tale scelta coincideva con una situazione paesisticamente qualificata, nella quale il rapporto natura/struttura, spazio creato/spazio costruito era coordinato entro parametri di sensibili rispondenze che tenevano ben conto, anzi si affidavano particolarmente alle emozioni visive e mentali che lambientazione non mancava di suscitare. A tale tradizione si richiamava il configurarsi ancipite della morfologia, che anche a Buti attentamente calcolata su due possibilit di lettura, ben individuate dai due sintagmi, distinti, non separati, della membrificazione. La facciata, con lattenuazione in alzato delle emergenze ed evidenze dei partiti decorativi, interpreta la prescrizione, canonica nei trattati cinquecenteschi, circa limpiego scalato gerarchicamente degli ordini architettonici e simula la presenza del nobile palazzo cittadino. Il retro si apre, come avviene anche in molte ville lucchesi dellepoca, ad una pi familiare funzione di snodo ____________________________________________________________________________ 224

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verso lo spazio circostante -che costituiva nel caso specifico, la ragione fondante della dimensione abitativa- che non solo giardino ma orto e pomario, a significare la presenza concreta di quella risticitas, con la quale il signore in villa amava confrontarsi, mantenendo, beninteso, un rassicurante legame con lufficialit di cariche, ruoli e funzioni. Cos avviene in altre dimore del contado pisano, nellinsediamento mediceo di Coltano, nella villa Niccolini di Camugliano, in quella Capponi a Varramista, in quella riccardi a Treggiaia. A Buti il giardino insiste sulle preesistenze dellantica zona fortificata, riproponendo la consuetudine, diffusa in particolare nelle colline della val dera, di quegli orti castellani che si appropriano di spazi gi destinati a funzionalit militari: fossi ormai colmati, terrapieni coltivati, mura trasformate in argini di contenimento. Persino il gioco delle acque, rese vive da congegni misteriosi, in rapporto simbionte con i marmi scolpiti con raffigurazioni di dotta desuzione classica, che aveva reso famosi i giardini della Petraia, di Castello e di Pratolino, trova qui una sua pi domestica applicazione: alla fontana centrale, simbolo allusivo di quelle celebri e sontuose presenze, si accompagna il tracciato dei canaletti irrigui, che obbedendo alla funzione di sostentamento delle aiuole, ne sottoline e anim un tempo le forme; uso anche questo frequente nelle ville del lungomente pisano. Al richiamo dellet in arcadia ego non sfugge la deocrazione pittorica che agli inizi dellultimo quarto del settecento Pietro Giarr affresc nelle sale interne. In questa sua impresa, concomitante col maggiore impegno per la decorazione della Certosa, l dove si rivelano le capacit anche nellesercizio, pi aulico e arduo, dellillusionismo architetonico e dello sfondato prospettico, il pittore fiorentino inclina quasi esclusivamente al registro bucolico e dimostra una radicale e forse non inconsapevole differenziazione rispetto al suo indiretto emulo ed antagonista, Giovan Battista Tempesti, che pi o meno in quegli stessi anni si appoggiava al quadraturista Mattia Tarocchi per ricoprire con raffinati trompe loeil e con mirabili scenografie popolate di comparse le sale della villa Del Testa del Tignoso a Crespina. Che la scelta del Giarr, voluta dal nuovo proprietario della villa butese, Santi Banti, ben radicato nella tradizione autoctona, sia stata improntata, come del resto era avvenuto e stava avvenendo nella Certosa, ad un preciso orientamento di gusto, non dir antipisano, ma quantomeno autonomo e libero da pregiudiziali localistiche, ben credibile poich Buti, come del resto la vicina Bientina sono terre di confine ed aperte ai contatti culturali con le zone limitrofe, fiorentine e lucchesi, anche per quanto concerne le questioni figurative. Nella villa di Buti le iconografie riprendono soggetti che appassionarono il settecento fino allabuso. Ma il tema delle stagioni, che fu - arcinoto- replicatamente tratto in versi e messo in musica, oltre che infinitamente riprodotto in opere di pittura e di scultura , rimandava pur sempre ad una considerazione sullo scorrere inarrestabile del tempo pi concreta e positiva, e forse meno sconvolgente, perch collegata al mutare e alleterno riproporsi dellaspetto dei campi e dei boschi, pausato e misurato dal ____________________________________________________________________________ 225

