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PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERA -

Tecniche chirurgiche no di raggiungere questo scopo.

in terapia Le tasche che residuano dalla terapia causa-


le, però, possono andare incontro a progres-
sione nonostante il successivo mantenimen-

parodontale to (1). In modo simile le lesioni delle forca-


zioni avanzate possono andare più facilmen-
te incontro a progressione (2). Tali siti per-
tanto possono essere sottoposti a un tratta-
Parte I. La chirurgia di accesso mento di tipo chirurgico.
In generale la terapia parodontale chirurgica
Roberto Rotundo, Antonella Labriola, è indicata nelle seguenti situazioni:
Francesco Cairo, Debora Franceschi Q presenza di siti con sondaggio = 5 mm
Università degli Studi di Firenze, Cattedra di Parodontologia (1,3,4) e di siti profondi che manifestano
(Titolare: prof. Giovan Paolo Pini Prato) ancora sanguinamento al sondaggio (5);
Q trattamento delle forcazioni di II e III classe.
Q IL PROBLEMA: una volta ottenuto il controllo dell’infezione parodontale, e Il trattamento chirurgico è invece da consi-
in presenza di difetti residui a carico dei tessuti molli e duri, il clinico si trova
derarsi controindicato nelle seguenti condi-
a dover scegliere l’approccio chirurgico più appropriato.
zioni (4):
Q LE EVIDENZE: le tecniche chirurgiche generalmente usate in parodonto- Q scarso controllo di placca e collaborazione
logia per il trattamento della parodontite sono raggruppabili in 3 gruppi: chi-
del paziente inadeguata;
rurgia di accesso, chirurgia ossea-resettiva e chirurgia rigenerativa. Tutte
Q presenza di tasche poco profonde (< 5
queste tecniche hanno i seguenti obiettivi comuni: rendere accessibili le
superfici radicolari da trattare; riprodurre un rapporto fisiologico dento-gen- mm);
givale che consenta al paziente un controllo di placca ottimale; ridurre la Q salute generale non adeguata.
profondità di sondaggio per consentire un’appropriata igiene domiciliare e Le tecniche chirurgiche adottate in parodon-
controllare eventuali recidive. tologia per il trattamento della parodontite
Q LE CONSEGUENZE: la scelta si basa sulla valutazione delle indicazioni, possono essere distinte essenzialmente in
dei risultati attesi e di diversi fattori intrinseci ed estrinseci. La chirurgia di tre gruppi: chirurgia di accesso, chirurgia
accesso ha come obiettivo il trattamento delle superfici radicolari senza l’in- ossea-resettiva e chirurgia rigenerativa.
tento di modificare la morfologia ossea dell’area trattata, al fine di preserva- Gli scopi della terapia chirurgica sono:
re i tessuti duri e molli e ottenere una chiusura primaria del lembo.pazienti. Q rendere accessibili le superfici radicolari da
Solo in questo modo, pur in assenza di precise linee guida sicuramente trattare;
auspicabili, si può ridurre il rischio di osteonecrosi dei mascellari e svolgere
Q riprodurre un rapporto dento-gengivale
un’azione preventiva che eviti un’evenienza così drammatica.
fisiologico che consenta al paziente di ese-
guire un controllo di placca ottimale;

L’
obiettivo della terapia parodontale è Q ridurre la profondità di sondaggio per con-
quello di ripristinare e mantenere la sentire un’igiene domiciliare appropriata e
salute del parodonto e una dentatu- controllare eventuali recidive.
ra funzionale a lungo termine. La terapia La scelta della tecnica si basa sulla valutazio-
della parodontite prevede innanzitutto il ne delle indicazioni, dei risultati attesi dalle
controllo delle cause (terapia causale), cioè diverse procedure e di fattori quali:
la riduzione della carica batterica presente Q la posizione del sito da trattare (anteriore
sui denti. La motivazione all’igiene orale o posteriore);
domiciliare, l’uso della strumentazione radi- Q le esigenze estetiche del paziente;
colare sopra e sottogengivale (scaling e root Q la morfologia del difetto osseo;
planing) e l’eventuale supporto della terapia Q le eventuali esigenze ricostruttive dei
farmacologica locale e/o sistemica permetto- denti.
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CHIRURGIA ORALE

