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Unità 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

Unità 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

Contenuti Abilità
Importanza dei denti anteriori nella disclusione Sapere descrivere l’importanza della disclusione a
Allineamento dei denti livello funzionale
Curve di compenso (Spee – Wilson) Saper indicare il rapporto tra allineamento dei denti e
Angolo di eminenza disclusione
Angolo di Bennett Saper descrivere le curve di compenso di Spee e
Bennett immediato (Immediate Side Shift) e Wilson, indicandone le caratteristiche
progressivo Sapere che cosa sono gli angoli di eminenza e di
Fattori determinanti orizzontali: distanza intercondilare, Bennett
distanza dal centro di rotazione, angolo di Bennett Saper distinguere Bennett immediato e progressivo
Fattori determinanti verticali: distanza intercondilare, Sapere indicare quali sono i principali fattori
angolo di eminenza, angolo di Bennett, curve di determinanti verticali e orizzontali che influiscono
compenso, overjet e overbite sulla morfologia occlusale

L’occlusione prevede un contatto sicuro, stabile e simultaneo dei denti


antagonisti posteriori, che contattano tra loro con i rispettivi tavolati
occlusali. Tuttavia, nei vari movimenti mandibolari, è indispensabile
che i denti possano discludere non appena si passa dall’occlusione ad
un’altra posizione mandibolare.

In una bocca funzionalmente sana, per ottenere questo risultato, i sei denti
anteriori superiori (da canino a canino) partecipano alla dinamica mandibo-
lare facendo da guida per i sei denti inferiori antagonisti (da canino a canino) Glossario
nei movimenti di protrusiva e lateralità destra e sinistra. In base alla disposi- Schema motorio sequenza automatica
zione dei denti anteriori superiori e inferiori, i muscoli deputati alla dinamica di azioni del sistema muscolare che ser-
ve ad evitare problemi funzionali.
mandibolare organizzano uno schema motorio (engramma) che permette al
sistema di svolgere al meglio i movimenti masticatori e parafunzionali.

Disclusione

La disclusione è il principale strumento di difesa dai traumi e dall’usura Disclusione


del sistema stomatognatico. Grazie alla disclusione i denti e le arti-
colazioni possono sopportare senza stress eccessivi le forze cui sono
sottoposti, per cui nella realizzazione delle protesi è indispensabile
garantire sempre ai dispositivi un’immediata disclusione.

Il meccanismo della disclusione è abbastanza semplice:


• in fase di occlusione i denti posteriori e i canini antagonisti sono stabil-
mente in contatto tra loro e, grazie alle loro caratteristiche assiali e morfo-

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

influisce su

fattori morfologici dentali

tra i quali

direzione dei solchi profondità delle fosse altezza delle cuspidi

influenzate da

fattori determinanti

possono essere influiscono su

influiscon su orizzontali verticali

sono sono

distanza dal centro distanza intercondilare angolo di Bennett angolo di eminenza overjet e overbite
di rotazione

logiche, possono sopportare la pressione esercitata dai potenti muscoli ele-


vatori (massetere e temporale innanzitutto), scaricando sull’osso sottostante
(mascellare e mandibola) i carichi verticali. In questa fase la presenza di
un adeguato numero di contatti e il tripodismo garantiscono che i denti
posteriori non si possano muovere né lateralmente (grazie alla presenza
dei punti A B C), né in senso antero-posteriore (grazie agli stop antero-
posteriori rappresentati dal contatto tra i versanti distali dei denti superiori
e i versanti mesiali dei denti inferiori). Questi due fattori impediscono che i
denti posteriori possano essere soggetti a forze orizzontali, alle quali non
sarebbero in grado di opporsi in modo adeguato. Contemporaneamente, gli
incisivi antagonisti non sono in contatto reciproco, poiché tra loro si ha un
minimo spazio (circa 200 μm) che li salvaguarda dagli stress verticali.
• Non appena la mandibola si muove lateralmente, in avanti, o in una
qualunque direzione che combini tra loro lo spostamento anteriore (pro-

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Unitˆ 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

Disclusione avviene

nei movimenti

di

protrusiva lateralità

dipende da del lato

lavorante bilanciante

protezione anteriore tipo di occlusione allineamento ATM

parallelismo del piano


occlusale al tragitto condilare

trusione) e quello laterale (lateralità), i denti anteriori antagonisti entrano


immediatamente in contatto tra loro e iniziano a scivolare gli uni sugli altri,
originando l’immediata perdita di contatto dei denti posteriori, che – ap-
punto – discludono, cioè perdono l’occlusione.

Centrica

Lateralità dx
Lateralità sx

Nella lateralità il contatto dei


canini antagonisti del lato di lavoro
dovrebbe assicurare la disclusione In protrusione il contatto degli incisivi
dei denti posteriori. antagonisti dovrebbe assicurare la
disclusione dei denti posteriori.

Disclusione nei movimenti di


protrusione e lateralità a partire Protrusiva
dalla centrica.

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Questo meccanismo di protezione dipende da molti fattori, tutti concorrenti a


garantirne il funzionamento: è molto importante che nella realizzazione dei
dispositivi protesici essi vengano sempre tutti rispettati, poiché i danni derivanti
da un dispositivo protesico inadeguato (incongruo o non conforme, nella
terminologia oggi prevalente) potrebbero causare seri problemi non solo alla
protesi o al suo antagonista, ma anche a tutti gli altri denti, alle articolazioni
temporo-mandibolari, fino ad arrivare all’insorgenza di patologie che interes-
sano non solo il sistema stomatognatico, ma persino altri apparati.

Importanza dei denti anteriori


Denti anteriori Si è già evidenziato che i denti anteriori presentano una struttura morfologica
che li caratterizza per garantire la protezione del sistema:
• hanno radici lunghe che sopportano meglio le forze orizzontali;
• le loro creste marginali permettono la riduzione degli attriti durante il
contatto nei vari movimenti protrusivi e laterali;
• la loro concavità palatale segue il movimento descritto dai condili durante
i movimenti.