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ripetersi dei lavori agresti. Cos il correlato tema della storia damore, connotato in obbedienza alle sensibilerie del tempo, dai tratti di una vicenda contrastata, infelice o impossibile -mi riferisco alle scene con Diana ed Endimione e con Erminia tra i pastori- immesso nel malinconico diletto che scaturisce dallambientazione arcadica, in fondo sdrammatizzante perch posta a confronto con quella natura che muiore e rinasce e incoraggia alla speranza che affonda le sue radici nel mito delleterno ritorno. Argomenti particolarmente adatti al clima cortese un po svagato e salottiero della residenza agreste; tanto che legittimo chiedersi se le due grandi tele di Giuseppe Melani, una di identico soggetto (Erminia tra i pastori), laltra di tema idealmente analogo (Erminia e Tancredi), ora in collezione privata, ma che il Da Morrona ebbe modo di ammirare, agli inizi dellottocento, nelle sale della casa Tonini sul lungarno pisano, non provengano dalla villa Medicea, trasportate in citt dai primi proprietari al momento della cessione, come nostalgica memoria di quel rasserenate soggiorno. 2. Una Villa Medicea del settecento La terra di Buti divisa in due porzioni: quella pi alta dicesi il Castello, la pi bassa chiama ta il Borgo. Da questo luogo, dove si fa notte innanzi sera, non si scuopre altro mondo che il suo vallone: e quello che si vede tutto orrido, tutto bosco, tutte rupi vestite di pini, o di castagni, o di ulivi, se si eccettui langusto suo grembo coperto di vigneti. () lattivit del popolo agricola di Buti ha saputo rendere un tale soggiorno dilettevole, salubre e produttivo. Le migliaia di piante di ulivi che barbicano fra i scogli; la diligente cura con cui si allevano e si riduce in liquore il loro prezioso frutto, hanno reso celebre Buti qual Nizza della Toscana per la squisitezza del suo olj. La descrizione del Repetti conserva intatta ancora oggi la sua pregnanza. Il paesaggio naturale e urbano di Buti ha attraversato infatti secoli di storia e di attivit umane mantenendo intatto, sostanzialmente, il proprio aspetto. Se loperosit dei suoi abitanti e la qualit dei suoi prodotti agricoli hanno reso Buti ben nota oltre i propri confini, la spiccata fisionomia di questo borgo si fonda anche su realt di altra natura, che suscitano un particolare interesse dal punto di vista storico-artistico. E il caso della Villa Medicea, sita, conformemente alla suddivisione territoriale fatta, nella parte alta del paese denominata il Castello. Una sorpresa ancor pi prerziosa ed apprezzabile per il fatto che avviene dincontrarla quasi per caso: ledificio resta infatti pressoch nascosto nelle viuzze e stradine che caratterizzano la sommit del borgo. Questa riservatezza ben si conf allo spirito generale della villa, la quale non si rivela ne si mostra finch non ci troviamo a visitarla e a scoprire la raffinatezza e la mondanit delle sue decorazioni settecentesche, nonch la piacevolezza del giardino terrazzato posto sul retro delledificio. Lo studio della Villa Medicea costituisce un piccolo ma importante contributo alla conoscenza del gusto dellepoca. Non solo, attraverso lesame dei documenti che testimoniano lascesa sociale ed econimica dei suoi proprietari, possiamo cogliere interessanti aspetti relativi alle trasformazioni e

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allevoluzione del tessuto socio-culturale che, unitamente ad un intenso sviluppo econimico, fecero di questo borgo un fiorente centro agricolo e commerciale a partire dalla met del XVII secolo. A questa data Buti, centro gia ricco di uliveti e frantoi ad acqua, registra un ulteriore sviluppo delle ricche coltivazioni di uliveti e di castagneti da frutto. Queste colture, assieme ad altre attivit extragricole, dettero la possibilit agli abitanti di Buti, prevalentemente proprietari contadini, di incrementare i propri redditi, favorendo, di conseguenza, la mobilit sociale. E in questo contesto di mobilit sociale che possiamo inserire lascesa sociale dei proprietari della Villa Medicea. Di essi conosciamo con certezza lavvicendarsi a partire dal 1619, data in cui limmobile risulta appartenere a Vincenzo di Matteo Tonini. Gli estimi seicenteschi, infatti, rivelano in loco la concentrazione di case e numerosi poderi, tra i quali emerge limmobile dei Tonini censito come casa con stalla e grotta e sue appartenenze. Situato, come gi detto, sulla sommit del borgo, ledificio faceva parte dellantico agglomerato urbano dove la famiglia Tonini possedeva un cospicuo patrimonio fondiario, notizia confermata dallAnonimo Butese il quale, a proposito della zona denominata ancora oggi -non a caso- Castel Tonini scrive: si osserva tuttora il recinto di detta fortezza da muraglioni che vi sono, sebbene ridotti quasi in piano a motivo delle coltivazioni fattevi dai signori Cavalieri Tonini, Pisani, antichissima famiglia oriunda di Buti. Grazie alla posizione di preminenza rispetto al resto del borgo, ledificio riuniva in s la duplice funzione di residenza signorile e di controllo dei beni fondiari. Come abbiamo rilevato pi in g enerale, anche nel caso dei Tonini il forte incremento patrimoniale corrispose ad unevoluzione del loro status sociale. Dalle fonti archivistiche risulta infatti che Pietro Tonini Ministro dello Scrittoio di Pisa, attenente a Sua Altezza Serenissima a partire dal 1610 divenne, alcuni anni dopo, Provveditore della Grascia, carica, questa, ben pi prestigiosa nel contesto dellapparato amministrativo granducale. Questi importanti incarichi svolti da Pietro Tonini hanno contribuito -presumibilmente- allerronea denominazione di Medicea per la villa, denominazione affermatasi nella tardizione popolare. Non risulta, infatti, comprovato da alcun documento che limmobile abbia mai fatto parte dei possedimenti medicei. Daltro canto non possiamo dimenticare, n tantomeno sottovalutare, il ruolo fondamentale svolto dai Medici nella promozione e nello sviluppo del contado pisano a partire dal XVI secolo. Gi facoltosi possidenti nellestimo del 1619, i Tonini vengono riconosciuti cittadini pisani nel 1667 e successivamente, nel 1687, Giovanni di Vincenzo consolida il prestigio della famiglia presentando domanda per vestire labito da Cavaliere dellOrdine di S. Stefano e fonda la Commenda dei Tonini il 22 luglio del medesimo anno. Le attestazioni di beni prodotte in occasione di questa domanda testimoniano altre propriet in Buti.