Figure 1-5
1 Immagine clinica iniziale della
zona 3.2 – 4.2.
2 Immagine radiografica iniziale
della zona 3.2 – 4.2.
3 Esecuzione delle incisioni
intrasulculari e sollevamento del
lembo in zona 3.2 – 4.2 con
1 2 esposizione delle superfici
radicolari e del difetto da trattare.
4 Dopo aver eseguito una
corretta levigatura radicolare e
detersione del difetto osseo, si
eseguono suture interdentali
interrotte.
5 Immagine clinica della zona
trattata dopo 1 anno.
4 2 5

Indipendentemente dal tipo di terapia chirur- Q il Lembo di Widman modificato (MWF).


gica scelta, il mantenimento professionale
ha comunque un ruolo decisivo nel successo
a lungo termine (6). Al contrario, in assenza Il Lembo di Kirkland
di un mantenimento regolare, ogni tecnica è
egualmente inefficace per prevenire la pro- La tecnica originale, chiamata Modified Flap
gressione della parodontite (7,8). Operation, fu proposta per la prima volta da
L’obiettivo di questo articolo è descrivere le Kirkland nel 1931 per il trattamento delle
tecniche adottate in chirurgia di accesso. tasche parodontali purulente.

Tecnica chirurgica. La prima fase consiste


La chirurgia di accesso in un’incisione intrasulculare estesa
mesialmente e distalmente all’area da trat-
La chirurgia di accesso comprende le tecni- tare eseguita sia sul versante vestibolare
che che hanno come obiettivo l’accesso alla sia su quello palatale/linguale. I lembi a
superficie radicolare senza l’intento di modi- spessore totale vengono scollati fino alla
ficare la morfologia ossea dell’area trattata, cresta ossea per esporre bene le superfici
al fine di preservare i tessuti duri e molli e di radicolari. Successivamente viene eseguita
ottenere una chiusura primaria del lembo. prima l’eliminazione del tessuto di granu-
Gli obiettivi di queste procedure si possono lazione e poi la levigatura delle superfici
così riassumere: radicolari con strumenti manuali (curettes) e
Q ottenere una riduzione della profondità di ultrasuoni. La tecnica originale prevede,
sondaggio e un guadagno di attacco clinico; inoltre, la rimozione dell’epitelio dalla
Q creare le condizioni ottimali per ottenere superficie interna del lembo prima del
un riattacco ed eventualmente un nuovo riposizionamento dei tessuti scollati ai PUNTO CHIAVE
attacco. livelli prechirurgici.
Le caratteristiche peculiari di queste tecniche La procedura si conclude con l’esecuzione di La tecnica del
sono rappresentate da una rimozione di tes- suture interrotte a livello interprossimale
Lembo di Kirkland
suto gengivale minima, da uno scollamento senza l’applicazione di un impacco parodon-
dei lembi minimo e da un intimo adattamen- tale (Foto 1-5). consente un facile
to dei tessuti con riposizionamento dei I vantaggi della tecnica del Lembo di accesso alle
lembi ai livelli prechirurgici (9). Kirkland sono rappresentati da un accesso superfici radicolari
Nell’ambito delle tecniche di chirurgia di facile alle superfici radicolari, da un trauma
con trauma dei
accesso si possono distinguere: per i tessuti e da un disagio per il paziente
Q il Lembo di Kirkland (Open Flap Debridment – minimi e da una esposizione radicolare tessuti e disagio del
OFD); postoperatoria minima o nulla. paziente minimi.