Oltre a questo, altre caratteristiche fisiche partecipano a migliorare il mecca-


nismo protettivo:
• Posizione nell’arcata. I denti anteriori sono i più lontani dall’azione dei
muscoli elevatori: si trovano quindi in situazione vantaggiosa dal punto di
vista fisico, poiché se consideriamo la mandibola come una leva di terzo
tipo (con fulcro nell’ATM, potenza in corrispondenza dei muscoli elevatori e
resistenza in corrispondenza dei denti) una maggiore distanza dalla potenza
applicata permette di compensare la forza dei muscoli con una resistenza
minore dei denti. Non a caso, per cibi molto duri viene spontaneo mordere
con il lato della bocca, per esercitare la pressione quanto più vicino possibile
ai muscoli che esercitano la pressione.

Mordendo una matita con i denti anteriori e poi con quelli posteriori è facile sperimentare la differenza di forza
applicata dai denti posteriori, più vicini ai muscoli, rispetto agli anteriori (più lontani). Il morso è notevolmente
più profondo quanto più è vicino alla zona dell’azione muscolare.

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Unità 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

• Inclinazione. L’inclinazione dei denti anteriori antagonisti è opposta: que-


sto agevola la resistenza alle forze orizzontali, perché porta intorno ai 40°
l’angolo di scorrimento delle superfici vestibolari dei denti anteriori in-
feriori sulla superficie palatale dei denti anteriori superiori: in pratica, il
piano inclinato dei superiori deve rispettare l’inclinazione dell’angolo di
eminenza (la loro differenza non dovrebbe superare i 4°).

Il piano di
scorrimento delle
superfici a contatto
dei denti anteriori
forma con l’asse dei
denti un angolo che
si aggira intorno ai
40°.

40°

Non a caso, quando


dobbiamo vincere una
resistenza, molto spesso
ci viene spontaneo
disporci a 40° rispetto
alla resistenza stessa.

• Allineamento. I denti anteriori non si trovano tutti alla stessa altezza: le


due caratteristiche immediatamente visibili sono che gli incisivi laterali su-
periori sono in posizione più “rialzata” rispetto agli incisivi laterali superiori
(minus) e che il canino inferiore “sporge” dalla linea incisale formata dai
quattro incisivi inferiori (plus). Il minus dei laterali superiori e il plus dei
canini inferiori sono due caratteristiche legate tra loro e necessarie per age-
volare la disclusione in protrusiva operata dai centrali superiori.

Sotto al minus dei laterali superiori, durante


il movimento di protrusiva, possono passare
i plus dei canini inferiori.

Il minus dei laterali superiori


permette il passaggio del
plus della cuspide dei canini
inferiori durante il movimento di
protrusiva.

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Allineamento dei denti posteriori


Nella disclusione è importante che i denti posteriori perdano immediatamente
il contatto con i propri antagonisti, cioè che si crei dello “spazio” tra i denti
superiori e inferiori.
Allineamento Questa distanza tra gli antagonisti è dovuta principalmente all’allinea-
mento delle cuspidi e dei solchi dei denti posteriori, secondo una disposi-
zione nelle tre dimensioni che può essere analizzata sui tre piani di riferi-
mento: sagittale, frontale, orizzontale.

Posizione centrica

Spazio di disclusione uniforme

Protrusione

Sul piano sagittale, durante il movimento di protrusiva, si pu˜ osservare lÕimmediata perdita di contatto dei denti posteriori antagonisti, che
creano spazi uniformi di disclusione.

Piano sagittale - Curva di Spee


Sul piano sagittale, la concavità palatale degli incisivi centrali superiori e
il tragitto condilare compiuto dal condilo durante il movimento di protru-
siva dovrebbero essere in armonia tra loro, e compatibili con l’inclinazione
assiale mesio-distale dei denti posteriori, che si trovano disposti nell’arcata
in modo tale da far formare alle loro cuspidi una linea curva, la curva di von
Spee (o, più comunemente, curva di Spee), dal nome dello studioso che per
primo la ha studiata (Ferdinand Graf von Spee, 1855-1937).

Curva di Spee La curva di Spee è diversa da individuo ad individuo; generalmente,


comunque, la si identifica con un arco di circonferenza avente centro
sulla crista galli dell’osso etmoide. Questo riferimento geometrico ha
tuttavia un valore soltanto indicativo, poiché le variabili individuali
e diversi fattori morfologici influiscono notevolmente sulla curvatura
individuale.

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Unità 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

La curva di Spee, per convenzione,


viene considerata un arco di
una circonferenza con centro in
corrispondenza della crista galli
dell’osso etmoide.

Posizione della crista galli

circonferenza

curva di Spee

La curva di Spee, a livello protesico riabilitativo, è generalmente realizzata in


modo da ottenere spazi di disclusione uniformi sui due lati destro e sinistro,
eventualmente agendo sulla morfologia e sulla posizione dei denti anteriori per
aumentare o diminuire la guida anteriore, cioè per aumentare o diminuire la
disclusione dei denti posteriori durante i vari movimenti.
In realtà questo non sempre è corretto, in quanto si possono avere casi in
cui la differenza morfologica tra le emiarcate antagoniste di destra e sinistra
è particolarmente marcata e necessita di curvature diverse: per fare un esem-
pio, in caso di notevoli asimmetrie del viso (tutti ne abbiamo, chi più chi
meno) il paziente generalmente predilige una delle emiarcate e la utilizza
molto più dell’altra; non è raro in questi casi che da quel lato la curva di
Spee risulti più accentuata e poiché generalmente si preferisce masticare
dal lato in cui lo spazio disclusivo è minore, a questa maggiore curvatura
corrisponda anche uno spazio di disclusione minore.

Modelli in protrusiva. Si noti la


differenza della curva di Spee tra i due
lati destro e sinistro: nel lato sinistro la
curva è più accentuata e lo spazio di
disclusione è minore.

