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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Unità 2 Posizioni e movimenti mandibolari

Contenuti Abilità
Punti craniometrici, linee, assi e piani di riferimento Saper descrivere le varie posizioni della mandibola
Posizione di riposo Saper descrivere i limiti del movimento mandibolare
Relazione centrica Saper spiegare la differenza tra occlusione abituale e
Occlusione abituale occlusione in relazione centrica
Occlusione in relazione centrica Saper indicare i vari movimenti della mandibola a
Posizione di massima protrusione partire dalla posizione di riposo
Posizione di massima retrusione Saper disegnare e spiegare il poligono di Posselt
Posizione di massima apertura Saper disegnare e spiegare l’arco gotico
Escursioni limite in lateralità
Poligono di Posselt
Arco gotico
Solido di Posselt

Riferimenti

linea mediana possono essere

come linee almeno 2 punti almeno 3 piani


per esempio definiscono definiscono

sui quali possono indicano sono


assi
avviene essere

riferimenti craniometrici
rotazione

come
piano frontale piano sagittale orizzontale

asse verticale asse sagittale asse orizzontale fatto coincidere con


se visto da dietro si
definisce
il più importante è
piano posteriore piano occlusale

asse cerniera

indica

relazione centrica

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Unità 2 Posizioni e movimenti mandibolari

Elementi di riferimento

Il sistema stomatognatico è un sistema dinamico, che per svolgere le


proprie funzioni ha bisogno di muoversi eseguendo movimenti anche
piuttosto complessi.

Per esempio, il movimento della masticazione non consiste soltanto in apertura


e chiusura delle arcate dentarie, ma coinvolge una serie di elementi anatomici
diversi (denti, muscoli, vasi, nervi, ossa ecc.) che interagiscono tra loro ge-
nerando movimenti complessi composti da apertura, chiusura, movimenti
laterali, protrusione, retrusione, movimenti misti ecc.
Per rispettare queste dinamiche, è necessario partire da alcune posizioni
mandibolari che sono considerate anche come punti di riferimento per
regolare e utilizzare correttamente la maggior parte degli articolatori, gli
strumenti che in laboratorio sono destinati a simulare i vari rapporti arti-
colari tra i denti delle due arcate antagoniste.
Tutte le altre posizioni, intermedie tra quelle di riferimento, possono La masticazione non consiste soltanto
anche essere analizzate sul singolo paziente, ma il loro esame è piuttosto nell’apertura e chiusura della bocca, ma
complesso e si serve di strumenti e attrezzature specifici in genere utiliz- si compone di movimenti molto com-
zati solo per studi particolari, a livello diagnostico, o realizzati per fini plessi.
statistici e didattici.

Nelle descrizioni che seguono, è importante considerare sempre


che il movimento mandibolare ha fondamentalmente tre punti di
rapporto con le strutture fisse del cranio: i due condili, che realiz-
zano ognuno un’articolazione (articolazione temporo-mandibolare
– ATM) con le cavità glenoidi delle due ossa temporali destra e si-
nistra, e i denti dell’arcata dentaria inferiore, che realizzano con i
denti dell’arcata dentaria superiore vari (e diversi) tipi di contatti
in occlusione.

Ogni posizione di riferimento mandibolare deve sempre essere analizzata te-


nendo in considerazione i rapporti che si verificano tra questi tre elementi di
interfaccia tra mandibola e cranio.
Non a caso, per la simulazione dei vari movimenti, anche in tutti i vari
tipi di articolatori è imprescindibile la presenza di condili artificiali e modelli
in occlusione.
Per poter analizzare meglio i vari movimenti, è inoltre indispensabile poter-
si basare su alcuni punti, piani, e assi di riferimento condivisi, la conoscenza
dei quali diventa quindi indispensabile per definire i vari movimenti nello
spazio.
In gnatologia, questi elementi di riferimento generali sono costituiti
dai punti craniometrici, dagli assi di riferimento e dai piani di riferi-
mento.

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Punti di riferimento craniometrici

Geometricamente, un punto è un ente privo di dimensioni e che, di


conseguenza, non possiede né forma, né materia. Il punto indica una
posizione nello spazio che può essere individuata dall’intersezione di
due linee.

I principali punti di riferimento craniometrici vengono utilizzati in am-


bito dentale soprattutto nelle fasi di studio dei trattamenti ortodontici e nelle
pianificazioni di interventi riabilitativi e chirurgici. In molte di queste terapie,
vengono comunemente utilizzate delle teleradiografie (cefalometrie) sulle
quali si tracciano poi punti e linee di riferimento, misurando anche alcuni
angoli che si formano tra essi.

Dalla teleradiografia in proiezione laterale, utilizzando il computer o un semplice foglio di acetato si può realizzare un tracciato cefalo-
metrico ottenendo preziose indicazioni sulle terapie ortodontiche e riabilitative.