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Al 1754 risale, infine, liscrizione ai Libri doro che costituisce, nella storia dei Tonini, lapice della loro affermazione sociale. A partire dagli ultimi decenni del XVII secolo questi possedimenti vengono ulteriormente ampliati grazie ai beni della famiglia Tonini del Furia di Montepulciano, i quali si aggiungono per via ereditaria al gi cospicuo patromonio della casata. La frammentariet del materiale documentario non ha consentito di ricostruire in dettaglio il passaggio di propriet della villa Medicea; tuttavia, considerando la data della committenza a pietro Giarr da parte di Santi Banti, la transazione avvenne evidentemente nei primi decenni della seconda met del XVII secolo. In questo periodo, quindi, la Villa venne ceduta dai Tonini ai Banti. Questi ultimi, presenti negli estimi sin dal 1619 e ivi inseriti nella classe dei contadini (termine che indicava allora tutti gli abitanti del contado indipendentemente dalla professione svolta), ricoprivano, a partire dalla seconda met del XVII secolo, importanti cariche pubbliche. Contemporaneamente essi raggiunsero una certa agiatezza economica attraverso il potenziamento del proprio patrimonio fondiario, in particolare con lacquisizione di numerosi terreni agricoli. Lincremento del patromonio familiare consent ai Banti di assumere un ruolo di rilievo nel conteso sociale di Buti. Dai documenti darchivio rileviamo infatti che Santi Banti, camarlingo della comunit dal maggio 1759 allaprile 1760, fu successivamente designato priore di Buti. A tal proposito si ricorda che questo incarico veniva assegnato mediante estrazione da apposite borse, nella cui formazione dovevano essere rispettati i diritti onorifici relativi alla nobilt e alla cittadinanza. Affermatosi in ambito locale come facoltoso possidente, Santi Banti intese rafforzare la propria immagine pubblica con lacquisto e il rinnovamento della villa Medicea, fino ad allora appartenuta alla nobile famiglia dei Tonini. Il desiderio di affermazione sociale del Banti ulteriormente comprovato dalla committenza dei lavori di decorazione interna affidata al pittore fiorentino Pietro Giarr, ormai noto decorativist, attivo nella certosa di calci a partire dal 1770 e presente a Buti dal 1774 al 1775. La ristrutturazione architettonica, unitamente alla decorazione degli interni, segnano una totale ridefinizione delledificio. Esso si mantenuto inalterato fino ai nostri giorni, consegnandoci una significativa testimonianza, seppur in scala minore, degli interventi di rinnovamento e abbellimeto tipicamente settecenteschi di cui Pisa e il suo contado offrono non pochi esempi. 3. Larchitettura della villa e del giardino Frutto di una ristrutturazione che nel XVII secolo rinnova la facies dellintero complesso, la villa Medicea contiene le correlazioni architettoniche della tipologia del palazzo cittadino, inserito urbanisticamente e morfologicamente nel contesto urbano, e della villa residenziale signorile impostata sulle teorie e le prescrizioni della trattatistica: villa, cappella, scuderia, cortile interno, giardino con fontana, in una distribuzione liberamente attribuita secondo principi di opportunit percettiva e funzionale. In questo senso ledificio costituisce un esemplere tipologia di residenza, effimero confine ____________________________________________________________________________ 228