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Per fare un altro esempio, se un’emimandibola è più corta dell’altra, è molto


probabile che anche in questo caso da quel lato si avrà una curva di Spee più
accentuata, poiché i denti, per “starci tutti” in uno spazio minore, hanno dovu-
to disporsi più ad arco, su una linea più curva (la curva di Spee, appunto).
In sostanza, la forte variabilità di morfologie e funzionalità diverse impo-
ne di osservare e rispettare le variabili individuali, mantenendo comunque
il principio che l’entità della curva deve comunque garantire la disclu-
sione, sia in protrusiva sia in lateralità.
La curva di Spee ha anche una notevole importanza dal punto di vista
fisico, in quanto la disposizione a curva fa sì che gli assi dei denti si trovino
in una posizione più assiale rispetto alla potente forza esercitata dai
muscoli massetere e – in misura minore – temporale.
Nella funzione, il movimento a cerniera che ha come fulcro il condilo
e come potenza i muscoli elevatori consiste infatti in una rotazione della
mandibola, per cui le forze cui sono sottoposti i denti risultano esercitate
lungo archi di chiusura che vanno dalla mandibola al mascellare.
Inclinazione dei denti Rispetto a questi archi, grazie alla curva di Spee la disposizione dei tavo-
lati occlusali dei denti risulta sempre perpendicolare, indipendentemente
dallo spessore del cibo interposto tra i denti, per cui lo scarico delle forze
avviene lungo gli assi dei denti posteriori antagonisti in modo più vantag-
gioso per il sistema.

Modello superiore che


evidenzia la curva di Spee sui
due lati (destro e sinistro).

curva di Spee

archi di chiusura
movimento di chiusura

La curva di Spee fa in modo che i tavolati occlusali dei denti


antagonisti si trovino in posizione pi• vantaggiosa rispetto agli
archi di chiusura dei denti.

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Unità 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

Inclinazioni mesio-distali dei denti posteriori delle due arcate

Denti superiori Denti inferiori

14-24 -9° 34-44 -6°


15-25 -5° 35-45 -9°

16-26 -14° 36-46 -10°


17-27 -10° 37-47 -14°

Piano frontale - Curva di Wilson


Se osserviamo i denti sul piano frontale, possiamo notare che anche in questa
visione si notano inclinazioni dei loro assi che risultano notevolmente diver-
se tra loro. A livello dei denti posteriori, l’inclinazione linguo-vestibolare
risulta opposta a seconda dell’arcata: i denti posteriori superiori proiettano il
loro tavolato occlusale all’esterno, quelli inferiori all’interno.
Se con una linea curva uniamo le sommità cuspidali degli stessi denti po-
steriori – destri e sinistri – della stessa arcata, otteniamo la curva di Wilson, Curva di Wilson
che aumenta progressivamente via via che si procede posteriormente.

Curva di Wilson. assi dentali superiori


L’inclinazione in senso linguo-vestibolare
dei denti posteriori origina la curva di
Wilson, facendo in modo che i denti
superiori “allarghino” l’arcata, mentre
quelli inferiori la “restringono”.

assi dentali inferiori

assi dentali superiori

L’inclinazione linguo-vestibolare dei denti


posteriori aumenta progressivamente
via via che si procede in senso distale.
Paradossalmente, si potrebbe affermare che
la curva di Wilson raggiunge la sua massima
assi dentali inferiori convessità in corrispondenza del condilo.

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Modelli superiore e
inferiore che evidenziano
la curva di Wilson.

Inclinazione dei denti Attraverso la curva di Wilson si compensa la differenza di ampiezza


dei processi alveolari delle due arcate: l’arcata inferiore risulta infatti
notevolmente più ampia di quella superiore, ma nelle occlusioni prive
di difetti funzionali i denti superiori sopravanzano tuttavia quelli infe-
riori, grazie appunto alle rispettive inclinazioni.

Inclinazioni linguo-vestibolari dei denti posteriori delle due arcate

Denti superiori Denti inferiori

14-24 5° 34-44 -9°


15-25 6° 35-45 -9°

16-26 20° 36-46 -20°


17-27 20° 37-47 -20°

Teoria della sfera di Monson

La curva di Spee e quella di Wilson sono strettamente legate, cioè se


quella di Spee risulta accentuata, anche quella di Wilson lo sarà.

Teoria di Monson Nel loro insieme, le curve di Spee e di Wilson vanno in pratica a formare una
superficie convessa in direzione della mandibola, che è stata oggetto degli studi
di molti Autori, tra i quali Robin, Muzj e soprattutto Monson, del quale è nota
la teoria della sfera.

Secondo Monson, se si prolungano gli assi dei denti, si osserva che


questi vanno a convergere in un punto idealmente situato circa 3
centimetri dietro al nasion, formando un cono la cui base, invece che
piatta, risulterebbe sferica e corrisponderebbe al piano occlusale (che
quindi non è un piano).

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Unitˆ 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

Le curve di Spee e di Wilson, osservate nel loro


insieme, formano una superficie incurvata in
direzione della mandibola.

Gli assi dentali, secondo Monson,


risulterebbero i raggi di una sfera con
centro in un punto situato 3 cm dietro
al nasion.

Data la varietà individuale, non è ovviamente possibile procedere ad una co- Calotte di montaggio
difica esatta dei valori assiali indicati da Monson, tuttavia le sue indicazioni
hanno trovato riscontro presso i fabbricanti di articolatori, che per alcuni tipi di
dispositivi prevedono degli speciali accessori, chiamati calotte, che si basano
appunto sulle teorie di Monson e che vengono resi disponibili in misure e con
curvature diverse, per far fronte alle differenze individuali dei vari pazienti.

Nel montaggio con


calotta delle protesi totali,
alla calotta vengono
“appoggiati” i tavolati
occlusali dei denti artificiali
posteriori inferiori, che
vengono montati prima
dei superiori.

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Piano orizzontale – Allineamento e rotazione


Analizzati sul piano orizzontale, i denti posteriori devono risultare sostanzial-
mente allineati e privi di rotazioni anomale, poiché in caso contrario i
loro punti di contatto con gli antagonisti si potrebbero trovare disallineati e in
contrasto con una corretta disclusione.

In linea generale un dente disallineato può anche occludere, ma non


discludere.

Punti di contatto, cuspidi, solchi, o addirittura interi elementi dentali non allineati,
potrebbero occludere ma non discludere. In questi casi l’organismo tenterà di
eliminare l’interferenza favorendo l’insorgenza di parafunzioni.

Rotazione elemento Assenza di


disallineamenti: i
denti occludono e
discludono

In presenza di
disallineamenti i
denti occludono
ma potrebbero non
discludere

Fattori determinanti la morfologia occlusale


Tutte le considerazioni precedenti riguardo alle dinamiche mandibolari, all’im-
portanza della disclusione, alle curve di compenso ecc. trovano una corrispon-
denza nella morfologia occlusale dei vari denti, posteriori e anteriori. Doven-
do procedere alle ricostruzioni e alle riabilitazioni protesiche, esse andranno
quindi tenute sempre in considerazione.