Le cefalometrie sono radiografie sulle quali sono eseguiti studi, a volte ese-
guiti con l’aiuto del computer, che permettono di analizzare con precisione i
rapporti craniali dei pazienti e definire i trattamenti terapeutici sulla base di
dati affidabili. Conoscere il tracciato cefalometrico è importante soprattutto
per coloro che in laboratorio realizzano apparecchi ortodontici.
La radiografia si ottiene per esposizione ai raggi X con il paziente in pro-
iezione laterale con le arcate in massima intercuspidazione. Per convenzione,
il profilo del paziente è orientato verso destra.

Punti craniometrici I punti craniometrici sono piuttosto numerosi e non è possibile in questa
sede approfondirli tutti: ci limiteremo quindi a descrivere solo quelli che – per
importanza o perché necessari alla comprensione di alcuni concetti – risultano
i più importanti in ambito gnatologico e cefalometrico.

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GL Glabella. Prominenza cutanea riferita alla glabella ossea


(lo spazio che divide gli occhi e la fronte dal naso).
N Nasion. Punto di mezzo della sutura naso-frontale.
O Sottorbitario. Punto più declive del profilo orbitario,
inteso come punto sommatorio del profilo destro e sinistro dei
processi zigomatici.
ANS Spina nasale anteriore. Punto più avanzato del profilo
del mascellare superiore.
LS Punto labiale superiore. Corrisponde al margine GL
vermiglio del labbro superiore.
N
LI Punto labiale inferiore. Corrisponde al margine vermiglio
del labbro inferiore.
B Punto sopramentale. Punto più arretrato sul piano P
frontale della concavità a livello della sinfisi mentoniera.
O
PgO Pogonion osseo. Punto più sporgente della sinfisi
mandibolare.
ANS
ME Menton. Punto più rientrante sul piano orizzontale
del bordo inferiore della mandibola a livello della sinfisi
mentoniera. PC
LS
Gn Gnathion. Punto che si ottiene per costruzione tra
LI CM
l’incontro del margine anteriore della sinfisi mentoniera con la
Go
bisettrice dell’angolo formato da due rette, una passante per B
i punti N-PgO, l’altra passante per il punto ME e tangente il
margine inferiore dell’angolo mandibolare. PgO
Go Gonion. Altro punto che si ottiene per costruzione: Gn
ME
è l’incontro del margine postero-inferiore dell’angolo
mandibolare con la bisettrice dell’angolo formato da due
rette, una passante per il PC e il punto più arretrato del
margine posteriore della branca montante mandibolare, l’altra
passante dal punto ME e il punto più basso del margine
inferiore del corpo mandibolare.

PC Punto condilare. Punto di incontro del margine


posteriore della branca montante mandibolare con la
superiore esterna della “parte basale” dell’osso occipitale.
ST ST
N P Porion. Punto più alto del margine superiore del condotto
auditivo esterno dell’osso temporale.
CM Contatto intermolare. Punto di mezzo, in senso
ZG ZG verticale, del rapporto occlusale tra i primi molari permanenti.
O O
ST Stephanion. intersezione tra la sutura coronale e la linea
temporale inferiore;
ANS
ZG Zygonion. Massima sporgenza dell’arcata zigomatica.

PgO PgO

Go

Lettura e-book
PDF Realizzazione di un tracciato cefalometrico

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Linee e assi di riferimento

Geometricamente, una linea è un ente con una sola dimensione: ha


quindi una lunghezza, ma non ha spessore, cioè non ha una larghezza.
Potrebbe essere definita come un punto in movimento e può essere
Linee, piani e assi
di diverso tipo (chiusa, aperta, curva, retta ecc.).

Unendo tra loro alcuni punti craniali di riferimento, è possibile definire delle
linee (unendo almeno due punti) o dei piani (unendone almeno tre) cui
fare riferimento per definire posizione, inclinazione e rapporti reciproci delle
diverse componenti del sistema stomatognatico.
Inoltre, se si deve descrivere il movimento di rotazione di un corpo, lo si
considera sempre attorno ad una linea che ne rappresenta l’asse.
Il moto dell’Uomo è un compromesso tra fisica ed anatomia, in quanto
non considera i movimenti che l’anatomia non permette. Il corpo va infat-
ti inteso come un sistema con forze interne (muscolari) e forze esterne
che dipendono dall’ambiente con il quale il sistema stesso si confronta (per
esempio, la gravità, l’elettromagnetismo ecc.).
Queste forze rappresentano, nel caso specifico della mandibola, la dina-
mica dei movimenti mandibolari, che sono movimenti combinati di ro-
tazione e traslazione (movimenti roto-traslatori):
Rotazione e traslazione • rotazione: movimento nel quale vengono descritte traiettorie circolari at-
torno ad un punto o ad un asse.
• traslazione: movimento nel quale i punti del corpo subiscono spostamenti
uguali per intensità, direzione e verso.
In generale, riguardo al movimento mandibolare, vengono considerati tre assi,
l’asse verticale, l’asse sagittale e l’asse orizzontale.