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che divide la citt dalla campagna e affonda le sue radici nella storia e nella geogarfia urbana e territoriale. In seguito a questo complesso intreccio tipologico, nella trattazione dellargomento verr proposta lutilizzazione di ambedue i termini, palazzo e villa. Sar illuminante esaminare il duplice aspetto architettonico nella descrizione delledificio in tutte le sue parti, non estranea ad una pi ampia considerazione del rapporto delledificio con il contesto urbano e i suoi avvenimenti storici. In seguito al riordinamento produttivo avviato con successo dai Medici, Buti, piccolo borgo agricolo del contado pisano, si conferma nella met del XVII secolo come un centro dedito alla coltura specializzata da parte dei proprietari contadini. Un forte incremento dei redditi, confermato dallo studio degli estimi, documenta in loco la concentrazione di cospicue coltivazioni dei proprietari terrieri sotto legida dei Medici che possedevano in Buti numerose propriet. I Tonini, ricca famiglia pisana, a partire dai primi decenni del XVII secolo risultano i maggiori proprietari di fabbricati allinterno del borgo. Limportante incarico conferito a Pietro in qualit di Ministro dello Scrittoio di Pisa attenente a S.A.S., conferma il prestigio e la posizione dirigenziale della famiglia nella realt cittadina. Denominata erroneamente dalla tradizione popolare villa Medicea, presumibilmente per lautorevolezza del ruolo conferito a Pietro, la propriet ha origini antichissime. Fabbricato sui resti dellantico fortilizio, ledificio, secondo lAnonimo Butese, risale al XV secolo in luogo detto castel Tonini, quello che negli antichi tempi si diceva propriamente il Castello, e non ha gran tempo che lessi vari strumenti in carta pecoraIn questo castello adunque vi era lantica Rocca o FortilizioDi qual forma e di quale estensione si fosse questo Forte non si pu darne pi certezza veruna, per esservi state fabbricate sopra le sue rovine delle nuove abitazioni Sebbene rappresenti un episodio minore, prodotto di una cultura artistica periferica, la vicenda della villa paradigmatica per alcuni aspetti peculiari nellevoluzione architettonica della villa pisana, interpretabile secondo due linee di lettura: la prima analizza il rapporto tra la citt e la campagna; la seconda, attraverso una ricognizione cronologica, permette la periodizzazione di due distinte fasi tipologiche. In un itinerario che dalla citt si estende al contado, sar possibile cos individuare una griglia di riferimento che, tramite la ricognizione degli estimi, principale fonte documentaria, mette in luce come la tipologia della villa, fino a tutto il XVII secolo, sia scarsamente presente nel territorio e sempre connessa ad una architettura che assomma la duplice funzione di residenza e di controllo della produzione agricola. Indizi di carattere stilistico indicano come questa dualit, di rappresentanza e di controllo, sia facilmente interpretabile dalla lettura dellattuale assetto delledificio. La facciata disegnata dalla sequenza verticale di tre ordini di finestre, inginocchiate e sormontate da un timpano al piano terra, semplicemente definite da una cornice al primo piano e dalle aperture delle ____________________________________________________________________________ 229

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soffitte alla sommit, tutte ornate in pietra serena. Creato dalla ristrutturazione di un precedente disegno cinquecentesco, il prospetto ha un impianto simmetrico sviluppato sullasse del portone ad arco con stemma sulla sommit, introdotto da una piccola scalinata e sormontato da un balconcino. Priva di connotazione auliche, ma impostata su un registro di decoro e sobriet a favore di geometrie essenziali, estranea a complementi esornativi, la villa Medicea si inserisce nel panorama settecentesco di rinnovamento e mutata sensibilit delle forme e dei modelli architettonici. I nuovi equilibri, giocati su registri di dcor riassunti nei principi rinascimentali di ordine e simmetria, sono trattati da architetti settecenteschi quali il veronese Ignazio Pellegrini (1715-1790), artefice nel pisano della trasformazione nella struttura architettonica del palazzo e della villa residenziale. La sua produzione, una rilettura illuminista dellantico, una sintomatica coesione di tendenze venete interpretate secondo il linguaggio manierista fiorentino. La villa pisana scandisce la riorganizzazione del territorio e attraverso una lenta evoluzione culminante nel XVIII secolo finir per divenire parte integrante dei possedimenti territoriali, superando le tradizionali caratteristiche rustiche nel momento in cui alla residenza sar affidato il compito preminente di rappresentare il prestigio economico e sociale del proprietario. Costituisce unappendice architettonica del palazzo butese, la seicentesca chiesa di San Rocco. Un piccolo vano adibito a sagrestia, dietro allaltare, doveva collegare originariamente la cappella al Palazzo. Costruita come cappella gentilizia, Cosimo Tonini vi fond nel 1630, il Benefizio della Madonna della Neve. Conclude il complesso architettonico la scuderia unita alla cappella da un portone.

Facciata principale.

Chiesa di San Rocco.

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1. 2. 3. 4. 5. 6.