Le dinamiche mandibolari e la disposizione spaziale dei denti influen-


zano la morfologia dentale posteriore sia sul piano orizzontale, sia sui
piani verticali (sagittale e frontale). In particolare, sul piano orizzontale
determinano la posizione delle creste e la direzione dei solchi, mentre
sui piani verticali influiscono sull’altezza delle cuspidi e sulla profondità
dei solchi.

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Unità 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

Fattori determinanti morfologici orizzontali


I fattori determinanti orizzontali che influiscono sulla morfologia dentale e Fattori determinanti
orizzontali
sulla direzione delle creste e dei solchi sono principalmente:
• distanza intercondilare;
• angolo di Bennett;
• distanza dell’elemento dentale dal condilo.

Questi tre fattori riguardano principalmente i movimenti laterali di rotazione


della mandibola. Per garantire una corretta disclusione, infatti, è necessario
che in questi movimenti i denti inferiori (che sono quelli che si muovono)
non realizzino contatti accidentali con le cuspidi antagoniste, non creino –
cioè – interferenze.
Per capire meglio il meccanismo della funzione, si pensi ad un aereo (la
cuspide) che deve atterrare e decollare da un aeroporto (la fossa) situato tra
le montagne (le cuspidi). Per permettere decollo e atterraggio è necessario
che la direzione di arrivo e quella di partenza siano compatibili con le valli
(i solchi) che circondano l’aeroporto, poiché in caso contrario l’aereo coz-
zerebbe contro le montagne circostanti (interferenza).
Per esempio, le cuspidi dei denti inferiori dovranno trovare una “via di
fuga” nei solchi dei denti superiori, che presenteranno quindi solchi e creste
inclinati nella stessa direzione seguita dalle cuspidi inferiori in movimento. I solchi degli antagonisti rappresentano
Lo stesso accade nel caso contrario: i solchi dei denti inferiori, nel movi- le vie di fuga per le cuspidi dei denti
mento mandibolare, dovranno risultare inclinati in modo da non contattare posteriori durante i vari movimenti.
le cuspidi superiori.

Via di fuga (solco centro-vestibolare del 16,


  indicato dalla linea gialla) della cuspide centro-
vestibolare del 46 durante il movimento di
lateralità verso destra (freccia blu).
Via di fuga (solco centro-linguale del 46, indicato
 dalla linea gialla) della cuspide mesio-palatale del

16 durante il movimento di lateralità verso destra
(freccia blu).

Distanza intercondilare
Il movimento di rotazione mandibolare avviene con lo spostamento contem-
poraneo di tutti i punti della mandibola attorno ad un asse, che costituisce il
centro di rotazione in quel particolare movimento.
Poiché la mandibola è un corpo unico, tutti i suoi punti si sposteranno
seguendo degli archi di circonferenza che hanno come centro il centro di
rotazione, che per ora considereremo come corrispondente al condilo del
lato di lavoro.

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Gli archi di circonferenza non sono per˜ sempre uguali, e questo influisce sulla
morfologia occlusale, perché se il movimento si svolge in una certa direzione,
anche i solchi e le creste la dovranno rispettare.

Distanza intercondilare Per esempio, in funzione di una diversa distanza intercondilare, il mo-
vimento avverrà in una direzione più o meno inclinata distalmente e
anche i solchi si troveranno inclinati allo stesso modo.

Distanza intercondilare Distanza intercondilare

movimento
bilanciante movimento
lavorante
movimento
lavorante
movimento
bilanciante

Tragitto della cuspide Tragitto della cuspide


antagonista durante la antagonista durante la
lateralità sinistra Tragitto della cuspide Tragitto della cuspide
lateralità sinistra
antagonista durante la antagonista durante la
lateralità destra lateralità destra

Una diversa distanza intercondilare influisce sull’inclinazione dei solchi, perché essi devono corrispondere all’arco di circonferenza seguito
dalle cuspidi antagoniste durante i movimenti laterali di lavoro (lato lavorante) e non lavoro (lato bilanciante).

Più aumenta la distanza intercondilare, più i solchi dei denti mandibo-


lari dovranno risultare inclinati distalmente.

Distanza dal centro di rotazione


L’inclinazione dei solchi e delle creste di lavoro e non lavoro varia anche in
funzione della loro distanza dal centro di rotazione.
Per capire meglio questo fattore determinante, si pensi a come i fabbri-
canti di auto determinano il raggio di sterzata delle auto: più l’auto è lunga,
più è necessario che le ruote sterzanti possano inclinarsi lateralmente per
garantirne la manovrabilità.
Distanza dal centro
di rotazione
Alla mandibola accade più o meno lo stesso: più aumenta il raggio di
curvatura dell’arco che ne costituisce il movimento, più l’arco riduce la sua
curvatura e si allarga.

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Unità 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

La distanza dal condilo influisce sull’inclinazione dei solchi, perché


essi devono corrispondere all’arco di circonferenza seguito dalle
cuspidi antagoniste durante i movimenti laterali di lavoro (lato
lavorante) e non lavoro (lato bilanciante).

Distanza Distanza Distanza


dal condilo dal condilo dal condilo

Solco lato
di non
lavoro

Più aumenta la distanza dal condilo, meno acuto è l’angolo formato


dai solchi di lavoro e non lavoro.

Angolo di Bennett

L’angolo di Bennett è l’angolo formato durante il movimento di latera-


lità dal tragitto del condilo orbitante e dalla linea mediana (o da una
sua parallela).

Lo spostamento laterale avviene con una rotazione del condilo del lato di
lavoro (condilo ruotante) determinata dalla contrazione del muscolo pteri-
goideo esterno del lato opposto, che ÒtiraÓ in avanti il condilo del lato bilan-
ciante (condilo orbitante).
Data la particolare anatomia delle ATM, il movimento del condilo orbi-
tante si sviluppa in avanti, lateralmente e in basso e pu˜ essere analiz-
zato sia sul piano orizzontale che sui piani verticali (frontale e sagittale).
Anche il movimento del condilo ruotante non • in realtˆ una rotazione

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

pura, ma comporta anche una traslazione del condilo, che Ð anche se di


poco Ð durante il movimento si sposta lateralmente.

condilo orbitante tragitto condilare


condilo ruotante

linea mediana condilo orbitante

angolo
di Bennett

parallela alla linea mediana

Spostamento dei condili sul piano orizzontale Spostamento dei condili sul piano verticale (piano
(piano occlusale) durante lo spostamento laterale posteriore) durante lo spostamento laterale della
della mandibola verso sinistra. mandibola verso sinistra.