Assi di rotazione
Asse sagittale
mandibolare.
Asse orizzontale

Asse verticale

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Asse cerniera terminale (ACT)


Il movimento della mandibola, durante la prima fase dell’apertura della boc- Asse cerniera (ACT)
ca, viene definito da molti Autori come un movimento rotatorio attorno ad
un asse orizzontale virtuale particolare, l’asse cerniera terminale, che passa
per il centro di rotazione dei due condili quando essi si trovano nella po-
sizione più retrusa, craniale e mediale nelle fosse glenoidi. Questa posizione,
tuttavia, non considera che i condili in realtà “fluttuano” nelle proprie capsule
articolari, per cui l’asse cerniera terminale non è una posizione ripetibile con
precisione, sempre uguale. Dobbiamo quindi considerarlo come una linea
immaginaria che congiunge i centri di rotazione dei due condili all’interno
di un certo spazio di tolleranza.
In pratica, così come nel tiro al bersaglio si considera una freccia comunque
nel centro quando cade all’interno di una certa area del tondo centrale del ber-
saglio, anche l’asse cerniera terminale viene considerato valido entro un certo
limite delle posizioni che può assumere in fase di rotazione della mandibola.

Primo tempo del movimento di apertura (rotazione dei condili attorno all’asse cerniera).

Piani di riferimento

Geometricamente, un piano è un ente a due dimensioni che corrispon-


de ad una superficie non incurvata, liscia, priva di spessore e illimitata. È
Piani
definito da almeno tre punti e per tre punti può passare un solo piano.

Se due piani, intersecandosi tra loro, formano degli angoli retti si dice che sono
ortogonali (o perpendicolari).

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Piani di riferimento I principali piani di riferimento anatomici utilizzati in gnatologia sono proprio
tre piani ortogonali tra loro: il piano sagittale, il piano frontale e il piano
orizzontale.

I tre piani di riferimento: frontale,


sagittale, orizzontale.

Il piano sagittale divide il corpo nelle due metˆ destra e sinistra e viene ideal-
mente fatto passare per il punto interincisivo.
Per convenzione, il piano orizzontale viene fatto idealmente coincidere
con i denti in occlusione e assume il nome di piano occlusale. In realtˆ,
questa superficie non • un piano, ma una superficie che come vedremo ha
un andamento sinuoso: tuttavia, a livello teorico, si ipotizza un piano di
riferimento che permetta di vedere tutte le superfici occlusali dei denti, sia
inferiori che superiori.
Il piano frontale pu˜ essere definito anche come piano posteriore se
il punto di vista dellÕosservatore, invece che essere posto frontalmente, viene
spostato posteriormente dietro alla testa del paziente.

Riferimenti specifici
Per propria natura, il lavoro protesico si svolge su riproduzioni pi• o meno
accurate della realtˆ: i modelli sono la riproduzione delle arcate del paziente,
lÕarticolatore tenta di riprodurre i rapporti tra le sue arcate e i suoi vari mo-
vimenti mandibolari ecc.
Di conseguenza, diventa irrinunciabile disporre di una riproduzione del-
la realtˆ che non sia approssimativa, ma si basi su elementi di riferimento
abbastanza precisi. Una volta definiti i punti craniometrici, le linee, gli assi

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Unità 2 Posizioni e movimenti mandibolari

e i piani di riferimento generali e anatomici, si dovranno quindi trasporre


sull’articolatore i parametri che ne permetteranno la corretta regolazione, al
fine di ottenere una riproduzione abbastanza fedele della situazione anato-
mica del paziente e delle sue dinamiche (i movimenti, la situazione artico-
lare ecc.). Alcuni di questi riferimenti assumono nella ricostruzione protesica
un’importanza particolare, per cui è opportuno ricordarli brevemente, ana-
lizzandoli separatamente sui tre piani di riferimento principali.

Riferimenti specifici sul piano sagittale


Sul piano sagittale possiamo distinguere i riferimenti seguenti.
• Piano di Francoforte. È il piano ideale che passa per il bordo superiore Piano di Francoforte
del condotto uditivo esterno e per il punto sottorbitale. Negli articola-
tori, in genere, a questo piano viene fatta corrispondere la branca verticale
dello strumento. Questo piano risulta il punto di partenza per moltissime
analisi craniometriche.
• Piano di Camper. È il piano ideale che passa per il centro del condotto Piano di Camper
uditivo esterno (nella pratica operativa, tuttavia, si utilizza come riferi-
mento il trago) e per la spina nasale anteriore. Convenzionalmente, al
piano di Camper viene riconosciuto il parallelismo con il piano occlusale,
dal quale dista mediamente 33-34 mm.
• Piano occlusale … che non è un piano! Infatti, viene considerato come Piano occlusale
piano occlusale l’insieme delle superfici masticatorie dei denti antagonisti,
che sono disposte su una superficie incurvata inferiormente. La sua corretta
individuazione è uno dei problemi principali della riabilitazione gnatologica
e ne parleremo quindi molto approfonditamente più avanti nel testo.