Villa Chiesa di San Rocco Scuderia Giardino Orto Sodo con frutti pomario

Salendo dalla via Mariannini, asse portante delloriginario agglomerato castellano, la spinta direzionale determinata dalla fuga prospettica del fronte di San Rocco crea, tramite lallineamento delle finestre della facciata impostate secondo un progetto dichiaratamente classico, un effetto illusorio e unattesa di sontuosit scenografica del Palazzo. Sicuramente studiata e voluta questa operazione di facciata, sembra completamente integrarsi con le settecentesche tendenze stilistiche pisane il cui motivo conduttore gioca sullevidente contrastro tra la sobriet architettonica degli esterni e lartificiosit e teatralit dei decori interni. Nel nostro caso siamo di fronte ad un intervento condotto su una preesistente struttura rinascimentale, concepito con lintento di conferire alla facciata delledificio la dignit di palazzo. ____________________________________________________________________________ 231

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Lobbligato tragitto che dalla porta del castello ascende alla villa Medicea ci conduce a tracciare due traiettorie visive costituite dal rapporto biunivoco delle linee chiesa-strada e scuderia-facciata le quali, dilatando lo spazio, formano una sorta di piazza lambita dalla Villa, la chiesa e la scuderia. Lidea allorigine di questo progetto doveva essere la creazione di uno spazio ordinato il quale, eludendo i limiti fisici dellarea antistante, sottrae ledificio alluniformit architettonica dellimpianto urbano e riconnota il rapporto tra il costruito e il suo spazio introduttivo, riconducendolo ad ununica legge razionale. Non solo, ma potremmo ipotizzare lintento di suggerire una sorta di centro di piccola citt, in cui vengono riassunti i modelli di insediamento gerarchizzato: il palazzo e la chiesa. A partire dalla met del Seicento, il rinnovato interesse per la concezione urbanistica dei piccoli centri comporta una riqualificazione del tessuto architettonico dellinsediamento dove il privilegio viene conferito alla famiglia che domina il luogo; palazzo-villa e borgo si amalgamano influenzandosi da un punto di vista architettonico e culturale. La Villa si articola su tre piani in elevato (piano terra, piano nobile e soffitta) ed una cantina. Larrivo a buti nel 1774 del pittore fiorentino Pietro Giarr sottolinea un importante fase nella trasformazione del Palazzo e un rinnovato atteggiamento da parte del nuovo proprietario, Santi Banti, sensibile al contempo e alle nuove spinte culturali e al desiderio di affermare il proprio status sociale nel contesto cittadino. Strettamente connessa alle decorazioni la ristrutturazione architettonica dellintero complesso adesso elevato al ruolo di villa di delizia; non dovendo pi rispondere solo a funzioni meramente utilitaristiche ma anche ad una positiva e produttiva fruizione dellotium, viene convertito in un ambiente contrassegnato da unorganica distribuzione architettonica resa accogliente da decorazioni pittoriche. La risistemazione settecentesca conferisce alledificio i connotati della residenza signorile; del palazzo, nel prospetto principale, dove leffetto scenografico della salita enfatizza e realizza un artificioso prodotto nella ripartizione del portale dingresso e nella scansione delle finestre; della villa, nel prospetto tergale e nel suo rapportarsi con il giardino. La struttura posteriore delledificio, in posizione dominante il borgo, si sviluppa nella stratificazione di corpi di fabbrica distribuiti su delle superfici terrazzate, scandite dallandamento orografico del terreno digradante verso il rio dei Ceci. Domina la valle il fronte nord, leggermente concavo, connotato da una ricerca di simmetria nella disposizione verticale delle aperture ad arco ribassato delle soffitte, delle finestre e dei terrazzini dei piani sottostanti; nellattuale eterogeneit del paramento sono tuttora visibili tra le pietre medievali e il laterizio di ricostruzione segni di precedenti strutture.

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Vista del giardino. Questa parte della villa poggia sulla superficie del secondo ripiano terrazzato del giardino; un passaggio voltato conicamente permette laccesso ad un piccolo cortile di pertinenza delledificio sul quale si affaccia il prospetto est, dove sono ancora leggibili precedenti configurazioni architettoniche di difficile ricostruzione per la mancanza di piante antecedenti il periodo leopoldino-ferdinandeo. Se il prospetto principale delledificio, qualificato dal carattere austero da palazzo cittadino, dialoga e costituisce un nodo importante del centro urbano, il prospetto posteriore acquista una nuova dimensione nella compenetrazione tra costruito e paesaggio; la forma del giardino, modellata dalla natura collinare del sito, si sviluppa nella sequenza di tre superfici terrazzate. Il prospetto ovest apre al giardino. Allincrocio tra medievale, nella sua struttura cinta da mura in uno spazio quasi cellulare, e rinascimentale, nellimpianto geometrico regolato da ordine e simmetria, il giardino disegnato dalla scansione di otto aiuole rettangolari percorse nel loro perimetro da canaletti per lirrigazione a cielo aperto. Lincontro di due percorsi ortogonali puntualizza un modulo ordinato e simmetrico al cui centro posta una vasca quadrilobata in pietra. Al centro della vasca, in corrispondenza dei quattro punti della crociera dei percorsi, quattro busti di cavallo sorreggono la prima tazza ornata da quattro teste di leoncini; la seconda, pi piccola, sorretta da quattro aquile riporta lo stesso motivo di quella inferiore; conclude questa struttura a candelabro un putto dal quale fuoriesce lacqua che sinnalza per riversarsi nela vasca.

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la fontana rivela nella sua veste cinque-seicentesca una soluzione frutto, presumibilmente, dellassemblaggio di materiale di recupero, un pastiche creato dalla giustapposizione di elementi che richiamano stilemi rinascimentali e barocchi.