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6a 6b 7 8

Figure 6-13
6 Immagine clinica iniziale della
zona 2.3 – 2.6. a) Versante
vestibolare; b) versante palatale.
7 Immagine radiografica iniziale
della zona 2.3 – 2.6.
8 Incisione primaria paramarginale 9 10 11
del lembo di Widman modificato.
9 Sollevamento del lembo a
spessore totale.
10 Incisione paramargine a bidello
interno eseguita sul versante
palatale.
11 Dopo aver rimosso il collare
gengivale mediante le incisioni
secondarie e terziarie, si procede 12 13 14
con le levigature radicolari e del
difetti ossei.
12 Immagine clinica al momento
della rimozione delle suture Il Lembo di Widman lasciando il collare gengivale ancorato alle
interprossimali interrotte. superfici radicolari. Vengono quindi eseguite
13 Immagine clinica della zona modificato un’incisione intrasulculare (seconda incisio-
trattata dopo 2 anni.
14 Immagine radiografica dopo La tecnica del Lembo di Widman modificato ne) e un’incisione orizzontale (terza incisio-
2 anni. fu proposta da Ramfjord e Nissle nel 1974 ne) a livello della cresta ossea alveolare per
come variante della tecnica originale che pre- separare e rimuovere il collare gengivale.
vedeva il rimodellamento osseo con l’elimi- Ottenuto così l’accesso alle superfici radico-
nazione del difetto e il posizionamento del lari e ai difetti ossei, si procede alla levigatu-
lembo più apicale rispetto alla posizione ori- ra con strumenti manuali (curettes) e ultrasuo-
ginale (10). ni e alla rimozione del tessuto di granulazio-
ne. La levigatura radicolare viene eseguita
Tecnica chirurgica. Dopo aver eseguito attentamente preservando la zona dell’attac-
PUNTO CHIAVE
un’appropriata anestesia locale, viene realiz- co connettivale immediatamente a ridosso
zata inizialmente un’incisione paramarginale della cresta alveolare. I lembi vengono quin-
Il Lembo di Widman (prima incisione) a circa 1 mm dal margine di riposizionati e riadattati all’osso alveolare;
modificato ha gengivale allo scopo di eliminare l’epitelio laddove necessario, sarà possibile assotti-
caratteristiche sulculare della tasca parodontale, sul versan- gliare i tessuti molli o rimodellare il contorno
intermedie tra una te sia vestibolare sia palatale/linguale. In pre- della cresta ossea mediante osteoplastica. I
senza di solchi gengivali di profondità ≤ 2 lembi vengono quindi bloccati con suture
tecnica conservtiva e
mm o in corrispondenza di zone estetiche, interrotte interprossimali. La tecnica prevede
una resettiva. l’incisione primaria viene eseguita a livello l’eventuale applicazione di un impacco paro-
intrasulculare. Tale incisione viene estesa dontale (Foto 6 -13).
mesialmente e distalmente all’area da tratta- I vantaggi di questa tecnica sono rappresen-
re. Non sono generalmente richieste incisio- tati da un facile accesso alle superfici radico-
ni verticali di rilascio. I lembi a spessore tota- lari, da un trauma per i tessuti (molli e duri) e
le, sul versante sia vestibolare sia un disagio per il paziente minimi e da una
palatale/linguale, vengono scollati fino a esposizione radicolare postoperatoria mini-
esporre circa 2-3 mm di tessuto osseo, ma o nulla. Tuttavia è opportuno sottolineare
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che il MWF ha caratteristiche intermedie tra tale. Tra i fattori in grado di influire sul pro-
una tecnica conservativa e una resettiva. La cesso di recessione gengivale sono da evi-
tecnica infatti prevede l’osteoplastica inter- denziare l’altezza e lo spessore iniziali dei
prossimale al fine di migliorare l’adattamen- tessuti molli sopracrestali (biotipo tissutale)
to dei tessuti molli sovrastanti e alcune inci- e l’entità del riassorbimento dell’osso cre-
sioni paramarginali che determinano una stale.
posizione del margine gengivale più apicale
rispetto al livello prechirurgico.