Principali riferimenti sul piano sagittale.

Angolo di eminenza

Tragitto condilare

Piano di Francoforte

- mm
Piano di Camper

Piano occlusale

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Tragitto condilare • Tragitto condilare. È una linea che rappresenta il percorso compiuto dal
condilo durante lo spostamento in avanti della mandibola nel movimento
di protrusione. Questo percorso è condizionato dall’inclinazione antero-
posteriore del tubercolo articolare e dalla conformazione della cavitˆ
glenoide.
Angolo di eminenza • Angolo di eminenza. È l’angolo formato dal piano di Francoforte e dal
tragitto condilare. La sua ampiezza è compresa tra 15° e 60°, con un
valore medio attorno a 33°. Questo angolo risulta molto importante nella
regolazione degli articolatori.

Riferimenti specifici sul piano orizzontale


Sul piano orizzontale, possiamo individuare alcuni riferimenti molto impor-
tanti per le dinamiche mandibolari.
Triangolo di Bonwill • Il triangolo di Bonwill è un triangolo equilatero, con lato circa di 10-11
cm, che si ottiene unendo la distanza intercondilare e le linee immagi-
narie che da ogni condilo si portano al punto di contatto interincisivo
inferiore, ovvero il punto di contatto tra i due centrali inferiori. Negli arti-
colatori a valori medi, questo triangolo definisce sia la distanza tra i condili
artificiali sia la posizione della spina incisiva.

Triangolo di Bonwill e
corrispondenza con
la costruzione degli
articolatori a valori
medi.

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Unità 2 Posizioni e movimenti mandibolari

• L’angolo di Bennett è l’angolo formato dall’inclinazione laterale della gui- Angolo di Bennett
da condilare e dal piano sagittale. Ha un valore compreso tra 0° e 30°,
con un valore medio attorno a 15°. Questo angolo risulta molto importante
nella regolazione dei condili artificiali degli articolatori.

Angolo di Bennett.

Angolo di
Bennett Inclinazione laterale
guida condilare

Movimento condilo
orbitante

Condilo ruotante Linea mediana Condilo orbitante

Riferimenti specifici sul piano frontale


Sul piano frontale, si possono distinguere alcuni importanti riferimenti.
• La linea mediana suddivide idealmente il corpo nelle due metà destra e Linea mediana
sinistra. Passa idealmente per il punto interincisivo superiore (il punto di
contatto tra i due incisivi centrali superiori). Nel caso dei pazienti edentuli,
viene invece considerato come punto di riferimento il centro della papilla
incisiva.

Soggetto dentulo con segnata la linea mediana, Modello edentulo con segnata la linea mediana
passante per il punto interincisivo. passante per il centro della papilla incisiva.

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Linea bipupillare • La linea bipupillare passa per il centro delle due pupille. Viene teoricamen-
te considerata parallela al piano occlusale.
• La distanza bizigomatica viene misurata tra le protuberanze degli zigomi.
In protesi mobile serve per definire la misura della larghezza del centrale
superiore.

Linea mediana
Se analizziamo il mascellare superiore
sul piano frontale, il punto in cui si
incontrano le due ossa mascellari •
definito linea mediana.
Perpendicolarmente al piano sagittale,
troviamo la linea bipupillare, che
passa per il centro delle due pupille
e che generalmente viene utilizzata,
assieme ad altri riferimenti, per
Linea bipubillare
identificare il piano occlusale nei
pazienti edentuli.
Tra i due zigomi, troviamo invece la
distanza bizigomatica, ovvero la
massima larghezza del viso, che risulta
utile per individuare larghezza e forma Distanza bizigomatica
del centrale superiore nelle protesi
mobili.

Oltre a questi riferimenti ne esistono anche molti altri, che vengono utilizzati
nella realizzazione delle protesi e nell’analisi cefalometrica.
Data la loro specificità, si preferisce tuttavia rimandare il lettore agli spe-
cifici testi di analisi cefalometrica e ad parti di questo testo nelle quali se ne
tratterà l’applicazione pratica.

Posizioni mandibolari
Posizioni mandibolari
Tra le infinite posizioni mandibolari, quelle cui generalmente si fa riferi-
mento in ambito protesico sono: posizione di riposo, relazione centrica,
massima intercuspidazione (o intercuspidazione abituale), lateralità
destra e sinistra, massima protrusione, massima retrusione, apertura
(primo e secondo tempo).

Questi punti definiscono i limiti del movimento mandibolare.