Analisi del movimento laterale, con evidenziazione dell’angolo di Bennett, formato dal tragitto compiuto dal condilo orbitante e dalla parallela
alla linea mediana passante per il condilo stesso.

In conseguenza della complessità del movimento di Bennett, in genere si con-


siderano due tempi del movimento:
Bennett immediato ¥ un primo tempo nel quale la mandibola compie uno spostamento laterale
puro (Immediate Side Shift Ð ISS, o Bennett immediato), nel quale sia
il condilo ruotante che quello orbitante compiono una traslazione laterale
pura;
Bennett progressivo ¥ un secondo tempo, in cui lo spostamento laterale avviene progressi-
vamente verso il lato di lavoro e verso il basso (Bennett progressivo),
con una rotazione del condilo ruotante e una traslazione di quello
orbitante.

Il movimento di Bennett viene generalmente considerato nel suo


punto di partenza e in quello di arrivo, ma in realtà è composto dai
due diversi movimenti del Bennett: immediato e progressivo.

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Unità 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

Spostamento laterale puro (Immediate Side Shift o Bennett immediato)

Rotazione del condilo ruotante e movimento del condilo orbitante


(Bennett progressivo)

angolo di Bennett

movimento di Bennett

Il movimento di Bennett è in realtà


Bennett progressivo composto dai due diversi movimenti del
Bennett immediato (ISS) e del Bennett
Bennett immediato progressivo.

Movimento di Bennett immediato e progressivo.

Se consideriamo anche il primo tempo del movimento di Bennett, il centro di Centro di rotazione
rotazione mandibolare non può più trovarsi in corrispondenza dell’asse verti-
cale del condilo ruotante (che si muove lateralmente), come abbiamo detto in
precedenza, ma si troverà quindi spostato all’esterno del corpo mandibolare.

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

In funzione della variabilità individuale di questi fattori, cambiano anche le


inclinazioni dei solchi e delle creste, che si troveranno tutti disposti su archi di
circonferenza che corrispondono al centro di rotazione della mandibola.

centro di rotazione

Bennett poco pronunciato Bennett pronunciato

centro di rotazione

solchi di non lavoro solchi di lavoro


solchi di lavoro con
inclinazione in senso
più mesiale
solchi di non lavoro con
inclinazione in senso più
mesiale
Lettura e-book
PDF Fattore tempo e fattore direzionale nel movimento di Bennett

Influenza del movimento di Bennett sull’inclinazione dei solchi e delle creste.

Più l’angolo di Bennett è elevato, più i solchi dei denti mandibolari do-
vranno risultare inclinati mesialmente.

L’angolo di Bennett può essere registrato e regolato su molti articolatori e rap-


presenta quindi una variabile facilmente considerabile una volta che siano di-
sponibili strumenti adeguati e registrazioni valide eseguite dal clinico. Inoltre,
gli articolatori più precisi permettono di regolare in modo indipendente anche
l’entità del Bennett immediato.

La precisione di queste regolazioni può influire in modo decisivo sulla mo-


dellazione degli elementi protesici, perché i fattori determinanti orizzontali
condizionano l’orientamento in senso mesiale e distale di solchi e creste.
Non a caso, molti sistemi di modellazione (Polz, Schulz e altri) partono
proprio dall’identificazione di questi tracciati di svincolo per definire la po-
sizione delle cuspidi e modellarle in posizioni e con inclinazioni tali da
evitare interferenze.

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Unità 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

0¡ 0¡ 0¡ 15¡ 15¡ 0¡

Corrispondenza tra il movimento del condilo orbitante durante il movimento di lateralitˆ e la corrispondente regolazione
del Bennett su un articolatore a valori adattabili.

regolazione angolo di eminenza

regolazione Bennett
immediato

regolazione protrusiva e regolazione angolo di Bennett


retrusione

Regolazioni di un articolatore di classe 3.

Fattori determinanti morfologici verticali


Il movimento della mandibola durante protrusione e lateralità genera l’imme-
Determinanti verticali
diata disclusione dei quadranti dentali posteriori. Perché ciò avvenga, è però
necessario che le cuspidi (e le fosse che le ospitano durante l’occlusione) sia-
no compatibili con il movimento stesso, cioè esse devono essere dell’altezza
“giusta” e devono presentare versanti cuspidali inclinati in modo adeguato
all’inclinazione del tubercolo articolare. Inoltre, devono risultare sufficien-
temente protette dalla protezione anteriore data dai denti anteriori.

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Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Sul piano sagittale, la disclusione si fonda sulla compatibilità reciproca di


tre punti di riferimento, la cui importanza può essere meglio compresa se la
si analizza in visione sagittale relativamente al movimento di protrusiva:
• l’inclinazione del tragitto condilare, determinato dall’anatomia dell’ATM,
che determina il percorso compiuto dal condilo durante il movimento man-
dibolare;
• la concavità palatale dei denti anteriori superiori, lungo la quale si
muovono i bordi incisali dei denti anteriori inferiori durante i movimenti.
Questa forma deve essere compatibile con la morfologia dell’eminenza ar-
ticolare;
• l’altezza e la morfologia delle cuspidi dei denti posteriori antagonisti,
che devono essere tali da non interferire reciprocamente durante i movimen-
ti, ma che devono anche garantire stabilità al sistema in fase di occlusione.