Bibliografia
Modelli di guarigione
in chirurgia di accesso 1 Grbic JT, Lamster IB. Risk indicators for future clinical
attachment loss in adult periodontitis. Tooth and site
variables. J Periodontol 1992;63:262-9.
In seguito a una chirurgia di accesso, il
decorso postoperatorio è caratterizzato dal 2 Hamp SE, Nyman S, Lindhe J. Periodontal treatment
of multirooted teeth. Results after 5 years. J Clin
verificarsi di alcuni processi biologici pecu- Periodontol 1975;2:126-35.
liari a carico dei tessuti duri e molli. 3 Armitage GC. Periodontal diseases: diagnosis. Ann
Durante la fase di guarigione si osservano Periodontol 1996;1:37-215.
principalmente due distinti processi a carico 4 Linee guida della Società Italiana di Parodontologia. PUNTO CHIAVE
del difetto osso alveolare: a livello coronale CIC 1999:97-105. http://www.sidp.it/app/prvt/
si nota un riassorbimento minimo, mentre a VediArea.d/Area-102
Il decorso
livello più profondo si verifica un parziale 5 Claffey N, Egelberg J. Clinical indicators of probing
attachment loss following initial periodontal treat- postoperatorio che
riempimento mediante apposizione di ment in advanced periodontitis patients. J Clin Perio-
nuovo tessuto osseo. Quest’ultimo processo dontology 1995;22:690-6
segue una chirurgia
può tuttavia risentire di alcuni fattori tra cui 6 Rosling B, Nyman S, Lindhe J, Jern B. The healing di accesso
l’anatomia del difetto osseo e l’entità del potential of the periodontal tissues following different è caratterizzato
riassorbimento crestale. In uno studio con- techniques of periodontal surgery in plaque-free
dentitions. A 2-year clinical study. J Clin Periodontol dal verificarsi di
dotto in 9 pazienti, con 15 difetti infraossei 1976;3:233-50.
(a 3 e 2 pareti) di profondità media di 3,5 alcuni processi
7 Nyman S, Lindhe J, Rosling B. Periodontal surgery in
mm, Polson e Hejil hanno osservato la for- plaque-infected dentitions. J Clin Periodontol peculiari a carico di
mazione di nuovo tessuto osseo di circa 2,5 1977;4:240-9. tessuti duri e molli.
mm (11). Allo stesso tempo, in quasi la metà 8 Becker W, Berg L, Becker BE. The long term evalua-
dei siti, è stato riportato un riassorbimento tion of periodontal treatment and maintenance in 95
patients. Int J Periodontics Restorative Dent
medio della porzione crestale di 0,7 mm. 1984;4:54-71.
Tuttavia, Caton e Zander hanno riferito la
9 Lang NP. Focus on intrabony defects-conservative
formazione di nuovo tessuto osseo nel therapy. Periodontol 2000 2000;22:51-8.
fondo del difetto senza però ottenere la for- 10 Ramfjord SP, Nissle RR. The modified widman flap. J
mazione di nuovo attacco (12). Infatti tra il Periodontol 1974;45:601-7.
tessuto osseo neoformato e la superficie 11 Polson AM, Heijl LC. Osseous repair in infrabony
radicolare si è osservata l’interposizione di periodontal defects. J Clin Periodontol 1978;5:13-23.
epitelio giunzionale. 12 Caton J, Zander HA. Osseous repair of an infrabony
A carico dei tessuti molli si verifica una pocket without new attachment of connective tissue.
J Clin Periodontol 1976;3:54-8.
recessione del margine gengivale soprattut-
13 Lindhe J, Socransky SS, Nyman S, Westfelt E.
to durante i 6 mesi successivi all’intervento
Dimensional alteration of the periodontal tissues fol-
(13), anche se questo fenomeno può protrar- lowing therapy. Int J Periodontics Restorative Dent
si fino a un anno dopo la chirurgia parodon- 1987;7:9-21.

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