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Unità 2 Posizioni e movimenti mandibolari

Occlusione in relazione centrica

Relazione centrica insieme costituiscono Occlusione abituale

si ha arriva a

posizione più confortevole alto

con condili in
movimento verso

Massima retrusione fino a indietro movimento verso Posizione di riposo movimento verso avanti

movimento movimento verso prima

laterale basso denti testa a testa

verso fino a poi

Massima apertura Massima protrusione


destra sinistra

raggiunta con
definito

due movimenti
Lateralità

il primo è un il secondo è un

movimento di rotazione movimento di traslazione

Posizione di riposo

È la posizione mandibolare di equilibrio tra i vari muscoli che sorreg- Posizione di riposo
gono e fanno muovere la mandibola.

In questa posizione, i muscoli elevatori si trovano in una condizione di debole


contrazione, che permette loro di opporsi alla forza di gravità che tenderebbe

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

a far Òcadere in bassoÓ la mandibola. Questo stato di leggera contrazione non


forzata • determinato da specifici recettori neuromuscolari che, grazie ad
un arco riflesso, mantengono il giusto grado di equilibrio tra le contrazioni
dei vari muscoli coinvolti.

In posizione di riposo (detta anche stato di equilibrio) i denti antagoni-


sti non sono in contatto tra loro e tra i denti delle due arcate si deter-
mina uno spazio di circa 2-3 mm.

I condili mandibolari, in posizione di riposo, si trovano spostati leggermente


in basso rispetto alla cavitˆ glenoide, trattenuti dai legamenti.
é molto probabile che se state leggendo queste righe in condizione di ri-
lassamento neuromuscolare, in questo momento la vostra mandibola si
Posizione di riposo. trovi in posizione di riposo.

I condili sono
leggermente spostati in
basso rispetto alle cavità
glenoidi.
Tra i denti si determina
uno spazio libero di circa
2-3 mm.

Relazione centrica
Relazione centrica La relazione centrica è la posizione mandibolare in relazione alla ca-
vità glenoide (e di conseguenza in relazione al mascellare superiore)
teoricamente migliore per il paziente dal punto di vista articolare e
neuromuscolare.

Si dibatte da sempre su come definire questa posizione mandibolare rispetto al


mascellare, e le opinioni dei vari Autori sono molto discordanti. Teoricamente,
in visione sagittale, il condilo in relazione centrica dovrebbe essere equi-

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Unità 2 Posizioni e movimenti mandibolari

distante in verticale dalla fossa glenoide e in direzione antero-posteriore


dall’eminenza articolare, con il menisco che forma un angolo di 45° tra
la cavità glenoide e l’eminenza.
In visione frontale, la stessa distanza della verticalità e della anteropo-
steriorità la si dovrebbe trovare in lateralità.

Distanza verticale dalla fossa Menisco articolare


glenoide (verticalità condilare) Cavità glenoide
uguale alla distanza orizzontale
del condilo dall’eminenza
articolare (anteroposteriorità).
Condilo Condilo
Il menisco forma un angolo
di 45° tra cavità glenoide ed
eminenza articolare.
In visione frontale il condilo
mantiene la stessa distanza
dall’osso mediale, sia a destra
che a sinistra.

Eminenza articolare

Relazione centrica.
La relazione centrica condilare, normalmente, non coincide con la mas-
sima intercuspidazione, se non in rarissimi casi.

Asse cerniera terminale movimento di


e relazione centrica Asse cerniera terminale sola rotazione

Nel primo tempo del movimento


di apertura della bocca (circa 19-20
mm circa), la mandibola compie una
semplice rotazione attorno all’asse
cerniera terminale, mentre nel se-
condo tempo a questo movimento
rotatorio si aggiunge anche una tra-
slazione in avanti e in basso.
Poiché in asse cerniera i condili
si trovano anche in relazione cen-
trica, la rotazione del condilo viene Mettendo le dita davanti alle orecchie, nella posizione indicata dalla foto, è possibile sentire
direttamente la differenza tra il primo e il secondo tempo del movimento di apertura della
sfruttata per trovare la posizione di bocca: nel primo tempo, il movimento rilevato dai polpastrelli è molto lieve e si avverte la
relazione centrica e per riportarla in sola rotazione del condilo; proseguendo nell’apertura della bocca, si avverte chiaramente,
articolatore. oltre alla rotazione, anche uno spostamento in avanti e in basso dei condili.

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Occlusione in massima intercuspidazione


La chiusura della bocca in massima intercuspidazione si definisce anche
occlusione abituale o miocentrica, in quanto guidata dai muscoli.
Nella maggioranza dei casi l’occlusione abituale non coincide con la rela-
zione centrica condilare, in quanto la mandibola, per compensare la stazione
Glossario eretta, si trova costretta ad adattarsi a tutte le variazioni della postura dovute
Algica che provoca dolore. ai vari traumi che la vita ha riservato al soggetto e che ne hanno influenzato
Antalgica che provoca meno dolore la storia: per esempio, a partire dal trauma della nascita, si viene continua-
possibile, la meno spiacevole per il pa-
ziente. mente sottoposti a fattori determinanti come l’ambiente in cui si vive, le
eventuali estrazioni precoci, la masticazione monolaterale adottata per molto
tempo, eventuali fratture, protesi e trattamenti ortodontici incongrui ecc.
Occlusione abituale A seguito di ognuno di questi episodi, la mandibola deve adattarsi, spo-
stando i condili in modo da garantire all’organismo la posizione più antal-
gica possibile e modificando lentamente anche i contatti occlusali tra i denti,
per adattarli gradualmente alla nuova funzione.