Alle acque asseganto un ruolo funzionale ed estetico; organizzate da unordinata distribuzione, costituiscono il tema distintivo, sebbene in versione semplificata, dellarchitettura del giardino, regolandone lordine e la fisionomia. In posizione coassiale rispetto alla fontana, collocata la vasca circolare del primo ripiano terrazzato; sul fondale un grande lavatoio denunzia la destinazione domestica, confermata dalla destinazione della particella orto della planimetria catastale leopoldina del 1823.

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Primo ripiano terrazzato del giardino. Il complesso di propriet di Giovanni, nipote di Santi Banti, rivela, nel frazionamento del terreno, la destinazione degli spazi. Il sistema dei terrazzamenti ordina il terreno in una sequenza di piani sui quali si collocano il giardino e le diverse specie di coltivazioni: lorto e il sodo con frutti che, a quota inferiore, costituisce lingresso posteriore della Villa nellattuale assetto. Nella parte verso valle, il giardino si sviluppa in parti pi libere, evolvendo verso esiti paesaggistici. Questa suddivisione in aree sottolinea i molteplici usi dei tre livelli del giardino, che mantiene comunque le sue potenzialit di dialogo con la Villa tramite una specifica diversificazione degli accessi secondo una gerarchia distributiva tale che la parte rinascimentale comunica con il piano nobile, lorto con il piano terra e il sodo con frutti o pomario con le cantine.

Secondo ripiano terrazzato. ____________________________________________________________________________ 235

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Giardino, orto, pomario, richiamano i toni rustici e natuarlistici espressi localmente nella vicina lucchesia alla fine del XVI secolo da Giovanni Sanminiati nel Trattato di Agricoltura, con ci che sia, fra tutte le delitie della villa, niuna pi diletti che la vaghezza et utilit che si tranno da un ben ordinato giardino di diversi alberi fruttiferi, da un delitioso di tenere et fresche erbette et vaghi fiori compartito, per lallegria che ogni hor sappresenta agli occhi nostri, per la grata vista di tante belle variet di fronde, fiori et frutti, e per la suavit delli odori diversi et per lamenit delle dolci ombre, et gratissima armonia che ogni hor si sente dal suave canto di vaghi augelletti che ogni hor per essi cantando vanno, mi pare cosa ragionevole di dire che un tal delitioso loco si debba ordinare contiguo, o molto vicino, alla casa o palazzo del patrone, accioch possa, stando in quella, goder et ricrearsi dellamenit sua Il giardino classico-rinascimentale, nella sua sequenza di spazi ordinati conclusi, si inserisce nel paesaggio della valle caratterizzato da scoscese pendici d monti, vestite di Pini, o di Castagni, o dUlivi, come un elemento di separazione che frammenta la continuit della natura. Sebben in tono minore, sembra contenere nel suo assetto e nella sua funzione i precetti sulla vita rurale, nella quale il prestigio della vita urbana, negotium, si armonizza con i valori insiti nella vita di campagna, lotium. Ad essi si assommano specifiche analogie indicate dalle prestigiose dimore con le quali i Medici significarono il loro dominio in territorio fiorentino, secondo le prescrizioni della trattatistica. Nel contado pisano le dimore medicee di Arena Metato, Coltano, e quelle delle famiglie fiorentine, quali i Niccolini, i Capponi e i Riccardi, riprodussero fino al XVII secolo i modelli della Dominante, introducendo una diversa modalit nella fruizione della campagna secondo il dcor riassunto nei principi rinascimentali di ordine e simmetria che coordinavano armoniosamente villa e giardino. Nella sua conformazione tipologica il giardino della villa di Buti, riconducibile ad un hortus conclusus, viene convertito e relazionato alledificio come un centro di consolidamento e di modificazione della morfologia del paesaggio e delle colture, e definisce nel suo interno un frazionamento che assomma istanze agronomiche e ornamentali. Nellampio e ricco panorama toscano, il giardino pisano si inserisce nel paesaggio attraverso alcuni aspetti riconducibili a molteplici e diversificate funzioni, dal giardino di villa finalizzato ad una fruizione di delizia stratificato nel contado, al giardino dei Semplici, laboratorio di ricerca botanica e medica in citt, al giardino ideale della Certosa. Dagli esempi pi importanti ai casi minori, come il complesso fin qui analizzato, tuttavia possibile tarcciare itinerari ideali, in movimento tra tipologie e livelli artistici diversi, riscontrando sempre la profonda coerenza di un approccio culturale e di un linguaggio architettonico fusi in un comune sentire allora pienamente operante e che la sensibilit moderna non riuscendo pi a produrre pu solo ammirare.