La disclusione si fonda sulla


Scivolamento in avanti del compatibilità reciproca delle
condilo nella cavità glenoide
tre zone di appoggio della
mandibola: condili, denti
Scivolamento in contatto dei posteriori, denti anteriori.
denti anteriori inferiori
In occlusione, si deve avere
l’accoppiamento dei canini e
dei denti posteriori, mentre
tra i denti anteriori si realizza
uno spazio di 200 m; nei
vari movimenti, condili e
denti anteriori garantiscono il
mantenimento di un contatto
relativamente stabile, mentre
l’altezza delle cuspidi dei denti
posteriori deve assicurarne
l’immediato distacco dalla
Movimento di protrusione posizione di occlusione, per
non creare interferenze.

disclusione dei denti posteriori

In funzione di alcuni fattori determinanti verticali, l’altezza delle cuspidi e


la profondità delle fosse possono variare anche di molto (purché non si creino
interferenze). Questi fattori sono principalmente:
• distanza intercondilare;
• angolo di eminenza;
• angolo di Bennett;
• parallelismo del piano occlusale al tragitto condilare;
• curve di compenso;
• overjet e overbite.

118
Unità 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

Distanza intercondilare
La distanza intercondilare presenta generalmente alcune corrispondenze con
la forma del cranio:
• una distanza intercondilare ridotta corrisponde ad un viso di forma
stretta e allungata, eminenza articolare e guida anteriore piuttosto ripide,
palato profondo, cuspidi alte e fosse profonde (cranio in estensione);
• una distanza intercondilare media presenta le caratteristiche precedenti
molto più attenuate;
• una distanza intercondilare elevata corrisponde invece ad un viso lar-
go e tondo, con eminenza e guida anteriore più orizzontali, palato piatto e
denti caratterizzati da fosse poco profonde e cuspidi larghe e basse (cranio
in flessione).

distanza intercondilare distanza intercondilare


(ridotta) (elevata)

Cranio in estensione Cranio in flessione

Queste corrispondenze influenzano ovviamente l’altezza delle cuspidi e la pro-


fondità delle fosse, che diminuiranno progressivamente all’aumento della di-
stanza intercondilare: in caso contrario, le cuspidi non potrebbero “sganciarsi”
agevolmente dalle fosse durante la dinamica disclusiva, ma – soprattutto – po-
trebbero interferire durante il rientro dalla dinamica masticatoria.

Maggiore è la distanza intercondilare, meno dovranno essere alte le


cuspidi e profonde le fosse dei denti posteriori.

Angolo di eminenza
L’angolo di eminenza è determinante per la definizione delle altezze cuspi- Angolo di eminenza
dali. Infatti, tanto più elevato è l’angolo di eminenza, tanto più verso il basso si
porterà la mandibola durante i movimenti, assicurando il distacco immediato
dei denti posteriori.

119
Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Tuttavia, per garantire una sufficiente pressione durante la masticazione, sarà


necessario che le cuspidi dei denti antagonisti possano avvicinarsi tra loro il
più possibile, quindi dovranno essere ben pronunciate.
Nel caso contrario, cioè con angolo di eminenza ridotto, la mandibola
compie invece un tragitto più orizzontale, quindi le cuspidi dovranno essere
di altezza ridotta, perché in caso contrario potrebbero creare interferenze.
L’angolo di eminenza è comunque in stretto rapporto con la guida incisi-
va, che lo deve rispettare (con la tolleranza di ± 4°) e che poi, a sua volta,
influisce sulle caratteristiche del tavolato occlusale.

angolo di eminenza
Con un angolo di eminenza elevato, la elevato
mandibola si sposta immediatamente verso
il basso ed è quindi possibile avere cuspidi
pronunciate e fosse profonde.
cuspidi pronunciate e
fosse profonde

angolo di eminenza
ridotto

Con un angolo di eminenza ridotto, la


mandibola si sposta con un movimento più
orizzontale: le cuspidi dovranno quindi essere
poco pronunciate e le fosse poco profonde,
per evitare che si creino interferenze.
cuspidi poco pronunciate e
fosse poco profonde

Evoluzione dell’eminenza articolare


Alla nascita l’ATM è praticamente determina la dimensione verticale e
piatta; poi, con la suzione, il movi- a dentizione decidua completa si ha
mento antero-posteriore della man- un periodo di bruxismo fisiologico
dibola inizia a modellare la cavità durante il quale tutto il complesso si
glenoide e la sua eminenza artico- armonizza: ATM, angolo di eminenza
lare. In seguito, con i primi denti, si e piano occlusale.

Tanto più elevato è l’angolo di eminenza, tanto pi• profonde possono


essere le fosse e alte le cuspidi dei denti posteriori.

120
Unità 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

Angolo di Bennett
Se lo esaminiamo sui piani verticali anziché su quello orizzontale, anche l’an- Angolo di Bennett
golo di Bennett influisce sull’altezza delle cuspidi. In particolare, quello che
rappresenta il fattore determinante di maggiore importanza è la presenza (e
la quantità) del primo tempo del movimento, il Bennett immediato (ISS),
poiché lo spostamento laterale puro obbliga le cuspidi ad essere meno elevate,
per non incontrare quelle antagoniste.

Bennett ridotto Bennett elevato

Cuspidi elevate e
fosse profonde

Cuspidi poco elevate


L’angolo di Bennett influisce sull’altezza delle cuspidi e sulla profondità delle fosse, e fosse poco profonde
soprattutto in funzione della presenza e dell’entità del primo tempo del movimento (ISS).

Tanto più elevato è l’angolo di Bennett, tanto più basse dovranno es-
sere le cuspidi e meno profonde le fosse.

In realtà, nel movimento di Bennett, anche la direzione verso la quale si spo-


sta il condilo ruotante (fattore direzionale) risulta una determinante verti-
cale, ma è poco rilevante dal punto di vista clinico. Più in generale, a livello
riabilitativo, molti Autori sostengono la scarsa importanza del Bennett nel suo
complesso, affermando che se l’angolo di Bennett fosse determinante la natu-
ra non darebbe una forma precisa al dente prima dell’eruzione. Queste teorie,
infatti, partono dal presupposto che nelle dinamiche di movimento i musco-
li risultano più importanti dei tragitti condilari e questo sarebbe dimostrato
dal fatto che nei soggetti che hanno subito importanti interventi chirurgici di
asportazione dei condili (a causa di patologie o traumi), la capacità di muo-
vere in protrusiva e lateralità rimane comunque.