I vari traumi e i problemi posturali


subiti dal soggetto provocano Patologia ascendente
minime e spesso invisibili alterazioni
posturali, cui la mandibola deve
adattarsi, con conseguenti traumi o
problemi che vanno ad interessare il
sistema stomatognatico (patologia
ascendente).
La stessa cosa può avvenire anche
in senso opposto: traumi o problemi
del sistema stomatognatico possono
generare problemi a danno di
altri apparati o sistemi (patologia
discendente). Patologia discendente

Mandibola causativa o compensativa?


Prima di procedere a qualsiasi in- be dipendere da trattamenti chirur-
tervento riabilitativo, è necessario gici ortodontici o protesici incongrui,
sapere se la mandibola (e la sua mentre una mandibola compensa-
occlusione) è causativa oppure tiva potrebbe invece dipendere da
compensativa nelle problematiche traumi pregressi, come colpi di frusta,
algiche del paziente: una mandibo- cadute sull’osso sacro, cicatrici, frat-
la causativa, per esempio, potreb- ture, distorsioni, problemi visivi ecc.

Occlusione in relazione centrica

Quando l’occlusione abituale si verifica con i condili in relazione centri-


ca, si ha l’occlusione in relazione centrica.

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Unità 2 Posizioni e movimenti mandibolari

In questo caso, il massimo numero di contatti si verifica in una condizione Occlusione in relazione
articolare nella quale i condili si trovano nella posizione che garantisce il mi- centrica
gliore equilibrio neuromuscolare allÕarticolazione temporo-mandibolare e
allÕintero sistema stomatognatico.
Di conseguenza, questo stato rappresenta la situazione migliore possibile
per il paziente e costituisce quindi il primo obiettivo della riabilitazione
gnatologica.

Protesi e occlusione in relazione centrica


Tra le varie protesi, possiamo definire come protesi sostitutive quelle che Protesi sostitutive
interessano uno o pi• elementi protesici e come protesi riabilitative quelle e riabilitative
che prevedono necessariamente la ricostruzione in toto delle due arcate dentali:
poichŽ solo nel secondo caso si ha la possibilitˆ di ricostruire completamente
i rapporti occlusali, la protesi riabilitativa andrebbe sempre realizzata rico-
struendo la massima intercuspidazione con i condili in relazione centrica.
Questo • praticamente impossibile nelle protesi sostitutive (salvo rarissimi
casi), in quanto la protesi deve adattarsi agli altri rapporti articolari esistenti
tra arcata superiore e arcata inferiore, che come si • giˆ sottolineato non si
realizzano quasi mai con i condili in relazione centrica. Occlusione in relazione centrica.

Nelle protesi riabilitative i


condili sono in posizione di
relazione centrica, cioè nella
posizione che rappresenta
il migliore equilibrio
neuromuscolare per il
sistema stomatognatico.
Trai i denti si verifica il
maggior numero di contatti
possibile tra gli antagonisti,
cioè si ha la massima
intercuspidazione.

Ricapitolando:

• Protesi sostitutiva: occlusione in massima intercuspidazione.


• Protesi riabilitativa: occlusione in massima intercuspidazione con con-
dili in relazione centrica.

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Occlusione in massima intercuspidazione

Lato destro Vista frontale Lato sinistro

Relazione centrica

Lato destro Vista frontale Lato sinistro

Il confronto tra l’occlusione in massima intercuspidazione dei modelli del paziente e la registrazione della relazione centrica evidenzia
quanto le due posizioni risultino differenti. Per la riabilitazione protesica si dovrà quindi utilizzare la posizione registrata nelle foto in
basso.

Occlusione

si considerano

posizione dei condili occlusione dei denti

in con il

posizione più confortevole massimo numero di


per il paziente è la Relazione centrica altra posizione contatti tra i denti

si ha
si ricerca nei casi di
si ha

Occlusione Occlusione in massima


in relazione centrica intercuspidazione

si verifica in si verifica in

riabilitazioni complete rari casi in natura moltissimi casi in natura protesi di sostituzione

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Unità 2 Posizioni e movimenti mandibolari

Limiti del movimento mandibolare


Le due articolazioni temporo-mandibolari interessano entrambe il corpo unico
mandibolare, per cui devono operare simultaneamente. Tuttavia, lavorando in
modo differente l’una dall’altra, determinano movimenti che godono di un
grado di variabilità elevatissimo, ma che sono comunque limitati dai vincoli
anatomici e funzionali imposti dalla loro stessa anatomia: la loro analisi vie-
ne quindi generalmente circoscritta alle escursioni limite della mandibola, Escursioni limite
sebbene non vada mai dimenticato che, all’interno di questi limiti, il movi-
mento può assumere direzioni e avere caratteristiche notevolmente complesse.