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4. Rilievo La zona di interesse inserita allinterno del foglio catastale n 19, particelle 444 (area paesaggiastica), 445(area rinascimentale), 446 (edificio), 447 (scuderia) come da allegato. Si sviluppa su una superficie totale di circa 5 ha suddivisa su tre ripiani terrazzati che ricoprono un dislivello di pi di 10 m. E inserita nel contesto cittadino collinare tipico di Buti nella zona del Castello, in posizione sovrastante alla piazza principale e centro di Buti. Sono presenti tre ingressi: uno alla villa, uno al giardino lato ovest (ingresso secondario che porta alle cantine) e uno al giardino lato sud (porta nel giardino principale, quello rinascimentale, comunicante con il piano nobile delledificio). La zona antistante le cantine attualmente utilizzata come parcheggio per le macchine, cos come quel ripiano terrazzato che fa da preludio alla discesa in stile paesaggistico (da cui separato con un basso muretto in pietra ornato con vasi) utilizzato come strada in ghiaia che collega lingresso secondario (ingesso al giardino lato ovest) alla zona antistante alle cantine. I percorsi allinterno del giardino sono tutti in ghiaia, con leccezione del vialino di pietre che taglia lorto longitudinalmente. La disponibilit idrica al giardino data da un sistema di raccolta e convogliamento delle acque piovane e torrenziali. Il clima mediamente circa 1-2C pi rigido rispetto alla media dei paesi circostanti; bench si trovi sulla parte alta di Buti, la villa sufficentemente schermata ai venti grazie allincastellamento. Ad oggi il giardino presenta s la configurazione originaria, ma non si pu fare una distinzione di uso dei tre livelli, in quanto tutti e tre risultano adibiti esclusivamente a giardino, pur con connotati diversi; marcatamente rinascimentali i primi due livelli e di stampo paesaggistico quello pi a valle. La vegetazione presente in gran parte frutto della sostituzione operata via via dalle diverse propriet, soprattutto per quanto riguarda il piano pi alto (quello comunicante con il piano nobile delledificio) che vede tra laltro un massiccio utilizzo di piante in vaso. Tuttavia lo schema, gli arredi e le principali piante che distinguono tale giardino sono di impianto originale (vedi le Camelie che fiancheggiano i muri delledificio in corrispondenza del piano terra). Per quanto riguarda, invece, la porzione paesaggistica a valle c da dire che rimasta intatta, cos come era; si possono, infatti, vedere magnifici Lecci e splendide Magnolie secolari. Arredi, vialetti, cordoli, vasche, fontane sono tali e quali dalla nascita del giardino. E stato inserito un impianto di illuminazione che non intacca la storicit del giardino, infatti esso non presenta lampioni allinterno dello stesso, ma dei semplici fari che posti in punti strategici riescono ad illuminare perfettamente il giardino senza farsi vedere.

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Il livello di manutenzione buono anche perch la villa utilizzata per ricevimenti, servizi fotografici e quantaltro. Entrando nel particolare della vegetazione c da dire che limpianto fisso composto da un numero non molto alto di specie, ciascuna delle quali rappresentata allinterno del giardino da pi individui. Molti di questi individui sono in vaso e momentaneamente adagiati al riparo delle mura delledificio come mostra la planimetria; verranno poi a tempo debito disposti allintreno del giardino a piacimento del proprietario: si tratta di numerosi individui di Citrus limon L., Fatsia japonica L., Camelia sinensis L. e Acuba japonica L.. Dellimpianto originale del giardino fanno sicuramente parte il prato, gli arredi e alcune delle Camelie sinensis L. piantate a terra nelle aiuole dellorto, mentre tutte le altre piante sono frutto di sostituzioni, pur nel massimo rispetto dello schema originale. Oltre che da numerose piante in vaso, il giardino costituito anche da molti esemplari arbustivi quali: Viburnum tinus L., Eleagnus angustifolia L., Buxus sempervirens L., Rhododendron ferrugineum L., Euonymus japonicus L., Rhynchospermum jasminoides L., Abelia grandiflora fluribonda, Buxus sempervirens suffrutticosa, Nerium oleander L., Rhododendron obsutum Planch., Arundinaria japonica L., Photinia x fraseri red robin, Hydrangea macrophylla D.C. e da piccoli alberelli: Ligustrum Japonicum excelsum superbum, Magnolia obovata Thunb., Chamaerops humilis L., Mespilus germanica L., Tamarix gallica L., Prunus avium L.. La specie usata per le siepi il Laurus nobilis L., infatti, ci sono due siepi di Alloro: una nellorto (di altezza superiore ai due metri) e una nel giardino rinascimentale (di altezza intorno ad 1 m). La zona paesaggistica caratterizzata da una folta vegetazione caratterizzata da esemplari secolari di Quercus ilex L. e Magnolia grandiflora L. (vedi foto n 8 e 7) (con altezze che si aggirano intorno ai 15-20 m) in associazione con esemplari di Laurus nobilis L. e Buxus sempervirens L. lasciati crescere liberamente. Per quanto riguarda la parte rinascimentale le specie arboree non sono molte, infatti abbiamo giovani esemplari di Sophora japonica pendula, Melia azrdarach L., Magnolia grandiflora L., Cupressus sempervirens L., Phoenix canariensis Chabaud., le cui ridotte dimensioni non danno una forte impronta al giardino, che , invece, data da esemplari pi datati e quindi di maggiori dimensioni di Juglans regia L., Acer saccharinum L. (due esemplari che, a causa del loro veloce accrescimento, hanno gi raggiunto notevoli dimensioni (pi in altezza che in larghezza) pur non essendo, a mio parere, esemplari molto vecchi), Eucalyptus globulus Labill. (5-6 m di altezza), Malus domestica Borkh. (con chioma, anche se capitozzata, del diametro di 3-4 m), Betulla pendula Roth. (due esemplari, piantati evidentemente nel solito periodo, alti 3-4 m).