Parallelismo del piano occlusale al tragitto condilare


Piano occlusale e tragitto
Se il piano occlusale ha un’inclinazione simile a quella del tragitto condilare, condilare
il movimento di protrusiva si sviluppa lungo una direzione che diverge poco

121
Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

da quella del condilo: ne consegue un movimento quasi parallelo del corpo


mandibolare rispetto alla posizione dei denti superiori.
Al contrario, se lÕangolo formato dal piano occlusale e dal piano di scivo-
lamento del condilo • elevato, cio• essi divergono molto tra loro, il condilo
nel suo percorso determina il distacco immediato dei denti inferiori da quelli
superiori, poichŽ la mandibola, posteriormente, viene guidata in basso dal
tragitto condilare.
Quindi, nel secondo caso, le cuspidi potranno essere pi• alte senza che
ci˜ determini interferenze.

Più basso è l’angolo formato dal piano occlusale con il tragitto con-
dilare, meno elevate dovranno essere le cuspidi e meno profonde le
fosse.

Più il piano occlusale risulta divergente dal tragitto condilare, più la mandibola si allontana immediatamente dal mascellare nei
movimenti in avanti. Di conseguenza, le cuspidi possono risultare tare più alte e le fosse più profonde.

Tragitto condilare Tragitto condilare

Piano Piano
occlusale occlusale

Cuspidi più alte e C


Cuspidi più basse e
fosse più profonde f
fosse meno profonde

Curve di compenso
penso
Le curve di compenso in genere favoriscono una corretta disclusione dei qua-
dranti posteriori durante i movimenti. Tuttavia, soprattutto in presenza di di-
sallineamenti o di una guida anteriore poco efficace, se troppo accentuate
possono rendere difficoltosa la disclusione nei quadranti posteriori.
Curva di Spee Nei casi di riabilitazione completa (o in ortodonzia), generalmente si tende
a terminare lÕarcata con una curva di Spee regolare e non troppo accentua-
ta, per non creare involontarie interferenze in protrusiva. Lo stesso discorso
vale per la curva di Wilson in relazione ai movimenti di lateralitˆ.

122
Unitˆ 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

In linea teorica, lo spazio di disclusione, visto sul piano sagittale con gli in-
cisivi in posizione di testa a testa, dovrebbe permettere di ottenere due linee
parallele (e parallele all’orizzontalità dello sguardo):
• una che congiunge nei denti superiori il bordo incisale del centrale e la
cuspide mesio-vestibolare del primo molare;
• la seconda che nei denti inferiori congiunge il margine incisale del cen-
trale e la cuspide centro- vestibolare del primo molare.

Poiché in fase di protrusiva, con contatto testa a testa dei bordi incisali dei
centrali antagonisti, l’origine delle due linee coincide, dalle due linee si può
dedurne una terza, che va dal bordo incisale del centrale inferiore alla cu-
spide mesio-vestibolare del primo molare superiore.

Linea centrale-
primo molare
superiore

Linea centrale-
primo molare
Centrica inferiore

In protrusiva, le due linee


coincidono

Protrusiva

Le linee di congiunzione tra incisivo centrale superiore e molare superiore, e tra incisivo centrale inferiore e molare inferiore dovrebbero
risultare parallele anche nel movimento di protrusiva, originando una terza linea che congiunge incisivo centrale inferiore e primo molare
superiore.

123
Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Cuspidi più alte e fosse


più profonde

Curva di Wilson

Lato lavorante

Curva di Wilson
elevata

Cuspidi meno alte e


fosse meno profonde
Lato lavorante
Lato lavorante
Movimento di lateralità Possibili precontatti
durante il movimento

Una curva di Wilson eccessiva potrebbe rendere difficoltosa la disclusione in lateralitˆ, poichŽ si
Curva di Wilson potrebbero creare interferenze a livello dei denti posteriori dovute allÕeccessiva altezza delle cuspidi
vestibolari inferiori e palatali superiori.

Soprattutto nei casi di protezione anteriore insufficiente, più le curve


di compenso sono accentuate e meno dovranno essere pronunciate
le cuspidi e profonde le fosse. Per non avere contatti posteriori, co-
munque, in genere il ripristino si ottiene intervenendo sui denti an-
teriori per migliorare la guida (protesicamente, o con tecniche rico-
struttive).

Overjet e overbite
I denti anteriori antagonisti, per garantire una corretta disclusione, devono pre-
sentarsi sovrapposti tra loro, con i superiori che sopravanzano gli inferiori.
Nei vari movimenti, abbiamo visto che essi entrano in contatto reciproco im-
mediatamente, facendo discludere i quadranti posteriori: questo meccanismo di
difesa è detto protezione anteriore, e dipende sia dallÕinclinazione dei denti,
sia dallÕampiezza della zona di sovrapposizione. Infatti, se gli antagonisti non
si sovrappongono a sufficienza, o se presentano una distanza eccessiva tra le
loro parti a contatto, il meccanismo protettivo diventa inefficace.

124
Unitˆ 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

L’overbite (sovramorso o sovragetto verticale) è la sovrapposizione dei Overbite


denti anteriori superiori su quelli anteriori inferiori: si intende questo
valore come la distanza verticale in mm tra i bordi incisali dei denti
anteriori antagonisti.
Si definisce invece overjet (sovramorso o sovragetto orizzontale) la di- Overjet
stanza orizzontale tra i bordi incisali dei denti anteriori antagonisti in
senso antero-posteriore.

Overjet e overbite.

Bordo incisale inferiore

Overbite

Bordo incisale superiore

Overjet

Overbite e Overjet sono considerabili rispettivamente come la quantità


e la qualità della disclusione.

• L’overbite è la lunghezza del percorso che il canino inferiore deve percorre-


Glossario
re per raggiungere il massimo della disclusione, cioè il suo rapporto di testa
a testa con il canino antagonista. Questa posizione è utilizzabile per regolare Engramma di evitamento Schema mu-
scolare che nei casi di interferenze obbli-
gli articolatori che lo permettono. ga la mandibola a rientrare in occlusione
• L’overjet è l’angolo del tragitto di apertura compiuto dalla mandibola per secondo un percorso diverso da quello
che le sarebbe naturale, in modo da
muoversi all’esterno e raggiungere il testa a testa tra i denti anteriori durante evitarle di “inciampare” nell’interferenza
il movimento. La sua importanza è notevole soprattutto per quanto riguarda stessa.
Click articolare Rumore provocato dal
il rientro in occlusione: dopo aver ridotto il bolo in poltiglia, il riflesso della condilo durante la “ricattura”del menisco
deglutizione riporta infatti la mandibola in occlusione e se i canini hanno in alcune situazioni articolari non fisio-
logiche. È avvertibile come uno “scatto”
poco overjet la mandibola è costretta a compiere un movimento troppo verti- dell’articolazione durante il movimento
cale (engramma di evitamento). Se il canino ha poco overjet, inoltre, spesso mandibolare di apertura o di chiusura.

insorgono anche dei click articolari, in quanto il condilo della mandibola


del lato opposto viene spinto in surtrusione.