I limiti di movimento generalmente considerati sono:


• apertura e chiusura (abbassamento e innalzamento mandibolare);
• protrusione e retrusione, ovvero lo spostamento massimo della mandibola
in avanti e quello massimo all’indietro;
• lateralità destra e sinistra, cioè l’escursione limite del movimento mandi-
bolare verso l’esterno, a destra e a sinistra.

Bocca chiusa in visione frontale. Bocca aperta (massima apertura) in visio- Massima protrusione in visione sagittale.
ne sagittale.

Massima retrusione in visione sagittale. Movimento di lateralità destra (la mandi- Movimento di lateralità sinistra (la mandi-
bola si sposta verso destra). bola si sposta verso sinistra).

Oltre a questi movimenti (i limiti dell’escursione mandibolare) esistono altre


posizioni intermedie, che definiscono i tracciati del movimento, cioè i vari
percorsi compiuti tra un punto e l’altro.
Inoltre, nello studio dei movimenti mandibolari, vengono spesso conside-
rate anche le direzioni lungo le quali avviene il movimento e, infine, il tipo
di movimento cui la mandibola è sottoposta (traslazione, rotazione ecc.).

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Poligono di Posselt
Poligono di Posselt Se osserviamo il movimento mandibolare sul piano sagittale, i limiti del suo
movimento rientrano in un disegno poligonale la cui definizione si deve a U.
Posselt, uno studioso scandinavo che per primo (nel 1952) ha ipotizzato di
tracciare, sul piano sagittale, un particolare poligono che descriva i movimenti
del punto interincisivo inferiore fino ai punti limite definiti dall’anatomia
dell’ATM e dai vincoli imposti dai legamenti.

M – Massima intercuspidazione Max intercuspidation


one ((M
(Max intercuspidation).
).
Dalla relazione centrica (C) alla massima intercuspidazione
(M) il tragitto è in genere di circa 0,5 mm e si compone di
un lieve movimento in avanti e in alto.
C – Relazione centrica (Centric). È la posizione più confortevole
per la mandibola. I condili, da questo punto al punto R,
compiono un movimento di sola rotazione intorno all’asse
cerniera.
S – Posizione dell’asse cerniera condilare.

O – Limite della massima apertura (max.


jaw-Opening). Limite del secondo tempo del
movimento di apertura: dal punto R al punto
O il condilo subisce un movimento di rotazione
e di traslazione in avanti che a livello condilare
rappresenta il tracciato S-T. Da questo punto
si distinguono due percorsi distinti, il primo dei
quali porta alla protrusione mandibolare (P),
mentre l’altro riporta la mandibola in posizione
di riposo (X). Considerando il poligono di
S Posselt come la figura che descrive i limiti del
movimento mandibolare, si deve considerare
T come facente parte del poligono il percorso
P O-P. Il percorso O-X-M ha invece una funzione
X descrittiva della fisiologia dell’articolazione e
permette di collocare correttamente nello spazio
la posizione di riposo.
O X – Posizione di riposo.
T – Limite della traslazione in corrispondenza
dell’eminenza articolare.

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Unitˆ 2 Posizioni e movimenti mandibolari

I limiti del poligono sono definiti, in senso antiorario, dai punti limite re-
lazione centrica, limite del movimento rotatorio di apertura, posizione di
massima apertura, massima protrusione, massima intercuspidazione
(e si torna infine alla posizione di relazione centrica).
Tra la massima apertura e la massima intercuspidazione Posselt identifica
anche un tracciato che passa dalla posizione di riposo (punto X).

R – Limite del primo tempo


empo del movimento di
apertura, caratterizzato
o da sola rotazione del R
condilo (max. Rotation).). È il limite della rotazione
in asse cerniera, quindii con rotazione pura dei
condili.

Online
Poligono di Posselt

P – Massima protrusione (Protrusion). n). Il T


percorso dal punto P al punto M (massimasima P
intercuspidazione) segue inizialmente e un
tracciato curvilineo fino al contatto con i denti
anteriori superiori.
riori.

Da P, superata la posizione di “testa a testa”,


il tracciato è condizionato dalla morfologia dei
denti anteriori (faccia vestibolare degli incisivi
inferiori e faccia palatale degli incisivi superiori) e
diventa quindi sinuoso fino al punto M (massima
intercuspidazione).