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5. Proposta di miglioramento Tenendo ben presente che la figura professionale che pu mettere le mani allinterno di un giardino di questo tipo larchitetto (la nostra figura pu agire, pur con vincoli, solo sulla parte vegetazionale), ci limiteremo a dare qualche consiglio e ci occuperemo soltanto di ci che riguarda la vegetazione. Inoltre, prima, di affrontare un discorso di recupero bisogna andare a capire con che vincoli dovremo operare, e per ci che concerne il volere della committenza e per quanto rigurda laspetto legislativo. Di conseguenza come prima cosa dovremo andare ad individuare allinterno del nostro giardino cosa storico e cosa no. Nel giardino preso in esame presente un antico sistema di irrigazione che convoglia le acque e le diffonde allinterno del prato delle aiuole della parte rinascimentale, che per ad oggi non funzionante, sarebbe perci auspicabile adottare un altro sistema di irrigazione. Lilluminazione, come gi detto, presente. Per quanto riguarda la parte architettonica non ci sono interventi da fare in quanto ci che era degradato gi stato recuperato. Gli arredi sono in un buono stato. Sono presenti tre ingressi: uno alla villa, uno al giardino lato ovest (ingresso secondario che porta alle cantine) e uno al giardino lato sud (porta nel giardino principale, quello rinascimentale, comunicante con il piano nobile delledificio). Per quanto riguarda la vegetazione c da dire che gia stato fatto un recupero in periodo susseguente alle due guerre, periodo durante il quale la manutenzione era stata abbandonata; il marito (oggi defunto) dellattuale proprietaria si era trovato di fronte un incomprensibile macchia vegetazionale che ha provveduto a ripulire facendo ritornare alla luce lo schema originale: e se per la configurazione architettonica non stato un problema, far riemergere tutte le piante presenti originariamente lo stato; tuttavia riuscito a portare alla luce gran parte del materiale originario ed ha poi provveduto ad integrare le eventuali mancanze. Da questo punto di vista sarebbe bello poter affrontare un adeguata ricerca (larchivio della villa andato completamente bruciato) per vedere se possibile riuscire a risalire alloriginaria vegetazione presente nel giardino e provare a ricrearla e mantenerla nel tempo (questa , forse, unutopia, proprio per la scarsit di documenti presenti). Un aspetto fondamentale di cui occuparci la messa in sicurezza. Dal punto di vista fitosanitario diventa importante occuparci soprattutto della parte paesaggistica a valle, e per la presenza di alberi monumetali e per la presenza di una strada, bench secondaria e scarsamente utilizzata, al di sotto della stessa.

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Andrei, quindi, a fare un analisi di stabilit degli esemplari secolari che si ritrovano ipoteticamente a poter cadere sulla stessa, anche se, ad una prima analisi visiva, non danno segni di patologie e, cosa ancor pi importante, sono impiantati magistralmente su pseudo terrazzamenti e sono cersciuti in totale stabilt. Non vi sono piante manifestanti patologie o problemi di stabilit nemmeno nel resto del giardino, perci non farei nessuna sostituzione; lunica cosa che farei sarebbe quella di ridurre il massiccio uso di piante in vaso che vengono frequentemente spostate in maniera da dare una configurazione pi stabile e duratura nel tempo al giardino, anche se comprendo benissimo le esigenze commerciali che, tra laltro, forniscono unimportante fonte di sostentamento per il giardino stesso. Si potrebbe, infine, improntare un adeguato progarmma di manutenzione, al fine di rendere pi agevole la stessa e allo stesso tempo di assicurare una splendida forma al giardino per tutto lanno e possibilmente per tutti gli anni.

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BIBLIOGAFIA - Un itinerario per le ville pisane, Giusti M.A., Rosario G. -Pisa 1986- Memorie di Buti, Valdiserra E. -Pisa 1976- Palazzi Ville e scene Medicee in Pisa e dintorni, Niccolai A. -Pisa 1914- Ricordi Tradizioni e Leggende dei Monti Pisani, Pelosini N.F. -Pisa 1890- I giardini del lungo monte pisano, tesi di laurea, Universit degli Studi di Pisa a.a. 1988-1989 -Pucci A.- Buti nel settecento -La villa Medicea-, Banca di Credito Cooperativo di Bientina - http://www.villamedicea.it/

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