125
Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

Per valutare l’overjet


si ricorre spesso alla
visione sul piano
sagittale (profilo del
paziente).

La presenza di un diastema e la Nelle occlusioni anatomicamente funzionali, il valore dell’overbite dovrebbe


retrazione della papilla interdentale essere di circa 3-4 mm, quello dell’overjet di circa 2 mm.
permettono di vedere chiaramente,
in questa giovane paziente, la Di tutti i fattori determinanti considerati, overjet e overbite sono quelli
quantità di overbite. che influiscono in misura maggiore sulla morfologia cuspidale, poiché sono
quelli che determinano direttamente l’efficacia della protezione anteriore
operata dai denti anteriori in lateralità e protrusiva.

Più è elevato l’overbite, più le cuspidi potranno essere alte e le fosse


profonde. Più è elevato l’overjet, invece, meno dovranno essere alte le
cuspidi e profonde le fosse.

L’overjet e l’overbite influiscono in modo


determinante sull’altezza delle cuspidi e Cuspidi pi• alte e fosse
sulla profondità delle fosse. pi• profonde Overbite elevato

Cuspidi pi• alte e fosse


pi• profonde

Overjet esiguo

Overbite esiguo
Cuspidi pi• basse e fosse
meno profonde

Cuspidi pi• basse e fosse


meno profonde Overjet elevato

126
Unitˆ 4 Disclusione: fattori determinanti la morfologia occlusale

Asimmetrie e disclusione
In massima disclusione canina (cio• disclusione tra i denti posteriori;
con i canini in posizione di testa a te- ¥ viceversa, con i canini molto incli-
sta) • possibile avere spazi verticali nati in senso vestibolare, la disclu-
di disclusione notevolmente diversi sione risulterˆ pi• ÒpiattaÓ (perchŽ
sulle emiarcate di destra e di sinistra, la mandibola si muoverˆ pi• late-
in quanto questi spazi sono deter- ralmente) e lo spazio di disclusione
minati, sui due lati, sia da quanto i sarˆ minore.
canini si sovrappongono (quantitˆ di
overbite), sia da come si sovrappon- PoichŽ generalmente lÕasimmetria
gono (quantitˆ di overjet). del volto corrisponde ad un accop-
In particolare, rispetto allÕoverjet, va piamento dei canini che non pu˜
sottolineato come lÕinclinazione dei essere simmetrico, nella parte dellÕe-
canini influenzi notevolmente il mo- miviso pi• verticale troveremo una
Glossario
vimento della mandibola: guida canina tendente al ÒripidoÓ
¥ con unÕinclinazione dei canini an- (con spazi di disclusione maggiori), Emiviso la metà destra o sinistra del viso
tagonisti maggiore in senso lingua- mentre nella parte dellÕemiviso pi• rispetto alla linea mediana.
le, la disclusione tenderˆ a risulta- orizzontale la guida canina risulterˆ
re pi• ÒripidaÓ (cio• la mandibola meno ripida, con conseguente spa-
si muoverˆ pi• verso il basso) e di zio di disclusione minore.
conseguenza aumenterˆ lo spazio di

Occlusione in massima
intercuspidazione: si nota la
diversa assialitˆ dei canini
inferiori delle due emiarcate.

Lateralitˆ destra: i canini


antagonisti del lato di lavoro
sono inclinati in senso
linguale e generano spazi
di disclusione posteriori
maggiori.

Lateralitˆ sinistra: i canini


antagonisti del lato di
lavoro sono inclinati in
senso pi• vestibolare che
nel lato destro e lo spazio di
disclusione risulta minimo.

127
Modulo 1 Anatomia e fisiologia del sistema stomatognatico

TEST DI AUTOVERIFICA

1. Che cosa si intende per disclusione?


2. Qual è l’importanza dei denti anteriori nella disclusione? Quali caratteristiche morfologiche devono
presentare?
3. Perché i denti disallineati potrebbero occludere ma non discludere?
4. Che cosa è la curva di Spee? E quella di Wilson?
5. Descrivi la teoria della sfera di Monson.
6. Su quale principio si fondano le calotte di montaggio disponibili per alcuni articolatori?
7. Perché i denti devono presentarsi allineati sul piano orizzontale?
8. Quali sono i principali fattori determinanti orizzontali che influiscono sulla morfologia dentale?
9. Qual è l’orientamento dei solchi e delle creste dei denti più vicini al centro di rotazione mandibolare,
rispetto a quelli che ne sono più lontani?
10. Qual è la diferenza tra Bennett immediato e Bennett progressivo?
11. Perché l’angolo di eminenza influenza l’altezza delle cuspidi?
12. Che cosa si intende per overjet e overbite? Perché questi due fattori influiscono sulla morfologia dentale
dei denti posteriori?
13. Completa la tabella sottostante.

Fattore determinante Conseguenza

Distanza condilare maggiore Inclinazione più ............................................. dei solchi di lavoro e non lavoro
Distanza dal centro di rotazione minore Più ............................................. è l’angolo formato dai solchi di lavoro e non lavoro

Angolo di Bennett elevato Solchi dei denti mandibolari inclinati in senso più .............................................
Angolo di eminenza basso Cuspidi più ......................................... e fosse ........................................... profonde
Angolo di Bennett elevato Cuspidi più ......................................... e fosse ........................................... profonde

Curva di Spee pronunciata Cuspidi più ......................................... e fosse ........................................... profonde


Curva di Wilson poco pronunciata Cuspidi più ......................................... e fosse ........................................... profonde
Overjet elevato Cuspidi più ......................................... e fosse ........................................... profonde

Overbite ridotto Cuspidi più ......................................... e fosse ........................................... profonde

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