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Arco gotico

Arco gotico Se si osserva il movimento mandibolare sul piano orizzontale, i limiti


del suo movimento possono essere definiti da una figura poligonale
simile ad un rombo, definita arco gotico.

A partire dalla posizione di centrica (punto C del diagramma di Posselt), la


mandibola può infatti spostarsi lateralmente (verso destra e verso sinistra) e
verso avanti: il movimento laterale non è però un movimento laterale puro,
ma comporta anche una traslazione in avanti, poiché i muscoli pterigoidei e
la conformazione anatomica delle articolazioni vincolano l’osso mandibolare
e comportano il suo spostamento secondo una linea leggermente incurvata che
prosegue fino allo spostamento laterale massimo possibile.

Il lato verso il quale si sposta la mandibola è detto lato lavorante, quel-


lo opposto è invece definito lato bilanciante.

Dalla posizione laterale, la mandibola può spostarsi in avanti seguendo


un’altra linea leggermente curva, che le fa raggiungere il punto di massima
protrusione, cioè il punto P del diagramma di Posselt. Se consideriamo l’in-
sieme di questi movimenti sia sul lato destro che su quello sinistro, otteniamo

C Lat. dx
C

Muscoli Contrazione
pterigoidei esterni pterigoideo sx

Movimento mandibolare verso il lato di destra: ipotizzando di tracciare sul


piano orizzontale il movimento del punto interincisivo inferiore dalla posizione
di centrica (C) fino alla massima lateralità (punto oltre il quale i limiti anatomici
impediscono il movimento mandibolare), il percorso del movimento segue
una linea curva leggermente convessa. Si ricorda che questo movimento è
principalmente dovuto alla contrazione del muscolo pterigoideo esterno del lato
opposto, in questo caso il sinistro.

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Unitˆ 2 Posizioni e movimenti mandibolari

una figura chiusa, con quattro vertici e quattro linee incurvate, che costituisce
appunto lÕarco gotico.

Solido di Posselt
Solido di Posselt
I movimenti sul piano orizzontale delimitati dallÕarco
gotico non sono uguali in tutte le situazioni descritte
dal poligono di Posselt: • facile constatare Ð anche con
una semplice prova su se stessi Ð che pi• la bocca •
aperta e pi• i movimenti laterali e protrusivi risulta-
no limitati, fino a divenire addirittura impossibili nella
condizione di massima apertura (punto O del poli-
gono di Posselt).
Questo significa che lÕarco gotico tende a rimpic-
ciolirsi con lÕapertura della bocca, fino a scomparire
nella condizione di massima apertura: unendo quindi
il poligono di Posselt e lÕarco gotico e considerando
assente lÕarco gotico nel punto O, otteniamo una fi-
gura solida definita solido di Posselt, che racchiude
al proprio interno tutte le possibilitˆ di movimento
mandibolare. Solido di Posselt.

P P Arco gotico P
Lat. dx Lat. sx Lat. dx Lat. sx Lat. dx
C
C
C

Contrazione Contrazione
pterigoidei sx e dx pterigoideo dx

Dalla posizione di massima lateralità Se il movimento prosegue dalla massima protrusione (P) verso la massima lateralità
destra, grazie alla contrazione sinistra e poi alla centrica di partenza (attraverso il rilascio della contrazione prima
del muscolo pterigoideo del lato dello pterigoideo esterno di sinistra, poi di quello di destra), la mandibola traccia la
destro, la mandibola può spostarsi figura dell’arco gotico, la cui area racchiude tutte le sue possibilità di movimento sul
lateralmente e in avanti fino a piano orizzontale.
raggiungere la posizione di massima
protrusione (punto P del diagramma
di Posselt).

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Unità 2 Posizioni e movimenti mandibolari

TEST DI AUTOVERIFICA

1. Quanti punti servono per definire una linea? E per definire un piano?
2. Quali sono i principali punti craniometrici? Definiscine almeno quattro spiegando dove si trovano.
3. Per dove si fa passare la linea mediana?
4. Qual è l’asse attorno al quale avviene la rotazione della mandibola nel primo tempo del movimento
di apertura?
5. Quali sono i tre piani di riferimento in odontotecnica? Qual è il loro rapporto geometrico
reciproco?
6. Qual è lo spazio libero funzionale in posizione di riposo?
7. Descrivi la posizione dei condili in relazione centrica.
8. Spiega la diferenza tra occlusione in massima intercuspidazione e occlusione in relazione centrica.
9. Quale tipo di protesi può essere realizzata con le arcate in relazione centrica? Spiega perché.
10. Quali sono i punti individuati da Posselt per definire il suo poligono?
11. Su quale piano è considerato l’arco gotico? Che cosa indicano i suoi vertici?
12. Spiega come si ottiene il solido di Posselt.
13. Definisci correttamente i punti di riferimento craniometrici indicati in figura, quindi prova ad
eseguire un tracciato cefalometrico utilizzando le indicazioni e i materiali disponibili online..

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